Resoconto seduta n. 108 del 30/10/2002
La seduta inizia alle 11,00



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 106 e 107 del 16 ottobre 2002.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presente le seguenti proposte di legge:
— n. 146 in data 15 ottobre 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Assestamento del bilancio anno 2002», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 147 in data 14 ottobre 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Norme per l’incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne», assegnata alla III Commissione in sede referente e alle Commissioni I e II per il parere obbligatorio;
— n. 148 in data 21 ottobre 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Modifiche alla legge regionale n. 7/1995 contenente: Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale, nonché per la disciplina dell’attività venatoria», assegnata alla III Commissione in sede referente;
— n. 149 in data 11 ottobre 2002, ad iniziativa della Provincia di Pesaro e Urbino, concernente: «Riordino del sistema fieristico regionale», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 150 in data 28 ottobre 2002, ad iniziativa dei consiglieri Gasperi, Ciccioli, Castelli, Romagnoli e Pistarelli, concernente: «Modifica alla legge regionale 5 gennaio 1995 n. 7 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria», assegnata alla III Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presente le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 94 in data 14 ottobre 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Art. 53 dello Statuto regionale e art. 38, comma 6, della legge regionale 42/1998, come sostituito dall’art. 12, comma 3, della legge regionale 54/1997: assunzione a tempo determinato, per le esigenze del servizio Ragioneria generale del dott. Berardinelli Raffaele”, assegnata alla II Commissione in sede referente e ritirato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 1851 del 22 ottobre 2002;
— n. 95 in data 14 ottobre 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Legge regionale n. 10/99 art. 21 – piano regionale per le attività produttive industriali 2002-2005”, assegnata alla III Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 241 dei consiglieri Gasperi, Ciccioli, Pistarelli, Romagnoli, Giannotti, Brini, Favia, Trenta e Massi, concernente: «Richiesta revoca cautelativa dirigente formazione professionale”;
— n. 242 dei consiglieri Amati e Avenali «Erosione costiera e iniziative a salvaguardia del litorale di Marina di Montemarciano”;
— n. 243 dei consiglieri Viventi e Massi «Affidamento all’esterno del servizio di esame rendicontazione e pratiche FSE”.



Nomine

PRESIDENTE. Comunico, che ho provveduto alle seguenti nomine con i decreti sottoelencati:
— n. 118 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Collegio dei revisori dei Conti dell’ERSU di Camerino – sostituzione di un componente effettivo”;
— n. 119 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Collegio dei revisori dei Conti della Fondazione orchestra regionale delle Marche – sostituzione di un componente effettivo”.



Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta Regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— n. 18 in data 15 ottobre 2002 «Istituzione del garante per l’infanzia e l’adolescenza”;
— n. 19 in data 15 ottobre 2002 «Modifiche della legge regionale 9 ottobre 1999, n. 26 concernente: norme ed indirizzi per il settore del commercio”.



Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1767 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 27, comma 1, legge regionale n. 7/2002 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2002 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato in materia di escavazione porti Decreto legislativo 112/98 – Euro 1.375.802,05”;
— n. 1768 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 27, comma 1, legge regionale n. 7/2002 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2002 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera – Euro 19.253,82”;
— n. 1769 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 27, comma 1, legge regionale n. 7/2002 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2002 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per programmi di miglioramento qualità olio d’oliva – Euro 200.000,00”;
— n. 1770 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 27, comma 1, legge regionale n. 7/2002 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2002 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per edilizia sovvenzionata – Euro 5.115.292,88”;
— n. 1771 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 28 della legge regionale n. 7/2002 – variazione compensativa degli stanziamenti di alcuni capitoli collocati all’interno della UPB 20814 – Rimborso mutui e prestiti – e modifica dell’assegnazione del capitolo 10202117”
— n. 1772 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 28 della legge regionale n. 7/2002 – variazione compensativa tra UPB strettamente collegate nell’ambito della stessa funzione obiettivo – Euro 2.500.000,00”;
— n. 1773 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 29, comma 2, della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa degli stanziamenti di capitoli collocati all’interno della UPB 53201 – promozione della pratica sportiva e tempo libero – corrente”;
— n. 1774 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 39 della legge regionale n. 6/2002 – attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2002, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali – Euro 12.260.117,79”;
— n. 1775 in data 8 ottobre 2002, concernente: «Art. 39 della legge regionale n. 6/2002 – attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2002, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali – Euro 2.537.830,04”;
— n. 1809 in data 15 ottobre 2002, concernente: «Art. 27 della legge regionale n. 7/2002 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2002 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato a destinazione specifica per il programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale – sito basso bacino del fiume Chienti DM n. 468/2001 – Euro 77.468,53”.



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo l’assessore Agostini e i consiglieri Silenzi, Castelli e Trenta.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Massi. Ne ha facoltà.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, ieri si è svolto ad Acquacanina un importante incontro della Giunta regionale con gli amministratori della montagna. Erano presenti anche i consiglieri della I Commissione. Faccio questo richiamo per proporre l'anticipazione, per quanto possibile, della mozione che riguarda gli impianti di risalita, presentata dal sottoscritto e dai consiglieri Brini e Pistarelli, per assicurare che sia discussa nella seduta odierna; A lei decidere se nell'economia dei lavori possiamo affrontarla oggi nella parte antimeridiana o nella seduta pomeridiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Sostengo l'iniziativa del collega Massi. Non solo i re consiglieri ma tutto il Maceratese ha fatto questa richiesta, con in testa il presidente del Consiglio e il presidente della Giunta della provincia di Macerata. E' un argomento molto sentito nelle nostre zone e molto delicato e importante, viste le difficoltà che gli operatori incontrano, dato che c'è poca neve, ogni tanto.
Bisogna dare atto al presidente della Commissione e a tutto il Consiglio regionale che è stata fatta una proposta di legge, quindi dobbiamo dare seguito agli atti fatti a suo tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Nulla da dire sul fatto che l'argomento trattato dalla mozione in oggetto è importante, però proporrei intanto che si vada avanti con l'ordine del giorno così come è stato formulato, quindi con le proposte di legge e gli atti amministrativi. Fra l'altro vi sono anche mozioni presentate dalla maggioranza che giacciono in Consiglio ormai da mesi e mesi e non si riesce a discuterle.
Per quanto riguarda la proposta dei consiglieri Massi e Brini, proporrei di discuterne al prossimo Consiglio regionale, in modo che vi sia la possibilità anche di arrivare a una mozione se possibile unitaria, cosa che oggi non riusciremmo a fare.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la richiesta del consigliere Massi, la discussione sull'inserimento della mozione all'ordine del giorno della seduta odierna è già stata fatta nella Conferenza dei presidenti di gruppo, tanto è vero che la mozione è stata inserita rapidamente all'ordine del giorno. In questo momento non credo che siamo nelle condizioni di poterla far slittare in avanti, siamo nella condizione di idre che è ipotizzabile che sia discussa in giornata, perché l'ordine del giorno di oggi non è nutritissimo e credo che la cosa possa comunque essere discussa nel pomeriggio quando avremo un orientamento più preciso sullo svolgimento della seduta, financo a prendere in considerazione l'ipotesi di presentare una risoluzione unitaria nel prossimo Consiglio



Proposta di legge (Votazione): «Disciplina in materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale» Giunta (81).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 81 ad iniziativa della Giunta.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2 bis. Emendamento n. 1 a firma Secchiaroli. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 2 bis come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento 01 bis a firma Secchiaroli.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Credo che l'emendamento si possa accettare, perché di fatto si sostituisce la dizione "situazione di handicap" con "condizione di disabilità" che è una formulazione linguistica più corrente e più rispettosa delle situazioni di disabilità e comprende anche un arco di disabilità più vasto, quindi credo che possa essere accettato.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Come sapete abbiamo avuto un seminario regionale sulla nuova valutazione della situazione di handicap dell'Oms la quale ha abolito la parola "handicap" sostituendola con "disabilità". A questo hanno aderito 180 Paesi del mondo e la Regione Marche ha aderito a sua volta a questa nuova terminologica. Il cambiamento lo proponiamo qui e in tutta la normativa regionale sull'handicap.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 4 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Emendamento n. 1 bis. a firma Novelli.

