CONSIGLIO IN DIRETTA/3
ATTIVITA' VENATORIA, IL DIBATTITO IN AULA Critiche delle opposizioni per il ritardo nella stesura del piano faunistico regionale, sollecitata una revisione generale delle norme sulla caccia. Per la maggioranza l'emendamento per ripristinare i piani faunistici provinciali aiuta prima di tutto l'agricoltura a ridurre i danni da fauna selvatica.

 immagine primo piano Nel corso della seduta lungo dibattito sul tema dell'attività venatoria, dopo le relazioni del presidente e del vicepresidente della seconda commissione. «Oggi va in scena l'ennesima presa in giro per i cacciatori – ha sostenuto Mirco Carloni (Area popolare – Marche 2020) - Siamo d'accordo sulla scelta di metterci una pezza, ma i cittadini di questa regione vengono costretti ad andare al tribunale amministrativo per far rispettare i diritti. Le norme devono essere chiare. Non puoi andare a caccia con l'avvocato a fianco». Per il consigliere regionale Sandro Bisonni, firmatario di alcuni emendamenti per ampliare le distanze dagli immobili nell'esercizio della caccia, «qui gli unici cacciatori sono i consiglieri regionali che vanno a caccia dei voti dei cacciatori. A fronte di 20970 cacciatori, ci sono 10 volte tanti cittadini non favorevoli alla caccia. Da settembre a oggi ci sono già stati 5 incidenti. Se non votate questi emendamenti, vi assumete la responsabilità morale di non tutelare la sicurezza delle persone». La consigliera regionale della Lega Nord Marzia Malaigia ha sostenuto che «l'assessorato, ben sapendo che c'erano ricorsi, non ha fatto il suo dovere. Con questo provvedimento si sta prendendo tempo, stiamo sviando il problema. Questa sospensione penalizza attività ricettive, produttori di abbigliamento, allevatori di selvaggina e soprattutto agricoltori. Secondo il consigliere Talè (Pd) «proporre la distanza di 250 metri dalle case significa chiudere la caccia, chi lo fa non sa cosa vuol dire andare a caccia. Il cacciatore è la sentinella del territorio». Per Elena Leonardi (FdI) «si sarebbe dovuto intervenire prima, con uno strumento di programmazione regionale, ma gli strumenti di programmazione mancano nella caccia, così come in molti altri settori. L'esame delle sette proposte ha partorito un topolino». «Sono contrario all'abolizione della caccia – ha detto Giancarli (Pd) –, ma caccia significa rispettare le regole, essere consapevoli che non si può cacciare sempre, ovunque, in tutto il territorio. Il lavoro in sinergia tra assessore e commissione consentirà di aprire la prossima stagione con le certezze che dobbiamo dare a tutti, non solo al mondo venatorio». Il vicepresidente Renato Claudio Minardi (Pd) ha sottolineato la «rivoluzione epocale che ha rappresentato la riforma delle province. Questo provvedimento ci consente di avere il tempo sufficiente per approvare il piano che deve tenere conto dell'attività venatoria, nel rispetto delle regole». Nel suo intervento il consigliere Piergiorgio Fabbri (M5s) ha segnalato che in Seconda commissione «29 volte si è parlato di caccia e 10 volte di lavoro. Sulle sette proposte di legge non si è riuscito a fare un discorso serio. Votiamo contro questa proposta, la mancanza di una seria politica di gestione ha portato i cacciatori a non svolgere la loro attività». Per il consigliere regionale Luigi Zura Puntaroni (Lega Nord) «serve una pianificazione coraggiosa da parte dell'assessore Pieroni». Secondo il capogruppo M5s Gianni Maggi «il dibattito tra chi è a favore e chi è contro la caccia è un modo per sviare il problema. Questa è un legge ipocrita. Sospendiamo questo teatrino intorno alla caccia, il cinghiale è un pretesto per tutelare una categoria». Luca Marconi (Udc) ha invitato al rispetto di tutte le problematiche legate alla caccia, nel rispetto delle prerogative istituzionali. Il capogruppo della Lega Nord Sandro Zaffiri valuta la situazione della caccia «il risultato di un esecutivo senza capacità di programmazione e di progettualità. Esiste il problema della caccia, esiste il problema dei cinghiali. C'è un problema di sicurezza e di incolumità. Servono risposte serie, bisogna trovare gli strumenti necessari perché le leggi funzionino». Il dibattito è stato concluso dagli interventi del presidente della Giunta regionale Luca Ceriscioli e dall'assessore alla caccia Moreno Pieroni. «Dopo l'ordinanza del Consiglio di Stato – ha detto Ceriscioli – il tema del cinghiale è quello che ha suscitato più preoccupazioni. In termini di dati i danni provocati dalla fauna selvatica stanno aumentando e i primi a reagire all'ordinanza sono stati gli agricoltori. L'obiettivo è ricercare un equilibrio con l'attività venatoria, alleata nel contrasto al problema dei cinghiali. Questo provvedimento è una risposta essenziale, nelle more dell'approvazione del piano regionale che darà ancora più stabilità per affrontare tutti i nodi a tutela dell'agricoltura». L'assessore Pieroni ha spiegato che l'incarico di redigere il piano faunistico regionale «è stato affidato a un'associazione tramite bando, con un impegno di 150mila euro. Il percorso è definito e l'obiettivo è quello di approvarlo entro il 2019», aggiungendo che sarà redatto anche lo Statuto unico degli ATC. «In questo contesto oggi è importante dare una risposta a tutto il sistema ambientalista, agricolo e venatorio. Questa proposta va a migliorare e ad integrare una legge esistente, l'auspicio è che entro questa settimana la Giunta possa adottare l'atto amministrativo conseguenziale».
(l.v.)



Martedì 6 Novembre 2018