Resoconto della seduta n.4 del 25/11/2025
SEDUTA N. 4 DEL 25 NOVEMBRE 2025
La seduta inizia alle ore 13:30
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Dichiaro aperta la seduta dell’Assemblea legislativa regionale n. 4 del 25 novembre 2025.
Diamo inizio alla seduta odierna ordinaria. Quindi al primo punto abbiamo l'eventuale approvazione di atti di indirizzo inerenti l'argomento trattato nella seduta assembleare aperta. È arrivato un ordine del giorno che riguarda il rapporto sulla violenza di genere, quindi, se si vuol rinviare ad altra seduta, bene, altrimenti questo ordine del giorno, poiché previsto al primo punto della seduta ordinaria, va discusso. Quindi se si vuole rinviare, uno a favore, uno contro.
Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Cortesemente un rinvio in quanto la cosa è seria, l'abbiamo ricevuta adesso e, almeno come Gruppi di maggioranza, il tempo di approfondirlo, quindi, se possiamo farlo in una prossima seduta, penso che non scada niente.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ruggeri.
Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Io ho consegnato una copia ai Capigruppo nella Conferenza dei Presidenti di gruppo prima, quando ci siamo visti, avvisando che avrei protocollato questo ordine del giorno. Se la maggioranza ha bisogno di tempo per approfondirlo, naturalmente i numeri sono dalla vostra parte, non è che ci possiamo opporre. Però io ve lo dico con grande sincerità, non vorrei che si prendesse la piega della scorsa legislatura in cui, invece di discutere del tema nella stessa giornata, si rinviava a data da destinarsi e, magari, a Carnevale ci si trovava a parlare della Giornata della Memoria, cose che, magari, sarebbe meglio evitare.
Quindi se la maggioranza ritiene che sia da discutere nel prossimo Consiglio, magari lo mettiamo come primo atto, io do la massima disponibilità.
Ringrazio chi, intanto, ha sottoscritto l'atto, quindi tutti i Consiglieri di opposizione. Naturalmente l'ho messo a disposizione anche della maggioranza perché, secondo me, se riuscissimo a fare qualcosa tutti insieme, sarebbe meglio.
Ho cercato di non fare nulla di polemico, di critico, in modo che, come è successo altre volte, su questo tema si possa trovare una sintesi. Quindi mi rimetto alla decisione dell'Aula, naturalmente, però vi pregherei di evitare di entrare nella trappola dell'altra volta, in cui nelle giornate tipo quella di oggi non si riesce ad esprimersi come Aula.
È un peccato, perché abbiamo sentito delle relazioni bellissime fatte da tutte le relatrici e i relatori, che ringrazio. Abbiamo sentito anche dei bei interventi, mi congratulo anche con l'Assessora, ringrazio la Consigliera Vitri, relatrice d'opposizione, e anche il Consigliere Baiocchi, hanno fatto delle belle relazioni, quindi se potessimo esprimerci nel merito oggi, secondo me, sarebbe molto meglio, però ripeto, mi rimetto all'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Renzo MARINELLI. Grazie, Presidente. Vorrei confermare quanto ho detto stamattina alla Conferenza dei Capigruppo, di rimandarla come primo punto nella prossima seduta, perché, poi, è vero che non dobbiamo fare come abbiamo fatto precedentemente, però, se vogliamo fare una discussione approfondita, e far sì che i Gruppi la possano valutare, penso che sia la cosa migliore. Quindi non è perché veniva fatto negli anni precedenti, ma perché è una cosa logica, sta in piedi, quindi ci confronteremo in settimana, in modo che nella prossima seduta (al primo punto) potremmo affrontare l'argomento e magari, chiuderlo nella maniera più appropriata possibile. Grazie.
PRESIDENTE. Rinvio, tenendo presente che l’atto sarà inserito nella prossima seduta al primo punto delle mozioni. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale approva)
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni. Per le interrogazioni n. 4 e n. 5 l’Assessore Calcinaro non c’è, non vedo l'Assessore Rossi, quindi, Assessore Bugaro …
Interrogazione n. 6
ad iniziativa del Consigliere Rossi
“Mancata risposta accesso agli atti Consorzio di Bonifica delle Marche”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 6 del Consigliere Rossi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Rossi.
Enrico ROSSI. Grazie, Presidente. In merito all'oggetto dell'interrogazione a risposta orale n. 6 del 10 novembre 2025, ad oggetto “Mancata risposta accesso agli atti Consorzio di Bonifica delle Marche”, si informa che è stato richiesto alla direttrice del Consorzio di Bonifica delle Marche, con messaggio di posta elettronica del 13 novembre, l'elenco delle richieste di accesso agli atti ricevute nel 2025 e le eventuali risposte fornite.
In data 18 novembre, con messaggio di posta elettronica, è stata fornita la nota della Presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche e i relativi documenti in copia, che si allegano alla presente relazione.
Con la risposta fornita dal Consorzio di bonifica è possibile tracciare la seguente cronologia. Alla richiesta del Consigliere Rossi del 19 maggio scorso, il Consorzio ha riscontrato con nota del 4 giugno seguente, con sostanziale rimando alla consultazione del sito aziendale e invito a ricevere i chiarimenti negli uffici del Consorzio. Successivamente il Consigliere si è rivolto al Garante del contribuente delle Marche per non aver rinvenuto sul sito ciò di cui aveva fatto richiesta. Ne è conseguito l'intervento del Garante, che ha richiesto al Consorzio di inviare la documentazione richiesta dal Consigliere il 10 giugno e relativi solleciti il 14 luglio e il 25 agosto. Il 15 ottobre scorso la Presidente del Consorzio ha risposto al Garante e al Consigliere Rossi, evidenziando che la richiesta non è riscontrabile facilmente, lamentando delle genericità della stessa e delle difficoltà a reperire il moltissimo materiale connesso.
L'11 novembre scorso è stata inviata un'ulteriore sollecitazione del Garante a riscontro della richiesta del Consigliere Rossi. Nella nota di risposta del 18 novembre scorso, la Presidente del Consorzio, inoltre, ha riferito di aver preso contatto con il Consigliere Rossi per un appuntamento presso la sede del Consorzio in data 24 novembre 2025. Dunque, incontro che dovrebbe essersi già tenuto.
Sulla base della documentazione pervenuta è stata inoltrata una nota al Consorzio di bonifica da parte della Regione Marche con il richiamo ad ottemperare le disposizioni di legge in relazione alla trasparenza e accesso agli atti che la legge prevede. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rossi.
Giacomo ROSSI. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore. Mi sono visto ieri con la nuova Presidente del Consorzio di bonifica. È stato un incontro proficuo, nel quale io ho esposto, anche, le ragioni della famosa riforma che, purtroppo, non è approdata in Aula. Ho presentato quelle che noi, e non solo io, riteniamo siano delle criticità, tra cui, anche il discorso dell'accesso agli atti, che, poi, andremo ad affrontare con il Consorzio di bonifica e spero che, comunque, il Consorzio dia riscontro alle stesse richieste, perché sono richieste legittime.
Capisco che il materiale è tanto, però un consorziato deve avere la massima trasparenza, ed un Consigliere regionale, a maggior ragione, ancora di più. Anche perché ricordo che la legge 13/2013, che istituisce il Consorzio di Bonifica, all’articolo 17, comma 4, stabilisce che il Consorzio deve garantire la massima trasparenza e, soprattutto, la Regione deve controllare l'operato del Consorzio, cosa che in questi anni è sempre stata fatta poco, se non, praticamente, per niente.
La Regione ha il controllo sul Consorzio di Bonifica e deve intervenire qualora riscontri queste criticità. Le criticità io le sollevo non solo per me, ma per i tanti consorziati ai quali non è stata data risposta.
Vorrei ringraziare pubblicamente il Garante regionale dei diritti, che si mette sempre a disposizione, adempiendo in maniera egregia al suo compito e dando, appunto, fattività alle tante richieste di mancato accesso agli atti che avvengono nei confronti del Consorzio di bonifica e, dico io, anche negli altri enti.
Mi auguro vivamente che il Consorzio di Bonifica possa fare una riflessione sull'operato, possa migliorarlo. Probabilmente riproporremo la riforma. Adesso abbiamo aperto una interlocuzione che è iniziata in maniera positiva. Vediamo dove può essere condotta. Certo è che qualcosa deve cambiare, in primis, per i 150.000 marchigiani che ricevono una tassa, che non solo il sottoscritto ha decretato essere illegittima, quindi una tassa che va …
Interrogazione n. 7
ad iniziativa del Consigliere Caporossi
“Ragioni del mancato avvio del polo logistico Amazon a Jesi e conseguenze per il territorio”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 7 del Consigliere Caporossi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bugaro.
Giacomo BUGARO. Grazie, Presidente. Buongiorno. Il Consigliere Caporossi ha sviluppato una interrogazione su diversi punti, per semplicità li riassumo.
L'azienda Amazon ha acquistato un terreno regolarmente saldato con regolare rogito, ha presentato progetto al Comune di Jesi, dove il progetto è stato approvato, ritirato, pagati i relativi oneri, ha realizzato con fondi propri il manufatto ed è regolare nel pagamento degli oneri di condominio a Interporto. Da questo punto di vista, a suo beneficio, se vuole, le possiamo fotocopiare le risposte del Comune di Jesi e di Interporto Marche.
Termino dicendo che Amazon è azienda privata e dispone dei suoi beni come meglio crede e la Regione Marche non ha nessuno strumento per poter indurre, accelerare, modificare i progetti del più grande player mondiale della logistica.
Ci farebbe piacere poter accelerare nell'interesse del nostro territorio, della sua occupazione, ma non disponiamo di alcuno strumento. Anzi, visto che lei è l'attore di questa interrogazione ed è uomo di esperienza, qualora ne trovi qualcuno, la invito a suggerircelo, perché lo faremo proprio, però non ne intravediamo alcuno. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Caporossi.
Michele CAPOROSSI. Grazie, Presidente. Allora, caro Assessore, la liceità dell'intervento, dell'investimento, eccetera, non è … è semplicemente necessario fare una ricognizione di quello che è accaduto e questo ci siamo permessi di fare.
Amazon è un'azienda privata, sta facendo un investimento enorme, perché si tratta di uno dei poli logistici maggiori del Paese, e l'attenzione della popolazione è tutta puntata a sapere quando, in primis, perché, come ho detto in precedenza, il tempo non può essere una variabile indipendente delle cose e, su questo, credo che sia molto utile che l'amministrazione regionale, la Giunta, in qualche maniera, attui un'interlocuzione per sapere quali sono i loro intendimenti, perché hanno costruito, è stato realizzato il tutto e non ho motivo di mettere in discussione quello che è stato detto. Però, sta di fatto, che la questione è ferma sine die e, quindi, come tale, questo mette in allarme la popolazione.
Questo è il primo problema, molto giusto, e la ringrazio per quello che riuscirete a fare, nel senso di poterci dare una risposta. Con la stessa occasione, visto che anche lei ha presenziato ad una foltissima assemblea popolare dei cittadini della zona della Coppetella, che sono assolutamente preoccupati per il volume di traffico che si andrà a sviluppare, anche il tipo di intersezioni che ci sono sull'area, sarà molto utile poter avere anche su questo rassicurazioni, considerato che, nei documenti preliminari per l'approvazione del progetto, la parte che riguardava la mobilità e, quindi, il sistema, la matrice origine e destinazione, in qualche maniera era molto carente, come avviene in tantissimi progetti, perché questo è un vizio italiano. Questo è stato sottolineato da tutti ed io credo di essere assolutamente d'accordo, viste le carte.
Quindi, come tale, con l'occasione, gradiremmo avere anche delle risposte su questo, per sapere quali sono le situazioni concrete e quali sono i possibili correttivi che si possono avere da questo punto di vista. Grazie.
Proposta di deliberazione n. 1/25
ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza
“Costituzione del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche”;
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 1/25 dell’Ufficio di presidenza.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore Consigliere Rossi.
Giacomo ROSSI. Grazie, Presidente. L'articolo 34 bis dello Statuto regionale assegna all'Assemblea legislativa l'istituzione di un Comitato che svolga attività di controllo sull'attuazione delle leggi e che valuti gli effetti delle politiche regionali, al fine di verificarne i risultati, anche in relazione al controllo della spesa, al controllo dell'attuazione del programma di governo regionale e sull'operato della Giunta regionale. Lo stesso articolo demanda alla legge regionale la disciplina delle attività proprie del Comitato e al Regolamento interno di organizzazione dell'Assemblea legislativa le modalità di composizione, costituzione e funzionamento.
L'articolo 37 del Regolamento interno, invece, prevede che ad ogni nuova legislatura, entro trenta giorni dalla prima seduta dell'Assemblea, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, venga costituito il Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche, che si compone di otto Consiglieri equamente divisi tra maggioranza e minoranza: quattro Consiglieri di maggioranza e quattro di minoranza. Di norma, i componenti devono essere designati in modo da garantire la rappresentanza di ciascuna delle Commissioni permanenti, dell'Ufficio di Presidenza e la presenza di entrambi i generi. Non possono far parte del Comitato il Presidente della Giunta, i Consiglieri nominati presso gli enti, agenzie, aziende dipendenti o vigilati e le società partecipate dalla Regione.
I Presidenti dei Gruppi hanno comunicato i nominativi dei componenti designati a formare il Comitato in rappresentanza, rispettivamente, degli schieramenti di maggioranza e di minoranza.
I Gruppi consiliari appartenenti alla maggioranza, con nota protocollo n. 8195 del 19 novembre 2025, hanno designato quali componenti i Consiglieri Andrea Assenti, Pierpaolo Borroni, Jessica Marcozzi e Renzo Marinelli. Analogamente i Gruppi consiliari appartenenti alla minoranza, con nota protocollo n. 8183 del 19 novembre 2025, hanno designato i Consiglieri Michele Caporossi, Leonardo Catena, Fabrizio Cesetti e Andrea Nobili.
L'Ufficio di Presidenza, dopo aver preso atto che le Commissioni consiliari sono tutte rappresentate e che è garantita la presenza di entrambi i generi tra i Consiglieri designati, ha approvato la deliberazione di competenza dell'Assemblea legislativa riguardante la costituzione del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche, che viene sottoposta all'approvazione dell’Assemblea. Grazie.
PRESIDENTE. Proposta di deliberazione n. 1/25. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale approva)
PRESIDENTE. Passiamo ora alle nomine. Invito il Consigliere Segretario Marco Ausili a prepararsi per la chiama.
Elezione di n. 1 Consigliere regionale nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace”
(articolo 15, comma 5, l.r. 18 giugno 2002, n. 9 – articolo 8, comma 2 Statuto Ente – deliberazioni amministrative nn. 125/2009 e 23/2011)
(voto limitato a 1)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione di n. 1 Consigliere regionale nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace”.
(Il Consigliere Segretario Ausili effettua la chiama)
Comunico il risultato della votazione:
Votanti n. 29
Voti validi n. 22
schede bianche n. 7
schede nulle n. 0
Hanno ricevuto voti:
Nicola Barbieri n. 17
Maurizio Mangialardi n. 4
Gianluca Pasqui n. 1
Proclamo eletto componente nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace” il Consigliere regionale Nicola Barbieri.
PRESIDENTE. Passiamo ora alla seconda nomina. Chiedo scusa in Aula, per favore, chi non vuole essere in Aula è pregato di uscire, altrimenti chiedo ai colleghi Consiglieri di accomodarsi. Attendo che si accomodino i colleghi. Grazie.
Elezione n. 2 Consiglieri regionali nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la pace”
(articolo 15, comma 5, l.r. 18 giugno 2002, n. 9 – articolo 12 Statuto Ente – deliberazioni amministrative nn. 23/2011 e 36/2011)
(voto limitato a 1)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione di n. 2 Consiglieri regionali nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la pace”
(Il Consigliere Segretario Ausili effettua la chiama)
Comunico il risultato della votazione:
Votanti n. 30
Voti validi n. 30
schede bianche n. 0
schede nulle n. 0
Hanno ricevuto voti:
Nicolò Pierini n. 16
Maurizio Mangialardi n. 11
Jessica Marcozzi n. 1
Gianluca Pasqui n.1
Giacomo Rossi n.1
Proclamo eletti componenti nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace” i Consiglieri regionali Nicolò Pierini e Maurizio Mangialardi.
Mozione n. 1
ad iniziativa del Consigliere Mangialardi
“Riconoscimento dello Stato di Palestina”
Mozione n. 2
ad iniziativa del Consigliere Nobili
“Riconoscimento dello Stato di Palestina e sospensione dei rapporti tra la Regione Marche e il Governo di Israele fino al pieno rispetto del diritto internazionale”
Mozione n. 3
ad iniziativa della Consigliera Ruggeri
“Riconoscimento dello Stato di Palestina e impegno della Giunta regionale delle Marche per l'interruzione dei rapporti istituzionali, culturali ed economici con organismi ufficiali israeliani, subordinatamente al pieno adempimento del diritto internazionale”
(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 1 del Consigliere Mangialardi, la mozione n. 2 del Consigliere Nobili, la mozione n. 3 della Consigliera Ruggeri (abbinate).
Consigliere Mangialardi vuole intervenire? Per illustrare le mozioni. Nessuno illustra le mozioni? Chiedo scusa.
Ha la parola la Consigliera Mancinelli.
Valeria MANCINELLI. Grazie, Presidente. Penso che sia inutile rimanere in questa situazione. Allora, se non ci sono, e mi pare che non ci siano, richieste di rinvio, noi siamo per procedere, andiamo avanti. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Mangialardi.
Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Grazie colleghe, grazie colleghi. La discussione di questa mozione, con la quale si chiede alla Giunta regionale di sollecitare il Governo nazionale affinché riconosca lo Stato di Palestina, giunge in un momento simbolico e anche importante, a ridosso della Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese promossa dall'ONU proprio nella data del 29 novembre. In quel giorno, 78 anni fa, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituiva, attraverso la risoluzione n. 181 del 1947, la Terra della Palestina, uno Stato ebraico e uno Stato arabo. Quello Stato ebraico corrisponde oggi, ovviamente, a Israele, mentre lo stato arabo, previsto dall'ONU, non ha avuto, purtroppo, una sua piena realizzazione.
Il popolo palestinese vive da decenni sotto un'occupazione militare sempre più dura. Eppure quel popolo ha diritto all'autodeterminazione e alla libertà, come tutti gli altri popoli del mondo. Quel popolo, il popolo Palestinese, è stato formalmente riconosciuto dalla Corte Internazionale di Giustizia. Quel popolo, il popolo Palestinese, esiste dalla prima occupazione inglese, prima della partizione del 1948. Quel popolo, il popolo Palestinese, gode dunque del diritto fondamentale all’autodeterminazione.
Ad oggi sono 157 su 193, oltre l'80%, gli Stati che, al mondo, hanno riconosciuto la Palestina come Stato con i confini antecedenti alla guerra del 1967. Tantissimi Paesi europei si sono aggiunti, negli ultimi anni, a questa lunga lista e ricordo l'Irlanda, la Francia, la Slovenia, il Portogallo, la Spagna e, da settembre, il Regno Unito. Dal 2012 la Palestina è stata ammessa all'ONU in qualità di osservatore non membro, attraverso la risoluzione 67/19 approvata con voto favorevole, tra gli altri, anche dell'Italia. Ciò significa una cosa molto chiara: la Palestina è già riconosciuta dalla comunità internazionale come Stato indipendente con diritti e prerogative proprie.
