Resoconto seduta n. 204 del 18/10/2004
La seduta inizia alle 11,00



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 203 del 4 ottobre 2004.

(E’ approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 259 in data 4 ottobre 2004, ad iniziativa della Giunta regionale: «Norme sulla sanatoria degli abusi edilizi», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 260 in data 4 ottobre 2004, ad iniziativa della Giunta regionale: «Disciplina degli interventi di riqualificazione urbana», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 261 in data 27 settembre 2004, ad iniziativa della Giunta regionale: «Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 262 in data 5 ottobre 2004, ad iniziativa dei consiglieri Cecchini, Giannotti, Gasperi: «Emergenza ambientale: Agroter Mondavio», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 263 in data 8 ottobre 2004, ad iniziativa della Giunta regionale: «Celebrazione del V centenario dell’Università di Urbino», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Proposta di legge
(Ritiro)

PRESIDENTE. Il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino ha ritirato la proposta di legge n. 149, ad iniziativa del Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino, concernente: «Riordino del sistema fieristico regionale».




Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. In data 4 ottobre 2004 è stata presentata, ad iniziativa della Giunta, la proposta di atto amministrativo concernente: «Piano sanitario regionale 2003-2006: riordino dell’assetto ospedaliero», assegnata alla V Commissione.




Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 18 in data 4 ottobre 2004: «Norme relative al controllo del pericolo di incidenti rilevanti, decreto legislativo 17 agosto 1999 n. 334 sul rischio industriale, attuazione della direttiva 96/82/CE»;
— n. 19 in data 4 ottobre 2004: «Modifiche alla legge regionale 30 giugno 1997, n. 39 recante interventi a favore dei marchigiani all’estero»;
— n. 20 in data 4 ottobre 2004: «Istituzione dell’albo regionale delle società di mutuo soccorso ed interventi a tutela del loro patrimonio storico culturale».




Deliberazioni amministrative
adottate dalla Giunta


PRESIDENTE. La Giunta ha adottato le seguenti deliberazioni:
— n. 1108: «Art. 27 della legge regionale 19 febbraio 2004, n. 3 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2004 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 2.923.639,85»;
— n. 1109: «Art. 20, legge regionale 11 dicembre 2001, n. 31 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di un capitolo di spesa compreso nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie – del bilancio 2004 – Euro 537.300,75»;
— n. 1110: «Art. 29 della legge regionale 31 dell’11 dicembre 2001. Variazione compensativa al programma operativo annuale 2004 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 175 del 2 marzo 2004 – modifica al P.O.A. – modifica codice di assegnazione struttura competente per la gestione»;
— n. 1111: «Art. 27 comma 2 della legge regionale 19 febbraio 2004, n. 3 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2004 di entrate derivanti da soggetti terzi e delle relative spese – rientro fondo di rotazione legge Marcora – Euro 493.378,94»;
— 1112: «Art. 27 della l.r. 19 febbraio 2004, n. 3 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2004 di entrate derivanti dal recupero di fondi da soggetti terzi – Euro 96.932,47»;
— n. 1113: «Art. 27 della legge regionale 19 febbraio 2004, n. 3 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2004 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 372.000,00».
— n. 1114: «Art. 29 della l.r. 31 dell’11 dicembre 2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2004 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 175 del 2 marzo 2004».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Donati, Benatti, Luchetti e Spacca.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. E’ stata chiesta l’iscrizione d’urgenza della proposta di atto amministrativo n. 15/2004, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti ed altri, concernente: «Istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta concernente la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all'attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio».
La pongo in votazione.

Il Consiglio approva



Interrogazione (Svolgimento): «Sfruttamento dell’immigrazione clandestina per il lavoro nero» Ciccioli (1012)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1012 del consigliere Ciccioli.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Il lavoro sommerso o lavoro nero che dir si voglia, è un fenomeno molto diffuso in Italia. Alcune stime parlano di un valore complessivo di questa economia sommersa fra il 15 e il 17% del prodotto interno lordo, quindi una cifra enorme che arriverebbe a sfiorare i 200 miliardi di euro. Il numero dei lavoratori coinvolti in questa economia sommersa sarebbe, secondo alcuni, pari al 15% del totale, cioè oltre i tre milioni e mezzo e secondo altri sfiorerebbe addirittura i 6 milioni. Si tratta quindi di un universo sommerso di grandissime proporzioni.
Nelle Marche il fenomeno è valutato al 13,9% del totale dei lavoratori occupati, dato Istat del 2000, che equivarrebbe a una cifra notevole.
Nel 2003 il dato è valutato attorno al 12,8. Questo per dire che il fenomeno è di grande rilievo in tutto il paese e anche nella regione Marche.
Le Marche hanno da tempo istituito una commissione regionale per l’emersione da lavoro irregolare. Questa commissione si è costituita nel gennaio del 2001 e ha operato una serie di riflessioni e di analisi, perché di questa commissione fa parte anche una rappresentanza delle forze dell’ordine, delle forze ispettive, quindi si è deciso di approfondire il discorso del lavoro sommerso nelle Marche soprattutto per quanto riguarda l’edilizia che, come noto, è un settore molto ricco di irregolarità. A questo scopo abbiamo fatto anche un bando, nel piano del lavoro, per una ricerca sul lavoro irregolare e sommerso nell’ambito territoriale delle Marche, con particolare riferimento all’edilizia. Questo bando è stato assegnato, quindi questo progetto ci sarà e ci consentirà di avere più informazioni. Inoltre, sempre per quanto riguarda questo discorso, è stata raggiunta un’intesa fra Regione Marche, Anci, Upi, Uncem, Inps, Inail, casse edili, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, organi di collegi professionali per il rilascio del documento unico di regolarità contributiva, detto DURC. Su questo stiamo preparando una proposta di legge, come Giunta, che consentirà di favorire il controllo del fenomeno, quanto meno nell’ambito dell’edilizia.
Per quanto riguarda i temi di cui il consigliere Ciccioli si occupa nella sua interrogazione, che hanno a che fare con notizie di diffusione di laboratori di lavoro irregolare prevalentemente gestiti da clandestini di origine asiatica in alcune zone della regione, questo fa riferimento anche ad una ricerca svolta da Genesis di Bologna su incarico della Provincia di Pesaro e Urbino e in questa ricerca si diceva che spesso si aveva notizia di laboratori formalmente registrati, ma che occupavano un numero di persone molto superiore a quelle dichiarate.
Noi stiamo lavorando su questo e abbiamo chiesto anche una informativa alla guardia di finanza, comando regionale delle Marche. Questa informativa, del luglio 2004, ci parla di alcune operazioni di polizia giudiziaria che sono state svolte nelle province di Ancona e di Pesaro e Urbino e che hanno portato da un lato all’arresto di un cittadino cinese che aveva costituito, in concorso con due cittadini italiani, sei imprese utilizzate per fare false certificazioni volte a regolarizzare l’ingresso illegale in Italia di connazionali cinesi, e qui ci sono una serie di elementi di dettaglio; poi, un’altra indagine a Urbino ha potato a denunciare un cittadino italiano che aveva a che fare con queste predisposizioni di documenti illegali per la regolarizzazione falsa di cittadini extracomunitari; infine vi sono delle indagini fatte in alcune imprese delle province di Ancona e Pesaro e Urbino nel settore ristorazione e manifatturiero, dove sono stati riscontrati molti connazionali cinesi dei titolari di questi laboratori che lavoravano in nero.
Sicuramente sul fenomeno si sta indagando. Questa questione dei laboratori gestiti da cinesi ha un duplice significato, perché da un lato potrebbero essere visti come momenti di concorrenza sleale nei confronti dei laboratori artigiani marchigiani, dall’altra c’è da dire che spesso e volentieri i titolari di aziende marchigiane fanno ricorso a questi laboratori cinesi perché assicurano in tempi straordinariamente veloci l’esecuzione di lavori che non riuscirebbero a svolgere con altri laboratori, specialmente quando, nel tessile e abbigliamento arrivano ordini improvvisi, ma anche nel campo della maglieria. In luglio e in agosto questi laboratori invece funzionano a tutto campo, con orari assolutamente incredibili, perché spesso c’è un titolare che è registrato — qualche volta non è registrato — poi ci sono un numero imprecisato di lavoratori che lavorano di pomeriggio e durante la notte con orari assolutamente straordinari che garantiscono questa flessibilità utilissima alle aziende artigiane delle Marche. Quindi c’è una duplice valenza che stiamo cercando di comprendere bene e sicuramente il fenomeno non ci sfugge. Stiamo insistendo per i controlli da parte delle forze di repressione per evitare che il fenomeno dilaghi. Naturalmente è collegato anche con il traffico illecito di lavoratori clandestini che è un fenomeno molto ampio, che interessa anche la nostra regione, seppure in misura meno ampia che in altre regioni, quindi siamo molto attenti a monitorarne il significato.
Da ultimo credo che il lavoro più importante sia da farsi nel caso dell’edilizia. Ci attendiamo lumi da questa indagine specifica che stiamo finanziando e dalle procedure nuove che saranno adottate nell’edilizia con l’accordo di tutti gli attori sociali e istituzionali, con la nuova proposta di legge per questo documento unificato di regolarità contributiva.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Innanzitutto ringrazio per la risposta che questa volta, mi permetto di dire, è molto precisa. Anzi, di più. Qualche mese fa è partita dalla Regione la segnalazione alla guardia di finanza per i controlli.
Perché ho puntato l’attenzione su questo aspetto? Perché negli ultimi mesi — alla fine dell’anno scorso-inizio di quest’anno — molti laboratori assolutamente emersi, regolari hanno visto dimezzare le richieste di forniture e contemporaneamente erano entrati in azione altri laboratori che hanno assorbito questo tipo di attività. Quindi, da una parte è diminuito il fatturato e conseguentemente il numero degli occupati in laboratori legittimi, in aziende artigiane che regolarmente forniscono la merce, dall’altra la produzione si è spostata a questo tipo di attività che apparentemente non esistono. Però ditte con due-tre occupati regolarmente registrati fanno produzioni di 10-15 persone, il che è impossibile. In particolare la Uil del settore tessile e abbigliamento, ha segnalato questa cosa, però non è successo assolutamente niente. Sono contento che in seguito all’interrogazione sono stati fatti dei controlli.
E’ vero che nell’edilizia c’è lavoro in nero, però coinvolge soprattutto italiani, adesso anche albanesi, macedoni, ma c’è una quota parte di italiani del sud, soprattutto nella zona della ricostruzione di Fabriano e Camerino. Nel settore delle confezioni, che è un’industria leggera che non abbisogna di grandissime attrezzature, di grandi spazi, sta passando la produzione dall’attività registrata, legittima, scritta ecc. a quest’altro tipo di laboratori che sono un’ulteriore spinta negativa all’occupazione, alle attività delle aziende ecc. Quindi ringrazio dell’interrogazione e credo che la Regione debba occuparsi di questa cosa, perché induce alla perdita di spazi importanti nel settore manifatturiero. Tutto il settore manifatturiero marchigiano è stato il modello vincente del nostro benessere, ma sta andando in crisi, vuoi perché alcuni grandi imprenditori aprono fabbriche nei paesi dell’est, quindi spostano la produzione, vuoi perché in sede locale una parte della produzione viene assorbita da imprese non registrate, che producono una parte del lavoro. Tra un po’ non avremo più manodopera occupata in questi settori, la crisi si comincia a sentire. Fino adesso, bene o male chi ha buona volontà un lavoro alternativo lo trovava, adesso inizia a esserci questa situazione nelle confezioni, che coinvolge anche altri settori meno leggeri, in cui la perdita dei posti di lavoro è numerosissima. Lei assessore, ha dichiarato che nella zona dell’ascolano vi sono 4.500 posti di lavoro in meno: è un segnale estremamente preoccupante, perché una parte si sarà reinserita nel lavoro, ma una parte non ha posto di lavoro, quindi è una situazione non drammatica come in altre aree, però comincia a diventare delicata e questo mi sento di sottolinearlo.



Interrogazione (Svolgimento): «Parco dei Sibillini. Il Presidente D’Ambrosio chiede la presidenza per un sindaco umbro» Massi (1004)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1004 del consigliere Massi.
Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sul punto specifico, magari fossimo già nella fase finale. Siamo nella fase pre-iniziale, nel senso che il parco dei Sibillini finora ha avuto un solo presidente, il prof. Carlo Alberto Graziani, fino all’anno scorso.
In una prospettiva di applicazione dell’art. 12 della legge istitutiva del parco, che prevede espressamente che “il presidente viene nominato con decreto del ministro dell’ambiente, d’intesa con i presidenti delle Regioni Marche ed Umbria”, si era cominciato a discutere con il presidente dell’Umbria prima della scadenza, per vedere che cosa fare. Si stava pensando ad una ipotesi di alternanza fra le due Regioni, Graziani era sicuramente attribuito in “quota Marche”, perché pur essendo romano insegnava a Macerata, il suo radicamento territoriale era di Macerata. Nell’ambito di questi assolutamente informali pour parler, si era pensato anche al sindaco di Norcia. Di tutto questo non è praticamente rimasto nulla perché non è partito nulla, nel senso che il ministro non ha fatto alcuna proposta, abbiamo cercato inutilmente da mesi di avere un incontro con lui, per vedere di concordare insieme un nome, anzi prego il consigliere Massi, se ha rapporti migliori con il ministro, di aiutarci ad avere un incontro con lui. Sono mesi che non riusciamo ad averlo. Quindi il discorso è di molto, molto prima. Era semplicemente sulla base di questo pensiero: se passasse il principio di un’alternanza fra Marche ed Umbria, per l’Umbria potrebbe essere il sindaco di Norcia e io non avevo nulla in contrario, conoscendolo personalmente.
Quanto alla seconda parte, cioè alla necessità di sentire gli enti locali, non c’è alcuna necessità perché la legge non lo prevede assolutamente. Ma siamo ancora nella fase in cui non siamo riusciti ad incontrare il ministro, vorremmo incontrarlo per costruire insieme a lui una candidatura, umbro-marchigiana che fosse, che desse poi la possibilità al parco di avere una presidenza, visto che questa poltrona è scoperta da un anno, ormai.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi aspettavo la sua risposta, Presidente. Lei è stato molto abile a spostare il focus della questione sul ritardo del ministro Matteoli nella nomina. Lei sa che io non ho alcun problema di libertà, anche quando tratto dei miei capi di partito, quindi per primo dico che il ritardo con cui il Ministero dell’ambiente sta affrontando questa questione è inaccettabile. Sono quindi convinto che si tratta di un ritardo inaccettabile.
Però sulla questione che ho posto io lei ha fatto una mezza ammissione, cioè ha detto che in fondo anche un sindaco umbro potrebbe andare bene. Io non ho nulla contro i sindaci dell’Umbria...

