Resoconto seduta n. 32 del 28/02/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 28 FEBBRAIO 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,45

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 30 e 31 del 21 febbraio 2001.

(Sono approvati)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. In data 20 febbraio 2001 è stata presentata, a iniziativa della Giunta, la proposta di legge regionale n. 42: «Modificazioni alla L.R. 5 agosto 1992, n. 34: Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio", assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere obbligatori.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 96 del consigliere Castelli: «Proposta di legge su istituzione nuova Provincia»
— n. 97 del consigliere Trenta: «Integrità del territorio della provincia picena»;
— n. 98 del consigliere Viventi: «Realizzazione del casello autostradale Ancona Centro - Casine di Paterno e contigua area di sosta».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo: per la seduta antimeridiana, gli assessori Mattei e Rocchi e i consiglieri Grandinetti e Ricci; per l'intera giornata l'assessore Cecchini



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede l'interrogazione n. 183 che tratteremo abbinata con mozioni nn. 62 e 69, l'interrogazione n. 163 che tratteremo abbinata con le mozioni nn. 74, 76, 85 e 88, l'interrogazione n. 165 che tratteremo abbinata con le mozioni nn. 19, 79, 82 e 90.
Ha chiesto di parlare il consigliere Trenta. Ne ha facoltà.

UMBERTO TRENTA. Chiedo l'iscrizione d'urgenza e la trattazione al primo punto dell'ordine del giorno della mia mozione sull'integrità del territorio della provincia di Ascoli Piceno, essendo sopraggiunti fatti gravi che riguardano la creazione di movimenti cittadini, che sono in contraddizione con quanto deliberato nel 1990 dalle Amministrazioni comunali a favore della Provincia di Fermo. Dal Comune di Ascoli Piceno è stato inviato a tutti i presidenti di gruppo l'estratto della deliberazione nn. 6642 del Consiglio comunale stesso.
Proprio dalla delibera si evince che ci sono vizi presunti di illegittimità che devono essere dibattuti in Consiglio, disto come procede questa anomala richiesta di smembrare il territorio piceno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Noi siamo contrari alla richiesta, sia perché nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo stabilito le priorità che andavano discusse in questo Consiglio, sia perché non c'è nessuna emergenza rispetto alla decisione che abbiamo assunto, in quanto vi è una autonoma discussione parlamentare, il Consiglio regionale si è espresso perché doveva esprimersi per legge illo tempore, pertanto non c'è nessuna urgenza di discussione rispetto ad una mozione che reintroduce argomenti per i quali questo Consiglio per legge si è espresso, quindi vengono a decadere i motivi dell'urgenza che il consigliere Trenta evidenziava, pertanto invitiamo la presidenza a non accogliere questa richiesta.

UMBERTO TRENTA. Proprio il consigliere Silenzi introduceva la delibera del 20.11.1990...

PRESIDENTE. Consigliere Trenta, non è possibile.

UMBERTO TRENTA. Questo è un diritto che lei non può negare all'opposizione, Presidente, il problema è serio, quindi dovete prendervi le vostre responsabilità. Se non posso parlare, parleremo a mezzo stampa.

PRESIDENTE. Dobbiamo semplicemente mettere in votazione la proposta.

(Il Consiglio non approva)

GIULIO SILENZI. E' importante rilevare che su un argomento simile...

PRESIDENTE. Consigliere Silenzi, non è possibile.

GIULIO SILENZI. E' un mio diritto. Come l'ha data a Trenta...

PRESIDENTE. No, non gliel'ho data.

GIULIO SILENZI. Allora, come Trenta se l'è presa, venga messo a verbale che Forza Italia ha votato in tre modi diversi. A favore Trenta e Brini, contro Ceroni e astenuto Giannotti. Questo è quello che produce...

PRESIDENTE. Per favore, consigliere Silenzi... Venga spento il microfono del consigliere Silenzi.

ROBERTO GIANNOTTI. ...espressa dal presidente del gruppo Ds di cui si assume la responsabilità. La posizione del gruppo di Forza Italia è chiara. Il gruppo si è astenuto su questa vicenda...

PRESIDENTE. Per favore, non è aperta la discussione.

ROBERTO GIANNOTTI. ...così come il consigliere Trenta ha votato a favore...

PRESIDENTE. Venga spento anche il microfono del consigliere Giannotti.



Interrogazione (Svolgimento): «Inquinamento dell'area ex Montedison nel territorio del comune di Falconara» Amagliani (198)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 198 del consigliere Amagliani.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. In relazione all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In data 7.1.2001 il Corpo forestale dello Stato effettuava un campionamento di terriccio e sabbia nell'arenile antistante il sito industriale dismesso ex Montedison di Falconara. Le relative analisi, effettuate dal dipartimento di Ancona dell'Arpam, hanno evidenziato, in uno dei campioni prelevati, il superamento dei limiti tabellari del D.M. 471/99 in relazione agli elementi arsenico, mercurio, piombo e rame.
In data 6.2.2001 il sindaco del Comune di Falconara, con ordinanza n° 5240, ordinava all'attuale proprietà, ai sensi dell'art. 7 del D.M. 471, la messa in sicurezza di emergenza dell'area nonché l'attivazione degli adempimenti di cui alla L. 257/92 in relazione a presunti pericoli di inquinamento da amianto derivanti dalle coperture in Eternit degli stabilimenti.
L'Arpam, con nota 665 del 13.2.2001 ha comunicato l'attivazione di una serie di accertamenti sull'area in esame. Gli accertamenti sono consistiti nel prelievo di venti campioni di arenile, due campioni di acqua di mare, due campioni di mitili (bioindicatori), 2 campioni d'acqua da piezometri interni all'area industriale e un campione di suolo all'interno del perimetro aziendale.
Le analisi di detti campioni stanno per essere terminate e si attende la trasmissione dei relativi dati.
Nella seduta del 20.2.2001 della commissione tecnica permanente istituita sulla questione dal Comune di Falconara, i tecnici dell'Arpam hanno comunque anticipato che, relativamente a due dei campioni prelevati lungo l'arenile, sulla base dei primi riscontri analitici, sono stati rilevati per alcuni elementi superamenti dei limiti tabellari.
Su tale presupposto il Comune di Falconara, con nota 8540 del 22.2.2001 ha dato disposizioni alle Ferrovie dello Stato, che stanno effettuando lungo l'arenile in questione lavori urgenti di difesa dall'erosione del rilevato ferroviario, che tutto il terreno movimentato per la realizzazione di tali opere venga opportunamente caratterizzato provvedendo allo stoccaggio in sicurezza di quello che risultasse eventualmente contaminato;.
L'attuale proprietà non ha ancora fornito il previsto piano di caratterizzazione del sito, non sono pertanto disponibili dati riscontrabili circa le quantità di materiali inquinati eventualmente ancora presenti all'interno dell'area.
Circa l'eventuale utilizzo di terreni di scarto provenienti dallo stabilimento in questione per la realizzazione di impianti, piazzali, pavimentazioni ecc. a tutt'oggi, per quanto a conoscenza degli uffici regionali, non si hanno riscontri documentati.
In relazione allo stato delle coperture in Eternit e agli eventuali rischi connessi, in conseguenza dell'ordinanza sopra citata, la proprietà dovrà presentare nei prossimi giorni un piano di lavoro corredato da un piano di sicurezza che, ai sensi della normativa vigente, dovranno essere preliminarmente approvati dal servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Ausl n° 7 competente per territorio.
Il quadro organico degli interventi per la messa in sicurezza d'emergenza a carico dei proprietari dei terreni interessati, sarà definito non appena completate le campagne di indagine e verificato nella sua efficacia dal competente Comune di Falconara, sentita l'apposita conferenza di servizi.
Relativamente alla bonifica e messa in sicurezza permanente del sito sono state avviate le fasi di impostazione del piano di caratterizzazione sui cui presupposti dovrà essere predisposto, in linea con la vigente normativa, il relativo progetto e definiti tempi, modalità e garanzie per la sua realizzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ringrazio l'assessore Ottaviani per la pronta risposta che ha voluto dare a questa mia interrogazione. Prendo atto delle cose che mi sono state dette, ma vorrei far rilevare a quest'aula che la zona di cui stiamo discutendo è a pochissime centinaia di metri dalla raffineria Api di Falconara Marittima, quindi oserei dire che in quel comune ci troviamo di fronte, probabilmente, a una situazione da "valle dei veleni", nel senso che le notizie giornalistiche — non ho altro su cui confidare a tutt'oggi — ci dicono che l'acqua di falda sottostante il sito ove è ubicata la raffineria Api sarebbe interessata da un forte inquinamento, sino al punto che la stessa Arpam interviene direttamente e quindi, in qualche modo, esautora la ditta stessa chiamata a fare quei rilevamenti, affiancata dall'Arpam stessa e dagli uffici ambientali preposti.
In questo caso — ringrazio tutti i presenti per il disturbo che arrecano nel momento in cui discutono — la situazione della Montedison è per certi versi peggiori di quanto non sia quella della raffineria Api di Falconara Marittima, perché i prelievi fatti dal Corpo forestale dello Stato sono stati eseguiti sull'arenile. Io credo — e lo dico assumendomene tutta la responsabilità personale — che la situazione peggiore sia da identificare all'interno della ex Montedison. Non c'è ancora stato un solo prelievo in quelle zone. Basterebbe parlare con ex operai della ditta stessa per sapere dove materiale di risulta pericolosissimo è stato scaricato.
Quindi prendo atto dell'impegno che fino a questo punto è stato messo in campo per i controlli necessari, ma ci sono situazioni su cui dobbiamo scavare ancora e con forza, per esempio la gran parte dei materiali che vengono classificati come pericolosissimi — per tutti l'amianto — è stata utilizzata addirittura per costruire la pista di decollo ed atterraggio dell'aeroporto civile e militare di Falconara Marittima. Vedete quindi fino a che punto siamo arrivati. Stessa cosa vale per diversi impianti da tennis della città di Falconara e non solo. Pare che alcuni fanghi di risulta siano stati utilizzati addirittura per campi di calcio, anche se è da verificare, perché sono notizie che vengono qua e là attraverso stampa e attraverso la Rai.
C'è quindi un grande lavoro da fare, complessivamente. Mi auguro che quest'aula non si svegli solo ed esclusivamente in alcune situazioni particolari, perché così come vedo che l'attenzione nei confronti della problematica della raffineria Api va scemando... (Interruzione del consigliere Gasperi). Consigliere Gasperi, secondo me va scemando, dopodiché, se non è così ne sono felice. C'è stata una grande attenzione da parte del Comune di Falconara, della Provincia di Ancona, della Regione Marche subito dopo l'incidente del 25 agosto 1999. Certo il momento emozionale è passato e adesso c'è molta meno attenzione, fino al punto che non registro ancora nessuna presa di posizione ufficiale di quest'aula per quello che riguarda la questione sollevata dalla stampa e dalla televisione alcuni giorni fa rispetto all'inquinamento della falda.
Comprendiamo quanto sia pericolosa la situazione, attualmente.
Chiudo questa mia replica, mi dichiaro soddisfatto delle risposte e dell'impegno che l'assessore Ottaviani ha posto nel rispondere a questa mia interrogazione. Sono sicuramente insoddisfatto dal punto di vista generale della situazione di quell'area che, ripeto, per quanto mi riguarda è la "valle dei veleni" della nostra regione. Credo che non ci sia un'altra situazione simile in tutta la regione Marche, in cui tanti elementi di pericolosità e di nocività per la nostra salute sono tutti assieme nello stesso momento. Mi auguro quindi un grande impegno da parte dell'assessore, da parte del nostro braccio tecnico che è l'Arpam e da parte di quest'aula, per essere veramente attenti a quello che accade in questa situazione che ho voluto specificare.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modificazioni ed integrazione alla l.r. 13 marzo 1985, n. 7 "Disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana"» Moruzzi (13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 13 ad iniziativa del consigliere Moruzzi.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Colleghi consiglieri, la proposta di legge che andiamo a trattare apporta delle modifiche alla legge regionale 13 marzo 1985, n. 7 al fine di arginare il fenomeno dell'abbattimento di piante tutelate, sempre più presente nel nostro territorio. Questa legge si compone di tre articoli. La validità della stessa credo sia facilmente comprensibile. Faccio un esempio per tutti: allo stato attuale delle cose l'abbattimento di una quercia secolare sul nostro territorio che ha un valore sul mercato di circa 10 milioni, potrebbe essere sanzionato con un massimo di due milioni di lire, quindi ci troviamo in una situazione in cui è più conveniente pagare la sanzione che non tutelare la specie di cui dicevo.
Questa proposta di legge che sottopongo all'aula come relatore di maggioranza ci dà la possibilità di intervenire sulla legge 13 marzo 1985, n. 7 che è stata nel tempo modificata da un'ulteriore legge di questa Regione, si compone di tre articoli il primo dei quali stabilisce che gli organi competenti all'approvazione dei progetti per la realizzazione delle opere pubbliche, per la costruzione edilizia e per opere di miglioramento e di trasformazione fondiaria debbano verificare preventivamente l'esistenza nel registro di cui all'art. 3 della stessa legge, dell'iscrizione della pianta abbattuta e che non siano possibili soluzioni alternative. Il secondo articolo è quello di cui parlavo poc'anzi, che è il succo stesso della legge, cioè l'innalzamento del valore amministrativo delle sanzioni, modificando sia la legge del 1985 che la n. 8/1987. Il terzo articolo pone a carico dei Comuni l'obbligo di istituire un registro contenente l'elenco delle piante abbattute senza autorizzazione, indicante la località in cui la pianta era situata e l'estensione dell'area su cui insisteva la chioma della pianta abbattuta.
Si prevede anche che il difensore civico regionale possa esercitare un ruolo sostitutivo nei confronti dei Comuni che siano inadempienti rispetto all'istituzione di questo registro.
Credo che sia utile e necessario arrivare a un voto positivo di quest'aula per addivenire a una soluzione che in qualche modo sani la situazione iniziale di un abbattimento sempre più frequente di piante protette, pagando sanzioni davvero irrisorie.

