Resoconto della seduta n.100 del 29/05/2018
SEDUTA N. 100 DEL 29 MAGGIO 2018

La seduta inizia alle ore 11,00

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 100 del 29 maggio 2018. Do per letto il processo verbale della seduta n. 99 del 15 maggio 2018, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4, dell’articolo 53, del Regolamento Interno.
Richiamo inoltre ai sensi del comma 5 dello stesso articolo l’attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell’Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento Interno.

Saluto alle scuole

PRESIDENTE. Saluto i ragazzi dell'Istituto comprensivo Giovanni Paolo II di Monsan Pietro Morico, grazie per la presenza, e mi complimento ancora con loro per il premio ricevuto al Senato. Grazie a voi ragazzi, al dirigente scolastico e al Sindaco che vi accompagnano.
Sono presenti in Aula anche i ragazzi che stanno frequentando l'esperienza dell'alternanza scuola lavoro, saluto e ringrazio anche loro.

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. Mi dicono che è una comunicazione che devo fare come Presidente della IV Commissione per una decisione che ha preso la Conferenza dei capigruppo, che ha espresso all’unanimità parere favorevole all'iscrizione della proposta di legge n. 198 “Istituzione del servizio civile - Volontariato degli anziani” all'ordine del giorno della seduta odierna, pertanto ai sensi del comma 4, dell’articolo 48 del Regolamento interno, chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno odierno di questo atto.

PRESIDENTE. Questa richiesta è stata già vagliata dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Iscrizione all'ordine del giorno della proposta di legge n. 198. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei votanti)

Proposta di legge n. 195
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifica alla legge regionale 16 febbraio 2015, n. 4 ‘Nuove norme in materia di servizio farmaceutico’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 195 ad iniziativa della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. Brevemente. Si tratta della modifica della proposta di legge n. 4 del 2015 concernente: “Nuove norme in materia di servizio farmaceutico”.
Viene modificato l’articolo 7 dove la parola “direttore” viene sostituita dalla parola “dirigente” in modo tale da semplificare le Commissioni che esaminano l’assegnazione delle nuove farmacie secondo la nuova normativa, per rendere più operativa e cogente la norma.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Pergolesi.

Romina PERGOLESI. Grazie Presidente. Effettivamente la modifica è molto semplice perché andiamo ad inserire la parola “dirigente”, con l’auspicio che finalmente venga nominato il nuovo direttore dell’Ars che attualmente è sostituito ad interim dalla dott.ssa Di Furia.
Ci auguriamo che venga nominato un nuovo direttore visto che l’ultimo sembra sia stato fatto fuggire, con l'auspicio che con questa proposta di modifica torniamo a parlare dell’Ars e quindi a prevedere la nuova nomina. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. Per rafforzare l’invito che viene dalla Consigliera Pergolesi, penso che una struttura importante come l’Agenzia sanitaria regionale debba avere una dirigenza salda, ferma e a tempo pieno, quindi l’invito è alla Giunta a mettere termine l’interim e che si vada al più presto alla nomina di un direttore nel pieno dei poteri, anche perché abbiamo in discussione il piano sanitario, abbiamo in discussione una serie di atti importanti, penso ad esempio ai manuali, quindi avere una dirigenza ferma e salda penso che sia interesse del nostro intero sistema sanitario regionale, quindi concordo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Proposta di legge n. 195. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 47
ad iniziativa della Giunta regionale
“Indirizzi per l’avvio del negoziato con lo Stato finalizzato alla definizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 47 ad iniziativa della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giacinti.

Francesco GIACINTI. Grazie Presidente. Buongiorno a tutti i colleghi. Con questo atto amministrativo la Giunta regionale vuole intraprendere un percorso legato ad una maggiore forma di autonomia, così come previsto dagli articoli 5, 116, 119 della Costituzione e dall’articolo 14 della legge 42/2009, ovvero la delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in riferimento all’articolo 119.
Gli obiettivi di questa volontà, esprimiamoci in questi termini perché siamo ancora all’abbrivio di un iter molto complesso che deve passare per diversi punti fino al raggiungimento del suo esito finale, sono quelli di muoversi nella direzione di poter incidere in maniera più diretta sullo sviluppo regionale, per trovare una sintesi, in poche parole, e magari nella fase contrattuale della ripartizione delle risorse con lo Stato presentarsi con questo percorso già avviato, anche perché questi momenti sono molto importanti per l’autonomia finanziaria della Regione.
E' chiaro, non serve ripeterlo, ma lo facciamo proprio per cercare di non essere superficiali, trattasi di un iter molto complesso e per questo motivo la I Commissione nell'esprimere il proprio parere all'unanimità, ha votato anche una proposta di ordine del giorno, una raccomandazione, a che l’Assemblea legislativa venga informata costantemente sui vari passaggi che questo iter procedurale affronta, dall’inizio al termine, visto e considerato che ci saranno diversi step.
C'è da aggiungere che le linee guida di questa volontà di ridiscutere una autonomia rafforzata, differenziata a livello regionale, sono state anche condivise con Regioni che hanno già iniziato questo percorso e sono: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna.
Sono state anche definite alcune tematiche a largo raggio, visto e considerato che come Presidente della Commissione ho ricevuto una lettera da parte di un esponente del mondo bancario e anche del mondo universitario. E’ molto sentito il fatto di prestare particolare attenzione a questo principio di autonomia, quindi ne faccio menzione all'Aula proprio per tenere in considerazione che ci sono giunte delle osservazioni in merito.
Quali sono le tematiche che sono oggetto di questa maggiore autonomia richiesta? Vanno sotto le seguenti titolazioni: internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica tecnologica, sostegno all’innovazione; tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale; territorio, rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture; tutela della salute; protezione civile; coordinamento della finanza pubblica e sistema tributario, che ovviamente riveste una grande importanza in tutta la tematica dell’autonomia, della governance istituzionale; partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione europea.
Poi si voterà quella raccomandazione che è utile ai fini della discussione, ho cercato di semplificarla ma, secondo me, me doveva far parte dell’atto, mi permetto, perché è stato una specie di emendamento all’atto medesimo, se così si può dire.
Concludendo, nella delibera di Giunta notiamo questa volontà di indirizzo generale, nello specifico magari non siamo stati così puntuali e allora la proposta di ordine del giorno, di cui prenderemo atto penso nei prossimi minuti, ha lo scopo di tener sotto controllo, sotto viva osservazione - concedendo una maggior partecipazione all’Aula, per un momento così importante e un atto così importante ed anche complesso - la possibilità di poter interloquire, nella considerazione che trattiamo di disparate tematiche e discipline anche complesse.
Faccio un esempio per venire alla questione dell'autonomia, se così si può dire, da un punto di vista di gettito fiscale, attualmente le risorse che compongono il gettito regionale sono circa 700 milioni per l'Irap, 160 per il bollo auto, 250 per l'addizionale regionale e circa 2 miliardi di compartecipazione IVA. In questo coacervo di risorse è intuibile che ritagliare uno spazio di maggiore autonomia può cambiare i termini della questione, i termini di risorse finanziarie a disposizione e di conseguenza le politiche che ne possono discendere.
Da ultimo, sempre in questo documento, è stata raccolta la raccomandazione, chiamiamo così anche questo atto, del Presidente della Regione Umbria, a tenere sotto l’egida di questa volontà di maggiore autonomia la tutela paesaggistica e dei beni culturali, in collaborazione con una regione vicina come l’Umbria. Quindi abbiamo ritenuto utile tener conto anche di questa raccomandazione, unitamente alla proposta di ordine del giorno che poc'anzi abbiamo elaborato e che spero di poter vedere prima della votazione dell’atto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Mi auguro che l'Aula sia più silente rispetto agli interventi dei Consiglieri relatori.
Questo atto amministrativo approva gli indirizzi, lo dico perché voglio dare contenuto al voto che ho dato in I Commissione e al voto che daremo in Aula.
Si parla del cosiddetto regionalismo differenziato, con legge dello Stato alle Regioni possono essere attribuite alcune forme e condizioni particolari di autonomia.
Naturalmente questo è un indirizzo generico, un atto di indirizzo che non entra analiticamente nei contenuti dei punti elencati nella proposta di atto amministrativo.
Voglio dire all'Aula che questo processo, questo procedimento, è lungo, probabilmente arriverà alla XI^ legislatura, con tutta probabilità non verrà concluso in questa, perché la Costituzione dice che l'iniziativa del negoziato deve essere predisposta dalla Regione, ci deve essere il parere degli enti locali, anche se non è vincolante, e poi una serie di step ben definiti.
Le Regioni devono avere autonomia finanziaria ed io mi auguro che, oltre ad avere l’autonomia finanziaria, se alcune prerogative dello Stato passano alle Regioni vengano ovviamente trasferite anche le risorse relative e non lasciare che questa cosa sia una mera enunciazione di principio.
Poi ci deve essere l’intesa tra lo Stato e la Regione che alla fine deve essere approvata con legge dello Stato a maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato.
Probabilmente questo atto di indirizzo, questo iter che cominciamo oggi finirà non in questa legislatura, ma nella legislatura seguente.
Ci sono alcune materie che vengono elencate e che sono indicate dalla Costituzione, sono 23, di cui 3 di competenza esclusiva statale e 20 di competenza concorrente. Nella legislazione concorrente c’è la giustizia, per quanto riguarda i Giudici di pace, lo ricordo, le norme generali sull’istruzione e le importanti norme sull’ambiente, sull’ecosistema e sui beni culturali.
C'è un'elencazione di vari punti su cui la Regione Marche vuole una autonomia differenziata rispetto allo Stato, ma il giudizio verrà dato nel momento in cui i contenuti verranno espressi esplicitamente ed analiticamente, punti che in questo atto di indirizzo sono espressi genericamente, come ad esempio: l’internazionalizzazione delle imprese, la ricerca scientifica/tecnologica, il sostegno all’innovazione. Certo ogni territorio ha una peculiarità ed una prerogativa propria rispetto alle Regioni confinanti, però noi non saremo d’accordo nel momento in cui si metteranno le Regioni in concorrenza l’una con l’altra penalizzandole. Quindi bisognerà vedere che indirizzo dare a queste indicazioni generiche.
Sull’internazionalizzazione e la ricerca scientifica/tecnologica, se si richiede allo Stato di privilegiare alcuni a discapito degli altri e non si mette tutti sullo stesso livello noi saremo contrari a questa formulazione di indirizzo, lo stesso per quanto riguarda l’istruzione. Se tutti gli studenti verranno messi nelle stesse condizioni, soprattutto quelli che hanno fragilità particolari, noi saremo d’accordo, non lo saremo nel caso contrario.
Sul sistema tributario il Presidente Giacinti diceva che il nocciolo più importante è l’IVA, intorno al quale ruotano 2 miliardi per il recupero dell’Iva, siamo d’accordo che la Regione abbia un ruolo più importante e partecipato rispetto all’evasione dell’Iva, ma non siamo d’accordo su un’ulteriore pressione fiscale.
In linea di principio siamo d’accordo con questa autonomia che la Regione richiede, ma poi questi argomenti devono essere resi in maniera analitica affinché noi possiamo esprimere un giudizio favorevole o sfavorevole.
Mi riallaccio a quello che diceva il Presidente Giacinti, in Commissione abbiamo discusso e stabilito in maniera inequivocabile una proposta di ordine del giorno che prevede che sia la Commissione che l’Aula in maniera esauriente e tempestiva siano informate su tutti gli step che vengono fatti durante questo processo di regionalizzazione differenziata. Ripeto, questo iter in linea di principio ci trova d'accordo, ma nel momento in cui saremo informati delle richieste che la Giunta regionale fa nei confronti dello Stato ci riserveremo di esprimere un giudizio.
Devo dire che l’iter è abbastanza lungo.
Guardando il Consigliere Busilacchi mi sono ricordato che nella Conferenza dei capigruppo ha fatto una precisazione sulla regionalizzazione degli interventi delle risorse sulle Università, anche questo è un argomento da stabilire, l’Assessore Cesetti ha detto che potrebbe essere un argomento che aumenta il peso contrattuale della Regione nella trattativa, personalmente sono d’accordo sul fatto che ci debba essere una regia nazionale sulle risorse delle università, che non può essere stabilita dalla Giunta regionale.
Questo è il quadro, questo è il primo passo, cominceremo con questa indicazione, con questo indirizzo al Governo, se ci permetterete di farlo, altrimenti andremo avanti con altre soluzioni sempre nel rispetto della democrazia, Quindi annuncio il voto favorevole a questo atto di indirizzo sempre riservandoci di entrare nel merito degli argomenti di cui si chiede maggiore autonomia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Devo dire che dal punto di vista dei principi sono d'accordo al regionalismo differenziato, sono sempre stato a favore del federalismo e sono molto curioso di vedere all'opera il nuovo Governo, non mi riferisco a quello che non nascerà tra qualche giorno, mi riferisco a quello che nascerà in seguito alle elezioni e che con buone probabilità vedrà una forza che è nata su principi federalisti. Sono curioso di vedere se sarà in grado di invertire una tendenza bipartisan che c’è da un decennio e che ha visto il definanziamento delle Regioni, sistematico e colpevole.
L'Assessore lo sa perché lo dico ad ogni bilancio, pure essendo un federalista, oggi in questo contesto sarei favorevole ad una operazione inversa a quella che noi qui portiamo, sarei per consegnare le chiavi a Roma, non per chiedere nuove competenze, perché nel momento in cui abbiamo meno risorse, meno possibilità di assunzioni, sarei per cedere alcune deleghe a Roma. “Avete chiuso le Province? Bene, allora alle strade provinciali non ci pensiamo noi”. Ci pensa Roma, portiamogli le chiavi, perché il rischio qual è cari colleghi? Il rischio è che sebbene il principio sia giusto, il percorso sia giusto e le cose che dirà l'Assessore, di cui ho grande stima sul piano politico, sono giuste, purtroppo viviamo un contesto istituzionale e politico che va contro questi principi, perché siamo di fronte ad una nuova centralizzazione ed al contempo ad uno scaricamento politico delle responsabilità sui territori, per cui molto spesso capita che sui servizi i cittadini vengano a chiedere conto in Regione. Bene, dateci le risorse in modo che possiamo far fronte ad alcune questioni, altrimenti se mi chiedete di fare più cose, voglio i soldi per poterle fare, altrimenti preferisco consegnare le chiavi ai Ministeri e ci pensino loro.
So che, come è stato detto giustamente dal relatore di maggioranza, questo è l’inizio di un percorso che è parte di una contrattazione. L'Assessore anche in Conferenza dei capigruppo, ma l’aveva già fatto quando avevo fatto analogo intervento nella seduta congiunta delle Commissioni, ci ha rassicurato su questo percorso ed io non ho motivi di dubitare, però ci sono due aspetti che mi preoccupano e che mi porteranno purtroppo ad astenermi da questo atto, lo so probabilmente sarò l’unico, però mi serve per dare un segnale da questo punto di vista su due questioni.
La prima riguarda il tema della concertazione, perché ho letto l’ordine del giorno del Crel che segnala che abbiamo la necessità di recuperare questo percorso perché abbiamo la necessità su tutte queste competenze di sentire maggiormente, non solamente i Comuni, ma le forze sociali, le organizzazioni dei lavoratori, dei datori di lavoro, degli artigiani, il mondo dell’istruzione, ed in altre Regioni ci hanno messo un anno per fare i tavoli di lavoro, noi questo percorso non l’abbiamo fatto, l’Assessore ha già indicato che lo faremo, il mio voto non sarà mai contrario a nessun atto che porterà l’Assessore Cesetti, però un segnale va dato.
La seconda questione è molto puntuale, sulla quale sono intervenuto anche alla Conferenza dei capigruppo, però approfitto per rubare l’ultimo minuto, a noi non bastano semplicemente più risorse per fare queste cose, le cose che chiediamo di fare, ma contemporaneamente avremo anche bisogno di più struttura, e invece le Regioni sono lentamente destrutturate, e di più competenze, altrimenti non riusciremo a portare avanti questi temi. Faccio l’esempio che conosco meglio che è quello riguardante la regionalizzazione del fondo per il finanziamento ordinario all’Università, che è previsto qui a pagina 5.
Oggi non siamo minimamente in condizione di regionalizzare il fondo di finanziamento ordinario a livello regionale perché la distribuzione del fondo di finanziamento ordinario viene affrontata in modo molto tecnico da atti su cui i dirigenti del Miur lavorano in modo analitico, come sapete, forse non lo sapete, è una cosa tecnica di cui mi sono occupato, il fondo di finanziamento ordinario è la modalità con cui la stragrande maggioranza, circa il 90%, dei molti miliardi che ogni anno vanno alle università italiane viene distribuito, come viene distribuito? In che modo nei territori? In che modo tra i vari atenei? In che modo tra le varie discipline? C’è tutta una serie di indicatori che riguardano la qualità della ricerca, basata sulla VQR nazionale, l’internazionalizzazione della didattica, basata su moltissimi indicatori, e tutta una serie di aspetti su cui il Direttore generale del Miur lavora con uno staff di moltissime persone.
Chiaramente è un tipo di competenza nazionale che ha bisogno di uno staff che noi oggi non abbiamo ed ha bisogno di essere nazionale perché se per esempio il sistema Paese decide di distribuire le risorse facendo recuperare un tot% alle facoltà scientifiche, un tot% alle ingegnerie, un tot% alla competizione della ricerca perché guarda al mercato del lavoro, queste sono scelte nazionali e non possono essere regionali, riguardano anche il tipo di indirizzo che vuole prendere il sistema Paese.
Quindi è una decisione che ha poco a che fare con i territori, esiste un altro aspetto, visto che il Consigliere Celani lo ricordava alla Conferenza dei capigruppo, che riguarda il rapporto tra Atenei e territori, la cosiddetta terza missione, ma non riguarda il finanziamento della ricerca, questa è una competenza del tutto nazionale, quindi dal mio punto di vista è sbagliato chiedere la regionalizzazione del fondo di finanziamento ordinario. Questo è un esempio.
Più in generale credo che, se vogliamo iniziare questo percorso, dobbiamo al contempo chiedere le risorse, la struttura e le competenze, oggi non abbiamo nessuna di queste tre risorse.
Per questa ragione mi asterrò su questo atto avendo letto quello che ha scritto il Crel però confido, diciamo che è una astensione positiva, che l’Assessore Cesetti e la Giunta riusciranno a recuperare queste lacune che ci sono in questo momento nel rapporto tra Stato e Regioni. Sono lacune pesanti, e spero che questa concertazione sia l’occasione per le Regioni di sbattere i pugni sul tavolo perché da molti anni ci stanno facendo morire per sgocciolamento.
Credo che questa non sia una bella fine, è meglio morire con un colpo secco, invece l’impressione è che ci stanno facendo morire per sgocciolamento, quindi dobbiamo dare un segnale da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Credo che questo punto sia uno dei più importanti che abbiamo mai trattato in quest’Aula, in questi tre anni, penso che dovremo trattarlo soprattutto nei mesi che verranno, seguendo questo iter in maniera estremamente puntuale e con un livello di tensione adeguata.
Mi pongo alcune questioni riguardo a questa autonomia che dovremo contrattare, e faccio alcuni esempi.
La prima domanda che mi faccio è questa: oggi è il 29 di maggio, avremo la possibilità in futuro di accendere l’aria condizionata in quest’Aula senza attendere la legge che ci impone il primo di giugno? E’ una cosa grossa e importante. Non possiamo farlo, noi stiamo discutendo di massimi sistemi, e ce lo ha ricordato adesso il Consigliere Busilacchi, cose vere, però poi non possiamo accendere l’aria condizionata. C'è chi è a favore, chi è contro, la cosa è giusta per gli Assessori Cesetti e Pieroni che soffrono i reumatismi e non è giusta per chi non sopporta il caldo, come per me e per il Presidente Mastrovincenzo, io ad esempio fra mezz’ora non parlerò più, il vantaggio è proprio quello, perdo lucidità.
La seconda domanda, visto che abbiamo dovuto iscrivere d'urgenza una piccola modifica alla legge sull’istituzione del servizio civile anziani, succederà ancora che un oscuro funzionario del Ministero degli Interni, siccome legge sulla nostra legge la parola vigilanza si eccita tutto e dice: “Questi mettono su le ronde, dobbiamo fargli cambiare la legge”?. Quando in Italia 4.000 Comuni hanno istituito il servizio di vigilanza davanti alale scuole e nelle delibere c’è scritto vigilanza, però in una legge non ci può stare, i Comuni lo possono fare con delibera noi con legge no, perché la parola “vigilanza” non basta interpretarla, bisogna cambiare la legge.
La stessa cosa, Consigliere Talè, abbiano dovuto fare sapere al Governo che noi cambieremo le cose e le fattrici saranno 3,5, 4,5, la zia della cagna, i cuccioli saranno 25 al posto di 27, 5, uno lo dovremo far adottare e non si sa se sarà adottato da una coppia gay oppure no, queste sono tutte cose importanti, decisive, che però non possiamo fare.
A fronte di tutto questo, sul quale ho voluto anche un po’ sdrammatizzare la situazione, dico che questa discussione sarà quanto meno interessante e soprattutto sarà garantita da quanto abbiamo deciso all’unanimità attraverso l’ordine del giorno, perché dovremmo, Presidente, divertirci un po’, nel senso che non credo che la contrattazione debba essere troppo lineare e troppo burocratica, dovremmo divertirci nel senso etimologico del verbo, cioè divergere, uscire fuori da quei binari che ci fanno dire le cose ragionevoli, lo dico alla maggioranza, la minoranza si diverte per natura sua, io se fossi minoranza altro quello che dico, mi divertirei molto di più di quello che dico, magari voterei con la maggioranza, però sul piano dei contenuti mi divertirei, noi dobbiamo divergere.
Dico alcune cose che sono frutto di ragionamenti, quindi non se la prenda nessuno se assumo qualche copyright, sulla tutela della salute, punto 2.4, ci siamo già occupati in quest’Aula, in quell’incontro, che modestamente ho chiesto venisse fatto per un chiarimento, che è servito molto, forse poco compreso da alcune forze di minoranza che hanno approfittato dell’occasione per dire cose che c’entravano poco, mi sarei atteso di più il divertimento, cioè dire: mettiamo sotto questi punti qualcosa di più radicale.
Sicuramente, Presidente, va accelerato questo processo perché se vogliamo fare il piano socio-sanitario e vogliamo cominciare a proporlo e a discuterlo entro la fine dell’anno, un conto è farlo con un nuovo assetto dell’autonomia, relativamente al punto 2.4, un conto è farlo dentro le attuali regole perché dentro le attuali regole il piano socio sanitario è inutile. Continuo a sostenere questa tesi, tutto quello che dovevamo decidere in sanità l’abbiamo deciso, se il piano sanitario metterà in conto cose più significative, ci porremo domande del tipo perché l’azienda è solo a Pesaro e ad Ancona e non ad Ascoli, San Benedetto, Macerata, ci porremo questioni relativamente alla possibilità o meno di reintrodurre qualche posto di lunga degenza in ospedali di comunità, ci porremo cose differenti dal d.m. 70 che possono essere adatte o necessarie nella nostra realtà, ma almeno avere la possibilità di discutere, questo lo potremo fare solo se avremo un diverso grado di autonomia, altrimenti il piano socio sanitario sarà un bel ripasso, non c’è dubbio, ma sarà solo un ripasso.
Vado al punto A) “Il coordinamento della finanza pubblica e sistema tributario”.
Qui evoco un vecchio meccanismo che funzionava per i Comuni negli anni ’80 in maniera stupefacente e precisa, cioè dire: è vero che dobbiamo avere più risorse, ma il vero problema è sempre quello, perché se la risorsa è derivata, se la risorsa è finalizzata, se la risorsa la devo utilizzare sempre e comunque dentro quello che Parlamento o il Governo ha già deciso, serve a poco avere qualche soldo in più, intanto dovrò sempre spenderlo in quella maniera.
Dico un’altra cosa, dico che la fiscalità generale dovrebbe, attraverso i trasferimenti alle Regioni, garantire a tutti i cittadini italiani, attraverso le competenze che sono delle Regioni, un minimo garantito, dovremmo fare una specie di Lea civile, di un livello minimo garantito di servizi, sul resto, e dovrebbe essere finanza tributaria, cioè tributo della Regione, ogni Regione con l’introduzione di tasse di scopo, con l’introduzione di tasse a termine - non è detto che bisogna sempre avere imposte che durino per tutta la vita, possiamo fare un’imposta che dura i tre anni con cui finanziamo un’opera pubblica, possiamo fare un’imposta che duri una tantum perché c’è una serie di cose straordinarie da fare e altre imposte che invece durano per sempre - potrebbe fare le cose che ci diversificano rispetto alle altre Regioni e che non possiamo fare perché se anche riceviamo 4,5 miliardi, che possono diventare 4,8, che possono diventare 5, questi soldi che prendiamo anche in più li dobbiamo utilizzare come qualcuno ha deciso per noi.
Allora ci sia e cominci lentamente questo processo che viene chiamato federalista, ma che in realtà federalista non è, ma è di larga autonomia, che metta in moto un meccanismo virtuoso, cioè faccio le cose che ho deciso per conto mio e per quelle attingo dalle imposte locali, che sono veramente mie, una parte dell’Irap, le altre già esistono, in modo che il cittadino marchigiano, come già ha rispetto al Comune, abbia questo tipo di percezione anche per la Regione che veramente è l’ente sconosciuto, nessuno ha una percezione chiara della Regione se non che per l’aspetto sanitario, ma troverà mai e non trova un Sindaco, un Consigliere, trova un burocrate con il quale dialogare, quindi non è il modo migliore con il quale rapportarci.
L’ultima cosa riguarda la governance istituzionale, anche qui vogliamo divertirci? Ne abbiamo parlato con qualcuno, poi magari questo qualcuno interverrà sull’argomento, però anche qui, non siamo in un contesto di reale autonomia, siamo in una situazione in cui la riforma delle Province, Assessore, è sospesa. Lei più di una volta in Aula ha detto che dobbiamo immaginare nuovamente la Delrio, se non addirittura cancellarla, questo sarebbe interessante, allora anche qui, con il ragionamento, non con la battuta, con uno sguardo sincero verso il bene comune, non con l’interesse di bottega che mi fa dire no, a me conviene di più perché a Macerata e Fermo è meglio fare questo piuttosto che quest’altro, ma dire abbiamo sostanzialmente due modelli di governance, questi modelli li vogliamo ragionare con il Governo? Vogliamo vedere se il Governo ci darà l’autonomia per applicarli, com’è per esempio per le Regioni a Statuto speciale?
Mi spiego, un sistema è quello che la Costituzione ha già definito, il livello legislativo è nella Regione, rafforzato, tutto il livello amministrativo è nelle Province e nei Comuni, noi abbiamo una stratificazione immensa, penso alla mia provincia, come in tutte, abbiamo l’Ato, l’Ata, il Consorzio per i rifiuti, gli acquedotti, i trasporti, l’Assemblea dell’Asur per i Comuni; abbiamo una duplicazione infinita di enti, di consorzi, di assemblee, quando potremmo avere per tutti la Provincia, qui per caso ai banchi della Presidenza del Consiglio e della Giunta siedono due ex Presidenti di Provincia. Abbiamo queste esperienze, questo è un modello, però significa anche che la Regione si spoglia delle sue competenze amministrative, tutto il contrario di quello che abbiamo dovuto fare, abbiamo fatto il baraccone, grosso per noi, immagino cosa sarà stato per il Lazio, per la Lombardia, se noi abbiamo dovuto prendere 600 dipendenti, Assessore, loro ne avranno presi a migliaia, abbiamo fatto un baraccone difficilissimo da coordinare.
Il disegno dei nostri padri costituzionali era limpido, era lucido, e la Regione era un ente leggero, tranquillo, dove 6 Assessori potevano bastare, oggi non bastano, oggi ce ne vogliono dodici perché devi fare le cose che facevi prima più le cose che facevano le Province, non ha senso, è una cosa fuori da ogni logica.
Questo è un sistema e dentro questo sistema si cancella tutto il resto, tutte quelle funzioni intermedie che abbiamo creato, si supera la fase delle Unioni dei Comuni che è stata semplicemente l’ipocrisia di un passaggio, dalle Comunità montane alle Unioni dei Comuni, quello abbiamo fatto, si va veramente alla fusione dei Comuni.
Dovremmo avere il coraggio di dire, il Presidente Ceriscioli lo ha detto in più di una occasione, che non si può governare il passaggio del terremoto, che sarà difficile, lento, tribolato, con mille impedimenti, con una polverizzazione dei soggetti come c’è oggi. Come soggetto attuatore abbiamo una Diocesi che ha 600 chiese da sistemare, il Governo che ha migliaia di impegni, e poi un Comune di 300 abitanti è soggetto attuatore, un Comune di 300 abitanti! Ma questa è una follia!
Dovremmo imporla la fusione dei Comuni e le discussioni che abbiamo fatto qui a suo tempo con tutti i bilancini, contro bilancini, il referendum, la volontà popolare, sono delle emerite stupidaggini a monte della necessità che la democrazia funzioni per davvero. Sfido chiunque a dirmi che la democrazia funziona in un Comune di 350 abitanti, che non ha l’autonomia neanche di decidere l’acquisto della carta igienica perché in bilancio neanche più quello ha la possibilità di decidere, tolte le spese necessarie, per il resto non ha più un euro!
L’altro modello è quello che si sta delineando, Assessore Cesetti, allora si vada fino in fondo, si cancellino completamente le Province, non le abbiamo più come unità amministrativa, si facciano gli ambiti territoriali. Già ce li abbiamo, li stiamo investendo del sociale, li investiremo anche della sanità con la coincidenza fra ambito territoriale sociale e distretto, li faremo coincidere con i centri per l’impiego, potremmo metterci tutte le competenze e allora avremmo una struttura con un numero ridotto di Comuni, da 200 almeno a 100 e 23, 22, 18, questa è l’ipotesi, ambiti territoriali. Avremmo la Regione, 18 ambiti territoriali e 100 Comuni, allora sarà un numero sul quale si potrà ragionevolmente governare, oppure si potrebbero tenere un numero maggiore di Comuni, ma poi l’interlocutore non può essere la Regione, deve essere la Provincia, 5 Province o 4, o 3, o 2 o 6 che dialogano con il resto dei Comuni, ma per questo ci vorrebbe un salto di fantasia e la capacità di assumere anche rispetto a noi stessi una mentalità costituente sulla quale sinceramente ho una certa sfiducia che possa maturare nel contesto politico che viviamo al di fuori di quest’Aula