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Se si stabilisce il principio dell’alternanza...

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Lei parla di principio dell’alternanza. Io sono convinto che noi dobbiamo affrontare la questione del parco dei Sibillini in una maniera diversa rispetto al passato. Ho vissuto da cittadino, non del parco, ai limiti del parco, e la presidenza del prof. Graziani è partita con molta buona volontà. Tra l’altro l’uomo è un esperto di agricoltura e di ambiente, questo nessuno lo disconosce. Il problema è che se lei sente, anche qui, gli autorevoli componenti del suo Esecutivo, se ascolta il parere degli amministratori del parco, anche quelli del centro-sinistra, si accorgerà che c’è una lamentela forte sul fatto che il parco non è stato quel soggetto di volano e di sviluppo che nelle premesse si prefigurava. E’ invece stato un soggetto molto vincolante e vincolistico che ha bloccato tante iniziative.
Oggi leggo — questo è un comunicato di scuola. Non voglio blandire i Ds in questi giorni, ma la scuola politica, anche dei Ds, la conosco — un articolo molto interessante, perché dice “Cosa facciamo al parco? Tutto bloccato”. Giustamente si accusa il Governo di un ritardo. E’ un articolo che nel merito condivido, perché il ritardo è inaccettabile. Dico anche una cosa, con altrettanta benevolenza nei confronti dei colleghi Ds: la gestione Graziani — permettetemi questa polemica dopo diverse lodi — è stata tecnicamente vincolistica e troppo vincolante, politicamente è stata una gestione abbastanza di parte. Noi non ci siamo prestati alle polemiche che riguardavano incarichi, le solite questioni sulle consulenze ecc., però lasciatemelo dire, il cittadino comune, l’amministratore locale ha percepito che c’è stata una gestione abbastanza politicizzata per quanto riguarda le case del parco ecc. Fa parte del gioco politico, non mi scandalizzo di questo, però lo devo sottolineare. Quindi c’è stata senz’altro la percezione di una gestione molto politicizzata. Purtroppo questo nuoce al personaggio perché, ripeto, il prof. Graziani è un docente universitario di cui a livello scientifico non si può assolutamente dire niente. Però la gestione è stata vincolistica e oggi che cosa serve? Io credo che i nostri amministratori vadano reincentivati ad un incontro — oggi si chiama “tavolo” — con Provincia e Regione, con il futuro ente del parco — prepariamo fin da adesso la base, anche se il soggetto interlocutore ancora non c’è — per riprogrammare le politiche di sviluppo del parco.
Ve lo chiedono gli amministratori, anche i vostri amministratori: se diciamo che oggi l’Esecutivo della Regione Marche appoggia un presidente dell’Umbria, sembrerebbe disconoscere il fatto che 18 Comuni delle nostre Marche hanno avuto prima preoccupazioni per il parco e per lo sviluppo, oggi puntano a un’ipotesi di sviluppo: mettiamoli insieme e diciamo che la Regione Marche, il “Governatore” delle Marche, l’Esecutivo marchigiano sono a fianco degli amministratori marchigiani. Poi, piena politica di concertazione e di programmazione con l’Umbria, per l’Umbria deve capire che il peso del parco, finora, il grande peso l’ha sopportato le Marche e come benefici ne abbiamo avuti pochi. Speriamo di migliorare, poi nel futuro, probabilmente, anche l’Umbria potrà giocare un suo ruolo. Però, Presidente, la sua condiscendenza all’ipotesi di alternanza la vedo più come una esigenza politica perché sappiamo di che colore è il sindaco di Norcia — tutto legittimo — sappiamo che l’alternanza è anche all’interno...

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Lei dovrebbe conoscerlo...

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Lo so che viene dallo stesso ceppo familiare, però sa qual è il problema, Presidente? Un’alternanza dentro il centro-sinistra. Graziani era in area Ds, adesso lo diamo alla Margherita. Non ho niente contro la Margherita e contro il sindaco di Norcia, sono per un marchigiano, anche se fosse di sinistra. Cerchiamo di aiutare gli amministratori che vogliono un interlocutore marchigiano.



Interrogazione (Svolgimento): «Incarichi professionali conferiti dagli Enti regionali» Giannotti, Brini, Cesaroni, Ceroni, Grandinetti e Trenta (1152)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1152 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Grandinetti e Trenta.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Ho già detto al capogruppo di Forza Italia che questa raccolta di dati è particolarmente laboriosa, perché riguarda tutti gli enti, società e agenzie che dipendono dalla Regione e sono 44, più tutte le zone della sanità. Siamo ormai a buon punto, l’assessore Melappioni è riuscito ad avere tutti i dati di almeno dieci zone. Ho già quasi il 90% delle risposte da tutte le società, agenzie ed enti intermedi, quindi sono convinto di poter avere la possibilità di elaborare questi dati e di offrirli al Consiglio regionale entro la prossima seduta, in quanto si parlerà di questo argomento. Al momento ho dati grezzi e incompleti. E’ una raccolta laboriosa, la stiamo facendo a tamburo battente e al 99,9% potrò presentarla la prossima seduta del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Do per buona la risposta, nel senso che il nostro intendimento è quello che su questa questione si recuperi il massimo della trasparenza possibile, perché i marchigiani chiedono questo. Noi abbiamo sempre detto che il problema delle consulenze improprie è un problema grave e debbo citare che però, nel momento in cui c’è uno sforzo per acquisire il dato — debbo dargliene atto — dall’altra parte questa Giunta regionale continua a sbagliare, perché abbiamo votato in Commissione, l’altra sera, contro l’ennesimo incarico di consulenza affidato all’esterno, cioè abbiamo dato l’incarico alla Svim addirittura di reclutare otto professionisti per supportare il settore agricoltura negli adempimenti che deve svolgere, cosa gravissima che dimostra anzitutto un fallimento dell’assessorato all’agricoltura, a partire dalla gestione Silenzi, se non si trova oggi più il personale per poter sbrigare le pratiche. Poi questo metodo, questo uso delle scatole interne. Noi riteniamo che sia un fenomeno grave quello delle consulenze esterne, rispetto al quale occorre veramente fare chiarezza.
Prendo atto della sua disponibilità, magari troveremo un luogo dove queste informazioni possano essere acquisite e questo potrà provocare, anche secondo noi, qualche correttivo che ponga fine al ricorso all’uso di esterni, che peraltro dequalifica anche le grandi capacità professionali che esistono all’interno del Consiglio regionale.



Interrogazione (Rinvio): «Regolamento CE n. 1257/99 – PSR misura B “Insediamento i Giovani Agricoltori” – Bando DGR 536/01 e successiva condotta della Regione Marche in relazione ai diritti dei soggetti compresi nella graduatoria unica regionale» Castelli (1153)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1153 del consigliere Castelli, che ha la parola.

Guido CASTELLI. L’assessore, che è impegnato al Comitato economico e sociale, mi ha pregato di rinviare la risposta, con l’impegno di farla alla prima seduta utile.



Interrogazione (Svolgimento): ««L.R. 14.11.2001, n. 28: Norme per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico della regione Marche» D’Angelo (1098)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1098 del consigliere D’Angelo.
Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In merito alla interrogazione di cui sopra si specifica quanto segue:
La relazione Annuale la cui presentazione è prevista entro il 30 aprile 2004, ai sensi dell'art. 7 della L.R. 28/2001, è in fase di predisposizione in quanto la maggior parte dei Comuni, nonostante la richiesta avanzata dal Servizio Tutela Ambientale, in data 11106/2004, non hanno inviato alcuna risposta. Nello specifico, sulla base della documentazione agli atti, pervenuta entro il 12/10/2004, si riferisce quanto di seguito. Provincia di Pesaro Urbino: su 37 comuni hanno risposto solo 16 di questi. I Comuni di Gabicce Mare e Pesaro hanno adottato il piano nei mesi di maggio e
giugno 2004; N.2 amministrazioni comunali hanno conferito l'incarico all'ARPAM; N. 2 amministrazioni comunali hanno conferito incarico esterno; N. 9 amministrazioni comunali non hanno conferito alcun incarico.
Provincia di Ancona: su 49 Comuni hanno risposto solo 17 di questi. I Comuni di Ancona e Senigallia hanno adottato il piano nel luglio 2004; N. 5 amministrazioni comunali hanno conferito incarico esterno; N. 4 amministrazioni comunali hanno conferito incarico alla Comunità Montana dell'Esino - Frasassi. Le restanti N. 6 amministrazioni comunali non hanno conferito alcun incarico.
Provincia di Macerata: su 57 Comuni hanno risposto solo 5 di questi. N. 2 amministrazioni comunali hanno conferito incarico alla Comunità Montana dei Monti Azzurri; N. I amministrazione comunale ha conferito incarico esterno. Le restanti N. 2 amministrazioni comunali non hanno conferito alcun incarico.
Provincia di Ascoli Piceno: su 74 Comuni hanno risposto solo 10 di questi. N. 3 amministrazioni comunali hanno conferito incarico esterno. Le restanti N. 7 amministrazioni comunali non hanno conferito alcun incarico.
Per quanto concerne il terzo punto della interrogazione suddetta, si rappresenta che il Servizio sta predisponendo una seconda lettera con la quale sollecita l'invio delle informazioni relative alla predisposizione dei piani, nonché. le informazioni relative alla richiesta da parte dei comuni del Certificato Acustico Preventivo di Progetto di cui all'art. 20 della L.R. 2812001 e capitolo 5.5 D.G.R. 896103.
Specificatamente al punto relativo alla nomina dei commissari, abbiamo ritenuto che fosse opportuno riscrivere ancora, prima di utilizzare questa possibilità che ci viene dalla normativa e proprio a fronte di questo ritardo delle Amministrazioni comunali, abbiamo atteso a fare questa relazione che avremmo dovuto fare entro il 30 aprile 2004. Dopo questa seconda nota saremo in grado di ottemperare a quanto previsto dalla normativa e quindi a fare una relazione più puntuale e più precisa ed anche nominare il commissario di cui trattasi, visto che tantissime Amministrazioni comunali non hanno nemmeno risposto alle note inviate dall’Amministrazione regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Questa interrogazione è scaturita dal fatto che a livello nazionale è stata quasi completamente disattesa la legge del 26.0.1995, n. 47, legge quadro sull’inquinamento acustico, che prevedeva da parte delle Regioni di legiferare — e questo è stato fatto — ma soprattutto di avviare quell’iter previsto dai principi della legge quadro, che potesse portare a un abbassamento dell’inquinamento acustico, diventato ormai in diverse realtà, una forma di inquinamento non secondaria, come qualcuno potrebbe pensare. Ricordo ad esempio le proteste di questa estate in molti comuni rivieraschi, di turisti che hanno abbandonato i propri hotel per questo inquinamento, ricordo altre forme di inquinamento acustico. E’ indispensabile passare a rendere operativa questa legge. Questa interrogazione ha una funzione di conoscenza da un lato, ma anche di sollecito dall’altro, affinché i contenuti della legge regionale vengano rispettati. Fino ad oggi mi pare che c’è stata una eccessiva tolleranza. Mi auguro che nel prossimo futuro i Comuni che non sono sensibili a questa tematica, che non sono sensibili alla legislazione regionale, rispondano delle loro insensibilità.
Non vorrei che questa vicenda della legge sull’inquinamento acustico seguisse un’altra vicenda non gratificante, quella dell’adeguamento dei Prg al Ppar. Lei sa qual era il termine massimo per adeguare i propri Prg al Ppar e in questa regione, soprattutto nella mia provincia, ancora molti Comuni non hanno adeguato i loro strumenti di pianificazione urbanistica al Ppar.
Ecco la motivazione per cui prendo atto di quanto mi dice, ma contestualmente ribadisco con forza che è indispensabile rendere operativa questa legge, sollecitando i Comuni, commissariando se necessario e finanziando la legge, perché lei sa bene che la legge regionale prevede anche un capitolo di spesa senza la copertura del quale la legge ha un’efficacia più che dimezzata.
Mi auguro di non dover più tornare su questo argomento e mi auguro che le leggi di questa Regione vengano applicate. L’Italia, purtroppo, ha un triste primato e le Marche nell’Italia: quello di legiferare molto, una legislazione molto abbondante, ma poi polte leggi vengono messe in un cassetto. Io non voglio che succeda questo, su un argomento così delicato e così importante per molti cittadini.