Adriana MOLLAROLI. Questo emendamento è da respingere, perché le strutture indicate nell'emendamento presentato dal consigliere Novelli sono riassumibili in una tipologia di strutture già indicata dalla legge, quindi a mio parere l'emendamento è pleonastico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Sull'articolo 5 l'attenzione del consigliere Novelli è giusta, perché le strutture per anziani sono la parte più delicata del ragionamento che facemmo l'altra volta in aula.
L'emendamento non modifica in maniera sconvolgente l'impostazione data all'articolo, il problema è l'avere individuato le strutture per tipologie quando vi è una situazione reale molto diversa. Magari si potesse parlare già oggi di questo tipo di differenziazione nelle strutture per l'anziano, differenziazioni anche per gradi di disabilità che non sfocino in una completa perdita di autosufficienza. Magari si potesse parlare di questo. Su questo articolo 5 vorrò ritornare successivamente nella dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. L'emendamento l'avevo sostanzialmente illustrato nell'intervento fatto in sede di discussione generale. Il problema degli anziani rispetto alla legge è quello con maggiore incidenza. Mi sembra che l'attuale impostazione dell'art. 5 fissa una serie di facoltà, di possibilità, di tipologie e poi i Comuni scelgono. E' vero che la comunità-alloggio prevede una struttura per anziani più o meno autosufficienti, in cui non vengono fatti servizi a carattere di assistenza sanitaria ma di assistenza di vita sul tipo di quelli che noi ipotizzavamo per le strutture residenziali protette, ma è anche vero che la comunità-alloggio fornisce servizi nel contesto di una struttura a carattere familiare, dice il testo di legge. E' evidente che può capitare, anzi capita che la maggior parte di anziani — in coppia o soli — possano avere l'esigenza, da un lato di usufruire di quei servizi che vengono identificati come alloggio e che noi indichiamo nei complessi residenziali protetti, dall'altro non hanno il desiderio di riceverli nel contesto di una struttura a carattere di convivenza familiare o di convitto. Ci sono alcune situazioni di questo tipo in corso, anche in Ancona ed è ovvio che la scelta di rinunciare alla propria casa, quella con la chiave d'ingresso in cui possono ricevere i nipoti, possono ricevere gente ecc., per una scelta di vita sostanzialmente comunitaria o a carattere familiare, non sempre viene facilmente fatta. Mantenere l'unità abitativa separata, la specificità abitativa, potendo però usufruire di tutta una serie di facilitazioni di vita — la lavanderia, la mensa, la portineria, le commissioni di cui può avere necessità anche l'anziano autosufficiente — è una questione in più che i Comuni possono valutare.
Quando si dice che le strutture devono essere di queste quattro tipologie che la legge approva, è vero che noi diciamo "non siamo mica noi Regione a scegliere che dovete fare le strutture "ma sono i Comuni che scelgono cosa fare. Per essere sinceri con noi stessi dovremmo porci questo problema: quanti saranno gli anziani della Regione Marche, vista l'età anagrafica e l'evoluzione della stessa fra 5, 10, 15 anni? Esistono le risorse economiche per far avere a questo volume di anziani il tipo di servizi che vengono ipotizzati all'articolo 5, commi 3, 4 e 5? Sappiamo tutti quello che costano queste strutture, sappiamo che queste risorse non ci sono, quindi i Comuni finiscono con il rispettare le tipologie che vengono indicate, avere un servizio valido che costa milioni al mese e a fornirlo ad alcuni. Non sto neanche a dire perché ad alcuni sì, quali e così via, però credo che quando si fa una scelta di amministrazione pubblica si parte facendo i conti con la risorsa e si calcola come si può spalmare questa risorsa per far avere a tutta la platea di utenti che avrebbero diritto e bisogno, un intervento sufficiente o accettabile.
Fissiamo una soglia molto alta di intervento, li trattiamo benissimo fingendo di non sapere che le risorse ci sono per il 5-10% della platea di interessati utenti: è un'operazione leggermente ipocrita, comunque di non sincerità con noi stessi e soprattutto con i soggetti cui apparentemente si rivolge la norma di tutela.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questa discussione credo meriti attenzione. Consigliere Novelli, io e la Commissione che ha abbondantemente lavorato e approfondito questo problema, sosteniamo di essere di fronte ad un'emergenza-anziani nelle nostre città, nel nostro Paese, fortunatamente. Per risolvere i tanti problemi che gli anziani presenteranno in futuro e che stanno già presentando oggi, serviranno tipologie di strutture e servizi il più possibile differenziati, perché noi vorremmo privilegiare l'aspetto della ricerca della soluzione più vicina ai soggetti individuali. Quindi non escludo che possa essere una soluzione, è però una soluzione che oggi noi non vediamo nella progettazione immediata e futura e che comunque noi non abbiamo escluso nell'articolato della legge, non tanto nel punto a cui lei fa riferimento della comunità-alloggio ma nella dizione casa-albergo. Noi prevediamo in maniera più generica di quanto lei ha formulato questo articolato, ma prevediamo questa possibilità, parliamo più genericamente di spazi abitativi individuali e familiari, con servizi collettivi a disposizione di chi li richiede. Quindi abbiamo preferito un articolato più generico che non escluderà la possibilità di autorizzare ed accreditare tipologie di strutture quando queste esisteranno davvero nel nostro territorio regionale e io non prevedo che queste, prima di 10-15 anni ci saranno. Quindi c'è un tempo che ci consente di rivedere la legge. L'abbiamo valutato e considerato, formulato però con questa dizione più generica, poi di fronte a ciò che i casi concreti ci presenteranno lo valuteremo. Abbiamo sempre il regolamento che consentirà degli aggiustamenti da questo punto di vista.
Per questo ritengo che si possa respingere l'emendamento e per ora gestire l'esistente o anche l'immediato futuro con questa formulazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Quello che a noi preoccupa è che la portata dell'art. 2, cioè l'individuazione dei destinatari di questa nostra legge di determinazione dei requisiti minimi, sia di difficile realizzazione. Domanda a noi stessi come forze di opposizione che sicuramente verificheremo, vigileremo nell'ambito della prima fase di attuazione della legge, ma a voi consiglieri di maggioranza, a lei assessore: dove c'è, nella realtà marchigiana, questa differenziazione di strutture nel momento di assistenza all'anziano soprattutto per quanto concerne il discorso dell'autosufficienza?
Dove andiamo ad individuare, oggi, questo tipo di caratteristiche delle strutture, quando sappiamo che la realtà dell'assistenza all'anziano è per lo più mista? Quindi, quando come Giunta farete il regolamento, quali elementi saranno di differenziazione e saranno perciò in grado di dirci che su quella struttura, quegli interventi minimi o quelle situazioni che già esistono sono sufficienti per le lettere a) e b), per le c), d) ed e)? Ecco quello che dicevo essere, l'altra volta, un vulnus di questa legge. Siamo più avanti perché è un modello teorico che non sposa la concretezza delle situazioni, la realtà delle situazioni, quindi anche quando andremo a individuare i requisiti del regolamento, sarà difficile, perché su una stessa struttura si potranno individuare, magari, situazioni e condizioni di contemporanea assistenza di autosufficienti en on autosufficienti, pertanto vi saranno situazioni nelle quali quel tipo di struttura sarà contestualmente casa-albergo e residenza protetta. Se la definiamo casa-albergo saranno indispensabili alcuni requisiti ed altri no; se la definiamo invece residenza protetta saranno indispensabili ulteriori altri requisiti, quindi andremo a vedere lo standard più alto o quello più basso che è quello, magari, della casa-albergo o della comunità-alloggio un po' più in grado di essere gestita in maniera non dico certa ma con meno rischi, perché non vi è tutta popolazione non autosufficiente.
Ho cercato di soffermarmi su questo articolo che secondo me è quello centrale della legge, non solo per numero, perché viene classificato come 5 e la legge complessivamente ne ha 17, quindi siamo più o meno intorno alla metà della legge, ma perché è proprio centrale sul discorso dell'anziano.
Ecco perché il nostro voto di contrarietà. Su questo spieghiamo il nostro voto di contrarietà: abbiamo timore che questa legge sia un modello teorico, lontano dalla realtà, di difficile applicazione, quindi abbiamo fatto sì per primi il passaggio normativo, ma non per primi la realizzazione di un sistema effettivamente nuovo, efficace, in grado di dare risposte. Nell'articolo 5 è riassunta questa nostra considerazione che ci ha portato a ciò che in sede di discussione generale ho già annunciato, cioè il nostro voto negativo.
Comunque ci stiamo astenendo sull'articolato e continueremo a farlo, proprio per dimostrare l'attenzione sul tema, le preoccupazioni in senso costruttivo. Speriamo che esse siano risolte, superate, affrontate con la giusta delicatezza, perché andare con la scure a tagliare queste strutture a), b), c) e d) sarebbe un errore e una grossa lacuna per la realizzazione di queste indicazioni di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Il collega Secchiaroli ha posto delle preoccupazioni che anche nel dibattito in Commissione sono state evidenziate, così come nel dibattito generale su questa proposta di legge. Abbiamo anche detto che i regolamenti dovranno stabilire il periodo di transizione rispetto al quale tutti si dovranno adeguare.
E' chiaro che noi abbiamo fatto una legge che eravamo obbligati a fare dalla 328 — la legge di riforma dei servizi sociali — ma una legge che ci permette di affrontare radicalmente un problema che nella nostra regione esiste di una macchia di leopardo, di una diversità e di tante altre cose che sono le residenze per anziani. Volevo ricordare che tutta la problematica autosufficienti e non autosufficienti dalla legge è prevista, ma nella legge si parla anche di fabbisogno da determinare rispetto a questa problematica insieme all'assessorato alla sanità in un discorso di integrazione e bisognerà rivedere anche tutto il sistema valutativo rispetto a quello che è considerato autosufficiente o non autosufficiente.
Volevo soltanto ricordare che proprio i Nas stanno girando per le strutture residenziali per anziani nella nostra regione e la prima osservazione che fanno alle case di riposo — è di questa mattina — è che nelle case di riposo ci sono tutti non autosufficienti, cosa che considerano contro l'attuale regolamentazione. Quindi, cominciano a controllare anche lo stato di autosufficienza o di non autosufficienza.
Credo che l'atto che stiamo discutendo ci mette non dico al riparo, ma ci dà lo sprone e lo stimolo per arrivare ad una regolamentazione che soprattutto dia dignità alla residenzialità degli anziani non autosufficienti. Apprezzo il discorso dell'astensione, però non voleva essere una fuga in avanti rispetto alla realtà: siamo consapevoli della realtà, però su questa realtà vogliamo cominciare un discorso che avrà temporalmente bisogno di un tot numero di anni per sistemarsi e lo faremo con i regolamenti. Tra l'altro sui regolamenti la Commissione dovrà dare un parere, quindi vi saranno ulteriore dibattito e discussione all'interno della Commissione stessa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 5.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Emendamento n. 2 a firma Secchiaroli, che ha la parola per illustrarlo.

Marcello SECCHIAROLI. Questo emendamento è direttamente collegato all'emendamento 1 che ha introdotto la struttura della casa-famiglia. E' chiaro che introducendo la tipologia della casa-famiglia abbiamo adeguato anche la declinazione sul significato di casa-famiglia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3 a firma Secchiaroli.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Io ho delle riserve su un aspetto dell'emendamento stesso, quindi lo subemendo proponendo di togliere, al penultimo rigo, le parole "etica e motivazionale". Ritengo infatti che coloro che possono, anche come volontari, valorizzando questo aspetto che è estremamente importante, collaborare nella conduzione di una casa-famiglia lo fanno per scelta. Introdurre in una legge l'aggettivazione "etica" mi pare eccessivo, ritenendo che adulti possono collaborare in forma di volontari, non come professionisti, alla conduzione della gestione di un servizio di questa natura, ma escluderei l'aggettivazione "etica e motivazionale".

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento 3 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 6 come emendato.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 11. Subemendamento 04 a firma Secchiaroli, che ha la parola.