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.



Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Colleghi Consiglieri noi rischiamo questa mattina di dar vita ad un dibattito surreale, non perché l’atto non sia importante, ma proprio perché è un atto politico coraggioso, avrebbe bisogno, in un momento temporale come questo, di un interlocutore altrettanto forte, invece la prospettiva che si delinea è lo scioglimento delle Camere, nuove elezioni, la non nascita di un Governo da un lato, una situazione politico-istituzionale alquanto precaria, e dall’altro noi ragioniamo di finanza pubblica, quindi credo che la preoccupazione principale debba essere in tutti noi quella di salvaguardare i conti, di salvaguardare la finanza pubblica, di tutelare il risparmio. Il problema non è se spostare in questi giorni risorse da una parte o dall’altra ma, ripeto, è la salvaguardia della finanza dello Stato.
Apprezzo la volontà soprattutto dell’Assessorato e dell’Assessore Cesetti di porre questo problema. Poc’anzi il Consigliere Marconi parlava della necessità di una riforma dell’ordinamento della Repubblica, io non so in assenza di una stabilità politica chi porterà avanti una nuova riforma anche perché una riforma organica è stata bocciata dai cittadini italiani il 4 dicembre 2016 ed in quella riforma ragionavamo su alcuni aspetti legati alla revisione del Titolo V della Costituzione, ovvero la necessità di trasferire alcune funzioni dalle Regioni allo Stato, penso all’energia, penso alla rete della grande viabilità. In Aula abbiamo fatto un esempio, noi abbiamo una regione che non ha la possibilità di utilizzare in tutto il territorio la terza corsia dell’autostrada che si ferma a Porto Sant’Elpidio, se fosse stata una competenza dello Stato - ed io non sono uno che vuole affidare le competenze allo Stato, ma sono affinché le competenze siano affidate al livello in cui è più efficace la gestione, guardando non il punto di vista di chi la esercita, ma il punto di vista del cittadino, quindi se al cittadino conviene che una competenza sia allo Stato è giusto che sia allo Stato, se conviene che sia del Comune è giusto che sia al Comune - sicuramente la terza corsia ci sarebbe stata in tutte le Marche perché se così non fosse sarebbe stata una discriminazione per quei cittadini che abitano nel sud delle Marche.
C’è la necessità di riordinare alcune funzioni, ma da cosa ci facciamo guidare? Non dal numero degli abitanti, Consigliere Marconi, ma dai principi e il principio è la sussidiarietà, laddove è possibile esercitare una funzione a livello più basso, più vicino al cittadino la si esercita.
Dentro questo ragionamento noi dobbiamo fare in modo che i Comuni singolarmente, in forma associata, con la fusione …, ma la fusione si pratica e si realizza con la democrazia, noi abbiamo alcuni esempi positivi di fusione, altri non sono riusciti, ne abbiamo uno anche qui senza parlare delle altre province marchigiane, mi riferisco all’ultima proposta che non è passata nonostante fosse stata votata all’unanimità al Consiglio comunale di Morro d’Alba, però al referendum i cittadini per oltre il 70% hanno detto no, e la proposta non è passata nemmeno a Senigallia, almeno in altre realtà regionali si è parlato della fusione dei Comuni di Tavoleto-Urbino, non è passata a Tavoleto, ma è passata ad Urbino, non è passata a Mombaroccio, mentre è passata a Pesaro.
Noi dobbiamo fare in modo che questa articolazione sia fortemente alimentata dalla democrazia, dalla partecipazione, non dobbiamo far calare le riforme dall’alto, quindi: autonomia, responsabilità, partecipazione e trasparenza.
Al punto in cui siamo giunti credo che vada messa la parola fine alla situazione agonizzante delle Province, non possono rimanere, anche perché con l’ultima riforma i Centri per l’impiego sono stati completamente assorbiti dalle Regioni, sono rimaste poche funzioni, ci vuole quindi il coraggio di distribuirle anche perché non credo che possiamo tornare indietro.
In questo quadro è chiaro che tutte le funzioni amministrative siano esercitate al livello più vicino ai cittadini, occorrono Regioni forti, che collaborano con le altre, quindi la proposta della Giunta regionale, dell’Assessore Cesetti a mio avviso ha un grande valore politico e democratico perché privilegia la collaborazione con l’Umbria, non sposta il ragionamento Toscana, Abruzzo, ma privilegia la collaborazione con l’Umbria. Sull’Umbria potremmo anche tornarci rispetto anche ad alcuni strumenti da utilizzare, ma penso ne basti uno: Marche/Umbria, questo collegamento in qualche modo con i due mari, con la ferrovia, con la capitale, lo so che c’è un pezzetto di Lazio in mezzo, da questo punto di vista credo che la collaborazione debba essere molto stretta e impostata bene, dobbiamo evitare il centralismo dello Stato, noi vogliamo una Regione che legiferi, che programmi, che pianifichi, che abbia risorse, quindi, è stato già detto, partiamo in questa legislatura per quello che riguarda la Regione anche se sicuramente l’iter si concluderà nella prossima legislatura, per cui noi vogliamo mettere a disposizione di chi ci sarà uno strumento importante perché dobbiamo sempre legare la possibilità di agire guardando la funzione dal punto di vista non di chi la esercita ma dal punto di vista del destinatario della stessa.
Non voglio aggiungere molte altre cose perché proprio in quest’Aula c’è stata, anche dal punto di vista della nostra partecipazione, una riunione di tutte e quattro le Commissioni, abbiamo avuto modo di discutere e di confrontarci, l’abbiamo fatto anche in altri momenti, siamo all’inizio di un percorso, e ci sono aspetti che vanno chiariti.
L’ordine del giorno presentato dal Presidente Giacinti è un momento importante dentro il ragionamento della democrazia e della partecipazione, anche dell’Assemblea legislativa, quindi l’ordine del giorno va benissimo, rafforza un concetto di partecipazione, in questo caso dell’Aula, tenendo conto anche di quello che è il parere del Crel. Dobbiamo sapere che il confronto non deve essere soltanto fra noi, ma lo faremo, come lo abbiamo più volte praticato ed esercitato, anche nella viva società marchigiana, dall’associazionismo alle istituzioni locali.
L’obiettivo è quello di avere una maggiore efficienza, una maggiore efficacia, è quello di dare risposte ai cittadini. Ripeto, siamo in un momento difficilissimo, però pur essendo consapevoli della difficoltà del momento non ci appiattiamo sull’esistente e abbiamo la forza di guardare avanti e di guardare al futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Ceriscioli.

Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. Anch’io ritengo questo uno degli atti più significativi sottoposti all’Aula, non perché non abbiamo approvato tante cose importanti, ma il piano strategico sul quale si muove è un altro livello, è come se appartenesse ad una sfera diversa rispetto a quello che affrontiamo ordinariamente.
E’ evidente che il tema delle speciali autonomie che le Regioni possono ottenere su materie concorrenti fra Regione e Stato è una parte della Costituzione fino ad oggi per nulla praticata e che difficilmente, vedendo alcune realtà che a livello nazionale si muovono in questa direzione, può lasciare indifferenti o estranei al dibattito Regioni come la nostra.
Qual è il presupposto per poter accedere alle particolari autonomie? E’ avere i conti in ordine.
All’indomani del referendum e degli atti della Regione Emilia-Romagna diverse Regioni hanno fatto dichiarazioni dicendo: “Anche noi vogliamo stare nella partita delle speciali autonomie quando ne avremo le caratteristiche per rientrarci”, questa frase è stata poco colta dalla comunicazione perché è rimasto il titolo, ma il sottotitolo è sfuggito, infatti le Regioni che non sono in equilibrio non possono neanche sedersi ad un tavolo con il Governo per trattare le particolari condizioni.
Quindi le Regioni che hanno dichiarato di essere molto interessate a questa partita per poterla iniziare dovranno prima sistemare i propri conti.
Cosa succede all’interno di questo processo se dovesse andare avanti? E’ chiaro che se il processo si limitasse al Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna - tre Regioni fra quelle che più di ogni altra danno un contributo in termini di equilibrio e di solidarietà nel quadro nazionale delle Regioni, avendo le caratteristiche di virtuosità e addirittura un avanzo primario importante, sono più i soldi che mandano verso Roma di quelli che ne ricevono, la Lombardia in una misura impressionante - è evidente che lo sforzo solidale rimarrebbe in capo alle altre Regioni, tenendo insieme quelle virtuose con quelle meno virtuose.
Nello sfondo di questo processo, proprio per il principio in cui la Costituzione richiama la virtuosità della Regione per accedere, Consigliere Busilacchi, qual è il rischio evidente? Che Regioni estremamente virtuose che rimanessero fuori da questo processo avrebbero il peso oggettivo di tenere i conti a posto e nessuno vantaggio, perché è un peso rispetto a chi spende e spande al di là delle proprie capacità finanziarie, non so se il tema vi è familiare, non avrebbero nessuna possibilità di concorrere a mantenere una quantità importante di risorse sui temi che ritengono strategici per la vita del proprio territorio.
Quindi per noi è importantissimo stare a quel tavolo ed entrare dentro quel percorso al pari delle altre Regioni, perché gli sforzi, l’impegno, i sacrifici fatti per essere virtuosi devono portare un frutto nel momento in cui questo diventa l’elemento su cui si basa la possibilità di contrattare questa materia.
Questo atto è importantissimo, non per voli astratti, sicuramente importanti sull’equilibrio federalismo/centralismo nel nostro Paese, ma perché parliamo di essere in una certa parte del tavolo quando si giocherà una partita molto delicata, che prima o poi si giocherà. Immaginavamo di essere già con il Governo pronto, eravamo convinti che dopo tre mesi di attesa ci fosse questo atto di responsabilità con la nascita del nuovo Governo e quindi diventasse imminente la necessità di questo percorso, sono state fatte scelte diverse, si è scelto di non formare questo Governo e questo ci dà tempo per poter lavorare all’atto che riguarda l’autonomia. Meno tempo ce l’hanno in realtà altri, meno tempo hanno i terremotati con la scadenza della busta paga pesante che andrebbe rinviata, così come altri provvedimenti. Il premier aveva già preparato gli scatoloni, ho visto le foto in rete dei Ministri che avevano fatto la scatola, modello Stati Uniti, e giustamente avrebbero lasciato il campo come la democrazia esige, in queste ore dovranno tornare indietro, guardare dentro quelle scatole e tirar fuori, spero che facciano, lo spero per i nostri cittadini, provvedimenti urgenti per evitare che le cartelle delle tasse arrivino ai primi mesi di giugno a quella parte della nostra popolazione che ha fatto ricorso alla busta paga pesante e altre scadenze ravvicinate che riguardano la restituzione dei mutui ed altro.
Questo da una parte un po’ ci preoccupa e ci allarma, dall’altra ci dà spazio per proseguire su questo cammino e il fatto di aver scelto, unica Regione, di portare avanti questo percorso insieme all’Umbria - stiamo lavorando in parallelo con la Regione Umbria, perché ha le stesse nostre caratteristiche in termini di qualità del bilancio e condivide anche le esigenze, sono territori che hanno molte questioni comuni - ci rende anche particolari perché portiamo insieme un doppio ragionamento che è certamente quello delle speciali autonomie, ma anche quello di guardare il sistema delle autonomie in maniera nuova nel quadro della collaborazione fra Regioni per condividere scelte che possono produrre economie che si traducono poi in servizi o scelte strategiche per ottimizzare le risposte soprattutto a quella parte del territorio, alle nostre aree interne che sono più interessate di ogni altro ad una collaborazione sempre più forte con la Regione vicina.
Quindi è molto importante l’approvazione dell’atto, è molto importante che si possa aprire un dialogo con il Governo, quando ci sarà, ed è molto importante che questa partita delle speciali autonomie noi ce la giochiamo da subito insieme agli altri.
Io ho letto tutte le pagine del contratto, non so quanti lo hanno fatto in tutta Italia, io le ho lette tutte perché non immaginavo certo che fosse un’impuntatura su un nome a non far nascere un Governo, da una parte e dall’altra detto con molta franchezza, e sulle speciali autonomie quel testo è un po’ peloso, perché riconosce immediatamente le tre Regioni che sono partite, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e ferma un po’ tutte le altre. Oggi senza Governo sono solo fogli di carta, ma è un atteggiamento dal punto di vista istituzionale un po’ particolare, perché penso che le Regioni che si chiamano “Marche”, piccoline, ma formate da gente seria, che lavora, che si impegna, Lombardia o Emilia-Romagna - non è che l’essere più grossi modifica la dignità istituzionale di un ente. Io la penso così - abbiano la stessa dignità, anzi proponendoci con l’Umbria forse siamo anche più interessanti perché siamo in un processo innovativo. Quella pagina non c’è più, è diventata solo carta, non è più il programma di un Governo perché non c’è più quel Governo, però poneva i termini in questa maniera.
Sono molti gli interventi in questi giorni che avrei voluto fare facendo riferimento a quel documento e mi tocca citarli così en passant perché non ha più nessun valore, non ha più nessuna cogenza, non è più un impegno, non è più un indirizzo, non è più nulla purtroppo, purtroppo perché penso anche ai terremotati, avrei preferito che ci fosse un Governo a dare risposte ai cittadini, interloquendo con chi era stato scelto e votato dal popolo, che prendesse le responsabilità del governo del Paese, l’ho sempre detto e non ho cambiato idea in tre giorni, però c’era quell’atteggiamento.
Credo invece che noi abbiamo la piena dignità di stare a quel tavolo esattamente come le atre Regioni perché se il criterio è la virtuosità, alla Regione Marche non manca nulla, abbiamo pieno titolo e pieno diritto di starci.
Spero, non ho sentito tutto il dibattito, che ci sia su questo atto un consenso più largo possibile perché di fatto ci permette di promuovere elementi che poi saranno utili alla nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Premetto innanzitutto che voterò favorevolmente questa proposta anche se qualche perplessità l’avevo e ancora ce l’ho, anche se le ho superate e adesso spiego come.
Ho appreso oggi che si può anche avere l’astensione positiva, però preferisco votare favorevolmente almeno è più chiaro.
Le perplessità che avevo all’inizio riguardavano la mancanza di dettaglio di questo documento e mi sembrava quasi una sorta di carta bianca alla Giunta per andare a chiedere, poi però devo dire che, e qui devo ringraziare l’Assessore Cesetti della sua pazienza ed anche per la collaborazione della dirigente, la dott.ssa Di Bonaventura, abbiamo fatto un incontro, c’è stato un approfondimento, la proposta è stata esaminata dalla Commissione e per quello che per lo meno ho avuto modo di capire, anche se su alcuni temi mantengo delle perplessità, che però non vanno espresse in questa fase, è che questo è l’inizio di un percorso, poi puntualmente andremo a vedere se possiamo chiedere in un determinato settore a ragion veduta una “maggiore autonomia”, dico io, solo se ci sono adeguate risorse perché andare a chiedere un maggior raggio d’azione senza avere le risorse dietro, secondo me è sbagliato, ma questo si vedrà dopo e quello che mi ha fatto capire meglio sono stati i numeri che la dottoressa mi ha fatto vedere, prendendo il bilancio e facendomelo osservare con attenzione e spiegandomelo, perché lei fa questo di mestiere.
Effettivamente la Regione, lo ha detto adesso il Presidente, ha i conti in regola e questa è la premessa essenziale per poter accedere a questo tavolo e allora ho superato le mie perplessità perché dico che negare l’opportunità alla Regione - avendo i conti in regola, avendo il bilancio in regola, essendo virtuosi - di sedersi a questo tavolo per chiedere maggiori risorse che andranno sul territorio è un errore, è una opportunità che andrebbe sprecata e, come diceva anche il Presidente, si rischia il contrario, che se non si partecipi a questo tavolo, perché le Regioni virtuose si fanno in qualche modo carico anche di quelle meno virtuose.
E’ chiaro che questo non può venire a mancare perché l’Italia è una e occorre una solidarietà verso le Regioni meno virtuose che continuerà, perché non è che stiamo chiedendo l’indipendenza, però è anche giusto che le Regioni che hanno i conti a posto - faccio ad esempio riferimento ai conti sulla sanità dove ci sono milioni in più che sono stati investiti in questi anni sulla sanità ed anche tanti altri settori - possano accedere a questo tavolo e chiedere che queste risorse vengano ridistribuite sul territorio.
Negare questa opportunità a prescindere, a mio avviso, in questa fase, sarebbe sbagliato, per cui le perplessità che avevo nel dettaglio rimangono ma le discuteremo quando andremo ad approfondire nel percorso i vari capitoli e i vari argomenti, in linea generale, nel contesto generale, ripeto, sono convinto e voterò a favore perché non dare questa opportunità ad una Regione virtuosa che ha i conti in regola e che può ridistribuire le risorse sul territorio, sarebbe un gravissimo errore, quindi annuncio che voterò favorevolmente questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaigia.

