Resoconto seduta n. 41 del 23/05/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 23 MAGGIO 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,35

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno , i processi verbali delle sedute nn. 37 e 38 del 2 aprile e nn.. 39 e 40 del 3 aprile 2001.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 52 in data 5 aprile 2001, ad iniziativa dei consigliere Franceschetti: «Modifica alla deliberazione legislativa approvata nella seduta n. 40 del 3 aprile 2001: “Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2001)”», assegnata alla Il Commissione in sede referente, iscritta all'ordine del giorno;
- n. 53 in data 5 aprile 2001, ad iniziativa dei consiglieri Viventi e Massi: «Recupero dei sottotetti esistenti ai fini abitativi», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 54 in data 11 aprile 2001, ad iniziativa dei consiglieri Massi e Viventi,: «Modificazione alla legge regionale 5 settembre 1992, n. 46 "Norme sulle procedure della programmazione regionale e locale», assegnata alla Il Commissione in sede referente;
- n. 55 in data 17 aprile 2001, ad iniziativa dei consiglieri Viventi, Giannotti, Gasperi, Massi, Avenali, Cecchini, Secchiaroli e Luchetti: «Celebrazione del IV Centenario della morte di Guidobaldo Del Monte», assegnata alla 1 Commissione in sede referente e alla Il Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 56 in data 20 aprile 2001, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Cesaroni, Ceroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Istituzione dell'albo dei consulenti della regione Marche», assegnata alla Il Commissione in sede referente;
- n. 57 in data 23 aprile 2001, ad iniziativa del consigliere D'Angelo: «Norme per l'applicazione della valutazione di impatto ambientale», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 58 in data 2 maggio 2001, ad iniziativa dei consiglieri Amagliani e Andrea Ricci: «Disposizioni tese a risolvere i problemi che pone l'adozione delle misure sanitarie obbligatorie di protezione contro la encefalopatia spongiforme bovina (BSE)», assegnata alla 111 Commissione in sede referente e alla Il Commissione per il parere obbligatorio.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 105 dei consiglieri Viventi e Massi: «Certificazione del bilancio regionale»;
- n. 106 dei consiglieri Silenzi, Amati, Benatti e Mollaroli: «Dipartimento materno- infantile di Civitanova Marche";
- n. 107 del consigliere Andrea Ricci: «Spostamento dell'elettrodotto ENEL in località Villa S. Antonio di Ascoli Piceno»;
- n. 108 dei consiglieri Andrea Ricci, Amagliani e Cecchini: «Solidarietà e sostegno ai manifestati antifascisti feriti e contusi a seguito delle cariche della polizia a Macerata il 5 maggio 2001».




Leggi regionali restituite vistate
dal commissario di Governo

PRESIDENTE. Il commissario di Governo nella regione Marche ha restituito, vistate, le seguenti leggi regionali:
- «Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 13 marzo 1985, n. 7: “Disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana” e alla legge regionale 30 dicembre 1974, n. 52: “Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali”»;
- «Semplificazione del sistema normativo regionale mediante abrogazione di disposizioni normative»;
- «Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria)» (con osservazioni);
- «Approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2001 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2001/2003«.




Deliberazione esaminata
dalla Commissione di controllo

PRESIDENTE. La Commissione di controllo sugli atti della Regione non ha riscontrato vizi di legittimità sulla deliberazione consiliare n. 33 del 28 marzo 2001, concernente: «Piano Leader regionale 2000-2006 comunicazione agli Stati membri 2000/C 130/05".



Nomine

PRESIDENTE. Ho provveduto alle seguenti nomine con i decreti sottoindicati:
- n. 51 del 29 marzo 2001, concernente: Collegio dei revisori dei conti dell'ERSU di Macerata - Presidente, due componenti effettivi e due componenti supplenti;
- n. 57 del 13 aprile 2001, concernente: Collegio dei revisori dei conti dell'ERSU di Camerino - Presidente, due componenti effettivi e due componenti supplenti;
- n. 59 del 26 aprile 2001, concernente: Collegio dei revisori dei conti dell'ERSU di Urbino - Presidente, due componenti effettivi e due componenti supplenti;
- n. 60 del 26 aprile 2001, concernente: Collegio dei revisori dei conti dell'ERSU di Ancona - Presidente, due componenti effettivi e due componenti supplenti;
- n. 61 del 26 aprile 2001, concernente: Consiglio di amministrazione dell'ERSU di Camerino - due rappresentanti della Regione.



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti delibere:
- n. 893 del 23 aprile 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - lire 12.530.000.000»;
- n. 894 del 23 aprile 2001: «Art. 65 della I.r. n. 25/1980 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato di cui all'art. 4 della L. n. 268/1999 - lire. 227.110.544»;
- n. 895 del 23 aprile 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - lire 10.000.000.000»;
- n. 896 del 23 aprile 2001: «Art. 65 della I.r. n. 25/1980 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate a destinazione specifica relativa al netto ricavo di un mutuo contratto per la mobilità ciclistica e relativi impieghi - legge. 366/1998 e legge regionale 30/2000 - lire 14.756.810.462»;
- n. 952 del 9 maggio 2001: «Art. 65 della I.r. 30 aprile 1980, n. 25 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l'intervento di risanamento del torrente Fiastra: interventi di fitodepurazione - Comune di Fiastra - lire 3.415.000.000»;
- n. 953 del 9 maggio 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - lire 2.521.530.547";
- n. 954 del 9 maggio 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 -lire 14.143.269.389";
- n. 955 del 9 maggio 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - lire 20.466.420.193";
- n. 956 del 9 maggio 2001: «Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - lire 530.000.000»;
- n. 957 del 9 maggio 2001: «Art. 65 I.r. 25/1980 - iscrizione nel di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dall'Unione Europea - progetto "Partecipazione e politiche sociali: valutazioni comparate" - lire 196.030.356».




Decreti dei dirigenti

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso, inoltre, il decreto n. 106 del 10 maggio 2001 del dirigente del servizio bilancio, tributi, demanio e patrimonio, concernente: «Art. 32 della legge regionale 7 maggio 2001, n. 12 di approvazione del bilancio per l'anno 2001 - articolo 81, comma 4 e articolo 100, comma 7 della legge regionale 30 aprile 1980, n. 25. Istituzione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di capitoli aggiunti".




Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Viventi e Trenta per l'intera giornata e l'assessore Mattei per la seduta antimeridiana.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

ANDREA RICCI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza e l’immediata discussione della mozione n. 107 sull’elettrodotto Enel in località Villa S. Antonio. L’urgenza deriva dal fatto che l’Enel ha completato quest’opera e a me risulta che la Giunta regionale sia già intervenuta, quindi credo sia opportuno che il Consiglio regionale dia il proprio sostegno all’azione che la Regione sta svolgendo, quindi chiedo l’iscrizione d’urgenza e l’iscrizione di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei ricordare quello che abbiamo detto l’altro giorno, cioè che è opportuno andare avanti con i lavori del Consiglio. Non mi sembra che sia una cosa atta bene stravolgere l’ordine del giorno rispetto ad argomenti importanti che comunque ci sono e che sono giacenti da tempo. Già l’abbiamo detto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo accettato l’inserimento di una analoga richiesta del consigliere di Rifondazione che riguardava cose simili; non credo che possiamo oggi stravolgere l’andamento dei lavori.

ANDREA RICCI. Siccome credo che su questo ci sia una sostanziale convergenza da parte dell’intero Consiglio regionale, credo che si potrebbe svolgerla rapidamente. Sentendo i vari gruppi mi sembra di capire che non ci siano particolari obiezioni a questa mozione, anche, eventualmente, modificata. Comunque, continuo a chiedere la discussione immediata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Volevo intanto chiedere la convocazione della seconda Commissione, perché dobbiamo esprimere il parere in ordine all’ammissibilità di due emendamenti che sono stati presentati dall’assessore Spacca sulla proposta di legge n. 52 di modifica della finanziaria.
Nel merito dell’ordine dei lavori, intanto chiedo se è possibile che chiudiamo la seduta di oggi al termine della mattinata, andando avanti con l’ordine del giorno che abbiamo, in considerazione del fatto che nel pomeriggio diversi consiglieri hanno altri impegni di natura politica. Nel momento della campagna elettorale, di fronte ad alcune manifestazioni di rilievo regionale si è sempre operato in questo senso. Anche perché è già prevista una seduta per la prossima settimana, quindi avremo modo in quell’occasione di terminare l’ordine del giorno.
In merito alla proposta avanzata dal consigliere Andrea Ricci, purtroppo non ho partecipato ai lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo la scorsa settimana, però ho avuto notizie che l’accordo non era proprio come diceva Giannotti, nel senso che, una volta formulata la proposta di mozione, si poteva iscrivere d’urgenza.

ROBERTO GIANNOTTI. Quale accordo? Abbiamo accolto la proposta del consigliere Amagliani di discutere una interrogazione e abbiamo detto che questa cosa si sarebbe vista a seconda del confronto fra...

FAUSTO FRANCESCHETTI. Io sono comunque per attenerci a quello che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso. Siccome avevo questa informazione ho voluto dirlo. Se così non è...

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo aveva deciso di inserire una interrogazione direttamente all’ordine del giorno e, sulla mozione, di verificare la pertinenza della Regione sul tema, dopodiché l’inserimento o meno sarebbe stato discusso in ala, sulla base di una richiesta avanzata.
Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. E’ una questione procedurale che non riguarda le mie competenze. Voglio soltanto dire che in questo caso è talmente palese che è di competenza della Regione, che siamo già intervenuti come servizio lavori pubblici con un decreto del dirigente che ha ordinato l’immediata sospensione dei lavori. Volevo soltanto informare l’aula che ieri la seduta di Giunta ha ratificato questo decreto del dirigente di immediata sospensione dei lavori, aggiungendo l’incarico al dirigente stesso di accettare sollecitamente — è a disposizione lo stralcio del verbale — se era stato rispettato e, nel caso non fosse stato rispettato di dare inizio alle procedure per la remissione in pristino previste dalla legge regionale, con la trasmissione degli atti all’autorità giudiziaria per vedere se ci sono anche estremi di violazione di altre leggi oltre a questa normativa. Queste sono le notizie che ritenevo e ritengo di dover dare al Consiglio per sua informazione?

PRESIDENTE. La prima questione che dobbiamo decidere è se il Consiglio lo concludiamo questa mattina o meno. La richiesta avanzata mi pare che sia nel corso delle indicazioni che abbiamo seguito nell’ultimo mese, rinviando anche una seduta del Consiglio per gli stessi motivi, per cui credo che la richiesta di concludere il Consiglio questa mattina si può accogliere, ma ovviamente l’Assemblea deve votare, in particolare perché il giorno 30 ci sarà una nuova seduta di Consiglio, per cui di fatto non rallentiamo gran che la vita istituzionale e amministrativa. Sulla base di questo calendario decidiamo anche l’inserimento di questa mozione, vista la pertinenza con le competenze regionali, all’ultimo punto dell’ordine del giorno, magari per trattarla il giorno 30.

ROBERTO GIANNOTTI. Bisogna che ci intendiamo. Che sia usuale, durante la campagna elettorale, evitare una sovrapposizione dell’attività consiliare mi sembra ovvio, l’abbiamo sempre fatto. Se oggi vogliamo fare una seduta formale non ci va bene. Allora, la seduta è stata convocata per le 10 e le 16, si fa Consiglio alle 10 e alle 16. Il tentativo di introdurre forzatamente un altro argomento che è già stato oggetto di intervento del Presidente della Giunta per non rispondere alle interrogazioni delle opposizioni non ci va bene, è inaccettabile. O si accetta di mantenere l’ordine del giorno e si lavora sull’ordine del giorno, dando risposta alle interrogazioni delle opposizioni che sono ferme da mesi e mesi, altrimenti continuiamo tutta la giornata. Io sono quindi contrario, se passa questa impostazione che adesso ritagliamo un’ora o due ore per discutere della mozione. Se è vero che c’è una convergenza, consigliere Ricci, si faccia carico di formalizzare questo ordine del giorno, ce lo fa vedere, così anche sul piano del costume miglioriamo le condizioni...

ANDREA RICCI. E' già stato presentato da 20 giorni: se non l'ha visto non è colpa mia.

ROBERTO GIANNOTTI. Allora lei venga qui a discutere queste cose, chieda agli altri presidenti di gruppo di concordare un pronunciamento complessivamente unitario e alla fine della seduta lo votiamo: lei farà la dichiarazione di voto, noi prenderemo atto di questo e verificheremo se c'è convergenza. Stravolgere i lavori della mattinata per poi chiedere di interrompere alle 14 non è assolutamente un fatto dignitoso per questo Consiglio regionale che deve in qualche modo ripagare i contribuenti di quello che costa.

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, io ho fatto una proposta diversa: ho detto di andare avanti iniziando dalle interrogazioni, non di iniziare dalla mozione. Ho però detto che prendiamo atto, dalle dichiarazioni del Presidente D'Ambrosio, che le competenze della Regione sull'argomento sono specifiche e già esercitate. Lo inseriremo, ma andrà all'ordine del giorno della prossima seduta.
Pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)



Interrogazione (Trattazione in seduta segreta): «Decesso di un detenuto presso il carcere di Marino del Tronto di Ascoli Piceno» Romagnoli (111)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 111 del consigliere Romagnoli. Questa interrogazione sarà trattata in seduta segreta.

