Resoconto seduta n. 128 del 26/03/2003
La seduta inizia alle 10,50

Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 127 del 19 marzo 2003.

(E' approvato)



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 270 dei consiglieri Massi e Pistarelli: «Giunta regionale: scelta politica di ricorso al Tar Lazio sulle infrastrutture viarie riguardanti la regione Marche — atto programmatorio non riportato in Consiglio»



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Trenta e Silenzi.



Comunicazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ai sensi dell'art. 35 del regolamento interno, il consigliere Amati. Ne ha facoltà.

SILVANA AMATI. La settimana scorsa abbiamo votato una proposta di risoluzione inerente una guerra che stava per scoppiare; qualche tempo prima abbiamo votato un'altra proposta di risoluzione, sempre riguardo la questione dell'Iraq, dove si parlava di iniziative solidaristico-umanitarie, e mi riferisco a "Un ponte per Baghdad".
Visto che gli eventi bellici sono noti a tutti, chiedo solo, al Presidente della Giunta, di dare seguito alle due mozioni che sono state votate da questo Consiglio regionale, sia per quanto riguarda "Un ponte per Baghdad", sia per quanto riguarda l'indisponibilità del nostro territorio ad operazioni militari, con la piena consapevolezza che poi ci sono atti che possono riguardare il nostro Governo regionale e atti che esulano, quindi non riguardano le nostre competenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Rassicuro il consigliere Amati che stiamo per mandare gli atti consiliari ai competenti organismi governativi ed anche, in questo caso, ai presidenti di Camera e Senato. Per il resto, cioè l'iniziativa "Un ponte per Baghdad", su indicazione anche del consigliere Moruzzi, che dice che probabilmente potrebbe trasformarsi da appoggio ai bambini lì ad appoggio ai profughi, stiamo vedendo di lavorare proprio su questa ipotesi. E' arrivata l'altro ieri, l'indicazione del consigliere Moruzzi e gli uffici stanno proprio esaminando questa possibilità.
Probabilmente ci chiederanno qualche cosa, per la nostra esperienza che abbiamo già avuto nell'ambito del discorso del Kosovo con i campi di Valona ecc., quindi stiamo lavorando sull'uno e sull'altro piano. Sull'altro si tratta semplicemente di mandare questa cosa, per le decisioni di chi di competenza.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Massi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Non l'ho detto prima alla Conferenza dei presidenti di gruppo perché non pensavo che la mozione sarebbe già stata annunciata, quindi mi scuso di questo disguido: la mozione che abbiamo presentato sul ricorso al Tar deciso dalla Giunta regionale, nonché alla Corte costituzionale sulla questione delle infrastrutture vorremmo che fosse discussa con una certa urgenza. L'ottimale sarebbe questa mattina, magari con una comunicazione del Presidente. Se questo non è possibile, almeno nella seduta di mercoledì 2 aprile.

PRESIDENTE. Credo che questa mattina non sia possibile, se non altro per l'ordine dei lavori che ci siamo dati e anche perché prendiamo alla sprovvista la Giunta e il Presidente.
La proposta, comunque, va registrata e accolta per la prossima seduta.
Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non ho alcun problema ad informare il Consiglio. Così come è stata formulata è sbagliata: quello non è un atto di programmazione, è un atto come ne facciamo tantissimi, di ricorsi alla Corte costituzionale e al Tar che sono di ordinaria amministrazione nell'ambito delle competenze della Giunta, quindi sono statutariamente riservate alla Giunta. Non è quindi un atto di programmazione, lo ripeto, ma uno dei tantissimi ricorsi che facciamo, sia al Tar sia alla Corte costituzionale. Poi, se i consiglieri vogliono sapere, ovviamente non c'è alcun problema.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'accoglimento della richiesta di trattare la mozione alla prossima seduta.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Seguito della votazione): «Piano faunistico-venatorio regionale 2002-2007. Legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7» Giunta (90)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 90, ad iniziativa della Giunta.
Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Per quanto riguarda la provincia di Ancona è completamente assente il territorio di Barocchetta Casale che ha una superficie di 1.800 ettari, è stata istituita nel 2001-2002 e scade nel 2006. Diventa chiaro che i dati che sono stati preparati per la redazione di questo piano faunistico-venatori non solo sono errati, ma quando non ci sono significa che sono stati nascosti. Non capisco perché si debba continuare a discutere su una proposta di legge completamente fuori da ogni regola. Addirittura, da parte della maggioranza è già stato presentato un emendamento per fare chiarezza su ciò che manca, senza le conseguenti tabelle che derivano dall'approvazione o meno di quell'emendamento.
Noi faremo ricorso alle autorità competenti affinché vengano tutelate non solamente le filosofie quando si va a discutere di una proposta di legge, ma la conoscenza che noi consiglieri dobbiamo avere, se non altro dei dati concreti che coloro che hanno redatto il piano dovevano farci conoscere. In questo caso il piano non è fatto dai funzionari ma è stato redatto da un privato, attraverso un incarico, per una spesa di 130 milioni di lire. Non possiamo continuare ad andare avanti quando sappiamo con certezza che i dati non sono assolutamente presenti.
Lo stesso discorso vale per la provincia di Macerata e per le altre province. Pertanto, a me sembra veramente una cosa assurda che si voti e venga proseguita la discussione su una proposta di atto amministrativo che ha dei vuoti relativamente ai dati oggettivi su cui si dovrebbe discutere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Questo emendamento riguarda sempre le zone di ripopolamento e cattura. La tabella della provincia di Macerata si propone di modificarla, perché quella presente sul piano è falsa in quanto non rispecchia i dati concreti. Infatti, le date di scadenza sono già superate e questo piano faunistico-venatorio viene discusso nel 2003. Cari signori, questa è una presa in giro.
Per quanto riguarda Ancona neanche era stata riportata la zona di Ripa Bianca che abbiamo votato due mesi fa.
Per non farci prendere in giro, mi sembra logico che non solo vi sia più attenzione da parte dei consiglieri, ma chiedo un intervento del relatore di maggioranza che ci dica perché c'è una falsità rispetto a queste tabelle. Io procederò a una denuncia nei confronti della persona che ha avuto incarico da questa Giunta di redigere il piano faunistico-venatorio, dietro pagamento di 130 milioni di lire. La responsabilità non è dei funzionari. I funzionari hanno preparato delle tabelle, ma il coordinatore di queste tabelle è un esterno che ha avuto un incarico, dietro corresponsione di un pagamento. Caro relatore di maggioranza, voglio sapere per quale motivo ci sono questi falsi nelle tabelle, altrimenti procederò a una denuncia, perché non può essere pagato un onorario dopo che è stato dato un incarico e che ciò che è stato consegnato è difforme rispetto a una discussione logica, obiettiva e seria nell'ambito del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Il collega Gasperi è sempre colorito nel modo di esporre le cose e qualche volta rischia di rasentare il limite.
Per quanto mi riguarda posso dire che non siamo in presenza di dati falsi. Va capito come è concepito il piano e forse questo è sfuggito, in quanto stiamo parlando di tabelle che riguardano la prima parte del piano, quella descrittiva, che non ha incidenza sull'applicazione del nuovo piano. Questa è semplicemente la parte che riassume, sulla base delle comunicazioni ricevute dalle Province, protocollate dagli uffici, la situazione dello stato di fatto verificatosi con il vecchio piano faunistico-venatorio.
Quindi la giustezza o meno di queste tabelle non incide in nessun modo rispetto all'applicazione del nuovo piano che stiamo discutendo oggi, in quanto, proprio in riferimento alle zone di ripopolamento e cattura, questo piano prevede che vadano tutte a scadenza, automaticamente, una volta approvato il piano stesso e verranno ridiscussi e decisi i piani faunistico-provinciali.
Tra l'altro avremo modo successivamente di discutere anche emendamenti, uno dei quali presentato dal relatore di maggioranza, che vanno proprio nella direzione di rendere ancora più flessibile, da questo punto di vista, l'interpretazione che deve essere data ad alcuni di questi aspetti dalle singole Province, visto che le realtà territoriali della regione non sono identiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi per dichiarazione di voto.

