Resoconto seduta n. 130 del 09/04/2003
Approvazione verbale


PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del R.I., il processo verbale della seduta n. 129 del 2 aprile 2003.

(E' approvato)




Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 168 in data 26 marzo 2003, ad iniziativa dei consiglieri Mollaroli, Giuseppe Ricci, Romagnoli, Grandinetti, Amati e Massi: «Sostegno allo sviluppo dell'istruzione e cultura universitaria nel territorio regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
- n. 169 in data 7 aprile 2003, ad iniziativa dei consiglieri Brini, Giannotti, Trenta, Ceroni, Cesaroni, Favia e Grandinetti: «Norme per il recupero abitativo dei sottotetti esistenti», assegnata alla IV Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 103 in data 7 aprile 2003, ad iniziativa della Giunta: «Legge regionale 42/74, art. 7 - approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2002 della Finanziaria Regionale Marche S.p.A. - in liquidazione», assegnata alla II Commissione in sede referente;




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 271 del consigliere Trenta: «SARS: morbo della polmonite atipica»;
- n. 272 dei consiglieri Amati, Rocchi, Luchetti, Benatti, Franceschetti, Procaccini, Moruzzi, D'Angelo e Andrea Ricci: «Adesione della Regione Marche alla manifestazione nazionale per la pace di Roma del 12 aprile 2003»;
- n. 273 dei consiglieri Moruzzi, D'Angelo, Avenali, Benatti, Tontini, Franceschetti, Mollaroli, Amati e Andrea Ricci: «Diritto d'asilo»;
- n. 274 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Catastrofe umanitaria in Iraq».


Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Martoni, Spacca, Trenta e D'Ambrosio.



Calendario delle sedute

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di annullare la seduta prevista per il Consiglio del 16 aprile prossimo.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Amati. Ne ha facoltà.

SILVANA AMATI. Intanto mi scuso per non essere arrivata in tempo alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, altrimenti avrei evitato questo intervento, ma ho avuto un contrattempo.
Sono due le questioni che vorrei porre all'attenzione, una legata all'ordine del giorno.
Lei ha adesso annunciato la mozione n. 272 nella quale si chiede l'adesione alla manifestazione di sabato 12 aprile 2003. Mi rendo conto della particolarità dell'argomento, ma un'altra discussione sulla questione della guerra non è indispensabile svolgerla. Chiedo invece, anche a nome dei co-firmatari di poter iscrivere la mozione e votare l'adesione alla manifestazione senza discussione, in modo che, al di là delle posizioni che potrebbero essere diversificate, ci sia però l'adesione del Consiglio regionale a questa iniziativa alla quale gli Enti locali per la pace hanno aderito, così come tante altre forze di associazionismo e politiche.
Un'altra questione non sarebbe rigoroso porla adesso, ma voglio comunque sottolinearla. Siccome i lavori del Consiglio si completano in mattinata e siccome noi, come Commissione per lo Statuto avevamo un'audizione con il Presidente del Consiglio, ho avuto più sollecitazioni a poter fare l'audizione di seguito ai lavori del Consiglio, quindi chiedo, se possibile, di chiudere i lavori del Consiglio alle tre e dalle tredici alle quattordici fare l'audizione con il Presidente del Consiglio. Se dal punto di vista delle interrogazioni si potesse tener conto di questo dato per poter svolgere l'audizione con il Presidente del Consiglio — la seconda dopo quella con il Presidente della Giunta, che facciamo con un impegno particolare — per poter dare seguito alle altre, secondo noi sarebbe utile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, vedo al n. 11 dell'ordine del giorno la mozione n. 270 presentata dal sottoscritto insieme al collega Pistarelli riguardante il ricorso al Tar che la Giunta regionale ha deciso contro la delibera Cipe del 31 ottobre 2002 riguardante il "quadrilatero viario" delle Marche. Avevo chiesto al Presidente già nell'ultima seduta di riferire su questa vicenda che è abbastanza angosciante per le popolazioni interessate, ma vedo che oggi sui banchi del Governo regionale c'è, per ora, solo l'assessore Ascoli. Debbo stigmatizzare il fatto che, di fronte a un atto che ritengo di assoluta programmazione, la Giunta non abbia riferito, tranne un brevissimo accenno istituzionale che non è sufficiente, perché il Consiglio dovrebbe conoscere le motivazioni che hanno portato a simile decisione, che rischia di riportare nell'incertezza tutta la programmazione delle nostre infrastrutture. Non so se qualcuno può rispondere, ma pongo questa questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Mi scuso di non aver potuto partecipare alla Conferenza dei presidenti di gruppo, tuttavia chiedo l'iscrizione d'urgenza di una mozione che il nostro gruppo ha presentato sulla questione della guerra, in particolare sul "cessate il fuoco" per aprire un canale umanitario.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Caro consigliere Massi, ritengo che sia opportuno che la Giunta risponda tempestivamente su questo problema, quindi concordo sulla necessità di farlo, tuttavia, essendo oggi il Presidente a Bruxelles per motivi istituzionali ed essendo il Vicepresidente Spacca malato e quindi impossibilitato a partecipare, le chiederei di pazientare e di iscrivere questa questione all'ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale del 7 maggio, con una corsia privilegiata.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Sono d'accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Circa la proposta del consigliere Procaccini, non c'è ancora una documento cartaceo alla nostra attenzione. Se potessi prenderne visione, potrei esprimere un mio parere.

PRESIDENTE. Per quel che riguarda la richiesta avanzata dal collega Massi, c'è la dichiarazione anche dell'assessore Ascoli che non è possibile trattarla in seduta odierna, data anche l'assenza del Presidente, quindi ci impegneremo a trattarla nella prossima seduta con carattere di priorità rispetto alle altre.
Per quanto riguarda le richieste di iscrizione delle mozioni 272, prima firmataria Amati e 274, primo firmatario Procaccini, credo che l'aula potrà iscrivere le mozioni, ma diventerà difficile fare la discussione delle mozioni stesse nel momento in cui mi pare di aver capito che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di completare i lavori nella mattinata. Se siamo tutti in condizioni di governare i lavori dell'aula, potremmo completare i lavori stessi entro le 13 e quindi tenere immediatamente di seguito la riunione della Commissione Statuto per consentire ai colleghi di liberarsi intorno alle 14, in un orario decente per poter completare tutto nella mattinata.
Per quanto riguarda la richiesta di votazione della mozione 272, stiamo facendo fotocopiare le mozioni, perché ne ho dato comunicazione ora, quindi sia la richiesta della collega Amati di porre in votazione la 272, sia quella del collega Procaccini di iscrivere la 274 andranno prese in esame dopo che i due documenti siano stati distribuiti e conosciuti dai colleghi. Se non vi sarà discussione è ovvio che si potrà procedere a una votazione sulle mozioni, se invece dovessero esservi problemi in merito alla possibilità di dover attivare comunque una discussione, un conto è chiedere la discussione un conto è arrivare alla discussione delle mozioni stesse.
Proverei quindi a far distribuire le due mozioni e poi, al termine delle interrogazioni procedere alla votazione per la loro iscrizione e anche alla eventuale decisione circa la votazione di un a mozione o di entrambe al momento in cui l'Assemblea avrà a disposizione gli atti.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Non entro nel merito, perché in altre occasioni questo Consiglio ha votato l'iscrizione a prescindere dalla documentazione a disposizione per ogni consigliere. Noi potremmo votare e contemporaneamente distribuire le copie, come abbiamo fatto sempre, perché le copie delle mozioni sono state depositate alla segreteria del Consiglio, oggi chiediamo l'iscrizione e contemporaneamente la distribuzione. Non mi pare nulla di scandaloso.

PRESIDENTE. In merito non ho obiezioni. Per quanto riguarda le iscrizioni credo che non vi sarà problema alcuno; il problema sarà, ovviamente, nella fase successiva, cioè il fatto che si possa arrivare ad una discussione ed eventuale votazione. Evitando di fare una doppia votazione, adesso per l'iscrizione e poi per decidere se discutere e votare, ho pensato che si potrebbe fare tutto non appena gli atti saranno distribuiti.
Se siamo d'accordo, proseguirei con il primo punto all'ordine del giorno.

(Così rimane stabilito)