La seduta prosegue in forma segreta
dalle ore 10,55 alle ore 11

Interpellanza (Svolgimento): «Osservatorio permanente per la promozione della legalità e della sicurezza — Fondazione Marche contro l'usura» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 11 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La nostra interpellanza partiva da un dato che è la preoccupazione che abbiamo espresso e che è stata declinata anche da diverse iniziative assunte dal gruppo di Forza Italia. La preoccupazione per questa omissione di interesse, di responsabilità da parte della Giunta regionale sui temi della sicurezza. Basti leggere il giudizio che lei dà, Presidente D'Ambrosio, della devoluzione, per capire che con questa sua posizione non abbiamo lontano. Lei può banalizzare quanto vuole, ma è un fatto indiscutibile che la scelta della devoluzione è una scelta di esaltazione del ruolo delle Regioni. Lei si è posto sull'altro versante, quello della difesa del potere centralistico dello Stato. Probabilmente la riforma e l'accentuazione del ruolo delle Regioni avverrà in maniera più veloce di quanto lei possa immaginare. Che comunque ci sia una omissione, una trascuratezza nell'azione della Giunta regionale rispetto a questi temi è un fatto largamente acquisito. Non bastano gli accorgimenti dell'ultima ora, non basta, tanto per essere chiari, fare un convegno per organizzare un convegno sulla sicurezza, come lei ha fatto a un mese dalle elezioni: è talmente plateale, talmente strumentale la cosa, che si giudica da sola. Lei ha fatto un mese fa un incontro per organizzare una manifestazione sulla sicurezza: non un incontro riservato ma un incontro con tanto di invito, con tanto di programma, con tanto di interlocutori ufficiali. Questo a dimostrazione che non ha la coscienza a posto rispetto a questo settore e lo dimostra la mancanza di un ruolo forte che la Regione poteva esercitare rispetto al Ministero degli interni, quindi a tutta una serie di azioni che potevano essere sviluppate. Leggevo tempo fa con ironia una interrogazione dei consiglieri Silenzi e Mollaroli sul potenziamento di una struttura periferica della polizia di Stato. Credo che sia indecoroso che debbano essere i singoli consiglieri regionali a porre questa questione. Il Governo regionale rispetto alla carenza degli organici, rispetto alla cattiva distribuzione, rispetto al coordinamento delle forze di pubblica sicurezza poteva e può svolgere un ruolo cosa che lei non ha fatto e che la Giunta regionale non può certamente ascrivere a proprio merito. Questo è il dato politico di fondo a cui si collega questa nostra iniziativa.
Rispetto a questo abbiamo presentato una mozione, abbiamo chiesto e sviluppato un minimo di dibattito, un minimo di confronto per cercare di recuperare alcune ragioni: purtroppo anche questo dibattito è stato troncato lì, non si è arrivati alla conclusione e all'approvazione di una mozione che io mi auguravo unitaria. Abbiamo presentato una proposta di legge sulla materia che in qualche modo valorizza il ruolo delle polizie municipali ed esalta questa esigenza di un raccordo maggiore con gli altri corpi della sicurezza. Una proposta di legge che per quanto ci risulta sta camminando pianissimo, anzi è ferma, non per una logica burocratica ma per una difficoltà della maggioranza ad accettare questo principio che ho posto nella Conferenza dei presidenti di gruppo dell'altro giorno e che bisogna in qualche modo ripetere questa mattina.
A noi preoccupa molto questa blindatura, questa posizione di pregiudizio rispetto alla iniziativa legislativa dell'opposizione. Non è concepibile che in un'assemblea elettiva non ci si confronti anche sulle proposte dell'opposizione. Se questa è la scelta del confronto, evidentemente bisogna assumersene tutte le responsabilità. Noi l'abbiamo detto l'altro giorno: se questa è la posizione della maggioranza saremo costretti ad atti di ritorsione politica. Questo vuol dire sottrarvi la possibilità di svolgere sedute di Consiglio regionale con la nostra partecipazione decisiva. Se non ci darete la possibilità di discutere le nostre proposte, i nostri atti, le nostre interrogazioni ci vedremo costretti a farvi gestire da soli la responsabilità di mandare avanti i lavori del Consiglio regionale. Se invece c'è un'apertura, una disponibilità reale, evidentemente il discorso cambia. Bisogna che accettiate questa logica e che in Consiglio regionale diciate sì o no alle proposte che formuliamo.
Rispetto a tale carenza c'è anche questo aspetto specifico: la Regione Marche nel 1998 ha approvato la legge regionale n. 3 a maggioranza, sulla quale le opposizioni dell'epoca espressero un voto di contrarietà, perché era una legge che non ci sembrava pertinente, corrispondente alle esigenze, soprattutto era una legge che non andava incontro a quella che era la sollecitazione di quel momento.
Rispetto a questa legge a noi sembrava e sembra che alcuni degli obiettivi che erano stati qui previsti, fatto salvo l'adesione al Forum europeo per la sicurezza urbana, una di quelle cose sulle quali ci eravamo distinti, anche se polemicamente. Dicevamo che è inutile partecipare ai forum europei ed è molto più utile essere presenti in trincea sul nostro territorio. Rispetto a questo non ci sembrava che fossero stati assunti dalla Giunta regionale gli atti perché alcune delle previsioni nel disposto legislativo venissero in qualche modo applicate. Ci risultava che erano state messe in opera alcune iniziative, ma formalmente non era stato assunto alcun impegno relativamente a questo grande momento di confronto della società marchigiana attorno ai momenti della sicurezza. Il Presidente si è fatto carico, in maniera intelligente ma molto strumentale, di recuperare questo vuoto convocando l'incontro e anticipando che farà a settembre un convegno sulla sicurezza. Comunque vada questa cosa siamo contenti di avere contribuito a sollecitare e costringere la Giunta regionale ad assumere le proprie responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Mi complimento con lei, perché la vedo insolitamente vivace, attento, battagliero, però sarebbe bene che lei leggesse, ogni tanto, gli atti della Regione Marche, almeno i bollettini ufficiali.

ROBERTO GIANNOTTI. Leggo anche le delibere di Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. No, non le legge. O meglio, le legge adesso, ma non nella scorsa legislatura. Ovviamente non faccio polemica personale, ma se mi consente su due cose vorrei porre l'accento.
La prima è che probabilmente, su materie così complesse, difficili, come l'impostazione di una efficace azione di contrasto della microcriminalità e sulla situazione generale della criminalità nell'ambito della regione Marche, forse i miei strumenti professionali mi consentono di avere una chiave di lettura più attenta e più confortata da 28 anni di esperienza specifica. Secondo, se lei, nel dire che io sono Presidente della Giunta ma non ho valenza politica o qualcosa del genere voleva dire che non c'è una mia appartenenza ad un partito quello è giusto, perché è chiaro, ma la non appartenenza a un partito non significa non fare politica, perché qui si fa politica. La dichiarazione che io ho rilasciato è dovuta soltanto ad una cosa molto banale: ad una calcolatrice che ha messo in fila alcuni dati, confrontandoli a quelli del 2000...

ROBERTO GIANNOTTI. Sbagliando...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. No, non ho sbagliato.

ROBERTO GIANNOTTI. Il 52% che lei ha citato è un dato sbagliato, perché l'Ulivo aveva di più l'altra volta, Presidente.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Il dato è giusto. C'è poi una piccola "pennellata", dovuta a ricordare semplicemente che c'era stata un'infelice battuta di un concorrente che non è stato eletto, solo quello.

ROBERTO GIANNOTTI. Si rilegga la dichiarazione che le hanno fatto fare: siamo "imbonitori", siamo "populisti", che cosa siamo?

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Siete quelli che hanno vinto le elezioni nel resto d'Italia, Giannotti. Questo è il dato.

ROBERTO GIANNOTTI. Anche nelle Marche, Presidente, siamo il primo partito delle Marche, se lo metta in testa. E' così.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Giannotti, mi pare che sia finita la campagna elettorale. Comunque mi farò carico di rifare la somma e di mandargliela, così controlla gli addendi.
Vorrei ricordare soltanto, al Consiglio e quindi agli interroganti, l'iter delle cose che sono state fatte che non sono poche e che non sono state fatte solo nell'ultimo periodo. La legge contro la devianza sociale, la criminalità comune, la criminalità economica e la criminalità organizzata è stata approvata nel 1998. L'opposizione non l'approvò, come ha ricordato il consigliere Giannotti.
Il 12 ottobre 1998, quindi non in tempo strumentalmente vicino alla polemica ma nel tempo ragionevole, con decreto del presidente della Giunta regionale è stato costituito il gruppo di lavoro previsto dalla legge per lo svolgimento dell'attività dell'osservatorio permanente per la promozione della legalità e della sicurezza. Con decreto presidenziale del 26 gennaio 1999 è stato costituito il comitato tecnico scientifico relativo all'attività dell'osservatorio permanente.
Attualmente la composizione dell'osservatorio è la seguente: dott. Fausto, Angelucci, procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Ancona; dott. Angelo Cuccaro, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pesaro; dott. Vincenzo Luzi, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Ancona. C'era poi il sindaco di Ancona in qualità di presidente dell'Anci regionale, che adesso verrà sostituito; dott. Antonio Massa, capo gabinetto della prefettura di Ancona; poi il dott. Albanesi, l'avv. Coen, la dott.ssa Gavazzi, il dott. Londrillo, la dott.ssa Moretti e il dott. Savini che rappresentano i servizi della Regione Marche che abbiamo ritenuto di coinvolgere in questo tipo di organismo che riteniamo estremamente importante.
Il comitato tecnico-scientifico che sostiene l'osservatorio è formato dal prof. Michele Del Re, associato di diritto penale all'università di Camerino, dall'avv. Franco Fatichenti del foro di Macerata; dal dott. Roberto Giampieri, responsabile segreteria area Marche della Cariverona Banca Spa (perché è anche contro l'usura), dall'avv. Pasquale Marra del foro di Urbino e dal prof. Ennio Pattarin, ricercatore del settore scientifico disciplinare "Sociologia della devianza" dell'università di Ancona.
L'osservatorio si è riunito il 21 ottobre 1998, il 28 aprile 1999, il 15 novembre 2000, il 19 marzo 2001.
Nel frattempo abbiamo attribuito una ricerca al Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale di Milano, che è organismo consultivo dell'Onu e che è forse uno dei centri di maggiore specializzazione ed esperienza, nato nel 1948, perché facesse una ricerca approfondita sullo stato della criminalità economica nelle Marche. Una prima bozza di questa ricerca di circa 150 pagine è stata prodotta un mese e mezzo fa, si sta lavorando per ampliarla, aggiustarla e calibrarla ancora di più sullo specifico della realtà marchigiana. Entro settembre, presumibilmente, verrà presentata la ricerca definitiva.
Il 30 novembre 1998 abbiamo fatto il convegno "Marche contro l'usura", convegno aperto alla partecipazione la più qualificata possibile, compreso l'allora commissario nazionale contro l'usura che era il predecessore dell'attuale Tano Grassi, di cui non ricordo il cognome. Successivamente, il 30 marzo 2001, quindi alla fine di un cammino molto lungo, c'è stato il convegno "Verso la conferenza regionale sulla sicurezza e sulla legalità nella regione Marche", che faremo nel mese di settembre-ottobre. Debbo con dispiacere rilevare che a nessuno di questi due incontri — non solo a questo per cui si poteva pensare a una strumentalizzazione, ma nemmeno a quello del 1998 — abbiamo avuto, purtroppo, la partecipazione dell'opposizione consiliare. Di questo ci dispiace, perché crediamo che questo non sia materia di una parte ma dovrebbe essere materia di tutti noi.
Inoltre, voglio sottolineare che oltre all'iscrizione al Forum delle istituzioni locali per la sicurezza, abbiamo anche — e abbiamo, da lungo tempo — nei corsi di preparazione della polizia locale municipale che questa Regione provvede ad effettuare nel 1988, inserito l'attenzione specifica e particolare alla necessità di un coordinamento fra le polizie locali e le polizie centrali, le forze di prevenzione e di sicurezza; inoltre abbiamo ultimamente — siamo in attesa di avere il parere della Commissione — stabilito di affidare un incarico di consulenza specifica, su questo ad un soggetto, l'attuale avv. Pagani, fino a sei mesi fa generale dei carabinieri, che ha comandato reparti anche nella regione Marche — l'ufficiale più alto incaricato del coordinamento fra polizia e carabinieri al Viminale — proprio perché pensiamo che sia necessario trovare un meccanismo per far funzionare insieme queste strutture.
Consigliere Giannotti, io non voglio insegnare niente a nessuno, perché non è questa la sede, ma il discorso sulla devolution in materia di sicurezza va fatto con attenzione e con serietà, quindi a quelli che sono seriamente interessati al problema vorrei dire due o tre cose.
La prima è questa: tutti in Italia sappiamo che non c'è bisogno di una quinta polizia, perché già il problema più grosso è quello di coordinare le quattro esistenti.
Secondo problema: occorre riuscire a capire come coordinare, eventualmente, un apporto che sia significativamente connotato dalla conoscenza del territorio. Il vigile di quartiere di cui adesso tutti si sono felicemente impadroniti, mi fa molto piacere che sia diventato una figura alla moda, perché mi farò carico di regalare al consigliere Giannotti — anche perché non sono più reperibili — gli atti di un convegno svolto a Senigallia nel 1977 in cui l'organizzatore, chi aveva predisposto la relazione di base ero io e tale relazione finiva con un richiamo forte proprio al vigile di quartiere, tanto è vero che allora chi venne poi a chiudere il convegno — ed è una splendida figura scomparsa, uccisa dai terroristi, il prof. Vittorio Bachelet che mi onorava della sua amicizia — disse: "L'enciclica dambrosiana parte da Giovanni XXIII e arriva al vigile di quartiere". E' quindi un'idea, un presupposto, uno strumento molto conosciuto, ben noto: si tratta solo di inserirlo in maniera intelligente. Spero che finita la campagna elettorale anche l'opposizione voglia contribuire. Ovviamente mi rivolgo a lei perché lei è l'interpellante, ma è rivolto a tutte le opposizioni, perché il tema è complesso ed ha un livello di risposta a diversi gradi e a diversi tipi e perché, soprattutto dobbiamo tener conto di una serie di fattori che ci consentono, oggi, di dare un giudizio sullo stato della criminalità nel nostro Paese in generale, nella nostra regione in particolare, che per quanto mi riguarda si incrocia molto bene con quello della relazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario di quest'anno fatta dal procuratore generale Angelucci.
Il problema è allora quello di riuscire a capire e a far capire che noi abbiamo alcune competenze, come Regione — conoscenze del territorio, dati relativi a devianze giovanili, siamo una delle pochissime Regioni in Italia ad avere una legge sui problemi giovanili — e abbiamo una serie di elementi che ci possono consentire di diventare un interlocutore privilegiato dei prefetti, dei questori, dell'Arma dei carabinieri, anche per la dislocazione sul territorio, perché siamo noi quelli che più di tutti hanno la conoscenza dell'andamento del fenomeno non solo sulla base del dato bruto, aggregato, disaggregato o meno, della manifestazione-criminalità, quindi della consumazione del reato, ma anche su quello che c'è dietro e sulle varie problematiche socio-ambientali su cui è bene mantenere accesa l'attenzione dell'opinione pubblica.
Noi su questo vogliamo lavorare, perché da tre anni stiamo lavorando e cominciamo ad avere un quadro della nostra regione più vicino alla realtà di quanto alcuni interessati vogliono far vedere, e comunque un quadro che si rende conto che in questo momento la situazione è tale per cui un intervento ben coordinato può mantenere una accettabilità del livello del fenomeno che risulta anche nell'ambito delle statistiche generali complessive.
A settembre-ottobre pensiamo di fare la conferenza regionale sulla sicurezza, una conferenza alla quale, ovviamente, le strutture e il Consiglio regionale verranno invitati a partecipare, quindi spero che in quella sede, passato il momento polemico, che ovviamente ci sarà anche nella sua replica — questo rientra nel gioco delle parti — potremo insieme farci carico di un problema che è ancora controllabile, purché lo tiriamo via dalla strumentalizzazione elettorale e lo affrontiamo con serietà, come qualche volta riusciamo a fare, ottenendo sempre dei risultati che sono comunque apprezzabili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, per dichiararsi soddisfatto o meno.