GILBERTO GASPERI. Se c'è una regola a cui devono sottostare i consiglieri regionali è quella di fare un lavoro tale che giustifichi il compenso che prendono a fine mese, quindi cercare di fare con correttezza il proprio lavoro. Io non ho fatto un intervento "colorito", perché se lo dovessi colorare sarebbe di colore totalmente diverso rispetto a quello di quest'aula, però c'è una differenza fondamentale: se queste tabelle non hanno importanza, per quale motivo vengono previste? Se queste tabelle non hanno alcun significato, per quale motivo le abbiamo discusse in III Commissione? Ma c'è un fatto molto importante: ciò che viene reso fisso è la superficie indicata. Possono essere variati i nomi, ma il totale della superficie che viene poi considerata non può essere modificato nel momento in cui le Province andranno direttamente a operare sul territorio, altrimenti si modifica la filosofia di questo piano faunistico-venatorio, perché al suo interno ci sono delle percentuali fisse in quanto indicate direttamente dalla legge.
Queste tabelle non sono da considerare come nome, ma come superficie alla fine hanno importanza. Ecco perché chiedo che su questa problematica venga presa una decisione, perché oggi non facciamo altro che andare ad approvare non un qualcosa di falso ma un metodo che è difforme rispetto alla serietà che dovremmo avere in quest'aula. Noi dobbiamo discutere concretamente su qualcosa di oggettivo e non di soggettivo, poi ci sarà l'indirizzo politico che spetta alla maggioranza. Sono in disaccordo rispetto a quei numeri che sono assolutamente non esatti e che vanno a regolamentare una superficie territoriale della provincia fissa, indipendentemente dai nomi, perché so che ciò che scadrà nel 2003 potrà essere rinnovato nel 2004, ma sicuramente non si potranno rivedere le superficie contemplate nel totale di ciascuna provincia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Vale sempre ciò che si è detto. Per quanto riguarda la provincia di Pesaro, se continuiamo con questo sistema saremo costretti ad avere dei dubbi sulle conseguenze che derivano da questo atto e precisamente sulla istituzione dei nuovi parchi. Perché sappiamo che verranno istituiti un nuovo parco ad Ancona, due a Pesaro, uno dei quali è il parco fluviale del Metauro. Per quale motivo ciò non viene direttamente considerato e contemplato? Ci sono delle differenza sostanziali sulle tabelle. Tra l'altro avevo presentato dei subemendamenti e vedo che il voto negativo viene dato esclusivamente per un fatto di schieramento. Visto e considerato che il voto viene dato per appartenenza a uno schieramento, il nostro schieramento adirà le vie legali per far valere ciò che è stato ribadito fin dall'inizio. Mi si poteva almeno dire "per quello che riguarda la provincia di Pesaro, ciò che tu hai portato ha degli errori". Ma questo non viene detto. Vi ringrazio: significa che non viene discusso tutto in piena scienza e coscienza, ma solo ed esclusivamente in funzione delle colorazioni politiche e dei suggerimenti che vengono dati da queste colorazioni politiche. Ne prendo atto e opererò di conseguenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Ripeto quanto già detto, aggiungendo alcune cose. Questo emendamento è uguale a quello di prima, cambia soltanto la provincia. La sostituzione o meno di questa tabella non cambia niente rispetto al piano, rispetto all'applicazione del piano, perché siamo solo nella parte descrittiva dello stesso. Sono dati raccolti su comunicazione delle Province quando si è iniziato, da parte degli uffici, ad elaborare il piano faunistico-venatorio, circa due anni fa. So, ad esempio, che nella provincia di Pesaro alcune situazioni sono modificate rispetto alle zone di ripopolamento e cattura, perché scadono in tempi differenti, quindi è probabile che anche parte delle cose che nella proposta di emendamento ci propone il collega Gasperi, possono essere giuste e corrette, ma diventa difficile modificare una tabella senza il supporto chiaro di una richiesta che provenga da parte delle Province o dell'ufficio e che testimoni il fatto che attualmente le tabelle sono tutte quelle. Ad esempio, Gasperi ne aggiunge alcune, ma probabilmente altre che erano riportate nella precedente tabella nel frattempo sono scadute, quindi andrebbero eliminate. Siccome non modifica assolutamente niente dal punto di vista dell'applicazione del piano, la variazione o meno di questa tabella, non è il caso di approvarla, perché inseriremmo nel piano una tabella diversa da quella che c'è, anche questa con alcune cose corrette ed altre ulteriormente da modificare. Senza modificare niente, una volta approvato il piano saranno di nuovo le Province che, azzerando tutta la situazione, andranno a determinare le zone di ripopolamento e cattura, tenendo conto delle percentuali previste dalle varie leggi, in particolare dalla legge 7.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Esprimo il voto favorevole di Forza Italia a questo emendamento. Fra l'altro, le motivazioni addette dal collega Gasperi hanno dato il senso di una posizione corretta e coerente che si vuol sostenere e non mi sembra, a questo punto di vista, che le obiezioni più formali che sostanziali del relatore di maggioranza abbiano in qualche modo fatto cadere le ragioni della proposta emendativa. Per questo voteremo l'emendamento proposto da Alleanza nazionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9 bis. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Si propone di inserire la Sentina dall'oasi di protezione faunistica a zona di ripopolamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Manifesto la nostra condivisione rispetto all'emendamento proposto dal consigliere Viventi, perché al di là delle retoriche che vanno molto di moda in materia di protezione ed oasi, è vero ciò che ha evidenziato questo emendamento, che fra l'altro sottende una mozione del Consiglio comunale di San Benedetto del Tronto, che in maniera estremamente realistica non va nel senso di assecondare le smanie venatorie di chicchessia ma fa un'analisi precisa della condizione di abbandono, se vogliamo, di un'area che purtroppo, a dispetto della sua vocazione storica e naturalistica, è ridotta a una desolata landa in cui si verificano frequentazioni non sempre commendevoli. Ecco perché il Comune di San Benedetto ha proposto una valorizzazione che, senza nessun tipo di concessione agli eccessi venatori, ha semplicemente sollevato il problema di destinare quest'area al ripopolamento della fauna. E' un'area che nel tempo si è sempre caratterizzata per un'importante e significativa presenza di specie, che fa parte anche della tradizione venatoria sambenedettese, ma l'emendamento ha il pregio non di proporre strumentalmente o demagogicamente il ripristino dell'attività venatoria quanto di valorizzare in maniera funzionale all'attività venatoria, con zone di ripopolamento e cattura, un'area che potrebbe avere tute le caratteristiche per essere destinata ad ospitare un istituto protetto ma funzionale alla pratica venatoria secondo una concezione moderna, non proibizionista. Uso un aggettivo caro ad altre culture politiche, ma che in questo momento penso sia doveroso utilizzare in riferimento all'eccessiva retorica che si è fatta su quest'area. Quindi annuncio voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo estremamente pertinente l'emendamento del consigliere Viventi, che segnala l'esigenza di una migliore destinazione, quindi una scelta che tenga conto da una parte dell'esigenza di valorizzazione ambientale, dall'altra di non sacrificare. Quindi, da questo punto di vista voteremo la proposta emendativa del consigliere Viventi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Si propone di aggiungere, dopo la parola "oasi", quanto segue: "qualora vi sia disponibilità di superficie da escludere alla caccia in base all'indice di densità venatoria e, per le zone umide, tenendo conto della consistenza numerica dei contingenti delle specie svernanti, con un limite minimo di 50 elementi per specie". Infatti, ciò che viene riportato nel piano non dà assolutamente alcuna chiarezza specifica di come debba indicarsi il principio di tutela faunistica e di gestione ambientale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Si propone di sostituire il punto 4.1, terzo trattino, come segue: "- in riferimento alla Sentenza della Corte Costituzionale n. 448/97 in rapporto al ricorso al TAR Liguria. Visti i pareri legali della Regione Marche in merito all'interpretazione di tale sentenza, che assegnano la competenza di individuare le aree sottoposte a divieto di caccia alla Regione attraverso il Piano Faunistico Venatorio, si è stabilito che, in base a quanto prescritto dalla L. 157/92 art. 21, lett. E, e dalla L.R. 7/95 art. 39, lett. E, le superfici comprese nel raggio di m. 100 da immobili adibiti ad abitazione o luogo di lavoro, le superfici comprese nella distanza di m. 50 lato destro e di m. 50 lato sinistro delle ferrovie e di tutte le strade carrozzabili di ogni tipologia e denominazione ad esclusione delle strade poderali ed interpoderali, le superfici comprese nel raggio di m. 100 da impianti sportivi, rientrano nel computo della superficie protetta, a tutti gli effetti facenti parte del territorio agro-silvo-pastorale". Sentenza n. 448/ 1997.
In questo modo si dà un'indicazione concreta alla metodologia nel calcolo della superficie agro-silvo-pastorale, altrimenti, così come calcolata in questo piano faunistico-venatorio, siccome è in difformità a questa sentenza, un semplice ricorso farebbe decadere questo piano faunistico-venatorio, con le conseguenti implicazioni di difficoltà che andremmo a far ricadere sulle quattro Province, perché non può essere portato in discussione qualcosa che è già stato pienamente chiarito con una sentenza della Corte costituzionale che stabilisce quali sono i metodi e le modalità per il calcolo della superficie faunistico-venatoria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Abbiamo precedentemente rinviato l'approvazione del Consiglio di questo atto, per verificare da un punto di vista il più possibile corretto le leggi nazionali e regionali relativamente al calcolo delle percentuali previste dalle leggi nazionale e regionale. Abbiamo verificato con gli uffici la corretta interpretazione da dare alla sentenza 448 della Corte costituzionale, quella che incide su questo tipo di interpretazione e ancora di più alla sentenza di un paio di mesi fa del Consiglio di Stato di fronte al ricorso fatto dalla Regione Campania e dalla Federcaccia. Si sostiene che nella parte assoggettata a pianificazione venatoria e al territorio nel quale è possibile esercitare l'attività venatoria i 50 metri delle fasce di rispetto vengano calcolate nella percentuale delle zone di protezione. Se la Corte costituzionale lascia qualche ambiguità di interpretazione rispetto a questo fatto — ma a mio avviso è comunque chiaro lo spirito di quello che dice, riportando al concetto di territori soggetti a pianificazione per dimensioni e per caratteristiche — chiarisce in modo definitivo e certo la sentenza del Consiglio di Stato, che dà torto alla Regione Campania la quale aveva previsto proprio quanto si dice in questo emendamento, cioè il calcolo delle pertinenze dei 50 metri come zone da calcolare nelle percentuali di aree protette. Il Consiglio di Stato motiva dicendo che in queste aree non è possibile fare alcun tipo di pianificazione, alcun tipo di gestione, quindi non è possibile calcolarle come zone nelle quali può essere attivata un'attività di protezione, quindi come tale assoggettata al 25%.
Queste sono le ragioni di fondo giuridiche, chiare, rispetto alle quali non c'è solo l'interpretazione da dare alla sentenza della Corte costituzionale 448, su cui c'è stato un parere anche dell'ufficio legale della Regione, ma c'è questa sentenza del Consiglio di Stato che chiarisce da questo punto di vista.
Queste sono le ragioni per le quali chiedo che venga bocciato questo emendamento. Inoltre, questo emendamento ridurrebbe il territorio della nostra regione soggetto a pianificazione, ad una dimensione inferiore a quella prevista nel precedente piano, in base al quale non solo non ci sarebbero le zone di protezione ma non ci sarebbero più nemmeno le zone di ripopolamento e cattura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. E' veramente assurdo che si continui una disquisizione di questo genere, perché il nesso è un altro. Hanno già fatto in sovrabbondanza aree parco, ne hanno già programmate altre, sia nella provincia di Pesaro che in quelle di Ancona e Macerata e sanno che non hanno più le aree per poterlo fare. Addirittura ne è stata approvata una su Ancona 50 giorni fa, quella di Ripa Bianca e per questo motivo non vogliono prendere in considerazione ciò che viene indicato da una legge nazionale e da una sentenza del Tar Liguria.
Nel testo si dice "area non classificabile in prevalenza produttiva". Che cosa vuol dire? "Area non classificabile in prevalenza boschiva". Qual è l'area non classificabile in prevalenza boschiva?
"Attrezzature ricreativo-turistiche". E gli impianti sportivi e le zone militari dove sono stati messi? "Strade bianche: devono essere considerate, compresi 50 metri destra e sinistra, ad esclusione delle strade interpoderali e intrapoderali". Questa è la realtà.
Così come si dice "strade asfaltate, autostrade e ferrovie". E i fabbricati rurali? Le distanze dai fabbricati rurali? Con l'approvazione di questo emendamento c'è la garanzia assoluta — qui è un fatto di mediazione con i verdi — che i parchi non vengono più fuori, questa è la realtà. Addirittura andiamo a non far valere nemmeno la sentenza della Corte costituzionale riferentesi al Tar Lazio, ma addirittura non prendiamo nemmeno in considerazione ciò che dicono le leggi nazionali e regionali. Addirittura di dice che si potrebbero apportare modifiche alle aree che vengono gestite dai cacciatori. E' la più grossa ipocrisia che ci possa essere, perché in questo caso quelle aree possono essere gestite tranquillamente in quelle zone che attualmente sono già previste a parco, perché questa maggioranza ha un punto d'incontro solo ed esclusivamente se vengono tutelate queste nuove aree che riguardano i parchi pubblici che dovranno essere istituiti nella provincia di Ancona, nella provincia di Pesaro e in quella di Macerata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che questo emendamento sia chiaro. E' stato detto con molta proprietà da chi mi ha preceduto che debba essere apportato un chiarimento a pag. 74. Secondo noi, l'interpretazione corretta è quella che voglio citare in quest'aula, cioè che "le superfici derivanti dalle distanze di rispetto che i cacciatori debbono osservare per legge (m. 100 dagli immobili e m. 50 per lato dalle strade carrozzabili, sia asfaltate che bianche, così come previsto dalla l.r. 7/95) vanno incluse nel 25% di territorio precluso alla caccia".

FERDINANDO AVENALI. E' assurdo.

ROBERTO GIANNOTTI. Si tratta di capire se volete far diventare questo strumento un nuovo regalo agli ambientalisti. Non mi scandalizza, ma dite ai marchigiani che questo è un piano che serve solamente a tacitare D'Angelo, Moruzzi e i loro compagni di strada. D'Angelo mi è anche simpatico, fra l'altro, quando non fa chiassate... Però ditelo. Non è possibile che andiate sul territorio a dirigere l'hobby venatorio come nel caso della mia provincia dove la triade governa la caccia... Se mai ci sarebbe da dire a D'Angelo e a Moruzzi cosa ci sta a fare l'assessore verde dentro una Giunta "venatoria", qual è la Giunta della Provincia di Pesaro. Dopodiché si scrivere tutto e il contrario di tutto, ma credo che sia un gruppo di emendamenti ragionevole che fareste bene ad accettare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Vorrei ulteriormente aggiungere un elemento. Se si va avanti sul piano della demagogia nei confronti del mondo venatorio, piuttosto che fare un piacere ai cacciatori si fa loro un danno, perché li si ricaccia in una situazione dalla quale loro hanno scelto di uscire e hanno da anni interpretato il loro ruolo in modo diverso rispetto al passato: non più quello di predatori ma quello d uomini che si occupano di territorio e in un territorio curato, gestito esercitano l'attività venatoria. Questo è quanto oggi chiedono le associazioni venatorie. Se politicamente si vuol giocare a strumentalizzare alcune tentazioni che possono venire dal mondo venatorio, non solo non si fa loro un piacere, ma si fa loro un danno. Questo è quanto avverrebbe se venissero approvati gli emendamenti 11 e 12 che riportano alla stessa questione.
Ripeto, saremmo in presenza di un piano che non può essere gestito sul territorio se venisse approvato questo emendamento, quindi in quanto non gestibile faremmo un danno, prima di tutto, a chi esercita l'attività venatoria.
Nel merito giuridico leggo le cinque righe della sentenza del Consiglio di Stato nei confronti della Regione Campania che ha applicato questo principio: "La Regione ha dunque assunto a base della sua valutazione in sede di applicazione dell'art. 10, comma 3 della legge 157/92 in ordine al dimensionamento del territorio agro-silvo-pastorale destinato per una quota dal 20 al 30% a protezione della fauna selvatica non già le sole aree di protezione, ma indebitamente anche vasti territori (aree di rispetto) sottratte alla caccia per ragioni di sicurezza che nulla hanno a che vedere con la normativa della cui applicazione si tratta e che nessuna influenza avrebbero dovuto svolgere nel formarsi della scelta amministrativa di pianificazione venatoria". Questa è la parte più chiara del dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato che argomenta ulteriormente a supporto di quanto detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Il problema è che ci sono dubbi che non vi siano più superfici per la caccia. Ho una lettera spedita per posta prioritaria al Presidente della Giunta, all'assessore regionale, al Presidente del Consiglio regionale, da parte del presidente della Provincia di Pesaro sen. Palmiro Ucchielli. Recita: "La sentenza della Corte costituzionale 448 del 30.12.O1997 individua come area da sottrarre alla gestione programmata della caccia anche la fascia di rispetto che la legge 157 impone per l'esercizio venatorio dalle strade, dalle ferrovie e dai centri abitati. Pertanto il conteggio della superficie agro-silvo-pastorale riservata alle aree di protezione, tenendo conto della normativa precedentemente esposta, non consentirebbe la costituzione di nessun altro istituto". Proprio perché abbiamo certezza che le aree che sono state destinate a parco sono superiori alle percentuali consentite dalla legge. "Occorre quindi che il Consiglio regionale all'approvazione del piano faunistico trovi un giusto equilibrio nel calcolo delle superfici destinate alla protezione della fauna, senza penalizzare il mondo venatorio, consentendo comunque la realizzazione di quegli istituti previsti dalla legge per la protezione e la conservazione della fauna". Questo significa porre già oggi una regola che dice "cari verdi, sono finite le aree che devono essere destinate ai parchi, sono finite le aree come ad esempio, nel fanese, le foci del fiume Metauro", proprio perché se non viene cambiata la legge base che determina la percentuale dei territori che sono indicati rispetto al piano faunistico-venatorio e che riguardano i parchi, non possiamo assolutamente andare a imbalsamare il territori, perché andremmo a toccare non solamente i giusti diritti dei cacciatori ma andremmo a squilibrare la produzione lorda vendibile all'interno di questi territori, andremmo a penalizzare i cittadini che risiedono in quei territori e che possono usufruire pienamente dei diritti di uso del territorio stesso, senza dare benefici a quei comitati che sono stati costituiti per la gestione diretta di questi parchi. E' ora di finirla, dobbiamo sapere qual è il finanziamento che dà loro la Regione e quanto di quello che viene dato come finanziamento ricade sul territorio attraverso il territorio stesso o che va a pagare gli impiegati, i dirigenti e gli uffici istituiti all'interno del parco. Dobbiamo dare chiarezza ai proprietari terrieri all'interno del parco, i coltivatori diretti che non hanno il pieno godimento consentito dalla Costituzione italiana, del loro terreno, perché avere pieno godimento significa svolgere l'attività imprenditoriale secondo le norme giuridiche che vengono stabilite direttamente dalla Costituzione.
E' per questo motivo che non si vuol fare chiarezza, perché non si va minimamente a toccare alcunché, ma si pone solo ed esclusivamente un aut-aut ai programmi futuri del territorio, così come si pone l'aut-aut sulla costituzione del parco di Ripa Bianca che sapete è stato istituito con in fondi dell'Ue che sono al di fuori delle leggi competenti in materia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