Marcello SECCHIAROLI. Questo subemendamento cerca di chiarire un termine che era stato oggetto di un grosso confronto anche in Commissione. Il termine "soggetto gestore" può generare confusione soprattutto per le strutture e i servizi degli enti locali che non gestiscono direttamente le strutture ma ne affidano la gestione a terzi mediante gare di appalto. E' evidente che l'ente locale non può appaltare un servizio che non esiste, cioè che non sia prima autorizzato. Inoltre non ha senso che ad ogni cambio di gestione si debba procedere a richiedere una nuova autorizzazione. Nel caso poi di strutture avviate e funzionanti, qualora intervenga un conflitto fra un soggetto gestore e il Comune o il Comune intenda recedere dal contratto o lo stesso soggetto gestore rinunci all'autorizzazione — articolo 12, comma 4, punto b) — l'autorizzazione decade nel caso di rinuncia del soggetto autorizzato. C'è il rischio in questo caso di compromettere la funzionalità del servizio e creare seri danni all'utenza. E' chiaro che il soggetto titolare del servizio nel caso intenda affidarne la gestione a terzi vincolerà il gestore al rispetto di tutti i requisiti funzionali, organizzativi ed operativi previsti dalla normativa e potrà cambiare gestore senza che per ciò venga meno l'autorizzazione al funzionamento della struttura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo argomento è stato oggetto di una lunga discussione all'interno della Commissione, anche ascoltando i soggetti che operano sul territorio in particolare gli enti locali. Mi pare che la formulazione cui si è arrivati con l'emendamento e il subemendamento presentati dall'assessore precisi che il percorso di autorizzazione deve precedere la gestione. Questo è un punto molto delicato, perché sappiamo che in moltissime delle strutture che dovranno essere sottoposte ad autorizzazione e accreditamento molto spesso c'è una diversità, cioè il proprietario della struttura può anche non gestirla direttamente ma farla gestire da terzi, quindi esternalizzare il servizio. E' chiaro che la soluzione poteva avvenire anche in maniera diversa, cioè prevedendo nel capitolato d'appalto la possibilità che il gestore rispondesse a tutti i requisiti, ma mi pare che con la formazione della responsabilità del titolare del servizio e quindi dell'accertamento del percorso di autorizzazione antecedente all'esternalizzazione mettiamo più al riparo il percorso di qualità, quindi mi pare che si possa assolutamente accettare la formulazione del subemendamento e dell'emendamento. Propongo pertanto di votarli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Le considerazioni che abbiamo svolto in Commissione ci hanno anche appassionato su questi punti, cioè essere in grado di non errare nel momento in cui si individuano i soggetti responsabili e i soggetti che sono anche attuatori delle indicazioni che noi diamo. Quello che dice la collega Mollaroli è vero, c'è stato uno sforzo per fare in modo che si possa essere il più possibile puntuali negli interventi, ma i Comuni da soli possono essere in grado di essere soggetto tramite tra la Regione Marche che farà i criteri e il soggetto attuatore che vive nel territorio e che molto spesso coincide con l'ente comunale?
Io ritengo che debba essere compiuto un primo passo verso un potenziamento della presenza all'interno delle strutture comunali, di uffici sempre più qualificati per quanto concerne il socio-assistenziale. Vedo che tanti Comuni, anche quelli grandi hanno avuto da sempre, non adesso che ci sono ristrettezze di natura economica che riguardano gli enti locali, ma tutti gli enti locali, un problema di qualificazione del personale che va ad effettuare un certo tipo di incombenze importanti. Noi gliene affidiamo altre, altrettanto importanti, perché sono quelle da interfaccia: facciamo in modo da programmare una prima fase con i Comuni, con gli enti locali, che si agganci al discorso di prima, nella quale si dica quale può essere il percorso in grado di preparare le strutture comunali anche a questo tipo di compito affidato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 04.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento 4 come subemendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 11 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 17. Emendamento n. 5 a firma Mollaroli, che ha la parola.