ROBERTO GIANNOTTI. Io non contesto, Presidente, il suo diritto di uomo politico, anche se non schierato in qualche partito della sinistra. Mi sembra improprio che il Bur riporti un giudizio sulla campagna elettorale contenente alcuni passaggi che ritengo offensivi nei confronti della Casa delle libertà. Ci ha dato dei "venditori di bomboloni", sostanzialmente, comunque dei "venditori di messaggi mediatici", dei "populisti". Vorrebbe dire che tutti gli italiani sono dei cretini. Non potete continuare a pensare che la gente sia convinta di essere cretina. La gente ha votato per il cambiamento perché ha giudicato negativamente quello che avete fatto in questi cinque anni, è inutile che stiate lì a tirare le lenzuola da una parte e dall'altra. Si era stufata di questo Governo, di questa classe politica e ha voluto cambiare.
L'onestà intellettuale del Presidente della Giunta regionale, che è una delle forme più significative di presenza sul piano locale presupponeva un minimo di analisi corretta della situazione. Andare a riportare, così come ha detto il Presidente, che l'Ulivo in questa regione ha vinto, è andato avanti... E' stato anche intelligente perché non ha detto "l'Ulivo", ma "la maggioranza che sostiene il Governo regionale". Ma anche questo dato non le dà ragione, perché anche questo dato è negativo rispetto alle politiche del 1996, Presidente. Rispetto alle politiche del 1996, l'Ulivo più Rifondazione in questa regione sono arretrati. Non dica "con il 52% ci confermiamo..." ecc. I dati sono quelli che sono. Se poi il dato lo si confronta alle regionali, le cose sono addirittura più gravi.
Dovete prendere atto che in questa regione è stata sconfitta la sinistra, dopodiché non si può nemmeno continuare a dire che gli elettori marchigiani hanno premiato, in controtendenza, il buon governo della Regione, perché potrei dirle che probabilmente una lettura più attenta della situazione avrebbe portato a leggere la sconfitta dei due candidati a sindaco dell'Ulivo, il sindaco di... (Interruzioni).

PRESIDENTE. Scusate, ma l'argomento non è all'ordine del giorno. Vogliamo fare una seduta apposita?

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei invitare il consigliere Ascoli ad essere più serio nelle affermazioni che fa...

UGO ASCOLI. Sono due ore che parlate del nulla!

ROBERTO GIANNOTTI. Se lei è così intelligente da aver messo spesso la scienza al servizio dei veri padroni mi scusi, però la prego: c'è una modalità di presenza in questo Consiglio regionale, che è lo strumento della legge, dell'interrogazione, dell'interpellanza. Se lei, come mi risulta, è capace di scrivere, lavori un po' di più, si affatichi un po' di più, faccia il consigliere regionale un po' di più e partecipi senza fare battute improprie e stupide, perché qui non ci sono padroni, ha capito? I padroni li ha lei, che ha lavorato anche alle dipendenze di questa Giunta regionale.

PRESIDENTE. Consigliere, ha concluso?

ROBERTO GIANNOTTI. No, non ho concluso Presidente, però chiedo di essere rispettato. Le interruzioni, specialmente da chi non ha titolo per parlare, le eviti, per favore.
Comunque, ho ribadito in Consiglio, quello che ho detto sulla stampa, quindi non mi vergogno delle mie azioni, anzi. Lei Presidente, non ha fatto altro che confermare il giudizio che noi abbiamo espresso, cioè che questa Giunta regionale, su questo piano della sicurezza ha marcato visita. E' questo il dato politico di fondo. Lei può citare tutto quello che vuole, ma i marchigiani non hanno colto nell'azione della Giunta regionale un'attenzione ai temi della sicurezza, rispetto anche ad un aumento, ad un aggravamento della situazione dell'aggressione della criminalità, perché lei ha citato la relazione di Angelucci, ma potremo citare tantissimi altri strumenti informativi che sono stati forniti dal procuratore, rispetto a cui ci sono dati gravi, per esempio il dato del maggiore incremento di furti, percentualmente, in campo nazionale, dell'aumento dello spaccio, dell'aumento delle zone a rischio nella fascia costiera o in alcuni centri della questione. Quindi, una situazione oggettiva di aumento anche del cambiamento della fisionomia delle organizzazioni criminali. Abbiamo quindi rilevato che ci sembra ci sia stata, da parte della Giunta regionale, una omissione di iniziativa, una sottovalutazione del fenomeno.
Abbiamo detto che non ci è sembrato ci sia stata una capacità di interpretare le esigenze, per esempio, di rafforzamento della struttura abilitata sul territorio regionale. L'unica cosa della quale dobbiamo prendere atto è questa legge approvata nel 1998 che è poca cosa rispetto a quello che si sarebbe potuto fare, perché lei sa in quale contesto questa legge è nata. Io sono stato relatore di minoranza, quindi votai contro, perché dissi quella volta che era una legge che partiva da un'analisi sbagliata finalizzata esclusivamente a garantire l'adesione al Forum europeo per la sicurezza urbana, che ci sembrava una cosa di poco conto.
Lei ha detto oggi "ho fatto il comitato tecnico-scientifico, ho fatto un gruppo di lavoro, sto pensando di dare un incarico a un ufficiale dei carabinieri". Presidente, bisognava attivare l'osservatorio, bisognava rendere l'osservatorio uno strumento in grado di leggere, interpretare la situazione e soprattutto bisognava sostanziare l'attività dell'osservatorio con un momento di confronto pubblico in cui Regione, enti locali, forze politiche, forze di polizia, magistratura si potessero confrontare e insieme potessero dare alcuni indirizzi ai quali far riferimento per combattere questo fenomeno. Ci sembrano troppi tre anni per fare questa cosa. Inoltre, non mi risulta che siano state ancora attivate le procedure per la fondazione sull'usura. Quando è stata presentata la nostra interrogazione ancora non c'era un atto definito, perché la sua segreteria, interpellata, ha dato questa comunicazione.
Noi siamo quindi completamente insoddisfatti rispetto alla risposta. Prendo atto che lei ha anticipato Berlusconi, che tanto banalizza, rispetto alla valorizzazione del vigile di quartiere. Le voglio solo ricordare che la proposta del vigile di quartiere, di una presenza, di un presidio di sicurezza sul territorio è stato ed è uno dei capisaldi della proposta politica di Forza Italia e della Casa delle libertà, rispetto al quale noi riteniamo questo Governo possa anche spendersi.
Prendo atto che lei nel 1977 ha dato a Berlusconi questa idea, credo che anche Berlusconi le sarà grato, perché è una delle idee che gli ha consentito — questa posizione chiara sulla sicurezza — di vincere le elezioni. Però credo che i marchigiani si aspettino dalla Regione qualcosa di più di quello che è stato atto fino ad oggi in tema di prevenzione della criminalità, quindi di politiche per la sicurezza.



Interpellanza (Svolgimento): «Lavori di spostamento di alcuni tralicci dell'elettrodotto Enel 150 KV SE Candia CP Vallemiano» Amagliani (27)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 27 del consigliere Amagliani, il quale ha la parola per illustrarla.