PRESIDENTE. Non essendo presente il relatore di minoranza consigliere Trenta, ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Con questa proposta di legge cerchiamo di riparare a un provvedimento assunto nella scorsa legislatura con una misura di accompagnamento del bilancio, con cui sotto il titolo "Incremento delle sanzioni amministrative" in realtà abbiamo ridotto le stesse per tutte quelle leggi per le quali non esisteva un massimo e un minimo. Questo perché attraverso il meccanismo dell'oblazione si può optare per una sanzione che è una frazione del massimo o un multiplo del minimo e l'applicazione di questo provvedimento alle leggi più vecchie di due legislature — quindi nel caso della legge 7 parliamo di quattro legislature fa — ha portato a una riduzione generalizzata di tutte le sanzioni, al punto che nel caso delle querce avevamo una situazione anacronistica per cui il valore del legname di una quercia secolare abbattuta era 3-4 volte il valore della sanzione, quindi veniva meno la funzione deterrente da parte della sanzione.
Il Corpo dello Stato in questi anni si è preoccupato dell'applicazione di queste disposizioni, che non sono di vincolo assoluto, perché comunque il sindaco, per opere di pubblica utilità ha la possibilità di decretare comunque l'abbattimento di piante che impediscono la realizzazione di strutture di pubblica utilità e comunque c'è la possibilità, previo parere del Corpo forestale di intervenire con potature, di intervenire su piante malate o di intervenire addirittura all'abbattimento di piante che ormai sono secche. Se queste norme di protezione della vegetazione arborea, certamente nella nostra regione c'è stata anche un po' di demagogia e un po' di disinformazione. In realtà dobbiamo riconoscere che questo provvedimento è stato importante per tutelare un patrimonio arboreo sul quale sarebbero cadute le attenzioni di coloro che invece oggi rivolgono ad altri boschi, ad altre piante la loro attenzione per gli scopi produttivi. Quindi, con queste disposizioni abbiamo rallentato un processo di desertificazione del territorio che vedeva la scomparsa di tutti quei filari, di tutte quelle zone verdi che sono un baluardo fondamentale per il presidio del territorio, per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Ovviamente il venir meno di sanzioni efficaci, di fatto abrogava la disposizione legislativa. Per fortuna non c'è stata una conoscenza diffusa del livello irrisorio di queste sanzioni, altrimenti nell'arco di questi mesi avremmo perso una parte importante del patrimonio arboreo, peraltro ricostruibile soltanto con decine se non centinaia di anni.
Ho presentato a questa proposta di legge alcuni emendamenti, che peraltro in Commissione in un primo momento non erano stati presi in considerazione per motivi tecnici, non per obiezioni di tipo politico, perché quello stesso provvedimento di modifica che interveniva sulle sanzioni amministrative per le quali le disposizioni regionali non prevedevano un massimo e un minimo ha inciso anche su un'altra norma riguardante la vegetazione: la legge 52 del 1974, "Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali". Questa è la legge relativa alle aree floristiche protette che, per esempio, sanziona la sosta o l'attraversamento dei prati, dei pascoli, delle zone non stradali con mezzi a motore. La sanzione amministrativa era ridotta ormai a un cifra irrisoria, 15-20 mila lire, quindi anche qui abbiamo ricevuto sollecitazioni perché le sanzioni fossero idonee a svolgere la loro funzione deterrente.
Ho quindi presentato degli emendamenti integrativi. Il primo riguarda l'integrazione del titolo della proposta di legge. Si propone di aggiungere che le modifiche riguardano sì la legge 7 del 1985 ma anche la 52 del 1974, "Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali".
Un emendamento relativo all'articolo 3 della proposta di legge, introducendo anche per la legge 52 una sanzione massima e una sanzione minima che permettano di far scattare il meccanismo dell'oblazione, portando la sanzione per la sosta sui prati almeno agli stessi livelli del divieto di sosta che c'è in città e non a livelli inferiore come oggi accade per cui si può scorrazzare tranquillamente con un fuoristrada nei prati-pascolo, arrecando anche dei danni alla compattezza del terreno e quindi creando il presupposto per il dissesto idrogeologico — questo avviene quando in montagna si esce dalle strade sterrate che esistono diffusamente in tutto il territorio — consente di superare una sanzione ridicola e totalmente inefficace.
L'articolo finale richiede la dichiarazione d'urgenza, perché dal momento in cui si parlerà di questa proposta di legge al momento in cui entrerà in vigore noi avremo sicuramente una spinta all'abbattimento di piante protette, contando sul fatto che la sanzione è veramente irrisoria. Quindi anche la dichiarazione d'urgenza ci sembra importante per ridurre al minimo i rischi di una situazione che è vero è rimasta in vigore per parecchi mesi, ma sulla quale abbiamo avuto l'accortezza di non dare troppa pubblicità e troppa conoscenza per non scatenare quei meccanismi di corsa all'abbattimento di quello che deve essere tutelato e protetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Intervengo molto brevemente per dire che la posizione del gruppo dei Democratici di sinistra, sia sulla legge che sugli emendamenti è favorevole, perché a nostro giudizio questa proposta di legge interviene a sanare, intanto, una situazione che nel corso del tempo aveva fatto diventare in qualche modo anacronistiche le multe per l'abbattimento di piante anche importanti, tanto che in alcuni casi il valore del legname prodotto era superiore all'ammenda. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto che ritengo particolarmente significativo, relativo all'articolo 1 laddove, nella sostanza, non solo nella fasi progettuali per la realizzazione di opere pubbliche debbono essere indicate le piante che vanno abbattute, ma chi progetta e realizza l'opera deve prima dimostrare l'impossibilità di soluzioni tecnicamente valide diverse da quelle comportanti l'abbattimento delle piante. Cioè, prima bisogna dimostrare che non ci sono altri accorgimenti tecnici che possano evitare l'abbattimento delle piante. Ritengo che questo articolo 1 sia il più importante della legge, perché anche in casi abbastanza recenti abbiamo assistito ad opere che hanno intaccato le piante presenti in un determinato territorio, senza verificare prima la possibilità di poter intervenire con accorgimenti tecnici tali da evitare ciò.
Per questi motivi il nostro gruppo è d'accordo sulla proposta di legge e sugli emendamenti proposti e quindi voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Noi riteniamo che questa proposta di legge sia un atto di notevole importanza per rimediare ad una "svista" che ha ridotto le sanzioni per l'abbattimento di specie floristiche protette.
Nel prendere atto con soddisfazione che già alcuni gruppi di questo Consiglio hanno espresso la volontà di sostenere questa legge, ribadisco che comunque sarebbe opportuno, per il futuro, rivisitare tutta la legge 7/85 concernete "Disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana". E' un atto indispensabile, perché questa legge è in parte superata e per una politica forestale attenta è indispensabile un aggiornamento anche attraverso la rivisitazione delle specie floristiche meritevoli di salvaguardia.
Vedo che la platea è distratta ma non ha importanza: resterà agli atti la volontà politica di un gruppo consiliare.
Invito questa maggioranza a riportare il discorso, nel prossimo futuro, ad una rivisitazione generale della legge 7/85, perché questo è un notevole passo avanti, ma riteniamo che si debba fare un ulteriore sforzo per proteggere e salvaguardare la flora marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Sono d'accordo con la legge proposta, tant'è che penso alla legittima rivendicazione che testé faceva il consigliere D'Angelo di un imprimatur della parte politica che rappresenta. Io credo che sia dovere del governo regionale dare pieno sostegno a questa iniziativa, perché va a completare un percorso, nelle Marche, che in qualche modo tende a difendere un patrimonio assolutamente importante quale quello della flora marchigiana. Quindi penso che gli articoli che vengono proposti e che modificano la legge del 1985, su cui pure bisognerà tornare per rivedere alcune cose, ci consentono di approvare un atto che completa quel testo nella direzione di una maggiore tutela, di una maggiore responsabilità, chiedendo corresponsabilizzazione non solo da parte di chi affronta opere progettuali ma anche da parte delle amministrazioni pubbliche, gli stessi Comuni, le stesse commissioni edilizie che in qualche modo possono avere un ulteriore aiuto legislativo da parte della Regione in questa direzione.
Quindi approvo, anche a nome della Giunta, questa proposta di legge e gli stessi emendamenti presentati dal consigliere Moruzzi, che non erano stati accettati in Commissione per disguido tecnico, ma su cui c'è una sostanziale convergenza politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con piacere gli interventi e il nostro voto è favorevole, però c'è un problema che ritengo importante. Riguarda la permanenza delle piante nel territorio quando vi sono lavori pubblici o quando vengono fatte delle opere concernenti il territorio stesso. E' stato detto che per la sopravvivenza di querce o altre piante sotto tutela, ci sono leggi apposite, però bisogna che a volte andiamo a vedere dall'interno che cosa avviene realmente nel territorio. Le piante non vengono abbattute, ma vengono lasciate all'interno delle rotatorie, all'interno degli incroci o in certi ambienti non idonei e nel giro di 5-6 anni queste piante si essiccano, o vengono portate a morte naturale.
E' giusto che non possiamo scrivere "in caso di abbattimento", perché non possono essere abbattute, però secondo me occorrerebbe far sì che se entro, ad esempio, dieci anni, queste piante, muoiono, ritengo giusto che l'impresa che ha fatto questa operazione abbia l'obbligo di piantarne altre venti nel territorio stesso, assumendosi l'onere e l'obbligo di portarle a una completa sopravvivenza. Altrimenti non tuteliamo realmente, perché l'opera è essenziale, quelle due piante che rimangono sul territorio si essiccano e le perdiamo ugualmente. Bisogna superare certi limiti o certe convenzioni date dalle leggi, perché è giusto che la legge ci sia e dica che le piante non possono essere abbattute, però nella realtà sappiamo che queste piante vengono abbattute non riservando più loro alcuna cura o perché si trovano in un ambiente non idoneo. Suggerirei quindi di intervenire in questo modo proprio per salvaguardare l'esistenza di queste essenze, rispetto ad opere di primaria importanza per l'economia e per la sopravvivenza economica delle persone che abitano in un determinato territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Mi permetto di intervenire condividendo in pieno la proposta fatta dal consigliere Moruzzi e ringraziandolo di questa proposta e delle modifiche aggiuntive. Condivido appieno lo spirito di adeguare da un punto di vista sanzionatorio le cifre, perché sono sicuramente un grande stimolo. Da questo punto di vista ringrazio anche le iniziative delle associazioni ambientaliste che hanno raccolto delle firme e scritto al nostro Presidente per sollecitare questo tipo di intervento e che mi hanno coinvolto, nel senso che ho fatto parte anch'io di coloro che hanno sollecitato la stessa Regione in questo senso e ho appreso con piacere che la proposta era già stata fatta dal consigliere Moruzzi. Per questo la Giunta si è esentata dal fare proprie proposte.
Aggiungo una considerazione a quanto diceva il consigliere Gasperi. Condivido nella sostanza ciò che lui ha detto, anche se questo va inserito in una riflessione più ampia di progettazione per quanto riguarda le opere e le infrastrutture. Infatti, prima Moruzzi diceva "forse non tutti hanno saputo che la sanzione era talmente bassa rispetto al valore della quercia, che non c'è stato un abbattimento indiscriminato". Ma io direi qualcosa in più: che la cosa interessante sta nel fatto che una cultura e una sensibilità stanno crescendo e questo, secondo me, è un ottimo segnale. Su questo aspetto è importante che la attenzioni passino attraverso non proprio un obbligo di legge che normi qualsiasi tipo di progetto e di intervento infrastrutturale, ma occorre che questo tipo di sensibilità sia un processo trasversale di cultura come dovrebbe essere l'attenzione all'ambiente.
Chiudo il mio breve intervento di plauso al consigliere Moruzzi e annuncio il voto favorevole del gruppo su questo argomento, augurandoci che questa sensibilità trasversale emerga non solo in questi piccoli aspetti sanzionatori e legislativi, ma anche e soprattutto in altrettanto importanti scelte politiche che vengono fatte in questo consesso.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 1 del consigliere Moruzzi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 del consigliere Moruzzi. Lo pongo in votazione. Occorre la maggioranza assoluta.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3 del consigliere Moruzzi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. I propositi della legge sono fondamentali, quindi si è d'accordo in linea di massima sul voto favorevole. Ci sono alcuni punti di eccessiva rigidità, però questo fa parte delle osservazioni sul malcostume anche di chi dovrebbe avere a cuore il problema.
Avendo ribadito ciò esprimo, a nome del gruppo, il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Volevo dare atto di questa discussione che ha visto i vari gruppi consiliari favorevoli, ringraziando i colleghi che hanno voluto approfondire questo provvedimento e portarlo in aula in una condizione di consenso generale.
Noi non abbiamo delle disposizioni rigidi, abbiamo delle disposizioni rigorose — in questo correggo il collega Trenta — certamente migliorabili, però delle disposizioni importanti, perché ormai abbiamo la percezione che la difesa del territorio e della sua qualità ha una ricaduta immediata sulla qualità della vita di tutti e anche sulla qualità del modello di sviluppo economico. Questo abbinamento tra una conservazione attiva del territorio e lo sviluppo del nostro territorio regionale è qualcosa a cui la nostra Regione ha legato il suo modello e quindi, dimenticare questo significa venire meno e prescindere dall'esperienza dello sviluppo della nostra regione in questi ultimi anni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Nomine