Adriana MOLLAROLI. L'emendamento precisa che fintanto che non è approvato il regolamento vigono alcune normative, quindi un emendamento cautelativo previsto nella prassi della nostra legislazione. Mi pare che possa essere tranquillamente approvato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 17 come emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Credo che questa proposta di legge meriti alcune considerazioni. E' un testo importante, sappiamo che con questa legge costruiamo, per le strutture residenziali e a ciclo diurno un percorso di qualità che va sicuramente nell'interesse di un'utenza molto delicata che riguarda minori, disabili ed anziani, quindi costruiamo un pezzo significativo delle politiche sociali della nostra Regione.
Tengo però ad assumere alcune considerazioni critiche che qui sono state fatte sia dalla minoranza ma anche nell'introduzione che ho fatto nella precedente seduta, cioè che questo percorso deve essere accompagnato da alcuni investimenti, quindi nel bilancio che andremo a predisporre dovremo tener conto che per garantire questo percorso di qualità non basta la norma, non basta la legge, la legge è importante però dovremo fare investimenti per adeguare le strutture che in gran parte sono a carico del pubblico e investimenti e informazione, perché questo aspetto per cui noi assegniamo ai Comuni nuovi compiti attraverso i quali debbono garantire il percorso di accreditamento, autorizzazione e anche verifica richiederà la necessità di avere personale qualificato per fare questo, quindi compatibilmente con le nostre risorse — mi appello anche al Presidente della Giunta e alla Giunta intera — si tenga conto del carico significativo di questa legge. Non possiamo fermarci ad avere prodotto questa norma, bisogna che produciamo nella gestione atti significativi, quindi investimenti in strutture anche dilazionati nel tempo, perché con il regolamento gestiremo con intelligenza questo percorso di qualità, quindi dovremo dare anche tempi per mettersi a norma, compatibili con questo aspetto delle risorse, ma la Regione dovrà accompagnare questa legge con investimenti di questa natura, graduali nel tempo, sia per l'adeguamento delle strutture che per la formazione, in particolare del personale del Comune a cui vengono assegnati nuovi compiti. Con queste attenzioni e con questi suggerimenti penso che si possa votare positivamente questa legge che sicuramente contribuisce a costruire un pezzo delle politiche sociali della nostra Regione molto significativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Siamo di fronte a una legge delicata, è un passaggio suggerito dal legislatore nazionale, che nella regione Marche significa molto in tema di attenzione, quindi molto in senso positivo, molto in senso non dico negativo ma problematico, perché apriamo una serie di procedure che saranno in grado di attivare sicuramente energie positive ma di cozzare contro una realtà delle strutture socio-assistenziali delle Marche che è molto lontana da quei modelli, da quelle indicazioni che vengono già dal dettato normativo ma che verranno soprattutto nel momento della regolamentazione, dell'individuazione concreta dei criteri e dei requisiti minimi per le autorizzazioni e gli accreditamenti delle strutture, perché di questo stiamo parlando, di cose molto concrete, di indicazioni molto dirette. Ci sono dei requisiti che possono essere in grado di far valere come autorizzabile una certa struttura, ci sono dei requisiti che, mancando, non permettono a quella struttura di vivere, di essere riconosciuta come struttura assistenziale, in grado di riconoscersi in una rete, in un quadro complessivo regionale. Dobbiamo fare molta attenzione sotto questo profilo, perché rischiamo che dentro il sistema ci sia pochissimo, poiché le tante realtà di assistenza, soprattutto dell'anziano, ma anche nell'handicap, anche nel giovane in disagio sono realtà che hanno vissuto anni e anni di esperienze molto positive ma legate sicuramente o alla buona volontà dell'ente locale sulle cui spalle quasi completamente ricade la responsabilità economico-finanziaria e gestionale — penso alle case di riposo — o alla iniziativa del volontariato che, da solo, non riesce a risolvere tutti i problemi di gestione, economico-finanziari, di qualificazione sempre maggiore di determinati servizi. Attenzione a non fare un salto nel buio. Stiamo cioè facendo una legge che prevede obiettivi alti, la realtà è molto più dura sotto il profilo proprio delle risposte che fino ad oggi abbiamo dato come istituzioni pubbliche in generale, a problematiche che sono scottanti perché sono il futuro: parliamo di anziano, quindi della problematica centrale degli anni a venire, già centrale se vediamo le Marche e l'incidenza della popolazione anziana sul totale della popolazione nel territorio. Le Marche sono la regione che ha il tasso più alto di popolazione anziana.
Quindi siamo già in ritardo su certe cose, ma soprattutto negli anni a venire saremo di fronte a delle sfide eccezionalmente importanti, perché vedete com'è oggi la condizione dell'anziano: mediamente buona per quanto riguarda le aspettative di vita, ma drammaticamente isolata per quanto concerne le possibilità di scelta di modelli di vita e anche di strutture nelle quali vivere superata una certa soglia di età, cioè andando incontro all'età nella quale la disabilità, i problemi psicofisici si fanno più sentire. Nella propria famiglia quando ci sono i figli, i nipoti è difficile rimanere, perché le famiglie vivono sempre in spazi più angusti e ristretti allo stesso nucleo familiare: padre, madre e un figlio, massimo due. Nelle strutture alternative quali? Le case di riposo sono spesso cronicari o comunque non hanno spesso la possibilità di recepire le tante richieste, comunque sradicando la propria vita dal vissuto abituale, da quello che è stato il percorso di vita fino a quel momento.
E' un passaggio molto delicato. Cosa abbiamo fatto? Il pubblico ha fatto pochissimo. Ci sono delle esperienze interessanti, queste strutture che sono anche in grado di dare un piccolo appartamentino a disposizione degli anziani che vogliono continuare a vivere da soli perché in grado di essere autosufficienti, ma sono pochissime, le esperienze. La maggior parte delle domande sono rivolte a strutture come la casa di riposo classica, i letti uno dietro l'altro, la vita dell'anziano che va sempre più verso una condizione di minore autosufficienza, si diventa in realtà non in grado di assolvere alle proprie funzioni da soli, si rimane in quella struttura, in quella struttura si trova la conclusione della propria esistenza. Questi sono i percorsi di tanti anziani, quindi c'è un problema di famiglie e di rapporti con le famiglie, come aiutare la famiglia a mantenere il più possibile presso di sé l'anziano, c'è il problema degli orari di lavoro per le donne, c'è il problema di trovare la risposta nel momento in cui la famiglia non ce la fa a dare sostegno, aiuto e ausilio. Occorre trovare una risposta che sia seria, il più possibile vicina alle radici dell'anziano.
Tutti questi discorsi devono essere affrontati, insieme ai discorsi sacrosanti dei requisiti, degli elementi che devono essere in grado di caratterizzare le strutture. Ma dobbiamo pensare prima a quello che devono significare quelle strutture, quei percorsi che portano l'anziano, molto spesso a trovarsi a vivere una vita senza la propria consorte o il proprio consorte, solo, con i figli lontano. Dobbiamo quindi prima interrogarci su che cosa significa questo passaggio e che cosa possiamo fare noi per renderlo traumatico il meno possibile, per renderlo difficile da affrontare e superare il meno possibile.
Tutto questo è la nostra legge, se vogliamo che sia positiva.
Il nostro voto è negativo perché riteniamo che ci siano ancora delle grosse lacune, differenziazioni tra una realtà teorica che descriviamo nella legge e la realtà pratica e concreta, però è un voto negativo di attenzione, cioè di controllo, di verifica nel senso che astenendoci sugli articoli abbiamo indicato un'apertura per quanto concerne la discussione, però una forte preoccupazione per l'esito applicativo della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Credo che il collega Pistarelli con il suo intervento, abbiamo portato un contributo che è uscito un po' fuori ma molto collegato ai problemi che oggi non riguardano più la famosa terza età ma vanno a riguardare la quarta età, perché l'aspettativa di vita delle persone è aumentata e grazie a Dio questo si è concretizzato anche per le tecniche mediche nuove, i congegni medici che ci tengono in vita anche quando abbiamo degli handicap che ci avrebbero portato ad assumere il giudizio del Cielo qualche anno prima.
Questo problema che ha sollevato Pistarelli ritengo che sia fondamentale, anche perché in Commissione ho sentito delle perplessità, che vorrei rimuovere, su quello che si definisce a volte un business, cioè il privato che si cala e va a gestire anche la terza e quarta età. Io ritengo che se il problema è ben controllato il privato si possa bene accogliere, perché le nostre case di riposo sono diventate dei cronicari, possono essere considerate delle corsie di lungodegenza. C'è un problema estremamente serio da considerare, perché ci è passato sopra in modo diretto e ci passa in modo indiretto. Alcuni di noi hanno avuto in modo diretto o indiretto esperienza, parentele, amicizie ecc. Quindi, grande apertura a chi vuole investire veramente nell'assistenza all'anziano, senza pensare che debba essere un compito esclusivamente dello Stato.
Fatta questa premessa che ritengo un fatto sostanziale e importante, ispiratami dal collega Pistarelli, vorrei passare alla legge in modo più specifico.
In un primo tempo abbiamo pensato di emendarla, poi abbiamo pensato che diventava difficile per il concetto che ho espresso. Voglio fare delle raccomandazioni. L'abbiamo trovata una struttura un po' rigida, che demanda troppo alla Giunta regionale — al regolamento — la quale invece dovrebbe limitarsi semplicemente a definire i criteri, a nostro avviso.
Le leggi, sia nazionale che regionale di riforma del welfare locale, dettano i principi ispiratori attraverso i quali è necessario muoversi al fine di intervenire nella giungla delle prestazioni, dei servizi e nella disuguaglianza tra realtà e realtà e tra cittadini di serie A e di serie B. Qui dobbiamo prestare molta attenzione quando andremo a riorganizzare non solo la questione della legge — e conosco la sensibilità dell'assessore — ma anche la questione dell'assetto sanitario del territorio, cioè il taglio dei posti letto che deve essere un fatto ben vissuto, conoscendo le zone, magari zone poco abitate ma che hanno bisogno ugualmente di assistenza e anche quando andremo a trattare dell'assetto — che abbiamo già in bozza — che parla oggi di Asl unica ma che penso se ne debba parlare e se ne sta parlando nelle Marche, in tanti convegni, nel mio club ieri sera, però non se ne parla ancora in Commissione sanità e questo mi dispiace perché la Commissione preposta viene scavalcata mentre si fa già il dibattito al Rotary con il direttore generale assoluto e altri personaggi.
Il superamento di queste disomogeneità di interventi deve ispirare le nuove politiche sociali e le Regioni sono chiamate ad esercitare funzioni di programmazione, coordinamento e controllo sugli interventi sanitari e sociali, adottando tra l'altro strumenti e procedure che permettano di orientare e verificare il corretto esercizio degli stessi a garanzia dei diritti sociali dei cittadini, a partire dalle fasce più svantaggiate, sulla base dei principi di equità, solidarietà e responsabilità. I famosi "ultimi", che non sono solo quelli che non hanno capacità sotto l'aspetto reddituale, ma sono anche quelli che hanno problemi grossi sotto l'aspetto sociale e fisico.
A questo proposito quando siamo andati a fare le classifiche nell'ultima legge che abbiamo approvato, sono rimasti fuori ragazzi in gravissime condizioni fisiche, ma uno ragiona perché ha un minimo di capacità intellettuale o una buona capacità intellettuale. Li hanno tenuti in piedi le famiglie, altrimenti sarebbero morti fin da piccoli. Richiamo l'attenzione del collega Procaccini su questo, perché alcuni casi li conosce, dato che li abbiamo vissuti insieme, ne abbiamo parlato 6-7 anni insieme, gente che ha speso tutto quello che aveva per comprare carrozzelle, per assistere ragazzi che altrimenti sarebbero morti da piccoli, portandoli invece a 25-30 anni con grande sacrificio, perché poi è tremendo vivere con persone che hanno queste cose qui: c'è lo stress e la depressione da parte di chi sta loro vicino, perché ci vorrebbero 3-4 persone ad assisterle. Quindi, molti dall'ultima legge sono rimasti esclusi.
Per passare a parlare di qualche articolo n modo più specifico, l'art. 2 e l'art. 2 bis, suddividendo le strutture in relazione al bisogno espresso (funzione abitativa e di accoglienza educativa, funzione tutelare, funzione protetta), non hanno superato la originaria suddivisione delle strutture per categorie di soggetti (minori, disabili, anziani, persone con problematiche psico-sociali), riprendendo un anacronistico concetto dell'intervento assistenziale in funzione della categoria di appartenenza.
Dopo avere individuato le categorie dei soggetti in relazione alle strutture va anche individuata la terminologia da usare per ciascuna di esse, elencando e riprendendo tutta la variegata terminologia usata fino ad ora per individuare le varie strutture presenti sul territorio. Esempio, strutture per minori, comunità familiari; strutture per disabili, comunità alloggio; strutture per anziani, comunità alloggio e case albergo; strutture per persone con problematiche psico-sociali, comunità alloggio, comunità familiari, alloggio sociale per adulti in difficoltà e centro di pronta accoglienza per adulti.
Agli articoli 3, 4, 5 e 6 inizia la disamina di cosa si intende per: strutture per minori; strutture per disabili; strutture per anziani; strutture per persone con problematiche psico-sociali. In ogni articoli vengono date le indicazioni su chi può essere accolto, per quali motivazioni, con quali modalità, attraverso un rigido protocollo di valutazione. Ciò che si omette completamente è chi è chiamato a valutare.
L'art. 7 sulle autorizzazioni specifica che tutte le strutture così come sono state classificate debbono essere autorizzate, ma non si fa cenno alle modalità e ai requisiti che debbono possedere, demandando tutto alla Giunta regionale. Questo dirigismo a me non piace affatto: deve cambiare, perché tornando alla Asl unica è il massimo del dirigismo e della centralizzazione della gestione, che è anche pericolosa. Tutti diciamo di essere federalisti, ma io vedo un pericolo antifederalista molto forte, ho l'impressione che il federalismo in Italia non verrà mai veramente applicato, perché chi ha il potere non vuole delegarlo agli altri. Quindi, non so quando questo federalismo verrà attuato.
All'art. 11 (procedure per il rilascio dell'autorizzazione) viene tutto domandato ai Comuni che si troveranno solo ad applicare quanto stabilito autonomamente dalla Giunta regionale con proprio regolamento, senza poter entrare nel merito.
Si sottolinea infine che in questa legge non si fa minimamente riferimento al ruolo che i nuovi ambiti sociali dovranno svolgere. E potrei continuare.