Interrogazione (Svolgimento): «Bando di gara per il conferimento di incarico professionale per la progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori di restauro dei danni prodotti dal sisma del settembre 1997 al complesso storico dell'Istituto "Montani" di Fermo — Fondo ex lege n. 61/98» Castelli (369)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 369 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l'assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Leggo la risposta: "Ricordato che con determinazione n. 271 del 25.09.200 del Dirigente del Settore Edilizia Scolastica e Patrimonio, fu approvato il bando per l'affidamento di un incarico di progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori di riparazione dei danni prodotti dal sisma del 1997 agli edifici storici dell'ITI "Montani" di Fermo; che lo stesso bando prevedeva un limite di spesa di L. 362.501.251, oltre all'IVA competente e quindi inferiore al limite di 200.000 ECU stabilito dal 2° comma dell'art.14 della legge 61/98; che il predetto bando è stato pubblicato presso gli Albi Pretori della Provincia di Ascoli Piceno, del Comune di Fermo, esteso in copia agli Ordini Professionali provinciali degli Ingegneri e degli Architetti e anche diffuso a mezzo di sistemi informatici in rete; che l'Ordine degli Architetti della Provincia di Ascoli Piceno e l'Ordine degli Ingegneri della stessa Provincia, rispettivamente con le note del 10.10.2001 n. 917 e del 15.11.2001 n. 2223, hanno criticato il Bando pubblicato, ritenendo lo stesso inadeguato e per contenuti tecnico professionali e per i tempi assegnati per la produzione delle prestazioni richieste; che, in particolare, l'Ordine degli Ingegnerei ha ritenuto di dover evidenziare che l'importo della parcella predeterminata sarebbe stato ottenuto con la parziale applicazione delle norme relative alla tariffa professionale, aggiornata secondo il D.M. 4.4.2001, con la conseguenza di comprimere l'importo della parcella al disotto del limite dei 200.000 ECU stabilito dalla legge 61/98 ed utile ad affidare l'incarico in questione in maniera fiduciaria ai sensi dell'art. 14 della stessa legge 61/98; che, sempre secondo l'Ordine degli. Ingegneri, più in particolare il suddetto artificio per il contenimento dell'importo della parcella, si sarebbe concretizzato escludendo dalle prestazioni la Direzione Lavori e frazionando artificiosamente le prestazioni relative alla sola progettazione.
Ritenuto di dover precisare che l'Amministrazione non ha mai inteso assegnare oltre l'incarico di progettazione anche quello relativo alla direzione dei lavori, giacché dispone nei propri ruoli tecnici di un adeguato numero di professionisti più che in grado di sostenere quella Direzione lavori.
Ritenuto, inoltre, di dover chiarire che nello stesso bando non era stata richiesta la progettazione di massima dello stesso intervento e l'insieme di tutte le attività urbanistiche e di programma, solitamente connesse con la progettazione di massima, proponendosi l'incarico medesimo la progettazione di un intervento di riparazione e consolidamento statico di un edificio esistente e danneggiato dal sisma.
Preso atto che per effetto del bando pubblicato sono pervenute al Settore Edilizia Scolastica e Patrimonio n. 32 plichi, contenenti altrettante richieste di partecipazione alla selezione, inviati da professionisti singoli o associati.
Ritenuto, inoltre di dover prendere atto delle note dei suddetti Ordini professionali, ed in particolar modo di quella dell'Ordine degli Ingegneri la quale, senza nulla aggiungere e chiarire sotto il profilo eminentemente analitico e relativo al calcolo della parcella, getta una inammissibile ombra di illiceità sulla strutturazione stessa del bando pubblicato;.
Considerato che l'Amministrazione Provinciale, con appositi atti amministrativi ha deciso di provvedere all'ammodernamento del sistema infrastrutturale scolastico ascolano, che prevede la realizzazione del nuovo Istituto Tecnico per Geometri, del nuovo Istituto tecnico Agrario e dell'annesso Convitto, e la ristrutturazione di altri immobili aventi già destinazione scolastica, mediante ricorso al Project-Financing, procedura questa che affida a privati la quasi totalità degli atti tecnici necessari all'attuazione dei programmi realizzativi.
Considerato, altresì, che con determinazione n. 242 del 05.12.2001 il Servizio Gestione Risorse Amministrative ha reso disponibile al Settore Edilizia Scolastica e Patrimonio un'ulteriore figura professionale, ovvero un Ingegnere, da distaccarsi presso il Circondario di Fermo, proprio per attendere alle necessità tecniche delle strutture scolastiche di quel Comprensorio.
Considerato, inoltre, che per effetto delle nuove assegnazioni di personale e per effetto della decisione dell'Amministrazione Provinciale di ricorrere al Project Financing per la realizzazione di gran parte dei suoi programmi scolastici di breve e medio termine, la dotazione di personale tecnico del Settore Edilizia Scolastica e Patrimonio, risulta ora adeguata e sufficiente anche ad effettuare progettazioni quale quella di restauro strutturale degli edifici dell'I.T.I. "Montani" di Fermo, danneggiati dal sisma del 1997, potendo contare su un gruppo di elevata specializzazione, composto da 6 ingegneri, 1 architetto ed 1 geologo.
Tutto ciò premesso e considerato, l'Amministrazione provinciale, con determinazione n. 438 del 31 12.2001, .del Dirigente del Settore edilizia Scolastica e Patrimonio, ha revocato il bando di gara, approvato con la determinazione n. 27 1/2001, restituendo ai professionisti, che hanno presentato richiesta di partecipazione alla progettazione di che trattasi, la documentazione all'uopo inviata.
Conseguentemente, con la stessa determinazione n. 438/2001 è stato stabilito di affidare la redazione del progetto dei lavori in parola all'Ufficio Tecnico del Settore Edilizia Scolastica e Patrimonio".
La risposta è a firma del dirigente del settore tecnico ing. Elio Rocco.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Credo che questa vicenda, al di là del merito che mi sembra abbastanza chiaro ed evidenziato nel dettaglio dalla risposta dell'arch. Rocco possa consentire solo un brevissimo commento su un problema che abbiamo affrontato anche in occasione della scorsa seduta, ovvero come, sostanzialmente, al di là dei rilievi mossi dagli ordini degli architetti e degli ingegneri, si renda necessaria nel sistema delle autonomie locali una valutazione di legittimità che oggi, nel nostro ordinamento è stata del tutto espunta in ragione dei soli criteri di efficacia ed efficienza che assurgono ormai ad elemento esclusivo di valutazione dell'atto e del provvedimento amministrativo. In realtà, sul problema dell'Iti "Montani" di Fermo e della progettazione si sono evidenziati dei rilievi che in qualche misura hanno portato a un'evoluzione positiva della faccenda. Credo, in sostanza, che la possibilità che la progettazione rimanga in capo ai membri degli uffici tecnici delle amministrazioni pubbliche sia comunque un sinonimo e sintomo salutare della qualità, ma anche della capacità di sfruttamento positivo della forza lavoro della pubblica amministrazione.
L'unica valutazione che volevo fare è quindi questa: la Provincia di Ascoli Piceno ha corretto il tiro rispetto a delle valutazioni che ritiene e qualifica come inammissibili ma che in realtà conferma come fondate; l'Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno ha provato a dare una progettazione all'esterno, approfittando della possibilità di un conferimento fiduciario, probabilmente introducendo qualche elemento discutibile sulla quantificazione dell'incarico e gli ordini professionali sono intervenuti.
Visto che perseverare è diabolico ed errare umano, bene che in definitiva la vicenda si sia chiarita in questi termini, ma torno in questa occasione, molto brevemente, sulla necessità di approntare per le autonomie locali — e quindi addivenire ad una legge di soppressione o riforma dell'attuale Co.Re.Co. — un sistema che possa in qualche modo guarnire il sistema della decisione degli enti locali anche di una serie di filtri che non devono essere dei legacci, dei bavagli, ma che possano in qualche misura rappresentare il punto di riferimento per coloro che — nel caso di specie sono stati gli ordini professionali — hanno da evidenziare qualcosa che poi può essere manifestato con più o meno decisione. In questo caso fui in qualche modo contattato da loro, ma al di là della "vivacità" del singolo consigliere regionale, sarebbe bene, soprattutto in questa materia, che vi fossero sistemi di difesa immunitaria che, senza cadere o scadere nel vincolismo burocratico, possano garantire la possibilità di controllo e di correttezza amministrativa delle cose.
Ringrazio comunque della risposta l'assessore Ascoli.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione dello stabilimento della Fabercarta (ex Cartiere Miliani) di Castelraimondo» Grandinetti (538)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 538 del consigliere Grandinetti.
Per la Giunta risponde l'assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Su questo argomento siamo molto sensibili, come sugli argomenti sui quali abbiamo ragionato nel precedente Consiglio regionale, sempre in riferimento alle Cartiere Miliani, quindi proverò a rispondere aggiungendo alcune osservazioni in merito alla ulteriore interrogazione che il dott. Grandinetti ha presentato più di recente.
In data 21 marzo 2002 si è conclusa la procedura di privatizzazione della Cartiere Miliani Fabriano S.p.A. con la cessione dell'intero pacchetto azionario dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato alla Società Cartiere Fedrigoni e C. di Verona.
Il Gruppo Fedrigoni con l'acquisizione della CMF diventa, nel mercato europeo uno dei primi 5 gruppi industriali nella produzione di carte speciali. La gestione della CMF S.p.A. è quindi passata dall'IPZS alle Cartiere Fedrigoni e C. SpA, unitamente ad alcune società controllate: Cartamano SpA (partecipata al 100%), azienda che commercializza prodotti di gamma alta collegati al settore carta, Sicma SpA (80%), azienda metalmeccanica che opera nel settore degli impianti e macchinari per cartiere, Miliani Immobiliare Srl (100% ), che gestisce fabbricati ad uso civile nella zona di Fabriano e la Fabercarta di Fabriano SpA. con il 50% di partecipazione che opera nel settore cartotecnico con stabilimento ex CMF sito a Castelraimondo (MC).
La Società Fabercarta è stata costituita nel giugno 2000 - per rilevare l'ex cartiera Miliani di Castelraimondo - con capitale misto paritetico tra CMF e il socio privato Beta Rotoli S.p.A. di Cerreto d'Esi il quale da diversi anni è leader italiano e europeo nel settore dei moduli continui, carta da fax, e cartotecnica industriale in genere. Alla Beta Rotoli SpA è stata affidata la responsabilità operativa sotto il profilo industriale tenuto conto dell'esperienza accumulata nel settore della cartotecnica industriale, a CMF sono riservate le attività di controllo. La società Fabercarta ha sviluppato l'attività di cartotecnica utilizzando la carta trattata con la pattinatrice BMB e macchine messe a disposizione da Beta Rotoli SpA, in tal modo è stata razionalizzata l'attività produttiva con rientro di produzioni prima demandate a terzi.
La Fabercarta SpA di Castelraimondo ha riassorbito progressivamente da Cartiere Miliani Fabriano personale in cassa integrazione così come previsto dall'accordo sindacale del 30 maggio 2000.
L'azienda nell'ultimo periodo del 2002 versava in una situazione di difficoltà caratterizzata da un consistente calo di commesse rilevate maggiormente sul settore della carta chimica. Per questo motivo è stato richiesto, a suo tempo, l'intervento di integrazione salariale per 40 dipendenti.
La notizia ha avuto larga eco sui giornali locali prefigurando uno stato di crisi aziendale che poteva mettere seriamente in pericolo numerosi posti di lavoro.
Le istituzioni interessate e le organizzazioni sindacali si sono immediatamente mobilitate, costituendo un "comitato di crisi" con il compito di valutare ed esaminare la situazione dello stabilimento della Fabercarta SpA- ex Cartiere Miliani Fabriano.
In data 28 agosto 2002 il Direttore del Dipartimento "Sviluppo economico" nonché il Dirigente del Servizio Formazione Professionale e Problemi del Lavoro partecipavano - in rappresentanza della Regione - all'assemblea del Comitato di crisi indetta dal Comune di Castelraimondo, assicurando ai presenti la massima collaborazione e il concreto sostegno della Regione per trovare una soluzione non traumatica alla paventata crisi occupazionale.
Il giorno 5 settembre 2002 i due dirigenti regionali sopra richiamati convocavano una riunione con i rappresentanti delle RSA e delle OO.SS. provinciali e regionali. Dalla riunione è emersa la preoccupazione per la situazione occupazionale che si sta creando all'interno della Fabercarta Spa, nonché la necessità di comprendere le reali intenzioni della proprietà sul futuro dell'azienda e trovare quindi rapidamente una via d'uscita alla crisi.
Sulla scorta delle decisioni prese nell'ambito degli incontri del 28/8/2002 e del 5/9/2002 l'Assessore regionale alle Politiche del Lavoro Marcello Secchiaroli ha invitato per il 6/9/2002 i rappresentanti delle due società che detengono le quote azionarie, CMF e Beta Rotoli ad una riunione per esaminare congiuntamente la situazione dell'azienda Fabercarta SpA.
Alla riunione erano presenti oltre al sig. Bellocchi Celso nella duplice veste di Amministratore delegato della Fabercarta SpA e Presidente del CdA della Beta Rotoli SpA, il Sindaco del Comune di Castelraimondo Renzo Marinelli e il Presidente della provincia di Macerata Pigliapoco.
Il sig. Bellocchi riferiva che la causa della richiesta di CIGO per i 40 dipendenti andava ricercata in una crisi momentanea della cartochimica che si presentava con calo di commesse, e nonostante le economie effettuate venivano evidenziate le entità delle perdite che nel 2001 ammontavano a circa 6 miliardi e per il 2002 a 2 miliardi delle vecchie lire.
Per la ripresa produttiva - attraverso il pieno utilizzo della macchina pattinatrice utilizzata per produrre carta termica - e quindi anche il rientro di tutto il personale attualmente collocato in CIGO era strategica la definizione dei nuovi assetti societari tra i due partner, in quanto il possesso di quote azionarie paritetiche ha creato qualche problema poiché non consentiva una precisa linea direzionale. In quella occasione la Società Beta Rotoli poteva esercitare - come poi n realtà ha esercitato - il suo diritto di opzione sul rimanente 50% così come previsto nei patti parasociali.
Il 18 novembre 2002 presso la sede dell'Assessorato regionale alle Politiche del Lavoro si teneva un ulteriore incontro per esaminare la situazione dell'azienda Fabercarta Spa.
La riunione indetta dall'Assessore Marcello Secchiaroli - congiuntamente al Sindaco di Castelraimondo ed al Presidente della Provincia di Macerata - aveva lo scopo di aggiornare le OO.SS. e le istituzioni sugli sviluppi della vicenda legata alla definizione dell'assetto societario e dell'attuale momento di difficoltà che sta attraversando l'azienda.
Erano presenti oltre a rappresentanti sindacali di livello regionale, provinciale e aziendale anche il Sig. Celso Bellocchi in rappresentanza della Beta Rotoli spa e il Dott. Eros Pietrapiana in rappresentanza delle Cartiere Miliani Fabriano. Sul tavolo oltre alla questione relativa al passaggio di quote azionarie da CMF a Beta Rotoli c'era anche la richiesta di avere risposte sull'utilizzo della cassa integrazione guadagni, sulla salvaguardia dei livelli occupazionali e sul futuro dell'azienda.
Il sig. Bellocchi riferiva che al termine di complesse trattative tra i soci della Fabercarta alla fine si è arrivati ad un accordo - ancora da formalizzare - sulle modalità per la cessione da parte di CMF della sua quota azionaria. Il rilancio dell'azienda avverrà attraverso una conversione produttiva per il potenziamento del settore cartotecnica attuando un programma di investimenti che nei dettagli dovrà essere ancora messo a punto, ma diventerà oggetto di confronto sindacale. Non è stata esclusa la possibilità di eventuali futuri ricorsi a periodi di cassa integrazione, limitati nel tempo per consentire la installazione di nuovi macchinari.
Le OO.SS. sindacali prendevano atto delle novità emerse nell'incontro, del nuovo rapporto che si è riusciti ad instaurare con la proprietà, della prospettiva che si riusciva ad intravedere per il rilancio dell'azienda e per i lavoratori, nella consapevolezza che vi erano ancora problemi difficili da superare, auspicavano una fattiva collaborazione tra OO.SS. e azienda per creare le condizioni affinché si potessero concretizzare le iniziative aziendali per il rilancio dell'azienda.
Successivamente la direzione aziendale della Fabercarta Spa comunicava all'Assessorato regionale al lavoro di aver predisposto il piano industriale per il rilancio dell'azienda che veniva poi illustrato alle parti sociali e ai rappresentanti delle istituzioni in mia presenza, in data 22 gennaio 2003.
In quella sede il sig. Celso Bellocchi comunicava ufficialmente che la Beta Rotoli Spa aveva acquisito dal Gruppo Fedrigoni la metà del pacchetto azionario della Fabercarta di Fabriano SpA.
Il Piano industriale - oltre a mantenere gli attuali livelli occupazionali - cerca di rilanciare l'azienda con un programma di investimenti per gli impianti sul versante della carta termica e del settore cartotecnico, che nel periodo 2003-2005 ammonteranno a 4,2 milioni di euro. Al riguardo le OO.SS. hanno chiesto di approfondire - con la proprietà - alcuni aspetti del piano e alcune modalità di interventi.
Io e i rappresentanti delle altre istituzioni presenti all'incontro ci siamo dichiarati ottimisti per l'esito della vicenda, in primo luogo perché l'azienda non appariva intenzionata neanche per il futuro a ridurre la forza lavoro, poi per l'impegno a rilanciare l'attività aziendale su settori produttivi in linea con le richieste del mercato.
Successivamente si sono diffuse ulteriori voci su incertezza nel management industriale e su difficoltà dell'occupazione, ho personalmente parlato con il sig. Bellocchi lunedì 31 marzo, gli ho telefonato per chiedere lumi sulla situazione, mi ha detto che a suo parere non c'erano grandi problemi, comunque ci siamo lasciati con l'idea di risentirci e credo di poter sicuramente addivenire positivamente alla richiesta del dott. Grandinetti di convocare quanto prima un incontro con l'azienda e i sindacati per verificare lo stato di attuazione del piano di rilancio, degli interventi previsti e soprattutto per esaminare anche la possibilità, peraltro già oggetto di attenzione dell'assessore Spacca, di utilizzare fondi per eventuali situazioni sismiche precedentemente verificatesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti per dichiararsi soddisfatto o meno.

FABRIZIO GRANDINETTI. Ringrazio l'assessore Ascoli per la sua risposta, specialmente nel finale in cui riscontra un interrogativo che non era all'ordine del giorno, ma, ho cercato di attualizzare la situazione rispetto alla risposta data la scorsa settimana ad interrogazioni di altri colleghi e gliel'ho portato in modo cartaceo.
Si vede qualche spiraglio positivo nella soluzione di una crisi che ormai dura da anni. Non c'è stata speculazione da parte dell'opposizione, della situazione post-terremoto. Però è anche vero che la cosa è stata gestita in modo che ci fossero delle ricostruzioni degli immobili, mentre si è un po' tralasciata la grande occasione di sviluppare quella zona, una zona molto trascurata in passato per ragioni di infrastrutture e per ragioni storiche. Ha pochi abitanti, ma lo spopolamento nel riequilibrio delle Marche sarebbe un fatto negativo e l'urbanizzazione caotica della costa non dovrebbe interessare né la Giunta delle Marche né il Consiglio tutto.
Ho dunque avuto delle risposte abbastanza concrete. Proponevo di usare dei fondi che poi sono rientrati e non sono stati più utilizzati, ad esempio i tre miliardi della famosa delibera. Tutta questa situazione è stata condotta da un "Comitato di crisi" di cui facevo parte, formato sia da rappresentanti della Giunta che dai consiglieri del territorio, sia da rappresentanti della Provincia, sia da rappresentanti sindacali. C'è dunque stata una presenza di tutte le istituzioni insieme ai rappresentanti dei lavoratori. Penso che possa essere una iniezione finalizzata a una nuova efficienza e non una goccia in una situazione che poi non ha futuro.
Dobbiamo quindi cercare di sistemare le cose in modo concreto, affinché fra qualche mese non ci ritroviamo in questa situazione. La buona volontà l'ho riscontrata, perché ho avuto finalmente una risposta non in "politichese" ma di estrema chiarezza. Aspetto adesso la concretizzazione di tutto ciò, per dare speranza ad una zona che è veramente trascurata per ragioni di territorio, di viabilità ecc.
Quindi aspetto notizie di concretizzazione dopo quelle che ho avuto da una risposta che è teoria, ma che attiene ad una buona volontà da parte dell'assessorato che se ne occupa.



Interrogazione (Svolgimento): «Problema delle vasche di esondazione in località Brugnetto di Senigallia» Ciccioli (402)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 402 del consigliere Ciccioli.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI.
Attualizzando l'interrogazione all'aprile 2003 si può evidenziare quanto segue.
Quanto riportato nella risposta all'interrogazione datata febbraio 2002 (allegato A) non sono più validi gli ultimi tre capoversi in quanto dal 4 aprile 2002 sono state trasferite alla Provincia di Ancona tutte le competenze afferenti le opere idrauliche tra cui rientrano anche i lavori relativi alle vasche del Misa.
Nel dettaglio dei punti evidenziati nell'interrogazione si rappresenta quanto segue.
Punto 1. Riguardo a tale punto nella relazione suddetta sono evidenziati tutti i passaggi dell'iter complesso che ha avuto la progettazione ed il definitivo appalto dei lavori...

CARLO CICCIOLI. Assessore, scusi l'interruzione. Mi rivolgo al Presidente per dire che questa moda di convocare le riunioni durante i lavori è una cosa indecente.