MARCO AMAGLIANI. Quando ho rivolto questa interpellanza al presidente del Consiglio era il 23 aprile, un paio di giorni dopo essermi recato in quel luogo — Brecce Bianche — a verificare cosa stava accadendo. Per la verità, in quella data ne sono accadute di cose. La più grave è quella che in quella stessa giornata l'Enel metteva in funzione il traliccio in questione, ma in quella stessa giornata la nostra agenzia per l'ambiente (Arpam) inviava una nota al commissario straordinario del Comune di Ancona in cui si lamentava del fatto che quel Consiglio comunale di Ancona che il 28 marzo si era impegnato, anche attraverso un abboccamento con l'Enel, a rivedere questa questione, poi non aveva mantenuto lo stesso impegno, che era, per quanto riguarda ogni cittadino, ognuno che faccia parte di quest'aula, dovuto in quanto il Parlamento aveva licenziato la legge quadro n. 36 ed entro 60 giorni avrebbe dovuto licenziare anche i decreti applicativi della stessa e la scadenza di questi decreti applicativi era il 22 maggio, proprio ieri. Questi decreti non ci sono, ma la verità è che a me pare che l'Enel abbia compiuto un atto di grande scorrettezza, contravvenendo a quanto aveva concordato con la nostra agenzia regionale per l'impiego, tant'è che questa cosa è stata denunciata all'agenzia stessa, non dando nemmeno la possibilità di verificare, a fronte dei decreti applicativi, quello che questa nuova legge contemplava, e sicuramente questa nuova legge contempla il fatto che quei limiti di inquinamento elettromagnetico debbono essere molto minori di quelli che non preveda la legge attuale.
Tolte le scorrettezze, ho rivolto questa interpellanza per capire quali sono le competenze della Regione, o meglio per avere una risposta su questo, perché per quanto mi riguarda sono andato anche a verificare alcune delle leggi regionali in materia e alcuni degli impegni che il Consiglio e la Giunta regionale nel 1991 avevano preso. Da questo vado all'art. 5 del decreto n. 8949, che recita: "Si obbliga ad eseguire, durante l'esercizio delle linee, tutte quelle modifiche che fossero necessarie per la tutela dei pubblici e privati interessi, ad eccezione di quelle che comportino la rimozione o la diversa collocazione delle condutture degli appoggi, in quanto incompatibili con il carattere inamovibile delle linee stesse. Quindi, questo decreto risponde alle leggi che esistono in materia, una per tutte — anche questa la cito nella mia interpellanza — la legge 19 del 1988, la quale, all'art. 14 — ma se non è così qualcuno me lo spiegherà, io non sono un tecnico, sono andato soltanto a verificare e a leggere le cose che sono all'interno della nostra normativa — recita: "Le linee elettriche a tensione uguale o superiore a 120.000 volts autorizzate ai sensi della presente legge sono inamovibili, fatto salvo il dispositivo del comma 1 dell'art. 19". L'art. 19 recita: "Il presidente della Giunta regionale può ordinare lo spostamento e la modifica di opere elettriche autorizzate ai sensi della presente legge quando ciò si renda necessario per l'esecuzione di opere, lavori pubblici o di pubblica utilità che abbiano ottenuto la dichiarazione d'urgenza e di indifferibilità".
Queste sono le norme attualmente in vigore. Ho anche visto che c'è un energico carteggio tra il nostro ufficio urbanistico e i vari enti: Comune di Ancona, Provincia di Ancona, settore lavori pubblici della Regione Marche. La Provincia in modo particolare risponde dicendo che non è competente in questa materia, lo stesso Comune si tira fuori da responsabilità, il settore lavori pubblici della Regione Marche, interpellato più volte non risponde. Io ho chiesto e ho ottenuto — ringrazio di questo il presidente della quarta Commissione Martoni — un'audizione con l'Arpam e con un rappresentante del settore lavori pubblici e in quella stessa audizione il rappresentante del settore lavori pubblici dott. Uncini ha ribadito la non necessità di autorizzare questo spostamento.
Vedo ora che il settore urbanistica della Regione, relativamente a questa questione ripropone al sindaco di Ancona, all'Amministrazione provinciale ma anche al dirigente del settore lavori la stessa questione, con una nota molto breve. Prima fa riferimento alle precedenti note n. 88 del 19 marzo, 1107 del 18 aprile, 1383 del 26 aprile quanto segue: "Poiché le opere in questione risultano ormai ultimate si chiede di conoscere quali provvedimenti siano stati intrapresi ai sensi del combinato disposto degli articoli 5 e 6 della legge regionale 34 del 1992 e degli articoli 153 e seguenti del D. Lgs. 490 del 1999".
Sulla base di questi stessi articoli, proprio ieri il settore lavori pubblici ha ordinato l'immediata sospensione dei lavori per quel che riguarda lo spostamento delle linee in località Sant'Antonio, quindi Campolungo, sulla base delle stesse, identiche motivazioni. Aspetto quindi su questo risposta.
Le motivazioni che si adducono sono le seguenti: "Si fa riferimento all'art. 3, comma 1 della legge regionale 19/1988", quindi la mancata autorizzazione a questo spostamento.
A me pare che la situazione sia identica, quindi la cosa che chiedo con questa interpellanza è di agire nello stesso identico modo. Siamo in situazioni diverse, perché per quello che riguarda Villa Sant'Antonio ci trovavamo di fronte a un lavoro che mi sembra non fosse ancora terminato o fosse terminato nelle ultime ore. Ora siamo di fronte alla stessa situazione, quindi chiedo se sia possibile agire nello stesso modo. Non dico l'interruzione dei lavori, perché ho visto che l'Enel ha fatto molto in fretta, con tappe forzate, con doppi, tripli turni pur di concludere l'opera, quindi pur di non rientrare all'interno dei decreti applicativi. Chiedo però la rimessa in pristino della situazione precedente a quella a cui ci troviamo di fronte, perché ripeto, non sono un tecnico, ma essendomi recato sul luogo personalmente posso dire che quel traliccio è a non più di 30 metri dalle abitazioni e molto probabilmente i cittadini di quella realtà tra poco potranno appendere i loro abiti da asciugare alle linee dell'alta tensione. Non sto estremizzando e non è nemmeno retorica, è la pura realtà dei fatti. Personalmente avrei paura. Non parlo poi della scuola dove c'è un problema a monte, nel senso che quella scuola è stata edificata negli anni '60 ma quando già il traliccio dell'Enel era presente, quindi è un errore di quegli anni là, ma non possiamo aggiungere errore ad errore, quindi chiedo la possibilità di intervenire nelle stesse forme in cui si è intervenuto a Villa Sant'Antonio di Ascoli Piceno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la Giunta, l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Le risponderò per quanto riguarda questo caso ed in base alle documentazioni che mi sono state fornite. Ma vorrei fare una brevissima premessa di considerazione personale su quello che sta avvenendo.
Certamente stiamo vivendo una fase delicatissima da questo punto di vista, in cui non ci sono certezze, anche scientifiche. Cosa ancora più grave, l'atteggiamento, anche la volontà del Governo nazionale su questo argomento ha mostrato tutte le difficoltà del caso e questo l'abbiamo toccato con mano.
Voi capite che tradurre questo problema a livello locale si moltiplica con altrettante difficoltà da parte anche nostra sulle decisioni da intraprendere. Questo in senso generale, non mi riferisco al caso singolo o al caso specifico. Certo è che noi abbiamo però alcune norme, queste norme vanno rispettate finché sono in vigore e abbiamo chiesto anche, in più occasioni — lei citava da ultimo, nel suo intervento, la situazione di Ascoli Piceno — un atteggiamento prudente a tutte le amministrazioni e a tutti gli enti coinvolti anche per quanto riguarda la normativa in divenire.
Per quanto riguarda invece Vallemiano — credo che sul caso di Ascoli Piceno ci sia un'altra interpellanza che sarà oggetto di confronto molto più articolato e complesso — le dico che i servizi riferiscono che a quest'opera non è stata rilasciata alcuna autorizzazione in materia paesaggistico-ambientale e il servizio, venuto a conoscenza di questo fatto dai mezzi di comunicazione ha provveduto a sollecitare i vari servizi competenti quali il servizio lavori pubblici. Leggo la risposta che mi è stata fornita dal servizio lavori pubblici a questo riguardo: "Si precisa che a questo servizio non è pervenuta alcuna richiesta ed agli atti non risulta alcuna autorizzazione rilasciata per i lavori in oggetto. Si sottolinea, peraltro, che l'elettrodotto di che trattasi ha ottenuto l'autorizzazione definitiva alla costruzione e all'esercizio con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 8949 del 23.12.1991.
Con parere n. 369 del 17 maggio 2001, in riscontro alla richiesta di questo servizio, l'ufficio legislativo e affari istituzionali ha fornito il seguente parere in merito allo spostamento di linee: «...occorre che il competente organo tecnico della Regione accerti preliminarmente se l'intervento che viene effettuato, anche su richiesta del proprietario del fondo ai sensi dell'art. 122 del R.D. 1933, comporti o meno variazione delle caratteristiche elettriche della linea o variazione del suo tracciato. Se ciò avviene deve essere richiesta la previa autorizzazione di cui all'art. 3 e seguenti della l.r. n. 19/88, mentre in caso contrario questa non è necessaria». Questo servizio, pertanto, ha proceduto a richiedere in data 22.5.2001, n. 4826 al servizio decentrato opere pubbliche e difesa del suolo di Ancona, competente per territorio, di accertare se l'intervento peraltro effettuato, rientri o meno nelle specifiche su esposte. Ad ogni buon conto lo scrivente, qualora si accettassero violazioni di legge, procederà nei confronti dei responsabili ai sensi dell'art. 21 della L.R. 19/1988".
Queste sono le risposte fornite. Provo ad aggiungere qualche cosa. Sicuramente sono stati fatti dei lavori senza alcuna forma di autorizzazione. Venuti a conoscenza di questo sono stati attivati gli uffici decentrati che debbono verificare o meno se l'intervento rientra in quelle pieghe della legge che qualche volta lasciano delle discrezionalità forse anche eccessive, da dover autorizzare.
Noi abbiamo la potestà, eventualmente fosse evidenziata la caratteristica che è necessario fare una autorizzazione da parte del servizio, di chiedere la messa in pristino da parte di coloro che hanno fatto l'intervento senza autorizzazione. Questi sono gli strumenti legislativi che in questo momento abbiamo in mano. Certo è che prudenza e intelligenza avrebbero voluto che coloro che facessero questo tipo di intervento, come sollecitato in Ascoli — in Ancona la cosa è avvenuta in maniera molto più rapida — avessero avuto la necessaria prudenza nell'intervenire e nell'attendere, ormai imminenti, disposizioni di legge che hanno un valore rispetto alla salute umana, che non può essere discrezionalità regionale ma deve essere assolutamente un principio fondamentale della qualità della vita della nostra nazione.
Quindi c'è stato un atteggiamento quanto meno non corretto da parte dell'Enel, perché avrebbe avuto almeno dovuto sentire prima l'ufficio decentrato di Ancona in questo caso e chiedere se era o meno necessaria l'autorizzazione, cosa che è avvenuta in Ascoli e, nonostante ad Ascoli avessero detto che ci voleva l'autorizzazione, hanno proseguito lo stesso.
Queste sono le situazioni che stiamo affrontando con enormi difficoltà e con grandi incertezze, sia da un punto di vista sanitario che legislativo.
Noi faremo di tutto per accertare se quello spostamento doveva o meno avere l'autorizzazione. Chiarito questo punto, se l'autorizzazione era necessaria chiederemo, con ordinanza, la rimessa in pristino, perché in ogni caso il progetto andava sottoposto, ovviamente, a una autorizzazione, a una concessione.
Questo è l'impegno formale che ci prendiamo come Giunta e personalmente come assessore: far rispettare le norme, in base anche alla documentazione. Lei sa quanto è delicato questo settore dove interessi e pericoli ce ne sono, riguardo a un servizio pubblico o all'interruzione del servizio pubblico, ma credo che richiamare gli enti, anche il nostro ente nazionale, che di fatto controlla il monopolio di questa gestione del servizio pubblico, a rispettare le normative regionali e nazionali sia il minimo che possiamo fare da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani per dichiararsi soddisfatto o meno.