Interrogazione (Svolgimento): «Crisi azienda Nazareno Gabrielli» Procaccini e Martoni (1175)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1175 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Il problema è molto serio. Abbiamo partecipato a un incontro con le organizzazioni sindacali: questa dita che vanta un marchio così glorioso per la storia del “made in Italy” e del settore marchigiano se la passa molto male. Abbiamo visto anche le copie del bilancio: sembra che il fatturato non riesca a coprire neanche i costi del personale. Sono circa 100 persone occupate in quell’azienda che in questo momento vedono il loro futuro in grande pericolo.
La proprietà è fra l’imprenditore Castelli e una finanziaria. Lo stesso proprietario ha un’altra azienda che produce agende, che utilizza in parte il lavoro della Nazareno Gabrielli, ma la situazione di mercato è molto difficile.
Abbiamo cercato di favorire incontri fra le parti, anche perché lo stesso imprenditore ha dichiarato la sua volontà di cedere l’azienda ad altri imprenditori che possano rilevarne il nome e riportarla agli antichi splendori. Sappiamo che ci sono stati incontri anche tra le forze sindacali e la proprietà, ma non si è ancora riusciti a intravedere una luce nel tunnel della crisi. Vi sono stati anche scioperi.
La Regione non ha un ruolo istituzionale se non quando vi sia un conflitto aperto fra le parti sociali e vi sia da raggiungere un accordo per una soluzione della crisi. Siamo però informati quasi quotidianamente e comunque settimanalmente di come stanno andando le cose, abbiamo anche cercato di favorire questi incontri di chiarificazione e speriamo che ci sia un imprenditore marchigiano di qualità che possa rilevare l’azienda e garantire l’occupazione a tutte le 100 persone, che fra l’altro sono dotate di una grandissima professionalità e quindi, a parte il costo insopportabile di perdere 100 posti di lavoro, sarebbe una perdita fondamentale per la professionalità e per la comunità locale.
Sono convinto che si possa arrivare ad una soluzione, ma la soluzione positiva si può avere solo con un altro management e un altro imprenditore, perché gli attuali hanno dimostrato tutta la loro incapacità o non volontà a portare avanti con successo la riorganizzazione della Nazareno Gabrielli.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ringrazio l’assessore per questa risposta che, è ovvio, è generale e generica per certi versi e da questo punto di vista sarebbe un eufemismo, rispetto a situazioni di crisi, mostrarsi o dichiararsi soddisfatti. Non è un formalismo: parliamo di una realtà occupazionale significativa per quelle zone che già stanno vivendo una marginalità, dal punto di vista del tessuto della produzione e dell’occupazione. Certo esiste un marchio Nazareno Gabrielli prestigioso, che va salvaguardato, tuttavia a noi interessa di più salvaguardare l’occupazione. Giustamente l’assessore diceva che non possiamo entrare, anche per i compiti istituzionali, nelle trattative di compravendita delle proprietà, tuttavia dobbiamo sapere — lo devono sapere i teorici e i cultori delle privatizzazioni, sia per quanto ha attenuto le Cartiere Miliani di Fabriano, sia le FF.SS., la Telecom, sia le Poste — che le privatizzazioni medesime hanno portato a ridimensionare in maniera drastica l’occupazione. Oggi per la Nazareno Gabrielli siamo in presenza di una trattativa interna a due proprietà private che rischiano di disinteressarsi del mantenimento dell’occupazione. Cento persone, cento famiglie rischiano di non avere più il salario a fine mese, quindi la preoccupazione deve essere questa.
Il nostro gruppo, insieme anche al consigliere Massi, ha incontrato giorni fa la proprietà, che ha detto senza mezzi termini, che non esistono più prospettive di mercato per quelle produzioni e per quel marchio. Allora, dentro la difesa del marchio medesimo l’istituzione-Regione dovrebbe fare un salto di qualità, non certo nell’intervento e nella dichiarazione di impossibilità di compravendita dell’azienda Nazareno Gabrielli da parte di altri soggetti, ma dobbiamo fare di più, anche attraverso l’attivazione o il blocco di risorse pubbliche, affinché i privati si interessino di più dell’occupazione.
Noi, tra qualche giorno incontreremo i sindacati dei lavoratori. Certo non possiamo sostituirci al sindacato, anzi ne sosteniamo la lotta e vogliamo, insieme al sindacato e a tutta la rete, istituzionale o no, che cerca di difendere l’occupazione, adoperarci.
Penso che dovremmo, potremmo verificare le risorse, innanzitutto, per quanto attiene alla formazione. Se lì c’è un problema di prospettiva riferita alla necessità di cambiare una parte di produzione a favore di un’altra, da parte della pelletteria a favore delle agende, metterlo sul tavolo della trattativa. Inoltre, occorre verificare se, vista la situazione occupazionale generale nella nostra regione, non sia il caso — come noi abbiamo richiesto tempo fa, senza avere risposta — oltre agli aspetti degli organismi tecnici che già esistono e che lavorano, di mettere in piedi e organizzare un osservatorio interistituzionale che cerchi di prevenire le situazioni, proprio per orientare, in sede di predisposizione di bilancio regionale, la possibilità di concentrare sul settore produttivo finalizzato al mantenimento dell’occupazione, le risorse medesime.



Proposta di deliberazione (Discussione e votazione): «Istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta concernente la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all'attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio» Giannotti, Ceroni, Trenta, Brini, Gasperi, Romagnoli, Castelli, Massi, Pistarelli, Ciccioli, Novelli, Cecchini, Moruzzi, D’Angelo, Viventi e Cesaroni (15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 15 ad iniziativa dei consiglieri Giannotti e altri.
Ha la parola il relatore, consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. I sottoelencati consiglieri regionali hanno sottoscritto la richiesta di istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta concernente la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all'attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio: Roberto Giannotti, Remigio Ceroni, Umberto Trenta, Ottavio Brini, Gilberto Gasperi, Franca Romagnoli, Guido. Castelli, Francesco Massi Gentiloni Silveri, Fabio Pistarelli, Carlo Ciccioli, Sergio Novelli, Maria Cristina Cecchini, Marco Moruzzi, Pietro D'Angelo, Luigi Viventi, Enrico Cesaroni.
L'art.22 dello Statuto e l'art.99 del regolamento interno dispongono in ordine ai presupposti e alle condizioni cui è subordinata l'istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta da parte del Consiglio: richiesta motivata sottoscritta da almeno 14 consiglieri; tale richiesta si intende motivata quando riguarda atti della Regione o degli enti o aziende da essa dipendenti.
Spetta all'Ufficio di presidenza verificare le condizioni previste dal citato art. 99 del regolamento interno e formulare per il Consiglio la proposta di istituzione della Commissione consiliare d'inchiesta contenente la sua composizione e il termine entro cui essa deve riferire al Consiglio regionale.
L'Ufficio di Presidenza, nella seduta n. 159 del 05/10/2004, ha ritenuto motivata la richiesta in quanto: la L.R. 28/99 ha delegato alle Province le funzioni di autorizzazione all'esercizio di attività relative agli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti, mentre ha trasferito ad esse le funzioni di vigilanza e di controllo sulle attività dì gestione; per lo svolgimento delle funzioni delegate o trasferite, le Province si avvalgono del supporto tecnico-scientifico dell'ARPAM; la Regione conserva nella materia, ed in particolare sulle funzioni delegate, la vigilanza ed il controllo (art. 13 - L.R. n. 28/99; nelle more del trasferimento delle funzioni in materia di smaltimento dei rifiuti alle Province, l'autorizzazione all'esercizio dell'attività di smaltimento alla ditta in questione era stata rilasciata dalla Regione.
Come è agevole notare, nella vicenda concorrono competenze regionali e provinciali.
L'Ufficio di presidenza, in tal senso, ha ritenuto motivata la richiesta di istituzione della Commissione d'inchiesta, in quanto e nella misura in cui riferita a competenze regionali.
Acquisito il parere della Conferenza dei presidenti dei gruppi in data 13/10/2004, l'Ufficio di presidenza, con determinazione a verbale nella seduta n.160 del 18/10/2004, ha deciso di proporre al Consiglio regionale l'istituzione di una Commissione consiliare d'inchiesta concernente "la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all'attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio", per quanto di competenza regionale, composta da n.11 consiglieri, e cioè da n.2 rappresentanti per i gruppi superiori a n.10 Consiglieri, e da n.1 rappresentante per ciascun gruppo consiliare di consistenza inferiore, con esclusione dei Gruppi composti unicamente da consiglieri che rivestono la carica di Presidente della Giunta, del Consiglio e di assessore, ai sensi dell'art. 101 del regolamento interno e dei gruppi federati CCD-CDU, da una parte, e PPI-I DEMOCRATICI, dall’altra, rappresentati rispettivamente. da un solo componente designato d'intesa.
La composizione risulterebbe pertanto la seguente: Gruppo DS n.2 componenti; Gruppo PPI - I DEMOCRATICI n.1 componente; Gruppo PRC n.1 componente; Gruppo Comunista n.1 componente; Gruppo Verdi n. 1 componente; Gruppo FI n.1 componente; Gruppo AN n.1 componente; Gruppo CCD e CDU n.1 componente; Gruppo MISTO n.1 componente; Gruppo MARCHE DEMOCRATICHE n.1 componente.
Tale composizione è peraltro conforme a quanto previsto dall'art.99, quarto comma, del regolamento interno, che prevede “per quanto possibile” la rappresentanza nella Commissione consiliare d'Inchiesta di tutti i Gruppi consiliari.
L'Ufficio di presidenza ha inoltre stabilito il termine, entro il quale la commissione deve riferire al Consiglio, in n. 3 mesi dalla data di insediamento della Commissione stessa.
La presente. deliberazione è stata formalizzata su incarico dell'Ufficio di presidenza affidato nella seduta n.160 del 18/10/2004.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Per quanto riguarda questa Commissione c’era un problema, risolto nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Per garantire la maggioranza nella Commissione stessa, si fa riferimento a quanto stabilito dallo Statuto, che prevede che i consiglieri saranno uno per ogni gruppo, salvo i gruppi che hanno più di dieci componenti, che saranno rappresentati da due consiglieri. Come fatto sempre fatto finora nelle Commissioni d’inchiesta, è da auspicare che la presidenza venga data alla minoranza, visto che alla maggioranza si dà ampia garanzia di avere la maggioranza nella Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Esprimo la soddisfazione che questa iniziativa che le opposizione e non solo — dobbiamo rilevare il consenso alla nostra proposta del gruppo Verdi — hanno richiesto, consente di affrontare una delle questioni ambientali che maggiormente stanno coinvolgendo le popolazioni della vallata del Cesano. Una questione sulla quale occorre fare chiarezza. Non a caso la richiesta di costituzione della Commissione prevede una verifica della trasparenza delle procedure autorizzative dell’Agroter e anche la correttezza dei controlli realizzati sull’attività di questa azienda.
Fa bene il Consiglio regionale a prendere atto di questo fatto. Rimane la mia richiesta, che è stata declinata nella Conferenza dei presidenti di gruppo, di iscrizione all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale l’interpellanza del consigliere Gasperi, le interrogazioni mia e del consigliere Cecchini, non tanto su queste questioni ma su quello che sta avvenendo in casa Agroter. Lei sa che almeno la stampa ha annunciato l’acquisizione di questa azienda da parte di una ditta della stessa città di Corinaldo. Questo presuppone la volontà di continuare l’attività in quel sito. Lei sa che in quel sito c’è da stoccare una certa quantità di materiale non del tutto conveniente, lei sa che c’è una forte preoccupazione dell’opinione pubblica, credo quindi sia doveroso che il Consiglio regionale dia una risposta, per quanto possibile, esprimendo la posizione delle singole forze politiche, evitando questo doppio gioco della sinistra, che a Pesaro è ambientalista e difensiva e in Regione assume tutt’altra posizione. Mi riferisco alla posizione dei tre sindaci di centro-sinistra di quella zona che sono allineati alla richiesta che noi abbiamo formulato. Sapete che rispetto a questa questione c’è anche una proposta di atto legislativo che in qualche modo prevede l’assunzione a carico delle istituzioni dello smaltimento dei rifiuti dell’azienda. Tutta una questione rispetto alla quale credo sia giusto e doveroso si realizzi in quest’aula un confronto sulle prospettive dell’attività di questa azienda che, per quanto ci riguarda, non può più rimanere in quella zona.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di deliberazione.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24 dicembre 1998, n. 45 e successive modificazioni: Norme per il riordino del trasporto pubblico regionale e locale nelle Marche» Giunta (252)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 252, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Tontini.