PRESIDENTE. Collega Ciccioli, nessuno ha convocato riunioni. Non so se in questo momento ci sono riunioni in corso, ma convocare riunioni di Commissione è competenza della presidenza durante il corso dei lavori e questa presidenza non ha convocato Commissioni. Quindi si sta procedendo con i lavori d'aula e sono gli unici legittimati ad andare avanti.
Prego, assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Aspetto significativo è che la Giunta regionale nella seduta dell'1.6.1999 ha disposto che l'esecuzione dei lavori fosse delegata al Comune di Senigallia. Tale trasferimento ha prodotto di fatto il fermo della prosecuzione dell'appalto che è ritornato in Regione nell'ottobre 2000 e quindi dopo 16 mesi di blocco assoluto di ogni procedura. Nel dicembre 2000 i lavori sono stati trasferiti al Servizio decentrato OO.PP. di Ancona, che richiedeva il mantenimento delle somme disponibili.
Punto 2. Riguardo a tale punto può rispondere soltanto la Provincia di Ancona che ha in corso una verificazione degli atti progettuali sia in merito agli aspetti tecnologici e sia in merito ad una diversa collocazione delle vasche. Su tale ultimo aspetto è opportuno riflettere in quanto il progetto era stato valutato sotto il quadro delle verifiche idrauliche che conducevano a tale dimensionamento. D'altronde il PAI colloca buona parte delle aree del centro storico di Senigallia in zona a rischio di esondazione che validano, senza ragionevole dubbio, la correttezza del dimensionamento del progetto iniziale. Comunque spetta alla provincia definire in modo più appropriato.
Punto 3. A tale quesito può dare risposta solo la Provincia di Ancona.
Punto 4. Con nota n. 909 in data 6.6.1995 il Servizio Urbanistica della Regione Marche ha richiesto al Ministero per l'Ambiente Servizio VIA se l'opera rientrasse nella tipologia descritta dall'art. 1, lett. 1 del DPCM 377/88 e di conseguenza se debba essere sottoposta alla procedura di impatto ambientale. Il Ministero dell'Ambiente con nota del 6.10.1995 n. 7618 ha comunicato che l'opera non è soggetta a VIA in quanto non è finalizzata a trattenere le acque in modo durevole.
Con DGR 3043 del 20.4.1997 è stata rilasciata l'Autorizzazione paesaggistica ai sensi della legge 1497/39. L'opera in sé ha avuto tutti i pareri regionali (vedasi relazione Allegato B fatta dal Servizio LL.PP. 1'1.7.1998).
Punto 5 e Punto 6. Su tali punti non è possibile rispondere in quanto lo studio del progetto esaurisce tali verificazioni. Per la zona Cannella la Provincia sta verificando, ma l'aspetto assume un risvolto molto riduttivo dell'area soggetta a vasca, con la conseguenza diretta che l'opera in sé non sarà esaustiva della problematica dell'esondazione. L'individuazione di vasche minori che in sequenza temporale dovrebbero supplire alla vasca di espansione più grande è una problematica molto complessa sotto l'aspetto idraulico.
Punto 8. Riguardo agli espropri anche l'indennità di asservimento è soggetta agli eventuali ricorsi alla Commissione provinciale prevista dalla norma vigente.
Punto 10 e punto 11. Da quanto si evidenzia negli atti per la predisposizione del progetto, il Servizio LL.PP. ha interpellato i vari soggetti per l'adeguamento del progetto alle esigenze da essi rappresentate. Ciò è individuato nel Decreto 382/98 che approva il progetto esecutivo aggiornato per l'importo di L. 1 5.752.000.000.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

CARLO CICCIOLI. In parte è una risposta tecnica molto legata agli atti, in parte però c'è una considerazione da fare. Dal 16 febbraio 1988, data iniziale di indicazione dell'opera, si è creato un clima fortissimo di incertezza per un'opera che riguarda tanti ettari, perché alla fine l'opera coinvolgerà quasi 40 ettari di terra. Se è necessaria occorre andare a determinarla. C'è stata un'incertezza nella conduzione della Regione che è durata dal 1988 ad oggi, con una serie di valutazioni su pareri dei Ministeri che, come ho sentito oggi, addirittura non erano necessari, come per la VIA e per altri pareri, ognuno dei quali ha tenuto fermo il progetto per anni. Ci sono una serie di abitazioni, anche uniche, non solo immobili rurali, e comunque tutta una valutazione del terreno che ha danneggiato fortemente i residenti. Sono terreni incolti, non utilizzati per anni, perché da un momento all'altro dovevano cominciare i lavori, sui quali i proprietari hanno pagato le tasse. Inoltre c'è un altro aspetto: quello dell'indennità di esproprio. E' chiaro che zone abbandonate, comunque in una situazione di incertezza di quel genere hanno avuto un crollo commerciale e una valutazione d'esproprio molto più bassa.
Ci vuole un'accelerazione forte. Ho sentito del passaggio della delega alla Provincia. Di fatto mi sembra di capire che la Regione mantiene la prerogativa di dare le autorizzazioni definitive, mentre la Provincia è l'organo tecnico che deve definire i lavori. Resta il fatto che in tutto questo passaggio, a tutt'oggi non è chiaro dove il progetto andrà a realizzare le opere e come dovrà essere la perimetrazione di queste vasche, perché il progetto mi sembra che non sia ancora calato precisamente sul territorio nel senso della comunicazione ai proprietari. In base alle modifiche del progetto che sono state fatte negli anni, i proprietari dovranno prendere proprie determinazioni.
La Regione mantiene l'appalto, mentre la Provincia diventa l'ente esecutivo e di controllo. (Interruzione) Ah, il progetto è della Provincia, l'esecuzione dei lavori del Comune di Senigallia. E la Regione cosa fa?

LUCIANO AGOSTINI. Il livello autorizzativo.

CARLO CICCIOLI. Quindi fa solo la burocrazia delle carte. Comunque, in questo discorso delle deleghe non si sa chi fa che cosa. Bisogna che la Regione si attivi affinché il Comune di Senigallia proceda alla realizzazione delle opere e alla Provincia spetta la verifica?

PRESIDENTE. Non potete interloquire. L'assessore le farà avere la risposta anche in copia, dato che l'ha letta.

CARLO CICCIOLI. E' una cosa complessissima. Io non sono riuscito a capirla, ma mi sembra neanche l'assessore, perché sta ripassando la risposta.

PRESIDENTE. E' un tema che tratta per delega indiretta, quindi le darà la risposta così come è stata scritta.

CARLO CICCIOLI. Comunque sono insoddisfatto perché dal 1988 la Regione tratta questo problema e non è riuscita ad arrivare a una soluzione. Nel frattempo sono cambiate le leggi di realizzazione delle opere almeno due volte, prima con la delega alle Province, adesso con la delega ai Comuni. La Regione si faccia parte diligente a stimolare Provincia e Comune a realizzare le opere e pagare i cittadini, tra l'altro nel rischio, perché siccome si tratta di vasche di contenimento delle piene del fiume Misa, già è accaduto che vi sinao state esondazioni e se vi fosse un caso di precipitazioni eccessive avremmo un altro allagamento della zona della valle del Misa, di Senigallia ecc. Ognuno tiri le somme di come si è comportata la pubblica amministrazione.



Interrogazione (Svolgimento): «Classificazione strutture ricettive» Giannotti (403)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 403 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. L'articolo 1, comma 2 della legge regionale 22/10/1994 concernente "Norme sulla classificazione delle strutture ricettive" prevede che le aziende organizzate per l'esercizio dell'attività ricettiva vengano classificate in base ai requisiti fissati con apposito decreto del Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta medesima.
L'articolo 8, comma 2 della stessa legge prevede che le aziende ricettive alberghiere, ovvero alberghi e residenze turistico-alberghiere, siano classificate in base a requisiti qualitativi minimi predeterminati e necessari per ciascun livello di classifica.
In attuazione delle suddette norme, con la deliberazione della Giunta regionale n. 4228 del 21/11/1994 e con successivo decreto del Presidente della Giunta regionale n. 509 del 23/12/1994, sono stati approvati i requisiti qualitativi minimi per gli alberghi, così come indicati nella tabella A allegata ai provvedimenti medesimi.
La deliberazione di Giunta n. 4228/1994 è stata successivamente modificata ed integrata con deliberazioni n. 1301 del 6/5/1996, n. 2131 dell'1/8/1997, n. 438 del 2/3/1998, n. 468 dell'l/3/1998, n. 586 del 15/3/1999 e n. 2551 del 27/11/2000.
L'articolo 9 della legge regionale n. 42/1994 precisa che la classificazione degli esercizi ricettivi ha validità per un quinquennio e viene rinnovata per periodi della stessa durata.
Le operazioni relative devono essere espletate nel semestre precedente a ciascun quinquennio.
L'articolo 20, comma 1 della legge regionale 31 agosto 1999, n. 23, in deroga all'articolo 9, comma 1 della legge regionale n. 42/1994, prorogava fino al 31 dicembre 2000 la classificazione degli esercizi ricettivi per il quinquennio in scadenza il 31 dicembre l999. Conseguentemente le procedure per la nuova classificazione dovevano essere attivate dalle Province, delegate in materia dall'1/7 dell'anno 2000.
L'amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino ha, quindi, classificato le strutture ricettive nel territorio di competenza entro i termini e secondo le procedure previsti dalla normativa n vigore.
Analogamente alla Provincia di Pesaro-Urbino anche l'Amministrazione Provinciale di Macerata ha provveduto, nei termini di legge, alla classificazione delle strutture ricettive di competenza per il quinquennio 2000-2005, secondo il dettato della legge regionale n. 42/1994.
E' in via di conclusione anche la classificazione nella Provincia di Ancona con oltre 1'80% di strutture ricettive definitivamente classificate a seguito dell'emanazione e della notifica dei relativi provvedimenti amministrativi. Per le restanti strutture è ancora in corso il procedimento di classificazione per la richiesta di chiarimenti in contraddittorio.
Infine per la Provincia di Ascoli Piceno, l'Ufficio Turismo, dal momento della scadenza del quinquennio ha proceduto ad avviare 215 procedimenti amministrativi pari al 71% del totale, effettuando oltre 104 sopralluoghi. Attualmente le strutture definitivamente classificate sono 74 pari al 24% del totale così suddivise: 60 alberghi, 1 residenza turistica alberghiera, 1 villaggio turistico e 12 campeggi.
Ciò premesso si ritiene opportuno formulare alcune brevi considerazioni sul tema della ''qualità" delle strutture ricettive già anticipate agli stessi Operatori turistici e largamente condivise dagli stessi.
Non vi è dubbio che l'attuale forma di classificazione, specialmente per gli alberghi, non appare più adeguata alle attuali dinamiche del mercato turistico sempre più globalizzato e, quindi. altamente competitivo.
L'attribuzione delle "stelle", allo stato attuale, non corrisponde alle esigenze del turista Consumatore per mancanza di uniformità dei criteri e di omogeneità applicative sul territorio nazionale.
Essendo, infatti, la competenza in materia delle Regioni il tentativo di adottare standard il più possibile uniformi, portato avanti dal Coordinamento interregionale per le materie del turismo, è risultato inefficace per le scelte autonomamente adottate dalle singole Regioni. Norme e vincoli spesso disomogenei condizionano l'operatività degli alberghi e, in particolare, il loro ammodernamento e sviluppo, senza assicurare ai consumatori la reale certezza di un servizio adeguato.
L'esigenza, quindi, di linee di indirizzo comuni non solo per tutte le Regioni italiane ma anche per i Paesi Europei diviene imprescindibile.
Tenuto conto di questa esigenza e della realtà di un sistema alberghiero che si trova ormai coinvolto in un vasto processo di trasformazioni che produrranno cambiamenti nel mercato e nella concorrenza, occorre ripensare in termini più moderni il sistema di classificazione delle strutture ricettive, affidando alla pubblica amministrazione il compito di individuare e fissare standards essenziali di qualità, lasciando che il mercato regoli il resto.
Ma proprio l'esigenza del mercato impone un salto di qualità delle strutture alberghiere che si potrà realizzare attraverso la istituzione e la gestione di un efficiente sistema o marchio di qualità opportunamente e adeguatamente certificato.
Se è vero che l'offerta alberghiera italiana è spesso messa sotto accusa se confrontata con l'estero, la migliore strada da percorrere è quella della certificazione del nostro settore alberghiero.
Una scelta non più rinviabile, non solo per effetto della concorrenza internazionale come si è detto, ma anche perché la certificazione consente di mettere ordine nell'organizzazione aziendale di un settore che solo ora, anche per l'entrata in vigore della nuova legge quadro sul turismo n. 135/2001, inizia ad assumere i connotati di una vera e propria impresa.
Verso questi obiettivi la Regione Marche intende proseguire promuovendo un'ampia consultazione e concertazione con le categorie degli Operatori turistici chiamati ad un ruolo di grande responsabilità per la migliore qualificazione del turismo nell'ambito regionale.
Si ritiene quindi che la proposta di legge regionale relativa a "Disciplina regionale in materia di turismo ed attività ricettiva" (Testo Unico sul turismo), che dovrà andare all'esame della III Commissione Consiliare, possa costituire lo strumento più consono ed attuale per dare veste giuridica agli intendimenti e alle finalità sopra riportate.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che l'esposizione dell'assessore al turismo abbia consentito di acquisire il dato che c'è bisogno di fare chiarezza in questa giungla normativa. E' indiscutibile che esiste il problema della qualificazione, del riconoscimento della qualità del sistema alberghiero marchigiano. Esiste quindi l'esigenza di affinare, di mettere a regime l'atteggiamento, l'iniziativa che deve essere esercitata dagli enti locali, in questo caso dalla Regione capofila e dalle Amministrazioni provinciali. Il senso dell'interrogazione, partendo da un fatto accaduto nella provincia di Pesaro, era quello di richiamare l'esigenza di un intervento sul piano dell'indirizzo, che recuperasse una unitarietà di criterio di giudizio, che oggi, per stessa ammissione dell'assessore non mi sembra sia in qualche modo avvenuto. Purtroppo le singole Province applicano questa normativa a partire dalla loro sensibilità, dalla loro storia, facendo venir meno quel carattere di uniformità che invece dovrebbe sottintendere al riconoscimento delle stelle alberghiere. Cioè viene demandata alla Provincia questa facoltà di definire la classificazione delle strutture ricettive, è bene quindi che l'intervento sia quanto più possibile unitario. Io partivo da questa esigenza che lo stesso assessore conviene sia legittima, quindi l'iniziativa di Forza Italia affronta un problema reale, un problema concreto e questa credo sia la prima questione.
La seconda questione che mi sembra traspare dalla risposta dell'assessore al turismo è legata ad un adeguamento della legislazione nazionale, che anche noi auspichiamo. Credo però, anche qui, che la responsabilità primaria debba essere la nostra, quindi fa bene l'assessore a richiamare l'importanza del veicolo rappresentato dal testo unico delle leggi sul turismo perché in qualche modo si possa affrontare, in maniera tale che la Regione possa, quanto meno, fissare un paletto, cioè dire che su tutto il territorio regionale si usa lo stesso criterio di giudizio per stabilire di quante stelle debbono essere gli alberghi. San Benedetto a Gabicce deve essere questo il criterio.
Mi rendo conto che tutta questa questione, rispetto alla quale confermiamo di poter dare il nostro contributo, si innesta in un processo importante del turismo nel nostro paese e nella nostra regione. Processo importante, perché ormai tutti, non solo l'assessore e i consiglieri più sensibili, riconoscono quanto sia importante questa risorsa rispetto al tessuto economico della nostra regione. Se questo è vero, a me sembra che la lentezza con cui la Regione affronta i nodi da sciogliere sia un elemento di preoccupazione. C'è da riformare la legge sull'organizzazione turistica regionale, un sistema inadeguato, rispetto al quale noi le rinnoviamo, assessore, l'invito a scendere in campo, partendo anche dal contributo che noi abbiamo dato. Lei sa che noi abbiamo depositato, come gruppo di Forza Italia, una proposta di legge che rimodella il disegno. Nella direttrice dell'incontro pubblico-privato, di una sinergie che viene sviluppata abbiate il coraggio di mettere mano a questa riforma di un sistema organizzativo che oggi non è adeguato, di un'azienda unica regionale che non ci sembra corrispondere alle esigenze degli operatori. Dall'altro lato, assessore, mi consenta di cogliere l'occasione per esprimere la mia piena insoddisfazione per l'utilizzo delle risorse dello Stato. La Regione Marche ha commesso un vero e proprio furto nei confronti degli albergatori marchigiani a cui è stato tolto il diritto di avere a disposizione risorse importanti, guarda caso per la qualificazione delle strutture ricettive. Siccome non parliamo di bruscolini, vorrei dire al Presidente D'Ambrosio, che si strappa i peli della barba che non ha tutti i giorni, che questo è il segno del decadimento istituzionale. Invece di prendersela con Berlusconi, con il Governo nazionale per i tagli che poi non ci sono stati, sui servizi sociali o per i tagli che non ci sono sulla sanità, rispetti la finalizzazione dei contributi dello Stato. In base alla 135 la Regione Marche ha avuto finanziamenti statali consistenti che ha utilizzato per finanziare il piano promozionale regionale, mettendoci poco di suo, perché ci ha messo solo 700 milioni.
Attenzione, assessore: la finanziaria nazionale le ha regalato altri soldi in questo campo. Ci sono altri 6 miliardi in arrivo, quindi altro liquido. Chiediamo formalmente un impegno alla Giunta, al Consiglio — e vigileremo che sia così — affinché quelle risorse finanziarie siano destinate ad un grande processo di qualificazione delle strutture ricettive della nostra regione.