L'emendamento n. 13 è ritirato. Emendamento n. 13 bis. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Questo emendamento riporta a una più giusta interpretazione dello spirito del piano, della filosofia di questo piano proposto dalla Giunta che va riconfermata e riconferma lo spirito e la filosofia di come l'attività venatoria si realizza e si determina in un equilibrio tra protezione, gestione, esercizio dell'attività venatoria, senza demagogie, senza fughe in avanti ma senza neanche tentennamenti, rispetto alla corretta interpretazione della legge 157 nazionale e della 7 regionale.
Qui siamo di nuovo nel merito di come debbono essere fatti i conteggi delle superfici alle quali applicare le percentuali di protezione ecc.
Prima ho argomentato rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato e a quella della Corte costituzionale. Questo piano fa suo lo spirito, in particolare della sentenza della Corte costituzionale e dice, a fine pag. 74, al punto "indirizzi per l'analisi territoriale" che quei 50 metri ai quali abbiamo fatto riferimento prima, non possono essere conteggiati come territorio cacciabile, perché lì non è possibile esercitare la caccia, ma dice anche che non possono essere neanche conteggiati come territorio nel quale è possibile fare una gestione venatoria, perché sono piccole dimensioni nelle quali non è possibile esercitare, essendo a ridosso delle strade di traffico ecc., una vera funzione di attività di protezione.
Con lo stesso principio e sulla base di questa argomentazione — forse questo era sfuggito in sede di redazione del piano — il calcolo non può avvenire all'interno delle zone protette, perché si verificherebbe che cosa? Che un parco che misura, sulla base di quanto qui è scritto, 100 ettari, verrebbe considerato per 90 ettari, quindi ci sarebbe un'incidenza scorretta rispetto al calcolo delle percentuali. Questo è motivato, perché mentre è vero che nei 50 metri, nelle zone soggette ad attività venatoria, non è possibile fare alcun tipo di gestione faunistica, questo non vale nelle zone dove già siamo in presenza di un territorio soggetto a protezione, perché non siamo più in presenza di 50 metri, ma di 50 metri che si aggiungono a un territorio che è già soggetto a pianificazione, all'interno della quale è possibile esercitare la pianificazione.
Questo emendamento specifica in modo chiaro come debbono essere calcolate le zone di protezione e quindi incide sull'applicazione delle percentuali, in quanto afferma che questi 50 metri, all'interno delle zone già soggette a protezione, debbono essere conteggiati nell'ambito del calcolo del 20-25%. Questo emendamento conferma lo spirito del piano in pieno, lo rende più esplicito senza tentennamenti rispetto a come debbono essere fatti i calcoli. Non stravolge niente in termini di pianificazione vera, perché incide limitatamente rispetto al calcolo e inserisce un elemento di maggiore flessibilità nell'ambito delle possibilità che le Province avranno di redarre i propri piani faunistici provinciali, in quanto questo emendamento, come ovvio, consentirà di stralciare alcune tabelle, quelle relative alle zone di ripopolamento e cattura, in quanto verranno conteggiate successivamente una volta che le Province le determineranno, così come di loro competenza. Questo fatto dà quindi la possibilità di avere un indirizzo-quadro generale, ma dà la possibilità alle Province di tenere conto delle particolarità e delle possibilità territoriali, sia per dimensioni che per caratteristiche. E, pur mantenendo uno spirito costante, potrà determinare un'applicazione diversa da Ascoli Piceno a Pesaro, che non modifica lo spirito del piano in alcun modo, ma rende possibile quel livello di flessibilità che deve essere mantenuta e dovuta se vogliamo continuare a parlare di pianificazione nell'ambito della nostra competenza di fissare le linee generali, pianificazione che deve essere lasciata nell'interpretazione delle Province, nella definizione dei propri piani faunistici provinciali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con grande interesse ciò che ha detto il relatore di maggioranza, però c'è una cosa da chiarire. L'emendamento dimostra che queste tabelle non solo sono errate ma sono false, perché si ricorre, attraverso uno stratagemma, ad una correzione in corso d'opera senza dare con certezza ciò che viene fuori attraverso questa tabella.
E' stata già fatta una prova. La superficie agro-silvo-pastorale porta a un totale di 84.947 ettari e sono una superficie superiore. Ecco perché non credo più alle tabelle: perché per quanto riguarda la superficie territoriale ci sono: gola Frasassi, 9.149. Se vado a vedere le stesse tabelle del piano c'è scritto che la Gola Frasassi è 9.153. Altrettanto per il Conero: 5.975 e invece si dice che sono 5.985. Lo stesso discorso per Sasso Simone e Simoncello: 4.830 e invece sono 4.813. Altrettanto per il San Bartolo: 1.567 e invece sono 1.573. Altrettanto per Abbadia di Fiastra: 1.827 e invece sono 1.850. Gli errori sono minimi, ma mi si insegna che quando ci sono questi errori che a pagine diverse vengono riportati con dati diversi, significa che vi sono dubbi su questo tipo di lavoro.
Poi vado a vedere le operazioni che sono state direttamente riportate e mi danno delle variazioni in toto. Ecco perché ritengo che questo emendamento non sia accolto. Occorre che nel piano siano inserite le percentuali di ripartizione nel territorio, come la legge 7 prescrive, cioè 25% territorio protetto, avente la caratteristica dell'agro-silvo-pastorale, 12% territorio per le aziende faunistico-venatorie e agro-turistico venatorie, 2% territorio per zone di addestramento cani, 1% territorio per centri privati produzione selvaggina, 60% territorio agro-silvo-pastorale agibile, escluse le superfici vietate, pur avendo esse le caratteristiche dell'agro-silvo-pastorale, distanze di rispetto da strade destinate alla caccia pubblica. Ciò che deve valere per l'intera regione, con il contemperamento del rispetto dell'indice minimo di densità venatoria per quei casi, come ad esempio la provincia di Ancona. Accetto questo emendamento, purché vengano riportate queste percentuali, perché con queste percentuali diamo chiarezza al territorio della caccia, al territorio dell'agro-silvo-pastorale, al territorio delle aziende faunistico-venatorie, al territorio per i centri privati e al territorio per l'addestramento. Se io approvo questo emendamento e non so quali sono le percentuali che vengono fuori, una volta approvato è una conseguenza in negativo di ciò che viene fuori. Cioè, viene fuori una cosa alla quale le associazioni venatorie sono contrarie non possiamo prenderci delle responsabilità. Se aggiungiamo queste percentuali accetto di votare questo emendamento, ma se non vengono aggiunte, quando verranno contemplate le tabelle se non ci saranno queste percentuali si ferma il piano faunistico-venatorio. E allora, accolgo questo emendamento purché si raggiunga il 25% di territorio protetto, il 12% di territorio per aziende faunistico-venatorie, il 2% di territorio per zone di addestramento, l'1% di territori per centri privati produzione selvaggina. Presento questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Riprendo il discorso che ha fatto il collega Gasperi, perché questo è l'emendamento che va più vicino alle richieste che abbiamo fatto finora e che sono state tutte bocciate, ma almeno questo emendamento ha una filosofia di rapportare la perimetrazione della caccia più vicina a quanto l'opposizione ha sempre chiesto. Come Forza Italia siamo d'accordo a votare questo emendamento, con quello che diceva Gasperi, con il 25%, il 12%, il 2%. E' una garanzia in più. E' giusto che vi sia tranquillità, perché dobbiamo sapere tutti cosa votiamo, non i consiglieri ma le associazioni venatorie, i cacciatori, i cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Comprendo perfettamente lo spirito con cui il relatore Tontini ha presentato questo emendamento, però da un approfondimento della questione ritengo che, più che produrre una risposta in positivo rispetto a tutto il dibattito che c'è stato crea qualche problema in più, perché nella sostanza, con l'emendamento si andrebbe a ridurre di una certa quantità di ettari le aree protette in generale, dai parchi alle oasi ecc. Questa cosa nella sostanza, in alcune province provoca una rottura per il semplice fatto che, siccome parchi, oasi e aree protette sono stati già individuati e attuati e non credo che sia pensabile che possano essere chiusi, smantellati, rimessi in discussione, significa che questa riduzione andrebbe a ridurre le zone di ripopolamento e cattura. Pertanto questo sarebbe il fatto negativo, sia per quanto riguarda il discorso della fauna che per quanto riguarda la caccia. Noi abbiamo bisogno che vi siano delle importanti zone di ripopolamento e cattura.
Da questo punto di vista ritengo che sia più un danno. Credo che dobbiamo fare un danno il più possibile equilibrato. Io credo che il piano risponda alle leggi e non è vero che sia contro. Per queste ragioni inviterei Tontini a ritirare il suo emendamento. Se non lo ritira, invito il Consiglio a bocciarlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Vorrei fare un'osservazione generale sulla discussione che si è svolta fino adesso e su quanto ne emerge. Mi sembra che questo piano faunistico-venatorio, almeno in alcuni interventi, in particolare dei colleghi del centro-destra è un terreno sul quale si cerca di limitare la costituzione delle aree protette e credo che questo abbia inquinato la serenità e le possibilità di questo Consiglio di decidere nell'interesse generale di tutti e anche dei cacciatori. Questa discussione dimostra che per portare avanti questo tipo di azione tendente a limitare la costituzione delle aree protette, tendente a porre dei tetti percentuali che poi non sono quelli della legge nazionale ma sui quali si cerca con successivi provvedimenti di andare a ridurre ulteriormente — siamo passati dalla legge nazionale che prevede il 30% al 25% — e poi all'interno delle Regioni c'è un ulteriore scontro per fare in modo che all'interno di questo 25% ci siano il più possibile zone di ripopolamento e cattura e il meno possibile aree protette, con questa guerra che c'è all'interno dei parchi, oggi si mette in crisi il sistema dell'attività venatoria, perché si finisce per non trovare più spazio per quelle zone di ripopolamento e cattura, ma anche aree protette, che comunque costituiscono non solo una zona di conservazione del territorio, di valorizzazione economica ecosostenibile del territorio, ma anche di riproduzione di quella stessa fauna che, una volta che esce da queste zone, diventa fauna cacciabile, quindi si fa del male anche alla stessa attività venatoria.
Siamo all'assurdo in cui gli ambientalisti devono difendere questi strumenti fondamentali per la gestione programmata della caccia, perché noi contrastiamo comunque tutti quegli interventi che vogliono collocare la caccia al di fuori di un'attività di programmazione, vogliono portare a una rapina del territorio anche sul terreno faunistico, non soltanto sul terreno genericamente ambientale e mi sembra che sbagliamo proprio rispetto al presupposto con cui siamo partiti, che era quello di prendere atto che c'è una parte del territorio su cui l'attività venatoria è esercitata secondo le leggi statali e regionali e una parte in cui ci sono gli strumenti di tutela, di conservazione, in cui questa attività venatoria è interdetta. Voler continuare ad aggredire questi strumenti in tutti i modi, in tutte le occasioni finisce per creare un danno anche all'attività venatoria. Ovviamente, per chi pensa all'attività venatoria all'interno di una gestione programmata; chi invece pensa all'attività venatoria scontando, stagione venatoria per stagione venatoria, il desiderio di poter sparare a tutto quello che c'è, prescindendo da quello che rimarrà, per poter poi andare anche l'anno successivo a esercitare un prelievo faunistico, è chiaro che non sono persone interessate. Però, quello che è avvenuto questa mattina evidenzia che nel mondo venatorio ci sono posizioni diverse, posizioni articolate di chi chiede tutto subito e chi invece pensa al futuro. Credo che coloro che responsabilmente vogliono intercettare il consenso di quella parte del mondo venatorio che non pensa al tutto subito, debba fare una profonda riflessione per quello che avviene in quest'aula e rispetto alle cose che andiamo a votare, ma soprattutto rispetto alla filosofia con cui ci dobbiamo avvicinare al problema dell'attività venatoria e delle norme regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Capisco la difesa d'ufficio del consigliere Moruzzi... (Interruzione). Io ho l'abitudine di rispettare l'avversario, perché quando uno difende con forza le proprie ragioni, evidentemente dimostra di vivere con passione e con partecipazione le cose. Magari il congresso provinciale di Pesaro del suo partito fosse vissuto alla stessa maniera, Moruzzi! Però non si può ogni volta insistere su questa contrapposizione che è legittima, di interessi di visioni che si hanno rispetto all'ambiente, ad una attività nobile o meno nobile qual è l'attività venatoria. Però un dato è indiscutibile: le leggi vanno rispettate. Se la legge nazionale e la legge regionale prevedono un tot di percentuale di terreno interdetto all'attività venatoria, quello deve essere, non si può ricorrere a sotterfugi di diversa natura per ampliare quel territorio. Quindi l'esigenza che è stata posta da noi e da altri, è che ci sia una lettura chiara. Penso al discorso dei terreni montuosi ecc. Si dica in maniera chiara a quanto ammonta il territorio interdetto all'attività venatoria e se si è raggiunto quel tetto fissato dalla legge basta, non si può insistere con meccanismi particolari.
L'emendamento del consigliere Tontini da questo punto di vista è un atto di grande responsabilità che cerca di farsi carico complessivamente di questa situazione. Per questo, secondo me, gli va dato atto e va sostenuto. Credo che la risposta migliore sia quella di votare questa proposta, non nostra ma certamente una proposta responsabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Vorrei aggiungere solo un breve commento. In realtà gli effetti di questo subemendamento differiscono da zona a zona. Il nodo gordiano è questo, perché in realtà l'emendamento produce effetti estremamente diversi a Pesaro piuttosto che ad Ascoli, perché è obiettivamente reale il dato secondo il quale ad Ascoli già esistono parchi nazionali che, essendo avulsi rispetto alla programmazione regionale producono un effetto che, in sinergia con l'emendamento potrebbe portare a una riduzione importante degli istituti di gestione della caccia programmata come le ZRC. E questo, purtroppo, è il portato innanzitutto dei ritardi con i quali si è arrivati a questa programmazione, visto che l'ultimo piano è del 1995, ma è anche il portato di una scarsissima programmazione di tutto il sistema della protezione ambientale.
Non voglio tornare sul discorso dell'istituzione dell'oasi di Ripa Bianca, ma è inevitabile che, disaggregando l'istituzione di nuove oasi o aree protette rispetto alla programmazione in materia venatoria ci troviamo oggi a scontare gli effetti di questa entropia ambientale. Questo è il problema reale. Quindi, se da un lato l'emendamento Tontini produce degli effetti precisi in alcune zone collocate al nord della regione, diverso sarebbe il caso nella provincia di Ascoli Piceno, dove si potrebbe addirittura dover registrare una situazione anomala di una compressione, se non un azzeramento delle zone di ripopolamento e cattura. Quindi invito tutti a una riflessione, in considerazione del fatto che, probabilmente, una soluzione reale, concreta potrebbe essere rappresentata, senza eccessi filo-venatori, dalla possibilità che anche all'interno dei parchi nazionali si possa, con tutte le cautele del caso, con tutte le garanzie dovute al rispetto dell'ambiente, proporre di istituire zone di ripopolamento o comunque avviare istituti che in qualche modo siano specificamente studiati, che consentano di uscire dalle maglie delle superfici, delle previsioni numeriche apodittiche che ci portano, oggi, a questa obiettiva impasse. Vedo tanti colleghi consiglieri che sono in preda ad ambasce e a posizioni, proprio perché il trasferimento sull'intera superficie regionale dell'emendamento Tontini — un trasferimento automatico — rischia di creare distorsioni in alcune zone e probabilmente di determinare effetti virtuosi in altre. Ma ripeto, il problema dei problemi nasce innanzitutto dal fatto che la programmazione del sistema delle aree protette è stata formulata negli anni senza che vi fossero accordo e coerenza con i piani della programmazione in materia venatoria e in secondo luogo con alcuni tabù, come quelli costituiti dai parchi nazionali, che ancora necessitano di modifiche ed accorgimenti che possano andare nel senso della caccia programmata, della caccia studiata senza eccessi venatori, ma anche senza cedere troppo a quella retorica antivenatoria che probabilmente produce effetti nefasti come la retorica troppo filo-ambientalista.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. E' stato presentato un subemendamento, quindi va in votazione anzitutto il subemendamento a firma Gasperi.
Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Intanto siamo al nodo, alla filosofia di uno scontro che si misura su posizioni qualche volta differenti rispetto a come concepire l'attività venatoria. Tra l'altro in un periodo nel quale andremo incontro ad alcuni cambiamenti anche sul piano nazionale che, per come la vedo io, non so se porteranno bene a chi esercita l'attività venatoria.
Come avrete capito sono un forte sostenitore, come relatore, dello spirito di questo piano faunistico proposto dalla Giunta, che coniuga in modo chiaro l'attività dell'esercizio venatorio nell'ambito di una gestione territoriale all'interno della quale è sostenibile esercitare il prelievo, che è la filosofia chiara e forte ottenuta dopo l'applicazione della legge nazionale 157 del 1992, quella che ha fatto del territorio e della collaborazione tra gli attori, tra i soggetti interessati alla materia — cacciatori, ambientalisti, agricoltori — i soggetti che esercitano e, nella collaborazione, determinano le condizioni favorevoli all'interno delle quali è possibile esercitare l'attività, in una sorta di equilibrio che deve essere mantenuto e che non va rotto da nessuna parte.
E' vero che questa discussione è animata per certi versi, da due opposti estremismi, parte all'interno del mondo venatorio, parte all'interno del mondo ambientalista, che tutti e due credo siano dannosi, sia per la causa ambientale sia per la causa venatoria.
Dobbiamo fino in fondo mantenere lo spirito dell'equilibrio che abbiamo costruito in questi undici anni di applicazione della legge nazionale, che ha fatto fare tanta strada e tanta maturazione in positivo, sia al mondo ambientale che venatorio, tanto che oggi ci porta a considerare un elemento importante: che parte di attività di ripopolamento e cattura può essere fatta con il consenso della gestione del parco, all'interno del parchi. E' un elemento positivo, sia nell'impostazione che il mondo ambientale dà rispetto alla gestione del parco, sia relativamente all'evoluzione che all'interno del mondo venatorio ormai sempre di più sta venendo avanti. E' quindi un equilibrio che non deve essere rotto da nessuna parte e non rompere questo equilibrio significa applicare in modo chiaro, senza equivoci, la legge nazionale 157 e la legge regionale 7. L'emendamento che ho presentato fa questo: senza dubbi interpreta come deve essere interpretata la corretta misurazione dei territori, in questo caso dei territori assoggettati a protezione.
Questa considerazione è seguita ad una interruzione voluta da questo Consiglio regionale per verificare proprio questi aspetti. E' questo un emendamento che porta la mia firma, ma frutto di ragionamenti che a suo tempo abbiamo fatto anche all'interno della stessa maggioranza della Commissione, ai quali sono poi succeduti altri fatti dovuti a divisioni all'interno del mondo venatorio, dovuti, molto spesso, più che al merito della questione, a battaglie tra le singole associazioni venatorie, cosa nella quale noi, come politici non dobbiamo cadere e non ci cadiamo se rimaniamo all'applicazione e alla difesa dello spirito della legge nazionale che questo piano venatorio interpreta in modo chiaro e preciso.
Invito i colleghi a leggere l'emendamento così come presentato e come si colloca nel piano. Si dice che queste percentuali vanno calcolate nel 20-25%. Non vanno nuovamente specificate tutte, vanno anche interpretate bene, perché ad esempio non è zona di protezione quella per l'addestramento cani.
Nel fare riferimento chiaro alle aree protette previste nelle leggi, che sono quelle che vengono riportate nell'emendamento con chiarezza e senza equivoci noi svolgiamo la nostra funzione, facendo un piacere, credo, al mondo venatorio più sensibile e più serio, così come al mondo ambientalista più sensibile e serio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Voglio innanzitutto chiarire una cosa. Ribadisco la necessità di precisazione su tipologia di territorio vietato, territorio agibile e territorio programmabile, in modo da evitare vantaggi, favoritismi, penalizzazioni e quant'altro, in base alle leggi. Non si tratta della volontà di alcuno di noi, ma le leggi in materia.
Nel momento in cui fosse approvata una cosa di questo genere che non fa chiarezza su quanto ricade sul territorio, vi sarebbero dei problemi. Vorrei anche chiarire i dubbi che giustamente aveva Avenali, il quale diceva "nel caso in cui venisse approvato un emendamento di questo genere non ci sarebbe la possibilità delle ZRC". Allora ho proposto un'aggiunta, che recita "purché nel piano siano inserite le percentuali di ripartizione del territorio come la legge 7/95 prescrive, cioè 25% territorio protetto avente le caratteristiche dell'agro-silvo-pastorale, 12% territorio per aziende faunistico-venatorie e agro-silvo-pastorali, 2% territorio per zone di addestramento cani, 1% territorio per centri privati produzione selvaggina, 60% territorio agro-silvo-pastorale agibile. In questa maniera andiamo ad approvare un piano faunistico-venatorio che dà ampia garanzia rispetto alle caratteristiche che esso deve avere, per non dare vantaggi o svantaggi, ma per far ritornare ciò che viene indicato e garantito attraverso le leggi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 013 bis.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l'emendamento 13 bis a firma Tontini.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Dovremmo far rientrare nei SIT, all'ottavo rigo, dopo le parole "AATV" "parchi e riserve naturali", perché qui non viene assolutamente contemplato. Questo per maggiore chiarezza e dare un'indicazione più esatta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14 bis a firma Tontini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 15 a firma Gasperi, che ha la parola.