MARCO AMAGLIANI. Prendo atto con soddisfazione, in modo particolare dell’ultima parte della risposta dell’assessore. Ho capito bene quali fossero i problemi che questa situazione comportava e qual è l’incertezza in materia. La cosa che è stata confermata anche dalla risposta dell’assessore, è che c’è una gravissima scorrettezza dell’Enel che è ancora — e io spero che lo rimanga, pur con tutte le difficoltà — un ente pubblico. Quale ente pubblico si comporta in questo modo a fronte non solo di una difficoltà interpretativa ma anche di una vacanza di legge? Nel senso che stiamo aspettando i decreti applicativi e questo ente pubblico si comporta in questo modo, nel completo disprezzo degli altri enti pubblici — Comune, Provincia, Regione – in modo particolare nel completo disprezzo della cittadinanza che vive in quella zona. Vi inviterei a verifica qual è la situazione attuale.
Credo che l’unica cosa a cui ci si possa appellare da parte loro è questo R.D. 1775 del 1933. Sembra questa l’unica cosa a cui ci si possa appellare, anche se io non sono un tecnico, un avvocato, non studio legge, ma mi sembra che tutte le altre norme presenti in materia, dal decreto del Presidente della Giunta regionale, alle leggi regionali ma anche nazionali, tutte dicono per intero che in questo caso necessitava un’autorizzazione specifica, tant’è che sulla base di questa impostazione abbiamo fatto il decreto per quello che riguarda la situazione di Ascoli Piceno.
Prendo atto con soddisfazione del fatto che l’assessore, a nome anche della Giunta regionale, si sia impegnato in questo senso, cioè che se la verifica, rispetto alla necessità autorizzatoria, fosse positiva per quello che ci riguarda, si terrebbe lo stesso identico atteggiamento dell’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi. Questa è la parte della risposta che a me più interessava, questa è la cosa che mi attendo ove le rispose fossero quelle che io auspico, da parte di questa Giunta regionale. Chiudo, dicendo soltanto che mi sembrava e mi sembra opportuno che su questa questione siano sentiti direttamente, da parte dell’ente Regione i cittadini di Brecce Bianche, il comitato di cittadini che con energia, con slancio e secondo me giustamente stanno intraprendendo questa battaglia. Ho chiesto anche su questo un’audizione in quarta Commissione, ancora una volta il presidente della Commissione l’ha concessa. Questa audizione si terrà martedì prossimo, quindi avremo la possibilità di sentire ulteriormente le varie parti in causa, saranno invitati il servizio lavori pubblici, il comitato di cittadini, anche l’Arpam. Sarà quello un ulteriore momento per fare il punto della situazione. Auspico che anche per quella data, anche se molto ravvicinata, ci possa essere qualche elemento in più da parte del servizio legislativo della Regione Marche, che ci dica come possiamo procedere, anzi auspico che per quella data possa esserci davvero un provvedimento analogo a quello assunto per Ascoli Piceno.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Disciplina transitoria in attuazione dell’articolo 3 della legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1» Amati, Giuseppe Ricci, Tontini, Procaccini, Silenzi, Moruzzi, Massi, Romagnoli, Andrea Ricci, Castelli, Luchetti e Viventi (51)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 51 ad iniziativa dei consiglieri Amati e altri.
Le norme statutarie sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio con due deliberazioni successive, adottate ad intervallo non minore di due mesi. In questa seduta adotteremo la prima deliberazione legislativa, poi la stessa proposta di legge sarà nuovamente iscritta all’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio successivo all’intervallo temporale dei due mesi previsti dalla Costituzione. Ricordo altresì che per tale legge non è richiesto il visto da parte del commissario di Governo. Il Governo della Repubblica può promuovere la questione di legittimità costituzionale sugli Statuti regionali dinanzi alla Corte costituzionale entro 30 giorni dalla loro pubblicazione. Lo Statuto è sottoposto a referendum popolare qualora, entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della regione o un quinto dei componenti del Consiglio regionale. Lo Statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi.
Ha la parola il relatore, consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Signori consiglieri, la proposta di legge che discutiamo questa mattina, come cita il titolo dell'atto, tratta di una norma statutaria transitoria. Quindi nulla affronta delle questioni più vaste e complesse, che riguardano il nuovo Statuto della Regione Marche, al quale stiamo lavorando.
Nei dibattiti di questi mesi si è posto l'accento alla mancanza di una riforma istituzionale complessiva che desse un quadro definito entro cui operare. Si è poi sempre segnalato il disagio avvertito dalle Assemblee elettive, dovuto al fatto che le poche trasformazioni legislative compiute in questi ultimi anni hanno comunque rafforzato solo il potere esecutivo.
Spetterà al nuovo Statuto, tra le altre questioni, la riconferma o meno dell'elezione diretta del Presidente della Giunta e la ricerca di un nuovo equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo.
L'atto odierno affronta solo una incongruenza marginale derivante dall'applicazione della legge costituzionale del 22 novembre 1999 n. 1 relativa alle "Disposizioni concernenti l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l'autonomia statutaria delle Regioni", e precisamente quella relativa ala necessaria corrispondenza tra la cessazione del presidente della Giunta dal suo ufficio e lo scioglimento contestuale del Consiglio regionale, con conseguente indizione di nuove elezioni.
La norma che proponiamo vuole porre rimedio a tale incongruenza, consentendo di ribadire il valore di due poteri ugualmente rappresentativi: quello espresso dal Presidente della Giunta eletto dal popolo e quello espresso dai consiglieri regionali ugualmente eletti dal popolo.
Nessun problema sorge nel caso di dimissioni volontarie del Presidente della Giunta regionale o qualora esso sia colpito da una mozione motivata di sfiducia approvata a maggioranza assoluta. Appare invece strano che il Consiglio regionale venga travolto nel caso di impedimento permanente o morte del Presidente della Giunta.
Infatti i primi due casi rientrano a pieno titolo nella dinamica dei rapporti voluti dalla legge costituzionale n. 1/1999 che ha instaurato una sorta di sistema presidenziale temperato dal reciproco ostaggio in cui versano Consiglio e Presidente della Giunta regionale. La logica non è certamente la stessa nelle due ipotesi di morte o impedimento permanente del Presidente della Giunta.
L'unico elemento comune è quello, di tipo funzionale che, essendo i due vertici regionali a base democratica, la caduta dell'uno potrebbe essere vista come destinata a privare l'altro del suo corrispondente sostegno.
Ma si tratta di un elemento che superficialmente si connota come una sorta di immagine architettonica trasposta a livello istituzionale.
Quello che manca è la ragione genetica della contemporanea caduta dei due vertici, in quanto, nel caso in questione non ci si muove nell'equilibrio dialettico del rapporto politico tra Consiglio e Presidente della Giunta regionale, ma un fatto accidentale ed esterno determina il venir meno del Consiglio senza che minimamente entri in gioco il suo rapporto con il Presidente della Giunta.
Siamo dunque di fronte ad un autentico caso di spreco istituzionale, con chiara violazione del principio della conservazione dei valori giuridici, nel caso di specie rappresentato da una votazione regolarmente avvenuta e dall'assenza di qualsiasi forma di crisi tra assemblea ed esecutivo.
Per ovviare a questa autentica incoerenza si ritiene opportuno, fino a quando non sarà deliberato il nuovo statuto da parte del Consiglio regionale in base all'articolo 123 della Costituzione, disporre che lo scioglimento del Consiglio regionale e le conseguenti nuove elezioni abbiano luogo soltanto nell'ipotesi di mozione motivata di sfiducia e nel caso di dimissioni volontarie.
La presente proposta di legge statutaria è formata da un articolo unico. Abbiamo già presentato un emendamento votato all’unanimità in Commissione. Il comma 1 stabilisce che nel caso di morte o impedimento del Presidente della Giunta regionale, prima dell'approvazione del nuovo Statuto regionale, il Vicepresidente nominato ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera a) della legge costituzionale n. 1/1999, subentri al Presidente nell'esercizio delle relative funzioni. Il comma 2 prevede — è l’emendamento votato questa mattina all’unanimità dalla Commissione — che qualora il Vicepresidente sia stato nominato tra i componenti della Giunta estranei al Consiglio regionale le funzioni di Presidente siano esercitate dall'assessore in carica più anziano di età eletto consigliere regionale. Il comma 3, infine — anche questo l’abbiamo aggiunto per acconsentire a un’ipotesi generale di maggiore condivisione, ma riteniamo che arriveremo alla fine di questo percorso — stabilisce che le disposizioni in questione si applicano non oltre la scadenza della presente legislatura nel caso in cui lo statuto regionale non sia approvato entro detta scadenza.
La norma, votata con le modalità di cui all'articolo 123 della Costituzione, ha lo scopo di evitare che nel corso della preparazione del testo statutario il Consiglio, per i motivi già evidenziati, debba essere rieletto a causa di un evento del tutto estraneo ai rapporti fra esso ed il Presidente della Giunta.
Va infine sottolineato che la disposizione di cui alla presente proposta di legge statutaria si innesta sul tronco delle norme transitorie di cui all'articolo 5 della legge costituzionale n. 1/1999 che ben consentono l'esercizio, anche per atti successivi, della competenza statutaria.
Fuori da ogni norma regolamentare, per scansare da equivoci di ogni genere vorrei fare omaggio al Presidente D’Ambrosio di un amuleto.

(Il consigliere Amati consegna
al Presidente della Giunta un amuleto:
applausi dei consiglieri)

(Anche il consigliere Brini consegna
al Presidente della Giunta un amuleto

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il consigliere Castelli. Ne ha facoltà.

GUIDO CASTELLI. Alcune brevi considerazioni, riportandomi a quanto ha già efficacemente illustrato la presidente della Commissione Amati.
Abbiamo fatto nostre delle valutazioni similari che sono state espresse da altre Commissioni regionali, che pure hanno dimostrato, in un incontro di qualche mese fa avuto a Roma, questa forte esigenza. E’ evidente che anche all’interno della nostra Commissione, pur convalidando il principio, abbiamo valutato la sua congruenza alla luce di quello che stabilisce la legge del 1999, perché in realtà devo dire che qualche dubbio rimane per quanto riguarda la modificabilità di quell’impianto normativo abbastanza inequivoco rispetto a questa che è una esigenza politico-istituzionale che comunque abbiamo voluto consegnare all’attenzione del Consiglio e offrire all’approvazione dello stesso. Quindi noi auspichiamo che questa modifica statutaria superi il vaglio governativo, ma sarà comunque nostra cura cercare che da un punto di vista nazionale, statale, si possa, se del caso, proporre al Governo e al Parlamento, nella prossima legislatura, di procedere nello stesso analogo senso per la via fisiologica, ovvero la modifica della legge del 1999. Quindi riteniamo che l’offerta del cornetto bipartizan sia stata sicuramente opportuna e giusta, perché in altre nazioni si dice “Dio salvi il re”, noi tutti invochiamo il “Dio salvi il presidente”. Al di là di ogni valutazione politica, al di là di ogni scherzo siamo convinti che si debba abbinare a questa giusta, corretta proposizione che noi offriamo alla sede amministrativa, un’azione anche nei confronti del Parlamento perché un’analoga modifica possa anche essere indirizzata alla legge. Credo che sia necessario e credo che sia giusto e corretto, come in altre democrazie compiute, antiche, ove le perniciose ipotesi di morte e impedimento non determinano il travolgimento dell’esecutivo stesso e degli organi regolarmente eletti, come negli Stati Uniti d’America. L’auspicio è che si possa, in questa sede, superare il vaglio, ma si possa arrivare prontamente a una modifica della stessa legge del 1999.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Innanzitutto è stata fatta ammenda a una stortura della legge e mi pare che questa risoluzione sia stata presa da tutti i Consigli regionali d’Italia.
Vi sono altre storture da rivedere a livello governativo come quella dei Sindaci che riguarda lo stesso problema.
Per quanto riguarda la nostra dichiarazione di voto è favorevole. Volevo solo sapere se il ciondoletto che è stato consegnato al Presidente è per tutta la legislatura o è dovuto solo al fatto che questa legge di presta alla doppia lettura, entro 60 giorni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

VITO D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Intervengo non per fare una lunga riflessione che pure avrebbe probabilmente spazio, ma per dire due cose.
La prima, che colgo la legge con tutta l’ammennicoleria bipartizan come segno di forte auspicio. In genere si dice che quando viene pubblicato il necrologio di chi non è morto significa che vive lunghissimamente, quindi questo è un dato sicuro. L’altro elemento è che continuerò a guardare il mio Vicepresidente — vorrei rassicurarlo — con la stessa aria di sempre, quindi non lo guarderò con maggiore sospetto.
L’ultimo elemento è di merito. Io ho dubbi sulla percorribilità di questa strada, dubbi molto forti sulla sua percorribilità tecnica. Questa norma, attraverso una forzatura mi lascia molto in dubbio, quindi preannuncio la mia astensione.

PRESIDENTE. Articolo unico. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’articolo emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge come emendata.

(Il Consiglio approva)

VITO D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, vorrei non si pensasse che la mia astensione vada oltre questa occasione, poiché la legge non viene pubblicata poiché ha bisogno di un secondo voto.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica alla deliberazione legislativa approvata nella seduta n. 40 del 3 aprile 2001: Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2001)» Franceschetti (52)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 52, ad iniziativa del consigliere Franceschetti, che ha la parola per svolgere la relazione.

FAUSTO FRANCESCHETTI. La proposta di legge si compone di un unico articolo che va ad integrare il comma 7 dell’art. 71 della legge finanziaria e riguarda le disposizioni per la ricostruzione post -terremoto. Nella sostanza, con questa integrazione ampliamo la possibilità anche al singolo cittadino o alla singola famiglia che deve ricostruire o ristrutturare il proprio edificio dopo l’evento sismico, chiedendo esso stesso alla Giunta di poter iscrivere nell’apposito elenco delle imprese qualificate, l’impresa che dovrebbe fare i lavori di ristrutturazione di quell’edificio. E’ un’integrazione dovuta al fatto che nel momento in cui è stato presentato l’articolo in sede di Commissione era sfuggita questa frase, oltre che al fatto di dover adeguare la nostra normativa a quella prevista anche dalla Regione Umbria, quindi si tratta di una integrazione dovuta e che amplia queste possibilità per i cittadini.
Oltre a questo sono stati presentati due emendamenti da parte del Vicepresidente Spacca.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. E’ noto come anche nel mio intervento in occasione del bilancio ho avuto modo di opinare circa la correttezza dell’istituto stesso della legge finanziaria in quanto tale, ma non ci voglio ritornare.

PIETRO D’ANGELO. La prima approvata è stata della Regione Veneto.