PRESIDENTE. Così come d'accordo, passiamo alle interpellanze. (Interruzione). Sto regolamentando i tempi per l'esecuzione della parte iniziale relativa alle interrogazioni e interpellanze. Avrei dovuto dare immediatamente la parola al consigliere Viventi. Siccome sono le 11,20 e considerato che abbiamo tempi stretti, chiedo sulle interpellanze di affrettare i tempi sia per l'esposizione che per le risposte e le repliche. Dopo le interpellanze, il consigliere Brini potrà fare la sua comunicazione.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Presidente, c'è un'interrogazione che deve essere svolta prima delle interpellanze.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, è stato un mio errore. Chiedo quindi di completare le interrogazioni con la risposta alla n. 417 del consigliere Moruzzi. Poi, se il consigliere Massi è d'accordo potremmo svolgere una sola interpellanza. Lei è d'accordo, consigliere Massi, a rinviare la n. 51?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, è stata presentata nel novembre 2001.

PRESIDENTE. Le svolgiamo tutte, però vi raccomando di essere stretti nelle risposte.



Interrogazione (Svolgimento): «Prospettive per l'agricoltura biologica» Moruzzi (417)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 417 del consigliere Moruzzi.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. LE aziende ammesse ai benefici della sottomisura F2 del PSR nell'anno finanziario 2001 sono 421 per il quinquennio 2001/2005, 352 per il quinquennio 2002/2006 e 254 per il quinquennio 2003/2007, per un totale di 1.027 aziende che pratica agricoltura biologica così come riportato nella tabella allegata.
La Regione ha deciso di continuare a finanziare la aziende biologiche che avevano assunto degli impegni con il 2078/92 fino alla conclusione degli stessi (5 anni dalla prima domanda), per un impegno finanziario di 67.650.000 euro (131 miliardi di lire) rispetto alla dotazione totale della misura F per l'intero periodo di programmazione di 128.081.000 euro (248 miliardi di lire).
Per quanto riguarda la scelta di finanziare nel 2002 la graduatoria fino a 352 aziende sulle 600 ammissibili è dipeso dalla modulazione finanziaria stabilita dal PSR Marche che prevedeva una gradualità negli anni tenendo presente gli impegni del precedente periodo di programmazione (Reg. 2078/92) e per fare in modo di finanziare le aziende più valide e meritevoli rispetto alle priorità definite dai bandi. Pertanto sono state prese in considerazione le richieste degli organismi associativi trasferendo, con decisione di Giunta, le risorse non utilizzate per la sottomisura 1 per l'annualità 2001/2002, alla sottomisura 2, potendo così portare le aziende finanziate da 122 a 352.
Rispetto alla nuova scadenza di presentazione delle domande di adesione alla F2 per il quinquennio 2003/2007 per la quale erano stati destinati 1.250.000 euro per l'anno finanziario 2002 e con un impegno per i 5 anni per la Regione di 6.250.000 euro (12.101 milioni di lire circa), la Giunta ha poi provveduto ad aumentare le risorse destinate alla sottomisura F2 utilizzando tutte le economie che si fossero generate dalla prima scadenza fino alla emanazione del decreto di finanziamento delle aziende per l'annualità 2003/2007.
E' inoltre importante considerare che la programmazione della misura F come del PSR in generale è stato il frutto di una intensa concertazione con le Organizzazioni professionali di categoria, che ha portato, tra l'altro, alla definizione di una modulazione finanziaria che fosse il più rispettosa possibile degli impegni già assunti dalle aziende.
Si fa presente che per quanto concerne la rimodulazione delle misure è previsto un chiaro orientamento verso il finanziamento della sottomisura F2 e verso l'introduzione della rotazione colturale nelle aziende agricole, con la coltivazione delle leguminose. Nella prossima rinegoziazione del PSR in sede comunitaria si intende introdurre criteri di valorizzazione delle aziende biologiche in maniera di favorirne il finanziamento. Analoga attenzione verrà posta verso le stesse nella promozione del territorio e dei suoi prodotti di élite.
In generale si ritiene opportuno far presente che la politica agricola della regione, in continuità con il passato, ha come obiettivo strategico quello della crescita dell'agricoltura biologica nel nostro territorio sia come aumento delle aziende dedite a questo sistema produttivo, sia delle superficie. Inoltre si sta cercando di fare in modo che il settore acquisti una maturità ed una solidità sul mercato al fine di valorizzare i prodotti ed aumentare la redditività per le aziende. Altro obiettivo prioritario che ci si è dati e che può contribuire in maniera determinante alla valorizzare delle produzioni biologiche è la comunicazione ai consumatori precisa, puntuale anche con forme innovative e accattivanti. Per quanto sopra nella proposta di Piano Agricolo Regionale l'agricoltura biologica e tutte le forme di coltivazione e di allevamento rispettose dell'ambiente e degli animali avranno uno specifico spazio. Queste modalità produttive potranno assicurare una maggiore competitività per le nostre piccole aziende di collina, offrire una opportunità di crescita in più per i nostri imprenditori e garantire una specifica valorizzazione e qualificazione alle nostre produzioni.
Ricordiamo in ultimo che verrà comunque data continuità alle azioni previste dalla L.R. 76/97 e alle azioni di assistenza tecnica finanziate con le modalità previste dalla L.R. 37/99.
Programma interregionale AGRICOLTURA E QUALITA'. Azienda pilota, scelta dalla associazione biologica più rappresentativa delle Marche per applicazione e dimostrazione innovazioni tecniche ed organizzative, 33.000 euro.
Legge regionale 76/97 Piccoli produttori. Nuovo aiuto di stato per i piccoli produttori che non rientrano con il PSR, aziende di pochi ettari con bassa redditività, ma con alto valore ambientale. (102.000 euro). Ricerca e Sperimentazione: progetto di sperimentazione sulle innovazione tecniche in agricoltura biologica dell'Assam per circa 60.000 euro. Promozione del biologico: introduzione alimenti biologici nelle mense scolastiche e ospedaliere per la realizzazione del menù biologico per circa 60.000 euro. Assistenza tecnica Biologica L.R. 37/99: sono finanziati 4 tecnici che lavorano in tutta la regione soprattutto per assistere le aziende in conversione (104.000 euro). Programma interregionale Assistenza tecnica zootecnia biologica: da avviare con tutoraggio per aziende giovani ed all'inizio della zootbio. Formazione dei veterinari omeopati: divulgazione delle nuove conoscenza sulla omeopatia veterinaria. 200-300 mila euro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi per dichiararsi soddisfatto o meno.

MARCO MORUZZI. Ringrazio della risposta che ha richiesto del tempo, ma per motivi più che altro tecnici di scorrimento di tutte le interrogazioni, anzi devo dire che poco più di 12 mesi di tempo per la risposta non sono neanche tra i tempi più lunghi. Comunque credo che, al contrario di altre interrogazioni, questa interrogazione abbia mantenuto la sua attualità e la risposta abbia ancora oggi un suo interesse. Sono soddisfatto che si sia dato un quadro degli interventi, con questa risposta, e soprattutto si sia delineata in qualche modo una strategia del proseguimento di un impegno della Regione Marche a favore di un settore che in questo periodo ha segnato una crescita e una adesione da parte di molte aziende che hanno visto proprio nell'agricoltura biologica la possibilità di lasciare quell'agricoltura che sta nel limbo in attesa del contributo. L'agricoltura biologica, appunto, ha un importante punto di riferimento del prodotto: è un prodotto che ha valore, quindi non abbiamo aziende biologiche che coltivano ricercando il contributo o comunque il contributo è parte di una politica che è soprattutto sul prodotto e sulla qualità.
Devo dire che nella risposta non è perfettamente chiaro cosa accadrà nei prossimi anni per nuove aziende biologiche che si presentassero alla richiesta degli interventi della misura F2. Non è chiaro se quelle cifre che sono state date in proiezione 2003 e anni successivi sono dovute semplicemente al proseguimento del finanziamento su base quinquennale delle domande presentate negli ani precedenti, oppure se c'è una disponibilità per una quota di aziende nuove o vecchie, nel senso di aziende che hanno terminato il loro quinquennio, che ripresentano un'altra domanda per un altro quinquennio o aziende che non sono mai intervenute, non hanno mai riconvertito il loro territorio in direzione dell'agricoltura biologica ma che questo vogliono fare. Questo è un aspetto non secondario. Su questo tema, peraltro, l'assessore verrà comunque in Commissione consiliare a precisare e ovviamente, rispetto al giudizio di soddisfazione o meno per la risposta, questo è un elemento determinate: dobbiamo capire se all'interno del piano di sviluppo rurale per i prossimi anni riusciamo a garantire a una quota di aziende che guardano all'agricoltura biologica come prospettiva, la possibilità di avere questi aiuti per la riconversione.
Io dico che se ci sono difficoltà, così come sappiamo, sul piano di sviluppo rurale e siccome l'assessore ci ha annunciato in Commissione che saranno fatti dei tagli, delle razionalizzazioni, cercando di mirare le risorse sulle azioni più importanti ma soprattutto sui progetti più qualificanti, è estremamente importante che la misura F2 non sia soltanto il proseguimento del finanziamento delle aziende che hanno presentato un progetto quinquennale, sul quale abbiamo un obbligo di finanziamento per questi cinque anni. Quando l'assessore Agostini diceva che la Giunta ha scelto di proseguire il finanziamento per i cinque anni, la Giunta era impegnata, così come l'imprenditore si è impegnato per cinque anni a quel tipo di conduzione. Questo è l'elemento che manca nella risposta, o che, per lo meno, non è chiaro da queste cifre: come il piano di sviluppo rurale si pone rispetto ad aziende che vogliono prendersi l'impegno per i prossimi cinque anni, a partire dal 2003 o dal 2004 e quanto di questo trend noi possiamo assecondare. Se le risorse non saranno sufficienti sarà necessario fare una scelta, non tagliando questo tipo di aiuto ma selezionando le aziende che possano accedere a questo tipo di aiuto, come analogo ragionamento dovrebbe a mio avviso essere fatto per la misura A, la misura del piano di sviluppo rurale che finanzia tutti gli interventi strutturali sui quali, probabilmente, va fatta una riflessione. Lo introduco, perché so che il problema del finanziamento delle aziende c'è, tanto è vero che dalla stessa risposta all'interrogazione si è visto che noi abbiamo potuto finanziare 352 aziende che sono una metà, grosso modo, di quelle che hanno presentato richiesta, soltanto grazie all'uso di fondi inutilizzati da parte di altre misure, quindi uno spostamento. Questo è un problema che c'è e io ritengo che rispetto a una delle misure che drena maggiori risorse — come la misura A — per interventi importanti come quelli strutturali, bisogna chiedere se è il caso di continuare a finanziare interventi come quelli della ristrutturazione della singola casa colonica dell'agricoltore, come quelli dei piano consistenti nel solo acquisto di una macchina agricola, oppure nell'acquisto di capannoni che prescindano dall'inserimento dell'acquisto di questi immobili all'interno di un progetto di filiera più complessa che non può partire se non c'è anche la realizzazione di un capannone. Noi abbiamo, all'interno della misura A, tanti di quei progetti che probabilmente, stringendo le maglie dei bandi della misura A, potremmo recuperare risorse che potrebbero essere collocate su altre misure, dove altrettanta azione selettiva va fatta, ma sarebbe a mio avviso un grosso errore far venire meno risorse proprio alla misura F2 che nella nostra regione ha mosso tante aziende e ha fatto sì che la nostra regione potesse continuare a caratterizzarsi come una regione leader nel panorama italiano, nel settore della produzione biologica, ma anche nel settore della trasformazione biologica, perché è inutile avere la materia prima se poi non si chiude la filiera.



Interpellanza (Svolgimento): «Ptrap 2001-2003 — Individuazione di nuove aree protette» Viventi (36)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 36 del consigliere Viventi.
Ha la parola lo stesso consigliere Viventi per l'illustrazione dell'interpellanza.

LUIGI VIVENTI. Questa interpellanza aveva dei contenuti profetici. In pratica chiedevo di rinviare l'istituzione di nuovi parchi, precisamente Valleremita, Alpe della Luna, Montecucco e l'istituzione delle riserve naturali di Ripa Bianca, Sentina, Foci del Metauro all'indomani dell'approvazione del piano faunistico-venatorio, per creare una situazione di legittimità globale, quindi non volendo fare battaglie contro gli ambientalisti, a favore dei cacciatori o viceversa, ma semplicemente per creare le condizioni legislative in una regione di pari dignità e di giustizia nella gestione del territorio che doveva essere ripartito, altrimenti potevano esserci due strumenti, due leggi che potevano essere in contrasto fra di loro. Il piano faunistico-venatorio è stato approvato recentemente da questo Consiglio, nel frattempo è stata realizzata la riserva naturale di Ripa Bianca, sulle altre si discuterà serenamente se è possibile istituirle o no, sulla base delle percentuali di calcolo di territorio che sono state ripartite tra le varie specificazioni.
La mia interpellanza aveva questo significato e questo contenuto di creare un'armonizzazione normativa e a questo punto direi che, pur essendo superata nei fatti dal punto di vista temporale, mantiene però intatta la sua intuizione originale.