Marzia MALAIGIA. Grazie Presidente, noi della Lega siamo sempre stati contrari a politiche di accentramento per cui chiaramente accogliamo con un certo consenso questa proposta di atto amministrativo.
Siamo contrari a politiche che impoveriscono le Regioni di funzioni e di compiti ed anche di risorse. Già altre Regioni hanno intrapreso un percorso di autonomia, se non di federalismo comunque di autonomia, che ha senso soltanto se si dà corso all’articolo 116, comma tre, della Costituzione che parla di un regionalismo differenziato, in particolare riferito alle esigenze di ogni Regione che consentirebbe di avere ulteriori competenze sia dal punto di vista di un’autonomia legislativa che amministrativa per poter rispondere maggiormente alle esigenze di questo territorio.
Per questo motivo noi accogliamo positivamente questa proposta di atto amministrativo purché se ne definiscano bene i criteri, per questo noi seguiremo tutto l’iter che sarà lungo e mi auguro partecipato e riguarderà diversi settori, settori importanti, sia per la nostra economia che per il nostro tessuto sociale, quindi: l’internazionalizzazione, la tutela della salute, la sicurezza, la ricerca e il sostegno all’innovazione, l’istruzione, con l’auspicio che questo iter possa condurre la nostra Regione a riappropriarsi di risorse e competenze che sono state tolte dal Governo di maggioranza per cui il nostro appoggio sarà negativo, sempre per parafrasare l’astensione positiva. Questa affermazione ha colpito anche me, quindi, se il Consigliere Busilacchi si astiene positivamente, noi appoggeremo negativamente, seguiremo tutto l’iter e il percorso, staremo con i fari puntati e spero che il percorso sia ampiamente discusso e condiviso in ogni singola fase. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Sarà un intervento molto breve il mio. E’ stato detto molto, è stato approfondito molto per una proposta che, lo voglio dire dall’inizio, mi trova favorevole, il fatto di poter andare a trattare con lo Stato per avere maggiore autonomia è sicuramente qualcosa di positivo per quanto ci riguarda.
L’atto in sé non contiene specifiche sul dove vogliamo andare con questa autonomia, quindi ben venga l’ordine del giorno abbinato alla proposta che dice di tenere costantemente informata l’Assemblea legislativa regionale per il tramite delle Commissioni competenti.
Questo perché oggi si dà un’ampia o la più ampia fiducia che si possa dare a questo atto nell’interesse della Regione, ma vogliamo anche capire, almeno per quanto riguarda Fratelli d’Italia, che cosa si vorrà fare con questo tipo di autonomia. Riporto semplicemente quanto discusso nella Commissione sanità della quale faccio parto, proprio l’opportunità di indirizzare questa possibilità di autonomia per presentare e predisporre una riforma del sistema sanitario regionale diversa da quella portata avanti fino ad oggi, che possa essere maggiormente rispondente ai bisogni della nostra regione, che possa tenere effettivamente in considerazione quelle che sono le esigenze ad esempio dell’entroterra, che non venga spogliato dei servizi essenziali per la salute dei cittadini, che possa attraverso una maggiore autonomia applicarsi meglio a quelle che sono le nostre esigenze.
Quindi confermo un voto favorevole a questa proposta e ovviamente seguirò per capire i provvedimenti successivi. L’Assessore Cesetti lo ha detto bene durante la capigruppo, quello che si andrà a concordare tornerà necessariamente e volutamente all’attenzione dell’Aula e su quello si potranno prendere posizioni politiche a favore o contrarie rispetto alle decisioni attraverso le quali questa maggiore autonomia, nella speranza che ci venga ovviamente concessa, sarà realmente indirizzata secondo le nostre previsioni a vantaggio o meno dei cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Innanzitutto un ringraziamento sincero e convinto al Presidente della Commissione, nonché relatore di maggioranza, ed al relatore di minoranza, a tutti i Consiglieri, a tutte le Commissioni per lo sforzo fatto di approfondimento di questo tema, per aver ravvisato la consapevolezza che è un atto importante, per aver percorso la strada di una soluzione condivisa e quindi di un voto unanime intorno ad una proposta rilevante, che è soltanto il primo atto di un percorso lungo che però ci potrà condurre ad un obiettivo molto ambizioso.
L’atto è stato proposto dalla Giunta, su proposta e relazione del Presidente della Giunta regionale, non poteva essere diversamente, ed io su mandato del Presidente ho avuto modo di incontrare tutte le Commissioni in quest’Aula, la Conferenza dei capigruppo e quanto da me dichiarato in quelle circostanze può rassicurare anche il Consigliere Busilacchi e lo può indurre ad un voto favorevole che darebbe anche maggiore forza a questo atto importante, che sono certo lui non può non condividere totalmente.
L’ho detto in quell’occasione, come l’ho detto ai Capigruppo stamattina, come l’ho rappresentato alle forze sindacali, che ho incontrato e insieme abbiamo affrontato questo tema, come l’ho detto a Confindustria dalla quale adesso ho ricevuto una lettera che esprime fiducia nei nostri confronti, auspicando che prosegua questo confronto che sarà condiviso in itinere, non soltanto con questo Consiglio regionale, con le Commissioni. Non potrà essere diversamente, questo non è soltanto un atto dovuto ma è una necessità per noi, per dare maggiore forza a questo percorso, lo faremo anche con le organizzazioni sindacali, con Confindustria, con i rappresentati delle categorie e lo faremo insieme, lo faremo con gli enti locali il cui parere tra l’altro è obbligatorio, previsto dalla stessa Costituzione, dall’articolo 116, che già si sono espressi all’interno della Conferenza delle autonomie locali, lo faremo ancora di più.
C’è poi la garanzia di questo ordine del giorno il cui contenuto non solo da noi è condiviso, ma per certi versi è stato anticipato con quello che ci siamo detti più volte.
Quindi spero e auspico un voto unanime perché questo atto sarà per noi come istituzione non soltanto l’atto attraverso il quale conseguire quella maggiore autonomia o autonomia differenziata, ma attraverso questa interlocuzione, questa trattativa con il Governo, questo negoziato con il Governo che verrà e poi con lo stesso Parlamento, perché è stato ricordato, questa iniziativa regionale dovrà avere non solo la sintesi con il Governo, ma la votazione e l’approvazione delle Aule parlamentari a maggioranza assoluta, quindi è ovvio che ci sarà lì una necessaria interlocuzione ed è un percorso complesso, ma per certi versi entusiasmante.
Se mi consentite una brevissima citazione personale, ho vissuto la vicenda, per alcuni può essere discutibile, per me no, dell’istituzione dell’autonomia della Provincia di Fermo, l’ho fatto come parlamentare e mi sono confrontato in quelle Aule sul percorso dell’autonomia, l’ho fatto dopo, insieme al Vicepresidente Celani, lui dalla parte della Provincia di Ascoli Piceno io da quella di Fermo, dove ho percorso tutta questa fase.
E’ un percorso entusiasmante che va tra l’altro in una direzione ulteriore rispetto a quella dell’autonomia differenziata, perché questa sarà l’occasione per negoziare e ridiscutere con il Governo e con il Parlamento, credo, tutto il sistema delle autonomie perché noi auspichiamo di ottenere maggiore autonomia legislativa/amministrativa per poter gestire direttamente con risorse certe, materie fondamentali per la crescita del territorio, con l’obiettivo di massimizzare il grado di efficienza delle istituzioni locali e di superare quei vincoli burocratici che costituiscono un serio ostacolo all’efficacia dell’azione regionale.
La richiesta di maggiore autonomia è quindi anche per ridistribuirla ai poteri locali ai quali si chiederanno i corrispondenti doveri perché sono convinto che la richiesta di maggiore autonomia passa attraverso un riconoscimento pieno della Repubblica delle autonomie, così come viene riconosciuta dall’articolo 5 e dall’articolo 114 della Costituzione, che definisce la Repubblica come articolazione di Comuni, di Regioni, di Province, città metropolitane e Stato, con la stessa dignità costituzionale, sebbene con ruoli e funzioni diverse che si devono dispiegare tra di loro e tra di loro devono interagire verso quella Repubblica delle autonomie che è sancita dall’articolo 5. Quindi lo vogliamo fare con il percorso dell’articolo 116, ma lo vogliamo fare nel rispetto di tutti gli altri dettati della nostra Costituzione.
Un percorso questo che deve essere guadagnato e concordato con lo Stato, di questo ne siamo ben consapevoli, lo diceva il Presidente, bisogna avere i conti a posto e noi questi li possiamo vantare, li abbiamo, bisogna avere la consapevolezza del rispetto dell’unità giuridica ed economica della nazione e questa convinzione e questa consapevolezza noi l’abbiamo, vogliamo però che anche il Governo, anche il Parlamento facciano uno sforzo ulteriore rispetto a questi anni perché non ci potrà essere autonomia differenziata o maggiori autonomie per le Regioni se non c’è il rispetto delle autonomie che già ci sono.
Raccogliendo gli interventi che ci sono stati, brevemente, voglio dire che di pari passo a questo percorso, lo dissi in quest’Aula prima della fine dell’anno, ci deve essere il cammino che deve riportare ad una rivisitazione della legge Delrio, a prescindere dal giudizio che ci può essere su quella legge. C’è un fatto che è un fatto politico ed istituzionale, all’esito della consultazione popolare con il referendum si è bocciata quella legge, quel referendum popolare ha ristabilito che oggi le Province sono istituzioni della Repubblica italiana, che hanno, come dicevo, pari dignità costituzionale di tutte le altre articolazioni della Repubblica. Allora è necessario da subito, a meno che non si voglia proporre un’altra riforma costituzionale, ripristinare l’elezione diretta dei Presidenti di Provincia e degli organi della Provincia perché non è possibile che se ci sono diverse articolazioni della Repubblica, che hanno la stessa dignità costituzionale, e che un’istituzione elegga gli organi di un’altra. Questo non è accettabile, è una questione elementare sotto il profilo costituzionale, ma soprattutto deve essere ristabilita la cosiddetta autonomia finanziaria delle Province, che è autonomia di entrata e di spesa, ce lo dice l’articolo 119 della Costituzione, per questo anche la richiesta di maggiore autonomia, per avere maggiori risorse.
Su questo che cosa voglio evidenziare? Noi abbiamo attuato la riforma delle Province ed in questa Regione l’abbiamo attuata con mille difficoltà, l’abbiamo attuata completamente e bene, perché non sono 500 i dipendenti, ma sono 533 più 350 (quelli dei Centri per l’impiego) più 6/9 dirigenti, quindi siamo a 890, se ci mettiamo la riallocazione del personale della polizia provinciale, di cui noi ci siamo fatti carico sui territori, arriviamo quasi a 900/1000 unità che abbiamo riorganizzato per garantire i servizi ai cittadini su tutto il territorio regionale e noi ci siamo dovuti far carico finanziariamente di questo percorso, perché mentre ci sono state trasferite le funzioni, non ci sono state trasferite le risorse necessarie per esercitare quelle funzioni, e non lo dice l’Assessore Cesetti questo, lo dice addirittura una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 205, che decidendo su una questione posta dalla Regione Piemonte lamenta appunto la “illegittimità” di alcune disposizioni della legge 190 che non trasferiva le risorse in capo alle Province.
Quindi anche questo c’è, si può fare, secondo me si deve fare, ovvio dovremmo aspettare il prossimo Parlamento perché ormai questo ha esaurito la sua funzione propulsiva, se mai ce l’abbia avuta, credo che non ce l’abbia mai avuta, però aspettando il prossimo Parlamento noi ad esempio potremmo avanzare, se siamo d’accordo, l’ho preannunciato nella riunione di maggioranza, incontrando i capigruppo, i segretari nel mio Assessorato ed anche con le forze sociali e sindacali, una proposta legislativa alle Camere, e lo possiamo fare ex articolo 121 della Costituzione, per ripristinare tutto questo.
Abbiamo per farlo i conti a posto e le carte in regola, noi possiamo ben sederci al tavolo del negoziato perché credo che abbiamo dimostrato come Regione di saper bene spendere l’autonomia di cui disponiamo. L’abbiamo fatto nel gestire la partita delle Province, l’abbiamo fatto conseguendo l’obiettivo di quella Regione leggera che oggi possiamo vantare - sempre per riprendere quello che diceva il Consigliere Marconi su cui non è d’accordo - in questa Regione era stato fatto anche da chi era prima di noi, come la diminuzione dei Consiglieri regionali, degli Assessori, la riduzione dell’apparato regionale e delle sue agenzie, la riduzione e il contenimento delle società partecipate, l’attuata riforma delle Province, le molte unioni e fusioni di Comuni che abbiamo favorito, l’abbattimento dei costi di funzionamento, l’abbattimento dei costi della politica, il riorientamento delle risorse verso le spese di investimento, pensiamo all’avanzo in sanità destinato prevalentemente alle spese di investimento, che pure abbiamo ottenuto essendo una Regione virtuosa e quel negoziato su quel punto ha portato ad una modifica legislativa del d.l. 50.
Oggi questo noi lo possiamo fare e lo dobbiamo fare anche con un’altra consapevolezza, la consapevolezza che oggi la nostra Regione e questo è un punto a cui tento, ma credo un po’ tutte le Regioni, da istituzione preposta alla programmazione si è ritrovata all’esito del riordino delle funzioni delle Province, ricordo i quasi 1.000 dipendenti che abbiamo trasferito e che sono preposti a funzioni operative per la maggior parte, e all’esito della tragedia immane del terremoto, sempre di più un ente di gestione e credo che questa sia una consapevolezza che noi dobbiamo assumere su di noi, come Giunta l’abbiamo fatto, perché abbiamo cercato e cerchiamo di indirizzare questa Regione in quella direzione, verso compiti che non sapeva fare perché non era preparata a farli.
Noi abbiamo cercato di indurla in questa direzione. Anche la riorganizzazione della macchina amministrativa che abbiamo operato è andata e va in questa direzione. Sarà più necessaria questa attività nella fase della ricostruzione che, come ho detto più volte, non riguarda soltanto la ricostruzione degli immobili, delle infrastrutture pubbliche e private, ma è soprattutto ricostruzione morale, sociale ed economica.
Il patto dello sviluppo, di cui si parlava prima che è stato presentato e che verrà presentato all’attenzione del Consiglio regionale i primi di giugno ne è la dimostrazione, una Regione che si è fatta carico di essere ente di programmazione, questo grande progetto, ma che ha in sé la consapevolezza che tutto questo poi dovrà attuarlo. Quindi una regione che dovrà guidare e sostenere le nostre comunità sociali, politiche ed istituzionali attraverso la redistribuzione dei poteri, di cui parlavo prima, perché attraverso questo passa la ricostruzione del senso di comunità nella nostra regione.
Abbiamo l’opportunità di farlo, abbiamo dinnanzi a noi ancora due anni, io immagino che tra qualche mese avremo un nuovo Parlamento, credo che un anno e mezzo, anche un anno, potranno essere sufficienti per avviare questo percorso e soprattutto condurlo verso obiettivi migliori che ci consentano una Regione che possa incidere ancora di più per il bene della nostra comunità