GILBERTO GASPERI. E' una conseguenza della variazione delle tabelle in funzione di ciò che doveva essere approvato prima. E' la dimostrazione che a nessuno è importato il contributo che veniva dato dalla maggioranza per permettere che questo piano faunistico-venatorio cadesse meglio sul territorio rispetto a quelle situazioni strane e particolari che si vedono durante questa seduta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 16 a firma Viventi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 16 bis a firma Viventi. lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 17 a firma Castelli ed altri. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. E' un emendamento che probabilmente sfugge alla battaglia fra Oriazi e Curiazi di questi tempi venatori. L'emendamento riguarda il termine biennale che è previsto per le zone di ripopolamento e cattura affinché vengano garantiti i risultati del ripopolamento stesso. E' bene considerare che il termine "biennale" è ritenuto dagli stessi Atc troppo breve per poter garantire un ripopolamento che sia finalizzato a non far assomigliare i fagiani e dei grossi polli bolsi e ingrassati, quindi si tratta di una indicazione che nulla ha a che fare con la querelle filo-venatoria, ma che va nel senso di consentire alle zone di ripopolamento e cattura dei risultati, dei metodi di gestione più consoni alle evoluzioni della specie e alle naturali progressioni biologiche.
Mi dicono che il termine "biennale" potrebbe non solo impedire che il ripopolamento venga fatto in maniera adeguata, ma addirittura fare in modo che dopo due anni vengano gettati nel territorio cacciabile animali che hanno molto poco del selvatico, ma che, soprattutto, non hanno neanche raggiunto gli standard di qualità che si prefiggono le zone di ripopolamento e cattura. Dietro il ripopolamento si cela spesso una dispersione di denaro enorme, perché i costi di lepri, starne e fagiani prelevati dai centri che ne curano la riproduzione o comunque la nascita, sono somme che assorbono porzioni considerevoli dei bilanci degli Atc, quindi si tratta semplicemente di voler garantire una gestione ecologica e biologica pi consona ai tempi della riproduzione e del ripopolamento stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Il ragionamento che fa Castelli è condivisibile, però lo vorrei portare oltre. Castelli dice: il modello con il quale ripopoliamo il nostro territorio deve essere oggetto di attenzione, perché quando facciamo un rilascio di fagiani e di selvaggina in generale — io preferisco chiamarla "fauna cacciabile" — e nel giro di qualche mese, successivamente, andiamo a prelevarla, non abbiamo più animali con quelle caratteristiche di rusticità ecc., quindi la caccia non è più caccia. Lui chiede, quindi, che le zone di ripopolamento e cattura dove la caccia è interdetta — ma si effettuano delle catture nell'arco dei due anni per rilasciare questi animali al di fuori di queste zone — siano lasciate sotto il regime di zone ripopolamento e cattura per tre anni. Se Castelli fa questo ragionamento, è automatico anche il ragionamento dell'importanza delle aree protette, che invece non ho sentito e su cui mi permetto di soffermarmi, proprio perché è fondamentale. Come verdi noi non abbiamo esasperato i toni dello scontro, come alcuni hanno detto, con il mondo venatorio, ci interessa ben poco questo scontro fra chi cerca di accaparrarsi i voti anche del mondo venatorio sulla base di un fumus, di un polverone che viene sollevato piuttosto che sulla base di atti concreti.
E' importante, anche per l'attività venatoria, la presenza di aree protette, in cui non ci sia nessuna forma di disturbo alla fauna, anzi mi risulta che alcune aree protette stiano sperimentando il prelievo di alcune specie che sono eccedentarie all'interno di questo territorio, che possono essere destinate a un uso alimentare o addirittura, in alcuni casi, proprio a un ripopolamento faunistico. Quindi faccio una riflessione al di là del voto su questo emendamento: occorre che tutte le forze politiche prendano atto dell'importanza di avere una rete di aree protette le quali svolgono una funzione importante anche per l'attività venatoria. C'è una parte di mondo venatorio che questo l'ha capito e una parte del mondo venatorio che questo problema non se l'è posto, che pensa di vivere alla giornata, quindi abbiamo bisogno di un sistema complesso. Se la caccia vuol sopravvivere a se stessa — perché è la caccia che uccide la caccia nel nostro territorio — credo che occorra avere un atteggiamento diverso rispetto a tutti gli istituti e non tentare di privilegiare alcuni istituti, come quelli delle zone in cui l'attività è libera, a scapito di altri istituti, quelli in cui l'attività venatoria non è aperta o altri ancora come le zone di ripopolamento e cattura dove le forme di gestione sono diverse sia dall'area protetta che dalla zona interdetta all'attività venatoria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 18 a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 20. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Qui entriamo nel variegato mondo degli ungulati. Questo primo emendamento riguarda gli indirizzi che la Regione fornisce alle Province per l'approvazione dei regolamenti. Nell'ambito degli indirizzi vi è una previsione che a mio modo di vedere appare sicuramente illegittima da un punto di vista formale e giuridico, ma anche, per certi versi, contraria a quello che si dice essere lo spirito del regolamento stesso. In questo indirizzo vi è una previsione che a mio modo di vedere non ha alcun senso, oltre che essere contraria alla legge e probabilmente anche alla Costituzione. Vorrei richiamare l'attenzione anche dei colleghi Tontini e Avenali che sono ben disposti verso una valutazione scevra da eccessivi condizionamenti ideologici.
Nel piano si prevede la partecipazione delle squadre per la gestione faunistico-venatoria delle popolazioni di cinghiale. A ben vedere questo è un precetto che, oltre che essere anticostituzionale per il semplice motivo che con atto amministrativo si vuole introdurre l'obbligo di una prestazione patrimoniale, cosa che fa a cazzotti con tutto l'ordinamento giuridico occidentale — perché, come ci insegna il Presidente D'Ambrosio tutte le prestazioni patrimoniali devono essere imposte con legge, non con atto amministrativo — prevedere una tassa ulteriore, quindi una partecipazione finanziaria delle squadre che vanno a cinghiale per poter effettuare la loro caccia, è una cosa che non sta né in cielo né in terra...