PRESIDENTE. Per la Giunta risponde l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. In merito all'interpellanza indicata in oggetto si evidenzia quanto segue.
Il Programma triennale regionale per le aree protette (PTRAP) viene redatto ai sensi della L.r. n.15/1994 "Norme per l'istituzione e gestione delle aree protette naturali", secondo le modalità ed i contenuti stabiliti dall'art. 7.
La programmazione di settore non riguarda soltanto le disponibilità finanziarie di cui beneficeranno nel triennio le aree protette istituite, ma concerne anche l'indicazione, ai sensi del comma 2 lett. b) del citato articolo, delle aree nelle quali la Regione intende istituire nel periodo di riferimento nuovi parchi o riserve naturali.
Ciò non costituisce il formale avvio dell'iter istitutivo della nuova area protetta, che avviene invece con l'indizione della Conferenza di cui all'art. 10 della stessa legge regionale.
A dimostrazione di quanto sopra esposto, si evidenzia che nel PTRAP relativo al precedente triennio (1998/2000) venivano indicate alcune aree ritenute prioritarie per la costituzione di nuovi parchi regionali, ma per nessuno di questi casi è stato avviato il procedimento istitutivo nel periodo trascorso, tanto è vero che le stesse aree sono state riproposte nel PTRAP vigente.
Per quanto concerne le questioni sollevate dal consigliere Viventi nella sua interpellanza si rammenta che già nella DGR n. 412/2001, con la quale la p.a.a. relativa al PTRAP 2001/2003 è stata trasmessa al Consiglio regionale, veniva citata la sentenza del TAR Lazio n. 231 del 19.2.1998 nella quale si afferma: "La quota di territorio, dal 20 al 30 per cento, di cui all'art. 10 L. 11 febbraio 1992, n. 157, da destinare a protezione, non è definita come quota massima, come esplicitamente previsto dal successivo comma 5 per la quota massima globale del 15 per cento di territorio da destinare a caccia riservata a gestione privata e a centri privati di produzione della fauna selvatica allo stato naturale, di modo che la ratio legis non può identificarsi nel voler costituire un limite inderogabile al territorio da proteggere ma, piuttosto, qualora non vi siano aree di particolare valore naturalistico o specie comprese tra quelle oggetto di tutela, nel destinare, comunque, una superficie compresa nei limiti del 20-30 per cento, alla tutela della fauna".
Sul secondo argomento dell'interpellanza, si ribadisce che l'iter istitutivo di una nuova area naturale protetta è disciplinato dalla legge regionale n. 15/1994 e non presuppone verifiche di coerenza e di compatibilità con il Piano faunistico venatorio regionale che, ai sensi della legge regionale n. 7/1995, è finalizzato alla sola tutela faunistica attraverso la destinazione differenziata del territorio regionale e non alla determinazione dell'entità dello stesso da destinare ad area naturale protetta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Prendo atto della risposta. E' un atto del 18 settembre 2001, quindi superato dagli atti che successivamente sono stati approvati in quest'aula. Il mio intento era solo quello di dire "mettiamo ordine in questo ambito, in maniera tale che non ci siano più contrasti senza fine tra cacciatori, mondo venatorio e ambientalisti", quindi era un'indicazione per far camminare sullo stesso piano gli atti. A questo punto tutto il resto è superato, quindi prendo atto della risposta.



Interpellanza (Svolgimento): «Traforo del Cornello» Massi (51)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 51 del consigliere Massi, il quale ha la parola per illustrarla.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Batto sui tempi il collega Viventi: la sua interpellanza era del settembre, la mia del novembre 2001, quindi abbiamo fatto un passo avanti di 60 giorni. Su questa vicenda voglio precisare, ai colleghi maceratesi tutti, ma a quelli del centro-sinistra in particolar modo — non me ne voglia Procaccini, la cosa è particolarmente rivolta al Presidente D'Ambrosio ma anche a Silenzi — che avevano preso un preciso impegno con l'elettorato dell'Alta Valle del Potenza. Nel mio archivio che non è segreto ma quasi pubblico, ho tutti i manifesti con cui i Ds proclamavano il loro grande impegno per il traforo del Cornello.

GIULIO SILENZI. Ti sbagli con Grandinetti, Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Era rosso su bianco, il manifesto, teatro di Castelraimondo. In pompa magna è stata fatta una grande promessa. Nell'interpellanza io chiedevo soltanto di conoscere a che punto erano le trattative, atteso che l'assessore dell'Umbria è intervenuto a San Severino ad una riunione delle Comunità montane, proclamando l'interesse di quella Regione per questa arteria, quindi per il completamento di un traforo che è sbarrato da un muro di mattoni, dopo che ci sono stati buttati 7 miliardi e noi abbiamo anche fatto un esposto alla Corte dei conti.
Siccome l'interpellanza è ormai datata e fa riferimento a documenti vecchi, stralcio tutto questo e ricordo che c'è un rimpallo micidiale di responsabilità tra la Provincia e la Regione su chi deve intervenire, con l'Anas che dice che ormai questa arteria non è più di sua competenza dopo che sono stati buttati, per metà galleria, 7 miliardi e poi è stato sbarrato l'accesso — quindi una delle "incompiute" più incredibili d'Italia — con la Regione risponde che essa si occupava soltanto dell'aspetto progettuale, quando invece i suoi tecnici hanno partecipato a tutte le fasi, anche all'appalto e al controllo di gestione di questo appalto. Chiediamo di conoscere se la Regione rimetterà nella sua programmazione un minimo di attenzione.

GIULIO SILENZI. Il Governo non ci ha messo una lira: chiedilo a Baldassarri.

PRESIDENTE. Invito il collega Massi a chiudere, perché sta facendo l'illustrazione della interpellanza, poi darei la parola all'assessore Amagliani che ha la delega specifica.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Voglio dire a Silenzi che, purtroppo, non c'entra il Governo, perché la Provincia ora ha la sua competenza, piaccia o non piaccia. Sentiamo l'assessore, poi vedremo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Amagliani per la risposta.

MARCO AMAGLIANI. Il traforo del Cornello rientra nel progetto generale di miglioramento della SS 361 Settempedana, strada che nel 2001 è stata trasferita alla Provincia di Macerata ai sensi del D. Lgs. 112/98; la Provincia non ha assunto a demanio la sola galleria incompiuta.
Il Piano Triennale ANAS 85/87 stanziò in passato 20 miliardi di vecchie lire (10.330.000 euro) sulla base delle quali l'ANAS ha appaltato opere per circa 5.200.000 euro limitatamente al primo lotto della galleria. I lavori appaltati riguardavano un tratto di circa 1.200 metri totalmente in territorio marchigiano su di una lunghezza della galleria di circa 4.000 metri. Da rilevare che per arrivare al confine si devono realizzare altri 650 metri (i rimanenti 2.150 metri sono di competenza della Regione Umbria).
Dopo aver realizzato circa 700 metri, I'lmpresa appaltatrice ha abbandonato il cantiere ed i lavori sono a tutt'oggi fermi anche perché con il passaggio delle competenze sulla ex SS 361 alla Provincia di Macerata l'ANAS non ha più ritenuto opportuno procedere con ulteriore appalto.
La Regione, con nota n. 1364 del 16/2/1999 a firma dell'Assessore ai Trasporti ed indirizzata al Ministero dei LL.PP., alla Direzione Generale dell'ANAS e all'Assessore ai Trasporti della Regione Umbria, ha sollecitato il proseguimento dei lavori già iniziati da parte dell'ANAS e la definizione dei costi da attribuire alla Regione Umbria per il tratto ricadente nel proprio territorio.
Con i rapporti di monitoraggio, relativi agli anni 2000, 2001 e 2002, dell'Accordo di Programma Quadro (APQ) per la Viabilità, sottoscritto nell'ambito dell'lntesa Istituzionale di Programma per la rinascita e lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 1997, sono stati proposti 5.165.000 euro per la galleria del Cornello in territorio marchigiano, restando inteso che per la parte ricadente in Umbria dovrà provvedere l'Ente competente (la Regione Umbria non ha dato segnali di interesse per il completamento dell'opera).
Nel recente incontro del 19 marzo 2003, presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, in merito al citato APQ, i rappresentanti dell'ANAS hanno ribadito la volontà di non procedere sull'appalto del Cornello, non considerandolo più di propria competenza e di conseguenza i Ministeri dell'Economia e dei Trasporti hanno espunto l'opera dal testo dell'Accordo Integrativo per la Viabilità in quanto non dotato di risorse finanziarie. Inoltre, con la nota n.793 del 25 marzo c.a. della Direzione Generale dell'ANAS s.p.a. indirizzata alla Regione Marche, al Ministero dell'Economia e Finanze - Dipartimento per le Politiche di sviluppo e di coesione e al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti - Dipartimento per il coordinamento e sviluppo territoriale, è stato stabilito di "non poter programmare alcun intervento per rendere funzionale l'opera in parte realizzata".
Prendendo atto di quanto maturato nell'Accordo Integrativo per la Viabilità l'opera non risulta dunque più presente, ma ove la Provincia di Macerata ritenesse opportuno assumerne la competenza e la priorità e la Regione Umbria partecipare in quota all'iniziativa, potrà essere riesaminata l'ipotesi di finanziarla con fondi ex ANAS destinati alle Province.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. L'assessore ha svolto un ruolo completamente burocratico, non era neanche convinto di quello che leggeva, si è visto...

GIULIO SILENZI. Non ci avete messo una lira, Massi: la sintesi politica è questa.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Purtroppo metà dell'interpellanza ha perso di valore perché è di un anno e mezzo fa, questo è il ritmo delle risposte. Siccome ho visto l'assessore Silenzi agitarsi molto sui finanziamenti statali, ho fatto una domanda: qual è l'intenzione programmatoria della Regione su questa enorme incompiuta? L'esposto che noi abbiamo fatto alla Corte dei conti riguarda tutte le Amministrazioni precedenti — Provincia, Regione, tutte — quindi nessuno si deve agitare su questo. Siccome Silenzi parla ancora di finanziamenti statali, piaccia o non piaccia, nella delibera Cipe del 31 ottobre pubblicata il 6 febbraio 2003 sulla G.U. c'è scritto che in tre anni lo Stato darà quasi 1.000 miliardi per il "quadrilatero viario delle Marche", collegamento Marche-Umbria. Cosa fa la Regione Marche? Ricorre alla Corte costituzionale per la presunta incostituzionalità della delibera Cipe, quindi della legge-obiettivo e ricorre anche al Tar.
Da una parte si accusa lo Stato di non dare i soldi e quindi non si può fare il traforo del Cornello; quando dà i soldi si fa ricorso per l'incostituzionalità. Chi deve decidere?

MARCO AMAGLIANI. Qual è il motivo del ricorso?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Perché non programmate?

MARCO AMAGLIANI. Si è tradita o no l'intesa quadro? Dica il motivo del ricorso.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Quello che dovrete spiegare quando ne parleremo in sede appropriata qui, quando ci sarà anche il Presidente, è che cosa avverrà di quelle opere se vincerete il ricorso. Ai marchigiani dovete spiegare questo.

MARCO AMAGLIANI. Voi dovete spiegare perché firmate una intesa quadro e non la rispettate.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Lo vedremo. Questa è un'interpretazione vostra. Comunque, alla domanda se la Regione Marche ritiene prioritario completare quell'incompiuta non avete risposto. Sono quindi completamente insoddisfatto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI



Comunicazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha la parola, per una comunicazione in base all'art. 35 del regolamento, il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Chiedo come mai questa mattina non si è provveduto alla elezione del presidente della Commissione consiliare d'inchiesta. Tra pochi giorni scade la seconda proroga. Vista l'importanza di quanto è successo, di quanto è avvenuto — anche la magistratura si è occupata di questo problema — chiedo come mai ancora la maggioranza non è riuscita ad esprimere il presidente della Commissione e a far partire i lavori per questa cosa molto importante e delicata.