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le nomine. Prego di distribuire le schede per i revisori del conto del Consiglio regionale. Si debbono eleggere tre consiglieri, con voto limitato ad uno. Prego di distribuire le schede. I precedenti revisori erano i consiglieri Pistarelli, Donati e Franceschetti.

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Presenti e votanti n. 30. Hanno ricevuto voti: Pistarelli n. 11, Silenzi n. 9, Luchetti n. 8, D'Angelo n. 1, Ceroni n. 1. Proclamo eletti i consiglieri Pistarelli, Silenzi e Luchetti.
Prego di distribuire le schede per la Commissione per la vigilanza sulla biblioteca del Consiglio regionale. Devono essere eletti tre consiglieri.
Prego di distribuire le schede.

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Presenti e votanti n. 29. Hanno ricevuto voti: Massi n. 12, Mollaroli n. 9, Moruzzi n. 7, schede bianche n. 1. Proclamo eletti i consiglieri Massi, Mollaroli e Moruzzi.



Mozioni (Discussione):
«Misure per far fronte all'emergenza nel settore del commercio causata dall'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) popolarmente chiamata "mucca pazza"» Favia, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta (69)
«Misure urgenti a favore degli allevatori e dei commercianti di carne bovina» Viventi (62)
Interrogazione: (Svolgimento): «Emergenza BSE nelle Marche» Moruzzi (183)
Interrogazione (Trasformazione a risposta orale): «Epidemiologia BSE cosiddetta “mucca pazza”: controlli Ministero della sanità» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta(134)


PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 69 dei consiglieri Favia, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta e n. 62 del consigliere Viventi e l'interrogazione n. 183 del consigliere Moruzzi. Abbiamo aggiunto l'interrogazione n. 134 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta che era a risposta scritta e che è stata trasformata in interrogazione a risposta orale.
La discussione è in parte già avvenuta. Ha la parola il consigliere Viventi per illustrare la mozione n. 62.

LUIGI VIVENTI. Arriviamo a trattare questo argomento con un po' di ritardo, anche perché decisioni da parte del Governo sono già state prese, quindi si tratta, a questo punto, di armonizzare le decisioni dell'Amministrazione regionale rispetto a quelle già prese dal Governo centrale.
Vorrei segnalare solo alcuni aspetti, perché sicuramente questo problema è stato trattato anche con un eccesso di pubblicità sulla stampa e questo ha creato tanti disagi anche tra noi come cittadini, come acquirenti, oltre a tanta confusione.
Quelli che rappresentano l'anello più debole della catena, gli allevatori, avranno subito le conseguenze maggiori, perché sapete che oggi, andando a vendere capi di bestiame non realizzano quello che realizzavano qualche mese fa. Rispetto ai 700-800 miliardi che il Governo ha stanziato a favore di tutte le Regioni per questo problema — non conosco qual è la quota che viene destinata alla Regione Marche, non so qual è la quota che viene destinata alla Regione Marche per quanto riguarda i contributi che sono venuti all'Italia dalla Comunità economica europea — credo che essi debbano essere posti a disposizione delle categorie più deboli, in particolare degli allevatori, poi dei commercianti di carne bovina, ma credo che la parte più debole in questo aspetto sia costituita proprio dagli allevatori.
Dovremmo anche pretendere dei controlli seri, perché a volte ho la sensazione, vedendo le immagini televisive e leggendo i giornali, che gli allevatori siano quasi intesi come criminali. Credo che siano più vittime, perché in effetti tutti si sono riforniti, in questi anni, chi più chi meno, di quei prodotti che venivano dai mangimifici e che purtroppo non dovevano essere assolutamente realizzati e messi in commercio, perché "mucca pazza" si verifica solo per un fatto sostanziale: che la mucca è un erbivoro, il Padreterno l'ha creata in maniera tale che questo animale non ha enzimi capaci di digerire la carne. Noi abbiamo dato da mangiare della carne a questi erbivori ed era quindi inevitabile che succedesse qualcosa nel loro meccanismo.
Dobbiamo essere attenti al controllo alla fonte, evitare che questi prodotti nella maniera più assoluta siano ancora in commercio e in circolazione e purtroppo, per il passato quello che è successo è successo. Dobbiamo invece essere attenti al controllo del capo di bestiame, per evitare che venga commercializzato un tipo di carne passata per commestibile mentre così non è.
Per quanto riguarda gli indennizzi, gli allevatori oggi vanno incontro a maggiori spese per quanto riguarda lo smaltimento delle carcasse e del materiale a rischio come cervello, midollo ecc., quindi credo che questi contributi cui facevo cenno prima debbano andare ad aiutare questi lavoratori per le maggiori spese che sostengono.
Si potrebbe anche pensare a casi di indennizzo nel momento in cui, in un determinato allevamento dovessero essere individuati dei capi malati che devono essere abbattuti, e abbiamo visto che molto spesso non si va per il sottile, nel senso che se in un allevamento di 200 bestie si trova un caso sospetto, c'è anche il rischio che vengano prese decisioni di soppressione totale. In quel caso voi capite che un piccolo imprenditore come l'allevatore, che si trova a perdere totalmente il suo capitale viene azzerato nella sua capacità d'impresa, quindi deve essere aiutato a superare queste emergenze.
Credo che tante altre cose potrebbero essere dette, ma non voglio togliere spazio alla discussione che peraltro era già iniziata e auspico che unitariamente, da questo Consiglio regionale esca una decisione che sia valida e che vada incontro alle esigenze di queste categorie di lavoratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Su questo argomento molto importante e di attualità, visto il perpetuarsi di una situazione difficile del settore zootecnico a livello nazionale e comunitario, abbiamo presentato anche delle mozioni come Consiglio regionale e credo che il problema vada visto nella sua complessità. Indubbiamente c'è il problema della commercializzazione, dei macellai, perché la riduzione di vendita di carne rossa ha provocato un calo di introiti, pertanto è ovvio che, rimanendo fissi i costi, diminuiscono i margini operativi, quindi gli utili.
Però credo che su questo discorso del contributo così come previsto dalla mozione vada attentamente riflettuto, perché intanto ci sono provvedimenti previsti dal Governo a livello nazionale per ciò che concerne il discorso della commercializzazione, ma anche dall'Inps che ha assunto il provvedimento di posticipare il versamento dei contributi.
Per quanto riguarda la nostra regione non ho dati alla mano, ma ho potuto colloquiare con gli addetti al settore, i commercianti, gli addetti alla vendita e ho constatato che abbiamo una situazione estremamente diversificata, nel senso che abbiamo anche realtà dove le vendite non solo non sono diminuite ma addirittura sono aumentate, per quei soggetti che già prima ancora che esplodesse la questione "mucca pazza" hanno utilizzato carni di qualità. Pertanto nella nostra regione la situazione è a macchia di leopardo. Va anche detto — questo non significa colpevolizzare alcuno — che c'è stato un periodo in cui i nostri allevatori non avevano la possibilità di vendere i bovini da noi allevati, perché rispetto al discorso del prezzo della carne, pertanto della competitività con la quantità si preferiva importare carne dall'estero. Ovviamente adesso si è ribaltato il concetto, ma bisogna ricordare che gli allevatori hanno dovuto smettere la produzione di carne nostra anche perché c'erano grosse difficoltà commerciali, resistenze, anzi rifiuto di acquisto dei nostri bovini e si preferiva importare carne dall'estero. Qui bisogna che ognuno ci assumiamo la responsabilità di quello che è accaduto. Sono d'accordo con chi diceva prima di me che non sono affatto responsabili i produttori agricoli. Pertanto ritengo che noi dobbiamo tenere conto di tutto, ma dentro un contesto complessivo. Non si può intervenire con risorse a pioggia, perché in questo contesto c'è anche chi ha beneficiato di scelte che ha fatto in passato. Chi ha scelto la qualità non ha avuto un calo di vendite, sia di carne rossa, sia di carne bianca.