Presidenza del Vicepresidente
GILBERTO GASPERI

Roberto TONTINI. La presente proposta di legge è composta da un solo articolo il cui obiettivo è quello di modificare la precedente legge 45 sul trasporto pubblico locale, approvata da questa Regione in applicazione del decreto 422, il cosiddetto “decreto Burlando”. Questo in quanto un articolo della scorsa finanziaria del Governo nazionale prevedeva una modifica al testo unico per l’assegnazione dei servizi pubblici locali, ricomprendendo in quella fase e in quella modifica al testo unico anche il trasporto pubblico locale e affermando che, a differenza di quanto scritto nel 422, per quanto riguarda l’assegnazione dei servizi pubblici locali potevano essere previsti alcuni criteri oltre alla esclusività dell’appalto attraverso la gara. Gli altri criteri erano casi eccezionali di assegnazione diretta a società pubblico-private qualora, all’interno della società pubblico-privata, il pubblico che si è scelto il partner privato attraverso gara o nel caso in cui la società ultima che si trovava ad avere assegnato il servizio, configurava la sua gestione così come l’avrebbe configurata una gestione diretta da parte del pubblico.
Questa modifica è stata approvata all’unanimità dalla Commissione ed oggi la portiamo in discussione al Consiglio.
Nel frattempo è subentrata una novità, poiché giovedì della scorsa settimana in Parlamento è stato discussa, nel maxiemendamento, anche l’approvazione del collegato ambientale, dove si dice che quell’articolo della finanziaria va ad essere modificato in quanto non si applica per il trasporto pubblico locale. Nonostante questo e tenuto conto che questo è stato approvato soltanto da un ramo del Parlamento e non sapremo se l’esito di questa decisione vedrà la sua conclusione come iter, con l’approvazione definitiva nell’altro ramo del Parlamento, e tenuto conto delle lunghe discussioni che in questi mesi si sono avute nella nostra regione, caratterizzate soprattutto dall’esigenza di cominciare a mandare avanti quel percorso, quel processo, che attraverso la gestione delle Province, la definizione dei piani di bacino deve passare ad una gestione moderna, più corretta ed appropriata di tutto il sistema del trasporto pubblico locale, siamo dell’opinione di riconfermare, nonostante questa ultima novità apportata, lo spirito della legge con l’auspicio che celermente si dia attuazione a livello provinciale all’applicazione della legge e al passaggio all’assegnazione dei servizi di trasporto pubblico con i nuovi criteri che qui sono previsti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Dopo il rinvio dell’ultima seduta consiliare, oggi ritorna in aula questo argomento molto importante per il discorso dei trasporti. Eravamo già pronti nella precedente seduta a votare in modo favorevole e lo siamo oggi, ma su alcune cose dobbiamo ancora approfondire e riflettere.
L’impianto va bene, anche in prospettiva della legge che a livello nazionale dovrà essere chiarita sotto alcuni aspetti, ma su un argomento, sia in Commissione che in aula, vogliamo fare un approfondimento, e per questo abbiamo presentato un emendamento.
Due erano le ipotesi con cui è stato inserito l’argomento dei contratti di servizio stipulati a seguito dell’affidamento di cui al comma 1, dove si prevedeva l’obbligo di realizzazione del progetto di bigliettazione elettronica integrata, prevista dal piano del trasporto pubblico, mentre invece è poi passata, anche su nostra richiesta — perché non è giusto obbligare le aziende a fare questo servizio — la proposta di dire “i contratti di servizio stipulati a seguito dell’affidamento di cui al comma 1 contengono i termini e le modalità di realizzazione del progetto di bigliettazione elettronica integrata prevista dal piano del trasporto pubblico di cui all’art. 13”.
Sostanzialmente eravamo d’accordo, infatti ci siamo sostenuti facendo solo alcune riflessioni. Una riguarda l’emendamento presentato. Se la Regione ha o aveva l’intenzione di obbligare le aziende ad avere questo servizio, era giusto che si facesse carico della spesa, poiché, essendo un servizio pubblico, è giusto che intervenga nel modo più adeguato per non creare ulteriori difficoltà alle varie aziende su cui anche oggi gravano grossi problemi, dando loro la possibilità di avere servizi più efficienti. A tal proposito abbiamo presentato un emendamento.
L’altra preoccupazione che anche il consigliere D’Angelo aveva manifestato con maggior vigore del sottoscritto era la necessità di capire se erano già stati individuati i modelli, perché in passato c’era stato un precedente che aveva creato qualche problema all’amministrazione pubblica. Chiedevamo quindi di verificare la possibilità di scelta delle macchine direttamente da parte della Regione. Questa è una richiesta che il gruppo di Forza Italia intende nuovamente porre all’attenzione del Consiglio regionale, perché su un problema così delicato, su cui in passato c’è stato qualche sbandamento, abbiamo posto al presidente e ai membri della Commissione di maggioranza, la necessità di verificare se vi fossero le condizioni, alla luce di quanto questa Giunta sta facendo con le Asl — maggiore accentramento per quanto riguarda le gare — di farlo direttamente, anziché farlo fare alle cinque società consorziate. Oggi infatti, per quanto riguarda le zone, le gare non si fanno più in sede locale, ma sopra una determinata somma queste gare vanno fatte in sede Asur. Riteniamo opportuno utilizzare la stessa procedura anche in questa circostanza, visto che già avete creato un precedente che, da quello che voi dite, sta anche dando dei risultati. Quindi non riusciamo a capire perché in questa fase volete passare alle cinque società consortili il controllo della gara. E’ un argomento che ci vede nettamente contrari per i due motivi che abbiamo detto: primo, la gara deve essere fatta dalla Regione Marche, perché non è sufficiente che la Regione dia l’indirizzo, ma la Regione deve fare la gara su indirizzi dati anche dalla Commissione. Non so se oggi ci sono le condizioni, ma occorre verificare e modificare le modalità della gara: non le cinque società consortili, ma l’ufficio della Regione Marche. Inoltre abbiamo presentato un emendamento nel quale indichiamo che il costo complessivo di questo progetto deve essere a carico della Regione e non 75% a carico della Regione e 25% a carico delle aziende.
Penso che anche il consigliere D’Angelo dirà qualche cosa, perché aveva approfondito ancor più di me i dubbi e le perplessità, quindi penso che anche oggi, con la sua coerenza di sempre, vorrà manifestare queste perplessità e questi dubbi che aveva manifestato anche in Commissione.
Il voto lo decideremo in base alla risposta che ci verrà data dall’assessore o dal presidente della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Questo atto è importante, come è già stato detto. Va a incidere sul trasporto pubblico, che per i cittadini è un servizio di estrema importanza.
In riferimento alle affermazioni del collega Brini, dico che è vero, in sede di Commissione ho sollevato alcune perplessità relative ai partners privati che si assoceranno a quelli pubblici. Mentre il collega Brini chiede che sia fatta una modifica con emendamento, per coerenza io chiedo all’assessore ai trasporti di prendere un impegno affinché nella scelta dei partners privati da parte del pubblico ci sia una sorta di attenzione, perché è vero, in passato, soprattutto relativamente a questa materia dei trasporti, abbiamo avuto dei problemi. Quindi faccio solo una raccomandazione e chiedo vigilanza affinché non ci siano possibilità di scegliersi e comunque di condizionare tutto l’intervento previsto in questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Sappiamo bene che in queste ore il Senato della Repubblica ha approvato il famoso collegato aziendale. Per la verità questa Regione ha aspettato per mesi che quella proposta di legge divenisse legge. Così non è stato e abbiamo ritenuto opportuno seguire la finanziaria, che prevedeva alcune possibilità che sono quelle che oggi vanno in aula. Riteniamo peraltro che attraverso questa scelta ci sia la possibilità di optare per la percorribilità del punto B, quindi affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, evitando le gare, a condizione che il privato sia stato scelto attraverso gara ad evidenza pubblica. E’ del tutto evidente che non può che essere la società esistente, il consorzio pubblico, a mettere sul mercato quote di proprio capitale nei modi e nelle forme consentiti dalla norma.
Io prendo impegno a controllare tutto. La prima cosa da controllare è che le norme di questo Stato vengano rispettate sino in fondo, per cui, per quello che mi riguarda c’è l’impegno pieno in questo senso, sapendo che dopo questo passaggio la competenza piena passa alle Province come è giusto che sia, nel senso che noi stiamo chiudendo il contratto provvisorio con le aziende pubbliche e private, la Giunta regionale ha già adottato i criteri, per cui credo che nei prossimi giorni saremo in condizioni di firmare con le aziende stesse il contratto provvisorio che in qualche modo rimanda a loro l’autorizzazione piena fino al 30 giugno 2005. In questo arco di tempo il rispetto della norma che noi portiamo, quindi la modifica della legge 45.
Mi sembra che invece l’altra questione che veniva posta sia quella riguardante il 75% della bigliettazione automatica. Vorrei soltanto ricordarvi che quest’aula, approvando il piano triennale ha già approvato questa norma, per cui si prevede che il costo complessivo venga ripartito per il 75% con finanze regionali e per il 25% con finanze delle aziende. Non credo che sia opportuno ritornare su questa materia. Quest’aula ha stabilito che entro fine anno dovremo andare a una relazione in cui si stabilisca davvero quali sono i livelli di utenza all’interno di ogni provincia, in modo che il prossimo piano triennale possa basarsi anzi sul servizio reale svolto dalle varie società. Credo che la cosa che dovremmo fare è percorrere questa strada nella maniera più fruttuosa e più veloce possibile, perché questa è una delle condizioni per capire se poi la ripartizione chilometrica fra le province corrisponde esattamente ed effettivamente alle necessità.
Da questo punto di vista non posso accettare l’emendamento che è stato presentato, anche perché quest’aula, mi pare a larghissima maggioranza approvò il piano triennale che faceva questo tipo di previsione e debbo dire che è del tutto evidente che le aziende potrebbero anche “tentare di...”, ma mi pare che non ci sia nemmeno una richiesta così forte, da parte delle aziende, sia pubbliche che private, di modificare quel comma. Credo che quell’emendamento non possa essere accettato, quindi chiedo un voto alla proposta di legge così com’è.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo unico. Sono stati presentati due emendamenti, a firma, rispettivamente, dei consiglieri Brini e Tontini. Se passa il primo decade il secondo.
Ha la parola il consigliere Brini per illustrare il proprio emendamento.

Ottavio BRINI. Mentre prima si voleva obbligare le aziende ad installare queste macchinette, c’è un secondo passaggio in cui si dice “si dà la possibilità”. In Commissione si è parlato del 75% a carico della Regione e del 25% a carico delle aziende. Siccome questa è una richiesta che fa la Regione alle varie aziende, riteniamo opportuno che sia la Regione a farsi carico di questa somma, per far sì che la stessa Regione faccia la gara e che quel 25% non sia un alibi per far fare la gara alla società consortile. Se non verrà accolto questo emendamento noi faremo una battaglia fino in fondo e voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Il consigliere Brini aggiunge, riprendendo l’emendamento approvato a maggioranza dalla Commissione, una parte in riferimento al fatto che tale operazione deve essere fatta a totale carico della Regione Marche. Quello che vorrei sottolineare, riconfermando quanto detto dall’assessore, è lo spirito del dibattito che c’è stato in Commissione, che ha portato all’approvazione dell’emendamento da me sottoscritto, con l’astensione dei colleghi della minoranza. Lo spirito era quello di rendere più flessibile l’emendamento e dare un forte indirizzo perché questo strumento della bigliettazione elettronica si realizzi, rimandandolo in termini di flessibilità, ai modi che saranno definiti attraverso la convenzione che assegna la gestione del servizio.
Vorrei sottolineare un fatto, sull’importanza di questa bigliettazione elettronica. Con l’attuazione di questa legge, la gestione di tale materia passa alle Province e in capo alla regione rimane la programmazione regionale. Lo strumento della bigliettazione elettronica è l’unico strumento reale e concreto che la Regione potrà avere per conoscere i reali flussi di trasporto pubblico locale nelle varie realtà, strumento indispensabile per poter poi programmare secondo quanto previsto dalle funzioni che rimangono in capo alla Regione.
L’emendamento rende più flessibile questo fatto e rimanda al piano triennale dei trasporti, che fissava 75-25 in termini di percentuali. La stessa definizione della convenzione con la Provincia avrà forse una flessibilità tale da consentire anche altre forme che potranno essere di intervento da parte delle stesse Province, non soltanto delle Regioni per quanto riguarda la realizzazione di questo atto. Siamo quindi in presenza di un emendamento che è stato reso più flessibile per venire incontro alla realizzazione di tutta l’operazione, che ci fa dire che non è opportuno ingessare con l’emendamento, quindi siamo per non approvare l’emendamento stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Siccome è una materia molto importante e delicata, per dare un segnale positivo — ci auguriamo che la maggioranza faccia altrettanto, perché fare muro contro muro renderebbe le cose più difficili — siamo disponibili a ritirare l’emendamento, purché si recepisca come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Questa raccomandazione è accettata, nel senso che è del tutto evidente che, nel momento in cui andremo a trasferire il contratto stesso, dovremo andare a un accordo con l’altra parte, quindi verificheremo lì la possibilità di raggiungere l’accordo, che dobbiamo raggiungere anche con loro.