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Prima di votare l’atto, c’è la proposta di ordine del giorno a firma della I Commissione.
Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Una brevissima dichiarazione di voto sull’ordine del giorno che avrà il mio voto positivo perché va esattamente nel senso di favorire questo percorso partecipato, di recuperare questa fase di concertazione, quindi bene l’ordine del giorno.
Sono felice che i Consiglieri della minoranza ascoltino le mie singole parole il che significa che ascoltano ed è evidente che quando ci sono delle astensioni, le astensioni si motivano.
La mia astensione è un’apertura di credito nei confronti della Giunta perché vedo la volontà di recuperare questo ritardo che è stato denunciato dal Crel, però Assessore quell’aspetto sulla regionalizzazione del fondo di finanziamento ordinario è una cosa molto specifica, non è un principio, è un macigno nel senso che si chiede la regionalizzazione del fondo con un atto specifico, non è una cosa di indirizzo, secondo me non è negoziabile, su questo sono contrario e se questa cosa rimane, la mia astensione rimane, se riuscissimo a toglierla il mio voto diventerebbe positivo.
Su questa cosa sono contrarie le Università, tra l’altro ricordo che porterebbe, se altre Regioni non lo fanno, allo spostamento verso la periferia del nostro sistema universitario perché noi potremmo fare anche delle scelte completamente in controtendenza a quello che è la scelta di indirizzo dell’istruzione universitaria nazionale legata ai principi di innovazione, alla competizione che c’è a livello nazionale, quindi su questo sono proprio contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Ribadisco al Consigliere Busilacchi quanto detto nella Conferenza dei capigruppo, è quello un elemento negoziale, fa parte del negoziato, è talmente ampio e vorrei dire al Consigliere Busilacchi che terremo conto delle sue preoccupazioni nel corso del negoziato, ne terremo conto insieme perché ho già detto che torneremo qua, ci mancherebbe altro, in modo puntuale e preciso.
Credo che quella preoccupazione all’esito potrà trovare soddisfazione, però oggi deve restare come elemento negoziale perché ci dà maggiore forza, anche nei confronti dei soggetti direttamente interessati.
Come Assessore preposto mi impegno a tenerne conto, ne terremo conto insieme, ma oggi resta perché diventa un elemento negoziale che ci dà forza, l’ho già detto ai Capigruppo, lo dico in quest’Aula e credo che la mia parola possa avere una qualche credibilità sul punto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Naturalmente questo ordine del giorno è la garanzia per tutte le perplessità, comprese le nostre, che sono state espresse.
Devo dare atto alla convinzione ed alla sensibilità democratica del nostro Presidente che ha accolto le osservazioni che sono state fatte in Commissione ed ha firmato questo ordine del giorno, lo dico a tutti i colleghi, che è la garanzia di poter intervenire con proposte e idee su tutte le cose che ci hanno lasciato perplessi in questo atto.
Questa è la garanzia che aspettavamo per gli step successivi e quindi annuncio a nome del mio gruppo il voto favorevole a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Proposta di ordine del giorno. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 47. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 198
ad iniziativa del Consigliere Marconi
“Modifiche alla legge regionale 12 marzo 2018, n. 3 ‘Istituzione del servizio civile volontario degli anziani’”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 198 del Consigliere Marconi.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Nel mio precedente intervento ho dimenticato un altro Presidente di Provincia qui presente che è il Consigliere Giancarli.
Tornando a questa proposta di legge è una modifica molto semplice che abbiamo verificato, lo possiamo dire senza problemi, con la stessa Segretaria generale del Consiglio, la dott.ssa Zampa direttamente con i funzionari del Governo preposti allo scopo, che hanno dato questo tipo di indicazione e invece delle parole “vigilanza, controllo, sorveglianza” e viene sostituita la frase relativa alle attività con la seguente: “attività di assistenza agli studenti presso le mense, le biblioteche scolastiche, gli scuolabus, gli edifici scolastici durante il movimento degli stessi” e in un altro punto viene sostituita e inserita la seguente frase: “animazione, gestione e supporto alle attività che si svolgono durante le mostre”, abbiamo voluto fare un’operazione più lessicale che sostanziale perché alla fine l’obiettivo che dovevamo raggiungere è questo, ma questo è quello che veniva chiesto.
Con ciò evitiamo l’interlocutoria e i conseguenti eventuali ricorsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Su questa proposta di legge noi non siamo perfettamente d’accordo con quanto il relatore di maggioranza il Consigliere Marconi ha esposto perché ci sembra che ci siano delle zone d’ombra, cito soltanto un esempio, le attività di assistenza agli studenti presso le mense, è una dicitura ampia e bisognerebbe capire se queste persone sostituiscono il personale di qualifica o i dipendenti.
Questa è la carenza che riscontriamo in questa legge, fra l’altro c’erano anche delle osservazioni fatte dal Crel che mi sembra manifestasse queste perplessità.
Pertanto noi ci asterremo da questa votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Personalmente ritengo che una legge per normare l’attività di volontariato degli anziani sia uno strumento ridondante ed eccessivo per cui ci asterremo dal votarla. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Voci fuori microfono)
Scusate, ripetiamo.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Proposta di legge n. 198. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Interrogazione n. 596
ad iniziativa della Consigliera Marcozzi
“Rete viaria Monti-Mare”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 596 della Consigliera Marcozzi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. La Regione Marche ha proposto al Ministero dell'Infrastrutture e dei Trasporti di finanziare con i Fondi di sviluppo e coesione viabilità di adduzione al nuovo ospedale di Fermo per un importo di 11.000.000 di euro.
Tale richiesta è stata accolta ed inserita nella Delibera Cipe 98/2017 che allo stato attuale è al visto della Corte dei Conti.
L'intervento proposto consiste nella realizzazione della viabilità di collegamento al nuovo ospedale di Fermo.
Si collegherà quindi il nuovo ospedale, previsto in località Campiglione, con la viabilità principale e verranno realizzati alcuni interventi puntuali di manutenzione straordinaria per migliorare la scorrevolezza stradale e ridurre la pericolosità in alcuni tratti della cosiddetta Mare-Monti che collega il capoluogo con i territori montani.
Non appena la Delibera Cipe 98/2017 sarà pubblicata la Regione Marche potrà attuare l'intervento attraverso un'apposita convenzione con altri soggetti pubblici sub regionali così come previsto nella delibera.
Pertanto con la stipula di tale convenzione si regolamenterà l'attuazione dell'intervento, si stabiliranno le competenze e le priorità infrastrutturali.
Infine si precisa che la Regione Marche ha avviato una serie di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria su tutta la regione per ripristinare e potenziare la rete viaria regionale di collegamento tra costa ed entroterra.
La Regione Marche ha destinato già circa 18 milioni di euro per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per le strade di interesse regionale.
Inoltre si rappresenta che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 98 del 28 aprile DPCM ‘Revisione delle reti di interesse nazionale e regionali’ che ha recepito anche la proposta che era stata avanzata dalla Regione Marche inerente la riclassificazione delle ex strade statali e che ricomprende anche la ex SS 210 Fermana Faleriense.
Il trasferimento ad Anas riguarda circa 540 chilometri di strade che garantiscono l'interconnessione con la rete nazionale principale garantendo nel contempo un collegamento con le aree della fascia appenninica ivi incluse quelle interessate dagli eventi sismici.
Ciò renderà possibile una più razionale gestione della rete, incrementando l'efficienza della manutenzione e dell'esercizio delle infrastrutture. Infatti, Anas sarà in grado di attuare interventi più omogenei in tutto il Paese, con evidenti vantaggi per la viabilità sia in termini di standard di sicurezza sia di accessibilità alle aree interne.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Avevo fatto una domanda precisa: quali sono i tempi e le modalità nel realizzare il primo tratto montano della Mare-Monti o Monti-Mare? Qui si dice che gli 11 milioni di euro servono a finanziare la viabilità di adduzione al nuovo ospedale di Fermo, ma qual è l’importo per la Mare Monti?
La viabilità di adduzione si aggirerà all’incirca intorno al milione di euro, parlandone anche con il Sindaco, sugli altri 10 milioni c’è un impegno per il tratto Mare-Monti? Questo volevamo sapere, altrimenti questa è una risposta un po’ fumosa, 11 milioni di euro per la viabilità di adduzione al nuovo ospedale, in realtà noi volevamo sapere la cifra del tratto di strada Mare-Monti. Questa è la domanda precisa che avevo fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. E’ evidente che 11 milioni di euro soltanto per l’adduzione …, diciamo che noi abbiamo inteso l’adduzione dalle aree interne, parlo per esempio di Amandola, Servigliano, ovviamente dalle aree più lontane, non certo l’adduzione dalla viabilità provinciale o dell’Anas. E' chiaro questo? 11 milioni sono sufficienti per un intervento piuttosto consistente che verrà fatto di concerto con la Provincia e gli enti territoriali.
La delibera CIPE come abbiamo detto, è di dicembre 2017 e finché non viene bollinata noi per correttezza non diciamo e non facciamo delle riunioni, non appena sarà bollinata, e pensiamo di ottenere la bollinatura in tempi molto brevi, penso un mese, quindi tra un mese, stabiliremo in maniera più corretta i tracciati.
Le spiego bene, noi parliamo di viabilità di adduzione agli ospedali, ma è evidente che non viene dalla costa, è così, questa mia dichiarazione rimarrà tracciata, è l’adduzione delle aree interne.

Interrogazione n. 598
ad iniziativa del Consigliere Giorgini
“Contributo straordinario al Comune di Tolentino per l’acquisto di edifici abitativi a seguito dell’emergenza sisma 2016/2017”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 598 del Consigliere Giorgini.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. In merito al punto 1: “se a monte della decisione la Giunta regionale ha effettuato una ricognizione per verificare l'esistenza di situazioni simili in altri Comuni colpiti dal sisma evitando trattamenti di parte e quali siano i motivi straordinari per cui la Giunta regionale ha deciso di procedere solo a Tolentino con un acquisto ben preciso al di fuori delle procedure pubbliche già avviate”, si precisa quanto segue.
II Comune di Tolentino è uno dei centri abitati più grandi del cratere colpito dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016, sia con riferimento ai danni al patrimonio immobiliare (pubblico e privato), sia con riguardo al numero delle persone coinvolte. Il conseguente elevato numero di sfollati ha già comportato la necessità di realizzare nel territorio comunale circa 230 moduli abitativi provvisori. Attualmente vi sono ancora moltissime persone ospitate in strutture ricettive che sono in attesa delle c.d. 'soluzioni abitative in emergenza (SAE).
Con nota del giugno 2017 il Sindaco del Comune di Tolentino ha chiesto alla Regione la concessione di un contributo di 6.000.000 di euro per l'acquisto di immobili da destinare all'edilizia residenziale pubblica, con assegnazione temporanea degli alloggi a favore delle famiglie terremotate in attesa di sistemazione. Tale soluzione consente la sistemazione di n. 46 famiglie senza dover procedere all'individuazione di ulteriori aree per la realizzazione delle SAE e relative opere di urbanizzazione.
L'intervento proposto dal Comune di Tolentino è pertanto coerente con l'obiettivo di politica urbanistica regionale di non consumare nuovo suolo extraurbano, e garantisce una idonea sistemazione alle persone sfollate che possono ritornare nella propria città in tempi ragionevolmente brevi.
Non risultano presentate analoghe richieste da parte di altri comuni del cratere che invece hanno fatto richiesta di SAE.
Punto 2: “se nel ritenere corretta la procedura, e nell'interesse dei cittadini marchigiani, quali sono i motivi straordinari per cui la Giunta regionale ha proposto di finanziare l'acquisto di un capannone prefabbricato, da destinare ad alloggi, a Tolentino con un contributo straordinario posto sulle spalle dei marchigiani pur essendoci fondi statali a disposizione e procedure pubbliche in corso”.
La richiesta del Comune di Tolentino è stata favorevolmente accolta dall'Assemblea legislativa nell'ambito della legge regionale di stabilità 2018 (legge regionale 39/2017). Trattasi pertanto di scelta di natura politica, per le cui motivazioni (da intendere in senso atecnico dal momento che la legge, per sua natura, non ha come elemento essenziale la motivazione, così come invece il provvedimento amministrativo) si rimanda la precedente punto.
Punto 3: “se intende attivarsi per bloccare questa procedura a carico dei cittadini marchigiani, ben 6 milioni di euro, rinunciando a questo intervento o ponendolo a carico delle risorse statali”.
Le procedure amministrative sono in fase avanzata di realizzazione da parte di Erap Marche, che svolge le funzioni di stazione appaltante.
Si ribadisce inoltre che l'obiettivo principale di questi ultimi due anni di governo regionale è stato quello della ricostruzione post sisma, con la massima attenzione alle famiglie residenti nei territori coinvolti.
Punto 4: “se la Giunta regionale sapeva che dei 57 alloggi previsti se ne realizzano solo 46, qual è lo stato delle procedure e quando gli appartamenti verranno consegnati alle famiglie sfollate”.
Gli alloggi previsti sono sempre stati 46, sin dallo studio di fattibilità preliminare.
Sono state completate tutte e tre le fasi progettuali: studio di fattibilità tecnica, progetto definitivo e progetto esecutivo. Le prime due fasi sono state già approvate con delibere della Giunta comunale, la terza è in fase di validazione. I tempi contrattuali previsti per l'esecuzione dei lavori sono 12 mesi.
Punto 5: “se risulta vero che l'Erap Marche abbia incaricato lo stesso tecnico professionista che risulterebbe già affidatario da parte della ditta privata della parte realizzativa del capannone prefabbricato in questione e della parte progettuale relativa alla presentazione dell'offerta”.
Lo studio di fattibilità” tecnica è stato volutamente affidato al progettista dell'intervento originario proprio perché a conoscenza di ogni aspetto tecnico ed urbanistico relativamente al progetto. Avendo conoscenza di tutti gli elementi tecnici e disponendo già di gran parte degli elaborati preesistenti ha potuto svolgere l'incarico affidato in tempi molto celeri ed ha consentito ad Erap Marche di poter utilizzare gli elaborati tecnici originari. L'incarico rientra peraltro tra quelli previsti dall'articolo 36 del D. Lgs. n. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici).
Punto 6: “se risulta vero che l'offerta originaria presentata al Comune di Tolentino sia stata fatta da una ditta diversa da quella proprietaria del capannone prefabbricato la quale risulterebbe aver fatto giungere una proposta di vendita al Comune stesso solo dopo l'approvazione della variante al bilancio da parte del Consiglio Regionale (legge regionale 24/2017)”.
Non si è a conoscenza di questioni e/o trattative condotte dal Comune di Tolentino in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giorgini.

Peppino GIORGINI. Grazie Presidente. La ringrazio Assessore di questa risposta, ma purtroppo la situazione è questa, lei ha letto: “scelte di natura politica”, questo può avere significato in altre cose non sull’acquisto di un capannone industriale che era in vendita dai tempi del cretaceo.
Lei sa che quando parlo vado a vedere di che cosa parlo, quel fabbricato era invenduto da tantissimo tempo. Adesso spiego perché non sono d’accordo.
Chiaramente ho dovuto fare l’interrogazione sapendo già quello che mi rispondevate, non potevate fare altrimenti, però la situazione è questa, e andiamo al Comune di Tolentino.
Premesso che voi avete tolto 6 milioni di euro a un bilancio regionale, che è in apnea, per darlo a un Comune che ha acquistato un capannone in una zona, dove occorre magari bonificare tutto perché è in mezzo alla campagna, per farci degli alloggi per i terremotati.
Il principio può essere pure buono, ma andiamo a leggere la lettera che il Sindaco di Tolentino scrive al Prof. Luca Ceriscioli e all’Erap Marche, noi vediamo che, caro Assessore per queste cose noi siamo tutti grandi e vaccinati, non siamo stupidi.
Il Comune di Tolentino fa ben due bandi per acquistare abitazioni già pronte e questo rudere che quando sarà finito, ho visto i progetti esecutivi, sarà tipo una caserma militare, non sono appartamenti per case popolari, è un capannone fatto a caserma dove ci sono pochissime finestre. Il Comune di Tolentino cosa fa? Fa due bandi di acquisto, uno il 26 maggio 2017, uno il 12 giugno 2017 dove ottiene la disponibilità di vendita di 30 appartamenti da una ditta, 24 da un'altra e 5 da un'altra ancora, quindi 59 appartamenti. Ha la facoltà di acquistarli non dico tutti e ne ha acquistati 23 con i soldi pubblici, questo sta già a decreto, più 10 di proprietà del Comune di Tolentino.
Su 69 appartamenti disponibili, io non riesco a capire, è incomprensibile questo fatto, come è possibile dare 6 milioni di euro dal bilancio della Regione Marche al Comune di Tolentino quando poteva acquistare questi appartamenti che erano disponibili e sarebbero finiti prima di quando lo sarà questa caserma.
Per cui la domanda che mi sono fatto e sulla quale ho fatto l’interrogazione è per capire il motivo. Noi potevamo acquistare e dare, come dice lei, agli sfollati di Tolentino degli appartamenti che erano disponibili.
Lei ben sa che dopo il decreto di acquisto ci sono 90 giorni di tempo per finirli, però l’Erap Marche non fa ancora l’acquisto perché? Perché sta aspettando che si finiscano le operazioni.
Questo perché non è stato fatto con i soldi del sisma? Della protezione civile? Finirlo non sarebbe rientrato nei tempi tecnici per cui poteva essere finanziato con i soldi del sisma, allora dico che questo è un vostro gravissimo errore.
Capisco che voi fate politica da tanto tempo, dovete accontentare un vostro Sindaco, questo riesco anche a capirlo politicamente, caro Assessore, …

(interrompe l'Assessore Sciapichetti)

Peppino GIORGINI. Questo sindaco è di un'altra parrocchia! Va bene, pazienza, comunque per accontentare questo Sindaco si potevano prendere i soldi pubblici come per tutti gli altri 962 appartamenti per un importo di 124 milioni, si potevano prendere quei soldi lì, non capisco per quale motivo abbiamo dato dei soldi quando stiamo aspettando ancora che quei 2 milioni vengano messi in atto.
Tra l’altro l’Assessore Casini aveva detto che ci sono delle difficoltà per spendere dei fondi, testuali parole. Quando ho fatto l’interrogazione sui buoni casa ha detto che c’erano delle difficoltà, testualmente ha detto: “E' cambiato il mondo”, quindi non è stato possibile spendere quei soldi ed invece i 6 milioni di euro si sono dati in un batter d’occhio.
Credo che questa situazione debba essere rivalutata perché su 59 appartamenti offerti al Comune di Tolentino ne è stato scelto uno che proprio non c’entrava niente, non c’entra niente né con l’Erap, né con la Regione Marche, né con le abitazioni da dare ai terremotati.
Penso che questo sia un errore pazzesco della Giunta, e quindi del Presidente e dell’Assessore, perché questi 6 milioni potevano far comodo indirizzarli in altri canali.

Interrogazione n. 599
ad iniziativa del Consigliere Rapa
“Richiesta pagamento arretrati infermieri Area Vasta 5”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 599 del Consigliere Rapa.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Punto 1. Il contenzioso di che trattasi è inquadrato all'interno di un cosiddetto contenzioso seriale a livello regionale e nazionale e coinvolge più aree vaste all'interno dell'Asur; in particolare oltre all'Area vasta n. 5 di Ascoli Piceno interessa anche il personale delle Aree vaste n. 4 di Fermo e n. 3 di Macerata.
A fronte della sentenza che ha visto soccombente l'Area vasta 5, sono intervenute sentenze del Tribunale di Fermo e nell'anno 2018 dello stesso Tribunale di Ascoli Piceno, che risultano favorevoli all'Amministrazione.
Considerato che la giurisprudenza in materia non è uniforme, l'Azienda ha ritenuto di proporre ricorso avanti alla Suprema Corte di Cassazione. La sentenza dunque, seppure provvisoriamente esecutiva, non è ancora passata in giudicato.
Al fine di evitare l'instaurazione di singoli giudizi diretti alla quantificazione delle differenze retributive e di valutare un'ipotesi di definizione transattiva, l'Azienda sta svolgendo una complessa attività di verifica delle posizioni dei singoli ricorrenti.
Con nota prot. n. 571423 del 24 maggio 2018 la P.F. Risorse umane e formazione ha invitato l'Azienda a comunicare i tempi di conclusione del procedimento di quantificazione delle somme da erogare.
Punto 2. Il CCNL del Comparto sanità triennio 2016-2018, sottoscritto in data 21 maggio 2018, all'articolo 27 ha introdotto la nuova disciplina in materia di orario di lavoro ed ha previsto disposizioni specifiche correlate al tempo di vestizione e svestizione del personale del ruolo sanitario e degli OSS, che prevedono il riconoscimento ai dipendenti fino a 10 o 15 minuti complessivi per tali attività a seconda delle unità operative, purché risultanti da timbrature effettuate e fatti salvi gli accordi di miglior favore in essere.
Ad ogni buon conto, considerata l'intervenuta normativa e tenuto conto del rilievo regionale del contenzioso, verranno avviati interventi per rendere omogenei i comportamenti degli enti del sistema sanitario regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rapa.

Boris RAPA. Ringrazio l’Assessore Casini per la risposta e considerata anche la complessità dell’argomento, anche in materia giuridica, mi riservo di approfondirla per capire alcune tematiche, tenuto conto dell’importanza della questione che vede coinvolti diversi lavoratori. Chiaramente auspico una soluzione positiva. Grazie.

Interrogazione n. 601
ad iniziativa del Consigliere Biancani
“Mancata attuazione delle previsioni di cui all’articolo 7 (Strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale) della legge regionale n. 25/2014”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 601 del Consigliere Biancani.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Con riferimento all'interrogazione di cui in oggetto, si informa che con la legge regionale n. 29 del 18 ottobre 2017, articolo 5, sono state stanziate a favore dell'Asur Marche per l'anno 2017 risorse pari ad 800.000 euro destinate alla realizzazione delle strutture dedicate a persone con disturbi dello spettro autistico di cui all'articolo 7 della legge regionale 25/2014.
A seguito di accordi presi con i Dirigenti dell'Asur Marche, la Giunta regionale, in ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 7 della legge regionale n. 25/2014, ha approvato in data 18 dicembre 2017 la deliberazione n. 1564 con la quale viene dato l'incarico alla suddetta Azienda di avviare la procedura per l'attivazione di n. 2 strutture dedicate a persone con disturbi dello spettro autistico.
Tali strutture devono essere attivate nel rispetto della legge regionale 21/2016 e conseguenti Regolamenti attuativi applicabili ed in particolare devono:
a) garantire sostegno alle famiglie attraverso lo svolgimento di attività psico-educative, di socializzazione ed integrazione con il territorio, oltre che attività ricreative e sportive;
b) prevedere una dotazione organica, idonea a garantire i livelli di assistenza, composta da figure professionali qualificate e con comprovata formazione nell'ambito dei disturbi dello spettro autistico;
c) avvalersi della collaborazione con le Unità Multidisciplinari dell'Età Evolutiva - UMEE e con le Unità Multidisciplinari dell'Età Adulta - UMEA per la definizione e monitoraggio dei bisogni di assistenza delle varie età;
d) avvalersi della consulenza e supervisione del Centro regionale autismo per l'età evolutiva e del Centro regionale autismo per l'età adulta, in rapporto all'età della persona ospite dei centri medesimi.
Al fine di assicurare un servizio omogeneo su tutto il territorio regionale le due strutture in questione devono essere, inoltre, collocate una al nord (Area vasta 1 o Area vasta 2) e l'altra al sud (Area vasta 3 o Area vasta 4 o Area Vasta 5) della regione, in quanto al centro è stata già realizzata una struttura analoga con sede a Jesi di prossima apertura secondo il Progetto “L'Autismo nelle Marche - verso un progetto di vita” di cui alla delibera di Giunta regionale n. 1891/2002.
In considerazione della necessità di reperire ulteriori provviste finanziarie, l'Asur Marche è tenuta a verificare prioritariamente l'attivazione di una procedura di concessione finalizzata alla costruzione/ristrutturazione e contestuale gestione delle singole strutture.
Conseguentemente alla deliberazione si è provveduto con decreto del Dirigente del Servizio politiche sociali e sport n. 220 del 29 dicembre 2017 ad impegnare e liquidare le risorse pari ad 800.000 euro a favore dell'Asur Marche.
Si fa presente che spetta all'Asur Marche provvedere ora all'attivazione della procedura in questione ai sensi della deliberazione n. 1564/2018.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Grazie Assessore per la risposta. Volevo stimolare con questa mia interrogazione l’Asur ad accelerare perché parliamo di una questione molto importante e delicata.
La Regione Marche ha approvato e stanziato queste risorse, ritengo che l’Asur debba accelerare per queste risorse che sono oggi disponibili, deve quanto prima far uscire queste selezioni, attivare la procedura perché le famiglie hanno questa esigenza, ritengo quindi che sia importante accelerare.
La ringrazio per la sua risposta.