Non deve sorprendere il voto favorevole in sede dell'ONU del 2012. Il nostro Paese è stato sempre in prima linea nell'impegno per la pace, per il riconoscimento dei diritti del popolo Palestinese. Non è un caso che a Venezia, nel giugno del 1980, venne firmata la dichiarazione, dell'allora, CEE che riconosce il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ma c'è di più. L'impegno per l'autodeterminazione del popolo Palestinese non fa parte solo della nostra storia diplomatica, ma vive quotidianamente anche a livello locale, tra gli italiani, tra le articolazioni istituzionali. Voglio ricordare che, proprio fino a questi giorni, tantissimi consigli comunali, provinciali e regionali hanno approvato una mozione, analoga a quella che stiamo mettendo a disposizione di quest’Assise, per sollecitare il Governo e il Parlamento italiano a riconoscere lo Stato di Palestina. Ricordo, per chi c'era, che anche questo Consiglio regionale non parte da zero. La risoluzione n. 78 del 31 ottobre 2023, la mozione la presentai sempre io, votata all'unanimità da quell'Assemblea, affermava con chiarezza il principio di due popoli e due Stati. Un principio, purtroppo, che non è riconosciuto né da Netanyahu né da Hamas, ma che è alla base di ogni reale prospettiva di pace, che invece ispira questa mozione. Anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella comunicazione al Senato del 22 ottobre 2025, ha dichiarato pubblicamente che il Governo italiano è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina. Una richiesta che è stata formulata e reiterata dal Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas nella sua recentissima visita a Roma, nel corso degli incontri con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la stessa Giorgia Meloni. Voglio qui citare le sue parole, che ritengo possano essere condivise da tutti noi per la loro saggezza: “Siamo contrari alla guerra, all'odio, al terrorismo. Vogliamo vivere in un nostro Stato accanto a Israele, che abbiamo riconosciuto nel 1988 e nel 1993, con gli accordi di Oslo, come Stato e come territorio. E’ ora che anche Israele riconosca a sua volta il nostro Stato e il nostro territorio”. Questa cosa deve fare l'Italia, che ha riconosciuto giustamente Israele, deve riconoscere ormai obbligatoriamente la Palestina. Come può realizzarsi la soluzione “due popoli, due Stati” se uno dei due non è riconosciuto? Mi sembra molto, molto complicato.
Vado rapidamente alle conclusioni, stando alle sollecitazioni anche della mia Capogruppo. Il mio appello è rivolto a tutta l'Aula, e approvare questa mozione che è perfettamente in linea, coerente con le risoluzioni precedentemente votate da alcuni di voi e quelle che vengono votate nei Consigli comunali e regionali di tutta Italia.
Non è una mozione, ovviamente, contro nessuno, tantomeno contro il Governo, che ha già annunciato, come ho detto, un provvedimento analogo a livello parlamentare.
Sappiamo benissimo che il Consiglio regionale delle Marche non può riconoscere Stati, non avendo queste prerogative in materia di politica estera- Noi non chiediamo questo, non chiediamo che la Regione riconosca direttamente lo Stato della Palestina attraverso una sollecitazione, chiediamo di approvare questa mozione per fornire un utile stimolo. che mettiamo a disposizione della nostra Assemblea.
Chiudo. Penso che la consapevolezza di riconoscere lo Stato della Palestina significhi: dare dignità politica a un popolo che esiste, che soffre, che muore, che ha diritti; rafforzare gli interlocutori moderati contro quelli che, invece, vogliono solo la distruzione; rilanciare il ruolo dell'Europa e dell'Italia come mediatori credibili; isolare chi usa il conflitto come strumento di potere e non come un percorso necessario di pace.
Io l'appello lo faccio a tutte le Consigliere, ai Consiglieri.
Analogamente a quello che abbiamo già approvato due anni fa, ritengo che ci siano le condizioni, ovviamente siamo disponibili anche a ragionare su una possibile risoluzione, ma che abbia, almeno, questo contenuto che abbiamo ritenuto minimo, ma determinante per dare una prospettiva, una dignità ed un percorso di pace ad un popolo che in questi anni e, soprattutto, negli ultimi anni è stato martoriato, è stato al limite dello sterminio. Noi tutti ci dobbiamo togliere quel pezzo di responsabilità che possiamo azzerare anche con il percorso odierno. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Rossi
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, prima di affrontare il merito della questione, sento il dovere di partire da una premessa che per me è fondamentale, cioè la condanna inequivocabile, senza attenuanti, nei confronti dell'attentato terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre. Non c'è bisogno di ricordare che è stato un atto di violenza atroce, soprattutto contro civili inermi: omicidi, rapimenti, brutalità contro persone indifese. Nessuna rivendicazione politica può giustificare un atto di terrorismo di questo tipo. Ma proprio perché condanniamo con forza questa azione terroristica, non possiamo accettare che essa sia diventata il pretesto per violare il diritto internazionale, per cancellare intere comunità, per trasformare un territorio già martoriato in una zona di distruzione totale. Una vendetta sanguinaria quella che ha posto in essere Netanyahu nei confronti del popolo Palestinese che vive nella striscia di Gazza.
Né può essere sottaciuto il fatto che l'atto terroristico di Hamas ha un retroterra - che affonda nelle politiche di occupazione, di discriminazione sistemica e di violenza strutturale, esercitata sui palestinesi dal 1948 in poi - ed è stato strumentalizzato in modo cinico e spregiudicato da Netanyahu, un leader che la Corte Internazionale ha definito criminale e che ha utilizzato la guerra come strumento di gestione del potere interno, sacrificando la sicurezza degli Israeliani e la vita dei Palestinesi alla propria sopravvivenza politica.
I Palestinesi sono un popolo con grande dignità e merita venga riconosciuto il principio di autodeterminazione e che, quindi, venga riconosciuto uno Stato.
Ed è questo il cuore della nostra mozione, che presento come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, che vorrei illustrare anche con le parole di uno dei più importanti scrittori contemporanei, David Grossman, una delle voci più autorevoli della società israeliana, che ha pagato un prezzo davvero forte perdendo un figlio in guerra. Grossman dice questa cosa: "Per anni ho rifiutato di utilizzare la parola 'genocidio', ma ora, dopo quello che ho visto che accade a Gaza, non posso più trattenermi. Ho fatto tutto il possibile per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. Ma ora, con immenso dolore e il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo davanti ai miei occhi. Genocidio. Mi chiedo: come siamo potuti arrivare a questo punto? Ed ecco, ci è successo. L'occupazione ci ha corrotto. Sono assolutamente convinto che la maledizione di Israele sia nata con l'occupazione dei territori palestinesi”.
Per quanto mi riguarda, lo voglio dire con grande chiarezza, sono sempre stato un amico fraterno della comunità ebraica del nostro territorio, un rapporto serio, costruito negli anni con importanti iniziative di cooperazione culturale all'insegna della pace e del dialogo tra i popoli, ad Ancona come Gerusalemme. Ma proprio in nome di questa amicizia, io, oggi, sento il dovere di essere a fianco del popolo palestinese, vittima di una devastazione inaccettabile e anche dei tanti ebrei, come l'amico XY o la XX, e della società civile israeliana che da mesi protesta coraggiosamente contro la deriva criminale del governo Netanyahu. È vero, c'è una tregua in corso, una tregua necessaria, ma drammaticamente fragile. E vorrei che avessimo tutti chiaro un punto: nonostante la tregua, le violenze da parte dell'esercito israeliano continuano in forme diverse e diffuse e, soprattutto, continua in modo gravissimo la pressione militare e coloniale in Cisgiordania.
Vorrei dire che la mozione che oggi presentiamo come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra non è un atto simbolico, è una presa di posizione che nasce da un principio semplice. Non possiamo tacere davanti a violazioni così gravi del diritto internazionale e delle fondamentali dei diritti umani.
Non si tratta più di un conflitto armato nel senso tradizionale, ma di un collasso strutturale del diritto internazionale. La mozione che sottopongo all'Aula chiede alla Regione Marche di fare ciò che è nelle sue competenze e nelle sue possibilità: condannare ogni forma di terrorismo e la violenza indiscriminata posta in essere dallo stato d'Israele nella Striscia di Gaza, nonché i piani di espansione della Cisgiordania, riaffermando la centralità del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili; esprimere sostegno politico e istituzionale al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Governo italiano, quale atto politico in favore del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, in coerenza con le risoluzioni ONU e le posizioni assunte dal Parlamento europeo da numerosi Stati membri; non ospitare iniziative che prevedano la presenza di militari israeliani o attività riconducibili alle forze armate israeliane; sospendere e rifiutare, nei limiti delle proprie competenze, ogni collaborazione culturale, accademica, sportiva, turistica e istituzionale con enti israeliani ufficiali o collegati allo Stato di Israele; revocare eventuali gemellaggi o partenariati con enti pubblici israeliani. Ciò, fatta salva la collaborazione con organizzazioni israeliane che si impegnino apertamente per la pace; adottare misure economiche e civiche coerenti con i principi etici e umanitari, impegnando le società controllate o partecipate dalla Regione Marche a non intrattenere rapporti con imprese coinvolte nella colonizzazione dei territori occupati, e introducendo un codice etico regionale negli appalti pubblici che escluda soggetti coinvolti nelle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme est; a sollecitare, infine, il Governo italiano, affinché lo stesso adotti: l'imposizione di un embargo sulle armi nei confronti di Israele; il congelamento dei rapporti di cooperazione militare-industriale con l'attuale governo israeliano e con tutti i soggetti ad esso direttamente riconducibili; la sospensione delle relazioni diplomatiche con il Governo israeliano; il richiamo immediato dell'ambasciatore italiano da Tel Aviv e l'espulsione dell'ambasciatore israeliano dall'Italia, fino al rispetto pieno dei diritti umani e delle risoluzioni ONU; il divieto di ingresso sul territorio italiano per cittadini israeliani coinvolti in crimini di guerra o residenti in insediamenti nei territori occupati illegalmente; l'applicazione del diritto internazionale in favore del popolo palestinese. Tali misure dovrebbero durare fino a quando non verrà ristabilito il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. E tutto ciò senza interrompere il dialogo con la parte migliore della società israeliana, attivisti, studenti, docenti universitari, associazioni per i diritti umani, movimenti pacifisti. Noi non abbiamo nulla contro il mondo ebraico, ma abbiamo tutto contro le politiche del governo Netanyahu, che stanno devastando Israele e Palestina insieme. Qualcuno potrebbe chiedere perché una Regione dovrebbe occuparsi di questi temi. Lo facciamo perché la Regione Marche ha competenze e responsabilità in materia di pace e cooperazione internazionale. Lo facciamo perché migliaia di cittadini marchigiani, ebrei, cristiani, musulmani, laici ci chiedono di non restare indifferenti. E come diceva Martin Luther King: “ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, è l'indifferenza dei buoni”. Lo facciamo perché non vogliamo più vedere militari israeliani con le mani sporche di sangue per i crimini commessi venire a trascorrere le vacanze nella nostra regione. E la nostra voce contribuisce a un fronte istituzionale più ampio che in Italia e in Europa chiede la fine delle violazioni e l'avvio di un percorso politico vero.
Concludo. Non stiamo votando una mozione geopolitica. Stiamo decidendo se la Regione Marche, nel perimetro delle sue competenze, possa ribadire alcuni principi che fondano la nostra convivenza civile: il rispetto della vita umana, il ripudio della violenza, la tutela dei civili, il valore del diritto internazionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, la Consigliera Ruggeri.
Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Presento anch'io la nostra mozione. Il conflitto israelo-palestinese rappresenta uno dei focolai di crisi più duraturi e complessi della storia contemporanea, con un impatto devastante sulla popolazione civile e sulla stabilità internazionale.
L'Assemblea legislativa regionale delle Marche, con la risoluzione approvata nella seduta del 31 ottobre 2023, ha condannato senza riserve l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, impegnando la Giunta regionale a sollecitare le autorità competenti all'attuazione della risoluzione dell'ONU di due Paesi due Stati e a chiedere che Israele rispettasse il diritto internazionale.
Le manovre militari intraprese in seguito all'attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre dal governo israeliano nella Striscia di Gaza si sono dimostrate tragicamente sproporzionate, provocando un bilancio di decine di migliaia di vittime, in maggioranza civili. Tali azioni sono state definite genocide nel rapporto pubblicato il 16 settembre 2025 dalla Commissione internazionale indipendente delle Nazioni Unite d’inchiesta sul territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme est e Israele.
Il perdurare dell'occupazione militare israeliana dei territori palestinesi e i piani di espansione degli insediamenti nella Cisgiordania sono stati oggetto di ripetute condanne da parte dell'ONU, dell'Unione Europea e di numerosi governi. La risoluzione approvata dal Parlamento europeo in data 11 settembre 2025 ha stigmatizzato le violazioni sistematiche dei diritti umani a Gaza. La soluzione universalmente riconosciuta dalla Comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite e l'Unione Europea, è quella dei “due popoli, due Stati”, basati sulle linee di confine del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa e con uno Stato di Palestina democratico, contiguo e sovrano che coesista pacificamente accanto allo Stato di Israele. Sono ormai 157 su 193 gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina, in ultimo il Regno Unito e la Francia.
Una pace stabile e la realizzazione della visione “due Popoli, due Stati” sono impraticabili se non si procede con il riconoscimento preventivo dello Stato di Palestina, conferendogli lo status di soggetto politico e giuridico di uguale dignità. Il rispetto del diritto internazionale umanitario, dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra costituiscono obbligo vincolante per tutte le istituzioni pubbliche, incluse quelle regionali, e la Costituzione italiana, all'articolo 11, sancisce che l'Italia ripudia la guerra come mezzo di offesa alla libertà degli altri popoli.
La società civile marchigiana, attraverso una vasta mobilitazione, ha avanzato una chiara richiesta alla Regione: interrompere qualsiasi forma di cooperazione militare con lo Stato di Israele, incoraggiando parallelamente il riconoscimento dello Stato di Palestina. Mantenere in atto relazioni di natura istituzionale, culturale o economica con organismi ufficiali israeliani in questo frangente sarebbe in contrasto con l'imperativo che grava sulle istituzioni pubbliche: quello di allineare ogni propria azione all'osservanza del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle ha presentato, nella scorsa legislatura, nel Consiglio regionale delle Marche in data 6 giugno 2025 una mozione che richiedeva la sospensione delle collaborazioni e dei rapporti istituzionali tra la Regione Marche e il Governo israeliano.
Il Consiglio regionale delle Marche ha il dovere morale e politico di esprimere una posizione chiara per promuovere la pace, la cooperazione internazionale e la tutela dei diritti fondamentali.
Il Movimento 5 Stelle sostiene da sempre la necessità di una soluzione pacifica e duratura che garantisca sicurezza e dignità sia al popolo israeliano sia al popolo palestinese.
Queste naturalmente sono le premesse alla nostra mozione, vado a sintetizzare le richieste. Come Movimento 5 Stelle chiediamo la condanna della violenza senza distinzione praticata dallo Stato di Israele nella Striscia di Gaza e dei progetti di incremento degli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania. Soprattutto chiediamo di manifestare il nostro appoggio politico affinché il Governo italiano provveda al riconoscimento dello Stato di Palestina. Il riconoscimento è il percorso diplomatico più efficace verso la normalizzazione e la sicurezza di Israele, conferendo alla Palestina un interlocutore politico giuridico di pari dignità.
L'atto più forte della nostra mozione riguarda la cooperazione. Chiediamo di fare una ricognizione, di sospendere ogni rapporto istituzionale, economico, accademico o culturale tra la Regione Marche e organismi ufficiali israeliani. Questo non è un boicottaggio, ma una sospensione subordinata al pieno adempimento del diritto internazionale. Le istituzioni, in linea con l'articolo 11 della Costituzione, in base alle nostre competenze di cooperazione internazionale, non possono mantenere rapporti di normalità con un Governo sotto indagine ONU per crimini gravissimi. Il nostro dovere è riaffermare il primato della legalità. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Canafoglia.
Corrado CANAFOGLIA. Grazie, Presidente. Grazie colleghi Consiglieri. Il mio approccio alle vostre mozioni di pregio, da un punto di vista anche dottrinale e di argomenti, è di estrema delicatezza e soprattutto di rispetto. Un rispetto che va, per quanto mi riguarda, alle tante vittime, da una parte e dall'altra, che questo conflitto, che dura da tanti anni, purtroppo, ha prodotto. Non dimenticandoci, appunto, le ultime, le 1139 vittime cagionate dalla furia terroristica di Hamas e le decine di migliaia di vittime civili palestinesi cagionate da una guerra portata avanti dall'esercito israeliano da una parte e dalle truppe di Hamas dall'altra. Però, la mia non è una posizione aprioristica, perché io sono convinto che il popolo palestinese abbia un legittimo diritto di essere riconosciuto come Stato.
Richiamo, però, la vostra attenzione su quello che è la competenza di questa Assemblea. C'è un articolo molto chiaro, l'articolo 117 comma secondo, lettera a) della nostra Costituzione che, in maniera molto semplice, molto chiara, relega allo Stato la politica estera, il che vuol dire che la Regione non deve adottare atti che interferiscano con la politica estera di uno Stato. Quindi pretendere che un Consiglio regionale si esprima in tal senso significa travalicare assolutamente i limiti delle proprie attribuzioni.
Vedete, il pilastro di questa norma è la garanzia dell'unità e della coerenza dell'azione internazionale di uno Stato. La sovranità non è un potere assoluto, è un potere ordinato, non lo dice il sottoscritto, ma un tal Norberto Bobbio, che, sicuramente, non è un filosofo di centro-destra, bensì è un illuminato che, in questa maniera, chiarisce che l’unico soggetto istituzionale, e prendo le sue parole, l'unico organo istituzionale per parlare di politica estera è lo Stato. Ma c'è un motivo molto chiaro, perché bisogna dare un'unitarietà al tutto.
Guardate, che quello che io sto dicendo trova un suo fondamento in una sentenza della Corte costituzionale del 2005, la n. 383, che testualmente dice: "La politica estera e le azioni internazionali dello Stato costituiscono una competenza esclusiva dello Stato, non suscettibile di ingerenze da parte delle Regioni, le quali devono esercitare le proprie funzioni nel rispetto del principio di leale collaborazione”. Il concetto è estremamente chiaro. In realtà c'è una ripartizione dei poteri, dove alle Regioni competono argomenti molto importanti, penso alla sanità, ai trasporti, all'ambiente, a tanti altri argomenti, di cui noi ci dobbiamo occupare, e su questo noi dobbiamo lavorare, su questo i cittadini ci hanno dato mandato. Forse uno dei motivi per cui il 50% della popolazione non va a votare è perché ci interessiamo di argomenti che non ci riguardano.
Guardate, questa posizione è singolare perché mi trova in linea di unità con tutti i governi del centro-sinistra che dal 1996 fino agli ultimi anni si sono posizionati su questa linea. E sapete che cosa dicono questi signori? Questi signori, ripeto, ve li cito, si sono sempre tenuti su una linea ufficiale di sostegno alla soluzione dei due Stati, ma hanno ribadito che questa linea non va adottata singolarmente da un singolo Stato, ma nell'ambito delle trattative diplomatiche, all'interno della Comunità europea.
In maniera molto breve ricordo il Governo Prodi, il quale, nel primo Governo 1996/1998, non diede alcun riconoscimento formale alla Palestina, nonostante riconoscesse la soluzione dei due Stati. Il Governo D’Alema (1998/2000) fece la stessa identica cosa e dette mandato all'ONU, spinse l'ONU ad attivarsi in tal senso. Il secondo Governo Amato (2000/2001), in piena crisi della seconda intifada, stessa situazione, una equidistanza dalle posizioni e nessuna iniziativa unilaterale sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Il secondo Governo Prodi (2006/2008) stessa, identica posizione. Il Governo Letta (2013/2014) idem con questa linea attendista, sempre sostenendo la soluzione dei due Stati, ma senza riconoscimento formale unilaterale. Questo vale per il Governo Renzi e anche per il Governo Gentiloni, al quale si riconosce una lungimiranza non di poco conto, il quale mantenne sempre una linea diplomatica moderata. Ricordatevi, nessun Governo di centro-sinistra ha mai riconosciuto formalmente, in maniera unilaterale, lo Stato di Palestina. Tutti hanno sostenuto la soluzione dei due Stati, ma subordinata ad un processo negoziale ed al coordinamento europeo. E allora perché questa fuga in avanti di noi marchigiani che facciamo una discussione all'interno del Consiglio regionale, quando in realtà non è nostra materia? E per questi motivi, chiedo ai Consiglieri di rigettare queste vostre mozioni, seppur, ripeto, condividendone i germi, condividendone i contenuti per quanto riguarda quella che è l'attenzione al popolo Palestinese. In questa Aula noi dobbiamo occuparci di liste d'attesa, ci dobbiamo occupare di tutte le problematiche della sanità, ci dobbiamo occupare di territorio, di ambiente, di Direttiva Bolkestein, chiaramente limitati a questo punto e non altro. Grazie.