PRESIDENTE. Si sta illustrando l'emendamento n. 20, quindi chi vuol far polemica o altri tipi di discorsi è pregato di allontanarsi dall'aula.

GUIDO CASTELLI. Come dicevano gli antichi, "festina lente", "agitati lentamente". Se si agitassero lentamente i colleghi della maggioranza, mi sarebbe più facile esplicitare il senso di questo emendamento che, ove non approvato rischia di esporre a una censura giurisdizionale chiara il piano stesso per un motivo che ripeto: nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non per effetto di una legge. Il piano faunistico-venatorio è un atto amministrativo e di per sé inidoneo a suscitare obblighi di tipo patrimoniale.
Il secondo problema è che è davvero curiosa la vicenda che occupa i cacciatori di cinghiale, perché rispetto al cinghiale si è raggiunto l'optimum di gestione, tanto è vero che il cinghiale è una specie in eccesso. Dopo, parleremo anche, addirittura, della possibilità di fare catture con gabbie. Quindi, rispetto al cinghiale abbiamo sicuramente raggiunto l'optimum di un sistema che in qualche modo produce la selvaggina che poi si è in grado di poter "smaltire" attraverso il ricorso alla caccia. Ma allora, introdurre elementi di carattere punitivo nei confronti di chi caccia il cinghiale in nome di una previsione illegittima, ma soprattutto in nome di una distorsione logica e filosofica da un punto di vista venatorio, è veramente inaccettabile.
Quindi la tassa sul cinghiale è una tassa iniqua, ingiusta, illegittima e che, soprattutto, non rende giustizia delle vere speculazioni che si fanno sulla pelle dei cinghiali, che sappiamo benissimo essere oggetto di speculazioni finanziarie ed economiche anche piuttosto importanti. Sapete benissimo, infatti, che soprattutto nelle aree protette — parlo ad esempio del parco del Gran Sasso-Laga, dove già è stata attivata la forma della cattura attraverso le gabbie — i selettori che in qualche modo sono abilitati alla cattura privilegiata sono dei soggetti che riescono a fare decine e decine, per non dire centinaia di milioni di vecchie lire di guadagno. Allora, a fronte di distorsioni del genere è davvero ingiusto, incomprensibile e inaccettabile che si voglia addirittura prevedere una tassa su chi il cinghiale lo voglia cacciare nel rispetto della legge, del regolamento ma anche di una richiesta di abbattimento e di contenimento di una specie che si è riprodotta molto più di quanto i nostri territorio non fossero in grado di sopportare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 21. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Questo emendamento riguarda una cosa fondamentale: l'indennizzo dei danni prodotti da fauna selvatica. Qui entriamo nel danno che viene arrecato dalla presenza di questa fauna selvatica direttamente ai proprietari. Noi dobbiamo anche corrispondere il giusto indennizzo per i danni ricevuti. Questo riguarda in modo particolare le aree protette. L'emendamento recita: dopo le parole "Centri Pubblici di Riproduzione della fauna selvatica" aggiungere un nuovo punto: "- Concorso paritario fra Ente Gestore di zona protetta (Parchi, Riserve naturali, Oasi, Bandite demaniali, Zone di ripopolamento e cattura, Centri pubblici di produzione della fauna selvatica, Aziende faunistico-venatorie ed Aziende agri-turistico-venatorie) ed Ambito Territoriale di Caccia nell'esborso delle somme occorrenti al risarcimento dei danni alle colture agricole o al patrimonio zootecnico, quando il danno da risarcire si verifichi nel raggio di km. 3 dai confini dell'area protetta ad opera di ungulati selvatici o di specie carnivore selvatiche".
Questo deve dare l'apertura al giusto indennizzo quando i danni avvengono in modo particolare nelle zone a confine con le ZRC, perché i danni che vengono rimborsati dalle Province, a parte che corrispondono sì e no al 10-15% del danno stesso, è giusto vengano corrisposti anche dai parchi, dalle riserve naturali e dalle ZRC, proprio perché gli animali fuoriescono da questi territori in un raggio di 3 chilometri. Le Province corrispondono sì e no un indennizzo pari al 10-15% del danno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio non approva

Subemendamento n. 0023 a firma Moruzzi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento n. 023 a firma Moruzzi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 23 a firma Tontini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decadono gli emendamenti 24 e 25. Emendamento n. 26 a firma Castelli ed altri. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il precedente emendamento non ha trovato il favore della maggioranza, che si è assunta la responsabilità, anzitutto di rendere illegittimo questo piano, perché nessuno può, attraverso atto amministrativo, imporre una prestazione patrimoniale; si è resa responsabile di un atteggiamento assolutamente vessatorio verso una singola categoria di cacciatori che dovrebbero essere vessati da un ulteriore balzello che si aggiunge a quello che già, sulla base della normativa nazionale e regionale grava loro. Ma il tutto si evidenzia in maniera ancora più inaccettabile se si considera quello che dicevo prima, ovvero che esiste un vero e proprio commercio illegale, perché è fatto in nero, sommerso, che riguarda carne animale che viene venduta, alienata, intermediata senza il benché minimo rispetto delle norme igienico-sanitario, che è la carne di cinghiale. I fortunati possessori dei titoli abilitativi alla caccia di selezione, alle politiche di contenimento dell'ungulato — in particolare, nella mia provincia, il caso riguarda sia il parco del Gran Sasso-Laga che dei monti Sibillini — sono soggetti che vanno allegramente con il carniere pieno di cinghiali e piazzano la carne dei cinghiali come meglio credono negli alberghi, nei ristoranti e in tutti i pubblici o privati esercizi in cui la carne di cinghiale è amata o apprezzata. E' un fatto vergognoso, che non possiamo accettare, che è tanto più ignobile se si considera che sugli stessi cacciatori di cinghiali non fortunati e non privilegiati ora graverà anche la nuova tassa sul cinghiale. Ma quel che è più grave è che, nell'indifferenza generale si possano produrre le condizioni per consentire e per permettere questo tipo di commercio. Da questo punto di vista ci è sembrato utile e opportuno aggiungere, sempre in materia di regolamento per l'abbattimento degli ungulati, questa proposta che ha lo scopo di finalizzare i proventi della macellazione e della vendita dei cinghiali catturati per effetto delle politiche di contenimento, alle finalità proprie del piano e comunque alle ripartizioni che già il famoso articolo 7 della legge 7/95 prevede di destinare proprio per l'esercizio e l'organizzazione dell'attività faunistica. Quindi lo scopo dell'emendamento è quello, anzitutto di reprimere e far venir meno una prassi di vendita sotterranea che certo non si può considerare commendevole o apprezzabile, ma in più di dare anche una risposta al problema drammatico del rimborso dei danni del cinghiale e, più in generale, a quella che è la rarefazione delle risorse che riguarda tutti i settori della regione Marche ma che sicuramente si è evidenziata anche rispetto alla gestione del problema della caccia.
Se i cinghiali in sé portano reddito, se la macellazione e la vendita della loro carne può creare economie utili al conseguimento, al perseguimento degli obiettivi che tutti dicono di voler raggiungere con questo piano, perché non prevedere che in luogo di un privilegio illegale, che è quello della vendita della carne di cinghiale fatta in barba a tutte le leggi di natura fiscale ma anche igienico-sanitaria, si possa prevedere il principio che, con la macellazione dei capi, si possa finanziare sia il rimborso dei danni del cinghiale, sia il problema della stessa gestione dell'ungulato, dando così una risposta a quelle ragioni che hanno portato all'ignobile previsione della tassa sul cinghiale? Mi devo allora interrogare se qui si vuole ragionare a rovescio e allora va tutto bene; se esistono dei motivi più o meno inconfessabili che portano a ragionamenti lo si dica, ma certo è illogico e inaccettabile che nel momento in cui si dice che ci sono pochi soldi per pagare i rimborsi dei danni al cinghiale, ci sono pochi soldi per la gestione dell'ungulato, tanto è vero che le squadre dovrebbero essere vessate dal nuovo balzello, non si utilizzano quelle risorse che naturalmente, fisiologicamente deriverebbero dalla politica selettiva tesa all'abbattimento del cinghiale. Non mi aspetto nulla, però devo dire che un ulteriore diniego rispetto a questa logica tranquillissima, normale, che farebbe propria ogni persona di buon senno, sarebbe davvero illogico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Siamo in presenza della materia relativa al contenimento e quindi la proprietà dell'animale che si cattura o si abbatte è comunque della Provincia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 27 a firma Viventi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 28 a firma Giannotti e Cesaroni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