Per tutto quanto sopra riportato è importante che — e questa è la proposta di Forza Italia, che critica, ma propone pure — sia semplificata la terminologia usata, riducendo le strutture socio-assistenziali a tre tipologie: strutture familiari, strutture diurne, strutture residenziali; le strutture non siano suddivise in base a categorie (minori, disabili, anziani) ma in relazione ai bisogni espressi e valutati dal sevizio sociale professionale (assistente sociale); vengano individuati i criteri in base ai quali procedere all'accreditamento basandosi sui seguenti aspetti: abitativi (spazi e attrezzature minime per numero di utenti), personale utilizzato (qualifiche ed esperienze), progettualità espressa (attività, modalità operative, principi ispiratori), lavoro di rete realizzato (collegamenti con il territorio, il volontariato utilizzato), risorse autonome a disposizione (mezzi, personale, spazi).
Finisco come ho iniziato, perché ho visto delle perplessità che vorrei assolutamente non ci fossero. Se dei capitali dovessero venire verso questi investimenti sul sociale, non dico che non ci debba essere un'operazione di controllo, ma un controllo in cui lo Stato e la regione entrino quando vedono che le cose non funzionano, quando è giusto controllare che la gente non sia considerata un oggetto di reddito, anche se il privato che investe vuole giustamente un guadagno, ma se si investono capitali in un settore così delicato occorre che ci sia un controllo se le cose non vanno, se c'è qualche problema, dato che problemi si sono creati quando la struttura è stata solo statale. Abbiamo visto le denunce, negli anni, da parte dei mass-media, su veri e propri lager. E' vero che è un business, ma è anche vero che molte personale della terza e quarta età investirebbero parte della loro pensione o integrata dallo Stato o pensioni da lavoro consistenti all'interno di una struttura in cui siano curati, vi siano persone sensibili, professionali, dei medici che passano, specialisti a disposizione disposti a spendere, perché spesso alla fine si rimane soli e il più fortunato è quello che rimane per ultimo, così rimane solo. Ritengo che questo sia un punto importante e sarei molto contento che l'assessore si esprimesse su questo punto al di là della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Fissare una disciplina per le autorizzazioni e l'accreditamento delle strutture sociali, residenziali e semiresidenziali era un atto dovuto importante, perché oggi bisogna avere degli standard ben definiti, o come si usa dire a questo punto, certificati. La certificazione diventa il luogo comune di tutte le attività, sia private che pubbliche, quindi fissare dei criteri forti è importante.
Questa è la teoria, perché la pratica è molto più complessa ed è difficilissimo — lo dico come persona che ha lavorato per tanti anni nell'ambito delle strutture sociali, psichiatriche, per l'handicap — e fissare poi dei criteri precisi che rispondano a tutte le situazioni è quasi impossibile. Molto spesso c'è da parte degli uffici, ma per necessità, non per arbitrio, l'uso di essere almeno parzialmente discrezionali, perché c'è sempre qualcosa di non previsto.
Mi potrei permettere di dire che, poiché nella nostra regione abbiamo una storia di grande assistenza dal punto di vista sociale, di opere private, opere di volontariato, opere religiose. Questo è un capitolo in cui le Marche, l'Umbria e la Toscana sono regioni molti metri avanti a quasi tutto il resto d'Italia, però questa storia fa sì che ogni caso sia diverso dall'altro. A me è capitato moltissime cose di dire che alcune strutture non rientrano perfettamente nei criteri che già c'erano, per lo meno quelli di tendenza, però egualmente svolgevano un grosso ruolo, facevano cose egregie. Quindi è importante avere una regolamentazione, è importante riuscire a ottenere anche nel futuro delle certificazioni sull'attività svolta, ma noi qui ci occupiamo di fasce deboli e fasce deboli sono i minori a rischio. Proprio in questi giorni sono accaduti fatti spiacevoli, l'ultimo è l'omicidio di Cupramontana, due ragazzi, uno di 17 e uno di vent'anni, quindi uno maggiorenne ma che già da minorenne aveva dato tanti problemi e quello è un caso, ma molto presente sul territorio, per fortuna non con episodi così clamorosi ed eclatanti come un omicidio e altri fatti gravissimi.
Quindi, sempre più il disagio diventa una costante della nostra società, disagio diversificatissimo die minori, ma anche degli anziani. Cito quella che ormai è una certezza: l'aumento della vita media — le aspettative di vita nella nostra regione sono fortissime: 84-86 anni — presuppone una serie di malattie involutive gravi. Perché prima l'Alzheimer era meno presente statisticamente? Perché le persone vivevano di meno, quindi questa demenza di tipo involutivo oggi è molto presente perché si vive molto più a lungo, con una problematica fortissima per le famiglie, perché il più delle volte in una famiglia, che è diventata sempre più piccola, non c'è nessuno che ha il compito dell'assistenza. Una volta nelle grandi famiglie c'era qualcuno che si occupava del gruppo familiare in sé e dell'assistenza, oggi questa figura non c'è più nelle famiglie, la zia zitella o quello di casa che non aveva lavorato tutta la vita e si occupava di tutti i lavoretti a casa sono figure scomparse, figure rurali, di altre epoche, altre società. C'è quindi il problema di dare la risposta alle fasce deboli.
Ancora più tragica è la situazione nei casi di disabili con handicap grave, quindi di assistenza quasi totale permanente, continuativa. In tutto questo bisogna dare delle risposte, a mio parere sempre più indirizzate nella prospettiva della struttura comunitaria. Qualcuno può non essere d'accordo perché altri tipi di servizio possono essere da un punto di vista organico, tecnico, apparentemente più efficaci, in realtà sempre meno funzionano le strutture organizzate in maniera burocratica e pubblica e sempre più funzionano le strutture di tipo comunitario in cui dei gruppi vivono un'esperienza profonda che non è legata al contratto di lavoro o al rapporto di lavoro, implica anche rapporto di lavoro ma strutture di tipo comunitario.
In questo senso — è una cosa che si potrebbe sperimentare, secondo me — nell'ambito della ristrutturazione dell'area dell'ex Umberto I ad Ancona, cercare di fare un progetto pilota di una struttura comunitaria per queste fasce deboli potrebbe essere un grande salto di qualità di prospettiva proprio per la Regione, perché lì ci sono le condizioni — la città-giardino, lo spazio, la struttura da recuperare che è già pubblica, che è nel centro cittadino, che è in comunicazione con le famiglie — per fare questo progetto.
In tutto questo è opportuno mettere delle regole, quindi questa normativa è molto importante, essenziale. Nello specifico il consigliere Pistarelli si poneva dei dubbi, degli interrogativi, ma il fatto stesso che noi non voteremo contro ma ci asterremo sul concetto di come normare specificamente alcuni aspetti, significa che c'è un atteggiamento molto aperto, cioè riconosciamo la necessità di tutto questo. Però un conto è la teoria delle leggi e dei regolamenti, altro conto entrare nel merito e nello specifico. Coloro che fanno fronte ai problemi sul campo sanno benissimo che occorre uno spazio discrezionale che ovviamente va vigilato, verificato. Quindi è molto importante il controllo; l'altro aspetto è quello che le esperienze che ci sono nelle Marche, che hanno una storia molto antica, a volte di secoli, di beneficenza, di lasciti ecc. non vanno nell'ambito delle normative completamente espiantate, vanno proseguite attraverso un profondo intervento che riunisca le norme e contemporaneamente le attività, le storie, tenendo presente che questo aspetto di poter dare degli spazi comunitari è fondamentale ed è migliore di qualsiasi centro o di qualsiasi struttura organizzata che si voglia normare dal punto di vista pubblico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Il gruppo della Margherita voterà a favore di questo atto ma debbo sottolineare che forse parliamo di cose che vengono assunte in termini abbastanza superficiali, perché non ho sentito parlare dell'aspetto principale di questo atto, ho sentito parlare di certificazione, ma questo è un atto di programmazione, un atto importante che deriva dall'applicazione della 328, che per la prima volta mette mano ad un settore fondamentale per quanto riguarda la vita civile della nostra comunità e che dà i presupposti per una programmazione che per la prima volta si farà in campo assistenziale e soprattutto in campo residenziale. Credo che questo sia un atto fondamentale non tanto per le "zie zitelle" ma perché sarà la base su cui costruire una programmazione a partire dagli ambiti territoriali, per dimensionare esattamente i fabbisogni relativamente a tutte le problematiche del disagio, sia dell'età evolutiva per quanto riguarda l'handicap che per quanto riguarda l'aspetto della non autosufficienza ed è un atto che si incastra con la programmazione sanitaria, pertanto un atto che si incastra per la prima volta in termini di programmazione con la sanità. Questo è il dato fondamentale, altro che le "zie zitelle"!
Faccio una raccomandazione all'assessore da questo punto di vista, perché gli atti conseguenti che la Giunta dovrà assumere rispetto al regolamento e alla programmazione che entro 180 giorni dovrà essere fatta sui fabbisogni saranno assolutamente indispensabili per tarare anche l'impiego delle risorse che dovremo impiegare in questa direzione e siccome non stiamo parlando in tempi di vacche grasse, credo che saranno scelte molto importanti quelle che dovremo fare relativamente a un impegno che già è stato annunciato dalla proposta dell'assessore alla sanità in merito alla non autosufficienza: i 3.000 posti che sono stati annunciati di case protette che dovranno sostituire i cosiddetti NAR e che sono posti che dovranno tener conto dell'incontro con il sociale e impegneranno notevolmente a livello periferico gli ambiti territoriali per definire le quantità di intervento che si dovranno fare, altro che certificazione!. Certo, è una cosa assolutamente indispensabile, è un atto di civiltà fare in modo che le nostre cosiddette case di riposo che sono ormai tutte case protette abbiano standard qualitativi per evitare tutte quelle cose di cui siamo stati testimoni in questi anni, quindi per non ritrovarci davanti dei ghetti occorre assolutamente una vigilanza diversa, però la cosa principale è che per la prima volta si mette mano a una programmazione in questo senso, in modo tale che queste strutture, ovviamente autorizzate, abbiano, attraverso l'accreditamento, un dimensionamento di fabbisogno sul territorio e siccome sappiamo quanto è importante oggi, per l'aspetto dell'anzianizzazione, l'intervento in questo campo, è chiaro che un atto programmatorio di questo tipo è una cosa importante. Tra l'altro è anche un atto che dovrà tener conto di quello che sta avvenendo sul territorio, cioè in molti territori stanno aprendo delle case private rispetto a questo settore, che vanno controllate, che vanno assolutamente dimensionate rispetto ai fabbisogni. Il rischio è che piuttosto che correre dietro a una programmazione organica per venire incontro ai fabbisogni, vengano messe in essere azioni di speculazione che ricadrebbero assolutamente sulle spalle degli utenti.
Ecco perché riteniamo assolutamente importante questo atto che fa riferimento ad una programmazione che la 328 ha posto in essere ed ecco perché diamo importanza a questo voto, perché riteniamo sia un primo passo concreto di attuazione del piano socio-assistenziale.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Penso anch'io che la legge che stiamo per approvare sia importante. Volevo soltanto ricordare alcune cose. E' una legge sulle autorizzazioni, avremo i regolamenti su cui discuteremo e concerteremo insieme agli enti locali, al privato sociale che in un primo momento si era allarmato e a questo dovrà seguire il discorso dell'accreditamento, proprio perché l'armonizzazione di questa legge, che per la prima volta questa Regione si dà sulle strutture socio-assistenziali residenziali e diurne, dovrà avvenire con la legge 20 per l'accreditamento e l'autorizzazione delle strutture sanitarie. Ha fatto bene Luchetti a ricordare che stiamo andando alla modifica del piano sanitario regionale, i documenti che si stanno stilando parlano molto di integrazione socio-sanitaria e questo è uno di quegli atti non soltanto burocratici ma che dà il via al discorso di questa integrazione, partendo proprio dai punti più deboli che nella nostra regione hanno fatto storia, che continuano a fare storia e continuano anche a fare supplenza rispetto alle carenze che ci sono.
Penso che questo dà il via proprio ad un discorso di integrazione socio-sanitaria. Non dimentichiamoci che i campi di intervento di cui si parla non riguardano solo gli anziani, molti hanno ricordato anche tutta la problematica dei minori e della disabilità. Io volevo ricordare che gli investimenti che finora abbiamo fatto su queste cose sono minimi, però ricordiamoci che proprio negli ultimi mesi sono usciti dei bandi sulle strutture socio-assistenziali che riguardavano l'Obiettivo 2, la disabilità e la nostra legge 49, con un investimento che sicuramente non è sufficiente ma che andrà ad affrontare fin da subito anche la riorganizzazione di alcune strutture.
Tra l'altro, proprio in un lavoro integrato fra sanità e servizi sociali stiamo valutando la possibilità, sa si fa la scelta di andare al discorso delle case protette rispetto alle Rsa, di utilizzare anche i fondi dell'art. 20 che erano previsti esclusivamente per le RSA.
Recepisco anche tutti i timori e le difficoltà ad andare a regolamentare tutta questa partita, perché lo facciamo per la prima volta, quindi recepisco anche alcuni interventi della minoranza su questo argomento, però penso che se la minoranza facesse uno sforzo rispetto all'astensione che ha avuto per gli articoli, credo che contribuiremmo tutti al lavoro che ci aspetta dopo questa legge quadro che va a riorganizzare questo sistema che credo abbia più efficacia di scelte future che dovremo fare anche in base agli investimenti necessari.
La settorialità degli interventi in queste strutture residenziali, diurne ecc. è inevitabile, perché noi vogliamo dare proprio qualità e il discorso qualità va nell'ordine della certificazione di cui si parlava. Bisognerà intendersi e mettersi d'accordo su cosa significa certificazione della qualità nell'ambito sociale. Mentre si dà per scontato nell'ambito sanitario o in altri settori dell'attività pubblica, credo che nel sociale dovremo confrontarci su che cosa significa qualità quando si parla di un servizio alle persone. E' chiaro che non vogliamo che esistano strutture cosiddette miste rispetto alle quali non si capisce bene: si va dall'handicap psichiatrico, a quello fisico, a quello psichico dove la convivenza molto spesso è più a favore di una comodità e di una economicità rispetto a un discorso di qualità della vita cui anche i soggetti più deboli hanno diritto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Alla luce di quello che ha detto l'assessore, che ha preso in considerazione determinate parti del discorso della minoranza, noi ci asteniamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Adesione della Regione Marche alla Fondazione Pergolesi-Spontini con sede in Jesi. Legge regionale 6 agosto 1997, n. 52» Giunta (68)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 68, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Amati.