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. A nome della minoranza rappresento che c'è una proposta unitaria di risoluzione sottoscritta da tutti i Consiglieri regionali della minoranza, che sintetizza, riassume e unifica le tre diverse mozioni. È una risoluzione che depositiamo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Queste mozioni, ovviamente, fanno parte del programma elettorale del Partito Democratico. Ricordo benissimo quando il candidato Governatore perdente Matteo Ricci, per la chiusura della campagna elettorale, fece un treno per Gaza, come se andasse a lì a risolvere i problemi, i conflitti. Invece, poi, abbiamo scoperto che faceva la stessa cosa che facevano le opposizioni a livello nazionale, ovvero strumentalizzare il problema serio che c'è a Gaza, in Palestina, proprio per fare propaganda elettorale. Questo lo dobbiamo dire.
Apprezzo il Consigliere Nobili che dice di condannare Hamas. Sono molto contento, perché credo che la condanna sia unanime. Questo mi fa piacere. Così come speravo che lo stesso Consigliere Nobili condannasse i tanti cretini che andavano in piazza e, invece di manifestare pacificamente contro la guerra, andavano a sfasciare le vetrine, i negozi, incendiavano le auto, andavano contro le Forze dell'Ordine. Ovviamente capisco, quelli sono vostri elettori, elettori vicino ad Alleanza Verdi e Sinistra, è normale che non possa dire che è un cretino un elettore vicino a voi, ci mancherebbe altro. Ma questo lo diciamo noi, perché siamo in democrazia, e credo che anche il Consigliere Nobili pensi che chi incendia un'auto, chi danneggia un'abitazione, chi va contro le Forze dell'Ordine sia un cretino, per non dire altro. Ovviamente mi sarei aspettato anche questo, perché, fondamentalmente penso che le condanne debbano essere unanimi ed è facile dire di condannare Hamas, ci mancherebbe altro, ma l'ho apprezzato, però mi piacerebbe, anche, che qualcuno condannasse questi cretini, che in giro per l'Italia vanno ad incendiare, a mettere in difficoltà le Forze dell'Ordine che sono a tutela della sicurezza dei cittadini.
Ricordo bene anche la vostra proposta in campagna elettorale, ovvero quella di estendere il gemellaggio tra Pesaro e Rafah alla Regione Marche, proprio per mettere in condizione i marchigiani di aiutare le popolazioni colpite dalla guerra. E io su questo, infatti, ho detto: "Ma c'è bisogno di un gemellaggio?" Addirittura Pesaro diventa Capoluogo e si sostituisce ad Ancona? Consigliera Mancinelli, un po' mi sono preoccupato perché ho avuto paura che con la vittoria a Governatore di Ricci, magari venisse cambiato il Capoluogo di Regione. Io speravo di poterlo contestare, ma capisco che quando si è all'opposizione ..-, ormai avevate capito che sarete stati all'opposizione. Inoltre, nelle promesse elettorali dell'alleanza per la sconfitta risultava: “Le Marche riconosceranno la Palestina”. Io qui ho fatto una riflessione, ma quando ho visto i risultati elettorali, ho capito che non solo c’erano due programmi elettorali, ma due mondi diversi. Un mondo che si occupava delle problematiche serie e un mondo che faceva propaganda elettorale, cercando di prendere voti dagli estremisti di sinistra, magari per paura di non ricevere voti dagli estremisti di sinistra. Infatti, dall'analisi elettorale non vi hanno votato gli amministratori moderati di centro-sinistra, che ci sono candidati e hanno votato il Presidente Acquaroli.
Sono preoccupato, perché quando vedo queste mozioni mi chiedo cosa possa fare la Regione Marche. Una volta che approviamo la mozione, fermiamo la guerra? Tra l'altro, permettetemi anche di dire che il Governo Meloni è quello che ha supportato più di tutti con gli aiuti umanitari a Gaza. Ricordo il tema della flottiglia, anche lì è stata una questione ideologica. Mentre il Ministero della Difesa lanciava 100 tonnellate di aiuti umanitari, la flottiglia non so se ne portava 1 o 2, magari anche lì dovevamo parlarne, no? Quindi vi chiedo se vale la pena di continuare a fare una battaglia ideologica, piuttosto che chiedere al Governo di fare quello che già sta facendo. Vi avviso anche, non so se lo sapete, che, essendo competenza nazionale, il Parlamento ha approvato una risoluzione votata a maggioranza.
Tra l'altro, anche noi abbiamo presentato una proposta di risoluzione, pur non avendo presentato mozioni, vogliamo tendere la mano all'opposizione su questo tema. Abbiamo fatto una proposta di risoluzione, riprendendo la risoluzione votata a maggioranza. Inoltre, avviso qualche Consigliere dell'opposizione che la parte moderata del centro-sinistra (Italia Viva e Azione) ha votato questa risoluzione insieme alla maggioranza, proprio per trovare un punto di incontro, un punto di equilibrio senza pensare alle questioni ideologiche. Lo dico a voi, ma non devo farvi una lezione su chissà che cosa. Credo che su questo tema le questioni ideologiche vadano messe da parte.
La pace tra Israele e Palestina non è un obiettivo dei Consiglieri del Partito Democratico, di Fratelli d'Italia, di Forza Italia, ma è un obiettivo dei Capi di Stato di tutto il mondo, è un obiettivo di tutti noi.
Proprio per questo, come maggioranza, proponiamo una risoluzione per trovare un punto di incontro, affinché si possa trasmettere questo documento al Governo italiano, che già molto sta facendo. Oltretutto, permettetemi di dire che il Consigliere Canafoglia ha spiegato benissimo il tema, ovviamente mi dispiace un po' perché la sinistra quando è al Governo la pensa in una maniera e quando è all'opposizione, diventa camaleontica, parlo a livello nazionale, e si trasforma in un'altra maniera. Tra l'altro permettetemi anche di esprimere solidarietà a YY che è stato contestato a Bergamo. Anche qui non ho sentito neanche una parola dai giovani del Partito Democratico. I giovani del PD dicono: "Noi non vogliamo essere sinistra per Israele". Nessuno dice di essere destra per Israele, destra per la Palestina, sinistra per Israele, sinistra per la Palestina. Qui si tratta di mettere da parte le questioni ideologiche e trovare una soluzione condivisa.
Ovviamente, noi voteremo contro le mozioni, ma tendiamo una mano all'opposizione affinché si possa fare una risoluzione insieme. Noi l'abbiamo elaborata, se la volete firmare saremmo molto contenti. Valutiamo insieme quello che è meglio per l'Aula e per i cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. Sono state presentate due proposte di risoluzione, di cui una inammissibile, quella a firma dei Consiglieri Putzu, Marconi, Marinelli, Marcozzi e Rossi in quanto, ai sensi dell'articolo n. 146, comma n. 4, del Regolamento interno, non sottoscritta dai Consiglieri che hanno sottoscritto le mozioni.
L'altra proposta di risoluzione è, invece, ammissibile in quanto proposta da tutti i Consiglieri delle minoranze, compresi i sottoscrittori delle mozioni
Ha la parola il Consigliere Piergallini.
Enrico PIERGALLINI. Grazie, Presidente. Giusto una breve riflessione. Non portiamo il dibattito fuori dai binari nel quale è iniziato, altrimenti una questione così importante si complica e, magari, chi segue il dibattito regionale viene distratto. Nessuno difende chi sfascia vetrine e negozi, non è questo il tema. Ponendolo significa che vogliamo distrarci rispetto al tema centrale. Siamo tutti contrari alla violenza. Nessuno di noi è d'accordo con chi ha rovinato le manifestazioni pacifiste, che ha partecipato a quelle manifestazioni, come potrebbe partecipare a tante altre manifestazioni, magari, la domenica, perché è un istinto di violenza che noi non riconosciamo. Anzi, quei comportamenti, oltre ad essere condannabili, hanno danneggiato le manifestazioni autentiche e sincere di migliaia di cittadini italiani ed europei. Quindi la condanna della violenza non è all'ordine del giorno.
La seconda cosa, non ricorriamo ai formalismi. Sappiamo benissimo, Consigliere, che la politica estera è competenza dello Stato, tant'è che le mozioni invitano il Governo, che ha in mano la politica estera, ad assumere una posizione. Non perché noi siamo in un Consiglio regionale, non dobbiamo esprimere le nostre idee. La democrazia è bella perché possiamo scendere in strada, metterci su un banchetto e dire quello che pensiamo. A maggior ragione nel Consiglio regionale è nostro dovere dire al nostro Stato come la pensiamo su questo aspetto. Se fossero state mozioni fuori della nostra competenza, non sarebbero state accettate, quindi accettate formalmente, lo sono appunto perché noi possiamo legittimamente esprimere ciò che crediamo su questa questione.
Terza cosa, le scelte dei Governi precedenti, certo che erano diverse, ma perché, Consigliere, qualcosa è accaduto, è accaduto qualcosa di storico, di estremamente grave e significativo, che per giunta dipinge l'idea di un mondo, sulla quale poi rapidamente ritornerò.
L'ultima cosa, non è compito nostro qui dentro occuparci solo di liste d'attesa. Non è solo questo il nostro ruolo. Un famoso Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, diceva: "Bisogna occuparsi della pace e delle lampadine". Cioè è nostro dovere, in questo consesso, occuparci di cose concrete, che vanno ad incidere nella vita dei cittadini marchigiani, che abbiamo tutti a cuore, ma, anche, non restringerci in una piccola porzione del mondo. Il nostro dovere è intervenire e dire come la pensiamo, combattere per un mondo migliore, perché oggi da soli non ci salviamo.
Le Marche sono strettamente connesse al globo. Se il globo si incendia, una parte minima del globo va in fiamme, andiamo in fiamme anche noi. Quindi, in questo consesso, è necessario che ci interessiamo delle liste d'attesa, sicuramente, ma anche, della pace, del diritto dei popoli, della solidarietà internazionale. Sono argomenti che appartengono alla politica, ci danno anche la dimensione di qual è il nostro ruolo nel mondo che viviamo. Io credo che qui sia in gioco una questione: il diritto all'autodeterminazione di un popolo che è rimasto schiacciato tra i giochi dei potenti, il diritto che ha un popolo di vivere in pace. Ed è necessario rifletterci, e vado alla conclusione, semplicemente perché stiamo assistendo, non solo in Palestina, ma anche in altre parti del mondo, alla delegittimazione degli Organismi internazionali, che non hanno più alcun ruolo, sono presi in giro dagli stessi Stati aggressori, le risoluzioni non vengono rispettate e la fine del diritto internazionale ha come scenario un mondo, di nuovo, gettato nella turbolenza dei nazionalismi, che oggi si chiamano sovranismi, ma è la stessa cosa. È quando una Nazione, con prepotenza, vuole imporre la forza alle Nazioni più deboli. Noi dobbiamo dire con quale parte del mondo vogliamo schierarci e credo che la risoluzione, che poi il Consigliere Nobili presenterà, dica prevalentemente questo: rispetto dei diritti civili, solidarietà per il popolo palestinese, diritto all'autodeterminazione di un popolo, che non sono cose ideologizzate, hanno a che fare con l'idea di mondo che abbiamo e con il diritto di tutte le popolazioni di vivere in pace e nel benessere, come stiamo noi. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. Il più brevemente possibile. Intanto mi preme sottolineare una cosa: non si tratta di assumere posizioni ideologiche qui, oggi, è una questione di umanità. Quello che è accaduto a Gaza non può lasciare indifferente chi ha un minimo di sensibilità e sottolineo che questa tregua fragile non ha posto fine alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. La guerra purtroppo continua.
Aggiungo un'altra cosa: chi parla non ha nessun problema a condannare ogni forma di violenza. Mi piacerebbe che questa condanna venisse in modo reciproco, così come noi non abbiamo problemi a condannare le violenze di chi partecipa alle manifestazioni per la pace, anche la destra dovrebbe avere il coraggio e la forza di allontanarsi dalle violenze che pongono in essere alcune frange non troppo lontane da loro.
Per quanto riguarda le competenze che ha la Regione Marche, credo che il Vicepresidente Piergallini abbia spiegato la questione.
Del resto, se la stessa maggioranza propone una risoluzione è perché, evidentemente, riconosce che la Regione Marche, nell'ambito del proprio perimetro istituzionale, possa prendere posizione e possa sollecitare il Governo con atti di indirizzo.
La risoluzione, che vado brevemente ad illustrare, è una sintesi delle tre mozioni, rappresenta un punto di equilibrio ed anche la compattezza della minoranza, che su certe questioni arriva con determinazione a sintesi, con capacità di fare proposte che dovrebbero essere accolte da tutto l'intero Consiglio regionale. Chiediamo al Consiglio regionale di votare una mozione, con la quale il Presidente e la Giunta si impegnano: a condannare ogni forma di terrorismo e la violenza indiscriminata posta in essere dallo Stato d'Israele; ad esprimere il proprio sostegno politico e istituzionale al riconoscimento dello Stato di Palestina, formalizzando la richiesta al Governo italiano di procedere in tal senso, quale atto politico in favore del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, esortando, quindi, l'esecutivo e il Parlamento a provvedere al riconoscimento immediato dello Stato palestinese, in accordo con il diritto internazionale e le direttive emanate dalle Nazioni Unite. Chiediamo, altresì, che non vengano ospitate iniziative che prevedano la presenza di militari Israeliani o attività riconducibili alle forze armate israeliane. Chiediamo, anche, che venga effettuata una ricognizione di ogni rapporto di cooperazione istituzionale, economica, accademica o culturale della Regione Marche con istituzioni Israeliane, sospendendo anche i rapporti già esistenti fino al ripristino del rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali, fatta salva la collaborazione con organizzazioni israeliane che si impegnino apertamente per la pace, la fine dell'occupazione e l'assistenza umanitaria. Chiediamo, anche, che vengano adottate misure economiche e civiche coerenti con i principi etici e umanitari, impegnando le società controllate o partecipate dalla Regione Marche a non intrattenere rapporti con imprese coinvolte nella colonizzazione dei territori occupati, introducendo, altresì, un codice etico regionale negli appalti pubblici che escluda soggetti coinvolti nelle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme est.
Infine, chiediamo che venga sollecitato il Governo italiano, affinché lo stesso adotti: l'imposizione di un embargo sulle armi nei confronti di Israele; il congelamento dei rapporti di cooperazione militare-industriale con l'attuale Governo israeliano; il divieto di ingresso sul territorio italiano per cittadini israeliani coinvolti in crimini di guerra o residenti in insediamenti nei territori occupati illegalmente; l'applicazione del diritto internazionale in favore del popolo palestinese. Tali misure dovrebbero durare fino a quando non verrà ristabilito il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali; a sostenere, infine, in ogni sede istituzionale nazionale ed europea, la necessità di rilanciare con urgenza il processo di pace basato sulla soluzione “due popoli, due Stati”, che riteniamo essere l'unica via praticabile per garantire la sicurezza e la giustizia per Israele e la Palestina, promuovendo iniziative di cooperazione e supporto alla società civile nelle aree di conflitto.
A trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ai Presidenti delle Camere, ai Capigruppo parlamentari e ai Consigli regionali delle altre Regioni. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Ormai è chiaro che siamo in pieno dibattito, al di là delle risoluzioni, per cui, faccio una domanda, forse, retorica: per votare la nostra risoluzione, quella che io ho firmato insieme al Consigliere Putzu, è necessario che qualche Consigliere di minoranza la firmi?
PRESIDENTE. A norma dell'articolo 146, comma 4, del Regolamento interno, è indispensabile che i Consiglieri che hanno presentato le mozioni appongano la loro firma.
Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. L'ho chiesto in forma retorica, quasi avvocatizia perché chi ci ascolta sappia che non possiamo votarla se qualcuno la non firma, ovviamente.
Detto ciò, preferisco farmi domande, perché, vedete, l'invocazione della verità su questo tema e questa strana associazione che è passata attraverso molti interventi, indifferenza e differenza, votate o non votate … Chi è indifferente non vota, quindi, cala il giudizio su chi è indifferente, ma posso non votare una mozione nella quale posso trovare qualche incongruenza, qualche falsità, nella quale posso trovare qualche forzatura ideologica, visto che non è una mozione che nasce qui, ma nelle segreterie di partito. Gira in tutta Italia, gira in tutti i Comuni, gira in tutti i Consigli regionali e forse anche provinciali. Quindi evitiamo questa cosa, perché è un po' odiosa.
Ecco, io mi sento una persona molto interessata alla questione, non voterò questa mozione, ma non per questo divento indifferente. Inoltre, il diritto ad esprimersi non significa il diritto di votare una mozione in Consiglio regionale, perché l'espressione su questo argomento non manca. Non sta mancando la democrazia, non sta mancando la chiacchiera intorno a questo tema, si fa da anni, quindi, anche questa è un'altra forzatura, non dico falsità, che non regge.
Io mi pongo alcune domande, forse un po' per una sorta di autismo aritmetico. 2 milioni di palestinesi vivono nello Stato di Israele. Se noi avessimo un nemico alle porte, che ci bombarda con centinaia e decine di missili tutti i giorni, vorrei sapere se accetteremmo nel nostro Paese, in Italia, un 20%, circa 12 milioni di persone della stessa nazionalità, che entrano, vivono e lavorano con noi.
Sappiamo che i palestinesi in Israele non sono cittadini a pieno titolo, chiaramente non possono fare il servizio militare, ma ci sono.
Voglio ristabilire semplicemente una verità tra lo Stato di Israele, che è un paese democratico, libero, dove tutti possono protestare, nel quale si può chiedere tutti i giorni le dimissioni di Netanyahu, inneggiato da una parte della popolazione locale come una sorta di dittatore senza scrupoli, e tutti i Paesi arabi che lo circondano, che sono, invece, in una condizione di dittatura con l’assoluta mancanza di diritti civili, quelli che qui vengono invocati, e non parliamo di Hamas, perché mi sembra che su questo ci sia ben poco da dire.
Questa è la riflessione che voglio portare insieme ad altre domande in positivo. Mi è capitato di occuparmi di questa questione qualche anno fa e i soggetti coinvolti erano varie associazioni umanitarie, cattoliche, in modo particolare la Comunità di Sant'Egidio, che proponeva, all'inizio degli anni 2000, una sorta di federazione fra gli stati cristiani e musulmani del Libano, ebrei e musulmani di Israele (ci sono musulmani e cristiani in Israele) e la Palestina, che è araba, ma anche cristiana, perché all'interno della Palestina ci sono i luoghi santi, e questo ragionamento passava.
La realtà vera, che non io, ma altri analisti hanno fatto, è l'idea di una federazione fra queste tre nazioni, tutto sommato anche le più libere, perché in Palestina ed in Libano si votava, prima che venissero i fratelli musulmani dall'Iran, ed in Israele si è sempre votato, quindi erano associabili in una realtà, in una condizione che nessuno in Medio Oriente aveva. Finito tutto. C'è stato un tentativo, una riedizione di questo, molto serio, che era il cosiddetto “Patto di Abramo”, che qui nessuno ha nominato. Il “Patto di Abramo” era pronto a sottoscriverlo anche l'OLP. Guarda caso, qualche settimana prima della data stabilita per la sottoscrizione si scatena il finimondo e c'è l'aggressione dei primi di ottobre da parte di Hamas, finanziato dall'Iran e da chissà quali altri Paesi arabi. Questa è un po' la realtà.
Israele non è sempre stata in mano alla destra ed all’estrema destra religiosa, che lascia inquieto anche me per l'atteggiamento che questa fazione dello Stato ebraico ha nei confronti dei cristiani in Israele, che non è per niente tenera. Ma Israele ha vissuto decenni di governi laburisti, ma in quei decenni di governi laburisti non ha visto altro che aggressioni belliche da parte dei Paesi arabi confinanti, che non hanno mai riconosciuto lo Stato di Israele. 1948, La guerra dei 6 giorni e la guerra del Kippur, le hanno perse tutte, ma ci sono state continue aggressioni. È chiaro che questo ha spostato anche l'asse nei confronti di un'altra fazione politica in Israele. L'immigrazione dai Paesi dell'est, dopo la fine del comunismo, ha portato più di 1,5 milioni di nuovi cittadini Israeliani, che vedevano in modo leggermente diverso dai fondatori. Quindi le semplificazioni …, quasi una dichiarazione, lo dico con una battuta, Consigliere Mangialardi e Consigliere Nobili, di guerra nei confronti Israele perché quando uno fa tutte queste cose, uno Stato normalmente reagisce…
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Rossi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Mangialardi.
Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Non volevo intervenire nuovamente, però, vedo, Consigliere Nobili, tante scorie della campagna elettorale, che influenzano gli atteggiamenti, le valutazioni e, forse, anche, le relazioni.
Guardate, noi votammo una risoluzione in questa Aula il 31 di ottobre 2023, lo facemmo dopo 24 giorni dal terribile, sanguinario, mostruoso attacco di Hamas. Posso dire che allora dimostrammo di essere più maturi di oggi? Molto più maturi, perché non solo ragionammo sull'opportunità che questo Consiglio potesse esprimersi con determinazione, con coraggio e con lucidità rispetto alla condanna, ma rispetto alla prospettiva. Noi votammo la risoluzione che chiedeva al Governo nazionale di riconoscere “due popoli, due Stati”. Vi assicuro che era molto più complicato allora, perché eravamo tutti un po', come dire, condizionati dall'evento tragico del 7 ottobre. Eppure in quel momento avemmo la possibilità di individuare la giusta strada. Invece oggi andiamo a recuperare un dibattito che a me non appartiene di sicuro. Avevo presentato la mozione il 10 ottobre 2023, non ero in campagna elettorale, non avrei mai utilizzato quell'argomento, non l'avrei detto e, oggi, dovremmo avere lo stesso atteggiamento. Il regolamento impedisce i percorsi, ma non ne faccio mai un passaggio capzioso …
Io voterei solo la risoluzione: il Consiglio invita il Governo, il Parlamento a riconoscere lo Stato palestinese. Punto. Lo puliamo da tutto il resto perché l'obiettivo è quello, ma se andiamo a ricostruire tutti i passaggi, se andiamo a rimetterci qualcosa, è ovvio che ci siamo dimenticati gli Accordi di Abramo, che andavano in tutt'altra direzione, ed andiamo a rivendicare, addirittura, un atteggiamento bellicoso nei confronti di Israele.
L'obiettivo ci dobbiamo dare e l'obiettivo di questa Assise è sollecitare, stando dentro il solco che ci spetta, che il Parlamento e il Governo metta in campo tutti gli atti e fatti per riconoscere lo Stato palestinese. Punto.
Noi abbiamo fatto una risoluzione che contiene tutte le premesse e tutte le considerazioni e se vogliamo fare un altro passo la puliamo di tutto e votiamo un atto che la sintetizza. Sarebbe un approccio molto mancinelliano al fatto …
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Chiedo scusa, per cortesia.
Maurizio MANGIALARDI. L'ho proposto io perché di solito subisco, altrimenti votiamo due mozioni, anzi votiamo solo le mozioni nostre, la risoluzione è nostra e il dibattito esterno sarà quello che un’Assise si va a trincerare dietro l'illegittimità e la non opportunità degli atti e invece la Regione Calabria, che non mi sembra sia governata dal Partito Democratico, ha approvato senza farsi quei pregiudizi che non servono. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Seri.
Massimo SERI. Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati non solo a discutere una mozione politica, ma un atto che attiene ai principi più profondi della nostra democrazia: il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento della dignità dei popoli e la ricerca di una pace giusta e duratura.
Interveniamo su una questione che tocca il cuore stesso dei valori universali: la giustizia, l'uguaglianza tra i popoli, il diritto all'autodeterminazione e la pace come condizione imprescindibile per ogni processo di emancipazione umana.
La tragedia del popolo palestinese non è solo una crisi geopolitica: è la storia di un popolo che da decenni vive senza uno Stato riconosciuto, spesso senza diritti, e troppo spesso senza voce. E chi come me, che nella solidarietà internazionale ha sempre trovato una delle nostre radici più profonde, non può restare indifferente.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è un gesto simbolico: è un atto di giustizia. Non significa schierarsi “contro” qualcuno, ma “per” qualcosa: per la pace, per il dialogo, per la dignità di due popoli che devono poter vivere in sicurezza e libertà.
Riconoscere la Palestina significa anche riconoscere che non ci può essere pace senza equità e non ci può essere equità senza il rispetto del diritto internazionale. Chi come me viene dalla grande cultura politica socialista, che straordinario contributo ha portato al miglioramento della condizione umana, lo dice da anni: la soluzione dei due Stati non può restare un principio proclamato a parole e disatteso nei fatti. Ha bisogno di passi concreti, di coraggio politico, di visione. E uno di questi passi è proprio il riconoscimento della Palestina, come atto capace di riequilibrare un tavolo negoziale che negli anni è diventato sempre più fragile e asimmetrico.
La nostra non è una posizione ideologica, ma profondamente umana e realista. Sappiamo bene che il popolo israeliano ha diritto a vivere senza paura, e nessuno può mettere in discussione il diritto di Israele alla sicurezza. Ma sappiamo altrettanto bene che nessun popolo può vivere in eterno in una condizione di occupazione, incertezza o negazione dei diritti fondamentali. Ed è proprio perché crediamo nella sicurezza di entrambi i popoli che chiediamo di compiere un passo deciso verso il riconoscimento dello Stato palestinese, così come molti Paesi hanno già fatto. Non per alimentare divisioni, ma per contribuire e costruire un processo di pace serio, concreto, credibile.
La storia ci insegna che non esistono popoli “senza diritti”: esistono solo popoli ai quali i diritti sono negati. Noi dobbiamo essere dalla parte di chi rivendica una patria, una dignità, un futuro. Il nostro Paese, così come l'Unione europea, ha da decenni assunto come riferimento la soluzione dei due Stati, l'unica ritenuta capace di garantire sicurezza a Israele e autodeterminazione al popolo palestinese. Tuttavia, questa prospettiva resta lettera morta se non viene sostenuta da atti concreti. Riconoscere lo Stato di Palestina significa affermare la legittimità di un popolo che chiede ciò che chiediamo tutti: vivere libero, sicuro, sovrano. Non significa prendere posizione contro Israele: significa invece sostenere un percorso politico che rafforza la prospettiva di pace. Pace non è assenza di conflitto, ma equilibrio fondato sul diritto internazionale, sul rispetto reciproco e sulla sicurezza per tutti i popoli della regione.
Come Consiglio regionale, pur nei limiti delle nostre competenze, quindi non c'è prevaricazione, chiediamo di esprimere un messaggio: l'Italia non può restare immobile. Molti Paesi europei hanno già riconosciuto formalmente lo Stato palestinese e altri stanno compiendo passi decisivi in questa direzione. È tempo che anche il nostro Paese compia un atto coraggioso, coerente con la sua tradizione diplomatica e con i valori costituzionali che ci guidano. Non discutiamo di geopolitica astratta: discutiamo della vita quotidiana di milioni di persone. Donne, uomini e soprattutto bambini che crescono senza sicurezza, senza una prospettiva. E discutiamo anche della sicurezza del popolo israeliano, che non può essere garantita né da conflitti interminabili né da soluzioni imposte con la forza.
Il riconoscimento dello Stato palestinese è un tassello fondamentale per invertire la spirale di sfiducia, per rafforzare le forze moderate e dialoganti, per riaprire un percorso diplomatico serio. Non risolve tutto, lo sappiamo, ma senza questo passo non si può costruire nulla. Oggi non votiamo solo una mozione, l’ho detto prima, votiamo la nostra idea di Europa, di Italia, di umanità. Votiamo la nostra coerenza con i valori di giustizia, libertà e solidarietà che hanno ispirato e guidato la nostra Repubblica fin dalla sua nascita.
Per questo motivo, dichiaro il mio sostegno alla risoluzione, anche se devo riconoscere che alcune sfumature, forse, le avrei evitate, come alcune barriere sul dialogo delle istituzioni culturali, perché la cultura è dialogo e allarga gli orizzonti. Però invito tutte le forze politiche a compiere un gesto di responsabilità e di visione: un voto che affermi il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, un voto che ribadisca il diritto alla sicurezza del popolo israeliano, un voto che dica con forza che l'Italia vuole stare dalla parte della pace. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Luconi.
Silvia LUCONI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, anzi, buon pomeriggio. Nella precedente legislatura non c’ero, quindi sono andata a leggere qualche atto per capire anche se ci fossero effettivamente quelle scorie di cui si è parlato poco fa in questa Aula
Sono andata a vedere cosa c'era all'interno dell’atto votato il 31 ottobre 2023. Lo leggo testualmente perché penso che sia utile anche per dare una direzione ben precisa, senza necessariamente confondere le acque.
L’atto, che è stato votato all'unanimità, ricordo anche che c'era una guerra in atto, impegnava la Giunta regionale nello specifico:
“1. ad ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani di Hamas;
2. a proteggere la popolazione civile e ad aprire corridoi umanitari per la sua salvaguardia; 3. a garantire a Israele il diritto di esistere e difendersi nel rispetto del diritto internazionale che lo ha riconosciuto come Stato;
4. ad impedire che siano destinati fondi ad Hamas per finanziare il suo armamento per attacchi terroristici e azioni di guerriglia contro Israele;
5. all'attuazione della risoluzione dell'ONU di due Paesi, due Stati;
6. a chiedere che Israele rispetti il diritto internazionale nella sua azione militare all'interno del territorio di Gaza;
7. a promuovere ogni sforzo per una pace immediata e la fine di ogni azione violenta, ricercando il cessate il fuoco da entrambe le parti”.
Questo per dovere di completezza, perché un Consigliere, che è in questa Assise da poco più di un mese, determinate questioni se non le va a vedere, possono rimanere sconosciute, e visto che siamo seguiti anche in diretta streaming, è giusto che da casa sappiano effettivamente quello che si è votato qui dentro e quello che si è detto, per dovere di verità. Quando le persone ci scelgono e vogliono che le rappresentiamo, si aspettano da noi concretezza, realtà e verità, sempre, che può anche non essere condivisa, ma deve essere raccontata esattamente come è stata detta.
Poi voglio anche dire che i Governi di centrosinistra, dal 1998 ad oggi, nelle questioni relative alla Palestina e al suo riconoscimento come Stato, hanno sempre tenuto una posizione equidistante e hanno spinto su soluzioni diplomatiche che dovevano coinvolgere la Comunità Europea e l'ONU, come sta facendo il Governo Meloni oggi, per esempio.
Purtroppo non è vero che l'ultima guerra tra Hamas e Israele sia una novità in termini di vite umane. E, dico, purtroppo. Perché nel 2008-2009, nell’operazione “Piombo fuso”, se non erro, si chiamava così, furono uccisi 1.400 palestinesi, molti dei quali civili. Nel 2014, 2.200 palestinesi, inclusi centinaia di bambini, ma nessun Governo di centro-sinistra si è mai sognato di riconoscere lo Stato Palestinese. Sbaglio? Se sbaglio spero di essere corretta.
Poi se si legge la risoluzione, non si riconosceva o non si chiedeva di riconoscere lo Stato di Palestina, ma se si legge bene , senza strumentalizzare: “si esprime condivisione rispetto alla risoluzione approvata dal Parlamento”. Questo c'è scritto nel documento che mi sono andata a rileggere per evitare di fare errori. Questo lo dico, e termino anche il mio intervento, per l'economia dei lavori.
Ho sentito, non ricordo chi lo ha detto, che comunque si condanna la violenza. Io stessa condanno la violenza, la condanno a gran forza, ma se vogliamo e diciamo di dover e voler condannare la violenza, condanniamola tutta. Non si difende la pace lanciando gli estintori, spaccando le vetrine, creando confusione in luoghi pubblici. La pace si costruisce insieme, la pace, mi si consenta, non si strumentalizza.
Tra l'altro di questi argomenti, a vario titolo, si parla in varie situazioni, anche pubbliche, a partire dai Consigli comunali, dove arrivano questi documenti gemelli, che determinati Consiglieri e determinate parti politiche si tramandano senza metterci, magari, anche un briciolo di propria libertà di pensiero, quantomeno evitare di omologarli.
Quindi, quando andiamo a condannare la violenza e vogliamo lanciare questi messaggi in luoghi importanti come questi, cerchiamo di essere seri. Condanniamo tutti coloro che fanno gli atti violenti. Condanniamo quella gente che dà l'immagine più brutta della nostra Nazione. Lo abbiamo visto, basta fare una semplice googolata. Gli ultimi comunicati sono anche di qualche ora fa e di qualche giorno fa. Questo significherebbe essere seri e significherebbe dare una buona immagine delle Istituzioni da destra a sinistra. Se lo vogliamo fare è possibile. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Rossi.
Enrico ROSSI. Grazie, Presidente. Intervengo in rappresentanza della Giunta su un tema, ovviamente, delicatissimo nello scenario internazionale, che merita una particolare sensibilità da parte di tutti noi, direi, e che va affrontato con senso di responsabilità e, quindi, a cui va riservata grande attenzione da parte delle Istituzioni tutte.
Come abbiamo avuto modo di ascoltare questa mattina, attraverso le illustrazioni della mozione, viene richiesto all'Assemblea di pronunciarsi con un orientamento, di esprimersi con un invito e un impegno al Governo per il riconoscimento dello Stato di Palestina e, specificatamente, per ciò che riguarda le mozioni 2 e 3, l'interruzione di ogni rapporto di carattere economico, culturale e commerciale con lo Stato di Israele diretto e indiretto.
Innanzitutto ritengo doveroso contestualizzare il dibattito all'interno del quadro del nostro ordinamento pubblico, poiché, come sapete e come è stabilito l'articolo 117 della nostra Costituzione, in riferimento alle funzioni attribuite alla Regione, la politica estera è materia di competenza dello Stato. Ed è in questo senso che il Parlamento, così come chi mi ha preceduto ha ricordato, ha approvato una risoluzione lo scorso 2 ottobre di cui il Governo ha già accolto e condiviso gli indirizzi.
Risoluzione, che riporto testualmente, in cui, appunto, il Parlamento ha impegnato il Governo: “ a sostenere con determinazione, insieme ai partner europei arabi (in particolare Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Qatar) e internazionali, il Piano di pace dell'Amministrazione Trump volto a conseguire la de-escalation, un cessate il fuoco duraturo, la liberazione degli ostaggi, il pieno ripristino dell'accesso umanitario e soprattutto una prospettiva di pace e stabilità nell'intera regione; anche per tornare allo spirito degli Accordi di Abramo, nei quali un'Autorità nazionale palestinese riformata e credibile deve essere coinvolta; ad attivarsi per riconoscere lo Stato palestinese a condizione che Hamas liberi tutti gli ostaggi e rinunci a ogni presenza politica e militare a Gaza e in Cisgiordania; ad incrementare il sostegno in ogni foro internazionale alla prospettiva dei due Stati che convivano in pace e in sicurezza, continuando il sostegno al programma di riforme dell'Autorità nazionale palestinese per rafforzarne le capacità di governo; ad attivarsi presso le competenti sedi internazionali affinché si arrivi al riconoscimento da parte delle autorità palestinesi della sovranità dello Stato di Israele e del suo diritto di esistere in sicurezza entro i confini concordati e individuati in sede di trattativa tra le parti e con il consenso della comunità internazionale. Il riconoscimento reciproco tra Israele e il nuovo Stato Palestinese, con l'affermazione esplicita del diritto di Israele all'esistenza e la cessazione da entrambe le parti di ogni forma di educazione all'odio e alla violenza, sono le condizioni per un vero accordo di pace, e quindi per regolari e amichevoli rapporti diplomatici con lo Stato di Palestina; a proseguire le iniziative umanitarie italiane, anche attraverso il coordinamento con Paesi terzi e organizzazioni internazionali, al fine di continuare ad alleviare le sofferenze della popolazione civile di Gaza e di garantire che gli aiuti non finiscano nelle mani di Hamas; a sostenere in ambito europeo un approccio equilibrato affinché sia evitata l'adozione di misure sanzionatorie generalizzate ai danni della popolazione israeliana, che comprende diverse milioni di arabi e drusi, valutando d’intesa con gli Stati membri l'opportunità di varare eventuali provvedimenti individuali, anche di natura economica”.
Credo che questi contenuti, questi impegni siano ampiamente condivisibili e questa posizione non nasce, ovviamente, da pregiudizi o da convinzioni pretestuose né tantomeno da una presunta indifferenza, perché nessuno in questa Aula come nel Paese può voltarsi dall'altra parte di fronte alla tragedia immensa, lacerante, disumana che da mesi sconvolge il Medio Oriente. Vite e famiglie distrutte, bambini che non hanno conosciuto altro che la paura, una popolazione civile che vive ogni giorno nel terrore. E parliamo anche delle famiglie israeliane che dopo il massacro del 7 ottobre hanno vissuto nell'incubo costante della violenza e nell'attesa angosciosa del rilascio degli ostaggi.
La sofferenza non ha bandiera, il dolore dei civili è universale e non può essere trasformato in uno strumento di contrapposizione politica. D'altro canto, però, la Regione Marche non può sostituirsi al Parlamento e al Governo della Repubblica. La proposta di embargo regionale, la richiesta di revocare gemellaggi, la definizione unilaterale di genocidio, in un contesto in cui persino gli organismi internazionali invitano alla prudenza nel linguaggio, sono atti che non appartengono al perimetro di una Regione. Sono atti che rischiano di trasformare il dibattito in uno scontro ideologico indebolendo il ruolo istituzionale delle Marche e creando fratture laddove servirebbe invece responsabilità e coesione. Il dovere in uno scenario così fragile è quello di allinearsi alla linea della Repubblica Italiana. È assolutamente inopportuno contribuire a creare nuove tensioni internazionali. Non pretendiamo di fare diplomazia dal nostro Consiglio regionale. Non vogliamo trasformare le Marche in un soggetto politico alternativo allo Stato italiano e non lo vorremmo fare neppure se la collocazione politica del Governo fosse diversa dalla nostra.
Il ruolo della Regione è diverso, è sostenere il dialogo, non interromperlo, è promuovere la cooperazione, non smantellarla, è favorire la pace attraverso il rispetto delle istituzioni non sottraendosi ad essa. E aggiungo un punto di grande importanza. Quando il dibattito pubblico esaspera lo scontro, quando si scelgono parole divisive o si tendono trappole ideologiche, quando si trasforma una tragedia complessa in un noi contro loro, si corre un rischio gravissimo. Riemergono, come purtroppo già accaduto in Europa in queste settimane, rigurgiti di antisemitismo che non hanno nulla a che fare con la legittima critica politica, con la difesa dei diritti umani. Sono fenomeni che la nostra storia ci impone di riconoscere e respingere al tempo stesso con fermezza, senza alcuna ambiguità. Noi continueremo a lavorare affinché le Marche siano una terra di cooperazione, di dialogo, di solidarietà, ma rifiutiamo con decisione ogni atto che tenti di trascinare la nostra istituzione dentro una contrapposizione ideologica e internazionale che non ci compete e che, anzi, rischia di alimentare le tensioni sociali ingiuste e pericolose.
Per questi motivi, ascoltando anche gli interventi che mi hanno preceduto, che ritengo opportuno l'approvazione di una risoluzione unanime che possa confermare la posizione del nostro Paese, del nostro Parlamento, nel contestuale rispetto delle competenze istituzionali e della condanna della violenza. Grazie.
PRESIDENTE Non ci sono altri interventi, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto sulla proposta di risoluzione che riguarda le mozioni nn. 1, 2 e 3. Naturalmente possono intervenire i capigruppo.
Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Stiamo facendola la dichiarazione di voto sulle mozioni o sulla risoluzione?
PRESIDENTE. Sulla risoluzione. Le risoluzioni erano due, ma una è stata dichiarata inammissibile.
Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Posso chiede una sospensione per trovare un accordo tra maggioranza ed opposizione per una risoluzione condivisa?
(interventi fuori microfono)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Non va bene? Perfetto, l'avete voluto voi, va bene così, dai. Tanto è il vostro stile perdere comunque.
PRESIDENTE. Proposta di risoluzione. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale non approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16:00
La seduta inizia alle ore 13:30
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Dichiaro aperta la seduta dell’Assemblea legislativa regionale n. 4 del 25 novembre 2025.