Interrogazione n. 602
ad iniziativa del Consigliere Zaffiri
“Comune Arquata del Tronto. Inserimento tra i beneficiari del contributo russo”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 602 del Consigliere Zaffiri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. La risposta in questo caso è brevissima.
Devo dire che non esiste traccia da nessuna parte, in nessun ufficio della Regione di questa cosa che lei chiede: un contributo al Comune di Arquata del Tronto da parte del Console russo.
In Regione non è pervenuta nessuna comunicazione, non c’è in nessun ufficio qualcuno che sappia dare una risposta in merito semplicemente perché nessuno della Regione ne è a conoscenza, quindi l’informazione può averla non sul fatto se la Regione è intervenuta o meno, in quanto non è assolutamente intervenuta dato che non sapeva neanche dell’esistenza del contributo russo.
Se vuole sapere qualcosa in più forse il Console russo potrebbe darle qualche informazione oppure, fuori dalla risposta ufficiale, visti i buoni uffici tra Salvini e Putin, potrebbe chiedere a Salvini se sa dare qualche risposta in merito.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Assessore, capisco lei, capisco tutto, ma se si risponde che non c’è stata nessuna richiesta è allucinante! Adesso le porterò le richieste, probabilmente questa cosa vi è sfuggita ed allora è un altro ragionamento, però se vi è sfuggita o non l’avete presa in considerazione, perché potreste avere fatto pure queste cose, non è la prima volta che le fate. Siccome era inserita sull’intervento fatto dalla Russia anche Arquata del Tronto, noi immaginavamo che la risposta fosse in questo senso. C’era anche il Comune di Arquata del Tronto tra i beneficiari dei finanziamenti che la Russia ha dato.
Non ci stupisce più niente da parte dell’esecutivo, credo che anche questo sia un ulteriore elemento per capire come effettivamente questo esecutivo viaggia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Il Comune di Arquata del Tronto ne può essere a conoscenza, ma ha bypassato completamente la Regione, che su questa pratica non è intervenuta semplicemente perché non ne era a conoscenza, può darsi che se chiede al Comune d’Arquata del Tronto qualcosa possa risultare.

Interrogazione n. 606
ad iniziativa del Consigliere Busilacchi
“Stato di attuazione della legge 194/78 e degli impegni assunti con la mozione 293/17 sul funzionamento del Servizio sanitario relativo all’interruzione volontaria di gravidanza”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 606 del Consigliere Busilacchi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. 1. L'interruzione volontaria di gravidanza è garantita su tutto il territorio Asur con le modalità ed i tempi previsti dalla normativa vigente in materia.
Inoltre, al fine di assicurare tale attività, l'Asur, con determina del Direttore generale n. 510/2016, in applicazione alla delibera di Giunta regionale 604/2016, dava avvio il 30 agosto 2016 alla sperimentazione di un nuovo modello assistenziale per le interruzioni con metodica farmacologica in regime di day hospital, in Area Vasta 2 e precisamente nel Distretto di Senigallia.
Considerati i buoni risultati ottenuti attraverso il monitoraggio di indicatori specifici, l'Asur proseguiva, in ottemperanza alla delibera di Giunta regionale 925 del 31 luglio 2017, ad estendere (nota Direttore Sanitario Asur prot. 34214 del 1 dicembre 2017) questo modello assistenziale in altre due Aree Vaste e precisamente in Area vasta 1 (Distretto di Urbino) la cui fase sperimentale è iniziata il 20 marzo 2018 ed in Area Vasta 5 (Distretto di San Benedetto) avviata il 1 aprile 2018.
Le risultanze del monitoraggio di tale periodo previsto per il 30 settembre 2018, come da delibera di Giunta regionale 925/17, saranno trasmessi alla Direzione sanitaria Asur ed al Comitato percorso nascita regionale.
Successivamente si procederà alla graduale messa a regime del nuovo modello assistenziale anche nelle restanti Aree vaste.
La Giunta regionale vigila sull'entità e la distribuzione presso le strutture sanitarie pubbliche regionali dei ginecologi non obiettori di coscienza per garantire che il servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) venga garantito in modo uniforme su tutto il territorio, Tavolo tecnico piena applicazione legge 194/78 (IVG ed OdC), coordinato dal Ministero della salute, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e Istat.
Il consultorio familiare si conferma importante strumento all'interno del distretto sanitario di base ed utile ad attuare gli interventi previsti.
E' da sottolineare, come in particolare il percorso "IVG farmacologico", nasce proprio dai consultori familiari che risultano potenziati nella loro attività, si conclude sempre in tale sede, continuando tuttavia ad esercitare il suo ruolo centrale ovvero di tutela della maternità attraverso l'informazione, l'ascolto ed il sostegno alla donna.
Gli indicatori di esito del Distretto di Senigallia evidenziano come, su 110 IVG eseguite dal 30 agosto 2017 al 30 aprile 2018, l'adesione alla scelta contraccettiva post IVG sia stata dell'82%.
Infine, si anticipano, nonostante siano passati solo circa 55 giorni dall'avvio della fase sperimentale in Area vasta 1 ed in Area vasta 5, alcuni dati relativi al volume delle IVG farmacologiche effettuate in tali sedi che sono state rispettivamente di 6 e 3 tutte con esito positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Ringrazio l’Assessore Casini per aver aggiornato i dati rispetto al dibattito che abbiamo fatto alcuni mesi fa in Aula su questo punto. Non riprendo quel dibattito anche se proprio in questi giorni è l’anniversario dei 40 anni della 194, tra l'altro so che ci sono molte iniziative sul territorio, faremo il dibattito in quelle sedi.
Solamente una battuta però per dire che le sentenze sia della Cassazione 2013 che della Corte Costituzionale hanno ricordato che il diritto della salute della donna è gerarchicamente superiore a tutti gli altri diritti, compreso quello dei diritti degli obiettori previsti dalla 194.
Perché questa cosa ci interessa e perché questa interrogazione è stata fatta a seguito della mozione che è stata approvata dall’Aula ad ottobre? Perché quando i diritti dei singoli obiettori si sommano, diventano un problema dell’organizzazione del servizio sanitario regionale.
Purtroppo, come ha giustamente ricordato l’Assessore che tra l’altro ringrazio perché sostituisce il servizio, è vero che viene erogato in tutte le aree vaste, però con delle diversità e soprattutto il problema qual è? E' che ci sono alcuni ospedali dove in questo momento ci sono zero medici non obiettori e ci sono alcune realtà dove c’è un medico non obiettore, quindi oltre al problema del servizio alla donna, la questione è che queste persone che hanno fatto una scelta si caricano di tutto il lavoro ed hanno problemi di stress, per cui oggi abbiamo statisticamente nelle Marche, ma in tutto Italia, il 70% di obiezioni di coscienza sia perché alcune persone la scelgono come obiezione di coscienza etica, sia perché qualcuno non ce la fa più.
La mozione che noi abbiamo approvato, quindi è un indirizzo dell’Aula, ricordava che si poteva valutare quello che ha fatto il Presidente Zingaretti nella Regione Lazio, cioè prevedere la possibilità di fare dei concorsi per svolgere questa funzione.
Credo che sia importante perché i dati ci dicono che purtroppo questo servizio non viene erogato in modo uniforme, ci dicono che c’è anche un problema di mobilità passiva per cui chi vive in alcuni territori di confine va in altre Regioni per svolgerlo, in alcuni casi è persino esteso ai servizi dei consultori o ai servizi anche collegati all’interruzione di gravidanza, come ad esempio le ecografie. Quindi è un problema che sostanzialmente abbiamo nelle Marche, ma in tutta Italia.
Credo che l’esempio della Regione Lazio, che è stata la prima, che quindi è stata un po’ apri pista in questi mesi, possa essere preso in considerazione.
Questa interrogazione era volta a capire se in questi mesi, da quando l’Aula ha espresso un indirizzo molto chiaro, quali erano le azioni intraprese, perché noi come Consiglio regionale con quella mozione abbiamo chiesto di prendere in considerazione questa ipotesi. Penso che dovremmo ritornarci, quindi sarà mia cura sollecitare il servizio anche valutato quello che la Regione Lazio sta facendo. Una cosa che ha avviato molto recentemente, quindi giustamente va preso con le pinze, però se la pratica dei concorsi riservati ha una sua efficacia, credo che la dovremmo seriamente prendere in considerazione.

Interrogazione n. 608
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Fondi europei: attuazione dei temi prioritari individuati all’atto della stesura dei programmi”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 608 del Consigliere Fabbri.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Grazie Presidente e grazie soprattutto al Consigliere Fabbri che da sempre è molto attento alla politica di coesione marchigiana e nella maggior parte dei casi lo fa anche con uno spirito costruttivo, quindi lo apprezzo molto.
Adesso lascerò a lui una relazione purtroppo non aggiornata su quello che è lo stato di avanzamento. Purtroppo o per fortuna la disposizione di questi 400 milioni di euro aggiuntivi ha un po’ cambiato la priorità dell’ordinaria amministrazione degli uffici, che non sono stati in grado di aggiornare a dicembre 2017 la relazione che va trasmessa ogni anno al Consiglio (entro il 31 maggio). Tuttavia con la delibera 1464 dell'11 dicembre 2017 avevamo già aggiornato, quindi per una parte dell’anno in anticipo sui tempi, questo Consiglio sullo stato di avanzamento.
Contiamo tra giugno, luglio massimo di tornare qui in Consiglio e condividere con tutti voi lo stato di avanzamento.
Quindi per il punto 2 lascio la relazione al Consigliere che può chiaramente scegliere se rimandare di 60 giorni la valutazione sullo stato di avanzamento oppure fare le considerazioni che ritiene. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. L’Assessore sa con quale attenzione tento di seguire l’applicazione dei fondi europei nei vari strumenti perché effettivamente sono diventati una fonte di finanziamento e di sostegno alle attività del territorio molto importanti, paragonabili ai fondi propri della Regione.
Mi studierò con gran piacere le tre pagine che mi ha appena consegnato, sono contento che dopo varie insistenze il prossimo Consiglio, il 5 giugno, sarà dedicato alla sessione europea, quindi avremo modo di riparlarne.
E' chiaro che nei prossimi mesi saremo chiamati ad impostare le linee guida con le quali i nuovi fondi nel nuovo settennio andranno indirizzati, quindi mi preme in maniera particolare fare il punto della situazione rispetto alla risoluzione che l’ex Consigliere Cardogna nella precedente legislatura aveva individuato insieme ai colleghi della Commissione competente come focus su cui stringere le priorità. C’era la cultura, il rischio idrogeologico, l’imprenditoria, il risparmio energetico e la produzione di fonti rinnovabili, il turismo, la commercializzazione della filiera corta dei nostri prodotti agricoli, il commercio al dettaglio, la Macroregione Adriatico-Ionica, tutti importanti settori d’intervento.
Il fatto di non avere dei dati aggiornati con difficoltà ci permette di seguire l’attuazione dei fondi europei, ogni volta che incontriamo in Commissione i responsabili degli uffici e i responsabili della gestione dei fondi, siamo sempre con l’acqua alla gola per cercare di disinnescare il famoso N+3, cioè le soglie di impegno, perché spendiamo con troppa lentezza i fondi che ci sono dati e rischiamo che vengano portati via quelli che non riusciamo a spendere.
Leggerò con attenzione la relazione e poi mi riservo il 5 giugno, quando l’Assemblea tratterà diffusamente tutte le tematiche europee, di approfondire la questione che adesso sui dati mi è stata consegnata.
In questo momento sospendo la mia soddisfazione alla risposta perché effettivamente i dati non sono aggiornati e purtroppo non li ho ancora letti, ci risentiamo il 5.

Interrogazione n. 611
ad iniziativa del Consigliere Micucci
“Ospedale unico provincia di Macerata”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 611 del Consigliere Micucci.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Questa è una materia che mi è un po’ più vicina delle altre.
Rispondo per punti Consigliere spero di essere sufficientemente precisa.
L'Asur - Area vasta 3 ha richiesto opportuno supporto all'Agenzia delle entrate, Ufficio del territorio Direzione provinciale di Macerata, per la valutazione del valore dell'area e ad oggi si è in attesa di riscontro.
Per l'eventuale acquisizione dell'area l'Asur si farà carico dei relativi costi mediante una permuta con altre proprietà fondiarie del proprio patrimonio.
Dalle visure catastali risulta che parte dell'area è di proprietà del Comune di Macerata e parte di tre signore.
Sono state effettuate sui terreni alcune indagini geognostiche, mediante carotaggi e prove sismiche e indagini ambientali per verificare la potenziale contaminazione del suolo dell'area interessata.
I risultati della campagna di indagini geognostiche e geofisiche effettuate tramite carotaggi nel terreno individuato dal Comune di Macerata per la realizzazione del nuovo ospedale non hanno evidenziato problematiche.
Le indagini ambientali sui terreni della zona galoppatoio (una parte dell'intera area di cui trattasi) hanno fatto rilevare la presenza di materiale sospetto (non terriccio), potenzialmente contaminate (identificato poi dal Comune di Macerata come rifiuto) e, in alcuni campioni, superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC), di cui alla colonna A della Tabella 1 dell'Allegato 5 al Titolo V della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale). Sembra una cosa tanto complicata in realtà è una tabella allegata al codice degli appalti.
I parametri chimici per cui si è rilevato il superamento della suddetta CSC sono: tallio, zinco, idrocarburi pesanti, piombo, rame, selenio e (in un solo campione) diossine e furani.
Sono state eseguite analisi anche sulle acque di falda, impiegando nell'intera area complessivamente 8 piezometri ed effettuando 10 prelievi; nella zona galoppatoio, in cui insistono due piezometri, i prelievi e le analisi sono stati ripetuti, data la presenza dei rifiuti, eseguendo la filtrazione e acidificazione in campo per il secondo prelievo.
Tutti i campioni analizzati hanno fatto rilevare il superamento delle CSC per le acque di falda, di cui alla Tabella 2 dell'Allegato 5 al Titolo V della parte quarta del D.Igs. n. 152/06. In particolare tutti i campioni mostrano un superamento di detto limite per i parametri xilene e tribromometano. Si sono, inoltre, rilevati alcuni superamenti delle CSC per alluminio, antimonio, arsenico, ferro, manganese, piombo, selenio e tallio.
La Provincia di Macerata ha già avviato le procedure e i procedimenti pertinenti, di cui al Titolo V della parte quarta del suddetto D.lgs. n. 152/06.
In merito all'opportunità di eliminare i delicati aspetti che concernono l'acquisizione di una area privata si rappresenta che, se l'area individuata verrà ritenuta idonea, non si procederà con una acquisizione ma con una permuta previa stima di cui al punto 1), quindi una stima del Demanio, e attestazione di congruità del valore della permuta da parte dell'Agenzia del demanio (articolo 12, comma 1-ter, Iegge n. 228/2012).
L'area individuata in località La Pieve è stata reputata idonea, in riferimento alle dimensioni, per sviluppare il progetto del nuovo ospedale unico, compresi gli annessi servizi e parcheggi. In merito alla presenza nella falda di elementi con valori che superano quelli consentiti dalla vigente normativa si sta valutando se i tempi e le risorse necessarie ad una obbligatoria caratterizzazione dell'area, siano compatibili con le esigenze della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Micucci.

Francesco MICUCCI. Grazie Presidente. Sicuramente più soddisfatto dell’altra volta quando la risposta era stata ben più stringata.
Alcune riflessioni, poi magari chiedo se è possibile avere copia della risposta perché ci sono molti dati tecnici che vorrei approfondire.
L’altra volta avevo tirato in causa il Consigliere Biancani in merito ad alcune osservazioni che fece rispetto all’ospedale unico nella zona di Pesaro, questa volta visto che io sono parte in causa interessato al territorio, tiro in ballo l’Assessore Pieroni che non c’è, ma di cui ricordo alcune affermazioni nello scorso Consiglio ricordando le vicende dell’ospedale di Camerano diceva “noi nel 2009 a Spacca dicemmo che non si poteva fare un ospedale su un’area adiacente una discarica, avevamo proposto noi un’area pubblica”. Non vorrei che fra qualche anno qualche Consigliere da questi banchi dica al Presidente Ceriscioli rispetto all’ospedale di Macerata: “Noi avevamo un’area pubblica di proprietà dell’Asur a pochi chilometri di distanza e ci siamo andati ad incartare su una zona privata” poi magari approfondiremo chi sono questi privati, perché dal nome faccio un collegamento con le vicende di Banca Marche, ma forse non c’entrano niente, quindi non vorrei che fra qualche anno qualcuno farà ricadere questa responsabilità sul Presidente. Ripeto, gli voglio bene, segnalo per tempo questo paragone e questo parallelismo con le vicende dell’ospedale di Camerano che ancora sta fermo e che forse adesso piano, piano ripartirà.
Siccome a Macerata credo siano stati bravi i Sindaci ad accelerare su questo tema, perché sulla scelta strategica di un ospedale unico, lo ribadisco se ce ne fosse bisogno, non ci sono dubbi e credo che sia una scelta assolutamente azzeccata e giusta, non vorrei che poi una scelta rapida si attardasse per delle vicende, e su questo arriva la situazione degli agenti inquinanti.
Ripeto, approfondirò, consulterò qualche esperto perché non sono un chimico, però a naso, sono state evidenziate queste situazioni di inquinamento, le falde sono interessate a questa situazione sulla quale dovrà almeno essere fatta una caratterizzazione, sono state già coinvolte la Provincia e credo anche gli organi giudicanti, un procedimento che di per sé si allunga, quindi qualche dubbio mi viene.
Mi trova un po’ meno d’accordo e soddisfatto l’aspetto della proprietà, perché un conto è avere una proprietà pubblica, già in dotazione all’Asur, quindi immediatamente disponibile, che avrebbe necessità di una variante urbanistica, che sappiamo sulle opere di interesse pubblico è quanto mai rapida e veloce, a pochi chilometri di distanza, un conto è dover andare a fare gli atti con una proprietà privata, a maggior ragione se c’è una vicenda di inquinamento sopra.
Su questo la segnalazione che faccio, riconoscendo la massima buona fede di tutti i soggetti interessati, riguarda il fatto che una compravendita per permuta o per pagamento che in qualche modo interessa le vicende pubbliche, molti siamo stati amministratori, sappiamo le attenzioni che su queste vicende hanno non solo gli organi politici, ma anche gli organi inquirenti e la Corte dei Conti, qualche dubbio sul fatto che l’Asur andrà ad acquisire un’area privata, senza un bando di evidenza pubblica. E’ vero che i Sindaci hanno individuato quell’area, la scelta è stata fatta in base ai rapporti dei singoli Sindaci ed anche lì non è stata fatta una evidenza pubblica o qualcuno ha detto: “Avrei questa area da mettere a disposizione”, è vero che attraverso l’Agenzia delle entrate si dà una oggettività al valore, e questo già è un atto assolutamente positivo, però, ripeto, si acquisirà questa area su un accordo tra un Sindaco e un privato, non sappiamo come meglio identificarlo.
Non mi sembra da un punto di vista della trasparenza e della oggettività ..., ripeto su una vicenda che immagino sarà tutta liscia e lineare, si accenderanno mille riflettori, perché su un’opera che muove milioni di euro immagino che i riflettori saranno molti dalla parte politica e non solo, forse un aspetto, se l’amministrazione pubblica non avesse avuto nessuna alternativa quella era e doveva fare quella scelta, ma avendo un’area più grande, in pianura, immediatamente disponibile, a pochi chilometri di distanza, su questo credo che qualche riflessione maggiore da parte dell’Asur e della Regione, che andrà ad acquisire l’area, sia d'obbligo, a maggior ragione se dovessero essere confermate queste analisi. Grazie.