ROBERTO GIANNOTTI. La gente non compera più la carne, non hai capito?

FERDINANDO AVENALI. Anch'io conosco i dati nazionali, so che c'è un calo del 40% circa, conosco i dati comunitari (un calo del 27%) e quelli spagnoli, però ti dico che nelle Marche c'è una realtà abbastanza diversificata, pertanto non credo che sia opportuno fare un intervento specifico soltanto sulla parte commerciale; ritengo che dobbiamo fare un intervento complessivo. Se oggi aprite Corriere Adriatico c'è la preoccupazione anche dei calzaturieri per l'aumento dei costi del pellame dovuto al fatto che riducendo la macellazione si riduce anche la disponibilità di questa materia prima. Pertanto il problema è molto complesso, quindi credo che il tutto vada ricondotto dentro un discorso programmato. Noi abbiamo deciso, in questo Consiglio regionale, di andare a definire il piano zootecnico regionale: credo che dentro questo contesto, tranne i problemi dell'emergenza che si sta affrontando — lo smaltimento ecc. — anche il problema della commercializzazione deve essere affrontato. Pertanto, l'invito che faccio alla Giunta è di lavorare in termini serrati affinché quanto prima in questo Consiglio arrivi il piano zootecnico regionale, all'interno del quale dare una risposta sia alla parte della produzione che alla parte della commercializzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, purtroppo di questo problema si sente parlare tantissimo, ma spesse volte a sproposito, perché tutti vorremmo avere delle nozioni che dicano che lì c'è tutto il bene e qua c'è tutto il male, ma a livello scientifico tantissime cose ancora non si sa come sono evolute e come si sono verificate. Addirittura, dopo il caso di situazioni abbastanza allarmanti che si sono venute a creare in seno ad aziende che operavano a livello biologico.
Però c'è un fatto. L'Italia e la regione Marche si trovano in una situazione di grande difficoltà non solo per delle scelte che sono state fatte nel passato, scelte che sono state una necessità e non una convenienza, perché la nostra realtà si è già modificata quando si è venuto a formare il Regno d'Italia. Nelle agricolture del sud, la prima cosa che è stata dismessa dalla produzione, sono stati gli allevamenti zootecnici. Tutte le razze del sud d'Italia non hanno più avuto nessunissima realtà proprio perché i costi per la produzione della carne erano completamente al di fuori di alcuni limiti. Per questo motivo il settore zootecnico si è riversato nell'ambito del centro-nord, fino ad avere un incremento quasi esclusivamente nel nord dell'Italia. Prima ancora che entrassimo a livello di Comunità europea, attraverso l'espansione industriale che c'è stata in Italia, con i Paesi più poveri lo scambio veniva fatto sulla base dei prodotti dell'agricoltura. Ricordo addirittura gli anni 1964, 1965 e 1966 in cui in modo particolare nei comuni di Urbania ed Acqualagna si era all'avanguardia a livello nazionale per la produzione delle uova e improvvisamente avemmo il mercato completamente in fallimento perché si importavano dai Paesi dell'est uova a 17 lire l'una quando con grande difficoltà noi riuscivamo a produrle intorno alle 18-19 lire. Erano i cosiddetti "prezzi politici" che davano degli spazi per poter fare scambi a livello industriale.
Premesso questo è implicito che le conseguenze che abbiamo avuto sono state che nell'ambito della zootecnia, sia la nostra catena di distribuzione — prima le macellerie attraverso i loro consorzi e le loro associazioni — e successivamente la grande distribuzione, hanno prelevato direttamente gli animali dalla Germania, dalla Francia, in modo particolare dai Paesi dell'est, proprio per far fronte alle richieste del nostro mercato.
Questa è stata anche la conseguenza di una politica fatta negli anni '50 quando si erano dati contributi all'Italia per l'uccisione delle fattrici, proprio perché non avevamo più la possibilità di poter essere concorrenziali con gli altri Paesi.
Premesso questo, oggi paghiamo le conseguenze di una pessima, assurda manipolazione fatta nel settore dei bovini che ha provocato un disastro a livello continentale proprio perché — le conseguenze, ancora non conosciamo con certezza — c'è stata una modificazione di alimentazione dei cosiddetti animali erbivori. Tanto è vero che a livello di studiosi, nel '600 ci sono state delle pubblicazioni in cui, addirittura, un filosofo diceva: "se si vuole realmente avere un qualcosa di grave disastro è sufficiente alimentare gli erbivori con prodotti di origine animale. Questo provocherà un capovolgimento e una catastrofe a livello alimentare". Ciò è avvenuto. Oggi siamo costretti ad intervenire nuovamente, non cercando di alimentarci solamente con le razze podoliche italiane, perché questa è una cosa talmente assurda che non può stare in piedi. La produzione è talmente bassa e scarsa, anche se di alta qualità, che difficilmente potremmo far fronte ai fabbisogni della popolazione. Tanto è vero che dietro questa forma scandalistica, addirittura in alcune mense scolastiche veniva portata la carne bovina marchigiana — e posso dire che la Bovinmarche dà ampie garanzie di sicurezza — ed era un modo per dare un contributo fattivo alla commercializzazione di questo prodotto, mentre i genitori adesso non vogliono più la carne bovina. E' la cosa più assurda che ci sia, perché la carne marchigiana, in modo particolare quella della Bovinmarche che dà ampie garanzie, ha prezzi abbastanza elevati, non bassi, ma è talmente poca che non c'è più convenienza, per il produttore, andarla a distribuire nell'ambito delle mense ma viene commercializzata direttamente al pubblico, poiché dà ampia garanzia, dato che nello scontrino c'è scritto quanta quel macellaio ne ha comperata, da chi proviene, e mano a mano che viene venduta va a scalare il quantitativo, pertanto se il macellaio ha comperato 120 chili di quella carne di razza marchigiana, quando ha venduto l'ultimo chilo non ha più la possibilità di farlo figurare nello scontrino e quindi qualsiasi persona può tranquillamente verificare quello che succede.
Sono d'accordo con quello che ha detto il presidente della terza Commissione consigliere Avenali, quando afferma che è assurdo intervenire con dei sistemi a pioggia, perché i tempi per far fronte a queste necessità sono talmente brevi, che il sistema a pioggia provocherebbe non solamente una dispersione di energie economiche, ma soprattutto non ci darebbe la possibilità, nel futuro, di poter avere un qualcosa di solido e di costruttivo.
Come si può intervenire? Prima di tutto cercando di dare una giusta e corretta informazione al consumatore, non mettendo sulla stessa posizione gli allevamenti delle nostre razze bianche con gli allevamenti, fatti anche nei nostri territori, che però hanno vacche di importazione, perché spesso quel sistema alimentare prevedeva dei mangimi che sono stati ritirati dal mercato perché avevano un grossissimo quantitativo di ossa o altri elementi di origine animale.
Non possiamo pensare di intervenire dicendo "diamo il contributo a coloro che commercializzano e a coloro che producono", perché se scendiamo all'aiuto a coloro che commercializzano, questi hanno una possibilità di incidenza sul mercato che può essere attenuata attraverso la vendita di altri prodotti che sul mercato una certa importanza ce l'hanno, perché non è assolutamente vero che la cosiddetta carne bianca ha una grossissima diminuzione. La grossa diminuzione della carne bianca proviene dagli allevamenti in batteria che spesso usano alimenti di cui non si conosce la provenienza. Lì può essere immediato e facile un intervento alla produzione sul mercato, perché i tempi sono brevi, mentre la cosa è difficile con le razze bovine.
E' indispensabile, secondo me — e mi associo a quanto detto dal consigliere Avenali — che si definisca subito il quadro del piano zootecnico regionale. Non è che questo sia il toccasana che risolve immediatamente le esigenze e le necessità, ma attraverso un piano zootecnico regionale ci sarà la possibilità di dare risposta anzitutto a coloro che ancora credono all'allevamento della razza marchigiana, poi al sistema praticato in questi allevamenti, perché la differenza sostanziale è che in questi allevamenti l'alimentazione è stata fatta quasi esclusivamente con prodotti di origine vegetale; successivamente potenziamo la commercializzazione di questo prodotto, perché è impensabile che si possa avere una differenza notevole sul modo di distribuire le carni bovine nella grande distribuzione. Se pensassimo solamente di intervenire con dei sistemi a pioggia, questo riguarderebbe l'aiuto alla commercializzazione del prodotto, quindi i quantitativi e succederebbe che il grosso contributo dovremmo darlo alla grande distribuzione la quale, a sua volta, è la stessa che non si è mai posta il problema della qualità ma che si è sempre posta il problema della quantità. E' quindi il cane che si morde la coda. Senza fare tabula rasa rispetto al sistema della grande distribuzione, che commercializza anche prodotti di grande qualità, possiamo fare un intervento in temi lunghi costruttivo solo ed esclusivamente nei confronti dei produttori; in tempi brevi si può anche intervenire, ma facciamo attenzione che il tutto non venga assorbito dalla commercializzazione di questi prodotti, perché poi si andrà a commercializzare gli stessi prodotti prendendoli direttamente da altri Paesi come fatto nel passato. Questi altri Paesi possono essere all'interno della Ce, ma chiariamo una cosa fondamentale: la grande distribuzione non è in mano al capitale italiano, ma nella sua globalità in Italia è in mano al capitale straniero il quale, a sua volta, ha una ricaduta elevata sul discorso economico. Tutti possono pensare che la nostra distribuzione, attraverso le Coop sia enorme, ma non è assolutamente vero. Le Coop a livello distributivo in Europa si trovano al 24° posto. Che in alcuni territori ci sia una prevalenza sono perfettamente d'accordo, però la realtà è che se noi interveniamo sul piano distributivo potremmo andare a dare finanziamenti a quelle stesse società che hanno provocato una situazione di grande problematica nel settore distributivo italiano.