Diamo inizio alla seduta odierna ordinaria. Quindi al primo punto abbiamo l'eventuale approvazione di atti di indirizzo inerenti l'argomento trattato nella seduta assembleare aperta. È arrivato un ordine del giorno che riguarda il rapporto sulla violenza di genere, quindi, se si vuol rinviare ad altra seduta, bene, altrimenti questo ordine del giorno, poiché previsto al primo punto della seduta ordinaria, va discusso. Quindi se si vuole rinviare, uno a favore, uno contro.
Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Cortesemente un rinvio in quanto la cosa è seria, l'abbiamo ricevuta adesso e, almeno come Gruppi di maggioranza, il tempo di approfondirlo, quindi, se possiamo farlo in una prossima seduta, penso che non scada niente.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ruggeri.
Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Io ho consegnato una copia ai Capigruppo nella Conferenza dei Presidenti di gruppo prima, quando ci siamo visti, avvisando che avrei protocollato questo ordine del giorno. Se la maggioranza ha bisogno di tempo per approfondirlo, naturalmente i numeri sono dalla vostra parte, non è che ci possiamo opporre. Però io ve lo dico con grande sincerità, non vorrei che si prendesse la piega della scorsa legislatura in cui, invece di discutere del tema nella stessa giornata, si rinviava a data da destinarsi e, magari, a Carnevale ci si trovava a parlare della Giornata della Memoria, cose che, magari, sarebbe meglio evitare.
Quindi se la maggioranza ritiene che sia da discutere nel prossimo Consiglio, magari lo mettiamo come primo atto, io do la massima disponibilità.
Ringrazio chi, intanto, ha sottoscritto l'atto, quindi tutti i Consiglieri di opposizione. Naturalmente l'ho messo a disposizione anche della maggioranza perché, secondo me, se riuscissimo a fare qualcosa tutti insieme, sarebbe meglio.
Ho cercato di non fare nulla di polemico, di critico, in modo che, come è successo altre volte, su questo tema si possa trovare una sintesi. Quindi mi rimetto alla decisione dell'Aula, naturalmente, però vi pregherei di evitare di entrare nella trappola dell'altra volta, in cui nelle giornate tipo quella di oggi non si riesce ad esprimersi come Aula.
È un peccato, perché abbiamo sentito delle relazioni bellissime fatte da tutte le relatrici e i relatori, che ringrazio. Abbiamo sentito anche dei bei interventi, mi congratulo anche con l'Assessora, ringrazio la Consigliera Vitri, relatrice d'opposizione, e anche il Consigliere Baiocchi, hanno fatto delle belle relazioni, quindi se potessimo esprimerci nel merito oggi, secondo me, sarebbe molto meglio, però ripeto, mi rimetto all'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.
Renzo MARINELLI. Grazie, Presidente. Vorrei confermare quanto ho detto stamattina alla Conferenza dei Capigruppo, di rimandarla come primo punto nella prossima seduta, perché, poi, è vero che non dobbiamo fare come abbiamo fatto precedentemente, però, se vogliamo fare una discussione approfondita, e far sì che i Gruppi la possano valutare, penso che sia la cosa migliore. Quindi non è perché veniva fatto negli anni precedenti, ma perché è una cosa logica, sta in piedi, quindi ci confronteremo in settimana, in modo che nella prossima seduta (al primo punto) potremmo affrontare l'argomento e magari, chiuderlo nella maniera più appropriata possibile. Grazie.
PRESIDENTE. Rinvio, tenendo presente che l’atto sarà inserito nella prossima seduta al primo punto delle mozioni. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale approva)
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni. Per le interrogazioni n. 4 e n. 5 l’Assessore Calcinaro non c’è, non vedo l'Assessore Rossi, quindi, Assessore Bugaro …
Interrogazione n. 6
ad iniziativa del Consigliere Rossi
“Mancata risposta accesso agli atti Consorzio di Bonifica delle Marche”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 6 del Consigliere Rossi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Rossi.
Enrico ROSSI. Grazie, Presidente. In merito all'oggetto dell'interrogazione a risposta orale n. 6 del 10 novembre 2025, ad oggetto “Mancata risposta accesso agli atti Consorzio di Bonifica delle Marche”, si informa che è stato richiesto alla direttrice del Consorzio di Bonifica delle Marche, con messaggio di posta elettronica del 13 novembre, l'elenco delle richieste di accesso agli atti ricevute nel 2025 e le eventuali risposte fornite.
In data 18 novembre, con messaggio di posta elettronica, è stata fornita la nota della Presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche e i relativi documenti in copia, che si allegano alla presente relazione.
Con la risposta fornita dal Consorzio di bonifica è possibile tracciare la seguente cronologia. Alla richiesta del Consigliere Rossi del 19 maggio scorso, il Consorzio ha riscontrato con nota del 4 giugno seguente, con sostanziale rimando alla consultazione del sito aziendale e invito a ricevere i chiarimenti negli uffici del Consorzio. Successivamente il Consigliere si è rivolto al Garante del contribuente delle Marche per non aver rinvenuto sul sito ciò di cui aveva fatto richiesta. Ne è conseguito l'intervento del Garante, che ha richiesto al Consorzio di inviare la documentazione richiesta dal Consigliere il 10 giugno e relativi solleciti il 14 luglio e il 25 agosto. Il 15 ottobre scorso la Presidente del Consorzio ha risposto al Garante e al Consigliere Rossi, evidenziando che la richiesta non è riscontrabile facilmente, lamentando delle genericità della stessa e delle difficoltà a reperire il moltissimo materiale connesso.
L'11 novembre scorso è stata inviata un'ulteriore sollecitazione del Garante a riscontro della richiesta del Consigliere Rossi. Nella nota di risposta del 18 novembre scorso, la Presidente del Consorzio, inoltre, ha riferito di aver preso contatto con il Consigliere Rossi per un appuntamento presso la sede del Consorzio in data 24 novembre 2025. Dunque, incontro che dovrebbe essersi già tenuto.
Sulla base della documentazione pervenuta è stata inoltrata una nota al Consorzio di bonifica da parte della Regione Marche con il richiamo ad ottemperare le disposizioni di legge in relazione alla trasparenza e accesso agli atti che la legge prevede. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Rossi.
Giacomo ROSSI. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore. Mi sono visto ieri con la nuova Presidente del Consorzio di bonifica. È stato un incontro proficuo, nel quale io ho esposto, anche, le ragioni della famosa riforma che, purtroppo, non è approdata in Aula. Ho presentato quelle che noi, e non solo io, riteniamo siano delle criticità, tra cui, anche il discorso dell'accesso agli atti, che, poi, andremo ad affrontare con il Consorzio di bonifica e spero che, comunque, il Consorzio dia riscontro alle stesse richieste, perché sono richieste legittime.
Capisco che il materiale è tanto, però un consorziato deve avere la massima trasparenza, ed un Consigliere regionale, a maggior ragione, ancora di più. Anche perché ricordo che la legge 13/2013, che istituisce il Consorzio di Bonifica, all’articolo 17, comma 4, stabilisce che il Consorzio deve garantire la massima trasparenza e, soprattutto, la Regione deve controllare l'operato del Consorzio, cosa che in questi anni è sempre stata fatta poco, se non, praticamente, per niente.
La Regione ha il controllo sul Consorzio di Bonifica e deve intervenire qualora riscontri queste criticità. Le criticità io le sollevo non solo per me, ma per i tanti consorziati ai quali non è stata data risposta.
Vorrei ringraziare pubblicamente il Garante regionale dei diritti, che si mette sempre a disposizione, adempiendo in maniera egregia al suo compito e dando, appunto, fattività alle tante richieste di mancato accesso agli atti che avvengono nei confronti del Consorzio di bonifica e, dico io, anche negli altri enti.
Mi auguro vivamente che il Consorzio di Bonifica possa fare una riflessione sull'operato, possa migliorarlo. Probabilmente riproporremo la riforma. Adesso abbiamo aperto una interlocuzione che è iniziata in maniera positiva. Vediamo dove può essere condotta. Certo è che qualcosa deve cambiare, in primis, per i 150.000 marchigiani che ricevono una tassa, che non solo il sottoscritto ha decretato essere illegittima, quindi una tassa che va …
Interrogazione n. 7
ad iniziativa del Consigliere Caporossi
“Ragioni del mancato avvio del polo logistico Amazon a Jesi e conseguenze per il territorio”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 7 del Consigliere Caporossi.
Ha la parola, per la risposta, l’Assessore Bugaro.
Giacomo BUGARO. Grazie, Presidente. Buongiorno. Il Consigliere Caporossi ha sviluppato una interrogazione su diversi punti, per semplicità li riassumo.
L'azienda Amazon ha acquistato un terreno regolarmente saldato con regolare rogito, ha presentato progetto al Comune di Jesi, dove il progetto è stato approvato, ritirato, pagati i relativi oneri, ha realizzato con fondi propri il manufatto ed è regolare nel pagamento degli oneri di condominio a Interporto. Da questo punto di vista, a suo beneficio, se vuole, le possiamo fotocopiare le risposte del Comune di Jesi e di Interporto Marche.
Termino dicendo che Amazon è azienda privata e dispone dei suoi beni come meglio crede e la Regione Marche non ha nessuno strumento per poter indurre, accelerare, modificare i progetti del più grande player mondiale della logistica.
Ci farebbe piacere poter accelerare nell'interesse del nostro territorio, della sua occupazione, ma non disponiamo di alcuno strumento. Anzi, visto che lei è l'attore di questa interrogazione ed è uomo di esperienza, qualora ne trovi qualcuno, la invito a suggerircelo, perché lo faremo proprio, però non ne intravediamo alcuno. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Caporossi.
Michele CAPOROSSI. Grazie, Presidente. Allora, caro Assessore, la liceità dell'intervento, dell'investimento, eccetera, non è … è semplicemente necessario fare una ricognizione di quello che è accaduto e questo ci siamo permessi di fare.
Amazon è un'azienda privata, sta facendo un investimento enorme, perché si tratta di uno dei poli logistici maggiori del Paese, e l'attenzione della popolazione è tutta puntata a sapere quando, in primis, perché, come ho detto in precedenza, il tempo non può essere una variabile indipendente delle cose e, su questo, credo che sia molto utile che l'amministrazione regionale, la Giunta, in qualche maniera, attui un'interlocuzione per sapere quali sono i loro intendimenti, perché hanno costruito, è stato realizzato il tutto e non ho motivo di mettere in discussione quello che è stato detto. Però, sta di fatto, che la questione è ferma sine die e, quindi, come tale, questo mette in allarme la popolazione.
Questo è il primo problema, molto giusto, e la ringrazio per quello che riuscirete a fare, nel senso di poterci dare una risposta. Con la stessa occasione, visto che anche lei ha presenziato ad una foltissima assemblea popolare dei cittadini della zona della Coppetella, che sono assolutamente preoccupati per il volume di traffico che si andrà a sviluppare, anche il tipo di intersezioni che ci sono sull'area, sarà molto utile poter avere anche su questo rassicurazioni, considerato che, nei documenti preliminari per l'approvazione del progetto, la parte che riguardava la mobilità e, quindi, il sistema, la matrice origine e destinazione, in qualche maniera era molto carente, come avviene in tantissimi progetti, perché questo è un vizio italiano. Questo è stato sottolineato da tutti ed io credo di essere assolutamente d'accordo, viste le carte.
Quindi, come tale, con l'occasione, gradiremmo avere anche delle risposte su questo, per sapere quali sono le situazioni concrete e quali sono i possibili correttivi che si possono avere da questo punto di vista. Grazie.
Proposta di deliberazione n. 1/25
ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza
“Costituzione del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche”;
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 1/25 dell’Ufficio di presidenza.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore Consigliere Rossi.
Giacomo ROSSI. Grazie, Presidente. L'articolo 34 bis dello Statuto regionale assegna all'Assemblea legislativa l'istituzione di un Comitato che svolga attività di controllo sull'attuazione delle leggi e che valuti gli effetti delle politiche regionali, al fine di verificarne i risultati, anche in relazione al controllo della spesa, al controllo dell'attuazione del programma di governo regionale e sull'operato della Giunta regionale. Lo stesso articolo demanda alla legge regionale la disciplina delle attività proprie del Comitato e al Regolamento interno di organizzazione dell'Assemblea legislativa le modalità di composizione, costituzione e funzionamento.
L'articolo 37 del Regolamento interno, invece, prevede che ad ogni nuova legislatura, entro trenta giorni dalla prima seduta dell'Assemblea, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, venga costituito il Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche, che si compone di otto Consiglieri equamente divisi tra maggioranza e minoranza: quattro Consiglieri di maggioranza e quattro di minoranza. Di norma, i componenti devono essere designati in modo da garantire la rappresentanza di ciascuna delle Commissioni permanenti, dell'Ufficio di Presidenza e la presenza di entrambi i generi. Non possono far parte del Comitato il Presidente della Giunta, i Consiglieri nominati presso gli enti, agenzie, aziende dipendenti o vigilati e le società partecipate dalla Regione.
I Presidenti dei Gruppi hanno comunicato i nominativi dei componenti designati a formare il Comitato in rappresentanza, rispettivamente, degli schieramenti di maggioranza e di minoranza.
I Gruppi consiliari appartenenti alla maggioranza, con nota protocollo n. 8195 del 19 novembre 2025, hanno designato quali componenti i Consiglieri Andrea Assenti, Pierpaolo Borroni, Jessica Marcozzi e Renzo Marinelli. Analogamente i Gruppi consiliari appartenenti alla minoranza, con nota protocollo n. 8183 del 19 novembre 2025, hanno designato i Consiglieri Michele Caporossi, Leonardo Catena, Fabrizio Cesetti e Andrea Nobili.
L'Ufficio di Presidenza, dopo aver preso atto che le Commissioni consiliari sono tutte rappresentate e che è garantita la presenza di entrambi i generi tra i Consiglieri designati, ha approvato la deliberazione di competenza dell'Assemblea legislativa riguardante la costituzione del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche, che viene sottoposta all'approvazione dell’Assemblea. Grazie.
PRESIDENTE. Proposta di deliberazione n. 1/25. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale approva)
PRESIDENTE. Passiamo ora alle nomine. Invito il Consigliere Segretario Marco Ausili a prepararsi per la chiama.
Elezione di n. 1 Consigliere regionale nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace”
(articolo 15, comma 5, l.r. 18 giugno 2002, n. 9 – articolo 8, comma 2 Statuto Ente – deliberazioni amministrative nn. 125/2009 e 23/2011)
(voto limitato a 1)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione di n. 1 Consigliere regionale nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace”.
(Il Consigliere Segretario Ausili effettua la chiama)
Comunico il risultato della votazione:
Votanti n. 29
Voti validi n. 22
schede bianche n. 7
schede nulle n. 0
Hanno ricevuto voti:
Nicola Barbieri n. 17
Maurizio Mangialardi n. 4
Gianluca Pasqui n. 1
Proclamo eletto componente nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace” il Consigliere regionale Nicola Barbieri.
PRESIDENTE. Passiamo ora alla seconda nomina. Chiedo scusa in Aula, per favore, chi non vuole essere in Aula è pregato di uscire, altrimenti chiedo ai colleghi Consiglieri di accomodarsi. Attendo che si accomodino i colleghi. Grazie.
Elezione n. 2 Consiglieri regionali nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la pace”
(articolo 15, comma 5, l.r. 18 giugno 2002, n. 9 – articolo 12 Statuto Ente – deliberazioni amministrative nn. 23/2011 e 36/2011)
(voto limitato a 1)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione di n. 2 Consiglieri regionali nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la pace”
(Il Consigliere Segretario Ausili effettua la chiama)
Comunico il risultato della votazione:
Votanti n. 30
Voti validi n. 30
schede bianche n. 0
schede nulle n. 0
Hanno ricevuto voti:
Nicolò Pierini n. 16
Maurizio Mangialardi n. 11
Jessica Marcozzi n. 1
Gianluca Pasqui n.1
Giacomo Rossi n.1
Proclamo eletti componenti nell’Assemblea dell’Associazione “Università per la pace” i Consiglieri regionali Nicolò Pierini e Maurizio Mangialardi.
Mozione n. 1
ad iniziativa del Consigliere Mangialardi
“Riconoscimento dello Stato di Palestina”
Mozione n. 2
ad iniziativa del Consigliere Nobili
“Riconoscimento dello Stato di Palestina e sospensione dei rapporti tra la Regione Marche e il Governo di Israele fino al pieno rispetto del diritto internazionale”
Mozione n. 3
ad iniziativa della Consigliera Ruggeri
“Riconoscimento dello Stato di Palestina e impegno della Giunta regionale delle Marche per l'interruzione dei rapporti istituzionali, culturali ed economici con organismi ufficiali israeliani, subordinatamente al pieno adempimento del diritto internazionale”
(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 1 del Consigliere Mangialardi, la mozione n. 2 del Consigliere Nobili, la mozione n. 3 della Consigliera Ruggeri (abbinate).
Consigliere Mangialardi vuole intervenire? Per illustrare le mozioni. Nessuno illustra le mozioni? Chiedo scusa.
Ha la parola la Consigliera Mancinelli.
Valeria MANCINELLI. Grazie, Presidente. Penso che sia inutile rimanere in questa situazione. Allora, se non ci sono, e mi pare che non ci siano, richieste di rinvio, noi siamo per procedere, andiamo avanti. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Mangialardi.
Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Grazie colleghe, grazie colleghi. La discussione di questa mozione, con la quale si chiede alla Giunta regionale di sollecitare il Governo nazionale affinché riconosca lo Stato di Palestina, giunge in un momento simbolico e anche importante, a ridosso della Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese promossa dall'ONU proprio nella data del 29 novembre. In quel giorno, 78 anni fa, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituiva, attraverso la risoluzione n. 181 del 1947, la Terra della Palestina, uno Stato ebraico e uno Stato arabo. Quello Stato ebraico corrisponde oggi, ovviamente, a Israele, mentre lo stato arabo, previsto dall'ONU, non ha avuto, purtroppo, una sua piena realizzazione.
Il popolo palestinese vive da decenni sotto un'occupazione militare sempre più dura. Eppure quel popolo ha diritto all'autodeterminazione e alla libertà, come tutti gli altri popoli del mondo. Quel popolo, il popolo Palestinese, è stato formalmente riconosciuto dalla Corte Internazionale di Giustizia. Quel popolo, il popolo Palestinese, esiste dalla prima occupazione inglese, prima della partizione del 1948. Quel popolo, il popolo Palestinese, gode dunque del diritto fondamentale all’autodeterminazione.
Ad oggi sono 157 su 193, oltre l'80%, gli Stati che, al mondo, hanno riconosciuto la Palestina come Stato con i confini antecedenti alla guerra del 1967. Tantissimi Paesi europei si sono aggiunti, negli ultimi anni, a questa lunga lista e ricordo l'Irlanda, la Francia, la Slovenia, il Portogallo, la Spagna e, da settembre, il Regno Unito. Dal 2012 la Palestina è stata ammessa all'ONU in qualità di osservatore non membro, attraverso la risoluzione 67/19 approvata con voto favorevole, tra gli altri, anche dell'Italia. Ciò significa una cosa molto chiara: la Palestina è già riconosciuta dalla comunità internazionale come Stato indipendente con diritti e prerogative proprie.