Interrogazione n. 612
ad iniziativa del Consigliere Maggi
“Spostamento sede Asl Fano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 612 del Consigliere Maggi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. In data 16 aprile è stata trasferita la sede dei servizi della UOC Medicina Legale - ufficio invalidi civili da via Ceccarini, 38 a via Borsellino, 4 sempre sita nel Comune di Fano. Si specifica che i cittadini che afferiscono a tale servizio sono residenti in tutti i Comuni del Distretto di Fano.
Lo spostamento dell'attività è stato disposto principalmente per l'insufficienza di spazi disponibili nella vecchia sede, per problemi logistici legati al parcheggio di ambulanze e mezzi per diversamente abili.
Per il trasferimento è stata adottata una procedura di evidenza pubblica.
La nuova sede, oltre a disporre di spazi più ampi e climatizzati, si trova al piano terra senza alcuna barriera architettonica, mentre la vecchia sede era sita in una via angusta, senza alcun riguardo per la privacy dei pazienti e senza possibilità di manovra dei mezzi di trasporto sanitari; prima di accedere all'ingresso del servizio della vecchia sede (piano terra rialzato) si doveva superare una salita con pendenza non conforme, con conseguenti rischi di ribaltamento di carrozzine e barelle o di caduta dei pazienti con difficoltà di deambulazione. Su tale criticità erano pervenute diverse segnalazioni di cittadini alla Direzione di area vasta. La nuova sede dispone, inoltre, di un ampio parcheggio gratuito, di posti dedicati alle autoambulanze e di parcheggi per disabili.
Per quanto riguarda i collegamenti si rappresenta che la fermata dell'autobus più vicina è a circa 400 metri e che la sede è più baricentrica e di più facile accesso per i cittadini provenienti dagli altri comuni del Distretto di Fano.
I professionisti che lavorano in tale servizio sono stati coinvolti nella suddivisione interna degli spazi della nuova sede (front-office, ambulatori, servizi igienici per portatori di handicap, archivio).
La comunicazione agli utenti è stata fornita tramite comunicato stampa inviato a tutte le testate giornalistiche e tramite il sito istituzionale dell'azienda con ampio preavviso.
La proprietà dei nuovi locali è di una Società con sede a Fano.
Si specifica, infine, che in via Borsellino è già attivo il Servizio vaccinazione, il Servizio di igiene e sanità pubblica, il Servizio veterinario e gli ambulatori di Medicina Legale per le patenti speciali, pertanto la scelta operata riduce la frammentazione delle sedi dei servizi erogati dalla stessa Unità operativa di medicina legale e del Dipartimento di prevenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Assessore. So che l’ambasciator non porta pena, quindi la sede dell’Ufficio invalidi civili è stata trasferita dal centro di Fano in Via Borsellino 4, dove ci sono spazi più ampi, c’è un parcheggio più ampio, certamente, è un capannone industriale con una officina meccanica, altri esercizi commerciali e il parcheggio viene utilizzato anche dagli esercizi commerciali che insistono con la loro attività nello stesso capannone.
Quello che c’è da dire è che la fermata dell’autobus è a 400 metri. Soprattutto per chi è invalido, è in una landa agricola sterminata, quando ci sono condizioni di tempo sfavorevoli, soprattutto in inverno, fare 400 metri dalla fermata dell’autobus senza la protezione di palazzi, di tettoie o di altro, in una strada completamente isolata adiacente un terreno agricolo, è veramente molto difficile.
La segnalazione non l’ho fatta io, è anche corredata da grandi fotografie che ho messo nell’interrogazione, ma è stata fatta dagli operatori che lavorano all’interno di questa unità operativa complessa che hanno lamentato un numero di proteste più alto rispetto alla sede centrale di Via Ceccarini.
Aveva delle difficoltà come in tutti i centri storici, ma era, come dice l’Assessore che riferisce l’opinione del Presidente Cerisicoli, vicino alla fermata dell’autobus e alla stazione ferroviaria, per cui era molto comodo, soprattutto per i disabili, arrivare in centro con il treno e arrivare direttamente a questa unità operativa.
Certo prima c’erano le vaccinazioni e la veterinaria, probabilmente chi portava il cane era anche contento di fare questa scampagnata di 400 metri in campagna perché così il cane faceva i suoi bisogni, si allenava, ed anche i bambini che dovevano vaccinarsi, oppure coloro che dovevano vaccinarsi per andare in un paese straniero che abbisognava di vaccinazioni, ma i diversamente abili con la carrozzella farli arrivare, se non hanno qualcuno che li porta con la macchina, a 400 metri in un’area completamente scampagnata è sicuramente un’operazione poco favorevole, oso dire anche poco intelligente, per migliorare un servizio che in effetti gli operatori sanitari all’interno di questa struttura dicono che è più critica delle criticità che c’erano in centro. Quindi Assessore la ringrazio, ma mi dichiaro completamente insoddisfatto. Grazie.

Mozione n. 318
ad iniziativa del Consigliere Zaffiri
“Istituzione zona franca Comune di Fabriano”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 318 del Consigliere Zaffiri che ha la parola per illustrarla.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Noi presentiamo questa mozione a tutta l’Aula, è ovvio, ma soprattutto ai marchigiani perché siamo in una regione in cui la disoccupazione è altissima.
Abbiamo la provincia di Ascoli Piceno con circa 24.000 famiglie senza stipendio e abbiamo la zona di Fabriano con 8.000/10.000 disoccupati che ancora oggi sono in mobilità. Abbiamo una situazione pesantissima.
Noi della Lega abbiamo riflettuto attentamente su queste cose e abbiamo pensato che c'è la necessità di aprire una vertenza con il Governo centrale per creare nella regione Marche delle zone franche a lungo periodo affinchè alle imprese vengano offerte e presentate delle convenienti possibilità per aprire attività e creare lavoro.
Questo è il problema delle Marche, Anche in quest’Aula se ne era sentito parlare al momento dell’insediamento della Presidenza Ceriscioli, nell’intervento di apertura, inaugurale della Giunta e di questo esecutivo, però oggi siamo a due anni e mezzo dall’insediamento e i disoccupati sono aumentati, fra l’altro siamo una regione dell’Italia centrale con un indice altissimo di disoccupazione.
Noi chiediamo di sensibilizzare il Governo per un provvedimento molto importante. L'ipotesi di creare una zona franca non nasce dal cratere, né dalla legge 296 del 2006, ma dall’idea di creare delle condizioni - noi l’abbiamo chiamata zona franca - per dare la certezza a chi apre una attività nella zona di Fabriano di avere per 15 anni la defiscalizzazione degli oneri sociali, oppure altri meccanismi, come la diminuzione delle tasse, come la diminuzione del costo dell’energia, a tempi medio lunghi.
Se non prendiamo qualche provvedimento di questo genere continueremo ad avere grosse difficoltà.
In questa Aula abbiamo discusso 3, 4 ore del problema occupazionale, alla fine ci è stato detto che non c'erano problemi perché c'erano i soldi per intervenire sulle zone particolari, però questi soldi non sono stati ancora spesi e sono rimasti lì perché non ci sono le condizioni per poterli dare ai disoccupati, magari l’Isee non va bene perché tutti hanno una casa, un immobile che fa reddito, sull’Isee ci va a finire anche il reddito dell’immobile ed ecco che i lavoratori disoccupati non possono accedere a questi fondi.
Noi registriamo delle difficoltà enormi per queste leggi vigenti. E' stato bravo Renzi a stanziare i finanziamenti per la zona della Provincia di Ascoli, però sono fermi 17 milioni che non possono essere distribuiti. A cosa ci servono questi meccanismi, questi finanziamenti se non possiamo intervenire?
Noi abbiamo visto che la zona franca, una volta delineata, una volta concordati con il Governo gli incentivi da poter dare, è un meccanismo snello e veloce che può dare risposte alle imprese in tempi rapidi, anche con meno burocrazia.
Sappiamo che questi passaggi per molti sono preoccupanti perché si va ad incidere sulla burocrazia, che ormai è uno dei mali di questo Paese, per questo chiediamo a questa Aula di andare verso un primo approccio, che potrà essere migliorato, integrato, se c’è la volontà politica di agire con questo intervento straordinario da sottoporre al Governo.
Questa è la proposta che la Lega fa all’Aula per migliorare l’attuale situazione lavorativa. Noi siamo qua, abbiamo presentato la mozione perché siamo molto preoccupati. Poi questa mattina ci verrà detto che la zona franca c’è, che i disoccupati non sono questi, che esistono delle leggi a tutela di queste persone, ma queste sono tutte telenovele che ormai sono così incardinate nel sistema Italia che non ci stupiscono più.
Noi siamo molto preoccupati per questa situazione di malessere generale che esiste, malessere che anche ieri sera, ad esempio, durante una riunione a Comunanza sulla sorte dei lavoratori della Whirlpool è emerso. Una sensazione di lontananza da chi invece dovrebbe essere più attento a questi problemi perché creando difficoltà, non rispondendo alle esigenze del lavoro, si crea un depauperamento dell’economia della nostra regione.
Credo che i disoccupati in questa regione siano troppi e con le attuali leggi, con le attuali normative, non possiamo proporre a nessuna impresa, a nessun investitore, la possibilità di venire in questa regione per aprire stabilimenti e creare occupazione.
Il problema vero è l’occupazione, il problema vero è il lavoro, perché il lavoro è uno strumento importante del capitale, perché il capitale economico ed il lavoro sono due cose che devono viaggiare insieme, se riuscissimo a portare nuovi capitali dando agevolazioni a medio e a lungo periodo penso che si potranno creare posti di lavoro in più, che nella regione Marche sono indispensabili.
Pertanto occorrono, e ne siamo matematicamente convinti, leggi speciali per attirare capitali e risolvere il problema della disoccupazione. Questo è l’invito che faccio all’Aula con tutto il calore e tutta l’energia che posso mettere in atto perché credo che questo sia un problema essenziale di questa nostra regione, non solo guardare con più attenzione la realtà, stare più vicino a questi problemi, non è sufficiente dire che i contratti sono stati accolti, ma bisogna verificare se gli accordi vengono rispettati, se le cose procedono nel miglior modo possibile e creare possibilità economico-finanziarie affinché ci siano agevolazioni per creare migliaia di posti di lavoro in questa regione e che non si senta ancora di fabbriche che chiudono. Sembra un bollettino di guerra.
Cose essenziali per la vita e il benessere di un popolo e in particolare del popolo marchigiano che ha più di 150.000 aziende, 150.000 partite Iva che lottano tutti i giorni per sopravvivere, per questo è giusto creare leggi speciali e questo è lo scopo, l'atto politico della nostra mozione: la creazione di condizioni favorevoli per lo sviluppo e l’occupazione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Grazie Presidente. Il Consigliere Zaffiri ha posto l'aspetto delle zone franche urbane, ma se non ho capito male lui stesso sottolineava il fatto che in alcune realtà, soprattutto quelle del cratere, queste zone franche di fatto operano perché sono quelle interessate dal sisma del centro Italia.
Credo che il ragionamento, non voglio interpretare il Consigliere Zaffiri ed essere scorretto rispetto a quello che è il suo pensiero, la sua filosofia, o il filo della mozione stessa, però noi siamo in presenza di realtà particolari, non soltanto perché colpite dal sisma, ma, per quanto riguarda ad esempio Fabriano c’è una situazione economica-occupazionale molto pesante.
Non a caso siamo in presenza di un accordo di programma della ex Antonio Merloni, per la verità fino al 2014 quell’accordo di programma forse anche per la sua rigidità non aveva portato risorse nel territorio. Non solo non aveva portato risorse nel territorio, ma le uniche risorse che erano state utilizzate erano quelle della Regione Marche e della Regione Umbria. Poi c’è stata la rimodulazione di quell’accordo di programma, sono state fatte anche delle richieste, che hanno superato, se non vado errato, i 100 milioni di euro, fra agevolazioni richieste e posti di lavoro, perché l’accordo rimodulato e l’avviso per la presentazione delle domande si erano chiusi il 30 giugno 2016.
Credo che oggi dovremmo ragionare non soltanto su questo aspetto delle zone franche urbane, ma anche su altri strumenti.
Ad esempio io stesso ho fatto un ragionamento, e ne parlavo nel dicembre del 2017, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione e mettevo in evidenza un altro strumento, che è quello delle zone economiche speciali.
Ho presentato anche una mozione con i Consiglieri Marconi e Rapa, in cui la zona economica speciale deve vedere l’attrattività, deve comprendere un sistema portuale, deve comprendere più regioni, deve mettere insieme e realizzare alcune condizioni per l’attrazione degli investimenti, ma anche incubatori di innovazioni, organi capaci di promuovere lo sviluppo produttivo e occupazionale, l’adeguatezza logistica ed allora, proprio perché in presenza di questo strumento, come dell’altro strumento di cui parlava il Consigliere Zaffiri, mettevamo in evidenza il fatto che c’è il porto di Ancona, c’è l’Interporto, tra l’altro ci sono delle difficoltà, c’è la valle dell’Esino, c’è Fabriano con queste specificità, c’è la Regione Umbria, quindi potremo valutare questi strumenti.
Su questo vorrei fare una domanda, ma non c’è l’Assessore, quindi non so a chi farla, perché voglio capire se l’accordo di programma dell’ex Antonio Merloni sopperisce in pieno all’accordo di crisi complessa oppure, se non c’è quest’area di crisi complessa, se sopperiamo con altri strumenti.
C’era stato anche un ordine del giorno approvato in Parlamento in cui si impegnava a rimodulare quell'accordo, quindi la verifica dell’accordo ex Antonio Merloni di prima intesa, laddove c'erano degli impedimenti o comunque laddove non si può … E' tornato l’Assessore, quindi ripeto la domanda, questo accordo di area di crisi complessa in una realtà come quella di Fabriano dove ha operato il primo accordo ex Antonio Merloni, l’accordo ex Antonio Merloni rimodulato può essere richiesto? E' necessario? Supera le difficoltà che gli accordi di programma creano o no? Perché credo che su questo dovremmo pronunciarci. Ho visto che ci sono state non soltanto delle prese di posizioni di organizzazioni, ma anche prese di posizione politiche e, se non erro, anche una sua dichiarazione a seguito di un incontro che ha fatto a Fabriano.
Quindi, in una realtà eterogenea e delicata dal punto di vista socio-economico quale strumento riteniamo più idoneo per poter dare delle risposte, tenuto conto che questa zona è stata colpita anche dal sisma?
Per quanto mi riguarda non assumo decisioni politiche, ma se il capogruppo lo ritiene potrebbe essere necessario utilizzare lo strumento della risoluzione in modo tale da poter costruire una proposta efficace per i bisogni delle nostre popolazioni e soprattutto delle realtà colpite.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Ringrazio il Consigliere Giancarli ed il Consigliere Zaffiri per aver esposto alcune tematiche importanti che si inseriscono purtroppo in un quadro alquanto complesso della nostra Regione, che vede situazioni annose, che vanno avanti da tantissimo tempo, aggravate quasi tutte, come in questo caso, dagli eventi sismici di cui sia la mozione che la risposta ne facevano riferimento.
La mozione impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo, un Governo che neanche c’è,
Credo che sia importante far arrivare intenzioni univoche da questa Regione, da questo consesso, da quest’Aula consiliare, le più condivise possibili su soluzioni che spesso possono sembrare banali o che sono già supportate da interventi che la Regione ed il Governo hanno fatto. Ricordiamo che in queste aree, quella del fabrianese, come in altre aree di crisi complessa e non solo, sono arrivati importanti sostegni da parte della Regione Marche e da parte del Governo. La Regione è impegnata con l’Assessore ed il Presidente, ne parlava il Consigliere Zaffiri, nella vertenza Whirlpool, anche lì credo che bisogna mettere molto impegno perché i numeri sembrano crudeli questa volta, 130 esuberi, comprometterebbero i benefici che noi abbiamo dall’area di crisi, diciamo che sarebbe un salto a zero, quasi una beffa per il nostro territorio ed anche per altri. Abbiamo a che fare con imprese private, quindi sappiamo come vanno le vertenze in questo caso, noi stiamo facendo e la faremo ancora di più la nostra parte e proporrei al Consigliere Zaffiri, così come già accennato dal Consigliere Giancarli che ringrazio, lo chiedo al Presidente, di andare avanti con le altre mozioni e nel frattempo cerchiamo di arrivare ad una risoluzione condivisa. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Ringrazio il Consigliere Giancarli sempre attento a questo problema e ringrazio anche il Consigliere Urbinati.
Visto che queste tematiche interessano tutti noi e per dare più forza a queste richieste proporrei all’Aula, se siamo d’accordo, questa ipotesi di lavoro: rinvio la mozione e dico al Presidente della II Commissione attività produttive se possiamo recepire questo problema estremamente importante elaborando un documento, una risoluzione, un ordine del giorno, che diventerebbe un atto politico estremamente rilevante.
Se serve ancora tempo non è problema, l’importante è riuscire a fare un documento che impegni politicamente quest’Aula, non è importante per me essere il protagonista di questa cosa, quanto essere protagonista nella risoluzione del problema. Per la Lega questo è un aspetto molto importante, ringrazio i Consiglieri che sono intervenuti e che hanno recepito questo problema, ripeto, chiedo al Presidente Traversini se possiamo fare questa cosa che secondo me sarebbe molto importante. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Ho ascoltato con attenzione gli interventi e credo che la proposta di rimandare alla Commissione credo che sia più che giusta e corretta per fare un approfondimento che ci porti a valutare un documento, possibilmente unitario, sulla problematica. C’è quindi ampia disponibilità da parte della Commissione e credo che sia un buon metodo di lavoro.

PRESIDENTE. Facciamo così, formalmente il Consigliere Zaffiri rinvia questa mozione per poi trattare il tema in Commissione.
Se posso aggiungo due parole, credo che la risoluzione debba andare oltre il concetto dell’area di crisi, oltre il concetto degli accordi di programma, qui il problema grosso è quello di tornare a fare investimenti sul nostro territorio per risolvere il problema del lavoro.
Il piceno e il fabrianese sono coinvolti a pieno titolo per cui è giusto che si faccia una risoluzione che contempli tutte queste situazioni.
La mozione si rinvia, c’è poi questo accordo dell’Aula di trattare l'argomento in Commissione e di riportarla in Aula.

Mozione n. 332
ad iniziativa del Consigliere Maggi
“Contributi concessi al Comune di Monte San Vito per il progetto A9.Città sicura”
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 332 del Consigliere Maggi che ha la parola per illustrarla.