Ottavio BRINI. Ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2 a firma Tontini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo unico e, con esso, l’intero testo di legge.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. All’inizio non avevo dato molto peso a questa proposta di legge che, di fatto, è un cambiamento rispetto ai precedenti indirizzi, in quanto lascia una discrezionalità molto più ampia per quanto riguarda l’assegnazione della rete, del traffico, tanto è vero che tante altre Regioni italiane sulla scorta della nostra decisione si dovrebbero indirizzare ad approvare leggi analoghe.
Mi sento di dire che tutto sommato, da una situazione che era fortemente coartata da decisioni, si torna a un ambito in cui si può decidere con un raggio più forte di scelte.
Diamo voto favorevole, anche perché la proposta è stata oggetto di consultazione e di concertazione con tutti gli interessati, sia del pubblico che del privato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Oggi la Regione Marche adempie ad un compito non solo formale: quello di recepire il dettato del nuovo articolo 117 della Costituzione. Tuttavia questa possibilità può diventare una reale possibilità politica di cambiare il corso della gestione dei servizi, che da qualche anno a questa parte è stata di cosiddetto tipo economico, e comunque sulla strada della privatizzazione.
Questa possibilità che oggi viene iscritta, dell’affidamento di primo acchito a società pubbliche, secondo noi è una opzione da perseguire, perché il trasporto pubblico locale, sia quello urbano ma anche quello extraurbano, insieme ad altri servizi, costituisce uno dei servizi essenziali.
Esperienze di altri paesi del mondo, in particolare dell’Inghilterra, degli Stati Uniti e dell’America Latina, hanno dimostrato che la privatizzazione tal quale del trasporto pubblico locale ha portato alla triplicazione delle tariffe. Questo è avvenuto per il trasporto, è avvenuto per la gestione del ciclo delle acque, anzi la privatizzazione del ciclo delle acque, su cui i Comunisti italiani hanno presentato un sto di legge per la gestione pubblica, in alcuni paesi dell’America Latina ha portato alla triplicazione delle tariffe e contro la protesta popolare, contro quella privatizzazione sono stati indetti il coprifuoco e la legge marziale. Quindi parliamo di questioni che attengono alla necessità di una fruizione dei trasporti e di un servizio essenziale come i trasporti, on già di tipo economico ma di tipo sociale. Sappiamo che è ampia la forbice tra la necessità popolare di una diffusione dei trasporti intesa come servizi anche ai Comuni e le possibilità economiche. Dobbiamo fare delle scelte significative. Ecco perché noi diciamo che la migliore sintesi per giungere all’eliminazione degli sprechi che ci sono stati nel regime delle concessioni — perché la legge regionale, ha tenuto conto dei “decreti Burlando” che avevano aspetti in larga parte negativi — è quella del sistema di trasporto a contratto. Dentro questo nuovo sistema dovremmo fare anche una verifica, vale a dire che la scelta secondo noi irrinunciabile di una gestione pubblica dei trasporti, con società miste a maggioranza pubblica, deve costituire una fase transitoria di un consolidamento di società che possano essere immesse anche sul mercato futuro. Questo è essenziale, è nell’interesse anche dei privati, che oggi in larga parte, anzi in larghissima parte, nelle Marche, gestiscono il trasporto pubblico.
Se non si andasse alla formazione di società miste a direzione maggioritaria pubblica, gli stessi privati, rispetto all’ipotesi della gara, sarebbero spazzati via dal panorama delle Marche, dal panorama sociale e produttivo, perché non avrebbero più alcuna possibilità di far fronte, di concorrere o di competere con colossi nazionali e multinazionali.
La proposta e la scelta devono essere allora quelle della gestione pubblica per un fattore economico e per un fattore sociale. Chi dovesse perseguire fino all’ultimo la necessità della privatizzazione lo farebbe solo su una base ideologica, non suffragata dai fatti, perché la privatizzazione di altri servizi ha portato a minori risorse e a maggiori difficoltà sociali.
Il gruppo dei Comunisti italiani voterà questa legge, proprio perché la politica dovrebbe, nella prospettiva, orientare la nuova fase, quella della gestione pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Dichiaro la piena condivisione dei contenuti espressi dal collega Brini e dichiaro che l’atteggiamento del nostro gruppo è legato alla disponibilità espressa dall’assessore a valutare la raccomandazione attraverso la quale abbiamo mantenuto la richiesta contenuta nell’emendamento che abbiamo ritirato.
Per questo motivo il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Regolamento per l’esecuzione delle procedure in economia e per il funzionamento della cassa economale» Giunta (13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 13, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Favia.

David FAVIA. Questa proposta di regolamento concerne l’esecuzione delle procedure in economia e il funzionamento della cassa economale. All’art. 2 sono previste le materie, i limiti di applicazione, all’art. 3 le strutture competenti e il modo di scelta del contraente. Non è null’altro che la regolamentazione di come gli uffici della Regione possono, nei limiti di 50.000 euro, procedere all’esecuzione di piccoli acquisti.
In Commissione abbiamo apportato alcune modifiche. All’art. 5 abbiamo soppresso il secondo comma della proposta, ove era previsto che il dirigente della struttura potesse invitare anche soggetti non iscritti nell’elenco dei fornitori, perché abbiamo ritenuto che fosse migliorativo limitarsi all’elenco ed abbiamo anche modificato la formazione dell’elenco dei fornitori, prevedendo anche che il modulo per l’iscrizione, anziché solo nel sito informatico, fosse disponibile anche in forma cartacea e che venisse fatta una pubblicità sui giornali locali, della possibilità di iscriversi a questo elenco.
Per il resto il regolamento ricalca le normative in materia negli enti pubblici, quindi il nostro parere è assolutamente per l’approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Dall’analisi del provvedimento fatta in Commissione non emergono aspetti di tale negatività da giustificare un voto contrario. Ci siamo sostanzialmente astenuti e confermiamo questa nostra scelta, in relazione a una non perfetta sintonia per quanto riguarda i limiti di spesa da considerare tetto massimo per l’avvio della procedura descritta dal regolamento, quella in economia. I 50.000 euro ci appaiono tendenzialmente eccessivi, ma non tali da giustificare un voto negativo, quindi annuncio il voto di astensione, riconoscendo la sostanziale condivisibilità dell’impostazione del regolamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dei singoli articoli del regolamento.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva




Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Disciplina dell’esercizio delle funzioni dell’ufficiale rogante della Regione» Giunta (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 17, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Favia.

David FAVIA. Questa proposta di regolamento disciplina l’esercizio delle funzioni dell’ufficiale rogante della regione. A parte alcune funzioni di consulenza in relazione alle gare, la funzione principale dell’ufficiale rogante è quella notarile negli atti in cui sia coinvolta la Regione. Gli articoli 3 e 4 regolamentano il repertorio, la registrazione degli atti e il sigillo, l’art. 6 prevede i requisiti e le modalità di nomina dell’ufficiale rogante che deve essere un dirigente regionale, come è normale, laureato in giurisprudenza.
Non ci sono osservazioni particolari da fare in relazione a questo regolamento che disciplina una funzione antica ed importante per l’ente pubblico. Ricordo che è uscita dalla Commissione con voto favorevole, che riconfermiamo in questa sede.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anche da parte della minoranza c’è un voto positivo. Abbiamo visto che sostanzialmente qualche valutazione in più era stata espressa e formulata per quanto riguarda la figura del vice, l’incarico da conferirsi a colui il quale dovrà sostituire l’ufficiale rogante. Si è fatta una scelta che riguarda comunque la necessaria titolarità per la funzione di vice della posizione economica di accesso D3 o ex ottava qualifica funzionale e su questo c’era una piccola correzione che però mi pare essere stata assimilata, al comma 4 dell’art. 6. Siamo quindi soddisfatti di questa correzione e annunciamo il voto positivo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Articolo 1 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva



Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Regolamento di attuazione della legge regionale 3 giugno 2003, n. 12: Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano» Giunta (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 21, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Questo regolamento deriva da una proposta di legge approvata in passato all’unanimità, consentendone l’attuazione.
La proposta di legge è importante per la tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano. Prevede azioni per la conservazione in sito delle biodiversità vegetali e animali della nostra regione, ma è importante anche per un’azione di conservazione attraverso la commercializzazione di questi prodotti, la moltiplicazione delle sementi e la fornitura, attraverso l’Assam, a tutti coloro che sono interessati alla conservazione della biodiversità, di quel patrimonio genetico che viene conservato, migliorato e reso disponibile attraverso una rete che la legge regionale prevede di istituire.
L’art. 1 prevede le modalità con cui sarà gestito il repertorio delle risorse genetiche marchigiane, un repertorio suddiviso in una sezione vegetale e in una animale, un repertorio al quale si potrà accedere previa presentazione di una domanda che dovrà essere approvata dalla commissione tecnico-scientifica istituita dalla legge regionale.
Il repertorio prevede il rispetto di alcuni principi e di alcune regole e attraverso la commissione tecnico-scientifica e le norme, saranno stabilite con precisione le modalità a cui si debbono attenere gli agricoltori che entreranno a far parte di questa rete e renderanno ogni anno possibile la moltiplicazione delle sementi che vogliamo conservare, la collocazione delle sementi riprodotte nelle banche del germoplasma, ma anche la collocazione di questi prodotti presso altri agricoltori che vogliano coltivare queste piante o addirittura prodotti verso il mercato che li può ricevere.
Abbiamo a lungo discusso in Commissione se il testo della Giunta dovesse essere riproposto in aula così come era stato approvato o se dovesse essere oggetto di alcune modificazioni e integrazioni. Abbiamo scelto la seconda strada, proprio perché nel testo della Giunta non vedevamo bene interpretata la volontà della Commissione consiliare e del Consiglio che ha individuato questa azione di conservazione della biodiversità non soltanto finalizzata alla conservazione pura e semplice, una funzione scientifica, ma anche a una funzione più economica, più commerciale, perché questa biodiversità può dare la possibilità ad alcune aziende agricole di fornire sul mercato un prodotto che può essere di interesse economico, oltre che costituire, in quanto biodiversità, un elemento di interesse scientifico.
Quindi abbiamo sostanzialmente riportato su quella via che era stata condivisa unanimemente, sia in Commissione consiliare che in Consiglio, cioè la via che dice che la rete di conservazione e sicurezza deve in primo luogo fare in modo che gli agricoltori che effettuano la coltivazione di queste varietà da conservare nella loro azienda forniscono il prodotto necessario per le banche del germoplasma, per la ricerca scientifica, ma tutte le quantità eccedenti possono essere collocate sul mercato, quindi utilizzate direttamente dagli stessi agricoltori, oppure inserite in una filiera. Questo è l’obiettivo che noi ci poniamo per una conservazione che non segua il percorso della conservazione dei giardini zoologici. Non vogliamo creare né dei giardini zoologici delle antiche varietà di animali, della biodiversità genetica animale nella nostra regione, né tanto meno riproporre un modello analogo per le varietà vegetali.
In queste modifiche l’agricoltore si impegna a riconsegnare la quota di campione riprodotto nelle quantità stabilite dalla commissione tecnico-scientifica, quindi ogni anno la commissione tecnico-scientifica stabilirà, di tutta la produzione che noi otterremo, quanta dovrà essere destinata a uno scopo scientifico e quanta dovrà essere veicolata attraverso i canali commerciali.
In caso contrario avremmo addirittura corso il rischio di fare un’azione negativa su queste varietà che fino ad oggi sono state conservate, proprio perché c’era un interesse economico dietro questi prodotti. Penso al fagiolo di Laverino nella zona di Fiuminata, un prodotto coltivato ormai soltanto da quattro agricoltori, ma questi agricoltori lo fanno, oltre che per il consumo familiare, anche perché c’è una manifestazione fieristica legata ad esso. Con la legge avremmo addirittura impedito la commercializzazione del prodotto e quindi, invece che conservarlo, nel caso specifico avremmo ucciso questa biodiversità vegetale. E’ giusto che anche gli organismi scientifici ricevano una quota di queste sementi e il ragionamento si può fare per tante altre, ma il regolamento deve attenersi alla legge, perché la legge aveva dato indicazioni precise e il regolamento riportava questa azione di conservazione al di fuori dei binari stabiliti dalla legge.
Siamo tra i primi in Italia a muoverci su questo campo, siamo in un terreno anche nuovo dal punto di vista dell’intervento delle Regioni, poche altre Regioni si stanno muovendo, peraltro con difficoltà, su questo terreno, come la Regione Toscana. La stessa Regione Toscana si è arenata nella propria azione di conservazione della biodiversità vegetale e animale attraverso queste normative. Abbiamo discusso anche di questo in Commissione, abbiamo tratto le conseguenze di un seminario recentemente svoltosi a livello nazionale che ha affrontato queste difficoltà e abbiamo focalizzato anche la necessità di andare a un miglioramento della legge esistente, con una modifica che snellisca le procedure per l’erogazione degli aiuti per le aziende agricole che vorranno impegnarsi in questa azione di conservazione della biodiversità e quindi posso annunciare che è sorta anche l’esigenza di una leggina di uno o due articoli che alleggerisca le procedure previste per la creazione di questa rete e anche il finanziamento dei costi che gli agricoltori dovranno sostenere per svolgere questa azione che è di interesse scientifico, ma in prospettiva di forte interesse economico.
Che cosa dovremmo snellire? Dovremmo fare in modo che la legge diventi operativa non attraverso un piano triennale ed un successivo pano annuale, ma soltanto attraverso un unico piano, rendendo più fluida questa situazione.
Credo che con questa modifica potremo rivendicare alla nostra Regione di essere la prima in Italia a svolgere un’azione di conservazione della biodiversità con queste modalità avanzate e innovative e mi fa piacere, per questo, anche che si sia trovata già sulla legge un’intesa unanime. Sul regolamento, per dovere di verità e per svolgere una relazione completa di tutte le informazioni relative alle posizioni espresse da tutti i consiglieri, dico che alcuni consiglieri di minoranza hanno ritenuto di astenersi per alcuni dubbi relativi alle modalità di realizzazione di repertori, alla funzione svolta dall’Assam in questo quadro. Se non ricordo male erano questi alcuni elementi, peraltro non portanti, del provvedimento.
Detto questo, mi auguro che in sede di votazione si ripeta il risultato della proposta di legge originaria, con un voto unanime su questo provvedimento e un impegno forte, un invito forte alla Giunta regionale ad applicare queste leggi perché non si ripetano le situazioni avvenute in passato, quando leggi molto innovative o che escono dai soliti binari dell’intervento della Regione, rimangono un po’ indietro perché si percorre un terreno nuovo, un’azione sperimentale.
Ritengo che questo voto unanime che auspico, invitando anche i consiglieri che in Commissione si sono astenuti, possa servire per dare una spinta a questa azione che può essere importante. Sono tanti i prodotti che in questi ultimi anni sono diventati di interesse economico, sono diventati dei prodotti-immagine al di là del quantitativo prodotto: penso alla cicerchia, penso a tanti altri prodotti che erano ottenuti non solo da una produzione vegetale ma anche da una lavorazione, da una trasformazione come il lonzino di fico e tanti prodotti provenienti dall’agricoltura e dalla zootecnica. Noi abbiamo qui uno scrigno di prodotti che, pur rimanendo all’interno della nicchia, hanno una potenzialità notevole. Dobbiamo conservarli e dare agli agricoltori, ai trasformatori e a tutti coloro che entrano nella filiera agroalimentare, la possibilità di utilizzare questa biodiversità nel migliore dei modi. La legge vuol andare in questa direzione e la sua rapida applicazione può darci un vantaggio competitivo rispetto ad altri.
Per questo motivo invito a non sottovalutare l’importanza di questo provvedimento e di questo argomento e di preoccuparsi perché quelle risorse che quest’anno abbiamo messo a finanziare la legge regionale di cui oggi andiamo ad approvare il regolamento, siano utilizzate nei tempi rapidi.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 recante attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. Articolo 5. Approvazione del programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica. Integrazione al Piano regionale di gestione dei rifiuti di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 284 del 15 dicembre 1999» Giunta (145)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 145, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta costituisce il programma per l’integrazione al piano regionale di gestione dei rifiuti, già approvato in Consiglio nel dicembre del 1999 e sostituirà nei fatti, abrogandoli, i contenuti di quel piano che con essa non fossero compatibili.
La proposta articolata dalla Giunta alla Commissione è sembrata unanimemente ben articolata, organica, completa, concreta e non solo un adempimento formale ma anche un atto politico che qualifica questa Giunta e che fa fare un passo in avanti nell’ambito della razionalizzazione e della organizzazione della gestione dei rifiuti. Gli obiettivi e i contenuti che il programma definisce, costituiranno, nei fatti, un punto di riferimento programmatico e strategico per tutte le azioni a livello regionale dei vari attori, ma anche degli attori sul territorio, cioè le Province, che opereranno in materia e avrà un valore di piano di settore al quale far riferimento.
Da un punto di vista politico acquista rilevanza il fatto che tale programma, che sarà oggetto di costante monitoraggio, sarà un elemento di riferimento non solo per la valutazione degli obiettivi raggiunti ma anche uno strumento per aggiornare costantemente il programma di gestione dei rifiuti. Questo garantirà un coinvolgimento tempestivo e coerente di tutti gli organi competenti in materia nella gestione dei metodi di raccolta differenziata, nell’analisi della verifica di tutte le componenti impiantistiche e delle azioni di prevenzione.
Per quanto riguarda nello specifico il contenuto che dovremo andare ad integrare, va detto che il piano regionale di gestione dei rifiuti già in vigore, individuava i principi fondamentali della pianificazione regionale del settore, dalla riduzione della produzione dei rifiuti alla ottimizzazione del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e assimilati, fino alla massimizzazione del recupero del materiale, la minimizzazione della quantità e pericolosità del rifiuto da smaltire, l’annullamento dello smaltimento in discarica del rifiuto indifferenziato e il miglioramento delle prestazioni tecnico-ambientali degli impianti. Questi obiettivi, definiti nel piano, già allora coerentemente sostenuti e apprezzati, oggi necessitano appunto di una integrazione, anche per recepire la direttiva Ce e il conseguente decreto legislativo approvato in materia. Questo decreto ci impone, in conformità del principio generale di riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica biodegradabili, di elaborare un apposito programma di tali rifiuti biodegradabili, ovvero gli alimenti, i rifiuti di giardini, la carta e il cartone.
Questo decreto, oltre che imporre ciò, di fatto definisce anche un calendario di priorità e di obiettivi che ogni piano regionale deve assicurare e che sono ben individuati.
Tre sono gli obiettivi, scanditi nel tempo e che consentiranno di raggiungere obiettivi di smaltimento via via sempre più importanti e che dovranno essere assicurati e raggiunti attraverso gli Ato presenti nella nostra regione, che sono attualmente quattro e coincidono con le quattro province.
Per predisporre questa proposta la Regione ha fatto riferimento al documento interregionale per la predisposizione del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili e a quanto approvato dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni. In merito specifico, tenendo conto di quanto previsto dalla legge regionale di settore, la 46, è stato richiesto il parere alla Conferenza regionale delle autonomie che non ha prodotto alcuna osservazione. A riguardo la Commissione ha proceduto anche all’audizione di Anci, Upi e Uncem le quali non hanno prodotto osservazioni e, sempre per la definizione del programma, è stato recepito il parere positivo del Comitato economico e sociale il quale ha sottolineato l’importanza del controllo della Regione per la verifica del raggiungimento degli obiettivi.
Il programma in allegato alla proposta costituisce un insieme di linee di indirizzo che precisano le attività e le misure da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi. C’è pi una parte normativa bene articolata che precisa tutte le prescrizioni in materia.
E’ stata fatta una apprezzabile ipotesi circa una evoluzione del sistema dei rifiuti all’interno di ciascun Ato. Si è partiti dalle previsioni dei piani provinciali e si sono poi valutate tutte le ipotesi evolutive, tenendo conto che la sottrazione della frazione biodegradabile può avvenire a monte con sistemi di prevenzione, tramite una adeguata e mirata raccolta differenziata con recupero di materiali e compost e operando sugli impianti dedicati alla frazione residua, che devono assicurare determinate prestazioni.
E’ chiaro che bisogna tener conto anche della situazione del sistema impiantistico attualmente presente in Regione. Laddove c’è un sistema impiantistico adeguato sarà più facile raggiungere gli obiettivi definiti, anche se gli impianti presenti non sono del tutto idonei. Ci saranno forse dei problemi laddove l’attuazione dei piani provinciali dovrà tener conto anche di un ritardo nella realizzazione di un’impiantistica adeguata, ma con questo programma si avrà un quadro se non altro preciso di riferimento, proiettato fino al 2018, che darà quindi l’opportunità di fare scelte impiantistiche adeguatamente dimensionate per raggiungere gli obiettivi prefissati e articolare un’adeguata e determinata azione, con il coinvolgimento degli enti locali.
Occorrerà una verifica dei piani provinciali vigenti per adeguarli al presente programma che, come ho detto, sarà integrato, il quale costituisce, di fatto, una integrazione al piano regionale dei rifiuti. Occorrerà una nostra attenzione anche per ricercare tutte le risorse economiche che la Regione dovrà individuare nei fondi europei e nelle risorse messe a disposizione dai Ministeri competenti, per poter disporre di un adeguato supporto economico.
Il programma è bene articolato, prevede azioni e misure adeguate al raggiungimento degli obiettivi che sono ben definite nella proposta, che sono quattro: le misure di prevenzione, le misure per sviluppare la separazione dei flussi biodegradabili e le misure per sviluppare il recupero di materia e compost e il trattamento della materia residua, oltre le misure di sensibilizzazione, educazione e formazione.
Importante sarà quindi, per raggiungere gli obiettivi del decreto, lavorare soprattutto sulle misure preventive. Lodevole è l’impegno della Regione Marche per ridurre il consumo di carta e molto valido è stato il progetto “Zero carta” che potremmo tentare di estendere ai Comuni e alle Province.
Nel passato sono stati finanziati, tramite i fondi Docup Obiettivo 2, alcune esperienze che dovremmo tentare, anche in questo caso, di incentivare e divulgare, per esempio attraverso l’autocompostaggio domestico nei giardini dei rifiuti biodegradabile. Premiare i Comuni che lavorano per ridurre la produzione dei rifiuti è un obiettivo che dobbiamo cogliere, sapendo che attualmente, invece, vengono premiati gli Ato e non direttamente i Comuni. Questo rischia di disperdere uno sforzo degli enti locali di riferimento che si trovano all’interno di ambiti territoriali che invece, spesso, sono inadempienti rispetto a questa attività.
Molto importante sarà verificare e sostenere fino in fondo ‘l’attività di monitoraggio, attraverso anche l’apporto degli osservatori provinciali, quindi attraverso gli Ato e l’Arpam. Sarà importante questo monitoraggio, considerato che il decreto ci impone, per esempio, di comunicare annualmente al Ministero competente la situazione contingente, per consentire al ministro di andare alla Commissione europea e dare comunicazione in materia.
Queste scadenze, insieme al programma bene articolato della Giunta, saranno sicuramente un punto di riferimento politico-programmatico per continuare a operare bene in materia.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, conigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Come ha già detto il collega relatore di maggioranza, questo è un atto importantissimo, perché va a integrare e in parte sostituire il piano regionale della gestione di rifiuti del 1999. E’ quindi un programma che va verso la sensibilizzazione dei cittadini e degli amministratori locali, affinché si possano in qualche modo raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti dal “decreto Ronchi” che dovevano essere, entro il 2003, del 35%. Ritengo quindi che sia un atto importante, perché sappiamo che una delle emergenze ambientali più drammatiche odierne è proprio quella legata alla gestione dei rifiuti. Abbiamo visto di recente quanto successo nel sud dell’Italia, abbiamo visto di recente blocchi stradali, proteste e quant’altro, perché l’emergenza rifiuti, ripeto, è una delle emergenze ambientali più preoccupanti e quindi è indispensabile, attraverso dei programmi come quello presentato dalla Giunta, questo che stiamo per votare, andare ad incidere sulla gestione dei rifiuti, cercando da un lato di aumentare la raccolta differenziata e in questo caso la riduzione dei rifiuti biodegradabili da portare in discarica, in modo da utilizzarli come fonte di compost pregiato. Su questo ci sarebbe da parlare per molto tempo. Sappiamo che nella nostra regione i centri di produzione di compost sono limitati ed alcuni non qualificati, perché il compost, una volta che si fa tutto il lavoro di separazione dei rifiuti e poi in parte si vanno a rimescolare, esce contaminato e va anch’esso in discarica, quindi sarebbe opportuno incidere, evitando che il compost, attraverso una separazione attenta dei rifiuti a monte, venga ad essere di pessima qualità e non utilizzabile. Quindi va bene, l’indirizzo di ridurre i rifiuti biodegradabili che vanno in discarica, ma altrettanto va detto che bisogna far sì che i compost siano di qualità, altrimenti un surplus di spesa, un surplus di lavoro produrrebbe risultati modesti.
Questo atto è abbastanza dettagliato. Parte dalla pianificazione del settore, individua una metodologia, una stima, fa riferimento agli obiettivi del “decreto Ronchi” e prevede una serie di azioni rivolte a ridurre la produzione di rifiuti, cioè vedere i rifiuti come una risorsa. Il rifiuto diventa una risorsa nel momento in cui passa la logica della raccolta differenziata, del riciclaggio, del riutilizzo.
Quindi prevenzione, separazione, recupero e la cosa più importante, la sensibilizzazione dei cittadini e degli enti locali. Come? La sensibilizzazione è un’azione culturale e come tutte le azioni culturali ha bisogno di tempo, ma l’azione deve essere continuata giorno per giorno, un’azione culturale che porti i cittadini da un lato a essere consapevoli che il rifiuto è una risorsa e quindi dell’importanza della raccolta differenziata, dall’altro gli enti locali devono, con la loro azione di programmazione, di gestione dei rifiuti, incentivare e attuare questa sensibilizzazione dei cittadini.
Faccio un esempio che poi è avvenuto nel mio comune: se un’Amministrazione, in quel caso di centro-sinistra, aveva avviato una raccolta differenziata porta a porta, con notevole difficoltà, quindi con un’azione essenzialmente culturale — cioè far passare il concetto dell’importanza della raccolta differenziata — e successivamente un’Amministrazione di centro-destra azzera quasi tutto — ha lasciato solamente un po’ di isole cosiddette ecologiche, sul territorio — è chiaro che il danno in questo caso, più che in termini di percentuali di raccolta differenziata è essenzialmente culturale e i danni culturali sono molto più gravi degli altri.
E’ quindi indispensabile che ci sia un’azione anche sugli enti locali. Ho piacere che il relatore di maggioranza abbia fatto un passaggio sull’incentivo economico da dare a quei Comuni che centrano l’obiettivo della percentuale programmata di raccolta differenziata. Nel 1999, nel piano di gestione dei rifiuti, all’articolo 37, all’articolo 39 ecc., davamo agli Ato che raggiungevano l’obiettivo programmato di raccolta differenziata, un incentivo economico legato alla quota di tassazione di conferimento dei rifiuti in discarica. A suo tempo ero d’accordo, ma poi l’esperienza mi ha portato a dire che questo aspetto andrebbe rivisto, perché in un Ato, un’associazione di Comuni, un ambito territoriale ottimale, per raggiungere la percentuale di raccolta differenziata ottimale ci deve essere una sensibilizzazione generalizzata, ma noi sappiamo che abbiamo amministratori più sensibili a questa tematica e altri meno sensibili. Mentre sollevavo il problema in IV Commissione, ho fatto un quesito al dirigente di riferimento, dicendo “quanti Ato hanno usufruito nella nostra regione dell’incentivo economico di abbassare la tassa di conferimento dei rifiuti in discarica, cioè che hanno raggiunto l’obiettivo deciso dalla Regione?”. Nessuno, ma era normalissimo, perché è stato fatto un errore. L’Ato ha la sua importanza, ma è altrettanto che quei Comuni che sono sensibili non siano penalizzati da tutta quella miriade di altri Comuni non sensibili. E’ quindi indispensabile che venga riconosciuto ai Comuni che raggiungono l’obiettivo di raccolta differenziata, a mo’ di incentivazione ulteriore, questo abbattimento della tassa di conferimento dei rifiuti in discarica. E’ fondamentale, l’ho sollevato in IV Commissione, è stato ripresentato dal collega in aula, la Commissione, d’accordo, ha ritenuto che passasse come raccomandazione, mi auguro che ci sia questa correzione nel contesto del piano regionale della gestione dei rifiuti.
Questo è un atto di programmazione, sono felice che sia arrivato in aula, perché da un po’ di tempo gli atti di programmazione non arrivavano pi in aula. Spero, se ci saranno modifiche, che quest’aula ne ridiscuta, perché ritengo fondamentale che tutti gli atti di programmazione di questa Regione, come da regolamento, passino attraverso questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Noi abbiamo evidenziato una cosa e visto che è stata recepita dai colleghi della maggioranza — non so ancora se D’Angelo è all’opposizione, dopo che è rientrato nella votazione favorevole sullo Statuto —...