Silvana AMATI. Questo atto è molto semplice, si potrebbe anche evitare di fare un intervento visto che già se ne è parlato a lungo nella discussione relativa alla proposta di legge precedente e che c'è il voto unanime della Commissione. Si tratta di rispondere con una adesione da parte della Regione a questa fondazione importante nella quale sono presenti il Comune di Jesi, il Comune di Maiolati e la Provincia di Ancona. E' chiaro che l'intervento, anche se finanziariamente poco significativo da parte della Regione, è un elemento di solidità ed è altrettanto evidente che la promozione e lo sviluppo della cultura musicale e la valorizzazione dei teatri comunali e delle fondazioni che si occupano di questo settore sono un valore riconosciuto anche dalla Commissione, per cui on c'è stata alcuna difficoltà in Commissione e proponiamo il voto positivo sull'atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. La mia relazione è favorevole perché condivido il provvedimento nell'impostazione e nella programmazione. D'altronde le altre adesioni della Regione ad associazioni culturali più o meno simili, hanno trovato un atteggiamento favorevole. Voglio però sottolineare — lo dico all'assessorato alla cultura — che in questa regione, proprio per la vivacità dell'offerta, della proposta culturale e nel settore specifico della musica, occorra una programmazione più ampia e più specifica. Mi pare che oggi siamo arrivati a un punto tale che c'è una proliferazione che non vorrei giudicare eccessiva, ma non programmata ed estremamente scollegata tra le città e tra le diverse proposte. Quindi l'invito che faccio è questo, conservando il parere favorevole sulla proposta.