Non deve sorprendere il voto favorevole in sede dell'ONU del 2012. Il nostro Paese è stato sempre in prima linea nell'impegno per la pace, per il riconoscimento dei diritti del popolo Palestinese. Non è un caso che a Venezia, nel giugno del 1980, venne firmata la dichiarazione, dell'allora, CEE che riconosce il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ma c'è di più. L'impegno per l'autodeterminazione del popolo Palestinese non fa parte solo della nostra storia diplomatica, ma vive quotidianamente anche a livello locale, tra gli italiani, tra le articolazioni istituzionali. Voglio ricordare che, proprio fino a questi giorni, tantissimi consigli comunali, provinciali e regionali hanno approvato una mozione, analoga a quella che stiamo mettendo a disposizione di quest’Assise, per sollecitare il Governo e il Parlamento italiano a riconoscere lo Stato di Palestina. Ricordo, per chi c'era, che anche questo Consiglio regionale non parte da zero. La risoluzione n. 78 del 31 ottobre 2023, la mozione la presentai sempre io, votata all'unanimità da quell'Assemblea, affermava con chiarezza il principio di due popoli e due Stati. Un principio, purtroppo, che non è riconosciuto né da Netanyahu né da Hamas, ma che è alla base di ogni reale prospettiva di pace, che invece ispira questa mozione. Anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella comunicazione al Senato del 22 ottobre 2025, ha dichiarato pubblicamente che il Governo italiano è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina. Una richiesta che è stata formulata e reiterata dal Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas nella sua recentissima visita a Roma, nel corso degli incontri con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la stessa Giorgia Meloni. Voglio qui citare le sue parole, che ritengo possano essere condivise da tutti noi per la loro saggezza: “Siamo contrari alla guerra, all'odio, al terrorismo. Vogliamo vivere in un nostro Stato accanto a Israele, che abbiamo riconosciuto nel 1988 e nel 1993, con gli accordi di Oslo, come Stato e come territorio. E’ ora che anche Israele riconosca a sua volta il nostro Stato e il nostro territorio”. Questa cosa deve fare l'Italia, che ha riconosciuto giustamente Israele, deve riconoscere ormai obbligatoriamente la Palestina. Come può realizzarsi la soluzione “due popoli, due Stati” se uno dei due non è riconosciuto? Mi sembra molto, molto complicato.
Vado rapidamente alle conclusioni, stando alle sollecitazioni anche della mia Capogruppo. Il mio appello è rivolto a tutta l'Aula, e approvare questa mozione che è perfettamente in linea, coerente con le risoluzioni precedentemente votate da alcuni di voi e quelle che vengono votate nei Consigli comunali e regionali di tutta Italia.
Non è una mozione, ovviamente, contro nessuno, tantomeno contro il Governo, che ha già annunciato, come ho detto, un provvedimento analogo a livello parlamentare.
Sappiamo benissimo che il Consiglio regionale delle Marche non può riconoscere Stati, non avendo queste prerogative in materia di politica estera- Noi non chiediamo questo, non chiediamo che la Regione riconosca direttamente lo Stato della Palestina attraverso una sollecitazione, chiediamo di approvare questa mozione per fornire un utile stimolo. che mettiamo a disposizione della nostra Assemblea.
Chiudo. Penso che la consapevolezza di riconoscere lo Stato della Palestina significhi: dare dignità politica a un popolo che esiste, che soffre, che muore, che ha diritti; rafforzare gli interlocutori moderati contro quelli che, invece, vogliono solo la distruzione; rilanciare il ruolo dell'Europa e dell'Italia come mediatori credibili; isolare chi usa il conflitto come strumento di potere e non come un percorso necessario di pace.
Io l'appello lo faccio a tutte le Consigliere, ai Consiglieri.
Analogamente a quello che abbiamo già approvato due anni fa, ritengo che ci siano le condizioni, ovviamente siamo disponibili anche a ragionare su una possibile risoluzione, ma che abbia, almeno, questo contenuto che abbiamo ritenuto minimo, ma determinante per dare una prospettiva, una dignità ed un percorso di pace ad un popolo che in questi anni e, soprattutto, negli ultimi anni è stato martoriato, è stato al limite dello sterminio. Noi tutti ci dobbiamo togliere quel pezzo di responsabilità che possiamo azzerare anche con il percorso odierno. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Rossi
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, prima di affrontare il merito della questione, sento il dovere di partire da una premessa che per me è fondamentale, cioè la condanna inequivocabile, senza attenuanti, nei confronti dell'attentato terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre. Non c'è bisogno di ricordare che è stato un atto di violenza atroce, soprattutto contro civili inermi: omicidi, rapimenti, brutalità contro persone indifese. Nessuna rivendicazione politica può giustificare un atto di terrorismo di questo tipo. Ma proprio perché condanniamo con forza questa azione terroristica, non possiamo accettare che essa sia diventata il pretesto per violare il diritto internazionale, per cancellare intere comunità, per trasformare un territorio già martoriato in una zona di distruzione totale. Una vendetta sanguinaria quella che ha posto in essere Netanyahu nei confronti del popolo Palestinese che vive nella striscia di Gazza.
Né può essere sottaciuto il fatto che l'atto terroristico di Hamas ha un retroterra - che affonda nelle politiche di occupazione, di discriminazione sistemica e di violenza strutturale, esercitata sui palestinesi dal 1948 in poi - ed è stato strumentalizzato in modo cinico e spregiudicato da Netanyahu, un leader che la Corte Internazionale ha definito criminale e che ha utilizzato la guerra come strumento di gestione del potere interno, sacrificando la sicurezza degli Israeliani e la vita dei Palestinesi alla propria sopravvivenza politica.
I Palestinesi sono un popolo con grande dignità e merita venga riconosciuto il principio di autodeterminazione e che, quindi, venga riconosciuto uno Stato.
Ed è questo il cuore della nostra mozione, che presento come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, che vorrei illustrare anche con le parole di uno dei più importanti scrittori contemporanei, David Grossman, una delle voci più autorevoli della società israeliana, che ha pagato un prezzo davvero forte perdendo un figlio in guerra. Grossman dice questa cosa: "Per anni ho rifiutato di utilizzare la parola 'genocidio', ma ora, dopo quello che ho visto che accade a Gaza, non posso più trattenermi. Ho fatto tutto il possibile per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. Ma ora, con immenso dolore e il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo davanti ai miei occhi. Genocidio. Mi chiedo: come siamo potuti arrivare a questo punto? Ed ecco, ci è successo. L'occupazione ci ha corrotto. Sono assolutamente convinto che la maledizione di Israele sia nata con l'occupazione dei territori palestinesi”.
Per quanto mi riguarda, lo voglio dire con grande chiarezza, sono sempre stato un amico fraterno della comunità ebraica del nostro territorio, un rapporto serio, costruito negli anni con importanti iniziative di cooperazione culturale all'insegna della pace e del dialogo tra i popoli, ad Ancona come Gerusalemme. Ma proprio in nome di questa amicizia, io, oggi, sento il dovere di essere a fianco del popolo palestinese, vittima di una devastazione inaccettabile e anche dei tanti ebrei, come l'amico XY o la XX, e della società civile israeliana che da mesi protesta coraggiosamente contro la deriva criminale del governo Netanyahu. È vero, c'è una tregua in corso, una tregua necessaria, ma drammaticamente fragile. E vorrei che avessimo tutti chiaro un punto: nonostante la tregua, le violenze da parte dell'esercito israeliano continuano in forme diverse e diffuse e, soprattutto, continua in modo gravissimo la pressione militare e coloniale in Cisgiordania.
Vorrei dire che la mozione che oggi presentiamo come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra non è un atto simbolico, è una presa di posizione che nasce da un principio semplice. Non possiamo tacere davanti a violazioni così gravi del diritto internazionale e delle fondamentali dei diritti umani.
Non si tratta più di un conflitto armato nel senso tradizionale, ma di un collasso strutturale del diritto internazionale. La mozione che sottopongo all'Aula chiede alla Regione Marche di fare ciò che è nelle sue competenze e nelle sue possibilità: condannare ogni forma di terrorismo e la violenza indiscriminata posta in essere dallo stato d'Israele nella Striscia di Gaza, nonché i piani di espansione della Cisgiordania, riaffermando la centralità del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili; esprimere sostegno politico e istituzionale al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Governo italiano, quale atto politico in favore del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, in coerenza con le risoluzioni ONU e le posizioni assunte dal Parlamento europeo da numerosi Stati membri; non ospitare iniziative che prevedano la presenza di militari israeliani o attività riconducibili alle forze armate israeliane; sospendere e rifiutare, nei limiti delle proprie competenze, ogni collaborazione culturale, accademica, sportiva, turistica e istituzionale con enti israeliani ufficiali o collegati allo Stato di Israele; revocare eventuali gemellaggi o partenariati con enti pubblici israeliani. Ciò, fatta salva la collaborazione con organizzazioni israeliane che si impegnino apertamente per la pace; adottare misure economiche e civiche coerenti con i principi etici e umanitari, impegnando le società controllate o partecipate dalla Regione Marche a non intrattenere rapporti con imprese coinvolte nella colonizzazione dei territori occupati, e introducendo un codice etico regionale negli appalti pubblici che escluda soggetti coinvolti nelle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme est; a sollecitare, infine, il Governo italiano, affinché lo stesso adotti: l'imposizione di un embargo sulle armi nei confronti di Israele; il congelamento dei rapporti di cooperazione militare-industriale con l'attuale governo israeliano e con tutti i soggetti ad esso direttamente riconducibili; la sospensione delle relazioni diplomatiche con il Governo israeliano; il richiamo immediato dell'ambasciatore italiano da Tel Aviv e l'espulsione dell'ambasciatore israeliano dall'Italia, fino al rispetto pieno dei diritti umani e delle risoluzioni ONU; il divieto di ingresso sul territorio italiano per cittadini israeliani coinvolti in crimini di guerra o residenti in insediamenti nei territori occupati illegalmente; l'applicazione del diritto internazionale in favore del popolo palestinese. Tali misure dovrebbero durare fino a quando non verrà ristabilito il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. E tutto ciò senza interrompere il dialogo con la parte migliore della società israeliana, attivisti, studenti, docenti universitari, associazioni per i diritti umani, movimenti pacifisti. Noi non abbiamo nulla contro il mondo ebraico, ma abbiamo tutto contro le politiche del governo Netanyahu, che stanno devastando Israele e Palestina insieme. Qualcuno potrebbe chiedere perché una Regione dovrebbe occuparsi di questi temi. Lo facciamo perché la Regione Marche ha competenze e responsabilità in materia di pace e cooperazione internazionale. Lo facciamo perché migliaia di cittadini marchigiani, ebrei, cristiani, musulmani, laici ci chiedono di non restare indifferenti. E come diceva Martin Luther King: “ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, è l'indifferenza dei buoni”. Lo facciamo perché non vogliamo più vedere militari israeliani con le mani sporche di sangue per i crimini commessi venire a trascorrere le vacanze nella nostra regione. E la nostra voce contribuisce a un fronte istituzionale più ampio che in Italia e in Europa chiede la fine delle violazioni e l'avvio di un percorso politico vero.
Concludo. Non stiamo votando una mozione geopolitica. Stiamo decidendo se la Regione Marche, nel perimetro delle sue competenze, possa ribadire alcuni principi che fondano la nostra convivenza civile: il rispetto della vita umana, il ripudio della violenza, la tutela dei civili, il valore del diritto internazionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, la Consigliera Ruggeri.
Marta RUGGERI. Grazie, Presidente. Presento anch'io la nostra mozione. Il conflitto israelo-palestinese rappresenta uno dei focolai di crisi più duraturi e complessi della storia contemporanea, con un impatto devastante sulla popolazione civile e sulla stabilità internazionale.
L'Assemblea legislativa regionale delle Marche, con la risoluzione approvata nella seduta del 31 ottobre 2023, ha condannato senza riserve l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, impegnando la Giunta regionale a sollecitare le autorità competenti all'attuazione della risoluzione dell'ONU di due Paesi due Stati e a chiedere che Israele rispettasse il diritto internazionale.
Le manovre militari intraprese in seguito all'attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre dal governo israeliano nella Striscia di Gaza si sono dimostrate tragicamente sproporzionate, provocando un bilancio di decine di migliaia di vittime, in maggioranza civili. Tali azioni sono state definite genocide nel rapporto pubblicato il 16 settembre 2025 dalla Commissione internazionale indipendente delle Nazioni Unite d’inchiesta sul territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme est e Israele.
Il perdurare dell'occupazione militare israeliana dei territori palestinesi e i piani di espansione degli insediamenti nella Cisgiordania sono stati oggetto di ripetute condanne da parte dell'ONU, dell'Unione Europea e di numerosi governi. La risoluzione approvata dal Parlamento europeo in data 11 settembre 2025 ha stigmatizzato le violazioni sistematiche dei diritti umani a Gaza. La soluzione universalmente riconosciuta dalla Comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite e l'Unione Europea, è quella dei “due popoli, due Stati”, basati sulle linee di confine del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa e con uno Stato di Palestina democratico, contiguo e sovrano che coesista pacificamente accanto allo Stato di Israele. Sono ormai 157 su 193 gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina, in ultimo il Regno Unito e la Francia.
Una pace stabile e la realizzazione della visione “due Popoli, due Stati” sono impraticabili se non si procede con il riconoscimento preventivo dello Stato di Palestina, conferendogli lo status di soggetto politico e giuridico di uguale dignità. Il rispetto del diritto internazionale umanitario, dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra costituiscono obbligo vincolante per tutte le istituzioni pubbliche, incluse quelle regionali, e la Costituzione italiana, all'articolo 11, sancisce che l'Italia ripudia la guerra come mezzo di offesa alla libertà degli altri popoli.
La società civile marchigiana, attraverso una vasta mobilitazione, ha avanzato una chiara richiesta alla Regione: interrompere qualsiasi forma di cooperazione militare con lo Stato di Israele, incoraggiando parallelamente il riconoscimento dello Stato di Palestina. Mantenere in atto relazioni di natura istituzionale, culturale o economica con organismi ufficiali israeliani in questo frangente sarebbe in contrasto con l'imperativo che grava sulle istituzioni pubbliche: quello di allineare ogni propria azione all'osservanza del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali. Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle ha presentato, nella scorsa legislatura, nel Consiglio regionale delle Marche in data 6 giugno 2025 una mozione che richiedeva la sospensione delle collaborazioni e dei rapporti istituzionali tra la Regione Marche e il Governo israeliano.
Il Consiglio regionale delle Marche ha il dovere morale e politico di esprimere una posizione chiara per promuovere la pace, la cooperazione internazionale e la tutela dei diritti fondamentali.
Il Movimento 5 Stelle sostiene da sempre la necessità di una soluzione pacifica e duratura che garantisca sicurezza e dignità sia al popolo israeliano sia al popolo palestinese.
Queste naturalmente sono le premesse alla nostra mozione, vado a sintetizzare le richieste. Come Movimento 5 Stelle chiediamo la condanna della violenza senza distinzione praticata dallo Stato di Israele nella Striscia di Gaza e dei progetti di incremento degli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania. Soprattutto chiediamo di manifestare il nostro appoggio politico affinché il Governo italiano provveda al riconoscimento dello Stato di Palestina. Il riconoscimento è il percorso diplomatico più efficace verso la normalizzazione e la sicurezza di Israele, conferendo alla Palestina un interlocutore politico giuridico di pari dignità.
L'atto più forte della nostra mozione riguarda la cooperazione. Chiediamo di fare una ricognizione, di sospendere ogni rapporto istituzionale, economico, accademico o culturale tra la Regione Marche e organismi ufficiali israeliani. Questo non è un boicottaggio, ma una sospensione subordinata al pieno adempimento del diritto internazionale. Le istituzioni, in linea con l'articolo 11 della Costituzione, in base alle nostre competenze di cooperazione internazionale, non possono mantenere rapporti di normalità con un Governo sotto indagine ONU per crimini gravissimi. Il nostro dovere è riaffermare il primato della legalità. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Canafoglia.
Corrado CANAFOGLIA. Grazie, Presidente. Grazie colleghi Consiglieri. Il mio approccio alle vostre mozioni di pregio, da un punto di vista anche dottrinale e di argomenti, è di estrema delicatezza e soprattutto di rispetto. Un rispetto che va, per quanto mi riguarda, alle tante vittime, da una parte e dall'altra, che questo conflitto, che dura da tanti anni, purtroppo, ha prodotto. Non dimenticandoci, appunto, le ultime, le 1139 vittime cagionate dalla furia terroristica di Hamas e le decine di migliaia di vittime civili palestinesi cagionate da una guerra portata avanti dall'esercito israeliano da una parte e dalle truppe di Hamas dall'altra. Però, la mia non è una posizione aprioristica, perché io sono convinto che il popolo palestinese abbia un legittimo diritto di essere riconosciuto come Stato.
Richiamo, però, la vostra attenzione su quello che è la competenza di questa Assemblea. C'è un articolo molto chiaro, l'articolo 117 comma secondo, lettera a) della nostra Costituzione che, in maniera molto semplice, molto chiara, relega allo Stato la politica estera, il che vuol dire che la Regione non deve adottare atti che interferiscano con la politica estera di uno Stato. Quindi pretendere che un Consiglio regionale si esprima in tal senso significa travalicare assolutamente i limiti delle proprie attribuzioni.
Vedete, il pilastro di questa norma è la garanzia dell'unità e della coerenza dell'azione internazionale di uno Stato. La sovranità non è un potere assoluto, è un potere ordinato, non lo dice il sottoscritto, ma un tal Norberto Bobbio, che, sicuramente, non è un filosofo di centro-destra, bensì è un illuminato che, in questa maniera, chiarisce che l’unico soggetto istituzionale, e prendo le sue parole, l'unico organo istituzionale per parlare di politica estera è lo Stato. Ma c'è un motivo molto chiaro, perché bisogna dare un'unitarietà al tutto.
Guardate, che quello che io sto dicendo trova un suo fondamento in una sentenza della Corte costituzionale del 2005, la n. 383, che testualmente dice: "La politica estera e le azioni internazionali dello Stato costituiscono una competenza esclusiva dello Stato, non suscettibile di ingerenze da parte delle Regioni, le quali devono esercitare le proprie funzioni nel rispetto del principio di leale collaborazione”. Il concetto è estremamente chiaro. In realtà c'è una ripartizione dei poteri, dove alle Regioni competono argomenti molto importanti, penso alla sanità, ai trasporti, all'ambiente, a tanti altri argomenti, di cui noi ci dobbiamo occupare, e su questo noi dobbiamo lavorare, su questo i cittadini ci hanno dato mandato. Forse uno dei motivi per cui il 50% della popolazione non va a votare è perché ci interessiamo di argomenti che non ci riguardano.
Guardate, questa posizione è singolare perché mi trova in linea di unità con tutti i governi del centro-sinistra che dal 1996 fino agli ultimi anni si sono posizionati su questa linea. E sapete che cosa dicono questi signori? Questi signori, ripeto, ve li cito, si sono sempre tenuti su una linea ufficiale di sostegno alla soluzione dei due Stati, ma hanno ribadito che questa linea non va adottata singolarmente da un singolo Stato, ma nell'ambito delle trattative diplomatiche, all'interno della Comunità europea.
In maniera molto breve ricordo il Governo Prodi, il quale, nel primo Governo 1996/1998, non diede alcun riconoscimento formale alla Palestina, nonostante riconoscesse la soluzione dei due Stati. Il Governo D’Alema (1998/2000) fece la stessa identica cosa e dette mandato all'ONU, spinse l'ONU ad attivarsi in tal senso. Il secondo Governo Amato (2000/2001), in piena crisi della seconda intifada, stessa situazione, una equidistanza dalle posizioni e nessuna iniziativa unilaterale sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Il secondo Governo Prodi (2006/2008) stessa, identica posizione. Il Governo Letta (2013/2014) idem con questa linea attendista, sempre sostenendo la soluzione dei due Stati, ma senza riconoscimento formale unilaterale. Questo vale per il Governo Renzi e anche per il Governo Gentiloni, al quale si riconosce una lungimiranza non di poco conto, il quale mantenne sempre una linea diplomatica moderata. Ricordatevi, nessun Governo di centro-sinistra ha mai riconosciuto formalmente, in maniera unilaterale, lo Stato di Palestina. Tutti hanno sostenuto la soluzione dei due Stati, ma subordinata ad un processo negoziale ed al coordinamento europeo. E allora perché questa fuga in avanti di noi marchigiani che facciamo una discussione all'interno del Consiglio regionale, quando in realtà non è nostra materia? E per questi motivi, chiedo ai Consiglieri di rigettare queste vostre mozioni, seppur, ripeto, condividendone i germi, condividendone i contenuti per quanto riguarda quella che è l'attenzione al popolo Palestinese. In questa Aula noi dobbiamo occuparci di liste d'attesa, ci dobbiamo occupare di tutte le problematiche della sanità, ci dobbiamo occupare di territorio, di ambiente, di Direttiva Bolkestein, chiaramente limitati a questo punto e non altro. Grazie.