PRESIDENTE. Questa non è una questione da trattare in aula. La Commissione è stata regolarmente convocata dal presidente e non aveva la composizione completa, in parte perché uno dei membri è ricoverato in ospedale, in parte perché alcuni erano assenti e ovviamente non compete a me andare a vedere il motivo dell'assenza. Quindi era nell'impossibilità di procedere.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione» Giunta (144)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 144, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Questo provvedimento è estremamente importante. Sono una serie di interventi a favore della cooperazione nella nostra regione. Tutti sappiamo quale ruolo importante ha svolto la cooperazione in questi ani nella nostra regione, il peso economico e sociale che rappresenta la cooperazione in generale, nei vari settori, nella regione Marche. Non mi soffermo nel dettagli dei dati specifici relativamente alla cooperazione, farò soltanto qualche accenno, anche perché la relazione della Giunta alla proposta di legge è molto dettagliata, quindi i colleghi ne hanno già preso ampia visione.
Alcune considerazioni vanno comunque fatte. Dal punto di vista economico, la cooperazione rappresenta, anche come fatturato, un elemento estremamente importante nella nostra regione. Parliamo di 1.600.000.000 di euro, quindi una cifra del tutto significativa. Parliamo di 13.000 addetti nei vari settori, da quelli economici a quelli sociali, ai servizi alle cose e alle persone, ai settori produttivi. Parliamo anche di democrazia economica e ci potremmo soffermare su questo: la partecipazione di tanti soggetti alla vita dell'impresa cooperativa. Nelle Marche abbiamo oltre 200.000 cittadini soci di una cooperativa, quindi credo che sia un settore di grande rilievo ed importanza anche dal punto di vista economico-sociale, è un contributo anche alla crescita della gestione dell'impresa, alla crescita manageriale dei giovani, in particolare, perché molti sono i giovani presenti nelle imprese cooperative in qualità di soci e di dirigenti. Quindi è un contributo importante alla crescita economica e sociale della nostra regione, un comparto di grande rilievo che molte volte ha contribuito a risolvere anche crisi aziendali. Molto spesso è infatti accaduto che a fronte di crisi di aziende private si è costituita la cooperativa che ha avuto successo, a dimostrazione che c'è un valore anche di carattere sociale, oltre che economico e occupazionale.
Questo non significa che non ci siano stati punti di crisi, momenti di ombra. Non tutto è stato rose e fiori: anche nel settore della cooperazione abbiamo dovuto registrare momenti di difficoltà, di crisi. A volte si è parlato, anche in quest'aula, di significative cooperative che hanno avuto momenti di difficoltà economica e di interruzione dell'attività. Se andiamo a fare una verifica attenta, percentualmente le crisi non sono state superiori a quelle dei settori produttivi privati, pertanto molto spesso si è parlato a sproposito e in negativo verso la cooperazione, quando dati alla mano è l'esatto contrario.
Questo è un comparto molto importante, che può avere un ruolo significativo anche nel sistema economico-sociale, per aiutare a rendere competitivo il nostro sistema.
Peraltro parliamo di numeri significativi. Le attuali cooperative nella nostra regione sono 2.177, quindi oltre 2.000 imprese che poi si distribuiscono in tutti i settori: nel commercio, nella produzione e lavoro. Nella produzione e lavoro parliamo di 758 imprese, nel consumo parliamo di 46 imprese, nell'agricoltura parliamo di 296 imprese, nell'edilizia di 264, nei trasporti, nella pesca. Poi, nel settore dei servizi alle imprese o in altri settori: 422 nei comparti classificati come misti. Sono 230 le imprese cooperative che operano nel sociale. Parliamo quindi di una realtà molto significativa, dati abbastanza recenti. E' quindi un comparto di grandissimo rilievo.
Dobbiamo anche dire che molte di queste imprese sono anche piccole cooperative, che comunque riescono ad essere competitive, a dare una risposta sia alla gestione d'impresa sia ai problemi occupazionali.
Proprio tenendo conto della nostra realtà economica fatta di piccole e piccolissime imprese e considerato che i nostri più grandi problemi sono quelli della trasformazione e della commercializzazione — nel campo dell'agricoltura abbiamo sicuramente il problema di trasformare e commercializzare, perché si aumenti il valore aggiunto, che rimane poi a favore dell'economia marchigiana, ma anche in altri settori i problemi più grandi li abbiamo non tanto nella produzione quanto nella capacità di commercializzare, di far crescere l'immagine delle nostre produzioni — la cooperazione può essere una risposta molto importante. Credo quindi che può avere un ruolo strategico, importante, nel sistema economico-sociale della nostra regione. E' quindi giusto che la Regione intervenga, dia un contributo, supporti, metta mano, contribuisca a risolvere il problemi più seri, più importanti per lo sviluppo della cooperazione, in particolare la capitalizzazione. C'è un problema di risorse da investire in tecnologie, c'è un problema di adeguare le capacità finanziarie, perciò la capitalizzazione delle imprese cooperative, c'è ovviamente anche l'esigenza di far crescere la capacità manageriale, quindi anche qui tutto il discorso della formazione professionale che può dare un contributo in questa direzione. Peraltro parliamo di un comparto cosiddetto no profit, nel senso che gli utili non vengono redistribuiti ma vengono investiti, pertanto credo che qui, più che in altri settori la pubblica amministrazione ha motivo di fondo per investire, per supportare questo tipo di sistema d'impresa.
La pubblica amministrazione può pertanto avere un ruolo positivo affinché ci sia una crescita quantitativa, ma qualitativa dell'impresa cooperativa anche nelle sue dimensioni, nella sua capacità d'investire, nella sua capacità manageriale.
Ovviamente dobbiamo favorire un'impresa capace di stare sul mercato. Io sono contrario a interventi per tamponare le perdite. Credo che questo sia sbagliato, la cooperativa è un'impresa a tutti gli effetti. E' molto importante dare investimenti per renderla competitiva, per aiutarla a diventare sempre più competitiva.
Questi, in sintesi estrema, gli obiettivi che vuol perseguire la proposta di legge in discussione, che penso questo Consiglio approverà, che rappresenta un aggiornamento importante rispetto alla legge 4 del 1999.
Queste sono le questioni di fondo su cui pensiamo di lavorare con questa legge.
Ovviamente la legge sarà notificata a Bruxelles per avere le compatibilità necessarie con le norme comunitarie, pertanto la sua capacità di diventare operativa sarà attivata nel momento in cui si registrerà questo tipo di compatibilità con le normative comunitarie.
La legge è composta di 15 articoli e le finalità della stessa sono molto bene articolate. Adesso non mi ci soffermo perché i colleghi hanno già avuto modo di soffermarcisi. L'art. 1 riguarda le finalità, tende a promuovere lo sviluppo e il rafforzamento della cooperazione, a sostenere l'innovazione delle imprese cooperative, valorizzandone le potenzialità per la salvaguardia, il sostegno e lo sviluppo dell'occupazione, per la valorizzazione di aree del territorio regionale che soffrono, in particolare, di condizioni svantaggiate. La cooperazione in questo senso può dare un contributo.
L'art. 2 affronta il problema della capitalizzazione delle imprese cooperative e dei loro consorzi.
L'art. 3 sostiene la capitalizzazione per la salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione, definendo dove si può intervenire e come.
L'art. 4 prevede contributi per favorire gli investimenti e qui la Commissione ha introdotto degli emendamenti che vanno a meglio individuare i settori ove vanno orientati gli investimenti per l'innovazione tecnologica nella cooperazione.
L'art. 5 riguarda il sostegno alla nascita di nuove cooperative. In Commissione abbiamo inserito degli emendamenti per orientare gli investimenti per la nascita della nuove cooperative. Credo che sia molto importante, ma la nascita delle cooperative deve andare nella direzione di dare risposte alle zone svantaggiate, al problema dell'occupazione, ai problemi sociali, cioè deve avere degli obiettivi estremamente precisi che la legge individua.
L'art. 6 riguarda interventi sperimentali per lo sviluppo locale delle iniziative che possono essere prese alla Giunta in collaborazione con Province e Comuni.
L'art. 7 riguarda il sostegno ai consorzi garanzia collettivi. Questa è una cosa molto importante, perché sappiamo che a volte per quanto riguarda l'entità di risorse che necessitano alle imprese c'è un problema di garanzie, di fidejussione. Molto spesso una cooperativa sociale non ha capitali sufficienti per garantire una risorse per fare investimenti, quindi le cooperative e i consorzi fidi sono un aspetto molto importante e significativo, in particolare per un comparto qual è quello della cooperazione.
L'art. 8 riguarda il sostegno all'attività e allo sviluppo della cooperazione e in questo senso abbiamo modificato. La proposta della Giunta era "sostegno alle attività delle centrali cooperative", noi riteniamo che le centrali cooperative assolvano a un ruolo molto importante, ma il contributo deve essere un sostegno all'attività di sviluppo della cooperazione, non centrali fini a se stesse, quindi un contributo su progetti precisi di crescita del mondo cooperativo, dell'impresa cooperativa.
L'art. 9 riguarda il quadro attuativo annuale degli interventi di promozione della cooperazione. Ogni anno si fa ovviamente il quadro attuativo di tutti gli interventi coinvolgendo sia la consulta prevista dall'art. 10, sia le associazioni, quindi tutti i soggetti interessati e si fa il programma annuale degli investimenti, quindi degli interventi che si vuol definire. La legge, ovviamente, dà un'importanza notevole a questo quadro attuativo che di anno in anno, anche in base alla disponibilità delle risorse finanziarie previste dal bilancio regionale, viene fatto.
L'art. 10 riguarda la consulta regionale per la cooperazione.
L'art. 11 concerne il fondo per la capitalizzazione, normata in termini abbastanza precisi, individuando un fondo specifico.
L'art. 11 bis riguarda l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro, perché abbiamo ritenuto che l'impresa non deve essere competitiva sfruttando i lavoratori, applicando bassi salari, ma deve comunque essere capace di rispettare i livelli contrattuali minimi, sia per i lavoratori dipendenti ma anche per i propri soci, nel senso che la competitività deve andare in questa direzione.
Ci sono poi una serie di disposizioni finali che vanno ad annullare le leggi superate in questo senso.
L'art. 13 riguarda le norme transitorie e l'art. 14 le norme finali di abrogazione della legge che andiamo a sostituire o altre leggi.
Mi fermo qui, anche perché vedo che il grado di ascolto non è molto elevato, probabilmente diamo per scontato che, siccome la legge è stata approvata in Commissione all'unanimità, lo stesso avvenga in Consiglio, avendo i colleghi già preso visione sia degli emendamenti predisposti dalla Commissione, sia del testo di legge.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. In qualità di vicepresidente della III Commissione ho partecipato ai lavori di stesura di questa legge. Al di là di ogni pregiudiziale di carattere politico ho sostanzialmente condiviso l'impostazione. C'è un sistema economico internazionale che punta sempre di più sulle concentrazioni, quindi anche il sistema cooperativistico che prevede riunificazioni e concentrazioni di piccoli produttori, secondo me va incentivato nel futuro.
La proposta di legge è nata dalle esperienze della legge nazionale 4/99 e praticamente ne rappresenta un elemento di continuità. Infatti, oltre a proporre alcuni interventi già in essa contenuti, ne contiene altri che sono innovativi, rivolti a favorire la capitalizzazione delle cooperative e dei loro consorzi, con l'obiettivo di incentivare lo sviluppo dell'occupazione innanzitutto.
La legge troverà la sua completa attuazione con l'entrata in vigore del quadro attuativo che annualmente, in relazione alle risorse rese disponibili dal bilancio regionale, dovrà determinare i criteri e le modalità per l'accesso ai vari contributi.
Rispetto alla proposta della Giunta regionale, anche a seguito delle audizioni che ci sono state in III Commissione con i soggetti interessati, sono state apportate anche delle significative e sostanziali modifiche. Vorrei ricordare in particolare l'art. 4 relativo ai contributi in favore degli investimenti per quello che riguarda i contributi in conto capitale. Sono stati particolareggiati gli investimenti innovativi e sono stati introdotti alcuni criteri prioritari.
L'art. 5 concernente il sostegno per la nascita di nuove cooperative ha introdotto dei criteri valutativi.
L'art. 8 è stato completamente riscritto e indirizzato al sostegno per l'attività di sviluppo alla cooperazione in luogo del sostegno alle centrali cooperative. La cosa importante è che si sia previsto di indirizzare i finanziamenti solo a progetti finalizzati.
Nella composizione della consulta regionale è stata prevista la partecipazione di rappresentanti delle associazioni sindacali e dei lavoratori, anche perché la Commissione ha inserito un nuovo articolo che prevede l'applicazione dei contratti collettivi agli stessi lavoratori dipendenti dei vari consorzi.
A mio avviso rimangono alcuni elementi negativi per quel che riguarda gli investimenti innovativi previsti dall'art. 4, comma 1. Sarebbe stato più giusto prevedere contributi in conto interessi, anziché in forma una-tantum. Inoltre, non sono stati previsti criteri per quanto riguarda i tipi di investimenti né per accedere ai contributi, cosa invece fatta per i contributi in conto capitale previsti al comma 2.
Anche all'art. 7, che prevede il sostegno ai consorzi di garanzia collettiva e fidi mi sembra giusto prevedere la fidejussione per il lungo periodo, su operazioni di credito a favore di enti pubblici. A tale scopo ho presentato un emendamento che ho dovuto correggere per un errore materiale. Infine occorre dire che i finanziamenti previsti mi sembrano insufficienti. Capisco la situazione generale del bilancio, ma rispetto a questo quadro normativo in gran parte condivisibile, i finanziamenti previsti sono insufficienti affinché la legge possa avere quell'efficacia e quell'impatto che dovrebbe e potrebbe avere se fosse dotata di maggiori risorse.
Comunque, al di là di queste osservazioni finali, sulle quali ci sono degli aspetti che avrebbero consentito, se accolti, un ulteriore miglioramento, sostanzialmente, il giudizio è positivo, quindi annuncio il voto favorevole del gruppo Udc.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Volevo richiamare l'attenzione dell'assessore alla cooperazione e anche di quest'aula su un fatto che a me sembra particolarmente rilevante nella discussione e nell'approvazione di questa legge. Noi stiamo facendo un'operazione di valorizzazione di un comparto importante nelle Marche, in un momento in cui si è appena approvata la riforma del diritto societario. Rispetto a questa questione, in tutto l'anno precedente la cooperazione italiana ha avuto un sussulto rilevante perché tutti i principi fondativi della cooperazione e la mutualità potevano essere stravolti da una riforma di diritto societario che equiparava l'impresa cooperativa alle altre imprese.
Questa legge venne pensata e costruita proprio in quel momento, nel senso che voleva essere la risposta della nostra Regione ai problemi che la cooperazione marchigiana ha, quindi ringrazio Avenali, perché la Commissione è riuscita a valorizzare questo dato. La capitalizzazione, i problemi con il credito rendono questo tipo di impresa molto particolare nei rapporti con il mercato. Se l'impresa ragiona con il profitto ha le sue regole, talvolta ha anche un rapporto con il mercato da verificare, perché questa libertà di mercato non sempre le imprese la perseguono, in quanto hanno bisogno di un intervento rilevante dello Stato e anche della Regione, ma per l'impresa cooperativa l'intervento della Regione o dello Stato è qualcosa di molto particolare. Questa legge aveva questa pretesa quando venne pensata, due anni fa: da una parte riorganizzare la legislazione regionale, una legislazione che era già ricca, perché la legge 4/99, "Provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione" altre Regioni italiane ce l'hanno copiata in quanto concedere alle imprese cooperative e loro consorzi un contributo per le operazioni di credito per gli investimenti materiali e immateriali e operazioni di locazione ha permesso in questi anni a moltissime cooperative di stare sul mercato e di risollevarsi rispetto al rapporto con le banche che era comunque complicato.
La capitalizzazione delle imprese che concedeva prestiti senza interessi, ha permesso nel corso di questi anni — posso dirlo per gli anni precedenti — soprattutto nel 2000, 2001 e 2002 che ricordo bene, di duplicare o triplicare, fino a quadruplicare lo stanziamento, quindi un certo numero di cooperative ha avuto beneficio dalla costruzione di questa modalità. Così pure il patto programmatico di sviluppo con i soggetti di nuova costituzione ha permesso nelle Marche di far nascere delle cooperative importanti, perché hanno dato da lavorare a giovani disoccupati, per i quali era necessario qualificare le modalità di studio di questo tipo di laureati in un lavoro non qualsiasi ma di utilità sociale che poteva essere tradotto bene nella cooperazione. Una Regione la nostra, che non solo ha privilegiato le cooperative sociali facendo quella legge che dovremo monitorare. Ritengo di particolare valore l'articolo che ha "infilato" la Commissione, relativo ai diritti dei lavoratori, esattamente l'art. 11 bis. Non è per niente secondario e se lo dovessimo applicare, testualmente dice "Le cooperative beneficiarie dei contributi previsti dalla presente legge devono applicare nei confronti dei lavoratori loro dipendenti e dei soci con rapporto di lavoro subordinato, trattamenti economici e normativi non inferiori a quelli risultanti dai contratti collettivi di lavoro nazionali e territoriali". La sentenza della Corte costituzionale 626 di due anni fa, riferita a questo significherebbe, per le case di riposo, non corrispondere la misera paga che le cooperative danno alle assistenti, alle inservienti, alle signore che vengono utilizzate, ma significa applicare il contratto di riferimento dell'ente per il quale si lavora, cioè l'ente locale. Questa norma pare ingenua, pare solo carina, in verità è dirompente se non sosteniamo gli enti locali nella loro battaglia per avere uno stanziamento sui servizi sociali adeguato a sostenere un impatto nella generalizzazione dei diritti, perché avere nella cooperazione una carenza di diritti come talvolta c'è stato in questi anni era proprio un disvalore rispetto alla storia di chi ha creato la cooperazione nel nostro paese, che voleva garantire diritti a tutti e un modo di lavorare più equo perché una testa e un voto significava non solo partecipazione ma capacità di rappresentanza e di portare avanti anche i diritti dentro un luogo di lavoro.
Quindi ringrazio la Commissione, perché quando si pensò questa legge, quando per un certo periodo sono stata io assessore e adesso che è Agostini, la Giunta non osò scrivere una cosa di questo genere, proprio perché, nel pensare a questo, alla fine le sintesi, le mediazioni politiche avevano avuto il sopravvento. Parlo per me, non so se, consapevolmente o meno, l'assessore Agostini ci ha fatto un ragionamento. Io lo feci quando scrivemmo la prima bozza di questa legge e alla fine non esaminammo, perché questo significa qualcosa di estremamente dirompente per la cooperazione marchigiana, che pure è una cooperazione forte.
Così come è un dato importante il fatto che la Regione diventa titolare pieno della materia e quindi utilizzerà anche i finanziamenti della "legge Marcora", pertanto il fondo di rotazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione: da una parte c'è quindi la possibilità di utilizzare appieno i finanziamenti che riguardano la cooperazione nel settore dell'industria, c'è la possibilità di lavorare nel settore della cooperazione sociale, c'è la possibilità di completamente avere margini di manovra, perché la riforma del diritto societario a questo punto è definita, ci sono margini molto precisi relativamente a una serie di normative che comunque consentono alle cooperative, che pur sono soggette a fallimento, anche se con una serie di requisiti che oggi il diritto societario impone alle stesse, di superare gravi difficoltà. Abbiamo una normativa stabile, quindi rispetto a questa normativa stabile a livello nazionale inseriamo questa legge, una legge che dà molto alla cooperazione, perché aiuta queste imprese alla capitalizzazione come non facciamo per le altre, aiuta il credito in modo preciso come non facciamo per l'altro sistema di imprese, ma impone, grazie al lavoro della III Commissione, l'osservanza dei diritti, aprendo una questione rilevante dentro la cooperazione marchigiana. Dobbiamo essere consapevoli di questo e credo che in questo modo abbiamo fatto un buon servizio non solo all'impianto legislativo della normativa regionale, ma abbiamo anche dato un sostegno alla cooperazione che, per essere autorevole deve avere rapporti di mutualità interni, oltre a garantire diritti anche ai singoli soci e lavoratori ed essere capace di uniformare, per la parte di sua spettanza, il mondo della cooperazione, che è di responsabilità, di mutualità, a un mondo di diritti. Sappiamo che questo ancora non è, ma questa legge potrebbe essere uno stimolo vero.
Vedo che nelle disposizioni finanziarie la cifra non è adeguata rispetto agli sforzi fatti negli anni precedenti: spero che sia un inizio e che in futuro la Giunta possa meglio intervenire di quanto non intervenga oggi nell'art. 12 di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Il gruppo An vota a favore di questa proposta di legge. In Commissione abbiamo lavorato con impegno, soprattutto abbiamo riscontrato nelle audizioni che ci sono state una unanimità da parte delle associazioni di categoria. Mi dispiace che il relatore di minoranza oggi non sia presente...