C'è un ordine del giorno, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto, sia sull'ordine del giorno che sulla proposta di atto amministrativo.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Farò una valutazione dell'atto e una dichiarazione di voto.
Ritengo che sia stato fatto uno sforzo utile per dotare la Regione Marche di un piano faunistico-venatorio. Indubbiamente ci sono alcune situazioni all'interno del piano che fra poco verrà approvato, che avrebbero potuto essere sistemate in maniera più precisa, però non possiamo negare che uno sforzo generale di organizzazione con questo piano sia stato fatto. Il piano faunistico-venatorio è uno strumento essenziale per la programmazione, per la tutela della fauna selvatica. In questi giorni ci sono arrivate sollecitazioni anche da parte delle Province e di diversi organismi perché la Regione Marche licenziasse questo piano e permettesse a questi altri enti di poter a loro volta compiere il loro dovere. Essendo strumento essenziale e imprescindibile per la programmazione, quindi per la suddivisione del territorio a scopi faunistici, venatori ecc. è evidente che questo piano dovrebbe avere anche delle caratteristiche di estrema precisione nelle tipologie delle varie zone.
Esaminando le tabelle allegate, avendo fatto dei conteggi, personalmente, per capirci meglio — perché ogni volta che lo guardavo mi portava un numero diverso, quindi ho pensato "o mi sfugge qualcosa o non c'è un'interpretazione precisa" — ritengo che le tabelle riportanti dati debbano costituire parte integrante di questo piano, così come mi sembra un fatto importante che nella premessa si dice che questo piano è stato costruito nel rispetto della legge nazionale e della legge regionale riguardanti la percentuale di territorio che deve essere destinato alle aree protette nella misura massima del 25%. Se il piano è stato comunque costruito nel rispetto di queste due normative, e le percentuali non sono opinabili, al di là dell'imprecisione che può esserci — il collega Gasperi ha evidenziato più volte delle imprecisioni — anche il grande scontro tra ambientalisti, cacciatori ecc. dovrebbe venire meno, perché una volta stabilito con legge quanto spetta a te e quanto spetta a me, entrambi dobbiamo rispettare la legge punto e basta.
Credo quindi che uno sforzo in questo senso, pure non in maniera estremamente precisa è stato comunque fatto e dovrebbe, nel prossimo futuro, consentire una migliore convivenza fra questi gruppi. Quando parlavo di dati, avevo verificato che dalla superficie globale, tolte le zone urbanizzate, rimangono a disposizione 838.000 ettari, tolte le strade ecc. arriviamo a circa 688.000 ettari, a questi ho detratto parchi, zone di ripopolamento e cattura, oasi e foreste demaniali e arriviamo a un totale di circa 500.000 ettari, più o meno. Questa è la superficie utile per la caccia. Dividendo questo numero per i 37.000 cacciatori circa, porta un indice di cacciabilità di circa 13 ettari per cacciatori, in misura superiore agli 11,4 che la legge prevede e che il piano faunistico mi pare indichi e riporti come misura di rispetto.
Questa differenza, secondo me può contenere qualche possibile, non dico errore ma interpretazione errata sul fatto che le foreste demaniali debbano essere detratte o meno, che le zone di ripopolamento siano considerate aree protette o meno. Sicuramente qualche errore di interpretazione c'è stato, altrimenti i numeri sarebbero stati più precisi e non ci sarebbero state discrepanze fra l'11,4 e il 13,4 che mi risulta. Però ritengo che questo piano racchiude comunque uno sforzo per poter conciliare alcune esigenze. Anche come Udc l'abbiamo migliorato, io ho fatto una proposta per ricalcolare le strade all'interno dei parchi che è stata accolta, abbiamo apportato altre proposte migliorative che purtroppo non sono state accolte, ma ci rendiamo conto dell'esigenza delle Province di procedere nella loro attività programmatoria, ci rendiamo conto che per tutti avere un piano faunistico-venatorio approvato è un'esigenza indispensabile.
Quindi, pur con le riserve tecniche per questi dati che non ci portano perfettamente, non possiamo rigettare questo piano, quindi il nostro voto sarà di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Come gruppo abbiamo esaminato l'atto nel suo contenuto. Credo che pregiudizio ideologico sul tema della caccia non ci debba essere, né in un senso né in un altro. Pur valutando qualche aspetto positivo sono troppe le ombre. Esiste un'incoerenza nella politica di questa Giunta, che ovviamente si riversa sul piano, tra un ambientalismo radicale, con un'esagerata espansione delle aree protette e concessioni larvate alla politica venatoria, fatte più su pressioni di lobbies che su un piano organico. Questa incoerenza giunge dopo due anni di ritardo.
Questo piano doveva essere già approvato da tantissimo tempo. Per elaborarlo e per trovare il punto di mediazione sono occorsi due anni oltre quelli che erano i termini. Sono anche state introdotte delle novità, alcune suggestive, come quella della tassa al cinghiale. Complessivamente riteniamo che nella gestione dell'attività venatoria ci sia stata una scarsa competenza rispetto al territorio, con impossibilità in alcune aree a esercitare l'attività stessa, mentre, viceversa, per certi aspetti alcune aree estremamente sensibili e delicate non sono state tenute nella dovuta protezione.
Complessivamente il nostro atteggiamento è negativo, il gruppo di An ha deciso di votare contro, malgrado uno sforzo notevole compiuto in Commissione per intervenire sulla sostanza di norme, regolamenti e leggi piuttosto che con un atteggiamento politicamente di pregiudizio. Rispetto quindi a questo piano, che è stato votato in maniera anche controversa in quest'aula, con tensioni reciproche forti, anche all'interno della maggioranza, diamo un voto negativo, sia come gruppo di opposizione ma anche come atteggiamento di valutazione precisa dei singoli articoli del testo stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Sono perfettamente d'accordo con quanto ha relazionato il mio capogruppo Ciccioli, perché questo piano ha dimostrato, se ce n'era bisogno, quanta confusione ha regnato. E' un piano partorito con un grandissimo travaglio e alla fine possiamo dire che ha fatto nascere un aborto.
Rimango perfettamente convinto di quanto ho detto durante la discussione di questo piano: non abbiamo assolutamente tutelato i cittadini, sia ambientalisti, sia cacciatori, sia coloro che hanno il diritto di proprietà su quei terreni sui quali avvengono danni derivanti da animali selvatici. Nonostante le leggi nazionali e regionali e nonostante ci siano state delle sentenze della Corte costituzionale, non solo queste cose non sono state prese in considerazione, ma addirittura sono state aggirate per cercare di riportare, con questo piano, una garanzia per ciò che dovrà vedersi in futuro, con l'apertura di nuovi parchi e di nuove aree destinati ad esclusivo utilizzo d parte degli ambientalisti.
Mi auguro che ci sia chiarezza. Ci saranno delle prese di posizione concrete, ma soprattutto delle prese di posizione, sia da parte delle associazioni dei cacciatori che dell'opposizione, tali che possano riportare il giusto equilibrio nel territorio, quell'equilibrio che tanto viene agognato dai cittadini e tanto viene richiesto dai marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Il gruppo Verdi voterà a favore di questo piano faunistico-venatorio. Quando abbiamo ricevuto in Commissione questo piano eravamo seriamente preoccupati dei suoi contenuti, il testo approvato dalla Giunta non era per noi assolutamente soddisfacente. In particolare ci avevano colpito alcuni passaggi in cui il piano faunistico istigava, a nostro avviso, alla violazione delle disposizioni della legge quadro nazionale, senza peraltro avere potere da derogare a queste disposizioni. Ci sembra che questi accenti propagandistici fossero poco opportuni all'interno di un atto di questo genere e ci sembrava si collocassero attorno a quel clima che oggi cerca di utilizzare ancora una volta il mondo venatorio come truppa d'assalto nei riguardi di istituti importanti come quello delle aree protette. Istituti importanti non soltanto per chi ha a cuore la salvaguardia del territorio, la conservazione della fauna, ma noi riteniamo, sostenuti anche da abbondanti attestazioni e ricerche del mondo scientifico, che la presenza di una rete di aree protette nella nostra regione sia fondamentale per la stessa attività venatoria, a meno che si voglia trasformare l'attività venatoria in un circo ancor più di quello che è già oggi diventata, un sistema in cui gli animali che si vanno a prelevare non sono più quelli che il territorio produce ma quelli che apposite aziende, appositi allevamenti producono, in un ciclo virtuale in cui l'attività venatoria procura alla pubblica amministrazione dei proventi derivanti dalle tasse, ma comporta dei costi per il mantenimento, sicuramente elevatissimi. Si pensi ai costi veramente spropositati di un animale che viene reintrodotto. Meccanismi questi che sono contro la filosofia della gestione programmata della caccia, al di là del fatto che noi verdi non pratichiamo la caccia e riteniamo che possano essere esercitate nell'ambiente naturale altri tipi di attività, magari la caccia fotografica ecc. Comunque non abbiamo una posizione di netta contrarietà a questa attività, differentemente da quello che alcuni in quest'aula o anche altrove continuano a sostenere. Se questa attività vuole sopravvivere a se stessa, il sistema di caccia va profondamente discusso, rivisto, ci si deve indirizzare verso un'attività venatoria specializzata, più attenta non solo alla quantità e alla qualità della fauna che viene prelevata ma anche ai luoghi, ai tempi. In passato c'era forse un'attività venatoria che non era così massiccia, che non disponeva di mezzi così tecnologicamente avanzati come quelli odierni e peraltro agiva in un ambiente sicuramente meglio conservato e meno aggredito da quello che oggi avviene con le attività che sono presenti nel territorio: l'agricoltura chimica, l'industrializzazione, il consumo dei suoli, la perdita di ambienti naturali. Proprio perché ci sono anche questi fattori che incidono sulla fauna, noi difendiamo strenuamente il diritto di alcuni territori di essere una sorta di santuario, di zona libera dalla caccia, libera dal disturbo dell'attività venatoria, perché al di là dell'animale prelevato l'uso del fucile e dello sparo costituisce un elemento di disturbo se non un elemento fortemente negativo per la libera riproduzione e proliferazione della fauna.
Per questo motivo non condividiamo questa guerra contro tutte le aree protette, le aree interdette alla caccia — i demani forestali, le riserve naturali, le oasi, i parchi nazionali o regionali — ma ciò non toglie che condividiamo — in questo piano faunistico-venatorio abbiamo dato un contributo importante — che quando siamo in presenza di specie che per numero e per loro caratteristiche possono costituire nocumento per l'ambiente o per le attività economiche, queste specie vanno prelevate, principalmente con sistemi cosiddetti "ecologici" — per intenderci le trappole, i cosiddetti "chiusini" — e ci siamo battuti perché nel piano fosse inserita questa possibilità, anche per le aziende agricole, di potersi autodifendere da questa proliferazione di cinghiali ormai incrociati con i maiali, ormai, forse, più maiali che cinghiali, almeno nel codice genetico, se non negli aspetti esteriori. Ci siamo quindi battuti e uno degli elementi per cui votiamo a favore di questo piano è anche questo: si è preso atto di questa "emergenza cinghiali", si è preso atto che non è sufficiente affrontarla soltanto con la caccia selettiva in cui si utilizza il fucile ma è necessario avvalersi di queste forme di prelievo che poi possono dar luogo alla destinazione di questi animali a seconda dei casi, o all'industria alimentare o alle zone di allevamento di selvatici nel caso che catturassimo degli animali giovani, molto piccoli.
Questo non significa che vogliamo snaturare la caratteristica dell'agricoltore, che non deve diventare sostanzialmente un "cacciatore con la trappola". Riteniamo però che la trappola sia un elemento importante per ridurre una sovrapopolazione che ormai sta invadendo il nostro territorio e sta provocando danni incalcolabili ad attività importanti, non sempre soggetti a rimborso.
E' importante l'inserimento della valutazione d'incidenza e dell'applicazione delle normative comunitarie che andranno a incidere sui siti di interesse comunitario e sulle zone di protezione speciale, che sono quelle aree che dovranno garantirci in futuro il mantenimento della biodiversità animale e vegetale e tutti i piani, siano essi di carattere venatorio o di altra natura, dovranno confrontarsi ed essere soggetti a queste valutazioni d'incidenza per meglio regolamentare qualunque prelievo e consumo di territorio, di fauna, di piante, di beni e risorse naturali che andiamo a realizzare nei territori dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo Consiglio è "dannato", nel senso che tutte le volte che affronta e discute problemi relativi alla caccia, all'attività venatoria deve assistere a giri di valzer lunghissimi. Basti pensare quanto tempo ci sia voluto per portare questo atto in aula, per adottarlo.
La caccia è una materia complessa che non coinvolge l'opinione pubblica, i cittadini della nostra regione, ma che coinvolge soprattutto gli addetti ai lavori. Una partita che registra spinte controverse, lo abbiamo sentito, abbiamo avuto qualche eco anche oggi, ma basta fare mente locale, leggere i documenti inviati, i telegramma-fotocopia arrivati qualche giorno fa che sollecitavano l'approvazione dell'atto, gli articoli sulla stampa regionale di altre organizzazioni che invece invitavano la Regione a ripensarci.
C'è una logica politica: questo è un piano sbilanciato sul versante della tutela ambientale, cioè ancora una volta la lobby degli ambientalisti, rappresentata degnamente in questo Consiglio dal gruppo dei verdi è stata pagata. Questo è il prezzo del vostro consenso a questa politica regionale. E' poco, mi rendo conto... (Interruzione del consigliere Moruzzi). Mi rendo conto che la politica dissennata della Giunta regionale rispetto a tante questioni paga i verdi per il loro consenso. E' un piano sbilanciato su questo versante. Credo che ci sia poco da aggiungere su questo: basta una riflessione — potrei andare più in là — e vedere la calligrafia del piano per rendersi conto di questo.