GUIDO CASTELLI. Ma infatti io mi chiamo fuori dal risico istituzionale, quindi spero di poter dire cose anche se non dovessero essere condivise oltre il Rubicone.
Vorrei sapere i motivi per i quali questo intervento normativo viene riferito alla legge finanziaria, che già di per sé rappresenta un collage di norme, quando invece ritengo che in linea di principio debba essere utile riferirsi ed emendare la legge che direttamente viene a disciplinare alcune materie. Spero che non sia un costume inveterato, perché ritengo che non solo le garanzie formali che esistono in ordine al procedimento di formazione delle leggi, ma anche la possibilità di intervento in materia del Consiglio sia preservata al momento in cui i provvedimenti, sia nel caso in cui debbano essere riformati interamente, sia nel caso in cui necessitino di un piccolo ritocco, debbano essere valutati in quanto tali. E’ quindi un auspicio che questo tipo di interventi modificativi non prendano a spunto questo collage normativo che mette obiettivamente i consiglieri nella difficoltà di poter affrontare un tema. Non è il caso di questa modifica che credo sia anche condivisibile nel merito, è una indicazione di metodo che vale la pena di osservare, stante appunto il giusto ruolo che il consigliere regionale deve poter svolgere, ma in riferimento alla legge in quanto tale non tanto ad un momento normativo, vorrei dire occasionale, come quello della legge finanziaria. Quindi vorrei chiedere al relatore Franceschetti cosa ha consigliato un intervento che invece che dirigersi sulla normativa specifica riguardi la legge finanziaria in quanto tale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Nel merito, oltre le osservazioni fatte dal collega Castelli per quanto concerne le procedure — ma penso di anticipare anche il pensiero del relatore — nella finanziaria c’era un articolo ad hoc che modificava il punto preciso. E’ chiaro che si è fatto riferimento a quell’articolo direttamente, perché era lì che insisteva la questione specifica.
Vi è effettivamente questa difficoltà della qualificazione dell’impresa, che in generale ha comportato sicuramente un innalzamento del livello della qualità che si richiede per quanto concerne gli interventi di ricostruzione. Altrettanto sicuramente ha comportato una difficoltà procedurale, perché nel registro, o albo nel quale venivano inserite le imprese, nel quale veniva quindi certificata questa qualità, vi era un passaggio procedurale non chiaro. Questa chiarificazione ci trova allora assolutamente concordi, cioè siamo in grado di dire che attraverso i beneficiari si può dare, per i fini della ricostruzione, questo diretto canale di inserimento dell’impresa tra coloro che hanno le qualità, le caratteristiche necessarie e sufficienti per intervenire ed avere la possibilità di effettuare i lavori di ricostruzione.
Pertanto nel merito ci troviamo assolutamente d’accordo, perché così facendo si può superare un impasse di difficile soluzione se non ci fosse questo chiarimento normativo, un impasse che effettivamente c’è stato ed è stato segnalato da tanti, soprattutto dai COM che sono i nostri referenti diretti, ma anche dai tanti che a livello di Comuni, di piani- programmi di ricostruzione, a livello di rapporti tra il privato e quello che è il nostro soggetto istituzionale che compie e vaglia le scelte dei programmi di recupero e delle opere di ricostruzione.
Su questo esprimiamo, come gruppo di Alleanza nazionale voto favorevole, sottolineando ancora una volta che sul terremoto c’è stata, c’è e ci sarà grande attenzione, grande disponibilità per quanto riguarda il disegno normativo e i passaggi istituzionali nell’aula e in Commissione, ma anche grande attenzione su quella che è l’opera importante di controllo che dovremmo continuare a compiere e che abbiamo sempre fatto, sui tempi, sulla qualità, sulle modalità della ricostruzione. Lì ci siamo in più di una occasione espressi, perché abbiamo detto che, pur essendo passato un lasso di tempo congruo, già abbastanza ampio, abbiamo visto che il disegno, l’architettura nazionale e poi territoriale locale della legge 61 e delle ordinanze che attuavano le direttive di legge, presenta difficoltà. Le stiamo superando anche attraverso queste modificazioni in corso d’opera dei nostri provvedimenti, però siamo sicuramente in una fase ancora molto delicata, perché sappiamo che il lavoro da compiere è ancora tanto. Abbiamo puntato molto sulle opere pubbliche, sugli edifici di natura pubblicistica che hanno funzione sociale, meno sulla questione delle abitazioni private, o comunque della sistemazione delle famiglie. Questa scelta non deve però ulteriormente penalizzare quello che deve essere il nostro obiettivo principale, cioè far ricostruire una vita e un tessuto sociale, familiare, economico e di relazione perché quelle zone, le più colpite dal terremoto, hanno bisogno di questo. Senz’altro i monumenti, le chiese, le palestre e quant’altro di attività pubblica, comunque di valenza più ampia, però è ora di dare una grossa accelerazione al lavoro di ricostruzione delle abitazioni e delle strutture private per fare in modo che le famiglie rientrino nelle loro case e ritrovino la normalità di una vita che deve essere il punto di riferimento principale da qui in avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti per la replica.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Non voglio rientrare in una discussione che per la verità non è neanche nuova, perché quella dello strumento della finanziaria è una discussione che avevamo affrontato anche nella precedente legislatura e tutti gli atti, dal momento che abbiamo istituito la finanziaria ad oggi, hanno dato ragione alla Regione in quanto sono sempre stati approvati dal Governo compreso l’ultimo bilancio e l’ultima finanziaria che abbiamo approvato qualche settimana fa in questo Consiglio.
Credo che la finanziaria sia uno strumento utile, perché ci permette di modificare e di correggere alcune leggi di cui la nostra Regione si è in passato dotata.
Nello specifico, è chiaro che la proposta di legge che approviamo oggi non poteva altro che essere inserita nella finanziaria, perché va a coprire una mancanza che l’art. 71, che riguarda la ricostruzione post-terremoto aveva evidenziato e che qui è stata anche sottolineata nel corso del dibattito.
Aggiungo solo una cosa. Credo che la qualificazione delle imprese per la ricostruzione sia un fatto positivo, perché è un elemento di garanzia per i cittadini, per le amministrazioni pubbliche e su questo di fatto abbiamo seguito un orientamento che è stato dettato a livello ministeriale e che ha consentito sia alla Regione Marche sia alla Regione Umbria, di percorrere questa strada della qualificazione delle imprese, con l’aggiunta che oggi estendiamo anche al privato cittadino la possibilità di chiedere la qualificazione di una determinata ditta. Se la ditta a cui il cittadino intende affidare i lavori non è già qualificata, appartenente all’albo regionale, può farlo direttamente il cittadino stesso, chiedendo alla Regione Marche di poter qualificare quella ditta. E’ un ulteriore aiuto che noi diamo ai cittadini di quelle aree per poter anche accelerare le procedure e dare a loro maggiori garanzie.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

C’è ora l’emendamento presentato dal Vicepresidente Spacca che introduce l’articolo 2. Ha la parola il Vicepresidente Spacca.

GIANMARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta. L’inserimento di questo articolo è volto a integrare la legge finanziaria 11 del 2001 con un nuovo articolo, in quanto nel bilancio di previsione è stato inserito uno stanziamento come fondo unico regionale per le attività produttive previsto all’art. 20 della legge regionale 10 del 1999, sul quale confluiscono le risorse che sono state trasferite dallo Stato alla Regione ai sensi del Dpcm 26 maggio 2000 e del Dpcm 2 marzo 2001 che definisce i criteri di riparto tra le varie Regioni per il corrente anno. Con questo emendamento si intende formalizzare l’istituzione del capitolo stesso, cosa che in precedenza non era avvenuta per un difetto di comunicazione tra i servizi, ma soprattutto, in analogia a quanto realizzato da tutte le altre Regioni d’Italia, la Giunta regionale viene autorizzata a definire i criteri e le modalità di riparto di concessione delle risorse di cui allo stesso fondo, sentita preventivamente la Commissione consiliare competente. In questo senso si viene a evitare quanto accaduto lo scorso anno, quando per motivi temporali non fu possibile formalizzare l’intervento della Commissione e la stessa venne coinvolta soltanto per ratificare i criteri definiti per l’assegnazione dei fondi secondo le priorità tipologiche settoriali e territoriali dettate dal Governo centrale.
In questo senso veniamo ad assumere la procedura che già tutte le altre Regioni d’Italia hanno adottato. E’ un criterio che corrisponde ad una esigenza di snellezza e di efficacia dell’azione amministrativa e la prova di questo è data dall’emendamento successivo, perché in questo momento, in base alla legge 10 del 1999 noi siamo costretti a portare in Consiglio regionale qualsiasi atto che riorganizzi le risorse sulla base delle esigenze che si manifestino nella dinamica economica regionale.
L’emendamento successivo, che completa la riflessione, riguarda l’abbattimento dei tassi d’interesse sui finanziamenti classici dell’Artigiancassa, cioè le leggi 949 e 240 del 1981, in base a cui la Regione aveva stanziato nell’anno 2000 e sta trasferendo all’Artigiancassa 8 miliardi. Di questi 8 miliardi l’Artigiancassa ha impegnato, nell’anno 2000, 6.764 milioni, quindi si sono create economie per 1.235 milioni. Con l’emendamento si propone di utilizzare tali economie per soddisfare domande pervenute alla stessa Artigiancassa nel 1999 ma non finanziate per mancanza di risorse riguardanti altri tipi di finanziamento, quelli concernenti la trasformazione dei debiti da breve a medio termine e quelli volti a ridurre l’impatto ambientale. Si tratta di finanziamenti Artigiancassa già attivati a tassi ordinari, ai quali l’abbattimento del tasso avverrebbe a partire dall’anno 2001. Utilizzando in questo modo le economie di gestione, si potrà soddisfare una richiesta che è stata ripetutamente avanzata dall’associazione di categoria. Dobbiamo fare questo emendamento con atto del Coniglio regionale, proprio perché in base alla legge 10 del 1999 si prevede questo tipo di procedure. Approvando l’emendamento in precedenza illustrato, questa competenza viene invece affidata alla Giunta regionale, sentito il parere della Commissione consiliare competente che articola e modula l’intervento secondo esigenze proprie dell’economia della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Le spiegazioni che ci ha fornito il Vicepresidente sotto un profilo sostanziale convincono, però devo rivolgermi alla segreteria del Consiglio. Non so se siamo in grado di votare un emendamento che sostanzialmente riguarda una legge di settore. Non è stato vagliato dalla Commissione competente, malgrado modifichi sostanzialmente non solo il quadro economico ma anche il sistema della legge, perché istituisce uno strumento nuovo, quello del fondo unico.
Ritengo che sotto un profilo formale debba passare in Commissione questa proposta, perché è una proposta modificativa di una legge, pertanto un provvedimento legislativo vero e proprio che deve avere il parere della Commissione consiliare competente. Agganciarlo alla finanziaria inserendo un articolo sotto un profilo tecnico potrebbe anche andare, ma sotto un profilo sostanziale non penso che possa evadere questa necessità, cioè il parere della Commissione. Se lo vogliamo acquisire seduta stante, magari con una sospensione, in modo che si riunisce la Commissione, esprime il suo parere, poi torniamo in aula e valutiamo, la disponibilità nostra la possiamo anche offrire all’assessore come tante volte abbiamo fatto proprio sulla legge 33, sull’artigianato, sulle problematiche delle attività produttive in genere. Però, sotto un profilo formale ritengo che debba essere comunque fatto un passaggio.
Per evitare la formalizzazione di una proposta di legge vera e propria di modificazione, pertanto un iter che debba vedere l’assegnazione della proposta alla Commissione, che la Commissione la licenzi e torni in aula chissà fra quanto tempo, diamo disponibilità ala riunione di una sessione straordinaria della Commissione terza, però guardare quale parte dell’articolato della legge regionale 10 va ad essere modificato, per vedere le ricadute sulla 33/97 dello storno dei fondi che sono posti a disposizione dell’art. 4 della stessa 333, cioè i 1.300 milioni circa, credo che un minimo di vaglio da parte dei commissari debba necessariamente esserci.
Sostanzialmente è una modificazione che ci trova d’accordo, però vorremmo capire bene sotto un profilo sostanziale e comunque essere tranquilli sotto un profilo di procedura formale. Ma vorrei sentire anche la segreteria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Sul piano dei contenuti della proposta di emendamento presentata dall’assessore Spacca non ho particolari obiezioni, però credo che il problema del metodo sia invalicabile, perché la legge finanziaria è già discutibile che in sede di approvazione di bilancio possa intervenire a modificare leggi di settore. Ormai questa è una pratica invalsa nella nostra Regione, in altre Regioni e prima di tutto a livello nazionale. Ritengo che anche in questo campo ci sarebbe bisogno di una legge quadro sulla programmazione regionale, sulla legge di bilancio che fissi le caratteristiche che la legge finanziaria dovrebbe avere. Ma il problema diventa assolutamente invalicabile in via di principio, per ragioni di correttezza della procedura legislativa, quando si propongono modifiche a una legge finanziaria approvata prima della presentazione del successivo bilancio. Se si tratta di modifiche puramente tecnico-procedurali, come il caso di questa legge sostanzialmente, è di non grave danno, ma quando si va ad intervenire attraverso una modifica della legge finanziaria su leggi di settore, mi pare che non sia assolutamente ammissibile. Non per i contenuti della proposta, ma perché costituirebbe un precedente estremamente pericoloso. A questo punto potremmo arrivare ad avere, come unico strumento di lavoro legislativo di Consiglio, la legge finanziaria e le successive modifiche che di volta in volta vengono apportate alla legge finanziaria, svuotando completamente la funzione delle Commissioni consiliari e le ordinarie procedure legislative che garantiscono anche il necessario lavoro istruttorio per procedere ad un atto che ha forza di legge.
Conseguentemente invito l’assessore Spacca a ritirare l’emendamento. Vi può essere un impegno collettivo, se anche la minoranza è d’accordo sul contenuto del testo, di procedere rapidamente, secondo le vie ordinarie, per l’approvazione di una legge specifica di settore. Mi pare che in questo modo ci manterremmo sul piano di una corretta procedura legislativa che altrimenti vedo pericolosamente in discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi sia del collega Pistarelli che del collega Ricci e li trovo entrambi centrati perché racchiudono delle filosofie, ma soprattutto sono centrati sul piano prettamente tecnico. Sul modo di presentare un emendamento che riguarda un testo proposto sul quale c’è stata una discussione che riguarda il problema del terremoto e la ricostruzione, introdurre una filosofia completamente nuova senza nemmeno avere chiesto un parere alla terza Commissione che è competente in materia e trovarselo direttamente in Consiglio non possiamo essere assolutamente d’accordo, perché non è un emendamento di poco conto ma un emendamento che va completamente a modificare una struttura. Non voglio entrare nel merito in senso positivo né negativo, ma voglio soltanto parlare della procedura, pertanto chiedo di sospendere la votazione di questo articolo per poterne discutere direttamente in Commissione, in modo tale che ci sia un approfondimento, fatto salvo quello che diceva il consigliere Ricci, che non si può entrare nel merito se prima non si vede la filosofia della legge quadro. Pertanto ritengo di non procedere alla votazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Spacca.