OTTAVIO BRINI. E' dovuto andare via d'urgenza.

GILBERTO GASPERI. Infatti intervento per sostenere il lavoro fatto da tutti i consiglieri.
E' stato detto che è bene che il piano venga licenziato rapidamente, perché consente di avere un quadro di riferimento certo relativamente agli interventi della politica economica nell'ambito della nostra regione.
Questa proposta di legge è in continuità con la legge 4/99, perciò è un provvedimento che nasce da questa esperienza e ha avuto modo sia di testarsi che di verificare la funzionalità degli elementi che sono stati introdotti in questi anni, riproponendo alcuni di questi strumenti che hanno dimostrato una certa efficacia rispetto alla soluzione di alcuni problemi e alle esigenze di alcune cooperative.
Rispetto alle risorse stanziate, dobbiamo partire da un presupposto. Il comparto della cooperazione rappresenta una sua dignità nell'ambito dell'economia della nostra regione. Dobbiamo quindi accettare l'ammontare delle risorse stanziate, però dobbiamo renderci conto che bisognerebbe fossero aumentate, proprio perché le sollecitazioni che vi sono state durante le consultazioni hanno indicato che la coperta è corta per dare una spinta maggiore all'indirizzo economico della nostra regione.
Il nostro voto è quindi favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Mi pare che gli argomenti trattati dai consiglieri, dal relatore di maggioranza, ma anche gli interventi, in particolare del consigliere Cecchini, abbiano riassunto molto bene 'importanza di questa legge, la sua articolazione e l'effetto positivo che potrà avere nel sistema produttivo e imprenditoriale marchigiano.
Un particolare ringraziamento va proprio al consigliere Cecchini in quanto, ex assessore alla cooperazione, più di tutti gli altri ha lavorato alla stesura di questa legge. In seguito è stato modificato il documento, ma l'impianto complessivo è rimasto quello della prima approvazione in Giunta.
Questa legge è stata molto partecipata nella sua stesura ed è stata non solo concertata ma costruita insieme ai soggetti interessati — le centrali cooperative — e anche nelle sedi istituzionali della concertazione, come il Ces che non fece rilievi. Rilievi sono stati fatti in Commissione. E' uno strumento importante, anche perché costruisce una norma di riferimento certa. Noi avevamo già una buona legge, che era intervenuta in maniera forte sul sistema dell'impresa cooperativa. Ricordo, negli anni appena trascorsi, anche la scelta che il Governo regionale fece per intervenire in maniera cospicua, sacrificando anche altri settori produttivi, sull'impresa cooperativa. Oggi abbiamo costruito una legge adeguata allo strumento dell'impresa cooperativa, al sistema produttivo in cui essa agisce. Tra l'altro, su alcuni articoli dovremmo avere anche l'approvazione della Ue e questa normativa di riferimento certa si inserisce nel momento di discussione generale della cooperazione, che fortunatamente ha avuto uno sbocco più positivo di quando era partita in sede parlamentare. Penso alla revisione di tutta la partita del diritto societario, quando si volevano colpire i principi della mutualità su cui invece era nata la cooperazione. Poi è stata complessivamente modificata e prendiamo atto positivamente di ciò, per cui questo strumento si inserisce meglio dentro un quadro di riferimento.
Ovviamente non riprendo le questioni articolo per articolo, credo che siano assolutamente importanti gli articoli 5, 11 per il fondo sulla capitalizzazione, così come penso che l'art. 11 bis possa assumere delle rigidità, ma credo che sapremo anche qui trovare gli strumenti adatti per dare quel minimo di flessibilità di cui l'impresa cooperativa ha necessità.
Poi ci sono altri articoli che introducono elementi innovativi. Penso al centro studi sulla cooperazione, che è un ulteriore elemento di innovazione di cui la società marchigiana ha bisogno.
E' stato qui ricordato che le risorse finanziarie probabilmente non sono adeguate alle necessità, ma le considerazioni che abbiamo fatto ci ricordano che si potrà intervenire solo nella seconda parte dell'anno. Con il nuovo bilancio si calibrerà un intervento migliore.
Da ultimo esprimo soddisfazione per il voto complessivamente unanime che i gruppi hanno voluto dare in Commissione a questa legge, segno di una proposta che è partita bene, su cui la Commissione ha lavorato intensamente per migliorarla ulteriormente, fino ad arrivare all'approvazione unanime, mi pare, da parte del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Subemendamento 01 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. Riguarda le operazioni a lungo termine e le fidejussioni bancarie su operazioni di credito. C'era un evidente errore che ho corretto con un subemendamento. Si intende fidejussioni su operazioni di credito a favore di enti pubblici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Sono favorevole al subemendamento, perché riprende l'emendamento a firma Avenali e Cesaroni, relatori rispettivamente di maggioranza e minoranza. Anch'io condivido il fatto che, laddove servono le fidejussioni, si possa dare la possibilità ai consorzi fidi di poter intervenire.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'emendamento 1 come subemendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'articolo 7 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Semplificazione delle procedure di modifica ed integrazione agli allegati A, B e C alla l.r. 25 luglio 2001, n. 17: "Norme per la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei e conservati" e successive modificazioni» Avenali, Benatti, Tontini, Procaccini, Gasperi, Viventi e Cesaroni (167)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 167, ad iniziativa dei consiglieri Avenali ed altri.
Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Si tratta di una proposta di legge che apporta una modifica non significativa ma importante alla legge 17 del 2001, nel senso che dà la possibilità alla Giunta di provvedere alla modifica delle tabelle A, B e C per il semplice fatto che il Ministero della sanità, per esempio, ad agosto ha individuato un fungo classificato fra quelli commestibili e commerciabilizzabili, che sembrerebbe essere velenoso. Siccome di questi casi ne capitano, non possiamo far correre rischi ai cittadini e tornare ogni volta in Consiglio a modificare la legge. Di qui l'esigenza di attribuire questa competenza alla Giunta. La proposta di legge ha come firmatari tutti i componenti della Commissione ed è una semplice modifica, importante dal punto di vista organizzativo e dell'efficienza, per rispondere con tempestività ad eventuali problemi che si presentassero.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo unico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati sull'ordine dei lavori.

SILVANA AMATI. Ripropongo la possibilità di votare la mozione 272 senza discussione, risolvendo la questione con la partecipazione del Consiglio alla manifestazione per la pace che si svolgerà sabato a Roma. Propongo di non fare una discussione che manterrebbe gli elementi di quella già avviata fin qui, anche per permettere di partecipare agli appuntamenti successivi (vedi audizione della Commissione Statuto), quindi pur nelle posizioni diversificate, chiedo alla minoranza di esprimere questa diversificazione, facendo sì che non sia la Giunta invitata ad aderire, ma sia il Consiglio a poter esprimere una posizione che credo sia giusto venga assunta dall'Assemblea e non dal Governo.

PRESIDENTE. Anzitutto pongo in votazione la proposta di iscrizione della mozione n. 272 e della mozione 274.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Ritengo che il dramma della guerra obblighi questo Consiglio ad uno scatto di serietà, a prescindere dalle posizioni di merito, quindi, oltre alla votazione positiva nei confronti della mozione presentata dalla collega Amati, chiedo che altrettanto avvenga nei confronti della mozione presentata dal nostro gruppo. Se poi dovrà esserci discussione, discussione ci sia, perché non possiamo disinteressarci del dramma della guerra.

PRESIDENTE. Avevamo concordato che i lavori sarebbero ,terminati alle 13. Sono le 12,45, quindi non abbiamo i tempi per discussioni lunghissime. Se in un quarto d'ora riusciamo a votare le mozioni e ad articolare un minimo di dibattito bene, altrimenti non saremo in grado di farlo. Come diceva la collega Amati, se non ci sarà un grande dibattito e si arriverà poi a una votazione che rappresenti, in sintesi, il pensiero dell'Assemblea, intanto si potrebbe procedere con la 272.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Purché esca una posizione del Consiglio piuttosto che solo dell'Esecutivo, sono anche disponibile a non far intervenire la mia parte e comunque propongo ciò anche per la maggioranza, se c'è una espressione verbale della minoranza. Non credo che cinque minuti di intervento cambino la sostanza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Chiediamo che venga fatta la nomina del dimissionario assessore Giulio Silenzi, al punto 5 dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Si chiede di proseguire con il punto 5 e successivamente procedere con le due mozioni?

SILVANA AMATI. Io sono disponibile a mantenere l'impegno...

OTTAVIO BRINI. Siamo noi disponibili, perché siete in 10.

SILVANA AMATI. Non siamo in 10.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che se votiamo la nomina, l'aula è in condizioni di poterlo fare; se votiamo la mozione, l'aula molto probabilmente non è in condizioni numeriche di poterlo fare. Proseguiamo, pertanto con la nomina.



Nomina

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la sostituzione del consigliere dimissionario Giulio silenzi nella Consulta regionale per l'emigrazione (l.r. 30 giugno 1997, n. 39, art. 4)

(Segue la votazione)

Comunico il risulto della votazione. Votanti n. 24. Hanno ricevuto voti: Avenali n. 17, Brini n. 1, Donati n. 1, schede bianche n. 5. Proclamo eletto il consigliere Ferdinando Avenali.



Mozione (Votazione): «Adesione della Regione Marche alla manifestazione nazionale per la pace di Roma del 12 aprile 2003», Amati, Rocchi, Luchetti, Benatti, Franceschetti, Procaccini, Moruzzi, D'Angelo e Andrea Ricci (272)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Mi dicono che potrebbe essere richiesta la verifica del numero legale da parte dei colleghi della minoranza rispetto all'adesione alla manifestazione per la pace del 12 aprile. Se c'è questa intenzione i colleghi lo dicano, perché chiaramente in questo momento il numero legale non c'è. Noi chiederemo, come maggioranza, al Governo di aderire in quanto tale; sarà una valutazione propria della minoranza tener conto del fatto che ci sarà una presenza eventuale della Regione Marche non come Assemblea e come unicuum ma come Governo delle Marche. Noi ci sentiamo tutelati e ci basta questa presenza; riteniamo che ci sia un vulnus istituzionale che si potrebbe evitare.
Quindi ripropongo la disponibilità a non intervenire come maggioranza ma a far sì che ci sia una rappresentanza del Consiglio e non del Governo. Se questo non è possibile, noi ci fidiamo del nostro Governo e quindi riconosceremo questo dato.

PRESIDENTE. C'è una nuova richiesta della collega Amati. Vorrei capire se da parte dei gruppi di minoranza c'è disponibilità a proseguire.

SILVANA AMATI. Il testo può essere stra-emendato ed ha questo senso: c'è la manifestazione il giorno 12, il Consiglio regionale Marche, nella sua rappresentanza istituzionale — pur con voti favorevoli e contrari — partecipa. Il senso è questo. Potremmo dilungarci in cose vastissime sul perché o percome, ma non lo vogliamo fare in quanto riteniamo, come gruppi, che sia utile una presenta istituzionale. Se non è possibile perché, al di là del merito, ci sono valutazioni diverse, si assume il dato che anche per partecipare a una manifestazione si debba ricorrere al Governo regionale e, siccome noi siamo maggioranza, ricorreremo al Governo regionale per rappresentare le Marche. Mi chiedo se valga la pena.
Ripropongo all'aula di trattenerci noi, come maggioranza, dall'intervenire, facendo sì che l'adesione sia del Consiglio. Se non è possibile rinuncio: i numeri sono numeri, e so contare.

PRESIDENTE. Sono tre volte che la collega Amati ripete il suo concetto: vorrei capire qual è la posizione della minoranza. Avevamo detto che i lavori si sarebbero chiusi alle 13, ma se chiudiamo alle 13,15 cambia poco. Vorrei capire che tipo di orientamento c'è. E' inutile proseguire se il voto dovesse rivelarsi inutile in quanto non esista il numero legale. Se siamo d'accordo, la maggioranza si astiene dal fare interventi. Vorrei capire qual è la posizione della minoranza, altrimenti metto in votazione la mozione. Non ho altre procedure da proporre.
Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Come potete ben vedere non c'è la maggioranza per sostenere questa mozione, quindi si invita il Consiglio regionale a prenderne atto. Sarà eventualmente la Giunta a decidere.

PRESIDENTE. Se questo è un orientamento generale che rappresenta il pensiero della minoranza, è inutile che procediamo con un voto che verrebbe a mancare di valore legale.

ANDREA RICCI. Io chiedo che si prosegua, mettendo ai voti la mozione.