Giovanni MAGGI. Questa è una delle vicende che si vedono in televisione con Striscia la Notizia e con il Gabibbo. Ve la sintetizzo.
La Regione ha dato nel 2007 a Monte San Vito dei contributi per mettere le telecamere e le telecamere non ci sono.
Il Comune di Monte San Vito ha preso i soldi, le risorse e le telecamere non sono state installate.
Vi faccio la cronistoria di questa vicenda paradossale che fa sorridere, ma è veramente un campanello d’allarme su come funzionano le cose in alcune parti della nostra regione.
Con delibera di Giunta regionale nel 2007 la Regione Marche stabiliva di sostenere progetti di enti locali, finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza, quindi di dare dei finanziamenti sui progetti.
Nel novembre del 2007 con decreto del Direttore del dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile si approvavano le graduatorie, quindi i progetti e si assegnavano i contributi agli enti locali tra cui il Comune di Monte San Vito che partecipava come capofila del raggruppamento: Monte San Vito, Filottrano, Castelfidardo, Ostra Vetere, con il progetto "A9. Città sicura";
Con decreto del Direttore del dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile ad aprile 2008 veniva liquidato l’acconto del 50%. Con un ulteriore decreto del Direttore del dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile ad aprile del 2010 si liquidava il saldo del contributo assegnato.
Il pagamento del saldo doveva avvenire, come da delibera di Giunta regionale 765/2007, successivamente alla comunicazione di conclusione dell'intervento e a seguito della presentazione della relazione conclusiva e del rendiconto analitico delle spese sostenute assunto con atto dirigenziale e/o provvedimento di avvenuta fornitura indicante l'importo della spesa.
Nell’agosto 2016 un Consigliere di minoranza del Comune di Monte San Vito probabilmente una notte spaventato dal fatto che la sicurezza non esisteva nel suo comune, ha notato che le telecamere non c’erano, ha fatto una richiesta al Comune e poi un esposto per danno erariale alla Corte dei Conti, ha scritto anche alla Regione Marche, 6 anni dopo che il saldo del contributo era stato erogato. Quindi ha chiesto alla sua amministrazione comunale di riferire ciò che era stato realizzato grazie al contributo regionale di 44.232,48 euro, poiché l'articolo 10 dell'allegato alla delibera di Giunta regionale n. 765/2007 prevedeva la restituzione dei benefici concessi, maggiorati degli interessi legali, qualora il progetto cofinanziato fosse stato realizzato in modo non conforme rispetto alla domanda presentata, qui addirittura le telecamere non erano “non conformi”, ma non c’erano proprio.
La risposta del Comune di Monte San Vito è avvenuta sotto forma di nota del Sindaco che trasmetteva una relazione predisposta dal Segretario comunale nella quale dichiarava espressamente: “Ad oggi - quindi nel 2016 - sul territorio del Comune di Monte San Vito non risultano installate telecamere "pubbliche" o comunali, né era possibile avere certezza della completa realizzazione del progetto o degli step effettivamente attuati”. Inoltre dichiarava che il Comune non aveva mai adottato un atto di approvazione del rendiconto, in quanto il responsabile del progetto (Direttore generale della ditta a partecipazione pubblica del Comune di Chiaravalle), che avrebbe dovuto realizzarlo aveva inviato detto rendiconto direttamente alla Regione.
La Regione ha risposto che ha erogato il contributo con tutti i documenti in regola, però si riserva di procedere al recupero dei 44.232,48 euro se le somme non sono state spese per il progetto, e lo ha chiesto al Comune.
Il Comune ha risposto dicendo che le telecamere non sono state installate, non solo, il Comune di Monte San Vito ha chiesto di essere ammesso al passivo della società, che era fallita nel 2014, perché non aveva fatto gli impianti.
Ci sono delle dichiarazioni che dicono che gli impianti sono stati fatti, altre che dicono che l’impianto è stato iniziato e poi concluso. La Regione risponde che in base a questi documenti prodotti ha pagato quasi 45 mila euro, ma queste telecamere non ci sono.
Il Dirigente che aveva risposto in questo senso diceva: “si riserva di procedere al recupero dei 44.232,48 euro se le somme non sono state spese per il progetto”. Ora c’è la prova provata che le somme non sono state spese per il progetto visto che le telecamere non ci sono, allora con questa mozione chiedo di impegnare la Giunta regionale, il Presidente e l’Assessore Cesetti a procedere al recupero dei contributi concessi al Comune di Monte San Vito maggiorati degli interessi legali. Mi sembra un atto dovuto da parte della Giunta, un atto di trasparenza e di perequazione rispetto a tutti coloro che chiedono finanziamenti, li hanno in ritardo o non li hanno per niente e che rispettano tutte le regole e i capitolati di queste cose.
Questo mi sembra un atto dovuto che io spero l’Aula approvi e che la Giunta si faccia parte diligente affinché questo denaro pubblico venga recuperato visto che non si sa che fine ha fatto.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. La ricostruzione del Consigliere Maggi è esatta in tutti i suoi elementi, devo però precisare che non c’è bisogno di impegnare il Presidente e la Giunta a fare una attività perché è già stata fatta e la si sta facendo per quello che dirò tra poco.
La vicenda è complessa ma chiara nella sua dinamica.
C’è un fatto, da qui la ricostruzione esatta del Consigliere Maggi, la Regione Marche in esecuzione di una delibera di Giunta regionale del lontano 16 luglio 2007 ha versato una somma importante, 50% prima e 50% a saldo, di 44 mila euro per un progetto denominato “A9. Città sicura”, promosso dal Comune di Monte San Vito quale capofila di diversi Comuni confinanti.
Ha versato il 50% della somma sulla base di una dichiarazione di inizio attività e l'altro 50% dopo una dichiarazione di ultimazione dei lavori e di rendicontazione, a suo tempo non oggi.
C’è un fatto, le telecamere nel Comune di Monte San Vito, come dice il Consigliere Maggi, non sono state installate.
C’è da dire che, questo il Consigliere Maggi lo sa da tempo, noi non dubitavamo che fosse vero, però bisognava accertarlo con certezza e consapevolezza.
Come vedete ho preparato una risposta scritta, ma vado a braccio. Questa certezza oggi è comprovata da un documento che grazie all’intercessione dell’Assessore Bora ho reperito nella giornata di ieri, dopo che avevo protocollato tra l’altro la mia risposta. Questo provvedimento del Tribunale di Ancona si pronuncia su una querela di falso, leggo testualmente: “Il Tribunale di Ancona dichiara la falsità ideologica dell’atto pubblico prot. 7092 dell’1 luglio 2009, a firma del Sindaco pro tempore, nella parte in cui recita ‘comunica: che in data 26 giugno 2009 sono stati completati i lavori relativamente al progetto ammesso a finanziamento e presentato da parte di questo Comune e dei Comuni di Filottrano, Castelfidardo, Ostra Vetere, per l’acquisizione dei beni e servizi in merito al progetto A9. Città sicura’”. Dichiara la falsità ideologica quindi la dichiarazione che attestava il completamento dei lavori è falsa. Questo è.
Passiamo alla parte finale che poi su questo mi indurrà ad una ulteriore considerazione, cosa è accaduto da parte di questa Giunta regionale? Questa Giunta regionale viene a conoscenza, io personalmente vengo a conoscenza di questo fatto il 5 agosto 2016 ad opera di un Consigliere comunale che ha fatto il suo dovere, anche ispettivo. Quindi il 5 agosto veniamo a conoscenza di questo fatto, l'11 agosto, come ci dice il Consigliere Maggi, l’allora Dirigente invia una lettera in cui ricostruisce in modo dettagliato tutti i contorni della vicenda in fatto e se vogliamo anche in diritto e all’esito chiede all’amministrazione comunale di verificare in maniera approfondita ciò che è accaduto, riservandosi di revocare e di procedere per la revoca di questo provvedimento. La questione è nota, lo ha detto il Consigliere Maggi.
Il Comune di Monte San Vito risponde che “ad oggi sul territorio di questo comune non risultano installate telecamere pubbliche o comunali e dalla documentazione visionata, nei limiti delle difficoltà succitate non è possibile avere certezza della completa realizzazione del progetto né degli step effettivamente attuati”.
Il Comune di Monte San Vito dice che con nota del 7 aprile e con nota dell’1 luglio a firma dell’allora Sindaco pro tempore si comunicavano rispettivamente l’avvio e la conclusione dell’attività. La nota di cui parlavamo prima, su cui è stata dichiarata la falsità ideologica, dichiarazione che è avvenuta nel dicembre 2017.
Questi sono i fatti e prima di ricevere ieri sera dall’Assessore Bora questa sentenza, io ho detto, ed è protocollato: “E' evidente la necessità per la Regione di accertare la verità all’interno di una situazione dove comunque vengono ipotizzate gravi irregolarità con danni e responsabilità particolarmente gravi e per questo da subito e da tempo sono state interessate le competenti autorità”. La nota del Dirigente dell’11 agosto 2016 è stata inviata al Comune di Monte San Vito ed è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Ancona del Tribunale penale di Ancona e alla Procura generale della Corte dei Conti. D’altra parte quando lo stesso Sindaco di Monte San Vito ha risposto, per gli evidenti profili, ha inviato la risposta oltre che a noi alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti.
Nella risposta che avevo preparato evidenziavo che gli uffici regionali competenti, da subito e da tempo, per quanto di competenza, si sono anche opportunamente attivati per verificare se nel caso di specie ricorrano le condizioni per procedere alla revoca ed alla conseguente restituzione dei benefici concessi, maggiorati degli interessi legali, nel rispetto di quanto previsto dalla delibera di Giunta regionale n. 765/2007 e questo potranno e dovranno fare, dicevo e dico, nella sussistenza delle condizioni - e queste condizioni oggi sussistono - quindi gli uffici che ascolteranno questo mio intervento lo faranno, proprio all’esito dei disposti accertamenti, tanto dovrebbero essere agevoli i riscontri, senza attendere l’esito di eventuali indagini che le competenti autorità riterranno di espletare e senza indugiare su dati formali quanto contraddicono la realtà fattuale (perché il fatto è che lì le telecamere non ci sono).
In definitiva si ritiene che gli auspicati interventi del Consigliere Maggi, “affinché sia verificata la correttezza procedurale della delibera di Giunta regionale n. 765/2007 in avanti”, sono stati assunti, perché noi siamo partiti da subito, come pure le iniziative necessarie al recupero dei contributi concessi (c’è anche una mia e-mail), da attuare nella sussistenza delle condizioni, ma oggi, come ho detto, queste ci sono, ancor prima della presentazione della mozione stessa e pertanto non vi è alcuna necessità di impegnare il Presidente e la Giunta regionale perché noi lo abbiamo già fatto, lo stiamo facendo e completeremo questo avvio con determinazione perché fin d’ora, con questo documento che mi è stato consegnato dalla collega, che ancora una volta ringrazio, non c’è più dubbio che i fatti sono stati accertati e quindi gli uffici potranno procedere, come procederanno, al recupero di queste somme.
Aggiungo ed auspico che anche le altre competenti autorità si attivino attesi i molti profili di gravi irregolarità che sono emersi nella vicenda.
Ringrazio il Consigliere Maggi di averla portata all’attenzione di questo Consiglio regionale perché era giusto che il Consiglio regionale se ne occupasse, con esso lo sapesse anche l’opinione pubblica e sapesse cosa è avvenuto, soprattutto sapesse cosa si sta facendo e si farà per recuperare quello che è stato un evidente danno per le casse di denaro pubblico.
C’è un tema grave che voglio aggiungere, perché non mi voglio sottrarre ad alcuna considerazione, che pure è stata posta dal Consigliere Maggi, il tema qual è? Queste somme sono state versate e sono state versate ad una società che evidentemente doveva realizzare l'impianto e questo non ha fatto, questa società è stata dichiarata fallita e il Comune di Monte San Vito, l’attuale amministrazione, valuto i fatti, mi astengo da qualsiasi considerazione, si è insinuata al passivo del fallimento per recuperare quella somma, opportunamente e diligentemente aggiungo io, e di fronte a quello che gli era stato opposto ha promosso quel procedimento a seguito della querela di falso e poi l’accertamento.
Oggi è probabile che all’esito del fallimento il Comune di Monte San Vito, l’attuale amministrazione, abbia delle difficoltà a recuperare quella somma e nello stesso tempo noi, lo dico subito, dobbiamo comunque procedere per recuperarla, anche se è necessario nei confronti del Comune di Monte San Vito, rispetto a questo l’attuale amministrazione, voglio dirlo, non ha alcuna responsabilità, anzi ha il merito, voglio dire anche questo, di aver fatto chiarezza e di essersi attivata.
Questa è la situazione, questi sono i fatti che ho esposto e sui quali mi sono anche opportunamente documentato perché era necessario farlo, perché la questione era molto complessa in tutti i suoi risvolti, però noi, come è giusto che sia, stiamo procedendo e completeremo questo percorso. Quindi dico al Consigliere Maggi che non c’è bisogno del voto perché lo abbiamo fatto e lo stiamo completando.
Credo che possa ritenersi soddisfatto e possa ritirare la mozione, intanto questo è e, ripeto ancora una volta, lo ringrazio per averla posta all’attenzione di quest’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Ringrazio i nostri colleghi del Movimento 5 Stelle di Monte San Vito che hanno segnalato questa situazione per la ricerca della verità e della trasparenza; ringrazio l’Assessore e credo che questa nostra mozione sia intervenuta a far si che l’Assessore Cesetti chiedesse all’Assessore Bora la documentazione per fare luce e chiarezza ancora di più su questa vicenda.
Vorrei sapere dalla dott.ssa Zampa o dal Presidente se ritirando questa mozione comunque apparirà agli atti del Consiglio regionale con la risposta che l’Assessore Cesetti ha dato. Se la ritiriamo di questa mozione non resta traccia, noi vogliamo lasciare il segno.
Nel contempo ringraziamo sia l’Assessore Cesetti che l’Assessore Bora che hanno collaborato in questo senso e mi sembra superfluo dire all’Assessore Cesetti che nel momento in cui ci saranno degli sviluppi ci terrà informati, su questo non ho dubbi, con interventi di sintesi, mi auguro!

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Dico di più, a me preme una cosa, la mozione può essere tranquillamente votata, non dice altro che la verità, c’è solo un punto, quando si dice impegna il Presidente della Giunta regionale nell’esercizio della funzione attribuitegli dallo Statuto regionale di sovrintendere all’azione amministrativa, a proseguire una attività che noi abbiamo già iniziato. Modifichiamola in questo senso, facciamo una risoluzione e poi non solo possiamo, ma dobbiamo votarla, l’importante è che la integriamo con la mia risposta dove si va su dati di fatto e poi la possiamo tranquillamente votare.

PRESIDENTE. Va bene, sospendiamo l'esame della mozione, andiamo avanti e poi la votiamo, intanto proseguiamo con l’ordine del giorno.

Mozione n. 335
ad iniziativa del Consigliere Fabbri
“Ripristino immediato della Unità operativa di cardiologia - UTIC del presidio ospedaliero Area vasta 2 - sede di Senigallia”

Interrogazione n. 538
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“UTIC Senigallia - Decisioni in merito o meno del servizio”
(abbinate)
(Svolgimento interrogazione - Rinvio mozione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 335 del Consigliere Fabbri e l’interrogazione n. 538 della Consigliera Leonardi, abbinate.
Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Vorrei chiedere se è possibile avere, prima di discutere la mozione, la risposta all’interrogazione. Grazie

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Se possiamo aspettare perché c’è la Giunta in corso.

PRESIDENTE. Se siete d’accordo saltiamo anche questo punto e proseguiamo con la mozione 341. No, la risposta è arrivata. Consigliera lei voleva una risposta scritta?

Elena LEONARDI. Anche una risposta orale purché venga data prima della discussione della mozione, trattano dello stesso tema.
C'era già stata una interrogazione che aveva dato una risposta rispetto all’attivazione di un tavolo che avrebbe portato alla non trasformazione dell’Utic di Senigallia, vorrei sapere le risultanze di questo tavolo, prima di andare a votare un provvedimento, anche perché 10 giorni fa ho partecipato ad un incontro a Senigallia, proprio sul tema della sanità in cui c’era solamente un funzionario e non ha dato risposte in questo senso, allora penso che l’occasione possa essere quella giusta. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Spero di azzeccarci perché questa non è la mia materia. Chiedo l’aiuto del Consigliere Volpini!
L'interrogazione in oggetto chiede che: 1) Se il tavolo di approfondimento e di analisi della situazione riferita all'Utic di Senigallia nell'ambito della riorganizzazione dell'assetto delle unità operative semplici e complesse, abbia fornito risultanze in grado di poter confermare o meno il mantenimento dell'Unità di terapia intensiva cardiologica nel presidio ospedaliero di Senigallia; 2) Quando i cittadini di Senigallia e tutti gli utenti che gravitano intorno al presidio ospedaliero della seconda città della provincia di Ancona per numero di abitanti e tra le prime nella regione Marche per l'affluenza turistica nel periodo estivo, potranno dunque avere informazioni certe sul futuro dell'Utic.
Il d.m. 70 del 2015 stabilisce che le Unità operative di cardiologia, con relativa Utic, siano presenti all’interno dei presidi ospedalieri con un bacino di utenza compreso fra 150.000 e 300.000 abitanti al fine di assicurare un assetto organizzativo che possa garantire la sicurezza dei pazienti. Le stesse società scientifiche e la Società europea di cardiologia sottolineano come, per la gestione ottimale del paziente con infarto miocardico acuto, sia necessario un modello organizzativo coordinato di assistenza in rete tra i sistemi di intervento di emergenza-urgenza, il territorio e gli ospedali a diversa complessità assistenziale secondo un modello "hub&spoke".
L'Asur con note prot. n. 35691 del 15 dicembre 2017 e n. 48883 del 26 marzo 2018, precisa che la determina Asur n. 361/2017 prevede che la "UOC" Cardiologia ad indirizzo riabilitativo dell'Ospedale di Senigallia mantenga le risorse strutturali, tecnologiche e umane assegnate e necessarie a garantire tutte le attività ad oggi espletate e le prestazioni erogate, comprese quelle cardiologiche di media ed alta intensità di cura, compresa l'attività di terapia intensiva, nonché di riabilitazione cardiologica. Pertanto, all'assetto organizzativo attuale si aggiungono le attività inerenti l'orientamento riabilitativo, secondo il modello per intensità di cura.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Direi che non sono del tutto soddisfatta perché all’interrogazione trattata nel mese di ottobre dello scorso anno, sempre sullo stesso tema, la risposta era stata l’istituzione di un tavolo ad hoc per avere una analisi precisa, fare gli approfondimenti necessari e dare una risposta motivata - la leggo perché era la risposta effettiva - sulla collocazione opportuna delle unità semplici e complesse del tipo di servizio distribuito in base al bisogno dell’Area vasta 2, quindi oggi fondamentalmente rimane così, ma non sappiamo bene come è stata data questa funzione. Per quanto mi riguarda non mi sembra una risposta esaustiva.

PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione della mozione, il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Mi riallaccio all’interrogazione della Consigliera Leonardi ed alla relativa risposta.
Ancora c'è una buona dose di confusione sull’utilizzo a pieno di questa struttura che fino a pochissimo tempo fa era l’unica delle tre all’interno dei parametri della Balduzzi che prevede che l’offerta sanitaria viene modulata in base ai seguenti criteri: volumi di attività, esiti delle cure, numerosità delle strutture, qualità e gestione del rischio clinico, attraverso modalità di integrazione aziendale ed interaziendale tra le varie discipline secondo modello dipartimentale, intensità di cura al fine di assicurare la maggiore flessibilità organizzativa nella gestione dei posti letto rispetto alla domanda appropriata di ricovero e con specifica rilevanza per le necessità provenienti dal pronto soccorso aventi le caratteristiche dell’urgenza e dell’emergenza. Il Balduzzi prevede questi parametri per decidere dove fare le cose.
Noi abbiamo la delibera di Giunta regionale n. 1/2018 che individua per l’Area vasta 2 un presidio ospedaliero unico composto da quattro stabilimenti che sono: Senigallia, Jesi, Fabriano e Cingoli. Il reparto di cardiologia con l’Utic di Senigallia è l’unico in tutta l’Area vasta 2 a possedere i requisiti dimensionali minimi previsti, ha 20 posti letto di degenza e 6 di terapia intensiva, come indicato tra l’altro dal patto per la salute 2010/2012.
La suddetta unità operativa è anche la prima in tutta l’Area vasta 2 in termini di volumi di attività e livelli di appropriatezza e per il numero di impianti di pacemaker e defibrillatori è il quinto centro della regione. Quindi Senigallia è al top di tutte le altre.
La delibera di Giunta regionale 1345/2013 sul riordino delle reti cliniche affermava che: preoccupa la smobilitazione delle unità coronariche dalla fascia costiera che potrebbe creare problemi soprattutto nel periodo estivo quando il carico lavorativo si raddoppia per il flusso turistico, e Senigallia ricade in questo. Quindi abbiamo detto che è l’unica ad avere i posti letto, ad avere le quantità che il Balduzzi dichiara ed è l’unica anche ad avere il raddoppio delle utenze durante il periodo estivo.
Ma cosa succede? Succede che il Direttore generale dell’Asur con la determina 361/2017, confermata dalla 732/2017, individua Senigallia come sede di cardiologia riabilitativa e quindi determina la soppressione dell’unità operativa di cardiologia Utic.
Battezzare cardiologia riabilitativa è un errore e non ha nessun corrispettivo in termini di disciplina ospedaliera, ai sensi del d.m. 5 dicembre 2006 allegato 1, che individua una serie di codici da utilizzare per il ricovero e il trattamento di tutti i pazienti che entrano. Bisognerebbe battezzare questa unità come riabilitazione cardiologica dove la disciplina di riferimento è la medicina fisica e riabilitativa e lo specialista di riferimento è il fisiatra e non il cardiologo.
Quindi la determina 732 introduce una cosa sconosciuta, per ignoranza o per volontà di creare confusione? Succede che gli operatori sanitari coinvolti hanno suggerito, anche attraverso i sindacati, per non perdere le caratteristiche di operatività descritte, perché abbiamo ripetuto più volte che abbiamo il numero e la qualità ed è il maggior centro di erogazione di questi servizi di tutta l’Area vasta 2, di procedere ad una rimodulazione dell’organizzazione dei posti letti in Area vasta che consta di un unico presidio e quindi può prevedere un'unica unità operativa con posti letto sia di Utic, sia di cardiologia equivalente, equamente distribuiti nei tre stabilimenti di Fabriano, Senigallia, Jesi. Non ci mettiamo certo a fare la lotta tra i poveri, però non è assolutamente il caso di depotenziare il centro di eccellenza.
Riteniamo che la trasformazione del reparto di cardiologia Utic di Senigallia, sancito dalla Direzione generale del’Asur con le famose determine nn. 361 e 732 del 2017, in cardiologia ad indirizzo riabilitativo, abbia determinato una situazione difficile per il personale sanitario che potrebbe essere portato ad assistere e curare, come faceva in precedenza, i pazienti acuti che vengono ricoverati sia in Utic che in cardiologia per acuti, ma senza avere la tutela circa la legittimità del proprio operato per una questione di errata classificazione del reparto e quindi di inappropriatezza dell’utilizzo dei codici.
Anche qui si potrebbe con un retro pensiero dire: ti espongo al rischio operativo quando operi all’interno dell’unità, se poi a qualcuno succede un incidente, un imprevisto e ti fa una denuncia, tu rimani scoperto. Allora per tutelarti, piano, piano non fai più quello che facevi e che potresti ancora fare e quindi la struttura va a morire.
La mia domanda è, a conclusione dell’esposizione della realtà di questa gestione dell’Utic di Senigallia o ex Utic di Senigallia, questa è una macchinazione per depotenziare il tutto e trasportare questi servizi da qualche altra parte? E’ ignoranza della normativa? Cosa c’è dietro? Ormai abbiamo acceso un faro su questo argomento, su questa struttura da diversi mesi, ma le cose non vengono affrontate e rimarco per l’ennesima volta che quando si parla di sanità la sedia del Presidente Ceriscioli rimane vuota e questa cosa la voglio sottolineare anche questa volta.
Non siamo soddisfatti di questa gestione, con la mozione chiediamo alla Giunta di far recedere l’Asur dalla scelta che ha portato alla chiusura della cardiologia Utic di Senigallia e alla sua trasformazione in degenza riabilitativa, perché ha tutte le capacità tecniche, di personale e di volumi a cui la Giunta si riferisce sempre per tenere in piedi dei servizi utili per poter lavorare appieno, come ha fatto in questi mesi e in questi anni. Chiediamo anche una rimodulazione dei posti letto nell’Area vasta in modo che tra Fabriano, Senigallia e Jesi si possano avere le cardiologie a pieno titolo operanti.
Questo percorso decisionale deve essere intrapreso e finalizzato insieme alle amministrazioni locali, insieme alla cittadinanza, con la Commissione assembleare competente perché quando si parla di ristrutturare i servizi sanitari occorre assolutamente avere l’ok delle popolazioni che vivono il rischio sulla loro pelle se la gestione non è all’altezza del servizio.
Mi sembra di aver ricostruito con precisione l’iter del depotenziamento di questa struttura e di chiedere una cosa scontata, essendo una struttura che tecnicamente, con personale e come affluenza ha tutti i numeri della Balduzzi perché è la prima di quelle prese in considerazione nell’Area vasta, quindi non si capisce perché debba essere depotenziata.
C’è la soluzione perché basta ripartire in maniera equa tra le strutture esistenti e fornire la stessa tipologia e accuratezza di prestazione nelle diverse strutture pur avendo una testa unica che coordina le strutture territoriali. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. E’ doveroso intervenire se non altro perché si parla di Senigallia.
Su questo argomento penso che ormai si è detto tutto e il contrario di tutto. Io ho alcuni punti fermi, però mi piace in questa sede ribadirli.
Il Consigliere Fabbri ci ha riportato all’attenzione quanta preoccupazione c'è nell’utenza quando si parla di sanità, depotenziamento, chiusura, termini che spesso rimbalzano sulla stampa, che possono riguardare l’ospedale di Senigallia piuttosto che altre strutture. Parole che creano disorientamento, creano preoccupazione specialmente quando non hanno fondamenti di verità e non si aiuta la struttura, non si aiutano i professionisti che lavorano lì dentro, ad esempio le fantomatiche ricostruzioni, che ho letto nei giorni scorsi sulla stampa, dell’infartuato senigalliese che trasportato da un’ambulanza all’ospedale di Jesi, all’Utic di Jesi, superata la fase acuta è ritornato alla cardiologia di Senigallia a fare la riabilitazione del post infarto. Quando si dicono queste cose si fa della becera propaganda e soprattutto si dicono cose non vere.
Le Utic nascono 25/30 anni fa per curare l’infarto, quando la terapia dell’infarto consisteva nell’utilizzo di un farmaco che determinava la lisi del trombo sulla coronaria che provocava l’infarto. Quella terapia ormai è superata da un altro tipo di terapia, che è l’angioplastica, ovvero l’infartuato che ha una patologia tempo dipendente, deve arrivare nel tempo più rapido possibile nel luogo dove può essere trattato in maniera appropriata e le angioplastiche nella nostra regione, nel percorso infarto, vengono fatte all’Azienda Marche nord dalla cardiologia, a Torrette dalla cardiologia e a Macerata dalla cardiologia, quindi l’infartuato è trattato in queste strutture e non nelle Utic, tant’è che l’acronimo di Utic non è più unità di terapia coronarica, ma unità di terapia cardiologica e intensiva proprio perché la mission, la funzione, non è più quella.
Questa è la premessa per dire cosa? La ricostruzione che la mozione ripercorre è chiaramente vera, di come si sono svolti i fatti, la previsione delle due Utic in base al Balduzzi 150.000/300.000 abitanti è una previsione della delibera 1345, quindi di un atto programmatorio antecedente a questa amministrazione, e nella prima stesura, siccome su questi argomenti ci sto su da parecchio tempo, addirittura Senigallia aveva perso no l’Utic, ma l’unità operativa complessa di cardiologia, che era stata soppressa. Trattativa, non trattativa allora non ero in questo palazzo, ma ero in amministrazione a Senigallia e siccome i Sindaci all’amministrazione comunale contano poco in ambito sanitario, se sono intraprendenti, se hanno rapporti un po’ di più possono contare, fu introdotta l’unità operativa complessa che significava avere il primario, un dirigente, con quell’indirizzo riabilitativo di cui parlava il Consigliere Fabbri.
Poi i numeri che lei ha portato sui volumi di attività, sono tutti veri e nella cardiologia di Senigallia sia dal punto di vista aritmologico che dal punto di vista della terapia cardiologico d’urgenza, non dell’infarto (lo scompenso cardiaco, l’edema polmonare, l’embolia polmonare - oggi sono patologie che vengono trattate all’interno di una unità) ci sono, ed hanno anche volumi e prestazioni di qualità.
C’era nella popolazione, in quel territorio, una preoccupazione per la perdita della funzione di terapia intensiva, anche perché il bacino d’utenza, le cose che lei ricordava, raddoppia durante il periodo estivo, tant’è che ci sono stati una serie di impegni, di proteste, ma anche una serie di incontri con i vertici dell’Asur, con i vertici della Regione. Ricordo un’assemblea pubblica fatta in Comune a Senigallia, molto partecipata, da operatori e cittadini, nella quale ci fu un impegno dell’Asur di rivedere le due determine, la 481 e la 361, che avevano deciso quel tipo di previsione programmatica.
Prima nella replica all’interrogazione, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Leonardi ha fatto riferimento ad un tavolo tecnico delle cardiologie di Area vasta, quel tavolo c’è stato, ha lavorato, ne hanno fatto parte i responsabili delle tre cardiologie, Jesi, Fabriano, Senigallia, insieme alla Direzione sanitaria dell’Asur ed hanno elaborato una proposta contenuta nell'atto n. 732, firmata e sottoscritta da tutti i responsabili, quindi anche dal responsabile di Senigallia che non prevedeva quel ragionamento di due Utic, non di tre, perché non c’era spazio nel decreto Balduzzi dal punto di vista dei numeri, ma introduceva il concetto di intensità di cure. Ovvero nella cardiologia di Senigallia non ci andrà soltanto il codice 56, che sarebbe il codice della riabilitazione, ma verranno e continueranno ad essere fatte tutte le prestazioni di intensità e di semi intensità, quindi continueranno ad essere fatti gli interventi di aritmologie, cioè il pacemaker in fase acuta per l’aritmia, si continuerà a trattare quelle patologie acute di cui parlavo prima, i 6 letti che caratterizzavano l’Utic rimangono autonomi e funzionano come prima, il personale è rimasto quello, quindi non è stata reintrodotta la sigla, l’acronimo Utic ma sono rimaste le funzioni che la cardiologia di Senigallia aveva.
Questo è quanto, quindi, dal punto di vista degli allarmi, dei pericoli, delle preoccupazioni.
Rispetto alla proposta, che peraltro ho avanzato ancor prima di vederla su questa mozione, invece che fare due Utic all’interno dell’area vasta, una localizzata a Fabriano e l’altra localizzata a Jesi, se ne faccia una soltanto che poi si articola. L’ospedale è uno e si articola su tre presidi, è chiaro, io rispetto a questa proposta, ripeto, di cui vorrei la paternità per averla fatta in tempi non sospetti, se questo Consiglio è disponibile, direi di ragionare su una risoluzione, io non sono bravo su queste cose, che contenga questa indicazione programmatica. Per quanto mi riguarda sono disponibile a ragionare su questo, tra l’altro un’eventualità di questo tipo interessa anche altri territori, perché la stessa situazione di Senigallia si riproduce pari pari a Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto dove è stata fatta una scelta dello stesso tipo.
Quindi la proposta a chiusura di questo intervento, riportando il dibattito per quello che è stato e tutto sommato per anche gli avanzamenti dalla proposta iniziale, è quella, se si vuole, di ragionare su questo argomento attraverso una risoluzione votata dal Consiglio che impegna la Giunta a. Ci si mette intorno ad un tavolo, si ragiona e si vede se è possibile trovare un alfabeto comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giorgini.

Peppino GIORGINI. Vorrei fare una domanda all’Assessore, lei ha ragione, l’angioplastica primaria è una cosa che ti salva la vita, entro 90 minuti, e siamo tutti d’accordo, mi piacerebbe sapere perché i due terzi degli ospedali in Italia hanno l’Utic, se, come alcuni sostengono, l’Utic non serve più a nulla.

(intervento fuori microfono)

Peppino GIORINI. Esatto, però io ho premesso che l’angioplastica fatta entro 90 minuti ti salva la vita, anche perché in Italia abbiamo circa 125.000 infarti l’anno, non è che sono milioni, però voglio capire perché i due terzi degli ospedali d’Italia hanno ancora l’Utic. Ad esempio Senigallia e San Benedetto del Tronto fanno 1.000.000 di presenze l’anno, perché poi è un fatto anche psicologico, di servizio, io ne so qualcosa perché io ho fatto due ablazioni transcatetere, soffrivo di fibrillazioni, e se vado in vacanza e so che c’è un ospedale che mi può dare un aiuto è un incentivo, non dico che questo aumenti il turismo, ma può dare quella garanzia sufficiente che si ha in un ospedale abbastanza fornito.
Poi c’è il problema delle location, noi a San Benedetto del Tronto abbiamo avuto infartuati che sono partiti da Massignano, sono arrivati a San Benedetto, quindi senza Utic, sono stati portati in Ascoli, ma si sono fermati a Castel di Lama perché stavano morendo, quindi ci sono tanti problemi.
Certo è una materia complessa, capisco, però non capisco come mai in Italia di tutti gli ospedali che ci sono, ripeto, questi sono dati dell’ultimo convegno che è stato fatto sulla cardiologia, non ricordo dove, e due terzi degli ospedali hanno l’Utic, allora o l’Utic la togliamo da tutti, perché è una cavolata, molti dicono l’Utic senza l’emodinaminca non serve a niente, ma chi l’ha detto? Dove sta scritto? I due terzi hanno l’Utic senza emodinamica, nelle Marche mi pare che abbiamo tre emodinamiche, se non sbaglio, e non vedo per quale motivo dei centri turistici come Senigallia e San Benedetto del Tronto non possano avere l’Utic. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Accolgo di buon grado la richiesta fatta dal Consigliere Volpini per riprendere il discorso dato che si ripercuote per Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, quindi ritengo che la mozione possa essere rinviata per essere trattata a livello più generale di intero territorio e trovare una filosofia per mantenerla sui territori, dove c’è effettivamente la richiesta di servizio e quindi l’utenza sufficiente per assicurare l’efficacia del trattamento, la qualità del trattamento, la specializzazione e l’allenamento degli operatori in modo che risolviamo questo discorso una volta per tutte anche perché il corretto utilizzo dei codici è il paracadute essenziale per poter dare tranquillità agli operatori nell’operare e nel poter fare quello che devono e che hanno la capacità di fare, per cui non si può utilizzare un codice se non è sotto la scritta idonea, considerando che è possibile fare un unico centro con diverse diramazioni territoriali.
Sono d’accordo nel rinviare la discussione di questa mozione, fare una risoluzione che possa essere applicabile all’intero territorio marchigiano prendendo in considerazione anche le altre due sedi, magari passando per la Commissione in modo che si riesca a dare un quadro di riferimento per questa tematica che chiaramente passando per l’urgenza e l’emergenza ed essendo una attività che è tempo dipendente deve rassicurare, ma soprattutto salvare vite, perché alla fine noi ci occupiamo di questo.
Se confermiamo questo indirizzo, io rinvio la discussione della mozione e con una certa sollecitudine invito a riprenderla in IV Commissione per definirne gli ambiti territoriali a livello marchigiano.

PRESIDENTE. Quindi Consigliere Fabbri chiede il rinvio della mozione e la discussione in Commissione. Va bene.
Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Per arrivare a compimento di questa discussione. Effettivamente noi condividiamo, ne abbiamo parlato anche prima con il Consigliere Volpini di questa questione, di cui discutiamo dall’inizio della legislatura anche perché riguarda, come è stato detto, altri territori, quindi portare il tema in Commissione e cercare di trovare una soluzione che è quella che il Consigliere Volpini, confermo, aveva già proposto in tempi non sospetti.
Credo che la discussione in Commissione possa essere allargata anche agli altri territori.
Una puntualizzazione, anch’io ho seguito la questione Utic per l’ospedale di San Benedetto del Tronto è pur vero che esiste l’integrazione in rete (il caso di Massignano, sappiamo che nella cardiologia ci sono dei gradi di pericolosità della patologia che prevede anche l’arrivo a Torrette in meno di 20 minuti, quando c’è bisogno di un centro cardiochirurgico, ma per quanto riguarda l’ospedale di San Benedetto del Tronto il trattamento Utic viene compensato con la terapia semi intensiva, quindi non è che il paziente nell’ospedale di San Benedetto del Tronto o in quello di Senigallia rimane scoperto dall’assistenza, però se noi possiamo andare a sistemare la questione per quello che è, cercando di perequare anche quelle che sono le forze in campo, sia in campo medico che di risorse, credo che facciamo un buon servizio.
Quindi a nome del gruppo e del partito Democratico accogliamo la richiesta del proponente Fabbri per la discussione in Commissione.

PRESIDENTE. Formalmente si rinvia la mozione ad altra seduta, nel frattempo la Commissione è libera di trattarla.

Mozione n. 341
ad iniziativa della Consigliera Leonardi
“Attivazione delle scuole di specializzazione di area sanitaria per ‘i non medici’”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 341 della Consigliera Leonardi che ha la parola per illustrarla.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Il Ministero dell’istruzione, università e ricerca di concerto col Ministero della salute nel settembre 2016 ha emanato il decreto n. 716 sul “Riordino delle scuole di specializzazione di area sanitaria ad accesso riservato ai “non medici”.
L’articolo 1 di questo decreto stabilisce che i regolamenti didattici di Ateneo disciplinano gli ordinamenti didattici delle scuole di specializzazione in queste materie “Microbiologia e Virologia”, “Patologia Clinica e Biochimica Clinica”, “Genetica Medica”, “Farmacologia e Tossicologia Clinica”, “Scienza dell’alimentazione” e “Statistica sanitaria e Biometria” “utilizzando le procedure informatizzate predisposte dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Alcuni atenei italiani, da subito, hanno avviato, così come indicato dal Ministero, le procedure per l’attivazione dei corsi, altri gradualmente ma non per tutti i corsi summenzionati.
Il Ministero dell’istruzione e università, Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca e l’Ordine nazionale dei biologi, sin dal 2016, hanno invitato i Rettori italiani ad attivare questi corsi di studio, avvalendosi delle strutture formative anche sanitarie già convenzionate con i vari atenei.
Lo stesso Ministero ricorda inoltre che i corsi di studio indicati in oggetto sono attivati senza la previsione di alcuna forma di remunerazione a favore degli specializzandi per la frequenza dei corsi medesimi.
Fra tra gli atenei che ad oggi non hanno ancora avviato l’iter per l’attivazione delle scuole di specializzazione risulterebbe anche l’Università politecnica delle Marche di Ancona.
Questa mancata attivazione sta creando disagi ed aggravi di costi a coloro che si vedono privati della possibilità di poter effettuare questi corsi nel territorio regionale, tanto da doversi iscrivere a corsi che attualmente si tengono in altre località italiane, anche molto lontane, come Roma o Milano, con un aggravio di costi che non rende a tutti possibile la partecipazione.
Il blocco dell'attivazione delle scuole di specializzazione nei confronti dei soggetti “non medici” sta arrecando quindi un grave danno ai tanti giovani biologi che non hanno la possibilità, in questo modo, di entrare nei laboratori del sistema sanitario nazionale.
Il conseguimento del titolo di specialista è quindi, per la figura del biologo, necessario e indispensabile per accedere sia ai concorsi pubblici nel sistema sanitario nazionale sia per assumere incarichi nelle strutture private, quindi rappresenta un titolo obbligatorio per legge.
Questa situazione sta rischiando di portare alla paralisi alcuni settori della sanità, anche marchigiana, considerata l’importanza del ruolo svolto al suo interno da queste figure “non mediche” che, visto lo stallo della situazione, sono sempre di meno nei vari reparti degli ospedali italiani, con evidenti difficoltà nella copertura dei servizi da erogare.
Per i biologi l’apertura dei corsi non implica la partecipazione gratuita, essi non avrebbero un contributo con le borse di studio, ma lo farebbero a proprie spese, in questo senso non andrebbero neanche ad aggravare né il sistema sanitario, né il sistema delle università.
Per quanto sin qui riportato, chiedo all’Assessore competente e alla Giunta di impegnarsi a sollecitare l’Università politecnica delle Marche al fine di attivare l’apertura delle scuole di specializzazione “area non medica” anche nelle Marche, con la conseguente emissione di nuovi bandi relativi ai diversi corsi indicati in premessa, alcuni attualmente aperti solo ai medici.
Chiedo anche di farsi promotori di un protocollo o di un’intesa con l’università stessa per creare convenzioni regionali, onde evitare la mobilità passiva dei soggetti dell’area non medica verso altri atenei italiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Volpini.

Fabrizio VOLPINI. La situazione è la stessa di prima, ripropongo lo schema, come direbbe un bravo allenatore, nel senso che tutte le richieste che stanno nella mozione della Consigliera Leonardi, la Giunta le ha già messe in campo, quindi a questo punto sarebbe opportuno proporre una risoluzione e prendere atto delle cose che sono state già fatte e che vanno nella direzione della mozione.
Quindi vedersi insieme e fare una risoluzione unitaria in modo che abbia una forza maggiore perché votata da tutti, piuttosto che una mozione alla quale aderiamo perché la maggior parte delle questioni che qui vengono scritte e richieste sono già in itinere.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Leonardi.

Elena LEONARDI. Grazie Presidente. Raccolgo favorevolmente l’invito a fare una risoluzione così da poter avere un voto unanime dell’Aula.
Se sono già state attivate alcune iniziative e magari sappiamo che non sono andate in porto positivamente se ne faranno altre in modo da poter raggiungere l’obiettivo che sia positivo anche nel più breve tempo possibile, quindi da parte mia ampia disponibilità ad integrare con una risoluzione in modo da poter avere un voto positivo di tutta l’Aula.

PRESIDENTE. Va bene?

Fabrizio VOLPINI. Faremo una risoluzione perché una serie di iniziative sono già state prese.

PRESIDENTE. Rinviamo anche questa mozione.

Mozione n. 342
ad iniziativa dei Consiglieri Mastrovincenzo, Urbinati, Maggi, Busilacchi, Bisonni, Zaffiri
“Contro la condanna a mote del Dott. Ahmadreza Djalali”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 342 dei Consiglieri Mastrovincenzo, Urbinati, Maggi, Busilacchi, Bisonni, Zaffiri.
Ha la parola, per l'illustrazione il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Ci troviamo a discutere purtroppo di un altro episodio che segue quello di un mio concittadino Dennis Cavatassi condannato a morte, che è da quattro anni nelle prigioni di Bangkok.
Questo è un caso andato alla ribalta a livello nazionale in quanto il dott. Djalali è stato accusato di aver collaborato con dei ricercatori a livello internazionale presso l’Università degli studi di Novara per un progetto sulla medicina d’urgenza, che in pratica riguardava l’assistenza agli attacchi terroristici, studiare un percorso specializzato di medici internazionali per sopperire a quelli che sono attacchi che hanno una cadenza quasi settimanale in alcuni Paesi, soprattutto del medio oriente.
E’ successo che il dott. Djalali è rientrato in Iran con la sua famiglia presso i propri familiari, è stato arrestato e rischia la condanna a morte.
C’è un movimento internazionale su questo, il dott. Djalali sta combattendo, ha anche messo in atto lo sciopero della fame per portare all’attenzione questa problematica.
Credo che come consesso sia importante far sentire la nostra vicinanza su questa che a noi sembra una cosa assurda, completamente fuori contesto, ma noi siamo un Paese democratico e sappiamo benissimo che in certi Paesi, certi atteggiamenti che vanno nell’interesse della collettività purtroppo non solo non vengono apprezzati, ma vengono visti come un attacco a quegli Stati.
Qui si è arrivati alla pena di morte, ad una scelta estrema che tutti quanti vogliamo scongiurare, per quanto ci riguarda, per quanto noi possiamo fare, vogliamo essere vicini al dott. Djalali ed alla sua famiglia. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Mozione n. 342. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 352
ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Traversini
“Servizio postale universale ed altri servizi nei piccoli comuni delle aree interne collinari e montane”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 352 dei Consiglieri Giancarli, Traversini.
Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Chiediamo il rinvio della mozione n. 352, ne avete parlato forse questa mattina ai capigruppo, oggi insieme all’Assessore Cesetti abbiamo incontrato i dirigenti del servizio postale Marche/Emilia-Romagna, abbiamo trattato i problemi scritti nella mozione, hanno chiesto un po’ di tempo per rispondere con lettera, quindi dopo la risposta chiederemo che la mozione venga riportata in Consiglio.

PRESIDENTE. Bene, la mozione è rinviata.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Sulla stessa linea del Consigliere Traversini, vista anche l’assenza per motivi istituzionali dell’Assessore Pieroni, chiediamo il rinvio della mozione n. 361 sulle vie lauretane. Grazie.

PRESIDENTE. Ci rimane da votare la proposta di risoluzione.

La seduta è sospesa alle ore 15,20

La seduta riprende alle ore 15,50

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame della mozione n. 322.
Proposta di risoluzione a firma del Consigliere Maggi, degli Assessori Bora e Cesetti e del Consigliere Urbinati. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,55