PRESIDENTE. Sono chiuse le iscrizioni a parlare.
Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Un intervento molto breve, perché come giustamente ha sottolineato il consigliere Avenali di questo argomento abbiamo già discusso, il Consiglio regionale ha assunto delle determinazioni la cui attuazione seguiremo con particolare attenzione. A questo riguardo ricordo ai consiglieri che proprio il presidente Avenali ha convocato per domani un'audizione della terza Commissione con la "cabina di regia" che la Giunta regionale ha attivato, quindi sarà quello il luogo principale, accanto alle comunicazioni che l'assessore ci vorrà fare oggi in aula, in cui potremo prendere conoscenza degli sviluppi di questa situazione.
Credo che vada fatto un discorso di carattere generale, su quale atteggiamento la Regione deve tenere in questa vicenda. Credo che le esigenze di tutta la filiera, dal mondo della produzione a quello della commercializzazione, in questo momento siano quelle di sentire che la Regione segue da vicino con competenza e con puntualità questo settore. La filiera ha bisogno di sentire l'istituzione pubblica più vicina e più competente in questo settore che attua delle iniziative concrete. Credo quindi che lo spirito con cui ci dobbiamo muovere sia quello di attivare degli interventi strutturali. Condivido che non servono dei finanziamenti a pioggia, perché credo che questi finanziamenti siano non bene accetti agli stessi operatori. Ho visto anche alcuni emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia e prevedere di dare 50 milioni ai titolari delle macellerie credo sia un intervento che non serve al settore in quanto 50 milioni durano poco, inoltre dati a quante macellerie? Si fanno presto i conti: 50 milioni a macelleria, per 10 macellerie fanno 500 milioni e 5 miliardi per 100 macellerie. Chiedere di investire 5 miliardi per dare 50 milioni a una macelleria credo sia non congruo, non in linea con un'impostazione di efficacia ed efficienza di utilizzo delle risorse pubbliche, perché se quei 5 miliardi li utilizzassimo per interventi strutturali molto potremmo fare per dare agli stessi commercianti la sicurezza del posto di lavoro che è ben altra cosa rispetto ai 50 milioni. Né condivido l'idea di dare degli incentivi per riconvertire le macellerie ad altre attività. L'idea che dobbiamo dare all’esterno non può essere quella che la carne non la mangerà più nessuno e quindi le macellerie dovranno chiudere, ma dobbiamo dare all'esterno l'idea che la strada che è stata intrapresa dalla Regione Marche intesa come sistema, soprattutto produttivo, è una strada vincente. Dobbiamo soprattutto svolgere una grande azione di comunicazione. In questo senso ricordo a tutto il Consiglio la proposta che ha fatto il gruppo consiliare de I Democratici qualche settimana fa, all'inizio di questa vicenda: chiedere alla Giunta che l'immagine delle Marche nel mondo, per il 2001 passasse attraverso l'immagine dell'agricoltura. Abbiamo buon vino che vince premi in tutto il mondo, abbiamo una carne che è stata riconosciuta tra le migliori d'Italia, abbiamo una serie di altri prodotti che sono apprezzati in Italia e nel mondo, ebbene utilizziamo alcune centinaia di milioni per una grande campagna di pubblicità che associ le Marche alla propria agricoltura: daremmo un servizio sicuramente a tutta la filiera e daremmo anche un'immagine delle Marche conforme a quella che è la nostra regione, una regione dove si vive bene, si mangia bene e dove c'è un forte collegamento tra l'immagine della regione stessa e le sue attività produttive, il mondo produttivo.
Tornando al merito credo che dobbiamo chiedere che la Giunta, come sta facendo, abbia costantemente la situazione sotto controllo. In questo senso credo che la "cabina di regia" possa svolgere un'azione molto efficace. Dobbiamo arrivare in tempi brevissimi al piano zootecnico, all'anagrafe zootecnica che possa coinvolgere tutto il territorio e tutta la filiera, oltre ai diversi enti che si muovono in questo settore. Dobbiamo dare garanzie al consumatore che la carne sarà certificata nella totalità. Dobbiamo assumere, come Regione, una decisione chiara in merito allo smaltimento dei materiali di rischio. C'è una richiesta che questo servizio venga assunto dall'ente pubblico complessivamente inteso, dal livello nazionale a quello locale, come un servizio gestito dallo stesso ente pubblico, quindi dobbiamo in questo senso dare una risposta e verificare anche in termini di bilancio se questo è possibile e come è possibile. Da ultimo, svolgere una grande azione di comunicazione con il cittadino.
Tutto questo non può che passare attraverso il coinvolgimento di tutte le categorie, quindi un'azione che possa far sapere settimanalmente alle associazioni di categoria della filiera quello che si fa e come le determinazioni che sono state prese dal Consiglio regionale e dalla Giunta vengono attuate. In questo senso credo che sapremo dare una risposta in termini strutturali, che serva a migliorare il settore, a mantenere i posti di lavoro e non soltanto a distribuire qualche assistenza qua e là in maniera poco giusta, perché è difficile distinguere le situazioni più complesse da quelle più tranquille.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Finalmente, dopo circa tre mesi dalle nostre interrogazioni e mozioni, in aula si comincia a parlare di questo problema. Però siamo preoccupati, perché anche dal dibattito che si sta facendo ascoltiamo molta teoria ma di proposte concrete fino adesso ne sono emerse ben poche.
Se ci fossero alcuni marchigiani ad ascoltare questo Consiglio regionale, sicuramente una domanda logica si farebbero: perché un marchigiano deve mangiare la nostra carne? In questo periodo abbiamo registrato ritardi gravissimi e l'alzata di scudi della Coldiretti ha costretto il Governo regionale a discutere, ad affrontare questo problema, e diamo atto all'assessore che in più di una occasione, dopo che la Giunta è stata sensibilizzata, effettivamente ha affrontato con spirito serio e costruttivo questa problematica.
Purtroppo abbiamo registrato anche delle contraddizioni a livello nazionale tra i vari ministri competenti, che hanno messo in difficoltà lo stesso Governo. Non ultimo l'intervento del ministro Pecoraro Scanio, portavoce dei verdi, che ripetutamente hanno ribadito e sollevato delle questioni che non sono state condivise da parte dei partners della coalizione che attualmente governa la nostra nazione.
Tutto questo viene calato nella realtà quotidiana, perché tutti conosciamo la presa che c'è nei mass-media, nei giornali. Bastava sentire le interviste di chi, intervistato quotidianamente, diceva "io la bistecca non la mangio", a differenza di una o due persone — secondo me dovevano farci degli spot a livello nazionale — che si gustavano bistecche "fiorentine", dando veramente sicurezza e tranquillità. Personalmente sono uno che ha mangiato sempre la carne rossa, continuerà sempre a mangiarla senza alcun tipo di problema, però è venuta avanti una psicosi in generale, nelle scuole, nelle mense ecc. Se oggi c'è un calo del 40% dobbiamo anche fare una riflessione su questo. La Giunta regionale, la Regione Marche ha fatto tutto per far sì che questa psicosi, questa insicurezza, questa incertezza non fosse stata trasmessa alla popolazione marchigiana? Presidente D'Ambrosio, lei ha mangiato la carne in piazza?

VITO D'AMBROSIO. In piazza no: a casa.