La logica tecnica che sottintende al piano è la stessa. Il nodo di fondo che riguarda il piano faunistico-venatorio, quello della estensione del territorio agro-silvo-pastorale è la logica che vuol riconoscere e aumentare la tutela rispetto all'esercizio di altre funzioni, di altre attività, nei confronti delle quali noi ripetiamo una posizione culturale che è sempre la stessa. Io non contesto alla Giunta regionale, al gruppo verdi di fare battaglie per rendere questa regione più verde, è una scelta giusta, legittima che voi fate; non mi scandalizza nemmeno che questa diventi la scelta della Giunta regionale. L'obiezione di fondo che noi facciamo e che faremo sempre, è che l'estensione della tutela non può essere un'imposizione, non può passare sulla testa dei cittadini marchigiani, questo dovete metterlo in conto. Così come la democrazia è una fatica, anche questa scelta deve essere una fatica. Bisogna convincere la gente della bontà dei parchi, delle aree protette, di tutte quelle scelte che corrispondono a questa visione che voi avete. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare.
Siamo contrari, saremo sempre contrari alle imposizioni, a creare quelli che ho definito "santuari".
Questa legge non compie quell'operazione che invece doveva compiere, cioè una mediazione, un equilibrio giusto fra tre grandi esigenze che ci sono e che non possono essere misconosciute: il libero esercizio della caccia, la tutela degli interessi del mondo agricolo, la tutela dell'ambiente. Non credo che questo provvedimento, questo atto abbia raggiunto questo obiettivo. Da questo punto di vista ritengo non si possa essere soddisfatti.
Sono invece soddisfatto del fatto che il nostro emendamento n. 18 sia stato recepito e apra qualche possibilità diversa, riconosca un diritto del mondo della caccia. Questo è un fatto positivo, non ci basta rispetto al giudizio complessivo e per questi motivi il gruppo di Forza Italia voterà contro questo piano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Vorrei solo integrare brevissimamente le valutazioni fatte dal mio presidente di gruppo e dal consigliere Gasperi rispetto al voto che sarà contrario da parte del gruppo di Alleanza nazionale.
Innanzitutto questo è un piano tardivo, che al di là delle valutazioni di carattere formale, ha prodotto degli effetti che hanno riguardato anche la sostanza del provvedimento, cioè la tardività, oltre a lasciare aperti per troppi anni problemi importanti di questa regione relativamente all'aspetto venatorio, ha condizionato direttamente il portato dell'atto. Da un lato per l'enorme richiesta, per la forte invocazione da parte degli Atc, da parte delle associazioni, da parte di tutti che chiedevano comunque un piano — "dateci comunque un piano" — e qualche volta questa volontà tradiva anche, probabilmente, un'attesa di soggetti disposti anche a soprassedere rispetto ad alcune valutazioni critiche, purché il piano fosse fatto. Questa situazione ha determinato delle distorsioni, perché è vero che, soprattutto da parte di alcuni soggetti, l'invocazione del piano, anche per la necessaria interrelazione fra piano faunistico regionale e piani provinciali, ha portato a una strozzatura della discussione, se vogliamo, proprio nella fase finale, terminale, più importante, quella consiliare. Ma al di là di questo aspetto, la tardività con la quale si è arrivati all'approvazione odierna ha prodotto, nel frattempo, quelle che prima io definivo le acquisizioni ambientaliste, che di fatto hanno modificato il bacino, i presupposti entro i quali questo atto doveva in qualche modo programmare l'attività e quindi perseguire le proprie finalità.
Nel momento in cui, da anni, si richiede il rispetto della famosa prescrizione circa le ripartizione percentuali del territorio, questa Regione è andata avanti con l'istituzione di oasi, con il Ptrap che è stato approvato, se vogliamo, in maniera del tutto svincolata dagli esiti e dai presupposti del piano faunistico-venatorio, si è arrivati a gennaio alla famosa querelle su Ripa Bianca, cioè si è arrivati a dover giudicare, come dicevo prima nel commento all'emendamento Tontini, che ha visto la stessa maggioranza votare in maniera differenziata il merito di un emendamento, non in rapporto alla sua oggettiva aderenza al dettato della legge, che probabilmente era piuttosto chiara, ma in rapporto a quella che sarebbe stata l'incidenza sul territorio di quello stesso emendamento, cioè dover dire che, di fatto, la nostra realtà regionale è così diversificata, anche per consuetudini e storia di atti impositivi di situazioni ambientali, di oasi, di protezione, di parchi nazionali, che alla fin fine avrebbe portato l'adesione piena a quella tesi del consigliere Tontini, a delle situazioni considerate anche dallo stesso mondo venatorio contrarie agli interessi soprattutto diretti, ad esempio, all'istituzione di zone di ripopolamento e cattura. Ma questa è stata la conseguenza della non coerenza che si è avuta negli anni tra atti tesi a favorire la costituzione di zone protette e quello che era il tanto atteso, tanto invocato piano faunistico-venatorio, che oggi sconta queste incongruenze, che oggi va ad inseguire una situazione che per molti versi si è prodotta per effetto di atti disarticolati che non sono stati — e non era possibile farlo — ricondotti ad unità in quella che invece doveva essere un'attività amministrativa di carattere programmatorio più ampia, più coerente, più coesa e meno contraddittoria per quanto riguarda il punto di vista della Regione.
Oltre a quello che ha detto Gasperi, oltre a quello che ha sostenuto Ciccioli, va detto che questo atto presenta, a mio modo di vedere, degli evidenti vizi di legittimità. Non vorrei essere troppo avvocatesco, quindi tradire la mia vocazione professionale, ma è un dato che l'applicazione che si è fatta delle indicazioni fornite dalla famosa sentenza della Corte costituzionale 448 non è coerente e conforme allo spirito della sentenza. Tontini ha ricordato una sentenza successiva del Consiglio di Stato, è noto come l'Italia non è un paese di common law e quindi a fare Stato sono unicamente le sentenze della Corte costituzionale, non voglio introdurmi in questa querelle giuridica tirando la giacchetta al giudice dell'una o dell'altra corte, ma certo è un dato: che rispetto a quella sentenza l'applicazione che se ne è fatta non mostra una particolare coerenza. Poi c'è il fatto della famosa tassa sulla tassa al cinghiale, che davvero espone questo piano al rischio di censure giurisdizionali che potrebbero anche essere prese in considerazione dal nostro stesso gruppo consiliare. Non è accettabile, non è possibile che si introduca in forma surrettizia una vera e propria gabella relativamente a un'attività venatoria che invece può essere esercitata non come di consueto, dovendo prendere atto dell'esiguità della selvaggina ma addirittura del suo soprannumero. Mi chiedo allora se rispetto a una porzione dell'attività venatoria, che comunque determina addirittura dei valori di surplus della selvaggina, sia lecito e possibile pensare ad una tassa, ripeto mascherata, introdotta in maniera surrettizia, che non tarderà a creare proteste che già si sono addensate su questo Consiglio regionale proprio nelle settimane scorse.
Abbiamo comunque — e torno a tradire la vocazione professionale — violato la legge nel momento in cui abbiamo imposto, non attraverso una legge ma un atto amministrativo, una prestazione patrimoniale, ripeto confliggendo con un precetto che dai tempi dell'abeas corpus, fa parte della civiltà giuridica occidentale.
Non posso esimermi dal considerare che la discussione qualche risultato l'ha portato: la sparizione delle gabbie, perché l'emendamento Tontini di fatto ha escluso dal punto 8.4.1 il ricorso alle gabbie, che a mio modo di vedere rappresentano uno strumento barbaro che indiscriminatamente consente prelievi che non possono fare selezione o discernimento fra capi, quindi nelle gabbie — l'esperienza è quella del Gran Sasso-Laga dove già da due anni quelle gabbie sono operative — cadono cinghialetti, scrofe gravide e quant'altro, senza che sia possibile fare discernimento.
Salutiamo questi piccoli emendamenti, senza poter tuttavia sottrarci da un voto negativo per le ragioni espresse dal presidente del gruppo, dal consigliere Gasperi e più modestamente dal sottoscritto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Il gruppo Ds dà un giudizio complessivamente positivo su questo piano che credo sia assolutamente equilibrato. Qui sono state dette cose a sproposito, ad esempio che è un piano illegale. Questo non è assolutamente vero, intanto perché un piano non modifica le leggi. E' un piano di indirizzi che verranno poi attuati dalle Province nella fase di elaborazione dei piani provinciali, pertanto la risposta più importante che dovevamo dare era quella di approvare il piano per mettere le Province in condizioni di poter realizzare veri e propri piani a livello provinciale, che sono l'aspetto essenziale. In essi si vedrà la partecipazione, siamo sicuri, di tutti i soggetti interessati.
Pertanto è stato fatto un buon lavoro, è stata data una risposta positiva alle esigenze di tutti coloro che sono interessati a questa materia così complessa, dall'attività venatoria a quella delle aree protette, a quella agricola. E' stato fatto un buon lavoro, propositivo, con momenti anche di tensione, ma la tensione significa che c'è stata anche attenzione nella fase di elaborazione, si riconosce che è una questione complessa, importante, pertanto gli approfondimenti hanno tutti avuto l'intento di dare delle risposte nel rispetto delle leggi ma anche cercando di rispondere alle esigenze delle varie rappresentanze senza mortificare alcuno. Non c'è stato nessun vantaggio per alcuno, né per la parte ambientalista né per la parte venatoria. C'è stato un grande equilibrio. Ripeto, parliamo di un piano di indirizzi, quindi una serie di questioni che sono state sollevate in Commissione nelle audizioni non possono trovare risposta, al di là del merito, in questo piano, perché alcune, vedi calendari di caccia, riguardano la legge stessa, pertanto bisognerebbe, eventualmente, modificare le leggi in vigore.
Il lavoro fatto darà dei risultati. Mi auguro e auspico che non ci sia una posizione pregiudiziale ma che ci sia la volontà da parte di tutti i soggetti, a partire dalle associazioni faunistico-venatorie, a quelle ambientaliste, a quelle degli agricoltori, di entrare nel merito nella fase di elaborazione dei piani provinciali. Diversamente sarebbe una posizione pregiudiziale, precostituita, che non porterebbe da nessuna parte. Abbiamo impiegato qualche mese in più di quanto si riteneva necessario per mettere le Province in condizioni di realizzare i piani provinciali, però questo lavoro è stato fatto con l'intento di approfondire tutti i vari aspetti tecnici.
Pertanto giudico positivamente il lavoro fatto e credo che vi sia una risposta positiva a tutti i soggetti interessati.
Si sono dette anche cose a sproposito, come ad esempio la "tassa sulla caccia ai cinghiali". Non è vero. l'atto prevede la sola possibilità che le Province attivino un meccanismo di aumento della quota che pagano attualmente i cacciatori agli ungulati. E' una possibilità, che verrà però decisa dai piani provinciali, quindi non c'è alcun aumento di tassa. Anzi, contestualmente al piano dovremo approvare un ordine del giorno che ritengo molto importante, perché è una delle questioni sollevate sia dalle associazioni faunistico-venatorie che ambientaliste, cioè di investire in questo comparto. Quindi approviamo un ordine del giorno con il quale cerchiamo di fare uno sforzo anche in questa direzione. Come pure ci impegniamo in qualche modo a entrare nel merito degli investimenti nel comparto nei momento in cui andremo a discutere della modifica della legge. Pertanto credo che abbiamo tenuto conto di tutto quanto nei vari incontri, prima in Giunta e successivamente in Commissione, è emerso.
Auspico soltanto uno spirito propositivo, in modo che non vi siano ricorsi pregiudiziali perché questo non aiuterebbe nessuno e in primo luogo non aiuterebbe i cacciatori, che sono i più diretti interessati a far sì che i piani provinciali possano diventare realtà quanto prima.
Per queste ragioni il gruppo Ds esprime giudizio positivo e voterà favorevolmente questo piano e l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Esprimo anzitutto una grande soddisfazione, perché dopo un lungo iter, finalmente oggi il Consiglio regionale approva il piano faunistico-venatorio. Un iter molto lungo: ricordo che la Giunta regionale aveva approvato la proposta di piano faunistico-venatorio nell'aprile 2002, quindi c'è stato tutto il percorso di consultazione, di arricchimento che la Commissione prima istanza ha fatto e successivamente anche l'iter di approvazione in Consiglio è stato abbastanza inusuale, abbastanza lungo, ma alla fine oggi andiamo ad approvare uno strumento importante per la comunità marchigiana e di questo non possiamo che essere assolutamente soddisfatti.
La discussione democratica che si è sviluppata sicuramente ha portato vari punti di vista, varie angolazioni che sono serviti ad arricchire u piano di programmazione su cui noi abbiamo cercato il massimo consenso eterno, delle associazioni venatorie, degli agricoltori ed anche ambientaliste, tentando di fare un piano equilibrato che fosse un punto di riferimento per le articolazioni provinciali, le quali hanno già iniziato a lavorare sui piani faunistici provinciali, proprio basandosi sugli indirizzi già costruiti nel nostro piano e penso che alla fine dell'iter complessivo, che vedrà l'approvazione del piano faunistico-venatorio regionale e di quelli provinciali, la Regione Marche potrà dotarsi di quegli strumenti che consentono un'attività assolutamente equilibrata sul territorio. Ricordava il consigliere Avenali, ed io lo condivido, che soprattutto nel momento in cui si fanno i piani di programmazione ci si dovrebbe relazionare in termini propositivi, aggiungere le varie angolazioni. Qualche volta — ma questo fa parte anche della politica e dello spirito con cui ci si relaziona tra maggioranza e minoranza — a volte anche sul territorio si dicono cose poco vere e il gioco delle parti, ad esempio per quello che riguarda i cinghiali, prevale. E' stato detto che su questo non c'è un'imposizione nel piano, ma la possibilità che le Province possano assumere determinazioni. La caccia con le gabbie che è stata criticata anche sul territorio dall'opposizione, magari nella Regione Abruzzo, dove esiste un'altra maggioranza politica, si fanno le stesse cose. Questa è dialettica che rientra nel gioco delle parti, però alla fine alla cittadinanza siamo in grado tutti quanti di dare uno strumento che è stato considerato dai più importante, confacente alle necessità e alle esigenze della nostra regione.
Voglio concludere dicendo che questa è una materia che il titolo V della Costituzione ha riservato come competenza esclusiva alle Regioni. In questo senso dobbiamo continuare a muoverci, mentre le indicazioni che vengono dal Governo centrale, anche qui non sono quelle del rispetto della esclusività della competenza regionale e questo è un punto su cui dobbiamo ancora costruire una relazione positiva con il Governo nazionale e chiediamo quindi anche al Consiglio intero di aiutare affinché si costruisca questa relazione federalista anche in termini venatori.
Ribadisco la grossa soddisfazione per il mondo venatorio, ma per tutta la società marchigiana.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'ordine del giorno a firma Tontini, Avenali, Procaccini, Viventi, Gasperi, Cesaroni e Benatti.