Pietro D'ANGELO. Non devi fare lo spiritoso, perché tu sai benissimo dove sono collocato.

Ottavio BRINI. L’ultima volta, sullo Statuto ha votato con la maggioranza. Adesso, come sei collocato non lo so: uno è collocato in base a come alza le mani. Hai votato lo Statuto, stai in maggioranza, mentre la prima volta non l’avevi votato.

Pietro D'ANGELO. Ma l’hai votato anche tu lo statuto, quindi sei anche tu in maggioranza...

Ottavio BRINI. La tua preoccupazione è stata quella di dire che c’era una maggioranza omogenea e non servivano più i voti di Forza Italia.
Quello che invece preme sottolineare e che in Commissione era stato detto con determinazione — ma dagli interventi dei due relatori è sfuggito o non hanno ritenuto informare l’aula — è che è dalla delibera della Giunta stato tolto un comma non secondario, molto importante, fondamentale, anche per i lavori che si dovranno svolgere da qui in avanti, cioè il punto che recita di delegare alla Giunta regionale l’approvazione degli eventuali, ulteriori aggiornamenti di programma regionale per la riduzione del rifiuto.
Per noi era un atto troppo forte. Non so perché i colleghi non hanno evidenziato questo...

Pietro D'ANGELO. L’ho detto io.

Ottavio BRINI. Io parlo del relatore di maggioranza, tu sei di minoranza, fai il bravo...