PRESIDENTE. C'è un emendamento tecnico, che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva all'unanimità)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI

Carlo CICCIOLI. La mia dichiarazione di voto è a favore della fondazione Pergolesi-Spontini che ha creato indubbiamente un'iniziativa forte di tipo culturale nella Vallesina che ha coinvolto non solo il Comune di Maiolati dove è nato Spontini ma tutta una serie di Comuni, di iniziative e di privati che oggettivamente sono in questo momento la sostanza della fondazione. Vorrei ricordare che su un bilancio di 1.200-1.300 milioni la parte pubblica è molto inferiore a quella privata, quindi quando ci sono iniziative che coinvolgono tanti privati che danno soldi insieme a piccoli Comuni — cito Montecarotto, Monte San Vito, oltre che lo stesso Comune di Maiolati che già rappresenta una quota di bilancio più significativa — credo che sia un atto estremamente positivo.
La Provincia, i Comuni, la Regione stanno dando vita a un'iniziativa forte che condivido. Esiste il problema complessivo della politica culturale. Lo dico al Presidente: a mio parere per una serie di circostanze — prima l'interim del Presidente, in epoca più antica, poi un passaggio di deleghe tra un assessore e l'altro, prima la Mattei poi la Cecchini — siamo di fronte a un declino dell'iniziativa culturale della regione. Questa è una cosa che vorrei qui sottolineare e faccio appello affinché ci sia una forte ripresa. La cultura rappresenta per le Marche anche un fattore trainante per le politiche turistiche, per la politica di presenza della popolazione. Credo che sia importante, insieme a queste adesione — questa e altre a cui abbiamo sempre votato a favore nel recente passato — una ripresa complessiva dell'azione di coordinamento, soprattutto oggi in cui — cito il caso della provincia di Ancona — c'è la fondazione del teatro delle Muse con l'iniziativa del Teatro Stabile, più questa iniziativa della Vallesina ed altre che possono dare dei grandi risultati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Anche questo atto segnala, se ve ne fosse stato bisogno, il modo parziale di procedere da parte della Giunta regionale. Noi abbiamo posto da tempo l'esigenza di avere uno sguardo complessivo anche rispetto a questo tipo di iniziative. Non è pensabile che la Giunta regionale proponga in maniera ciclica oggi questo, domani quell'altro, una sua partecipazione ad associazioni che pure hanno un rilievo, una importanza che non vogliamo assolutamente mettere in discussione, in questo modo. Manca un disegno organico, un disegno globale, una valutazione complessiva e questo porta a commettere degli errori. E' un modo di procedere che abbiamo contestato in più di una occasione, che non accettiamo e che deve essere inquadrato in questo contesto di inadeguatezza e di insufficienza dell'azione regionale nel campo delle politiche culturali.
Non ci stancheremo mai di dire che su questo versante si è andati oltre la misura, ma non lo diciamo noi, non lo dice il principale gruppo di opposizione in Consiglio regionale. Se i colleghi consiglieri si vanno a rileggere la presa di posizione di qualche giorno fa del dipartimento cultura del principale partito del Consiglio, si renderanno conto che il giudizio è complessivo: manca un'azione in questo campo, così come in tanti altri, governata da parte della Giunta, c'è un'assenza sul piano delle grandi scelte strategiche (la legge 75 non è stata verificata e non sono stati approntati gli strumenti per adeguarla alla nuova richiesta dell'associazionismo culturale, la legge sul museo diffuso non è partita, è rimasta un vaso vuoto, il piano quinquennale per l'archeologia è lontano dall'essere prodotto e riproposto e così potremo continuare a lungo). L'unica cosa che ci pare di poter rilevare è che c'è invece un tentativo della maggioranza di recuperare un ruolo di manager alla Regione, una presenza diretta nel campo della gestione del fatto culturale che è l'opposto dell'affermazione del principio di sussidiarietà orizzontale che noi abbiamo sempre posto e che richiama, se mai, un atteggiamento della Regione a sostegno dello sviluppo della grande, ricchissima articolazione del tessuto culturale della nostra regione, quindi da una parte un giudizio di assoluta insufficienza dell'azione del governo regionale che è mancante su questo versante e la partecipazione concreta della regione ad associazioni, enti a rilievo regionale è una dimostrazione di questa incapacità.
Si continua a compiere scelte alla giornata, senza avere una visione organica di fondo. Da questo punto di vista, secondo questo giudizio il nostro dovrebbe essere un voto di contrarietà. Crediamo però che il significato dell'iniziativa, la sua importanza richiamino ad un atteggiamento di attenzione e quindi esprimeremo il nostro voto favorevole a questa proposta di atto amministrativo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Interventi regionali a favore del settore forestale: complementarità e sinergia con il Piano di sviluppo rurale della Regione Marche 2000/2006» Giunta (70)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 70, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. L'atto amministrativo n. 70 è diventato necessario per accompagnare le misure di sostegno allo sviluppo rurale promosse dall'Ue nel settore della forestazione e garantire una continuità di interventi silvocolturali, in particolare nell'ambito demaniale, da attuarsi sulla base di specifici piani di gestione del patrimonio agricolo e forestale che furono realizzati nella nostra regione con il cofinanziamento del regolamento 2081/93 e che erano finalizzati, unitamente ad altre politiche, a valorizzare le produzioni forestali peculiari delle aree interne, attività che nella nostra regione fanno riferimento alla tartifucoltura, alla castanicoltura e che si affiancano agli interventi classici di manutenzione del bosco, conversione ad alto fusto, interventi forestali in boschi spontanei o in boschi sorti a seguito dell'intervento umano.
Con questa delibera si vuol delineare un quadro degli interventi con cui le risorse regionali possono essere utilizzate per interventi a favore del settore forestale.
La scorsa legislatura furono realizzate numerose iniziative per il settore forestale, soprattutto iniziative che colmarono un vuoto nel campo della programmazione. Si interveniva in questo settore progettando di volta in volta gli interventi in base ai fondi disponibili, fu previsto e fu realizzato un inventario forestale che, al di là del nome "inventario" che forse non definisce bene, non dà l'esatta definizione dello strumento, in realtà non è una semplice ricognizione dell'esistente ma uno strumento dinamico di programmazione e di progettazione degli interventi che sono necessari nel nostro territorio, sia per intervenire nel patrimonio forestale pubblico che troviamo soprattutto nel demanio regionale oggi affidato alla gestione delle Comunità montana, che nel patrimonio forestale e agricolo-forestale in senso ampio di proprietà dei privati, che in quel settore di territorio oggi assegnato alle comunanze agrarie.
Attraverso questo strumento oggi si è in condizioni di avere in pochi giorni dei progetti immediatamente cantierabili, sia per quello che riguarda gli interventi forestali più tradizionali sia per quanto riguarda altri tipi di iniziative economiche che possono essere sviluppate e collegate ad investimenti o alla gestione.
A questo proposito, all'inventario forestale sono seguiti dei piani di gestione, delle aree forestali realizzati da ciascuna Comunità montana all'interno di un quadro comune. Furono realizzati questi piani di gestione in via sperimentale prima su una Comunità montana e successivamente, sulla scorta dell'esperienza realizzata in ciascuna realtà, ogni Comunità montana realizzò un piano di gestione. La logica era quella di fare in modo che nelle aree montane ci fossero dei progetti che non si esaurissero soltanto quando i finanziamenti regionali, per un intervento forestale fossero stati utilizzati ma che questi finanziamenti servissero a un disegno più complessivo che avesse come obiettivo la manutenzione del territorio ma anche la creazione di infrastrutture e iniziative economiche che dessero a questo territorio la possibilità di sviluppare iniziative economiche.
Così abbiamo visto, nei piani di gestione, dei progetti di crescita del turismo, dei progetti di gestione delle aree a pascolo, la creazione di interventi volti a prevenire il dissesto idrogeologico o la diffusione degli incendi e abbiamo visto per la prima volta che questi interventi possono essere realizzati contemporaneamente sia nelle aree pubbliche che nelle aree private che nelle aree delle comunanze agrarie, mentre fino a periodi precedenti gli interventi o erano strettamente privati o erano strettamente pubblici e comunque non c'era una sinergia tra i territori confinanti che pure erano omogenei o che avevano degli interessi comuni.
Questa premessa per capire che l'intervento che deve essere fatto nel territorio deve poter superare i confini della proprietà pubblica, i confini della proprietà privata e che noi dobbiamo pensare a questi interventi non come qualcosa che inizia al momento del finanziamento e si esaurisce quando il finanziamento non esiste più, ma devono essere finalizzati a un disegno più complessivo che, Comunità montana per Comunità montana all'interno del piano di gestione è stato definito, in coerenza con l'inventario forestale regionale.
Quindi opportunamente la Giunta regionale ha previsto con questo atto amministrativo di definire una griglia di interventi sui quali poter erogare delle risorse, trasferendo su queste linee di programmazione le risorse alle Comunità montane oppure intervenendo direttamente nei casi in cui si giustifica una situazione di questo genere.
Il primo punto di questa linea operativa riguarda il demanio forestale regionale che copre una superficie superiore ai 23.000 ettari, ci sono 16.000 ettari di copertura forestale distribuiti in 14 aree, sono boschi cedui in fase di conversione per una superficie di 8.000 ettari, ci sono fustaie e latifoglie per 900 ettari, boschi misti resinose per circa 4.000 ettari. Nell'arco dei prossimi 15 anni si prevede le cure colturali del demanio forestale dovranno riguardare 8.900 ettari di conversione alto fusto e diradamenti, 4.100 ettari di diradamento delle fustaie, 2.150 ettari di trasformazioni boschive per avviare le conifere artificiali verso boschi a latifoglie autoctone — sappiamo che questo è un intervento importante per rinaturalizzare il territorio e prevenire gli incendi — 650 ettari necessiteranno di cure colturali ai giovani rimboschimenti, 100 ettari di rinfoltimenti, 400 ettari di taglio per rinnovare il bosco.
Questa è la potenzialità di interventi di manutenzione che potranno e dovranno essere fatti nel nostro territorio. Da questi interventi potranno essere prodotti 550.000 metri cubi di massa legnosa per un valore di circa 30 miliardi di vecchie lire.
E' stato anche calcolato quanta occupazione può venire da questi interventi nel demanio forestale regionale: sono quasi 340.000 giornate-uomo l'ipotetico impegno continuativo di interventi nel settore forestale. Questo significa che noi avremo impegnati fino a 1.500 operai forestali. Questa stima dà l'idea di quanta possibilità di lavoro ci sia soltanto all'interno del demanio pubblico sul quale c'è uno stato di abbandono colturale che pregiudica anche le potenzialità e le possibilità di questo territorio e non permette di valorizzare la massa legnosa che viene da questi tipi di interventi che sono tutt'altro che interventi di rapina, sono interventi che prelevano legname ma tendono a migliorare il bosco, se non altro perché ci troviamo di fronte a interventi non di puro taglio ma in alcuni casi conversione ad alto fusto, in altri rinnovazione del bosco, interventi di sostituzione di alcune specie con altre specie.
Questo tipo di intervento, al contrario di quello che si pensa richiede una manodopera specializzata, una manodopera locale e ovviamente anche il settore dell'attività forestale può contrastare in tal modo il fenomeno dello spopolamento delle aree montane, soprattutto nel nostro territorio dove in questi anni si è sviluppata una professionalità di questo tipo e dove le strutture che svolgono questa attività — strutture prevalentemente private, perché nella nostra regione non siamo nella condizione di altre Regioni che spendono ogni anno miliardi per operai forestali alle dipendenze della Regione stessa — lavorano in questo settore avendo come committente talvolta la pubblica amministrazione e spesso e volentieri i soggetti privati.
Un'altra linea operativa a cui si rivolge questo atto amministrativo è l'intervento sulle aree boscate, arboreti, produzioni connesse ed interventi in boschi di particolare valore. Qui parliamo di interventi che si riconducono ad un modello multifunzionale del sistema boschivo, cioè un bosco che viene visto come occasione non solo per conservazione della natura ma anche per la produzione di tutti quei prodotti che vengono dal bosco: penso ai funghi ma penso alle attività specifiche di castanicoltura e tartuficoltura che nella nostra regione toccano dei punti di eccellenza, in particolare la tartuficoltura.
Le misure puntano a boschi che sono indirizzati a una funzione meramente produttiva, come anche al recupero e alla valorizzazione di boschi di particolare valore: boschi di valore storico, boschi di valore ambientale, contesti, emergenze architettoniche o storico-culturali o archeologiche collocate all'interno di aree montane.
Attorno alla manutenzione e alla cura di queste aree possono partire dei progetti più complessi come quelli che sono partiti in alcuni casi e come quelli che potrebbero avviarsi.
L'atto amministrativo quale finalità ha? All'interno di questa strategia in cui si interviene sul demanio, sulle sistemazioni idraulico-forestali, sul miglioramento delle produzioni di castagneto da frutta o da castagneto da frutta e da tartufaie naturali, sul miglioramento di particolari valori, si intende incentivare l'impresa a farsi carico di queste opere di manutenzione e di gestione, che non è soltanto una gestione del bosco ma di tutto questo patrimonio agro-silvo-forestale e anche pastorale che la nostra regione ospita.
Il documento contiene degli indirizzi per l'attuazione degli interventi e per la concessione dei contributi nell'ambito dell'attività delle Comunità montane e della Regione.
La Commissione ha inteso inserire tra le procedure che questo atto amministrativo statuisce, anche un richiamo alla nostra legge regionale sulla montagna che, notificata a Bruxelles e regolarmente autorizzata dall'Ue, prevede che possano essere affidate opere di manutenzione forestale e lavori di manutenzione del territorio direttamente ad imprese del posto. Ovviamente noi ci ricollochiamo in un quadro normativo in cui queste assegnazioni dirette non possono superare un certo tetto di spesa, non soltanto un certo tetto di spesa per il singolo intervento ma un certo tetto di spesa nel corso dell'anno e questo è particolarmente importante perché in passato abbiamo avuto pessime esperienze: quando si facevano delle gare al massimo ribasso, senza dei controlli sui soggetti che facevano questo tipo di interventi, avevamo delle logiche di rapina, spesso gli appalti venivano vinti con dei ribassi talmente forti che i lavori non venivano eseguiti. Inoltre non avevamo un utilizzo della manodopera locale, spesso avevamo interventi che fuoriuscivano al di fuori dei capitolati, mentre abbiamo visto che l'unico sistema per avere un lavoro di qualità e per avere un ottimo rapporto qualità-prezzo tra il nostro investimento e la spesa eseguita è proprio la possibilità sul territorio di un lavoro continuativo nel settore forestale. Questa è una condizione che si realizza soltanto se le imprese locali, che non devono essere privilegiate, non sono estromesse dai meccanismi che noi sistematicamente avevamo visto applicati dieci anni fa. Sono stati meccanismi che hanno governato per esempio la spesa dei programmi integrati mediterranei: valanghe di soldi riversati nel territorio della nostra regione che spesso hanno avuto un utilizzo veramente scandaloso. Anche nel campo della forestazione i Pim hanno fatto un danno maggiore del vantaggio che hanno portato.
Quindi si è consolidata nella nostra regione e in tutte le aree in cui si punta alla montagna non come un peso per l'economia della regione ma un territorio le cui vocazioni vanno sviluppate, la presenza nel territorio e delle imprese che si fanno carico anche di questo.
Per fare ciò, anche la Regione deve fare la sua parte e questo atto amministrativo dà la possibilità, in sede di bilancio di indirizzare delle risorse proprie per interventi in questa direzione, a favore dei boschi, delle aree agro-silvo-pastorali della montagna marchigiana, interventi che si affiancano a quelli che sono consentiti o sono finanziati dagli strumenti comunitari, sui quali sappiamo che con il passare del tempo c'è stata una restrizione del campo d'intervento. Certi interventi non sono più consentiti, certi tipi di manutenzione non vengono più finanziati e inoltre mi sembra che anche l'esaurimento progressivo delle risorse del piano di sviluppo rurale della Regione Marche ci spingono a dire che occorre trovare altri canali. Questo atto amministrativo dà un canale alle risorse regionali e si colloca all'interno di quella tradizione che ormai abbiamo consolidato, di utilizzare questi soldi attraverso le Comunità montane, quindi gestire sempre meno dalla sede regionale e sempre più sul territorio, sulla base dei programmi e degli indirizzi che la Regione dà.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Su questo atto amministrativo era stata riscontrata una mancanza, poiché i fondi andavano a riguardare solo ed esclusivamente le proprietà demaniali e non l'intera superficie boschiva. Difatti questo era stato sintetizzato e richiesto da parte della Comunità montana dell'Alta Valmarecchia il 27 maggio 2002 e con questo atto non c'è un aumento, perché dal 2000 al 2006 i fondi rimangono sempre gli stessi, ma con questo atto andiamo a fare una variazione e non a concentrare i finanziamenti solo ed esclusivamente nelle aree boscate demaniali ma anche nelle restanti aree boscate. In parte può essere giusto, ma siccome il tutto viene gestito direttamente dalla Comunità montana, significa che c'è una sottrazione di una parte di investimenti sulle aree boscate demaniali verso le aree boscate anche dei privati. In questo senso An non si trova in disaccordo, ma è indispensabile che si veda come le Comunità montane andranno a fare direttamente questi tipi di investimento. Difatti, con questo atto amministrativo, per quello che riguarda il 2001 sarà solo ed esclusivamente previsto nelle aree demaniali, per il 2002 saranno le intere aree boscate interessate. Però la Casa delle libertà non vota contro ma si astiene proprio perché vogliamo vedere come le Comunità montane andranno a gestire questi fondi, perché ci sono delle situazioni abbastanza strane e particolari, soprattutto con gli incarichi alla progettazione e gli incarichi alla manutenzione delle stesse aree boscate. Pertanto noi riteniamo opportuno astenerci per avere la possibilità, tra 5-6 mesi di vedere la documentazione e constatare come le Comunità montane saranno intervenute su questi investimenti che, nella realtà, vengono sottratti alle aree demaniali per riportarli, con una libertà di intervento alle Comunità montane.
Per questo motivo ci asteniamo.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 70.