PRESIDENTE. Abbiamo cercato un dialogo, se lei mi invita a porre in votazione la mozione, io lo faccio.
Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Intervengo perché lei ha dato un'interpretazione della minoranza, Presidente, su questa vicenda, particolare.
Innanzitutto mi sarebbe piaciuto il dibattito, perché a questo punto c'è stato il conflitto e visto quello che abbiamo fatto in passato qui dentro, sarebbe opportuno discutere.
Sono contrario a far mancare il numero legale, perché la partecipazione del Consiglio regionale — se la maggioranza vuol deliberare — deve esserci, prendendosi di ciò la responsabilità. In questo momento io sento di partecipare a tutte le manifestazioni che chiedono un fortissimo intervento umanitario e di soccorso medico e alimentare particolare in quella zona. Su questo sono d'accordo. Sull'interpretazione complessiva non sono invece d'accordo, però se si vota, prendendosi la maggioranza le sue responsabilità, concordo. L'unico scenario che mi sfugge è cosa potrebbe succedere oggi se la guerra si fermasse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Premetto che il nostro gruppo non si è mai sottratto al confronto in aula su nessun argomento, noi siamo sempre presenti su tutti gli argomenti, fino all'ultimo momento. Dato che sono le 13 e che cinque minuti fa è stata iscritta una mozione impegnativa per tutta la comunità marchigiana, perché questa Assemblea è rappresentativa di tutta la comunità marchigiana, noi riteniamo che non ci siano le condizioni per discutere in maniera ampia, seria, approfondita anche questa adesione, perché questo è un atto simbolico, che però è frutto di un ragionamento e di un'impostazione politica, che diventa poi istituzionale e che viene esternata in atti politici, non è una cosa neutra. Non può essere nemmeno agganciata, sic et simpilciter, come frettolosamente sta tentando di fare la maggioranza, alla mozione che noi votammo prima dello scoppio della guerra, a condizioni completamente differenti e con risvolti completamente differenti rispetto ad oggi, rispetto a un dibattito fatto oggi, tant'è che il collega Massi sottolinea la questione umanitaria, non sì o no alla guerra. La guerra c'è, adesso bisogna vedere che cosa accade. Su questo noi vorremmo confrontarci in maniera seria, ampia, completa. Quindi, o facciamo un dibattito organico, oppure noi chiediamo, dato che è stato chiesto di porre ai voti la mozione, il numero legale perché non c'è neppure questa condizione minima, cioè la presenza minima dei consiglieri in aula, perché attualmente non esiste numero legale. Chiediamo quindi la verifica del numero legale, perché questa cosa, politicamente, deve essere affrontata in maniera seria. Non per sottrarci al dibattito, assolutamente, perché noi siamo pronti a essere qui alle ore 16 per riprendere con questa mozione. In questo momento non esistono le condizioni né di tempo né complessive per discutere in maniera organica di questo documento, quindi chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Non possiamo fare una verifica del numero legale fin quando non saremo arrivati al voto.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Mi pare evidente la strumentalità sull'organizzazione, attuata dai gruppi di opposizione. Credo che il dramma della guerra venga prima di ogni altra cosa; Nel merito uno può o meno condividere l'analisi che facciamo, tuttavia è del tutto strumentale porre una questione di tempi, di orario rispetto ai massacri che avvengono in quella parte del mondo. Per questo chiediamo reiteratamente alla presidenza del Consiglio di passare alla votazione delle due mozioni.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di verifica del numero legale, quindi invito i consiglieri segretari a procedere in tal senso.

SANDRO DONATI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni assente
Massi presente
Melappioni presente
Minardi presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli presente
Procaccini presente
Ricci Andrea presente
Ricci Giuseppe presente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Spacca assente
Tontini assente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio assente
D'Angelo presente

PRESIDENTE. E' presente il numero legale, quindi pongo in votazione la proposta di mozione n. 272.

Il Consiglio approva




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Presidente, chiedo di porre in discussione anche la mozione n. 274.

PRESIDENTE. Dovremmo anzitutto chiedere l'iscrizione con ordine di priorità. A me va bene tutto, collega Procaccini, ma vorrei capire se abbiamo tempi e termini.

CESARE PROCACCINI. L'ho chiesto questa mattina, Presidente.

PRESIDENTE. Lei ha solo chiesto l'iscrizione. Comunque io non ho problemi, debbo solo garantire la regolarità del comportamento. Per me va bene tutto.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Intanto, se non ci limitiamo a votare la proposta di adesione alla marcia ma entriamo nella questione della catastrofe umanitaria e del diritto di asilo, chiederei di mettere in discussione e in votazione le proposte 273 e 274, soddisfacendo l'esigenza sia del gruppo dei Comunisti italiani, sia dello scrivente consigliere, che è firmatario con altri 8 consiglieri della mozione 273 su argomenti collegati e inerenti.

PRESIDENTE. Mentre la mozione del consigliere Procaccini è stata comunque iscritta, seppure non con una condizione di priorità rispetto alle mozioni all'ordine del giorno, adesso c'è una richiesta anche per la 273 del consigliere Moruzzi, che propone di trattarla insieme alla 274.
Pongo in votazione la proposta del collega Moruzzi, di iscrivere anche la mozione n. 273 e di anticiparne la discussione, rispetto alle altre mozioni, insieme alla n. 274.

Il Consiglio approva




Mozioni (Discussione e votazione):
«Diritto d'asilo» Moruzzi, D'Angelo, Avenali, Benatti, Tontini, Franceschetti, Mollaroli, Amati e Andrea Ricci (273)
«Catastrofe umanitaria in Iraq», Procaccini e Martoni (274)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni nn. 273 dei consiglieri Moruzzi ed altri e n. 274 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Propongo di nuovo, per rispetto dei tempi che ci eravamo dati, di non intervenire come maggioranza, ma lasciare al solo collega di minoranza, se ritiene di parlare sull'argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ringrazio la maggioranza della magnanimità e dello spazio che lascia...
Vorrei fare due precisazioni abbastanza rapide, nonostante il desiderio di approfondire le cose.
Per quanto riguarda il diritto di asilo è allo studio del Consiglio dei ministri, su proposta dei ministri dell'Udc, una modifica parziale della "legge Bossi-Fini" a seguito di questa situazione che si sta creando, quindi credo che a breve ci sarà un pronunciamento del Governo e anche della Commissione competente per quanto riguarda la maggioranza. E' un problema che viene colto nella sua gravità, su cui concordo per averlo sollevato con i colleghi proponenti.
Per quanto concerne la mozione proposta dai colleghi del gruppo Comunisti italiani voglio richiamare l'attenzione su alcuni aspetti.
Ribadisco che il nostro paese non è in guerra, quindi quando si fanno le manifestazioni invito a individuare bene i bersagli. Il nostro paese non aderisce alla guerra. Se per adesione alla guerra si intende l'offerta di basi e di diritto di sorvolo, è la stessa cosa che fanno Germania e Francia.
Vorrei sapere quale immagine ha evocato, soprattutto nei colleghi della sinistra, il gesto dei marines che sono entrati nel palazzo presidenziale e si sono messi seduti sui divani di Saddam Hussein. Nei confronti di chi si ispira anche a certi principi rivoluzionari che rispetto e per alcune parti ammiro, dico che per me è stata una bella immagine, perché finalmente il mondo ha visto su quali basi una delle dittature più spietate della storia, rea di genocidi e di stermini in tutti i modi, abbia costruito il proprio potere, con ricchezze immense di uno solo o dei suoi familiari, alle spalle del popolo che muore di fame. I mezzi con cui ci si è arrivati, i principi che sono stati evocati possono anche non essere condivisi, però voglio sapere da chi si ispira a principi di liberazione dei popoli dalle dittature, se quella non è stata una bella immagine. Nei frigoriferi presidenziali c'era roba da mangiare per migliaia di persone della famiglia del dittatore, probabilmente per secoli, mentre la gente, fuori, muore di fame. Vorrei che la sinistra italiana queste cose almeno le prendesse in considerazione. A meno che si voglia stabilire che c'è un tifo sperticato per il dittatore, sterminatore e genocida Saddam Hussein. Se è questo, è meglio dichiararlo. Inoltre, chiedo se per voi c'è dittatura e dittatura. A me è stato insegnato che una dittatura, anche se la ponesse in essere uno del mio partito, è sempre dittatura, si chiama dittatura, soprattutto quelli che eliminano gli avversari politici con le torture e con le repressioni: si chiamano dittatori, di qualunque colore siano, rossi, neri, militari, razzisti, religiosi, fossero anche democristiani sono dittatori se il potere lo prendono con la forza e lo esercitano con la violenza e soprattutto quando la gente ha bisogno di cibo e medicinali loro si costruiscono centinaia di palazzi tipo quelli che il mondo ha potuto finalmente vedere.
La domanda che mi faccio e soprattutto faccio a voi è questa: mi dovete dire, di fronte a questa situazione, qual è lo scenario che si dovrebbe creare se oggi Bush, Blair e tutti gli altri dicessero "abbiamo sbagliato, adesso ci ritiriamo, la guerra è finita". Diteci cose dovremmo dire al popolo iracheno, soprattutto alle famiglie di quelli che sono stati sterminati con le armi chimiche, con le torture, con le donne violentate, da questo regime.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Ho capito che avevamo deciso di non intervenire, tuttavia le considerazioni fatte dal consigliere Massi meritano un minimo di discussione, proprio perché sull'esito della guerra preventiva scatenata dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra con i due eserciti più forti del mondo, contro l'Iraq, non c'erano dubbi. La sproporzione di mezzi e di uomini faceva pensare addirittura a una guerra lampo. Bush e Blair hanno dichiarato che è solo una questione di tempo. Nel frattempo, tra l'altro, i vincitori preventivi si stanno spartendo la ricostruzione e non è un caso che bombardino a tutto spiano, oltre la "necessità".
Questa guerra è illegittima, Massi, è una guerra di aggressione, una guerra imperialista e neo-coloniale e ha già causato migliaia e migliaia di morti civili, di uomini, donne e bambini.
Ringrazio il collega Massi per la sua sensibilità istituzionale che l'ha fatto rimanere in quest'aula e ripeto che la nostra analisi contro questa sporca guerra di sangue, ma anche di petrolio, non giustifica il regime dittatoriale di Saddam Hussein che è stato portato al potere dagli Stati Uniti e che, come primo atto, sterminò 800.000 iscritti al Partito comunista iracheno che è tuttora un partito fuori legge. Quindi quelle immagini che tu hai evocato, collega Massi, non significano, nella nostra critica e nella nostra contrarietà, un assenso a quel regime dittatoriale, ma questa guerra riporta alla barbarie l'umanità, annulla il diritto internazionale, accredita un uomo, eletto a presidente degli Stati Uniti con meno della metà degli aventi diritti al voto, a padrone e predone del mondo. Oggi l'Iraq, domani la Siria, poi la Corea del nord e forse la Cina.
Con questa logica di guerra preventiva e totale il mondo sta tornando appunto alla barbarie. Altro che esportare la democrazia! Altro che esportare la civiltà! Quei marmi e quegli ori di Saddam sono stati acquistati in larghissima parte con i dollari dell'occidente ed in primo luogo degli Stati Uniti d'America. Qualsiasi regime considerato in questa logica nemico o appena non amico va annientato, distrutto, conquistato, in una logica consapevole di pazzia e di cinismo.
L'esito della guerra è segnato. Per la verità, per noi era scontato prima che la guerra scoppiasse. Così come è scontata la fine di Saddam Hussein e di questo regime. A questo punto della guerra occorre che si ascolti almeno la vastissima richiesta mondiale di milioni e milioni di persone, del Papa, tanto applaudito da voi stessi del centro-destra nell'aula della Camera, ma così isolato e disatteso da voi medesimi. Occorre che si ascoltino almeno le parole di invito alla fine della guerra in questo momento. Occorre che si dia luogo al "cessate il fuoco" per ripristinare un minimo di possibilità per gli aiuti umanitari. Occorre che vi sia un immediato "cessate il fuoco" per risparmiare la popolazione civile che ha già subito distruzioni, morti e lutti. Occorre che vengano risparmiati i diplomatici esteri, i giornalisti, anch'essi uccisi dal fuoco dei cosiddetti "alleati".
L'Italia è in guerra purtroppo, collega Massi, perché ha concesso basi, ha concesso logistica, ha concesso un supporto importante. I paracadutisti americani oggi attaccano l'Iraq, non il regime di Saddam Hussein, perché a guardia del palazzo di Saddam Hussein c'erano 12 guardiani, cinque dei quali sono stati uccisi, gli altri si sono arresi. Quindi non serviva scatenare una guerra per annientare un dittatore prima portato al potere. Quei paracadutisti sono partiti da Aviano e da Vicenza. E' un'ipocrisia consapevole e lo dico a te, collega Massi, che pure fai parte di una sensibilità di tipo cattolico che dovrebbe prefigurare un mondo di pace e di giustizia.
Occorre quindi, a giudizio non solo dei Comunisti italiani, un immediato "cessate il fuoco" che permetta almeno l'apertura di un canale umanitario alle organizzazioni internazionali, per portare soccorso alle popolazioni civili, ai feriti che hanno bisogno di cure e non hanno più gli ospedali perché bombardati dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Intervengo rapidamente, perché rimanga traccia, nella discussione di questa mattina, l'argomento della mozione sul diritto all'asilo, che è un tema importante. Ogni giorno che trascorre ci accorgiamo delle implicazioni e della realtà della guerra, nonostante che l'informazione che arriva da questi luoghi è molto compressa, molto controllata, direi regimentata, addirittura "arruolata". I giornalisti sono anche "arruolati" nelle truppe e quelli che non sono "arruolati" rischiano, come si è visto nei giorni scorsi, di perdere la vita sotto il cosiddetto "fuoco amico", ammesso che si possa avvicinare la parola "amico" alle armi e alla guerra.
Ogni giorno abbiamo la percezione della barbarie che questa guerra porta e sul tema del diritto di asilo questa barbarie attraversa anche il Medio Oriente e giunge fino a noi, negando l'art. 10 della Costituzione repubblicana, che recita che "Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge".
In questo momento c'è una limitazione del diritto di asilo anche per coloro che cercano di sottrarsi da questi paesi, quindi è dittatore colui che impedisce l'allontanamento dei civili e li usa come scudo in una guerra, ma credo che non si possa usare questo argomento in paesi in cui, coloro che intendono rifugiarsi o ad allontanarsi, non trovano poi quell'accoglienza, quell'assistenza, almeno fino al momento in cui non siano ripristinate condizioni di democrazia e di sopravvivenza.
L'Iraq è stato sottoposto per anni ad un embargo e credo che paesi come il nostro, che hanno accettato queste regole dell'embargo incivili, ingiuste, non condivisibili, di fronte alla comunità internazionale debbano più di altri dare il massimo della disponibilità perché sul tema dell'asilo ai rifugiati e ai profughi di questa guerra non sia posta alcuna limitazione.
Questa mozione è stata proposta da Amnesty International, dal Consorzio italiano di solidarietà, da Medici senza frontiere, attraverso tutti coloro che hanno voluto raccogliere questo appello. Abbiamo raccolto questo appello come consiglieri regionali e ci sembra opportuno che anche dal Consiglio regionale si alzi una voce che ponga la nostra Repubblica di fronte alle sue responsabilità. Fermo restando che questa mozione tocca soltanto uno dei tanti aspetti su cui il Consiglio regionale ha già discusso ed è chiamato ancora a discutere, ringrazio il collega Procaccini che ha presentato una risoluzione che tocca altri aspetti certamente importantissimi e ritengo che l'approvazione di questo documento sia importante, quindi faccio appello perché venga approvato all'unanimità da questo Consiglio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 273 a firma Moruzzi, D'Angelo, Avenali, Benatti, Tontini, Franceschetti, Mollaroli, Amati e Andrea Ricci.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la mozione n. 274 a firma Procaccini e Martoni.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,30