GIANMARIO SPACCA. Capisco le perplessità che sono emerse nel breve dibattito avvenuto, però vorrei ricordare che nel merito di questa materia già c’era stato un approfondimento della questione in terza Commissione ed è semplicemente avvenuto un difetto di comunicazione tra servizi, per cui questa norma che doveva essere scritta nella finanziaria non ha avuto questa registrazione, quindi il Consigli regionale non ha potuto pronunciarsi nella fase di discussione della legge finanziaria stessa su questo specifico argomento che viene ritenuto urgente da parte della stessa Commissione con cui più volte il Governo regionale si è confrontato.
Effettivamente qui c’è un’esigenza tutta sostanziale, nel merito della questione, di essere efficaci ed efficienti nei confronti del sistema produttivo regionale, adottando una procedura che è propria di tutte le altre Regioni del nostro Paese, come nel profilo che ho avuto modo di approfondire e che riguarda le Regioni Veneto, Lombardia, Umbria ecc.
Credo che proprio perché siamo in presenza di una esigenza marcata, forte, effettiva su cui il Consiglio in sede di Commissione più volte ha avuto modo di manifestare un intendimento analogo a quello che sto esprimendo, potremmo anche sospendere la discussione su questo provvedimento, riunire la Commissione e verificare se sia perseguibile la strada, proprio valutando le questioni di merito e l’urgenza delle questioni di merito, dell’approvazione dell’emendamento. Oppure in caso alternativo, comunque registrando l’estrema urgenza del provvedimento, seguire la strada di una proposta di legge alternativa, che comunque richiederebbe tempo e non consentirebbe alle imprese artigiane che vengono coinvolte nel secondo emendamento proposto, di poter usufruire immediatamente dei benefici del trasferimento di risorse dalla legge 949 alla legge 33. Credo che questa sia una riflessione che dobbiamo fare in Commissione e su questo approfondimento di merito prendere la decisione se approvare la proposta con gli emendamenti oppure no e seguire la strada di un provvedimento legislativo successivo, che comunque richiederebbe tempo ma in ogni caso sarebbe necessario perché ci allineeremmo alla procedura che tutte le altre Regioni italiane hanno già definito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Sono disponibile a convocare la Commissione, pertanto chiedo una sospensione della discussione. L’argomento l’abbiamo affrontato in altre occasioni, sono risorse che dobbiamo utilizzare, quindi abbiamo tempi stretti per decidere in merito, anche se credo che qualcosa non abbia funzionato, perché non possiamo trovarci in aula con emendamenti che modificano leggi, senza che la Commissione abbia avuto la possibilità di approfondire. Siccome la questione non è nuova, come giustamente diceva il Vicepresidente Spacca e considerato che avevamo già detto che bisognava risolvere questa questione, per quanto mi riguarda sono disponibile a convocare la Commissione se ci sono le condizioni per accordarci ed esprimere un parere.

PRESIDENTE. L’unica possibilità, considerato che il punto successivo dell’ordine del giorno riguarda la Commissione terza, è di sospendere il Consiglio, far riunire la Commissione, acquisire la discussione e i pareri, facendo partecipare alla discussione anche il segretario del Consiglio.

GILBERTO GASPERI. Potremmo sospendere questa discussione, procedere con i lavori e poi riunirci, eventualmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il collega Ricci ha sollevato una questione ancora più delicata. E’ possibile fare in modo che la nostra legge finanziaria sia modificata in corso d’opera, entro l’anno di attuazione, andando a toccare leggi di settore senza passare attraverso una proposta di legge ad hoc che modifichi quella legge di settore? E’ cioè possibile andare a toccare, attraverso un emendamento agganciato ad un’altra modificazione che abbiamo discusso adesso, leggi di settore senza passare attraverso la formalizzazione di una proposta di legge? Il dubbio che sollevava il consigliere Ricci amplia ancora di più le osservazioni che avevo fatto inizialmente, cioè non basta, a questo punto, solo recepire il parere della Commissione, secondo me bisogna chiarire la modalità dell’intervento che l’assessore oggi invoca, cioè possiamo andare, attraverso un emendamento alla finanziaria a toccare leggi di settore? A questo punto sono tutti emendamenti alla finanziaria regionale 2001. Potrei toccare anche la legge del settore affari sociali, oppure dell’industria piuttosto che quella del commercio, attraverso solo una proposta modificativa della legge finanziaria. In questo modo bypassiamo un’attività che invece dovrebbe essere più lineare: “se vuoi modificare leggi di settore, presenta una proposta di legge ad hoc per quella legge di settore”.

PRESIDENTE. Mi pare di cogliere un orientamento generale di sospendere la discussione, procedendo all’approvazione del punto nella prossima seduta consiliare, dopo che la Commissione abbia avuto il modo di trattare adeguatamente la questione, procedendo con i nostri lavori.
Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Mi dispiace Presidente, ma non sono d’accordo con questa soluzione, perché potremmo procedere diversamente se c’è effettivamente urgenza rispetto a questo punto salvaguardando il principio generale della corretta procedura legislativa. Dato che c’è un consenso ampio sul contenuto, potremmo impegnarci perché il 13 giugno ci sia una legge ad hoc su questo punto che il Consiglio può approvare. Altrimenti, se rinviamo l’atto alla prossima seduta del 30 rimane in piedi il discorso di principio — e io non mi auguro che venga risolto attraverso la formalizzazione della legislazione d’emergenza come procedura ordinaria di legislazione — e perderemmo ulteriore tempo. Secondo me vi sono tutte le condizioni perché il 13 giugno il Consiglio regionale approvi un atto specifico. Non mi pare drammatica per le imprese marchigiane l’attesa di 20 giorni rispetto a questa questione. Sarei quindi orientato verso il ritiro dell’emendamento e sua trasformazione in proposta di legge e approvazione dell’atto così com’è, con l’impegno comune, che mi pare ci sia, di approvare il 13 giugno la legge specifica.

PRESIDENTE. E’ una proposta che era già stata fatta e mi pare che l’assessore avesse fatto una dichiarazione diversa.

GIANMARIO SPACCA. Ritiro gli emendamenti, con l’impegno di discuterli, come proposta di legge, il giorno 30.

PRESIDENTE. Mi pare che vi sia accordo su questa proposta.
Abbiamo già votato l’articolo unico, quindi la legge è approvata.


Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modificazione ed integrazione della l.r. 28 marzo 1988, n. 8: Norme in materia di artigianato in attuazione della legge 8 agosto 1985, n. 443» Giunta (23)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 23, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore, consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. La proposta di legge della Giunta, relativamente alla modifica della legge 8 del 28 marzo 1988, nasce dalla esigenza di adeguare tale legge rispetto ad alcune questioni, in primo luogo l’art. 1 relativamente al chiarimento sulla norma di iscrivibilità dei consorzi artigiani, in applicazione della legge 443, che in sede di applicazione in questi ultimi anni aveva creato alcune differenze interpretative tra le varie commissioni provinciali dell’artigianato. Con questa proposta di legge si tende a dare un’interpretazione definitiva che semplifica e chiarisce come deve essere applicata la norma della legge quadro regionale.
Inoltre la proposta di legge intende proporre uno snellimento e un miglior funzionamento delle commissioni provinciali dell’artigianato.
In sede di audizioni tenute in Commissione con le associazioni di categoria, dietro richiesta delle stesse si è addivenuti alla decisione di integrare la proposta di legge della Giunta relativamente anche ad altre parti della stessa legge, sempre nello spirito di rendere maggiormente funzionale l’applicazione di questa legge e più appropriata rispetto ai cambiamenti avvenuti nel frattempo, in particolare relativamente alla designazione, definizione delle commissioni provinciali dell’artigianato che presto saremo chiamati, nella nostra regione, a costituire.
Si chiede parte della Commissione una proposta di sostituzione dell’articolo 2, modificando e chiarendo in modo diverso rispetto alla legge precedente come debbono essere composte le commissioni provinciali dell’artigianato. Il punto sostanziale di differenza rispetto a quanto avveniva precedentemente è il passaggio dalla elezione diretta della parte in rappresentanza degli imprenditori, a una designazione da parte delle associazioni di categoria. Inoltre, uno snellimento in termini di diminuzione del numero dei componenti stessi la commissione, in ragione degli inviti della “legge Bassanini” che tende a facilitare la funzionalità della stessa, mantenendo, così come prevede la legge quadro nazionale, la maggioranza degli imprenditori che compongono la stessa commissione provinciale. Relativamente alle commissioni provinciali si prevede un criterio di rappresentatività della componente imprenditoriale così come definita nella legge di riforma delle camere di commercio, che già al proprio interno prevede, oltre ala designazione delle associazioni di categoria, la possibilità di fare designazioni congiunte in accordo tra le associazioni o comunque, qualora questo non sia possibile, la costituzione della commissione attraverso un criterio di rappresentatività fissato nei criteri della stessa legge delle camere di commercio.
Per le altre componenti, pure uno snellimento della parte in rappresentanza del sindacato dei lavoratori, che passa da tre ad una, così come si riduce la componente imprenditoriale. Vengono confermate le presenze dell’Inps e dell’Ufficio provinciale del lavoro, oggi trasformato rispetto al passato.
Viene inserita una modifica sulla designazione degli esperti. In ragione delle modifiche generali che vengono apportate e tenendo conto del ruolo e delle funzioni delle associazioni, a garanzia della presenza di tutte in tutte le province, si prevede che la nomina degli esperti venga fatta dal Presidente della Giunta regionale su designazione delle associazioni di categoria, in ragione di un esperto per ogni associazione di categoria. In conseguenza a questo vengono modificate le norme relative alla convenzione per garantire non più soltanto la coerenza tra l’albo artigiani e il registro ditte, ma tra l’albo artigiani e il registro delle imprese così come modificato dalla legge nazionale. Inoltre, una norma di funzionamento relativamente alle sottocommissioni che vengono definite e finalmente normate per rendere più snello il funzionamento delle stesse commissioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. A questa proposta ho presentato un emendamento che riguarda l’art. 2, comma 2. In Commissione mi sono infatti astenuto, perché pur approvando la linea di principio ci sono alcuni particolari che non danno assoluta garanzia a tutte le associazioni in oggetto competenti in materia, di avere componenti all’interno della commissione, tanto è vero che nella prima stesura erano sei i componenti, sono stati portati a otto proprio per dare piena garanzia. C’era già stato un rapporto epistolare tra il Presidente della Giunta e le categorie per avere estrema certezza che vengano salvaguardate queste garanzie.
Noi riteniamo che per avere un completo sostegno anche da parte delle minoranze sia indispensabile dare queste garanzie, che tra l’altro erano già state date in un rapporto epistolare, direttamente dal Presidente della Giunta.
Per questo motivo ci siamo astenuti in Commissione, per dare una risposta concreta in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini per la replica.

ROBERTO TONTINI. Abbiamo avuto modo di discutere di questa cosa in Commissione. A me preme sottolineare due aspetti che ci fanno esprimere la non opportunità di accogliere questo tipo di emendamento. Il primo aspetto riguarda il merito specifico, l’altro perché diventa pleonastico rispetto a quanto quell’articolo già prevede.
Vista la natura della commissione e i compiti che essa deve svolgere, è indispensabile che debba essere costituita. Sarebbe pericoloso e improprio, per quanto riguarda la nascita delle aziende artigiane le quali necessitano del parere da parte di queste commissioni. Se noi imponessimo una designazione congiunta alle associazioni di categoria, imporremmo a queste di fare un accordo anche se non lo volessero fare, determinando il fatto che non si potrebbe procedere alla designazione e quindi costituzione della commissione. Il che comporterebbe che a livello provinciale non potrebbero essere iscritte le aziende e quindi non potrebbero iniziare ad operare.
Del resto, proprio per evitare questo e per definire il criterio di rappresentatività che nella parte imprenditoriale deve essere comunque presente, si ricalca quanto già previsto nella legge di costituzione delle camere di commercio già sperimentata, che al proprio interno dà la possibilità di avere due opzioni: in presenza di un accordo delle associazioni di categoria possono fare una designazione congiunta; qualora questo non avvenisse non potremmo imporre niente, ma quello che possiamo fare, così come avviene per le camere di commercio, sarebbe registrare tra le quattro associazioni firmatarie dei contratti di lavoro, la rappresentatività numerica fissata e definita in base ai criteri che prevede la legge.
Per quanto riguarda la garanzia della presenza delle associazioni, è giustamente garantita non tanto nel comma relativo alla componente degli imprenditori, ma relativamente ala designazione degli esperti, che tra l’altro è la parte più sensibile e che più interessa le stesse associazioni di categoria, in quanto lì garantiamo che ogni commissione provinciale abbia la presenza di un esperto per ogni associazione di categoria operante in quel territorio.
La proposta è quindi quella di non accogliere l’emendamento per una questione di merito e di inopportunità, perché creerebbe un danno rispetto alla funzionalità della commissione ma anche perché, nella parte successiva dello stesso articolo, è comunque garantito il principio che si vuol inserire con l’emendamento.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento del consigliere Gasperi, che ha la parola.