Pietro D'ANGELO. Con soddisfazione abbiamo accolto che in sede di Commissione è stato detto basta alla deleghe in bianco alla Giunta, perché tutto ciò svilisce la programmazione del Consiglio regionale e della stessa Commissione. Abbiamo apprezzato molto che in sede di Commissione è stato detto che portare la programmazione solamente in Commissione era molto riduttivo, perché la vera programmazione spetta al Consiglio regionale.
Secondo me però al Consiglio regionale non spetta solo la programmazione, spetta anche il controllo e reputo che sia doveroso, da parte degli assessorati, di quelli che si sono visti in questi quattro anni o poco più, dai vari assessori all’ambiente, rispondere alle molte nostre interrogazioni che riguardano discariche ed altro, rimaste nel cassetto senza avere mai avuto una risposta, o perlomeno una risposta seria, concreta sulle progettazioni, sulle valutazioni ecc. Mi domando e vi domando: come mai l’assessore non risponde a queste interrogazioni? Per alcune sono passati dei mesi, se non anni. Vorrei riproporle tutte, anche per cercare di capire quello che è successo a Porto Potenza, ché sono discordi i pareri; oppure quello che è successo a Morrovalle, dove per una discarica che doveva essere chiusa adesso si parla di un maxi ampliamento, dicendo che è un “atto dovuto”. Tutti hanno imparato a dire che sono atti dovuti, poi si fanno i disegnini come fossero margherite, per dire deve essere completato con un petalo, perché c’è un vuoto e dobbiamo colmarlo. Io non sono esperto di discariche, però ascoltando queste riflessioni e questi discorsi, penso che sia opportuno fare anche una valutazione e pongo il problema a chi ha compiti di responsabilità anche nelle Province. Questi assessori provinciali all’ambiente devono essere un po’ più attenti nelle valutazioni e verificare questi atti, dando delle risposte ai cittadini, non lasciare che questo rimanga sulla carta o nel vuoto.
E’ quindi opportuno che si faccia una seria programmazione, ma questa programmazione vada rispettata e mantenuta nel territorio.
Le Province, in generale, per quanto riguarda la programmazione, le discariche ecc., sono in perfetta sintonia con tutte le leggi e le disposizioni regionali? Oppure il silenzio serve a non mettere il dito su questa piaga che è molto delicata, come se qualcuno avesse paura? Avete visto quello che succede al sud con blocchi dei treni, delle strade ecc. Non vorrei che avessimo dei codardi nelle Marche, gente che non vuol affrontare queste problematiche perché hanno paura della piazza o hanno paura a prendere dei provvedimenti.
Noi ci asteniamo su questo atto di programmazione, non siamo pregiudizialmente contrari, anche se c’era la predisposizione a un voto favorevole. Ci asteniamo per queste perplessità, per questi dubbi che abbiamo e quanto prima riproporremo tutte quelle interrogazioni datate e circoscritte e chiederemo lumi all’assessore, invitando anche il Presidente del Consiglio a verificare tutte queste interrogazioni che sono ferme da mesi e da anni senza una risposta. Non è possibile che in quest’aula non si permetta a un consigliere di svolgere seriamente, su una materia così delicata, un’analisi approfondita quale quella sull’ambiente o sulle discariche. Noi siamo impegnati anche nel territorio ed è giusto che ai cittadini venga data una risposta. Non ci fanno capire quello che sta succedendo a Macerata con il piano dei rifiuti, il discorso che bisognerà fare in futuro con il Cosmari che a nostro avviso sta facendo un buon lavoro, ma si potrebbe fare ancora di più. Bisogna mettere insieme tute le sinergie per migliorare la qualità della vita che è un bene di tutti, non solo dei verdi o della sinistra. Ci teniamo anche noi a che le cose vadano meglio, però vi chiediamo, dove governate e avete degli assessori, di mettere i cittadini nelle condizioni di conoscere, di sapere e di mantenere quello che si decide. Una discarica che doveva essere chiusa non può essere sempre più ampliata. Noi chiediamo perché e nessuno ci risponde. Questo è un fatto gravissimo. Bisogna che tutti riprendiamo questo discorso in modo tranquillo e sereno, perché quando si parla del problema della salute penso che nessuno possa essere suicida al punto di dire “facciamo delle discariche dannose alla salute dei cittadini”.
Per queste perplessità, che ancora una volta non troveranno risposta in quest’aula, faremo un’analisi attenta di tutte le interrogazioni giacenti e chiederemo al Presidente come mai ancora non è stata loro data una risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché questo in realtà poteva e doveva essere, con più tempo, un atto anche di riflessione rispetto alla verifica dell’andamento del piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti. E’ un atto importante perché integra quel piano, soprattutto incentiva la parte che definisce la necessità di una maggiore raccolta differenziata. Un’occasione di riflessione necessaria, anche perché sulla gestione del ciclo dei rifiuti, anche nelle Marche, non solo al sud, si è intromessa la malavita organizzata. I fenomeni degenerativi da questo punto di vista sono presenti nella nostra regione e nelle diverse province, anzi gran parte dei Consigli comunali sciolti dal presidente della Repubblica, sono stati sciolti perché c’era l’infiltrazione della malavita nel ciclo di gestione dei rifiuti. Un’occasione quindi anche politica e non solo tecnica, di riflessione.
Il piano, oggi viene integrato in uno degli aspetti essenziali, quello di aumentarne la raccolta differenziata e soprattutto la misura 3.1.2, “Misure per sviluppare la separazione dei flussi biodegradabili”, è uno degli aspetti essenziali.
Oggi la Regione Marche si adegua non solo al “decreto Ronchi” ma alle successive leggi che sono intervenute, a partire dalla 36 del 1997, alla 36 del 2003.
Occorre anche fare una riflessione rispetto alle finalità del piano stesso. L’art. 1 non è stato attuato non per cattiva volontà ma perché c’è una sottovalutazione e una pigrizia politica di tipo generale e generalizzato, ma perché c’è una pigrizia anche di tipo scientifico: quella di dire che le Marche possono sperimentare forme tecniche che superino nella prospettiva, sia le discariche sia gli inceneritori. Questo articolo e questo assunto sono stati disattesi. Dobbiamo vedere se c’è la possibilità di recuperare questa iniziativa, perché la politica deve dare indirizzi precisi, deve orientare, deve programmare e deve pianificare.
L’aspetto scientifico deve fare il resto, deve seguire quell’orientamento. Noi abbiamo la necessità di andare su questa strada della sperimentazione di forme innovative, altrimenti imploderà la situazione delle discariche da un lato e non sarà certa neanche la situazione degli inceneritori, perché l’unico inceneritore costruito, quello del Cosmari, ha avuto due difficoltà: una di tipo progettuale e gestionale, ed anche lì c’è stata una questione morale; l’altra di tipo scientifico, perché a tutt’oggi non esiste alcuna garanzia per la salute dei cittadini.
In conclusione vogliamo dire che se passasse il concetto asettico del rifiuto come una risorsa, allora saremmo sulla cattiva strada. Per me il rifiuto non è una risorsa, perché se passasse questa concezione tutta tecnocratica ed economica, aumenterebbe a dismisura la produzione del rifiuto, perché esso servirebbe come scusante di produrre energia. Noi, come dice li piano regionale, dobbiamo fare la strada inversa, cioè utilizzare al meglio la filiera dei rifiuti ma tendere a produrne sempre di meno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. E’ un atto amministrativo che giunge all’attenzione di questo Consiglio con un certo ritardo sui tempi e in articulo mortis, perché siamo alle ultime battute della legislatura. Peraltro, in tutta la materia dei rifiuti c’è da segnalare come l’ente Regione sia in sistematico ritardo e a questo proposito mi sembra che mentre andiamo ad esaminare il programma dei rifiuti biodegradabili che recepisce le previsioni dei piani provinciali, non posso astenermi dal segnalare che non solo sono pervenuti all’approvazione dei singoli Consigli provinciali, con grave ritardo, tutti e quattro i piani provinciali dei rifiuti, ma anche il fatto che la legge regionale approvata da questo Consiglio nella precedente legislatura, prescriveva che annualmente le Province avrebbero trasmesso alla Giunta regionale, entro il 28 febbraio di ciascun anno, le relazioni circa lo stato di attuazione dei piani provinciali rifiuti. Queste relazioni provinciali io le ho diligentemente chieste tutti gli anni, ma non sono mai state rimesse dagli enti provinciali perché in effetti lo stato di attuazione dei piani provinciali dei rifiuti è, per tutte le quattro Province sinora esistenti, assolutamente carente. La Provincia di Ancona solo pochi mesi fa ha definito la numerazione degli ambiti ottimali, mentre manca ancora la definizione dei siti.
Oltre a questo mi sembra che sia evincibile, anche dagli interventi dei colleghi non della mia area politica ma che mi hanno preceduto, quali il consigliere Procaccini, che esiste un ritardo culturale nel cogliere il fatto che ormai il rifiuto non può più essere letto come un rifiuto, ma deve essere inquadrato nell’ambito della gestione delle biomasse e delle risorse energetiche. Non è un mistero che la regione Marche è l’unica regione in Italia a non avere l’energia eolica e che non ha impianti per la valorizzazione delle biomasse come fonti di energia, laddove l’impianto di cogenerazione del TAR di Falconara presso l’Api è una struttura che per essere ubicata in mezzo a centri abitati di consistente rilievo antropico come Falconara e Ancona è un problema fintanto che gassifica TAR e scorie bituminose, ove gassificasse e termovalorizzasse per produzioni di energia, i rifiuti urbani nella frazione biodegradabile e carbonica, sarebbe una risorsa la collocazione in mezzo all’abitato. Il problema della progressiva riconversione dell’impianto a scorie bituminose a un impianto di valorizzazione dei rifiuti organici, è un problema che si è posto adesso. Lo porrà fra qualche tempo l’azienda man mano che il petrolio — lo stiamo vedendo anche dalle condizioni dei mercati — tenderà ad esaurirsi, ma non dovremmo arrivare alla scelta a cose fatte, dovremmo arrivare prima ancora a preparare li percorso, perché è chiaro che quando un impianto gassifica a determinate temperature, una frazione organica, a quella temperatura gassifica tanto bene il bitume quanto i torsoli di mela e gli avanzi del giorno prima che vengono raccolti dal sistema dei rifiuti urbani.
Questo è un problema che dovrebbe essere posto e che la proposta di atto amministrativo in effetti pone, ma pone sempre in termini di obiettivo, sfuggendo all’attenzione degli elaboratori di questa proposta — anche perché ancora non era accaduto: la proposta è stata licenziata dalla Giunta il 6 agosto di quest’anno — che alcuni giorni fa, già nel mese di ottobre, con l’adesione della Russia ai protocolli di Kyoto, avendo raggiunto l’approvazione di un numero di stati corrispondenti al 55% delle emissioni di gas serra dell’intero pianeta — lo ricordo a me stesso: l’assessore lo leggerà nel resoconto — l’Italia si trova nella necessità, non ulteriormente procrastinabile, di ridurre le emissioni di gas serra e le discariche di rifiuti sono una delle maggiori fonti emissive di gas serra, sia sotto il profilo del metano, sia sotto il profilo dell’anidride carbonica.
A questo punto qualcuno potrebbe farmi osservare “ma anche il termovalirizzatore delle biomasse produce anidride carbonica”. Ha ragione, brucia la frazione carboniosa dei rifiuti urbani — la plastica o gli organici — però è anche vero che quell’anidride carbonica, è anidride carbonica che comunque, o dalla discarica o dal termovalorizzatore, nell’atmosfera ci finisce. Se ci finisce attraverso il termovalorizzatore, evita che se ne produca altrettanta per combustione di carburanti: metano, carbone, petrolio variamente produttivi di anidride carbonica o solforosa che chiamiamo petrolio, ma comunque si evita di unire danno a danno: la stessa quantità di anidride carbonica che finisce inutilmente nell’atmosfera, finirebbe ugualmente nell’atmosfera, ma almeno in maniera utile e produttiva.
Da questo punto di vista il piano rifiuti doveva essere integrato in concomitanza con il Pear su cui, a distanza di cinque anni dalla sua annunciata ultimazione, siete in fase di consultazione, perché in mancanza di questi rilievi siamo semplicemente alla mozione degli affetti. Dobbiamo riuscire a capire che anche la discarica che produce inevitabilmente metano e anidride carbonica è ammissibile, ha un certificato verde, commerciabile sulla borsa delle emissioni, altrimenti ci troveremo per forza a dover acquistare diritti di “emissioni Kyoto” da nazioni non sviluppate. Quindi, o si fa questo, oppure ci troveremo nella situazione in cui si sta attualmente confrontando l’Italia che, avendo sottoscritto un coraggioso impegno internazionale a ridurre le emissioni serra del 7% entro il 2010, nei cinque anni intercorsi in vista della scadenza del 2010 — siamo già oltre metà — anziché ridurle del 7% promesso le ha aumentate del 6%, per cui deve ridurre, in quattro anni, le emissioni serra del 13%. Le discariche producono emissioni serra e ricordo che nella regione Marche ci sono molte discariche e di queste solo tre hanno il mulino che valorizza il metano del biogas per la produzione di energia elettrica. Tanto per fare un’altra polemica per chi la coglie: di queste tre, due sono collocate — sarà casualmente — in comuni che hanno l’Amministrazione comunale di colore diverso rispetto a quella regionale — Sant’Elpidio e Corinaldo — ed evidentemente, se non si affrontano neanche queste situazioni elementari su quello che già c’è, parlare di quello che si potrebbe fare è cosa bella e lodevole, però è parlare.
In questo senso, votare contro questo strumento perché arriva troppo tardi e dice troppo poco sarebbe ingiusto, votare a favore sarebbe forse riduttivo, mi asterrò, con una forte raccomandazione affinché il piano energetico regionale venga approvato veramente in quest’ultimo scorcio di legislatura, non solo in termini di promessa ma concretamente e venga superato — credo anche che sarebbe opportuna, in questo senso, una previsione normativa — il problema della riqualificazione dei rifiuti con contenuto energetico, come materie prime seconde. Ho vissuto in maniera anche un po’ schizofrenica una denuncia presentata alla procura di Ancona da una associazione ambientalista di Destra nazionale presieduta da mia moglie contro l’Api, che io seguivo per altri motivi, in cui si sosteneva che la termovalorizzazione delle scorie di raffinazione presso la cogenerazione dell’Api, fosse una discarica abusiva perché quel bitume, quel TAR che veniva gassificato era una materia prima seconda, ma era anche, in qualche misura, un rifiuto, visto che, ove non fosse stato gassificato e combusto, sarebbe dovuto essere avviato a discarica. Il problema della qualificazione del rifiuto, che in effetti il “decreto Ronchi” non risolve, tra materia prima seconda e rifiuto da smaltire, dovrebbe essere risolto in sede normativa, quindi non dal “decreto Ronchi” ma da noi in quest’aula. Non è giusto che venga affrontato in sede interpretativa da un pubblico ministero o da un gip. Credo che da questo punto di vista ci sia stata una insufficienza e credo anche che la visione non unitaria del problema, necessariamente costringa chi ci seguirà in quest’aula, a procedere per pezze a colore, senza una complessiva valutazione della situazione.
Per quello che riguarda la situazione complessiva delle discariche, credo anche che ci sia un problema di fondo che questo atto amministrativo non affronta affatto, circa il rapporto fra il volume ancora abbancabile e le produzioni annue e quotidiane di rifiuti urbani, perché mi sembra che siamo vicini al livello di guardia e in questa situazione di incertezza ecologica non è neanche raccomandabile l’ampliamento delle discariche come a Maiolati.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta fino ad esaurimento di questo argomento.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Volevo intervenire soltanto a commento di alcuni dati di questo piano, ma le affermazioni fatte dal collega Novelli mi sollecitano ad aggiungere alcune precisazioni. Il collega sarà senza dubbio valido professionista nel suo settore, quando poi si cimenta sull’analisi del ciclo del carbonio evidenzia tutti i limiti della preparazione scientifica, avendo un curriculum e una esperienza professionale in materia giuridica.
Novelli giunge a dire che, piuttosto che far avvenire il ciclo del carbonio all’interno delle discariche è meglio farlo avvenire all’interno degli inceneritori, perché tanto quella è anidride carbonica che sale comunque in aria.
A Novelli manca un parametro, che è il fattore tempo. Nel ciclo del carbonio, accelerare la trasformazione della sostanza organica in anidride carbonica è un aspetto estremamente rilevante, quindi se noi acceleriamo questo processo trasformando immediatamente tutti i rifiuti in anidride carbonica all’interno degli inceneritori, abbiamo un aumento delle emissioni nell’aria che va ben al di là della capacità di rifissazione del carbonio nelle piante che poi sono l’unico soggetto che, attraverso l’energia solare, mitigano e regolano questo meccanismo già uscito fuori dai termini. Ma io dico anche di più: anche dal punto di vista del recupero energetico dei prodotti, il riciclaggio è estremamente più efficace piuttosto che un incenerimento indistinto. La carta prodotta a partire dalla carta recuperata significa consumare due volte meno energia. La plastica ottenuta da plastica di recupero significa recuperare parecchie volte più energia. Arriviamo fino al punto estremo delle lattine d’alluminio, dove per produrre la lattina, a partire da un rifiuto, si consuma 1/35 di energia, a partire dalla materia prima 35 volte di più.
Quindi questa scelta dell’incenerimento, che oltre che culturalmente anche scientificamente è assolutamente da osteggiare, credo che sia pericolosamente propagandata da Novelli, sulla base di considerazioni che non analizzano tutti gli elementi. Quindi lo invito a riflettere e a correggere queste sue impostazioni.
Peraltro, anche dal punto di vista energetico, la bozza del piano energetico regionale, che non è arrivata qui in discussione, parla del contributo di energia che darebbe la destinazione di tutti i rifiuti regionali alla produzione di energia. Il contributo sarebbe marginale, addirittura la quantità di energia che andremmo a perdere rinunciando alla raccolta differenziata e al riciclaggio, sarebbe addirittura negativa. Quello dell’incenerimento dei rifiuti è un argomento che per fortuna, nella nostra regione è stato fino ad oggi considerato in maniera più saggia di quanto avvenuto in altre regioni e mi auguro che non si cambi rotta, a partire dall’intervento del collega Novelli.
Sono comunque d’accordo a usare i gas di recupero delle emissioni delle discariche. Questo tipo di considerazione può essere perfettamente condivisibile, perché è meglio recuperare e bruciare i gas di recupero delle discariche piuttosto che lasciarli finire in atmosfera, perché quelli, certamente, costituiscono un elemento di incremento dei gas serra senza alcun contributo positivo al bilancio energetico della regione.
A questo proposito, vorrei lasciare nel resoconto di questo Consiglio alcune considerazioni che forse altri colleghi non hanno fatto.
All’interno del piano c’è una tabella molto interessante sul trend dei livelli di raccolta differenziata. Sono degli elementi che credo debbano essere presi in considerazione. Abbiamo valori differenziati fra una provincia e l’altra. Le province partono, nel 1995, sostanzialmente con la stessa percentuale di raccolta differenziata, tra il 3,91% e il 4%, salvo la provincia di Ascoli Piceno che è particolarmente indietro e si attesta all’1,6%. Nell’arco di sette anni abbiamo alcune province che hanno un incremento importante e altre province che hanno un incremento molto basso. La provincia di Pesaro è la più indietro, sia come percentuale di raccolta differenziata, sia come incremento negli ultimi sette anni. Quindi dobbiamo chiederci perché in questa provincia, in cui peraltro, culturalmente, c’è anche una riconosciuta sensibilità a questo argomento, c’è un incremento così basso della raccolta differenziata. Dalla provincia più avanti in tutta la regione del 1995, diventa quella più indietro, con il dato del 2002, con un incremento del solo 8%. Peraltro non mi risulta che sia una delle Province meno impegnate su questo fronte.
L’altro elemento è il grande divario che c’è nel 2002 tra una provincia e l’altra nella raccolta differenziata. Nel 1995 erano sostanzialmente tutte attestate sullo stesso livello, con un ritardo della provincia di Ascoli Piceno, oggi sono attestate tutte allo stesso livello, slavo la provincia di Macerata che è arrivata al 20% della raccolta differenziata. Questo è un altro elemento: perché una provincia rimane così indietro e perché una provincia va così avanti, registra un incremento così forte? Fermo restando che su tutte le province vediamo nel corso del tempo un incremento della raccolta differenziata, quindi c’è una sensibilizzazione, un impegno delle amministrazioni, anche dei cittadini, però vediamo dei risultati differenti da una parte e dall’altra. Un programma come quello che noi oggi andiamo ad approvare, una integrazione al piano dei rifiuti, questo non se lo chiede né dà delle indicazioni e mi sembra una grave carenza di questo provvedimento.
Voglio fare anche un’altra considerazione. All’interno di questi dati sulla raccolta differenziata dei rifiuti, credo che si debba indagare quanto rifiuto, fra quello raccolto in maniera differenziata, viene ricollocato in discarica o viene smaltito assieme ai rifiuti indifferenziati. Queste tabelle non ci danno quella indicazione. A me sembra un fatto estremamente importante, perché noi non vogliamo soltanto che avvenga la raccolta differenziata, ma che ci sia anche il passaggio successivo, il riciclaggio e sappiamo che in alcune situazioni non tutta la raccolta differenziata viene indirizzata interamente al riciclaggio, ma ritorna sui rifiuti indistinti. Quindi questa raccolta differenziata non svolge la sua missione, pertanto dobbiamo andare anche oltre questo dato su cui un attimo fa mi sono soffermato.
Voglio dire anche che questo dato di raccolta differenziata così basso, evidenzia che non stiamo intervenendo sui cosiddetti rifiuti organici che sono la parte più rilevante della composizione dei rifiuti solidi urbani. Sono oltre il 50%, quindi se abbiamo dati così bassi vuol dire che interveniamo soltanto sul resto della frazione e questa è la realtà.
Il piano parla di rifiuti biodegradabili e non biodegradabili, ma sappiamo anche che all’interno di questa suddivisione prevista dall’Ue vengono poste, all’interno dei rifiuti biodegradabili, tipologie di rifiuti che fanno sì che poi non abbiamo un compost di qualità. Anche questa è una problematica che all’interno di questa integrazione del piano dei rifiuti non vedo affrontata con sufficienza. Da una parte diciamo che sono falliti i vecchi progetti di produzione di compost, se il compost non è di qualità, cioè non c’è chi lo vuole, e pertanto finisce in discarica; dall’altra parte non ci poniamo questa problematica, che per il compost di qualità occorre che si selezionino i rifiuti biodegradabili e non si vada a collocare, all’interno di questi, i pannolini, come qui si recita, perché la presenza di prodotti estranei all’interno dei compost, fa sì che poi questi compost gli agricoltori, giustamente, non li vogliano, i vivaisti, giustamente, non li vogliano e tutta una serie di altri soggetti non ricevano un prodotto che sul mercato non riesce poi ad essere collocato. A meno che collochiamo un compost a occhi chiusi, che poi non dà i risulti che ci attendiamo: in un primo momento il mercato lo riceve, in un secondo momento non lo riceve più, quindi fallisce completamente questo disegno.
Un’altra riflessione che faccio è che sono importanti l’azione educativa e quella culturale, in particolare per la raccolta di questo tipo di rifiuto, quello organico, che può essere in gran parte raccolto in maniera differenziata e nella sua totalità destinato al riciclaggio.
Ci sono alcuni esempi da non seguire, come Ancona che ha distribuito in alcune zone periferiche i contenitori per la raccolta dei rifiuti organici. Una campagna che sostanzialmente non dà grandi risultati, basti vedere che tipo di risposte hanno dato i cittadini, mente abbiamo altre realtà, alcuni comuni rurali o dell’interno della provincia di Macerata, dove l’azione di raccolta differenziata sui rifiuti organici è affiancata da un’azione culturale, di informazione, di coinvolgimento di coloro che producono questi rifiuti molto spinta, fatta anche con persone che si recano sul posto a sensibilizzare, a indirizzare con riunioni e incontri. Se non avviene questa azione penso che sarà difficile cambiare il comportamento dei cittadini, sperando che i cittadini dividano i loro rifiuti e siano anche aggiornati su questa continua variazione dei contenitori che troviamo lungo le strade, di vario genere. Attualmente i vecchi cassonetti che nel comune di Ancona erano tutti uguali, sono differenziati da un adesivo. Senza che i cittadini abbaino avuto un’informazione sulla nascita del cassonetto per i rifiuti secchi e i rifiuti umidi, ci siamo trovati le città piene di cassonetti uguale a prima, con questa etichetta a cui forse qualcuno ha fatto caso, nel momento in cui gestiva i rifiuti quotidiani.
Questo è quello che non dobbiamo fare, questo è quello che determina il fallimento di indirizzi come questi, che sono certamente condivisibili e che vanno votati, ma credo che dovremmo spingerci anche oltre. Dobbiamo indicare un protocollo di comportamento per la sensibilizzazione dei cittadini, altrimenti avremo realtà che questo protocollo di comportamento lo seguono e l’adottano perché c’è sensibilità, e altre che continueranno a gestire la partita dei rifiuti in termini di mera gestione o di rispetto di obiettivi percentuali, senza che poi questi obiettivi percentuali possano essere consolidati nel tempo o possano portare a un vero riciclaggio dei rifiuti all’interno della nostra regione.
Quindi siamo certamente in ritardo, occorrono delle politiche più energiche, ma soprattutto occorre un’azione più forte nei riguardi di coloro che producono i rifiuti e che continuano a conferirli in gran parte in maniera indifferenziata e i soggetti preposti alla raccolta e dallo smaltimento continuano a organizzarsi per smaltirli in maniera indifferenziata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,00