OTTAVIO BRINI. Mentre il sindaco Galeazzi è andato a rassicurare i propri concittadini... Queste possono essere considerate battute, ma sono riflessioni importanti... (Interruzione del consigliere Silenzi). Ti posso fare una confidenza: dove andiamo io e te a mangiare la pizza, ho mangiato anche l'agnello ultimamente, e delle bistecche "alla palermitana" che sono molto buone e che ti consiglio di mangiare, oltre alla pizza al sesamo.
Ci troviamo a fare delle riflessioni su questo problema. Non è da trascurare il discorso della termodistruzione di ovini e bovini che sta creando non pochi problemi. Però si nota una carenza da parte della Giunta regionale su queste problematiche. Ci si dice "vedremo", "stiamo discutendo", "stiamo affrontando questo problema". Come non condividiamo le riflessioni che vengono fatte sui finanziamenti definiti "a pioggia" e mi auguro di aver capito male. Forza Italia si preoccupa di dare dei contributi, come del resto è stato fatto anche in passato per i pescatori, per gli autotrasportatori, per tutte quelle categorie di lavoratori interessate da determinati fenomeni. Non capisco perché, quando si parla di commercianti di ceto medio si alzino subito delle barricate per dire "ragioniamoci, non diamo contributi a pioggia". Abbiamo visto dare miliardi e miliardi ai pescatori, agli autotrasportatori per il ribasso del gasolio e sono preoccupato anzitutto del fatto che non abbiamo capito quali sono gli interventi che si vogliono fare per queste categorie. Si parla di interventi strutturali, incentivi per altre attività. A un macellaio dobbiamo dire di non fare più il macellaio? Si parla di interventi alternativi per potenziare l'attività principale. Noi vogliamo far sì che il commerciante sia messo nella condizione di superare questo difficile momento derivato da una psicosi nelle Marche, non dalla carne che non è buona, perché la carne delle Marche è la migliore ed anche nelle scuole hanno certificato che è molto buona. Dobbiamo insistere su questo.
C'è stato un aumento indiscriminato delle carni bianche. Perché non sono stati fatti dei controlli e si è permessa, se è vera, questa speculazione? Tutti denunciano ma nessuno fa niente per evitare questa speculazione. Nelle disgrazie, nelle situazioni difficili c'è sempre chi specula, ma nessuno fa niente per controllare questo stato di cose.
Queste sono le lacune che abbiamo evidenziato. Siamo ancora critici perché questo dibattito doveva essere fatto nel mese di novembre, e sicuramente avremmo ottenuto qualche risultato in più. Non si strumentalizzi la posizione di Forza Italia dicendo che si vogliono dare contributi a pioggia. E' una proposta molto seria, che permette a tutti i commercianti e agli stessi coltivatori di superare questo difficile momento che purtroppo alcuni hanno creato, quindi dobbiamo valorizzare la nostra carne, dobbiamo mandare un forte messaggio per far capire che la nostra carne è buona ed è una delle migliori a livello nazionale, però anche nella nostra regione registriamo forti cali e non siamo capaci di trasmettere questo messaggio.
Invito il Presidente della Giunta e la Giunta a fare azioni concrete, iniziative concrete. Non è una battuta quella che prima ho fatto sul Comune di Ancona: è stata un'iniziativa molto positiva, perché ha fatto presa, non per condizionare o vincolare, ma perché effettivamente la nostra carne è buona e dobbiamo lanciare questo messaggio, però fino ad oggi abbiamo registrato solo teorie, proclami, parole e pochi fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa discussione è sicuramente opportuna, anche se il Consiglio aveva già affrontato questo argomento e dato alcuni indirizzi che a mio avviso restano attuali, anche se ci sono state evoluzioni e sviluppi ed è stato messo a fuoco anche l'intervento da parte del Governo. A questo proposito avevo presentato un'interrogazione che è stata accorpata a questa discussione, un'interrogazione a cui non è stata data una risposta puntuale, ma ritengo sia importante che si discuta, anzi è forse meglio affrontare una discussione generale che un'interrogazione, anche se questa necessità di chiarimento su alcuni punti credo ci sia. Ritengo che sia necessario dare a tutto il Consiglio, alla collettività marchigiana una percezione chiara del disegno che in questa regione si persegue, non solo per fronteggiare l'emergenza, perché passata l'emergenza tutti ci dimenticheremo, ma per affrontare il tema della sicurezza alimentare, quello della carne bovina, quello della zootecnica, che oggi emerge con grande clamore, altrimenti tutti faranno la loro parte dal punto di vista comunicativo e non riusciremo a fare quegli interventi che danno frutti in tempi non brevi. Produrre carne non è come produrre bulloni: si realizza un insediamento in sei mesi, si aggirano dei macchinari, nel giro di poco tempo è possibile aumentare la produzione. Ci troviamo di fronte ad animali che hanno tempi di crescita ben precisi e ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non è facile moltiplicare la capacità di produzione. Se vogliamo affrontare la crisi BSE in modo non demagogico, non andando a intervenire soltanto sull'emergenza dello smaltimento ma effettivamente garantendo che la carne che finisce sui piatti dei nostri cittadini viene dal nostro sistema agricolo, perché ci garantisce più di ogni controllo, più di ogni certificazione, dobbiamo intervenire. Il controllo prende atto di quello che si fa, molti oggi chiedono il controllo e io dico che, per assurdo, il controllo è quasi inutile, nel senso che ha una funzione completamente diversa: permette al cittadino di sapere se c'è o non c'è il prione, ma non consente al cittadino di avere sul piatto un cibo che non sia spazzatura, perché sappiamo benissimo che all'interno delle norme di legge è possibile, nel sistema degli allevamenti, produrre degli animali che sono un cibo-spazzatura ma perfettamente in linea con la legge. Questo è quello che avviene con il trasferimento del consumo dalla carne rossa alla carne bianca. Chi questo argomento lo conosce, sa benissimo che lo spostamento della richiesta dalla carne rossa alla carne bianca ha fatto sì che negli allevamenti intensivi in cui si produce carne bianca si siano prodotti polli nell'arco di 30 giorni, con un ricorso fortissimo alla chimica, alla farmaceutica, a mangimi artificiali. Quindi abbiamo consumatori che per paura della presenza del prione nella BSE — 4 casi su 30.000 teste: questa è la dinamica a livello nazionale sui capi a rischio — si sono spostati su un prodotto che è peggiore di quello da cui si rifugge, ancora peggiore di prima della crisi della BSE, perché il sistema allevatoriale ha spinto per fornire sul mercato più carne di quella che è in grado di produrre. Dobbiamo allora essere consapevoli che su questa materia va fatto un intervento con una prospettiva, un orizzonte di medio e lungo termine se vogliamo essere seri, altrimenti risolviamo momentaneamente il problema dei commercianti e diamo o non diamo il contributo di 50 milioni, risolviamo momentaneamente il problema degli agricoltori che devono smaltire, diamo 600.000 lire o garantiamo, da parte della pubblica amministrazione il costo di smaltimento, oppure facciamo qualcosa che è diverso e che significa affrontare il problema della filiera in un'ottica non solo dei 100 giorni dell'emergenza, ma in un'ottica di 2-3 anni.
In questo senso ritengo che sia opportuno che questa realtà — io l'ho proposta come "unità di crisi", la Giunta l'ha interpretata come "cabina di regia", o gruppo di coordinamento — qualunque sia il nome, abbia le teste pensanti della pubblica amministrazione ma anche dell'impresa, in maniera tale che non arrivino nemmeno in Consiglio o nella discussione politica le ripercussioni, soltanto negative, sulla scorta dell'emergenza o dell'emozione momentanea.
Questo organismo, questa unità di crisi deve in qualche modo essere il momento di riflessione di tutto il sistema della produzione, della trasformazione, della commercializzazione dei consumatori. Questo crea un clima più favorevole e attenua le tensioni che noi stessi in Consiglio oggi riscontriamo.
Il controllo, per assurdo, non serve. Nella nostra regione è stato messo sotto sequestro un mangimificio nel quale sono stati trovati 0,06 milligrammi di prodotti di origine animale per quintale. Se qualcuno di noi si toglie lo sfizio di fare i conti quanto prodotto di origine animale c'è dentro la carne, è un grammo su 60.000 chiogrammi. Vuol dire che se una lumaca cade all'interno di una quantità di foraggio equivalente a quella che riempie 4.000 camion, nelle analisi troviamo 0,06 milligrammi di prodotto di origine animale all'interno di un foraggio. Il sistema del controllo ha messo sotto sequestro un mangimificio e sotto osservazione tutti gli allevamenti che avevano comperato i foraggi da quel mangimificio. Per questo dico che occorre competenza, cautela, attenzione ma soprattutto un luogo di riflessione che sappia valutare bene quello che accade, altrimenti siamo noi a creare un allarmismo. Ho sentito delle dichiarazioni in cui si dice "tranquilli, la carne marchigiana dà il massimo della garanzia". Dico che con queste dichiarazioni bisognerebbe andarci più cauti. Non ho sentito invece dichiarazioni a proposito di questo sequestro che a mio avviso non ha ragione di esistere o che comunque non può creare tutto quel subbuglio che ha creato.
Questo solo per descrivere uno stato di preoccupazione e anche di sorpresa. Ribadisco che le indicazioni che il Consiglio regionale aveva dato a novembre sono più che sufficienti, indicazioni che chiedono la riconversione di allevamenti esistenti in direzione di forme non intensive e più naturali, ivi compresi allevamenti condotti secondo regolamenti comunitari sull'agricoltura biologica o sistemi di certificazione volontaria come quello adottato dagli allevatori della Bovinmarche, nella consapevolezza che tutta la produzione zootecnica bovina deve passare all'interno di questi sistemi. Questo deve essere l'obiettivo, perché la qualità ai consumatori non viene data soltanto rispettando i limiti di legge ma viene data accettando volontariamente di rispettare delle regole più rigorose di quelle stabilite oggi dai limiti di legge: qualità della vita negli allevamenti, allevamenti che permettano agli animali il movimento hanno degli effetti diretti non solo sulla qualità del prodotto ma anche sulla salute degli animali, quindi anche sui trattamenti che su questi animali si è poi costretti a fare quando ci troviamo di fronte ad allevamenti intensivi come quelli che la legge oggi ammette.
Questa indicazione sulla conversione degli allevamenti significa avere un progetto di lungo respiro e significa portare all'interno della discussione politica il piano zootecnico regionale che dia degli indirizzi per fare questo, perché non è un percorso che può essere fatto nel giro di pochi giorni, di poche settimana, probabilmente neanche nel giro di una legislatura. Oggi nella nostra regione abbiamo due zootecnie: una che ha scelto di certificare ogni passaggio del prodotto, che magari scrive i propri animali nel libro genealogico, e dentro abbiamo sia le razze autoctone che delle razze di importazione, non italiane; un'altra di cui abbiamo difficoltà a rintracciare l'origine e la genealogia finché non avremo definito e messo perfettamente in funzione l'anagrafe zootecnica. Non a caso un passaggio importante è quello di avere il pieno funzionamento dell'anagrafe zootecnica che obbliga a una rintracciabilità non soltanto di quel prodotto che già da oggi nella nostra regione, volontariamente, documenta la tracciabilità, l'origine, il disciplinare di produzione, ma obbligare a questa tracciabilità tutto il sistema allevatoriale, in particolare quello bovino.
Questa discussione che abbiamo fatto ha dato anche il risultato di individuare la forma di aiuto principale che vogliamo dare ai dettaglianti. A parte quello che ha fatto lo Stato, non vogliamo dare un contributo regionale che si aggiunga ai provvedimenti dello Stato, vogliamo dare la possibilità ai commercianti di avere sul proprio negozio della carne che la gente compera, perché non vogliamo trasferire un assistenzialismo che viene condannato in agricoltura a un assistenzialismo nel commercio. Non possiamo pensare di sostenere attività economiche con contributi ed aiuti, dobbiamo permettere a queste attività economiche di essere attività economiche, non anti-economiche compensate dall'aiuto pubblico, altrimenti saremo costretti a incrementare la pressione fiscale. Che poi siano le Regioni o sia lo Stato poco cambia. Una pressione fiscale di cui questi stessi operatori economici si lamentano. Quindi l'obiettivo è proprio quello di fare in modo che tutte le iniziative economiche, da quelle dell'allevatore bovino a quelle del commerciante di carni bovine, permettano di commercializzare un prodotto che il consumatore oggi richiede, e questo è il migliore aiuto che noi oggi possiamo dare.
Questa è la nostra stella cometa, punto di riferimento. Quindi interventi finanziari per incrementare le carni certificate, animali nati e allevati nel nostro territorio regionale, per ridurre la dipendenza dagli allevamenti marchigiani d'importazione. Questo è un elemento di elaborazione di questo Consiglio, di questa maggioranza, di questa minoranza, di quest'aula. Andare a un piano di settore che tenga conto della necessità di potenziare la linea carni ottenuta dal sistema "vacca-vitello". Pensare a mangimi prodotti nel nostro territorio, incrementando un'azione a favore delle sostanze proteiche, della produzione di proteine vegetali.
Queste sono le azioni che dobbiamo fare, facendo in maniera che quello che oggi viene fatto da una minoranza di allevatori, anche se una grande minoranza, venga fatto da tutto il sistema allevatoriale nelle Marche, in modo che questo sistema possa crescere in maniera che si riduca la quantità di carne importata. Tutto questo porta a un aumento della fiducia dei consumatori nei riguardi del nostro prodotto.
Per questo ritengo che importante è l'apporto che ci può venire dalle organizzazioni del mondo produttivo, in maniera tale che ciascuno on pensi soltanto al suo orticello, per cui io commerciante penso al mio commercio, io allevatore penso soltanto al problema dello smaltimento della carcassa. Il problema è relativo a una filiera e va affrontato tenendo conto di tutti i passaggi della filiera, altrimenti qualsiasi azione su un singolo segmento non raggiunge un risultato o se raggiunge un risultato è soltanto momentaneo.
Questo è un compito oneroso, difficoltoso, soprattutto per l'Amministrazione, soprattutto per chi governa, ma sicuramente è una sfida importante, che permette di proseguire e rafforzare il ruolo della Regione come Regione-guida in questa filosofia dell'agricoltura di qualità, del legame tra produttore e consumatore.
Sicuramente questo Consiglio potrà meglio approfondire e discutere anche in termini più concreti questo aspetto in sede di piano zootecnico regionale e sicuramente il momento di coordinamento che può essere raggiunto nella sede istituzionale del Governo regionale ci può permettere non solo di affrontare l'emergenza, ma di fare in modo che sia il piano zootecnico lo strumento per dare risposte a una serie di problemi.
Chiudo esprimendo una preoccupazione. So che l’Amministrazione regionale, negli incontri con le rappresentanze degli agricoltori ha preso alcuni impegni, ha dato alcune assicurazioni. Mi raccomando che queste assicurazioni tengano conto della nostra capacità finanziaria di far fronte a quello che comportano questi impegni, altrimenti rischiamo di andare troppo avanti rispetto a quello che siamo in condizioni di fare. Le richieste delle organizzazioni sono sicuramente onerose, sicuramente impegnative sotto tutti gli aspetti e credo che gli aiuti che ci vengono dal Governo, dato che sono aiuti vincolati ad alcune azioni ben precise non possano andare a coprire tutte le cose che le organizzazioni ci chiedono, quindi attenzione a questo aspetto, perché a fronte di certi impegni assunti nelle sedi politiche o di concertazione, questo comporta che ci siano delle risorse regionali, anche importanti, destinate a questo tipo di interventi. Questa è una verifica di compatibilità tra gli impegni assunti e le risorse disponibili nostre e provenienti dallo Stato, non tanto in valore assoluto quanto in relazione al vincolo di spesa che abbiamo sui trasferimenti dello Stato, perché oggi le organizzazioni rivendicano un'azione particolarmente impegnativa, hanno dalla loro anche un'opinione pubblica e chiedono cose impegnative che prima di assumersi impegni molto chiari bisogna puntualmente verificare ma soprattutto anche discutere con loro rendendoli partecipi delle nostre difficoltà e delle condizioni in cui operiamo, altrimenti rischiamo di dare dei segnali che poi vengono smentiti nella sede del bilancio o nel corso dell'attività amministrativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Richiamare il ritardo con cui la Regione si è mossa rispetto a questo problema credo sia inutile. Lo stesso intervento del rappresentante della maggioranza legittima questo giudizio. Credo che le Marche sia l'ultima Regione d'Italia ad intervenire organicamente rispetto a questi problemi, al punto che mi risulta che lei, assessore, non abbia avuto nemmeno il coraggio o non abbia avuto la dignità politica, se vuole, di perseverare nella presentazione di una proposta di legge che prevedeva interventi finanziari a favore degli allevatori che smaltivano. Questo è il dato, perché pur cercando e facendo cercare — abbiamo la fortuna, come gruppi maggiori, di avere un po' di personale — non abbiamo ritrovato più questa proposta di legge della Giunta per la quale era anche stata sbagliata l'imputazione di bilancio. Questa è l'ultima Regione di Italia che interviene in materia, e quando parlo d'Italia parlo delle regioni coinvolte in maniera più o meno consistente nella vicenda dell'"impazzimento nazionale" sul piano agroalimentare.
La cosa grave è che questo è stato preceduto da un clima di banalizzazione che ha accompagnato tutti gli atteggiamenti dell'Esecutivo regionale rispetto alle proposte preoccupate espresse dalle opposizioni e da alcuni settori della maggioranza. Devo dare atto — anche se non mi è molto simpatica quella forza politica — al gruppo Verdi di avere imposto con tenacia questo problema. Ma non posso non richiamare le due interrogazioni presentate dal gruppo di Forza Italia il 16 novembre su questa materia, la proposta di atto amministrativo presentata il 17 novembre, su cui, rispetto alla legittimità della bocciatura da parte del servizio continuo a nutrire serie perplessità, e la proposta di legge che abbiamo presentato, noi sì, assessore — e comunque un punto di riferimento per la discussione esiste, perché c'è questa proposta di legge — che interviene rispetto alla problematica dello smaltimento delle carcasse.
Ma questa cosa è ancora più grave rispetto al fatto che c'è stata una giornata di discussione, c'è stato un laborioso lavoro di definizione di un documento di indirizzi che in qualche modo ha ricompreso tutte le problematiche afferenti a questo problema e ha indicato alcuni indirizzi rispetto ai quali muoversi. Questo è l'altro aspetto politico grave: la Giunta regionale ha disatteso un indirizzo preciso del Consiglio regionale rispetto a questa materia. Quindi ritardi, omissione d'iniziativa rispetto ad un dovere preciso.
Alla fine ci si è mossi: anche quelli un po' sordi alla fine, si muovono di fronte all'éscalation della situazione di emergenza nel Paese. Dover constatare con mano che questa situazione, per quello che stava accadendo, per il rilievo offerto dai media, per le conseguenze sul piano sanitario ha fatto sì che ci si muovesse, tenendo conto anche che nel frattempo si era sviluppata un'iniziativa sul piano europeo e nazionale, quindi comunque la Regione si muoveva con un riferimento abbastanza preciso e soprattutto ci si è mossi dietro la protesta del mondo agricolo. A nessuno può sfuggire il fato che le parole più forti di questa Giunta sono venute, guarda caso, nella mattinata in cui il piazzale della Giunta regionale è stato occupato da migliaia di coltivatori diretti, giustamente preoccupati per l'inerzia della Giunta, che hanno provocato una partecipazione affollatissima. Non ho mai visto tanti assessori, quanti ne ho visti in quella manifestazione, alle sedute del Consiglio regionale, rispetto al quale, Presidente, invece di polemizzare sulle assenze di qualche membro dell'Ufficio di presidenza, sarebbe bene che il consigliere Silenzi cominciasse a preoccuparsi dell'assenza ormai congenita di alcuni assessori e addirittura del fatto che, in concomitanza alle sedute del Consiglio regionale si organizzano manifestazioni e convegni in altre città delle Marche.
Anche per fare una sintesi rispetto alle cose che abbiamo detto e ripetuto, che ha citato con molta proprietà il consigliere Favia nell'illustrazione della mozione e che ha ripetuto questa mattina il consigliere Brini, vorrei parlare soltanto di alcune questioni. Intanto, questa sottovalutazione della crisi si è espressa chiaramente. Il fatto che l'assessore non abbia costituito una unità di crisi, non abbia fatto un gruppo di coordinamento dimostra che l'assessore continua a sottovalutare la portata di questo problema nel senso più largo dei suoi aspetti. Così come il gruppo Ds continua a far finta di niente, come è stato detto questa mattina in maniera abbastanza evidente dal consigliere Avenali, che è notoriamente l'esperto di queste problematiche, quando ha affermato "il problema... la carne...". La carne non la mangiano i cittadini delle Marche, così come non la mangiano i cittadini del nostro Paese perché la gente ha paura e fa bene ad aver paura rispetto a quello che vede. Non mangia la carne di bassa macelleria come non mangia le altre carni. E non avere cognizione di questo dato è grave. Se volete, vi faccio una confessione: mangio la carne che compero da allevatori rispetto ai quali ho certezza... (Interruzione del consigliere Avenali). Cerchiamo di non fare i furbi. Io esprimo una posizione largamente diffusa nell'opinione pubblica. Continuare a dire che la gente non ha paura significa continuare a mentire sapendo di mentire.
C'è un settore in crisi che in qualche modo è legato alla produzione e alla commercializzazione delle carni: bisogna che insieme ne prendiamo atto, e siccome siamo potere legislativo, siamo organo di governo e siamo la massima istituzione della regione, non possiamo sottrarci, rispetto a questa situazione, di assumere iniziative che consentano di farvi fronte in maniera seria.
Non mi sembra che la scelta sottodimensionata fatta dall'assessore, del coordinamento fra i servizi sia una risposta adeguata alle esigenze che avrebbero richiesto una capacità di analisi e di intervento largamente maggiore. Diceva giustamente Moruzzi nella sua mozione che una unità di crisi rispetto a questo sarebbe stata forse la questione in grado di cogliere meglio una condizione straordinaria, non una condizione di ordinarietà.
Lo stesso discorso delle risorse. Non vorrei che alla fine facessimo il solito giochetto di dire "daremo", per ritirare poi la mano e dare solamente i soldi dello Stato. Anche su questo ha ragione chi dice "sarà bene fare chiarezza e capire quanti sono i finanziamenti che arriveranno direttamente dallo Stato e da altre istituzioni e qual è il tipo di impegno finanziario assunto dalla Regione", perché non vorremmo che alla fine la Regione si facesse bella con interventi di altri livelli istituzionali.