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. A nome della minoranza rappresento che c'è una proposta unitaria di risoluzione sottoscritta da tutti i Consiglieri regionali della minoranza, che sintetizza, riassume e unifica le tre diverse mozioni. È una risoluzione che depositiamo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Queste mozioni, ovviamente, fanno parte del programma elettorale del Partito Democratico. Ricordo benissimo quando il candidato Governatore perdente Matteo Ricci, per la chiusura della campagna elettorale, fece un treno per Gaza, come se andasse a lì a risolvere i problemi, i conflitti. Invece, poi, abbiamo scoperto che faceva la stessa cosa che facevano le opposizioni a livello nazionale, ovvero strumentalizzare il problema serio che c'è a Gaza, in Palestina, proprio per fare propaganda elettorale. Questo lo dobbiamo dire.
Apprezzo il Consigliere Nobili che dice di condannare Hamas. Sono molto contento, perché credo che la condanna sia unanime. Questo mi fa piacere. Così come speravo che lo stesso Consigliere Nobili condannasse i tanti cretini che andavano in piazza e, invece di manifestare pacificamente contro la guerra, andavano a sfasciare le vetrine, i negozi, incendiavano le auto, andavano contro le Forze dell'Ordine. Ovviamente capisco, quelli sono vostri elettori, elettori vicino ad Alleanza Verdi e Sinistra, è normale che non possa dire che è un cretino un elettore vicino a voi, ci mancherebbe altro. Ma questo lo diciamo noi, perché siamo in democrazia, e credo che anche il Consigliere Nobili pensi che chi incendia un'auto, chi danneggia un'abitazione, chi va contro le Forze dell'Ordine sia un cretino, per non dire altro. Ovviamente mi sarei aspettato anche questo, perché, fondamentalmente penso che le condanne debbano essere unanimi ed è facile dire di condannare Hamas, ci mancherebbe altro, ma l'ho apprezzato, però mi piacerebbe, anche, che qualcuno condannasse questi cretini, che in giro per l'Italia vanno ad incendiare, a mettere in difficoltà le Forze dell'Ordine che sono a tutela della sicurezza dei cittadini.
Ricordo bene anche la vostra proposta in campagna elettorale, ovvero quella di estendere il gemellaggio tra Pesaro e Rafah alla Regione Marche, proprio per mettere in condizione i marchigiani di aiutare le popolazioni colpite dalla guerra. E io su questo, infatti, ho detto: "Ma c'è bisogno di un gemellaggio?" Addirittura Pesaro diventa Capoluogo e si sostituisce ad Ancona? Consigliera Mancinelli, un po' mi sono preoccupato perché ho avuto paura che con la vittoria a Governatore di Ricci, magari venisse cambiato il Capoluogo di Regione. Io speravo di poterlo contestare, ma capisco che quando si è all'opposizione ..-, ormai avevate capito che sarete stati all'opposizione. Inoltre, nelle promesse elettorali dell'alleanza per la sconfitta risultava: “Le Marche riconosceranno la Palestina”. Io qui ho fatto una riflessione, ma quando ho visto i risultati elettorali, ho capito che non solo c’erano due programmi elettorali, ma due mondi diversi. Un mondo che si occupava delle problematiche serie e un mondo che faceva propaganda elettorale, cercando di prendere voti dagli estremisti di sinistra, magari per paura di non ricevere voti dagli estremisti di sinistra. Infatti, dall'analisi elettorale non vi hanno votato gli amministratori moderati di centro-sinistra, che ci sono candidati e hanno votato il Presidente Acquaroli.
Sono preoccupato, perché quando vedo queste mozioni mi chiedo cosa possa fare la Regione Marche. Una volta che approviamo la mozione, fermiamo la guerra? Tra l'altro, permettetemi anche di dire che il Governo Meloni è quello che ha supportato più di tutti con gli aiuti umanitari a Gaza. Ricordo il tema della flottiglia, anche lì è stata una questione ideologica. Mentre il Ministero della Difesa lanciava 100 tonnellate di aiuti umanitari, la flottiglia non so se ne portava 1 o 2, magari anche lì dovevamo parlarne, no? Quindi vi chiedo se vale la pena di continuare a fare una battaglia ideologica, piuttosto che chiedere al Governo di fare quello che già sta facendo. Vi avviso anche, non so se lo sapete, che, essendo competenza nazionale, il Parlamento ha approvato una risoluzione votata a maggioranza.
Tra l'altro, anche noi abbiamo presentato una proposta di risoluzione, pur non avendo presentato mozioni, vogliamo tendere la mano all'opposizione su questo tema. Abbiamo fatto una proposta di risoluzione, riprendendo la risoluzione votata a maggioranza. Inoltre, avviso qualche Consigliere dell'opposizione che la parte moderata del centro-sinistra (Italia Viva e Azione) ha votato questa risoluzione insieme alla maggioranza, proprio per trovare un punto di incontro, un punto di equilibrio senza pensare alle questioni ideologiche. Lo dico a voi, ma non devo farvi una lezione su chissà che cosa. Credo che su questo tema le questioni ideologiche vadano messe da parte.
La pace tra Israele e Palestina non è un obiettivo dei Consiglieri del Partito Democratico, di Fratelli d'Italia, di Forza Italia, ma è un obiettivo dei Capi di Stato di tutto il mondo, è un obiettivo di tutti noi.
Proprio per questo, come maggioranza, proponiamo una risoluzione per trovare un punto di incontro, affinché si possa trasmettere questo documento al Governo italiano, che già molto sta facendo. Oltretutto, permettetemi di dire che il Consigliere Canafoglia ha spiegato benissimo il tema, ovviamente mi dispiace un po' perché la sinistra quando è al Governo la pensa in una maniera e quando è all'opposizione, diventa camaleontica, parlo a livello nazionale, e si trasforma in un'altra maniera. Tra l'altro permettetemi anche di esprimere solidarietà a YY che è stato contestato a Bergamo. Anche qui non ho sentito neanche una parola dai giovani del Partito Democratico. I giovani del PD dicono: "Noi non vogliamo essere sinistra per Israele". Nessuno dice di essere destra per Israele, destra per la Palestina, sinistra per Israele, sinistra per la Palestina. Qui si tratta di mettere da parte le questioni ideologiche e trovare una soluzione condivisa.
Ovviamente, noi voteremo contro le mozioni, ma tendiamo una mano all'opposizione affinché si possa fare una risoluzione insieme. Noi l'abbiamo elaborata, se la volete firmare saremmo molto contenti. Valutiamo insieme quello che è meglio per l'Aula e per i cittadini. Grazie.
PRESIDENTE. Sono state presentate due proposte di risoluzione, di cui una inammissibile, quella a firma dei Consiglieri Putzu, Marconi, Marinelli, Marcozzi e Rossi in quanto, ai sensi dell'articolo n. 146, comma n. 4, del Regolamento interno, non sottoscritta dai Consiglieri che hanno sottoscritto le mozioni.
L'altra proposta di risoluzione è, invece, ammissibile in quanto proposta da tutti i Consiglieri delle minoranze, compresi i sottoscrittori delle mozioni
Ha la parola il Consigliere Piergallini.
Enrico PIERGALLINI. Grazie, Presidente. Giusto una breve riflessione. Non portiamo il dibattito fuori dai binari nel quale è iniziato, altrimenti una questione così importante si complica e, magari, chi segue il dibattito regionale viene distratto. Nessuno difende chi sfascia vetrine e negozi, non è questo il tema. Ponendolo significa che vogliamo distrarci rispetto al tema centrale. Siamo tutti contrari alla violenza. Nessuno di noi è d'accordo con chi ha rovinato le manifestazioni pacifiste, che ha partecipato a quelle manifestazioni, come potrebbe partecipare a tante altre manifestazioni, magari, la domenica, perché è un istinto di violenza che noi non riconosciamo. Anzi, quei comportamenti, oltre ad essere condannabili, hanno danneggiato le manifestazioni autentiche e sincere di migliaia di cittadini italiani ed europei. Quindi la condanna della violenza non è all'ordine del giorno.
La seconda cosa, non ricorriamo ai formalismi. Sappiamo benissimo, Consigliere, che la politica estera è competenza dello Stato, tant'è che le mozioni invitano il Governo, che ha in mano la politica estera, ad assumere una posizione. Non perché noi siamo in un Consiglio regionale, non dobbiamo esprimere le nostre idee. La democrazia è bella perché possiamo scendere in strada, metterci su un banchetto e dire quello che pensiamo. A maggior ragione nel Consiglio regionale è nostro dovere dire al nostro Stato come la pensiamo su questo aspetto. Se fossero state mozioni fuori della nostra competenza, non sarebbero state accettate, quindi accettate formalmente, lo sono appunto perché noi possiamo legittimamente esprimere ciò che crediamo su questa questione.
Terza cosa, le scelte dei Governi precedenti, certo che erano diverse, ma perché, Consigliere, qualcosa è accaduto, è accaduto qualcosa di storico, di estremamente grave e significativo, che per giunta dipinge l'idea di un mondo, sulla quale poi rapidamente ritornerò.
L'ultima cosa, non è compito nostro qui dentro occuparci solo di liste d'attesa. Non è solo questo il nostro ruolo. Un famoso Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, diceva: "Bisogna occuparsi della pace e delle lampadine". Cioè è nostro dovere, in questo consesso, occuparci di cose concrete, che vanno ad incidere nella vita dei cittadini marchigiani, che abbiamo tutti a cuore, ma, anche, non restringerci in una piccola porzione del mondo. Il nostro dovere è intervenire e dire come la pensiamo, combattere per un mondo migliore, perché oggi da soli non ci salviamo.
Le Marche sono strettamente connesse al globo. Se il globo si incendia, una parte minima del globo va in fiamme, andiamo in fiamme anche noi. Quindi, in questo consesso, è necessario che ci interessiamo delle liste d'attesa, sicuramente, ma anche, della pace, del diritto dei popoli, della solidarietà internazionale. Sono argomenti che appartengono alla politica, ci danno anche la dimensione di qual è il nostro ruolo nel mondo che viviamo. Io credo che qui sia in gioco una questione: il diritto all'autodeterminazione di un popolo che è rimasto schiacciato tra i giochi dei potenti, il diritto che ha un popolo di vivere in pace. Ed è necessario rifletterci, e vado alla conclusione, semplicemente perché stiamo assistendo, non solo in Palestina, ma anche in altre parti del mondo, alla delegittimazione degli Organismi internazionali, che non hanno più alcun ruolo, sono presi in giro dagli stessi Stati aggressori, le risoluzioni non vengono rispettate e la fine del diritto internazionale ha come scenario un mondo, di nuovo, gettato nella turbolenza dei nazionalismi, che oggi si chiamano sovranismi, ma è la stessa cosa. È quando una Nazione, con prepotenza, vuole imporre la forza alle Nazioni più deboli. Noi dobbiamo dire con quale parte del mondo vogliamo schierarci e credo che la risoluzione, che poi il Consigliere Nobili presenterà, dica prevalentemente questo: rispetto dei diritti civili, solidarietà per il popolo palestinese, diritto all'autodeterminazione di un popolo, che non sono cose ideologizzate, hanno a che fare con l'idea di mondo che abbiamo e con il diritto di tutte le popolazioni di vivere in pace e nel benessere, come stiamo noi. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per l’illustrazione, il Consigliere Nobili.
Andrea NOBILI. Grazie, Presidente. Il più brevemente possibile. Intanto mi preme sottolineare una cosa: non si tratta di assumere posizioni ideologiche qui, oggi, è una questione di umanità. Quello che è accaduto a Gaza non può lasciare indifferente chi ha un minimo di sensibilità e sottolineo che questa tregua fragile non ha posto fine alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. La guerra purtroppo continua.
Aggiungo un'altra cosa: chi parla non ha nessun problema a condannare ogni forma di violenza. Mi piacerebbe che questa condanna venisse in modo reciproco, così come noi non abbiamo problemi a condannare le violenze di chi partecipa alle manifestazioni per la pace, anche la destra dovrebbe avere il coraggio e la forza di allontanarsi dalle violenze che pongono in essere alcune frange non troppo lontane da loro.
Per quanto riguarda le competenze che ha la Regione Marche, credo che il Vicepresidente Piergallini abbia spiegato la questione.
Del resto, se la stessa maggioranza propone una risoluzione è perché, evidentemente, riconosce che la Regione Marche, nell'ambito del proprio perimetro istituzionale, possa prendere posizione e possa sollecitare il Governo con atti di indirizzo.
La risoluzione, che vado brevemente ad illustrare, è una sintesi delle tre mozioni, rappresenta un punto di equilibrio ed anche la compattezza della minoranza, che su certe questioni arriva con determinazione a sintesi, con capacità di fare proposte che dovrebbero essere accolte da tutto l'intero Consiglio regionale. Chiediamo al Consiglio regionale di votare una mozione, con la quale il Presidente e la Giunta si impegnano: a condannare ogni forma di terrorismo e la violenza indiscriminata posta in essere dallo Stato d'Israele; ad esprimere il proprio sostegno politico e istituzionale al riconoscimento dello Stato di Palestina, formalizzando la richiesta al Governo italiano di procedere in tal senso, quale atto politico in favore del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, esortando, quindi, l'esecutivo e il Parlamento a provvedere al riconoscimento immediato dello Stato palestinese, in accordo con il diritto internazionale e le direttive emanate dalle Nazioni Unite. Chiediamo, altresì, che non vengano ospitate iniziative che prevedano la presenza di militari Israeliani o attività riconducibili alle forze armate israeliane. Chiediamo, anche, che venga effettuata una ricognizione di ogni rapporto di cooperazione istituzionale, economica, accademica o culturale della Regione Marche con istituzioni Israeliane, sospendendo anche i rapporti già esistenti fino al ripristino del rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali, fatta salva la collaborazione con organizzazioni israeliane che si impegnino apertamente per la pace, la fine dell'occupazione e l'assistenza umanitaria. Chiediamo, anche, che vengano adottate misure economiche e civiche coerenti con i principi etici e umanitari, impegnando le società controllate o partecipate dalla Regione Marche a non intrattenere rapporti con imprese coinvolte nella colonizzazione dei territori occupati, introducendo, altresì, un codice etico regionale negli appalti pubblici che escluda soggetti coinvolti nelle gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme est.
Infine, chiediamo che venga sollecitato il Governo italiano, affinché lo stesso adotti: l'imposizione di un embargo sulle armi nei confronti di Israele; il congelamento dei rapporti di cooperazione militare-industriale con l'attuale Governo israeliano; il divieto di ingresso sul territorio italiano per cittadini israeliani coinvolti in crimini di guerra o residenti in insediamenti nei territori occupati illegalmente; l'applicazione del diritto internazionale in favore del popolo palestinese. Tali misure dovrebbero durare fino a quando non verrà ristabilito il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali; a sostenere, infine, in ogni sede istituzionale nazionale ed europea, la necessità di rilanciare con urgenza il processo di pace basato sulla soluzione “due popoli, due Stati”, che riteniamo essere l'unica via praticabile per garantire la sicurezza e la giustizia per Israele e la Palestina, promuovendo iniziative di cooperazione e supporto alla società civile nelle aree di conflitto.
A trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ai Presidenti delle Camere, ai Capigruppo parlamentari e ai Consigli regionali delle altre Regioni. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. Ormai è chiaro che siamo in pieno dibattito, al di là delle risoluzioni, per cui, faccio una domanda, forse, retorica: per votare la nostra risoluzione, quella che io ho firmato insieme al Consigliere Putzu, è necessario che qualche Consigliere di minoranza la firmi?
PRESIDENTE. A norma dell'articolo 146, comma 4, del Regolamento interno, è indispensabile che i Consiglieri che hanno presentato le mozioni appongano la loro firma.
Ha la parola il Consigliere Marconi.
Luca MARCONI. Grazie, Presidente. L'ho chiesto in forma retorica, quasi avvocatizia perché chi ci ascolta sappia che non possiamo votarla se qualcuno la non firma, ovviamente.
Detto ciò, preferisco farmi domande, perché, vedete, l'invocazione della verità su questo tema e questa strana associazione che è passata attraverso molti interventi, indifferenza e differenza, votate o non votate … Chi è indifferente non vota, quindi, cala il giudizio su chi è indifferente, ma posso non votare una mozione nella quale posso trovare qualche incongruenza, qualche falsità, nella quale posso trovare qualche forzatura ideologica, visto che non è una mozione che nasce qui, ma nelle segreterie di partito. Gira in tutta Italia, gira in tutti i Comuni, gira in tutti i Consigli regionali e forse anche provinciali. Quindi evitiamo questa cosa, perché è un po' odiosa.
Ecco, io mi sento una persona molto interessata alla questione, non voterò questa mozione, ma non per questo divento indifferente. Inoltre, il diritto ad esprimersi non significa il diritto di votare una mozione in Consiglio regionale, perché l'espressione su questo argomento non manca. Non sta mancando la democrazia, non sta mancando la chiacchiera intorno a questo tema, si fa da anni, quindi, anche questa è un'altra forzatura, non dico falsità, che non regge.
Io mi pongo alcune domande, forse un po' per una sorta di autismo aritmetico. 2 milioni di palestinesi vivono nello Stato di Israele. Se noi avessimo un nemico alle porte, che ci bombarda con centinaia e decine di missili tutti i giorni, vorrei sapere se accetteremmo nel nostro Paese, in Italia, un 20%, circa 12 milioni di persone della stessa nazionalità, che entrano, vivono e lavorano con noi.
Sappiamo che i palestinesi in Israele non sono cittadini a pieno titolo, chiaramente non possono fare il servizio militare, ma ci sono.
Voglio ristabilire semplicemente una verità tra lo Stato di Israele, che è un paese democratico, libero, dove tutti possono protestare, nel quale si può chiedere tutti i giorni le dimissioni di Netanyahu, inneggiato da una parte della popolazione locale come una sorta di dittatore senza scrupoli, e tutti i Paesi arabi che lo circondano, che sono, invece, in una condizione di dittatura con l’assoluta mancanza di diritti civili, quelli che qui vengono invocati, e non parliamo di Hamas, perché mi sembra che su questo ci sia ben poco da dire.
Questa è la riflessione che voglio portare insieme ad altre domande in positivo. Mi è capitato di occuparmi di questa questione qualche anno fa e i soggetti coinvolti erano varie associazioni umanitarie, cattoliche, in modo particolare la Comunità di Sant'Egidio, che proponeva, all'inizio degli anni 2000, una sorta di federazione fra gli stati cristiani e musulmani del Libano, ebrei e musulmani di Israele (ci sono musulmani e cristiani in Israele) e la Palestina, che è araba, ma anche cristiana, perché all'interno della Palestina ci sono i luoghi santi, e questo ragionamento passava.
La realtà vera, che non io, ma altri analisti hanno fatto, è l'idea di una federazione fra queste tre nazioni, tutto sommato anche le più libere, perché in Palestina ed in Libano si votava, prima che venissero i fratelli musulmani dall'Iran, ed in Israele si è sempre votato, quindi erano associabili in una realtà, in una condizione che nessuno in Medio Oriente aveva. Finito tutto. C'è stato un tentativo, una riedizione di questo, molto serio, che era il cosiddetto “Patto di Abramo”, che qui nessuno ha nominato. Il “Patto di Abramo” era pronto a sottoscriverlo anche l'OLP. Guarda caso, qualche settimana prima della data stabilita per la sottoscrizione si scatena il finimondo e c'è l'aggressione dei primi di ottobre da parte di Hamas, finanziato dall'Iran e da chissà quali altri Paesi arabi. Questa è un po' la realtà.
Israele non è sempre stata in mano alla destra ed all’estrema destra religiosa, che lascia inquieto anche me per l'atteggiamento che questa fazione dello Stato ebraico ha nei confronti dei cristiani in Israele, che non è per niente tenera. Ma Israele ha vissuto decenni di governi laburisti, ma in quei decenni di governi laburisti non ha visto altro che aggressioni belliche da parte dei Paesi arabi confinanti, che non hanno mai riconosciuto lo Stato di Israele. 1948, La guerra dei 6 giorni e la guerra del Kippur, le hanno perse tutte, ma ci sono state continue aggressioni. È chiaro che questo ha spostato anche l'asse nei confronti di un'altra fazione politica in Israele. L'immigrazione dai Paesi dell'est, dopo la fine del comunismo, ha portato più di 1,5 milioni di nuovi cittadini Israeliani, che vedevano in modo leggermente diverso dai fondatori. Quindi le semplificazioni …, quasi una dichiarazione, lo dico con una battuta, Consigliere Mangialardi e Consigliere Nobili, di guerra nei confronti Israele perché quando uno fa tutte queste cose, uno Stato normalmente reagisce…
Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Rossi
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Mangialardi.