Il Consiglio approva

Pongo ora in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Legge regionale 4 giugno 1986, n. 18 e successive modificazioni. Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi per l’anno 2003. Modalità di impiego delle risorse e tetti di spesa» Giunta (100)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 100, ad iniziativa della Giunta.
Di questo argomento si era già discusso, poi l'atto era stato rinviato in Commissione rispetto a un caso sollevato in aula dal sottoscritto. Ci sono degli emendamenti in questo senso, quindi invito a procedere rapidissimamente con la votazione degli emendamenti e quindi con la votazione finale dell'atto.
Emendamento n. 1 a firma Franceschetti, che ha la parola.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Per la verità vorrei illustrare tutti e tre i miei emendamenti, perché il secondo e terzo sono soltanto tecnici, che riguardano lo spostamento di date, dovuto ovviamente al fatto che, rispetto a quando l'atto è stato iscritto all'ordine del giorno viene approvato con un certo ritardo.
Il secondo emendamento riguarda lo spostamento dal 31 marzo al 30 aprile del termine per il bando che deve essere fatto dai Comuni e, di conseguenza, dal 30 aprile al 31 maggio la presentazione delle domande. L'unico emendamento di merito è il primo, che riguarda il punto sull'assistenza domiciliare, dove, come lei ricordava Presidente, si era sviluppato la maggior parte del dibattito e l'attenzione dei consiglieri regionali che sono intervenuti, anche a seguito della lettera della ragazza disabile di Massa Fermana, che aveva sollevato alcune problematiche a cui il Consiglio si era impegnato a dare delle risposte.
L'emendamento riguarda una modifica a pag. 4 sull'assistenza domiciliare indiretta e concerne l'accesso al contributo in base alla valutazione che le commissioni provinciali fanno.
Nell'atto che era stato licenziato dalla Commissione avevamo previsto che per accedere al contributo dovevano essere rispettate, con il punteggio massimo, tre delle quattro condizioni in base all'allegato A alla delibera. In effetti il rispetto di tre delle quattro condizioni, tutte con il punteggio massimo, rende la normativa troppo vincolante, per cui l'emendamento cerca di rendere più flessibile questa cosa. Attraverso l'emendamento diciamo che le condizioni da rispettare sono sempre tre su quattro, ma se su una di esse il punteggio invece che essere 4 che è il massimo, è 3, c'è ugualmente la possibilità di accedere ai contributi, quindi con questo emendamento si viene incontro a un'esigenza che era stata manifestata durante il dibattito e che credo renda più accessibile la possibilità di ottenere i contributi per l'assistenza domiciliare indiretta secondo quanto prevediamo nell'atto amministrativo stesso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 1 a firma Franceschetti.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2 a firma Franceschetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3 a firma Franceschetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4 a firma Andrea Ricci. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. L'atto ha una sua valenza e ha avuto delle difficoltà sostanziali proprio perché abbiamo sollevato dai banchi dell'opposizione, ma anche dagli stessi banchi della maggioranza, delle perplessità di applicazione di taluni criteri che nella loro rigidità, nella loro indicazione avevano già fatto emergere delle difficoltà e degli ostacoli, poi clamorosamente anche evidenziatisi in taluni casi specifici che hanno avuto una ribalta nell'opinione pubblica e nei mass-media, ma altrettanti casi sono magari nascosti o comunque conosciuti da noi perché segnalati e altrettanto gravemente lasciati ai margini dei meccanismi che, ricordo, vedono già in ritardo la Regione Marche nell'applicazione della legge che tra l'altro è del 1996. Questi ritardi purtroppo avvengono ogni anno e dipendono dai meccanismi più complessivi di istruzione degli atti e dell'attività complessiva della Regione, cioè arrivano in ritardo in Commissione, poi la Commissione ritarda a sua volta e arriviamo sempre il 26 marzo a discutere di cose che dovrebbero invece essere già discusse nei primissimi tempi dell'anno per programmare l'attività 2003. Un'altra difficoltà avevo sollevato in sede di dibattito e non riprendo: quella di non avere raffronti rispetto all'attività svolta l'anno precedente. Ci sono cioè, tante volte, delle misure che vengono riproposte ma non sappiamo poi se hanno funzionato, in che percentuale, perché i dati sono parziali, cioè veniamo a discutere dei criteri 2003 quando ancora non abbiamo tutti i dati 2002 di funzionamento del meccanismo. Anche l'assessore Secchiaroli ha manifestato questa preoccupazione in sede di Commissione, perché effettivamente gli enti territoriali locali molto spesso non hanno puntualità di comunicazione con i nostri uffici regionali o viceversa, perché sono l'ufficio regionale, l'assessorato, i dirigenti che devono provvedere a un canale più immediato con i Comuni.
Le cose dovrebbero modificarsi con gli ambiti, si dice da parte dei più, cioè con il nostro piano sociale, con le modifiche che ci sono state. Ci sono molte misure che abbiamo individuato su questo atto amministrativo che riguardano il coordinatore d'ambito, l'ambito nella sua diretta e completa espressione, 24 sono gli ambiti della regione. Faccio questa domanda: quante risorse hanno a disposizione effettivamente gli ambiti e quante sono le risorse che vengono spese solo per le funzioni burocratiche di questi ambiti? Stiamo facendo dei passi in avanti o abbiamo ancora di più ingessato un percorso? Perché a me risulta che in certi ambiti i Comuni si dividono 100 milioni e il solo coordinatore ha, come appannaggio lordo 120 milioni l'anno. Cioè, 16 Comuni devono dividersi 100 milioni per fare non solo handicap ma le altre funzioni e poi la burocrazia ci costa di più o ha dotazioni maggiori. Quindi attenzione quando discutiamo di certe cose, al di là dei punti di vista partitici o comunque parziali, andiamo a vedere la sostanza. La sostanza significa vedere bene come hanno funzionato questi meccanismi negli anni scorsi, tararli effettivamente alle situazioni del territorio, snellire certe procedure, perché bisogna dare forza ai nostri interventi diretti verso le famiglie, soprattutto quando si parla di handicap. Così si fa razionalizzazione delle risorse, che pur nella loro redistribuzione che sarà discussa, ridiscussa in sede centrale e nazionale, però devono giungere al problema, senza assumere posizioni di parte, demagogiche, l'uno contro l'altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Anch'io farò un breve intervento, perché nella discussione generale è stato già sviscerato il problema, per lo meno in alcuni aspetti. Mi preme sottolineare che la presenza completa del gruppo di An sta a dimostrare che, al di là della polemica politica, noi teniamo a che si facciano poi le cose, perché queste sono cose che vengono fatte dai cittadini. Pensavamo che ogni giorno di ritardo di questo atto è non tanto un braccio di ferro tra maggioranza e opposizione ma un danno alle fasce più deboli della popolazione.
Detto questo, aggiungo che anche alcuni degli emendamenti recepiscono in parte gli interventi, anche il mio riguardo le borse di lavoro. Quello dell'occupazione della giornata da parte della persona con l'handicap è uno dei problemi più importanti e di maggiore qualità e qualificazione. Questo mi sta bene, così come mi sta bene per una particolare categoria, quella del disabile gravissimo, la liquidazione del contributo, che spesso è modesto, in una sola tranche. Quindi, anche questo emendamento è positivo.
Questi sono gli aspetti positivi, costruttivi e, se vogliamo, collaborativi per senso di responsabilità. Mi preme però sottolineare un aspetto che non può andare avanti: continuamente da parte dell'assessore ai servizi sociali Secchiaroli, ma anche da parte dei suoi collaboratori, si attaccano le politiche sociali oggi in atto. Non torno sulla discussione generale, perché ne ha parlato poco fa il consigliere vicepresidente della Commissione sanità Pistarelli, ma noi vogliamo modificare strutturalmente il concetto di assistenza, passando dalle burocrazia sociali che non ce la fanno a dare le cose — perché tutti gli investimenti vanno alla struttura — all'intervento diretto alle persone. Noi preferiamo che ci sia meno struttura e più soldi alle persone. Questa è la svolta significativa che vogliamo dare. Contro questo accadono alcune cose. Ve ne cito una, ma è carina: un genitore, purtroppo con un figlio disabile motorio grave, con carrozzella, da anni aveva presentato domanda all'assessorato con i fondi del 2001 per avere il contributo per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Essendo la pratica definita, approvata ecc., questa persona chiede questi soldi. Parliamo del 2001. La funzionaria risponde che non ci sono i soldi perché la colpa è del Governo Berlusconi. Questa è una cosa veramente vergognosa, perché parliamo di cose di due anni fa, con domande di due anni fa, c'erano ancora i fondi del precedente Governo e la colpa è di Berlusconi. Ma dove siamo arrivati? E' una cosa vergognosa. Questa persona doveva avere i soldi nel 2001 con i fondi del 2000, non li ha avuti e la colpa è di Berlusconi? Chiedo maggiore serietà. Questa persona si è imbestialita, perché è un iscritto ad An, mi ha chiamato e ha detto "facciamo la denuncia penale", ha trovato il nome della persona e tutto il resto. Ho detto che su queste cose così pesanti non ritengo utile andare, però non si può andare avanti così, perché la prossima volta facciamo una conferenza stampa e presentiamo il caso, perché queste non sono cose né corrette, né oneste, fanno parte solo della bieca strumentalizzazione politica.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Sono contento che finalmente riusciamo ad approvare questo atto, che è stato rinviato per una parte dei criteri che riguardano l'assistenza alle famiglie che hanno in casa soggetti disabili gravissimi ed è bene che ci confrontiamo su questa misura, perché stiamo discutendo di un intervento che solo la nostra Regione fa a questo livello sull'handicap gravissimo. Non parliamo di una cosa di ordinaria amministrazione rispetto alla disabilità e sappiamo quanto è difficile — Ciccioli lo conosce bene, anche per la professione che fa — arrivare alla definizione del termine "gravissimo", tanto è vero che le schede allegate all'atto, tra l'altro sono le prime che si adeguano al nuovo modello di valutazione dell'handicap grave e gravissimo, dettate con l'ICF e fatte proprie dall'Italia insieme ad altri 189 paesi del mondo. Si sa quanto è difficile. Noi stiamo rischiando una polemica su un intervento che solo la Regione Marche fa e ha affrontato, perché sfido chiunque a portarci interventi di altre Regioni per quanto riguarda l'assegno alle famiglie sull'handicap gravissimo, con le procedure che abbiamo messo in piedi, che hanno del "burocratese". Sapete benissimo che a livello nazionale si sta discutendo tutta la partita, giustamente, dell'accertamento, cercando di migliorare sempre la questione e cercando di sollevare le famiglie da un pellegrinaggio annuale continuo per andare di fronte ad una commissione medica e ribadire la propria disabilità che è in progressione e non in regressione nella maggior parte dei casi.
E' con questo spirito che credo vada fatta una discussione, in Consiglio, su una cosa che facciamo solo noi, con tutte le difficoltà che stiamo tentando di superare anno per anno, aggiustando il tiro, per rendere sempre più l'intervento efficace.
Ancora una volta rifiuto la tesi secondo cui stiamo burocratizzando il sociale. Noi stiamo rendendo, per la prima volta, il sociale pieno di partecipazione e di coinvolgimento, perché questo nei territori sta succedendo. Credo che questo non debba dare fastidio a nessuno. Proprio ieri abbiamo avuto finalmente l'assicurazione dal vicepresidente del Consiglio on. Fini, il quale ha posto la parola fine a tutta la questione dei tagli, a meno che il giorno 28 la presidenza del Consiglio dei ministri faccia ancora qualche resistenza. E' inutile fare nomi, perché sapete qual è l'unica resistenza rimasta su tutta questa partita: il ministro dell'economia. Però, al di là delle appartenenze, credo che questa parola nuova del vicepresidente del Consiglio — abbiamo aumentato di grado rispetto alle richieste che le Regioni avevano fatto di parlare con Berlusconi — ponga fine ad un problema non falso ma che esisteva in tutta la sua dimensione, perché proprio sulla droga tutte le Regioni avevano detto "i fondi fanno parte del fondo unico indistinto delle politiche sociali? Il problema del mancato trasferimento, come finisce?". Da lì l'impegno che il vicepresidente del Consiglio comunicherà domani ai presidenti in riunione.
Credo che su questo atto di indirizzo del riparto dei fondi per la 18 ci sia stato sempre un confronto molto aperto, approfondito e a nessuno giovano le polemiche in una Regione che tra l'altro stanzia 20 miliardi di vecchie lire di risorse proprio sul problema dell'handicap. Di tutto ci si può accusare, meno che questa Regione sull'handicap non si sia impegnata e non continui ad impegnarsi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La Commissione statuto, convocata per le ore 15 non terrà i suoi lavori qui ma nella "sala ovale", terzo piano di corso Garibaldi.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,05