LUCIANO AGOSTINI. Sei preoccupato...

ROBERTO GIANNOTTI. No, non sono preoccupato, però siccome non mi fido voglio sapere quanto tiri fuori di tasca tua e voglio che questo tu lo dica ai marchigiani, in maniera che i marchigiani sappiano che la Comunità europea dà uno, che lo Stato dà mezzo e che la Regione dà lo 0,00. Però, lo si dica.
Così come, rispetto ad altre problematiche che sono state poste non colgo, al di là delle grandi campagne informative fatte dalla Giunta regionale, notizie certe sulle condizioni in cui sono costretti a convivere i nostri bambini — parlo degli interventi sollecitati rispetto alle mense pubbliche — così come non ho notizia di una capacità d'iniziativa rispetto ai controlli sanitari, nei confronti dei quali l'Istituto zooprofilattico, strumento operativo, mi si dice, della Regione, non credo si sia distinto per grande incisività, salvo vedere riconosciuto un aumento di indennità abbastanza rilevante rispetto al poco lavoro che deve fare.
La nostra posizione su questo piano è stata ed è estremamente chiara. Noi abbiamo detto che ci sono due questioni che riguardano lo smaltimento delle carcasse. Una questione è quello che è avvenuto fino ad oggi, rispetto a cui dobbiamo risarcire gli allevatori. E' un costo sociale, quindi dobbiamo risarcire. Noi abbiamo depositato una proposta di legge che prevede un risarcimento di 600.000 lire pro-capite per ogni bestia abbattuta. C'è il problema dell'impianto di smaltimento, di costruire insieme le condizioni, insieme ad altre Regioni, perché questa situazione non si verifichi più e, se dovesse continuare l'emergenza, si possa disporre di un impianto di incenerimento a poca distanza dal territorio regionale.
Il problema è convincere i marchigiani della qualità della carne marchigiana. Non ci sembra che da questo punto di vista si sia profuso un grande impegno da parte della Giunta regionale per quest'opera di promozione del nostro prodotto. E' inutile dire "mangiate la carne", bisogna dire "mangiate la carne perché questa carne ha condizioni di qualità che vi consentono di stare sicuri". Bisogna rafforzare gli interventi rispetto alla produzione zootecnica, quindi bisogna che ci siano interventi precisi in questo settore, è poca cosa quello che si è fatto. Bisogna aiutare economicamente le categoria maggiormente colpite. L'abbiamo detto, l'abbiamo reso esplicito con un documento: ci sono due categorie colpite, quella degli allevatori e quella dei macellai, rispetto alle quali non possiamo far finta di niente. Se è vero che il calo delle vendite in macelleria è pari al 60% rispetto al passato se non di più, non possiamo non farci carico di assecondare questa esigenza che viene posta dagli operatori del settore, quindi prevedere interventi finanziari.
Avenali, mi scandalizza il tuo richiamo sui non interventi a pioggia. Questa Regione interviene a pioggia su tutto, dispensando incarichi professionali a chicchessia, basta che abbia la tessera del tuo partito...

FERDINANDO AVENALI. Non è vero!

ROBERTO GIANNOTTI. Come non è vero? Su questo abbiamo denunciato e denunceremo anche in maniera più netta, producendo elementi per valutare gli esiti di queste cose. Ci scandalizziamo nel momento in cui qualcuno viene a proporci di sostenere finanziariamente un momento di crisi, di difficoltà di settori importanti quali sono quelli dei produttori quelli dei macellai in questo campo che riguarda la fornitura di carne al territorio regionale. Rispetto a questo credo che un segno di chiarezza può essere offerto da un pronunciamento positivo rispetto alla mozione che abbiamo presentato.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Il dibattito ha portato un significativo contributo, se si eccettua l’ultimo intervento che contribuisce a dare confusione in un settore dove ce n’è tanta piuttosto che parlare di cose certe per il bene del settore. Penso che la polemica è il sale della politica Giannotti, però ti consiglio anzitutto di riprenderti dalle “suonate” elettorali, quindi dire le verità e le certezze, non le falsità, le bugie...

ROBERTO GIANNOTTI. Stai attento, ché poi tocca a te...