(Il Consiglio approva)

Viene chiesta la verifica del voto, quindi pongo nuovamente in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica delle leggi regionali 10 settembre 1999, n. 10 sul riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli Enti locali e 25 maggio 1999, n. 13 sulla disciplina regionale della difesa del suolo» Giunta (130)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 130, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò una relazione breve, perché in larga parte questa proposta di legge importante ricalca quella già in vigore, ma che tuttavia introduce delle novità soprattutto sul riordino delle funzioni amministrative, cioè precisa meglio il ruolo degli attori istituzionali, soprattutto Province e Comuni e demanda alla regione le funzioni di ordinamento sulle diverse classificazioni.
Parliamo della disciplina regionale della difesa del suolo, una normativa molto in evoluzione anche a livello nazionale, che ha bisogno di grande attenzione per quanto riguarda la sua concretizzazione.
Le novità più importanti della presente proposta di legge riguardano la fissazione di alcuni parametri per quanto riguarda il ruolo dei Comuni e per quanto riguarda le attività tecniche connesse all'esercizio delle funzioni previste per il monitoraggio, per l'esecuzione delle operazioni di rilevamento e controllo delle diverse caratteristiche dei corpi idrici, delle funzioni limitrofe ai corsi d'acqua e al mare si precisa che sia il Comune sia la Provincia nelle rispettive funzioni e competenze debbono avvalersi, di norma, dell'agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpam). E' questo un fatto importante, perché diversi enti locali stanno addivenendo a delle convenzioni con lo strumento pubblico dell'Arpam in modo da concretizzare poi, nelle funzioni di controllo, delle questioni di merito che hanno bisogno di essere verificate.
L'art. 6 riguarda il ruolo rispettivo che debbono avere Province e Comuni nelle funzioni di edilizia scolastica, perché oltre ad una competenza di tipo comunale e provinciale occorre fare riferimento alla legge nazionale n. 23 che precisa meglio il ruolo dei rispettivi enti locali.
Per quanto riguarda l'art. 10 c'è una precisazione sulle competenze regionali circa il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni di carattere regionale che debbono essere riferite alla Provincia se trattasi di iniziative su area regionale, di competenza provinciale per quanto riguarda le questioni intercomunali e di competenza comunale se riferito al perimetro comunale.
Per quanto riguarda l'art. 10, dopo il comma 2 si dice che sono conferite alle Province le funzioni già attribuite dalle leggi statali per quanto riguarda quelle già previste agli attuali uffici decentrati opere pubbliche.
Per il resto mi pare che questa proposta integri la normativa attuale e penso che, una volta approvata, definirà con maggiore garanzia, sia per i soggetti-utenti, sia per gli enti locali le funzioni di gestione e di controllo delle opere pubbliche.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ritengo che in Commissione sia stato fatto un lavoro capillare di approfondimento e siano stati chiariti gli aspetti, insieme ai funzionari e agli uffici, che sembravano ancora controversi. L'esposizione del collega Procaccini mi sembra sia stata chiara, articolo per articolo. Pertanto mi associo a tale esposizione, esprimendo consenso a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10 ter. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Si tratta della dichiarazione d'urgenza, quindi occorre la maggioranza assoluta. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione):«Integrazioni e modifiche alla legge regionale 3 aprile 2002, n. 3: Norme per l’attività agrituristica e per il turismo rurale» Avenali, Cesaroni, Moruzzi e Gasperi (142)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 142 ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Cesaroni, Moruzzi e Gasperi.
Ha la parola il relatore consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Si tratta di una proposta di legge di un unico articolo già votato all'unanimità in Commissione. Sono due modifiche importanti ma che non stravolgono la legge n. 3 del 2002, nel senso che dovevamo recuperare un limite che nella legge ci era sfuggito relativamente al discorso dell'agricoltura biologica. Per quanto riguarda gli agriturist del biologico non avevamo inserito che la produzione propria dell'azienda non poteva essere il 35% ma il 25%. D'altronde la precedente legge 27 prevedeva questa percentuale.
Per quanto riguarda l'acquisto da parte degli agriturist direttamente presso le aziende, abbiamo puntualizzato che può avvenire anche nelle aziende agroalimentari che trasformano prodotti agricoli marchigiani ma che di per sé non debbano essere per forza aziende "agricole" di trasformazione. Anche questa era una doverosa utilizzazione.
La terza cosa è una questione squisitamente tecnica relativa alle procedure per l'espletamento dell'istruttoria delle pratiche che sono pervenute nel momento di passaggio tra la vecchia e la nuova legge.
C'è un parere favorevole di tutta la Commissione e quindi invito il Consiglio ad approvare la proposta di legge n. 142.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Articolo unico. Lo pongo in votazione. Se approvato, si intende approvata la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Integrazioni e modifiche alla legge regionale 25 luglio 2002, n. 17: Norme per la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei» Avenali, Ascoli, Moruzzi, Procaccini, Gasperi e Cesaroni (143)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 143 ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Ascoli, Moruzzi, Procaccini, Gasperi e Cesaroni.
Ha la parola il relatore consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Anche questa proposta di legge va ad apportare modifiche e aggiustamenti alla legge regionale sui funghi n. 17 del 2001. Abbiamo verificato che era necessario apportare alcuni aggiustamenti e questa è anche la dimostrazione di come il decentramento di competenze funziona, nel senso che anche leggi molto recenti è possibile cambiarle con una certa tempestività, quindi non dobbiamo pensare che il Consiglio regionale debba approvare leggi che durano dieci anni. Possiamo benissimo intervenire con tempestività laddove vediamo che vi sono punti di debolezza.
Le modifiche riguardano, anzitutto la tassa per cittadini di regioni limitrofe alle Marche. Le altre Regioni hanno stabilito un determinato importo da versare annualmente, noi abbiamo definito importi molto più bassi, però è ovvio che riteniamo ci debba essere parità di trattamento: se i nostri cittadini volessero andare a raccogliere i funghi in Umbria si prevede di pagare oltre 50 euro, quindi è giusto che i cittadini umbri vengono da noi debbano pagare lo stesso importo. Siccome gli importi sono diversi fra regione e regione, abbiamo previsto che la Giunta delibera gli importi riguardanti i cittadini delle regioni limitrofe e comunque si possono anche stabilire convenzioni, pattuendo gli importi da dover pagare, ovviamente non inferiori a quelli che pagano i cittadini marchigiani. Quindi una puntualizzazione di carattere tecnico ma molto importante anche dal punto di vista della efficienza e funzionalità della legge.
L'altra cosa riguarda il rinnovo dei tesserini per chi già deteneva il tesserino all'entrata in vigore della legge n. 17. Abbiamo fatto delle proroghe, ma abbiamo visto che diversi di questi cittadini non li hanno rinnovati. Togliamo quindi la scadenza, perché non possiamo fare un trattamento diversificato fra cittadini. Togliamo quindi la scadenza, in modo che tutti coloro che all'entrata in vigore della legge n. 17 avevano il tesserino lo possono rinnovare senza per questo dover fare corsi. Siccome le persone si possono dimenticare, togliamo questo vincolo.
La terza variazione riguarda l'aggiornamento delle tabelle, perché a livello scientifico è stato individuato, in sede nazionale, che alcuni funghi che avevamo previsto commestibili sono diventati tossici, altri addirittura velenosi, quindi abbiamo dovuto aggiornare le tabelle.
Anche questa proposta di legge è stata approvata all'unanimità in Commissione, quindi invito il Consiglio ad esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Caro collega Avenali, sulle modifiche nulla quaestio, la Commissione ci ha lavorato sopra. Sulla legge complessiva che abbiamo licenziato in quest'aula ho ricevuto delle segnalazioni non tutte di segno positivo, perché si sono create problematiche di natura burocratico-amministrativa su un ambiente, quello montano, nel quale la tradizionale raccolta di funghi fa parte del bagaglio culturale, della storia delle nostre popolazioni. Questa legge infatti, a suo tempo, quando fu votata nel luglio dello scorso anno, fu votata anche con questo tipo di sottolineatura: "attenzione a non fare di tutti i settori della vita sociale regolamentazioni, poi regolamentazioni delle regolamentazioni". Non andiamo a complicare una vita che è già fatta di tante regole, regole delle regole.
Le modifiche spero vadano nel senso del miglioramento di certe procedure che hanno evidenziato quello che noi denunciammo a suo tempo. Infatti l'anno scorso personalmente dissi che quel tipo d'impostazione mi piaceva poco, perché lo Stato deve fare poche cose, quelle che gli competono, la Regione ugualmente, nell'ambito della modifica del titolo V. Non che tutto è della Regione tranne quello che lasciamo alla libertà di ognuno, dovrebbe essere il contrario: tutto è della libertà di ognuno, tranne le cose che noi riteniamo essere indispensabile regolamentare e limitare.
Sulla raccolta dei funghi ci sono già norme sanitarie, norme di buon senso, la nostra cultura, la nostra storia che ci permette di affrontare la situazione senza andare a cavillare su articoli e commi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge n. 143.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Rinvio): «Riordino del sistema regionale per l’informazione, formazione, educazione ambientale (INFEA Marche)» Giunta (92)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 92, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Chiedo il rinvio alla prossima seduta, perché c'è necessità di un approfondimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva)

Sono le 13,30, abbiamo completato tute le proposte di legge e gli atti amministrativi, se il Consiglio è d'accordo propongo di aggiornare la seduta ad altra data e quindi di non tenere la seduta pomeridiana.

(Così rimane stabilito)

Fabio PISTARELLI. Siamo d'accordo, facendo una preghiera: tra le mozioni — siamo nell'Anno internazionale delle montagne, Presidente D'Ambrosio, e ieri siamo stati insieme ad Acquacanina — ce n'è una sugli impianti di risalita... E' già stato chiesto di metterla al primo punto della prossima seduta? Va bene.

PRESIDENTE. Al prossimo Consiglio regionale, tra le mozioni metteremo al primo punto questa mozione.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo però che sia discussa anche la mozione sulla precarietà dei lavoratori socialmente utili, perché è una questione delicatissima...

PRESIDENTE. A questo punto credo che la Conferenza dei presidenti dei gruppi dovrà definire l'ordine del giorno, non possiamo farlo in aula. La mozione di cui abbiamo parlato va come prima, ma tra le mozioni, non come primo punto dell'ordine del giorno.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,30