Maurizio MANGIALARDI. Grazie, Presidente. Non volevo intervenire nuovamente, però, vedo, Consigliere Nobili, tante scorie della campagna elettorale, che influenzano gli atteggiamenti, le valutazioni e, forse, anche, le relazioni.
Guardate, noi votammo una risoluzione in questa Aula il 31 di ottobre 2023, lo facemmo dopo 24 giorni dal terribile, sanguinario, mostruoso attacco di Hamas. Posso dire che allora dimostrammo di essere più maturi di oggi? Molto più maturi, perché non solo ragionammo sull'opportunità che questo Consiglio potesse esprimersi con determinazione, con coraggio e con lucidità rispetto alla condanna, ma rispetto alla prospettiva. Noi votammo la risoluzione che chiedeva al Governo nazionale di riconoscere “due popoli, due Stati”. Vi assicuro che era molto più complicato allora, perché eravamo tutti un po', come dire, condizionati dall'evento tragico del 7 ottobre. Eppure in quel momento avemmo la possibilità di individuare la giusta strada. Invece oggi andiamo a recuperare un dibattito che a me non appartiene di sicuro. Avevo presentato la mozione il 10 ottobre 2023, non ero in campagna elettorale, non avrei mai utilizzato quell'argomento, non l'avrei detto e, oggi, dovremmo avere lo stesso atteggiamento. Il regolamento impedisce i percorsi, ma non ne faccio mai un passaggio capzioso …
Io voterei solo la risoluzione: il Consiglio invita il Governo, il Parlamento a riconoscere lo Stato palestinese. Punto. Lo puliamo da tutto il resto perché l'obiettivo è quello, ma se andiamo a ricostruire tutti i passaggi, se andiamo a rimetterci qualcosa, è ovvio che ci siamo dimenticati gli Accordi di Abramo, che andavano in tutt'altra direzione, ed andiamo a rivendicare, addirittura, un atteggiamento bellicoso nei confronti di Israele.
L'obiettivo ci dobbiamo dare e l'obiettivo di questa Assise è sollecitare, stando dentro il solco che ci spetta, che il Parlamento e il Governo metta in campo tutti gli atti e fatti per riconoscere lo Stato palestinese. Punto.
Noi abbiamo fatto una risoluzione che contiene tutte le premesse e tutte le considerazioni e se vogliamo fare un altro passo la puliamo di tutto e votiamo un atto che la sintetizza. Sarebbe un approccio molto mancinelliano al fatto …
Presidenza del Presidente
Gianluca Pasqui
PRESIDENTE. Chiedo scusa, per cortesia.
Maurizio MANGIALARDI. L'ho proposto io perché di solito subisco, altrimenti votiamo due mozioni, anzi votiamo solo le mozioni nostre, la risoluzione è nostra e il dibattito esterno sarà quello che un’Assise si va a trincerare dietro l'illegittimità e la non opportunità degli atti e invece la Regione Calabria, che non mi sembra sia governata dal Partito Democratico, ha approvato senza farsi quei pregiudizi che non servono. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Seri.
Massimo SERI. Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati non solo a discutere una mozione politica, ma un atto che attiene ai principi più profondi della nostra democrazia: il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento della dignità dei popoli e la ricerca di una pace giusta e duratura.
Interveniamo su una questione che tocca il cuore stesso dei valori universali: la giustizia, l'uguaglianza tra i popoli, il diritto all'autodeterminazione e la pace come condizione imprescindibile per ogni processo di emancipazione umana.
La tragedia del popolo palestinese non è solo una crisi geopolitica: è la storia di un popolo che da decenni vive senza uno Stato riconosciuto, spesso senza diritti, e troppo spesso senza voce. E chi come me, che nella solidarietà internazionale ha sempre trovato una delle nostre radici più profonde, non può restare indifferente.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è un gesto simbolico: è un atto di giustizia. Non significa schierarsi “contro” qualcuno, ma “per” qualcosa: per la pace, per il dialogo, per la dignità di due popoli che devono poter vivere in sicurezza e libertà.
Riconoscere la Palestina significa anche riconoscere che non ci può essere pace senza equità e non ci può essere equità senza il rispetto del diritto internazionale. Chi come me viene dalla grande cultura politica socialista, che straordinario contributo ha portato al miglioramento della condizione umana, lo dice da anni: la soluzione dei due Stati non può restare un principio proclamato a parole e disatteso nei fatti. Ha bisogno di passi concreti, di coraggio politico, di visione. E uno di questi passi è proprio il riconoscimento della Palestina, come atto capace di riequilibrare un tavolo negoziale che negli anni è diventato sempre più fragile e asimmetrico.
La nostra non è una posizione ideologica, ma profondamente umana e realista. Sappiamo bene che il popolo israeliano ha diritto a vivere senza paura, e nessuno può mettere in discussione il diritto di Israele alla sicurezza. Ma sappiamo altrettanto bene che nessun popolo può vivere in eterno in una condizione di occupazione, incertezza o negazione dei diritti fondamentali. Ed è proprio perché crediamo nella sicurezza di entrambi i popoli che chiediamo di compiere un passo deciso verso il riconoscimento dello Stato palestinese, così come molti Paesi hanno già fatto. Non per alimentare divisioni, ma per contribuire e costruire un processo di pace serio, concreto, credibile.
La storia ci insegna che non esistono popoli “senza diritti”: esistono solo popoli ai quali i diritti sono negati. Noi dobbiamo essere dalla parte di chi rivendica una patria, una dignità, un futuro. Il nostro Paese, così come l'Unione europea, ha da decenni assunto come riferimento la soluzione dei due Stati, l'unica ritenuta capace di garantire sicurezza a Israele e autodeterminazione al popolo palestinese. Tuttavia, questa prospettiva resta lettera morta se non viene sostenuta da atti concreti. Riconoscere lo Stato di Palestina significa affermare la legittimità di un popolo che chiede ciò che chiediamo tutti: vivere libero, sicuro, sovrano. Non significa prendere posizione contro Israele: significa invece sostenere un percorso politico che rafforza la prospettiva di pace. Pace non è assenza di conflitto, ma equilibrio fondato sul diritto internazionale, sul rispetto reciproco e sulla sicurezza per tutti i popoli della regione.
Come Consiglio regionale, pur nei limiti delle nostre competenze, quindi non c'è prevaricazione, chiediamo di esprimere un messaggio: l'Italia non può restare immobile. Molti Paesi europei hanno già riconosciuto formalmente lo Stato palestinese e altri stanno compiendo passi decisivi in questa direzione. È tempo che anche il nostro Paese compia un atto coraggioso, coerente con la sua tradizione diplomatica e con i valori costituzionali che ci guidano. Non discutiamo di geopolitica astratta: discutiamo della vita quotidiana di milioni di persone. Donne, uomini e soprattutto bambini che crescono senza sicurezza, senza una prospettiva. E discutiamo anche della sicurezza del popolo israeliano, che non può essere garantita né da conflitti interminabili né da soluzioni imposte con la forza.
Il riconoscimento dello Stato palestinese è un tassello fondamentale per invertire la spirale di sfiducia, per rafforzare le forze moderate e dialoganti, per riaprire un percorso diplomatico serio. Non risolve tutto, lo sappiamo, ma senza questo passo non si può costruire nulla. Oggi non votiamo solo una mozione, l’ho detto prima, votiamo la nostra idea di Europa, di Italia, di umanità. Votiamo la nostra coerenza con i valori di giustizia, libertà e solidarietà che hanno ispirato e guidato la nostra Repubblica fin dalla sua nascita.
Per questo motivo, dichiaro il mio sostegno alla risoluzione, anche se devo riconoscere che alcune sfumature, forse, le avrei evitate, come alcune barriere sul dialogo delle istituzioni culturali, perché la cultura è dialogo e allarga gli orizzonti. Però invito tutte le forze politiche a compiere un gesto di responsabilità e di visione: un voto che affermi il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, un voto che ribadisca il diritto alla sicurezza del popolo israeliano, un voto che dica con forza che l'Italia vuole stare dalla parte della pace. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Luconi.
Silvia LUCONI. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, anzi, buon pomeriggio. Nella precedente legislatura non c’ero, quindi sono andata a leggere qualche atto per capire anche se ci fossero effettivamente quelle scorie di cui si è parlato poco fa in questa Aula
Sono andata a vedere cosa c'era all'interno dell’atto votato il 31 ottobre 2023. Lo leggo testualmente perché penso che sia utile anche per dare una direzione ben precisa, senza necessariamente confondere le acque.
L’atto, che è stato votato all'unanimità, ricordo anche che c'era una guerra in atto, impegnava la Giunta regionale nello specifico:
“1. ad ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani di Hamas;
2. a proteggere la popolazione civile e ad aprire corridoi umanitari per la sua salvaguardia; 3. a garantire a Israele il diritto di esistere e difendersi nel rispetto del diritto internazionale che lo ha riconosciuto come Stato;
4. ad impedire che siano destinati fondi ad Hamas per finanziare il suo armamento per attacchi terroristici e azioni di guerriglia contro Israele;
5. all'attuazione della risoluzione dell'ONU di due Paesi, due Stati;
6. a chiedere che Israele rispetti il diritto internazionale nella sua azione militare all'interno del territorio di Gaza;
7. a promuovere ogni sforzo per una pace immediata e la fine di ogni azione violenta, ricercando il cessate il fuoco da entrambe le parti”.
Questo per dovere di completezza, perché un Consigliere, che è in questa Assise da poco più di un mese, determinate questioni se non le va a vedere, possono rimanere sconosciute, e visto che siamo seguiti anche in diretta streaming, è giusto che da casa sappiano effettivamente quello che si è votato qui dentro e quello che si è detto, per dovere di verità. Quando le persone ci scelgono e vogliono che le rappresentiamo, si aspettano da noi concretezza, realtà e verità, sempre, che può anche non essere condivisa, ma deve essere raccontata esattamente come è stata detta.
Poi voglio anche dire che i Governi di centrosinistra, dal 1998 ad oggi, nelle questioni relative alla Palestina e al suo riconoscimento come Stato, hanno sempre tenuto una posizione equidistante e hanno spinto su soluzioni diplomatiche che dovevano coinvolgere la Comunità Europea e l'ONU, come sta facendo il Governo Meloni oggi, per esempio.
Purtroppo non è vero che l'ultima guerra tra Hamas e Israele sia una novità in termini di vite umane. E, dico, purtroppo. Perché nel 2008-2009, nell’operazione “Piombo fuso”, se non erro, si chiamava così, furono uccisi 1.400 palestinesi, molti dei quali civili. Nel 2014, 2.200 palestinesi, inclusi centinaia di bambini, ma nessun Governo di centro-sinistra si è mai sognato di riconoscere lo Stato Palestinese. Sbaglio? Se sbaglio spero di essere corretta.
Poi se si legge la risoluzione, non si riconosceva o non si chiedeva di riconoscere lo Stato di Palestina, ma se si legge bene , senza strumentalizzare: “si esprime condivisione rispetto alla risoluzione approvata dal Parlamento”. Questo c'è scritto nel documento che mi sono andata a rileggere per evitare di fare errori. Questo lo dico, e termino anche il mio intervento, per l'economia dei lavori.
Ho sentito, non ricordo chi lo ha detto, che comunque si condanna la violenza. Io stessa condanno la violenza, la condanno a gran forza, ma se vogliamo e diciamo di dover e voler condannare la violenza, condanniamola tutta. Non si difende la pace lanciando gli estintori, spaccando le vetrine, creando confusione in luoghi pubblici. La pace si costruisce insieme, la pace, mi si consenta, non si strumentalizza.
Tra l'altro di questi argomenti, a vario titolo, si parla in varie situazioni, anche pubbliche, a partire dai Consigli comunali, dove arrivano questi documenti gemelli, che determinati Consiglieri e determinate parti politiche si tramandano senza metterci, magari, anche un briciolo di propria libertà di pensiero, quantomeno evitare di omologarli.
Quindi, quando andiamo a condannare la violenza e vogliamo lanciare questi messaggi in luoghi importanti come questi, cerchiamo di essere seri. Condanniamo tutti coloro che fanno gli atti violenti. Condanniamo quella gente che dà l'immagine più brutta della nostra Nazione. Lo abbiamo visto, basta fare una semplice googolata. Gli ultimi comunicati sono anche di qualche ora fa e di qualche giorno fa. Questo significherebbe essere seri e significherebbe dare una buona immagine delle Istituzioni da destra a sinistra. Se lo vogliamo fare è possibile. Grazie.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Rossi.
Enrico ROSSI. Grazie, Presidente. Intervengo in rappresentanza della Giunta su un tema, ovviamente, delicatissimo nello scenario internazionale, che merita una particolare sensibilità da parte di tutti noi, direi, e che va affrontato con senso di responsabilità e, quindi, a cui va riservata grande attenzione da parte delle Istituzioni tutte.
Come abbiamo avuto modo di ascoltare questa mattina, attraverso le illustrazioni della mozione, viene richiesto all'Assemblea di pronunciarsi con un orientamento, di esprimersi con un invito e un impegno al Governo per il riconoscimento dello Stato di Palestina e, specificatamente, per ciò che riguarda le mozioni 2 e 3, l'interruzione di ogni rapporto di carattere economico, culturale e commerciale con lo Stato di Israele diretto e indiretto.
Innanzitutto ritengo doveroso contestualizzare il dibattito all'interno del quadro del nostro ordinamento pubblico, poiché, come sapete e come è stabilito l'articolo 117 della nostra Costituzione, in riferimento alle funzioni attribuite alla Regione, la politica estera è materia di competenza dello Stato. Ed è in questo senso che il Parlamento, così come chi mi ha preceduto ha ricordato, ha approvato una risoluzione lo scorso 2 ottobre di cui il Governo ha già accolto e condiviso gli indirizzi.
Risoluzione, che riporto testualmente, in cui, appunto, il Parlamento ha impegnato il Governo: “ a sostenere con determinazione, insieme ai partner europei arabi (in particolare Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Qatar) e internazionali, il Piano di pace dell'Amministrazione Trump volto a conseguire la de-escalation, un cessate il fuoco duraturo, la liberazione degli ostaggi, il pieno ripristino dell'accesso umanitario e soprattutto una prospettiva di pace e stabilità nell'intera regione; anche per tornare allo spirito degli Accordi di Abramo, nei quali un'Autorità nazionale palestinese riformata e credibile deve essere coinvolta; ad attivarsi per riconoscere lo Stato palestinese a condizione che Hamas liberi tutti gli ostaggi e rinunci a ogni presenza politica e militare a Gaza e in Cisgiordania; ad incrementare il sostegno in ogni foro internazionale alla prospettiva dei due Stati che convivano in pace e in sicurezza, continuando il sostegno al programma di riforme dell'Autorità nazionale palestinese per rafforzarne le capacità di governo; ad attivarsi presso le competenti sedi internazionali affinché si arrivi al riconoscimento da parte delle autorità palestinesi della sovranità dello Stato di Israele e del suo diritto di esistere in sicurezza entro i confini concordati e individuati in sede di trattativa tra le parti e con il consenso della comunità internazionale. Il riconoscimento reciproco tra Israele e il nuovo Stato Palestinese, con l'affermazione esplicita del diritto di Israele all'esistenza e la cessazione da entrambe le parti di ogni forma di educazione all'odio e alla violenza, sono le condizioni per un vero accordo di pace, e quindi per regolari e amichevoli rapporti diplomatici con lo Stato di Palestina; a proseguire le iniziative umanitarie italiane, anche attraverso il coordinamento con Paesi terzi e organizzazioni internazionali, al fine di continuare ad alleviare le sofferenze della popolazione civile di Gaza e di garantire che gli aiuti non finiscano nelle mani di Hamas; a sostenere in ambito europeo un approccio equilibrato affinché sia evitata l'adozione di misure sanzionatorie generalizzate ai danni della popolazione israeliana, che comprende diverse milioni di arabi e drusi, valutando d’intesa con gli Stati membri l'opportunità di varare eventuali provvedimenti individuali, anche di natura economica”.
Credo che questi contenuti, questi impegni siano ampiamente condivisibili e questa posizione non nasce, ovviamente, da pregiudizi o da convinzioni pretestuose né tantomeno da una presunta indifferenza, perché nessuno in questa Aula come nel Paese può voltarsi dall'altra parte di fronte alla tragedia immensa, lacerante, disumana che da mesi sconvolge il Medio Oriente. Vite e famiglie distrutte, bambini che non hanno conosciuto altro che la paura, una popolazione civile che vive ogni giorno nel terrore. E parliamo anche delle famiglie israeliane che dopo il massacro del 7 ottobre hanno vissuto nell'incubo costante della violenza e nell'attesa angosciosa del rilascio degli ostaggi.
La sofferenza non ha bandiera, il dolore dei civili è universale e non può essere trasformato in uno strumento di contrapposizione politica. D'altro canto, però, la Regione Marche non può sostituirsi al Parlamento e al Governo della Repubblica. La proposta di embargo regionale, la richiesta di revocare gemellaggi, la definizione unilaterale di genocidio, in un contesto in cui persino gli organismi internazionali invitano alla prudenza nel linguaggio, sono atti che non appartengono al perimetro di una Regione. Sono atti che rischiano di trasformare il dibattito in uno scontro ideologico indebolendo il ruolo istituzionale delle Marche e creando fratture laddove servirebbe invece responsabilità e coesione. Il dovere in uno scenario così fragile è quello di allinearsi alla linea della Repubblica Italiana. È assolutamente inopportuno contribuire a creare nuove tensioni internazionali. Non pretendiamo di fare diplomazia dal nostro Consiglio regionale. Non vogliamo trasformare le Marche in un soggetto politico alternativo allo Stato italiano e non lo vorremmo fare neppure se la collocazione politica del Governo fosse diversa dalla nostra.
Il ruolo della Regione è diverso, è sostenere il dialogo, non interromperlo, è promuovere la cooperazione, non smantellarla, è favorire la pace attraverso il rispetto delle istituzioni non sottraendosi ad essa. E aggiungo un punto di grande importanza. Quando il dibattito pubblico esaspera lo scontro, quando si scelgono parole divisive o si tendono trappole ideologiche, quando si trasforma una tragedia complessa in un noi contro loro, si corre un rischio gravissimo. Riemergono, come purtroppo già accaduto in Europa in queste settimane, rigurgiti di antisemitismo che non hanno nulla a che fare con la legittima critica politica, con la difesa dei diritti umani. Sono fenomeni che la nostra storia ci impone di riconoscere e respingere al tempo stesso con fermezza, senza alcuna ambiguità. Noi continueremo a lavorare affinché le Marche siano una terra di cooperazione, di dialogo, di solidarietà, ma rifiutiamo con decisione ogni atto che tenti di trascinare la nostra istituzione dentro una contrapposizione ideologica e internazionale che non ci compete e che, anzi, rischia di alimentare le tensioni sociali ingiuste e pericolose.
Per questi motivi, ascoltando anche gli interventi che mi hanno preceduto, che ritengo opportuno l'approvazione di una risoluzione unanime che possa confermare la posizione del nostro Paese, del nostro Parlamento, nel contestuale rispetto delle competenze istituzionali e della condanna della violenza. Grazie.
PRESIDENTE Non ci sono altri interventi, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto sulla proposta di risoluzione che riguarda le mozioni nn. 1, 2 e 3. Naturalmente possono intervenire i capigruppo.
Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Stiamo facendola la dichiarazione di voto sulle mozioni o sulla risoluzione?
PRESIDENTE. Sulla risoluzione. Le risoluzioni erano due, ma una è stata dichiarata inammissibile.
Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Grazie, Presidente. Posso chiede una sospensione per trovare un accordo tra maggioranza ed opposizione per una risoluzione condivisa?
(interventi fuori microfono)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Putzu.
Andrea PUTZU. Non va bene? Perfetto, l'avete voluto voi, va bene così, dai. Tanto è il vostro stile perdere comunque.
PRESIDENTE. Proposta di risoluzione. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa regionale non approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16:00