LUCIANO AGOSTINI. Quando sarà il mio turno, ma il pugile suonato ha il dovere di rimettersi in riga prima di salire sul ring e per rimettersi in riga bisogna dire le cose vere e non false, poi ognuno la può vedere come vuole ed è giusto che si veda da angolazioni diverse tra maggioranza e opposizione, ma dire le cose non vere non aiuta e non contribuisce alla risoluzione dei problemi e alla crescita della comunità marchigiana.
Io parto con una battuta con la quale Giannotti ha concluso il suo intervento. Giannotti dice “io compero la carne dagli allevatori”, io invece la compero nelle macellerie e la compero soprattutto adesso nelle macellerie, perché so che se i controlli erano efficaci ed efficienti prima lo sono a maggior ragione adesso, per un’azione che gli istituti di controllo hanno messo in atto, che l’assessorato alla sanità, attraverso le Asl ha messo in atto, che lo stesso Istituto zooprofilattico ha contribuito a rendere più efficaci, e parlo di un sistema di controlli che erano già assolutamente sufficienti prima.
Tra l’altro la Regione Marche è stata la prima a chiedere al Ministero della sanità che i controlli vengano fatti su tutti gli animali morti e non a campione. Voi sapete che il controllo si fa a campione, che il campione dà una percentuale di sicurezza; noi abbiamo fatto la richiesta perché i controlli si facciano su tutti gli animali morti. Così come pare stia avanzando nel nostro Paese anche la possibilità che i controlli possano essere fatti anche sugli animali vivi — la ricerca sta facendo passi da gigante — e in questo senso noi cercheremo di attrezzarci.
Per quanto riguarda l’anagrafe zootecnica siamo una delle poche Regioni d’Italia ad averla nel cartaceo pienamente soddisfatta, completata, mentre accusiamo ancora un po’ di ritardo — ma entro il 10 marzo riusciremo a completare — nella parte meccanografica dell’anagrafe zootecnica.
Come abbiamo voluto affrontare questa questione? Innanzitutto cercando di comunicare la verità, perché la comunicazione che ha creato una psicosi enorme non ha contribuito e non contribuisce a creare un clima di distensione nell’opinione pubblica. Da questo punto di vista mettere in campo una unità di crisi come qui più volte è stato chiesto, non credo sia la strada più conveniente per risolvere il problema. Noi abbiamo invece detto che il problema si era determinato, che la psicosi era abbastanza alta e che forse conveniva, più che parlare di unità di crisi, di una cabina di regia che governasse il problema e che desse gli input soprattutto all’esterno, necessari per ritornare a un clima di serenità.
Questa nostra convinzione l’abbiamo anche riportata a livello nazionale: in Conferenza Stato-Regioni quando il Presidente ha chiesto la nostra entrata nella cabina di regia nazionale che affiancasse il commissario straordinario nel governo della situazione, non solo nel tamponamento dell’emergenza. Questa cabina di regia sta lavorando tutti i giorni e ci sono i resoconti del lavoro e dell’azione giorno per giorno, settimana per settimana, quindi siamo in grado di valutare, di monitorare giorno per giorno ciò che stiamo cercando di fare.
Noi abbiamo dato una risposta immediata. Sapevamo che non era sufficiente, sappiamo che non è sufficiente: si tratta della proposta di legge. Dopodiché tutte le risposte che prevedevamo in quella proposta di legge sono state recepite dal decreto legge del Governo, anche grazie al contributo della Regione.

ROBERTO GIANNOTTI. I soldi li dà il Governo.

LUCIANO AGOSTINI. Certo. Per me il problema non è se il Governo fa il bello e le Regioni fanno le brutte o viceversa. Occorre risolvere questo problema, dopodiché i soldi che il Governo ha stanziato li ha tolti dai trasferimenti alle Regioni per il settore agricolo, tanto che si è ridotto il trasferimento da 540 a 340 miliardi a seguito della copertura finanziaria di questo decreto legge che affronta alcune questioni, in particolare su due aspetti. Uno riguarda gli allevatori per lo smaltimento delle carcasse e per dare avvio al regolamento Ce 2777 a cui non avevamo fino ad ora potuto corrispondere per mancanza di copertura finanziaria. L’altro riguarda il tentativo, sul piano commerciale, di agevolare una situazione di gravità eccezionale che si è determinata, con mutui per risanare eventuali debiti che si potranno determinare in questo periodo e posticipando alcune tassazioni. Ad esempio stiamo mettendo in piedi un incontro con istituti di credito per agevolare al massimo l’applicazione del decreto legge, così come stiamo lavorando e tra qualche giorno riusciremo ad avere una convenzione per cui gli allevatori marchigiani non metteranno più sul mercato le parti di animali a rischio, ma saranno gli smaltitori in grado di garantire un controllo anche pubblico nello smaltimento delle carcasse.
Per tutto questo è previsto un indennizzo che verrà pagato direttamente dall’Agea, e le Regioni partecipano a questo tipo di stanziamento con una quota che era destinata al trasferimento del Dpcm nel settore agricolo.
Stiamo cercando di affrontare questo primo aspetto dell’emergenza, cercando così di governare la situazione, di dare il massimo della risposta pubblica nell’emergenza, così come stiamo cercando di attrezzarci anche per il medio periodo. Sappiamo che lo smaltimento e l’incenerimento delle carcasse animali non si esaurirà qui e non potremo sempre essere alla mercé de pochi impianti di smaltimento e di trasformazione, perché si ha ancora bisogno di trasformazione in farina animale, poiché l’animale che muore ha una grande parte di acqua e difficilmente si riuscirebbero a trovare impianti di incenerimento idonei. Occorrerà quindi lavorare anche su impianti di trasformazione che portino poi all’incenerimento e in questo senso stiamo operando per applicare concretamente i benefici e le indicazioni date dal secondo decreto legge su cui noi possiamo anche rivendicare un ruolo costruttivo e fattivo.
Il secondo aspetto è quello del rilancio della zootecnia. Sia il consigliere Moruzzi che il consigliere Avenali hanno fatto delle considerazioni assolutamente condivisibili. Penso che il più grosso aiuto che possiamo dare, oltre a tamponare l’emergenza, è creare quel rapporto forte tra chi produce e chi consuma ed è evidente che questo si sostanzia con alcune azioni su cui il Governo regionale può essere da stimolo e si sostanzia con alcuni atti, come quello della certificazione. Noi non siamo stati l’ultima Regione ma la prima, Giannotti, ad avere riconosciuto la certificazione di qualità. Forse è stata ed è ancora insufficiente la quantità di prodotto portata alla certificazione di qualità, ma noi siamo stati la prima Regione di questo Paese ad avere il riconoscimento della certificazione di qualità con due associazioni. La certificazione, che di per sé non elimina in maniera assoluta tutti i rischi, è già un atto forte, concreto che avvicina, che crea il rapporto tra chi produce e chi consuma, quindi penso che la fase del pacchetto di rilancio su cui dobbiamo costruire alcune politiche del settore zootecnico, allargando la certificazione alla produzione sia senz’altro uno degli aspetti da tenere più in considerazione.
Occorre arrivare a disciplinari di produzione, nel senso che possiamo lavorare negli allevamenti marchigiani per creare disciplinari che garantirebbero con assoluta sicurezza l’allevamento zootecnico. Un altro tema molto caro al consigliere Gasperi è quello del rilancio delle razze autoctone nella nostra regione, di cui anch’io sono assolutamente convinto.
Questo vogliamo farlo non solo chiudendoci all’interno della nostra Regione ma ricercando sinergie possibili con alcune Regioni limitrofe. Per questo si sono già svolti due incontri, uno con l’Umbria e uno con la Toscana per ricercare un progetto comune dell’Appennino per il rilancio del patrimonio zootecnico, la certificazione di qualità, il disciplinare, le razze autoctone. E’ questa la strada che dobbiamo seguire: da una parte l’emergenza e quindi, in questi giorni, l’applicazione concreta dei decreti legge ministeriali, mettendo tutti in condizioni, sia gli allevatori che le attività commerciali di far fronte alla situazione. Sulle attività commerciali dobbiamo fare un minimo di riflessione: non piegare il settore economico dell’agricoltura all’industria, perché qui sta il punto di crisi che spesso si è determinato. La grande distribuzione ha regole di mercato che sono completamente diverse da quelle della piccola distribuzione. In questo senso dobbiamo ritentare un approccio di filiera che tenga conto anche delle attività commerciali e in particolare delle piccole attività commerciali.
C’è una parte dell’emergenza, dell’applicazione dei decreti legge emanati dal Governo su cui le Regioni hanno dato un contributo, una seconda fase del rilancio del settore zootecnico che si concretizzerà con il piano regionale zootecnico su cui questo Consiglio regionale ha dato alcune indicazioni anche temporali, di scadenza entro cui dovremo discutere di come un’azione programmatoria rilancia il settore zootecnico, pensando che dentro un fattore di crisi ci sono anche le possibilità di rilancio di un settore. Dentro tutto questo c’è un’azione svolta dalla comunicazione che io credo sia assolutamente importante. Spesso, in questi giorni si è fatto a gara in qualche modo anche per scaricare un minimo di responsabilità a chi forse la diceva più grossa. Noi, come Governo regionale e tra i vari assessorati che si sono intrecciati in questa vicenda abbiamo avuto una linea di condotta comune, abbiamo cercato di dare una comunicazione che fosse la più univoca possibile, che non avesse sfasature tra i vari assessorati, ma la comunicazione, quindi la sicurezza e la tranquillità che dobbiamo dare all’esterno devono passare attraverso un’azione comune di tutti gli attori. In questi giorni abbiamo avuto alcune dimostrazioni di chi la dice più grossa, per scaricare un minimo di responsabilità verso questo settore. Non credo che nel breve periodo possa pagare questo tipo di atteggiamento e non credo che alla lunga riesca a risolvere il problema, perché aumenta il livello di psicosi, aumenta il livello di preoccupazione, invece tutti gli attori, a partire dalle istituzioni dovrebbero cercare di parlare delle verità conosciute, perché in queste vicende ci sono anche parti non conosciute, che la scienza non ci dà ancora la possibilità di conoscere. Quindi dobbiamo tentare di riportare un minimo di tranquillità per cui il consumatore possa andare con distensione ad acquistare questi prodotti, la macelleria può seguire tutta l’azione di filiera perché ci sia, a partire dall’allevatore, questa azione comune.
Qui venivano poste alcune questioni, in particolare dal consigliere Moruzzi. Queste cose in alcuni strumenti sono state riprese, come il contributo sulle bilance: stiamo lavorando per reinserire questo tipo di contributo. Così come, sempre nei bandi del Psr stiamo cercando di favorire un modo di allevare diverso, con un ripristino di azioni proteiche nei prati e in questo senso stiamo lavorando perché si passi dalle enunciazioni ai fatti concreti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Chiedo una sospensione, prima della votazione, per fare un incontro tra tutti i gruppi e verificare se ci sono le condizioni per una risoluzione unitaria, fermo restando che già ci sono degli atti in questo Consiglio, ma credo che prima ancora di passare alla votazione si potrebbe verificare se ci sono queste condizioni. Chiedo quindi di sospendere la votazione di questo argomento per verificare se c’è spazio per trovare una risoluzione unitaria.

PRESIDENTE. Chiudiamo i lavori del Consiglio per verificare, prima della ripresa dei lavori pomeridiani, se esistano le condizioni per una risoluzione unitaria.
Pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)

La seduta è sospesa.


La seduta è sospesa alle 13,40