GILBERTO GASPERI. Mi sembra che sia veramente una cosa assurda. Siccome è un problema fondamentale, ritengo che noi qui siamo consiglieri e rappresentiamo l’intera realtà marchigiana e non siamo i testimonials di associazioni. In Commissione le minoranze, rappresentante dai consiglieri Cesaroni, Viventi e dal sottoscritto sono state d’accordo nel portare avanti un discorso solo ed esclusivamente migliorativo e non per difendere alcune categorie. E’ una cosa veramente immorale, dal momento che già il 17 novembre 1998 era stata inviata una lettera al Presidente della Giunta il quale rispondeva con la seguente dichiarazione: “Non appena verrà pubblicato lo schema di regolamento per la semplificazione delle procedure relative alla composizione del funzionamento della Cpa approvato dal Consiglio dei ministri nello scorso mese di novembre, la Regione dovrà provvedere alla modifica dell’attuale legge regionale e, per quanto concerne le commissioni, dovrà prevedere una composizione diversa dall’attuale”. E allora, la composizione non era prevista, perché il numero dei componenti è stato modificato direttamente in commissione, poiché il primo testo di legge dava solo ed esclusivamente garanzia ad alcune associazioni.
L’emendamento che ho proposto va a toccare un particolare, dando garanzia. Infatti, si dice “otto titolari d’impresa artigiana iscritti all’albo da almeno tre anni, designati congiuntamente dalle organizzazioni sindacali di categoria regolarmente costituite ed operanti nella provincia e appartenenti a quelle più rappresentative a livello nazionale, facenti parte del Cnel e firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro”. La differenza sostanziale, che dà garanzia alle associazioni di categoria è in questo punto, perché nella legge non c’è e se noi lo lasciamo al caso può succedere, come è già successo, che i rappresentanti non danno l’assoluta garanzia che sia rappresentato ciascuno per categoria. Ho allora aggiunto “a regola di uno per ciascuna organizzazione e per il resto in base al loro grado di rappresentatività in ogni provincia”, perché ritengo che la dignità si raggiunga in base alla rappresentatività che si ha nella provincia e non nella rappresentatività che si ha all’interno del Consiglio regionale”. Poi: “determinato sulla base dei criteri stabiliti dalla legge 29 dicembre 1983, n. 580 per la composizione del consiglio della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura”. Altrimenti non ha ragione di richiamare la camera di commercio, artigianato e agricoltura già richiamata al comma 2 dell’articolo 2. Infatti, sarebbe assurdo, ove non vi sia quella condizione che garantisce un rappresentante per ciascuna categoria in funzione della rappresentanza che c’è nell’ambito territoriale.
Ritengo che questo emendamento non si possa nemmeno respingere a priori come l’ha respinto il relatore, altrimenti si dovrebbe desumere solo una cosa: che a monte c’è una volontà di respingere completamente non gli emendamenti che vengono proposti dalle minoranze ma le indicazioni che sono state chieste direttamente al Presidente della Giunta, il quale aveva già garantito che si sarebbe giustamente indicata una chiarezza nella proposta di legge, perché l’interesse non è di un’associazione o di un’altra, ma è di coloro che operano, cioè degli artigiani che per loro volontà si sono iscritti ad associazioni diverse.
E allora, la partecipazione degli imprenditori artigiani alla Cpa, che è un organo di autoregolamentazione e controllo della categoria, è estremamente significativa e importante.
Visto che si giudica favorevole la prevista estensione da 6 a 8 dei componenti artigiani nominati dalle associazioni di categoria, tale da consentire il migliore apporto delle diverse esperienze e competenze appartenenti alle diverse culture imprenditoriali, considerato tuttavia che già nelle precedenti elezioni le quattro associazioni di categoria — Cna, Confartigianato, Casa e Clai — hanno partecipato alla formazione di una lista unica e concordata, è logico e rispettoso del pluralismo democratico che venga riconosciuto a ciascuna di queste associazioni il diritto di poter esprimere almeno un proprio membro fra i componenti imprenditori e artigiani. E non è vero quello che asserisce il relatore, che è una cosa incostituzionale, perché garantire che ci debba essere un rappresentante per ogni categoria, andando il resto in funzione del rapporto nel territorio, cioè a livello provinciale, è una cosa che non rispecchia nemmeno i principi della democrazia, ma soprattutto i principi che vengono richiesti da coloro che si operano sul territorio, si impegnano e svolgono un’attività in modo autonomo.
E’ chiaro questo discorso, dal momento che erano state poste delle perplessità sia dalla minoranza che dal capogruppo Ricci a riguardo di una questione relativa a questo argomento, sollevata proprio dal Vicepresidente.
E allora mi sembra logico che l’accoglimento o meno di questo emendamento avrà delle ripercussioni sull’approvazione della legge, poiché se esso non sarà accolto ve l’approverete da soli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Devo ripetere alcune delle cose che ho già detto in sede di replica, ma visto che il consigliere Gasperi è entrato nel merito di alcune altre questioni, credo che sia opportuno chiarire.
Noi facciamo una legge che come tale deve guardare alla universalità della definizione della stessa legge e dobbiamo avere la forza di ragionare non tanto sulla richiesta di questa o quella associazione ma sul compito e la funzione che l’organismo che andiamo a modificare con legge, in applicazione della legge quadro, deve svolgere.
Nelle osservazioni che faceva il consigliere Gasperi mi sembra di intravedere non un criterio generale e obiettivo, ma la richiesta di rispondere a questa o quella associazione. Se non facessimo questo, credo quindi che non faremmo appieno il nostro dovere.
Perché dico questo? Noi veniamo, intanto, da una commissione la cui legittimazione era data addirittura da una elezione diretta della categoria, in base a criteri di presentazione delle liste che le associazioni di categoria potevano fare, definita con il criterio della proporzionalità. Questo perché abbiamo bisogno di una forte legittimazione delle stesse Commissioni che andiamo a definire.
Andiamo, in applicazione della legge nazionale di semplificazione, la cosiddetta “Bassanini”, a modificare questa, su richiesta delle stesse associazioni, visto anche la maturazione di altri criteri di rappresentatività che sono stati istituiti con le stesse camere di commercio, raccogliendo quindi una serie di osservazioni.
La prima proposta presentata in Commissione, sulla quale abbiamo lavorato era frutto di una proposta congiunta di tutte le associazioni di categoria che noi abbiamo modificato in leggerissima parte, ma abbiamo accolto quasi per intero. Successivamente ci si è accorti, anche su sollecitazione di alcune delle associazioni che avevano firmato la proposta congiuntamente, che c’erano alcune cose che era opportuno modificare e su quelle siamo intervenuti. Sono relative alla garanzia che vogliamo dare alle associazioni di categoria che operano nella provincia, di poter designare propri rappresentanti.
Ripeto, l’emendamento è sbagliato per due motivi. Primo, non possiamo chiedere una designazione congiunta, per legge, perché rischia di bloccare la costituzione delle commissioni e non ce lo possiamo permettere. Secondo, se le associazioni non si mettono d’accordo nella designazione congiunta, non si arriva a tale designazione e il presidente non può costituire la commissione e le imprese artigiane non possono iniziare ad operare.
Per quanto riguarda le garanzie di rappresentatività relativamente alla parte degli imprenditori, vengono definite così come nella legge di costituzione delle camere di commercio, attraverso due opzioni: qualora le associazioni si mettano d’accordo volontariamente, designano nelle forme e nei modi che vogliono e noi siamo legittimati rispetto a questo; qualora l’accordo non ci sia, l’unica forma è quella della rappresentatività che viene fissata da una legge già sperimentata, quella della camera di commercio.
Relativamente alla parte di garanzia per le associazioni, distinguiamo. C’è, in un comma di questo articolo, ed è giusto lì inserirla, nella parte relativa alla nomina degli esperti, che tra l’altro è la cosa che interessa di più alle associazioni di categoria. Giustamente si prevede, per garantire tutte le associazioni, che queste nominino ciascuna un esperto, fra quelle che operano nella provincia. Infatti, tutte le associazioni che operano regolarmente in una provincia hanno la possibilità di designare un proprio rappresentante. Quindi, anche da questo punto di vista si accoglie pienamente quello che era un impegno della stessa Giunta, in termini generali, a tener conto dei diritti di tutte le associazioni in sede di modifica della composizione della commissione così come letto dal consigliere Gasperi, ma mantenendo un criterio di oggettività della legge che fissa principi che sono generarli e che vanno al di là di questa o quella associazione. Se facessimo forzature di altra natura sarebbe invece il contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi, per dichiarazione di voto.

GILBERTO GASPERI. Sono dubbioso se le orecchie hanno ascoltato qualcosa di concreto o qualcosa di astratto. Riconosco al relatore, pubblicamente, di essere estremamente competente in questa materia e dato che è una persona intelligente non può pretendere di arrampicarsi sugli specchi se non ha delle ventose più che concrete. Questa è stata un’arrampicata sugli specchi solo ed esclusivamente con del sapone. Praticamente non è nemmeno riuscito ad arrivare al primo architrave del palazzo. E’ veramente assurdo che si sostenga una tesi di questo genere mettendo in dubbio che ci sia qualcosa che possa andare a intaccare la legittimità di questa legge. La legittimità di questa legge è data nel momento in cui si dà estrema garanzia a ciascuno, perché è tutto identico: se quattro organizzazioni di categoria si mettono d’accordo, eleggono chi vogliono, perché non c’è la garanzia che debba essere un rappresentante per ciascuna associazione. Nel testo di legge si dice: “otto titolari d’impresa artigiana iscritti all’albo da almeno tre anni, designati congiuntamente dalle organizzazioni sindacali di categoria regolarmente costituite ed operanti nella provincia e appartenenti a quelle più rappresentative a livello nazionale, facenti parte del Cnel e firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro in base al loro grado di rappresentatività determinato sulla base dei criteri stabiliti dalla legge 29 dicembre 1993, n. 580 per la composizione dei consigli delle camere di commercio, industria e artigianato”. Questo non dà assolutamente alcuna garanzia che ciascuna delle associazioni di categoria abbia di diritto un suo rappresentante e lei lo sa. Non mi può venire a cambiare le carte in tavola, perché se si tratta di fare il gioco delle tre carte, l’ho fatto per tanti anni anch’io, sia nell’ambito professionale, sia nell’ambito politico, sia nell’ambito universitario.
La chiarezza è solo una. Quando si dice “...uno per ciascuna organizzazione e, per il resto, in base al loro grado di rappresentatività in ogni provincia, determinato sulla base dei criteri stabiliti”, perché se le quattro associazioni si mettono d’accordo e ne indicano solamente tre, non c’entra niente la legge che riguarda le camere di commercio.
Presidente, a lei è stata mandata la lettera, il 17 novembre 1999 ove si dice “Facciamo seguito ai rapporti intercorsi tra l’assessore regionale Silenzi e l’ALI aderente a questa confederazione per dare sostegno alla richiesta di inserire una rappresentanza della nostra organizzazione di categoria nell’ambito delle commissioni provinciali per l’artigianato”. E sono rappresentate a livello regionale. Lei Presidente ha risposto, il 20 gennaio 1988: “In risposta alla nota del 17.11.1998 circa l’inserimento di una rappresentanza dell’organizzazione di categoria ALI aderente alla CLAI, in seno alle commissioni provinciali per l’artigianato, pur condividendo la legittimità delle richieste sono a fornire le seguenti motivazioni che al momento non consentono di modificare l’attuale composizione delle commissioni. La legge regionale 6/1988 prevede infatti che debbano far parte della Cpa n. 3 rappresentanti delle organizzazioni artigiane. Al momento della ricostituzione delle commissioni a seguito della votazione svoltasi nel 1996 non è stato possibile inserire i rappresentanti di tutte le organizzazioni artigiane che operano nella regione (Cna, Confartigianato, Casa e Clai). Il rappresentante della Clai è presente nella sola Cpa di Ancona. Non appena verrà pubblicato lo schema di regolamento per la semplificazione delle procedure relative alla composizione e al funzionamento della Cpa approvato dal Consiglio dei ministri nello scorso mese di novembre, la Regione dovrà provvedere alla modifica dell’attuale legge regionale e per quanto concerne le commissioni dovrà prevedere una composizione diversa dall’attuale”.
La composizione diversa dall’attuale era stata fatta prima con sei rappresentanti e non con otto. Adesso noi chiediamo solamente la garanzia che il rappresentante di una associazione di categoria sia presente, tra l’altro non un’associazione sorta all’ultimo minuto per poter dare interesse a qualcuno della categoria, ma un’associazione che è ben presente, in modo particolare, in due territori: provincia di Ancona e provincia di Ascoli Piceno. Siccome sono otto, non vengano suddivisi in maniera assurda, ma in funzione di quella che è la rappresentanza del territorio, perché mi sembra immorale che io debba rappresentare una categoria quando nel territorio, a livello provinciale sono minoritario. Qui la maggioranza rappresenta la maggioranza che ha votato la Regione Marche nel 2000 e nessuno ha mai discusso sui presidenti di Consiglio e Giunta e sugli assessori. Le loro figure non sono imposte, sono figure che rappresentano un elettorato che ha consentito loro di essere qui in maggioranza. Nel momento in cui ciascuna categoria ha, di diritto, un suo rappresentante, è implicito che poi i giochi ci possano essere comunque, ma il rappresentante c’è. Le due province che non ce l’hanno potrebbero non averlo, ma non vedo perché dove c’è una rappresentanza che può essere superiore a un’altra categoria non ne debba avere due. Noi siamo stati eletti dai cittadini marchigiani per dare risposte concrete, per salvaguardare l’economia della categoria, non le rappresentanze sindacali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 2 Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. In considerazione del fatto che su questo emendamento c’è stata una compattezza e un rapporto tra associazioni di categoria e considerato che il sottoscritto ha sempre rispettato e rispetterà sempre le associazioni di categoria tutte, perché sono una espressione del mondo del lavoro e una espressione di democrazia del mondo del lavoro, tengo a precisare una cosa fondamentale: che oggi in questo Consiglio due rappresentanti di due associazioni di categoria non hanno vestiti i panni dei consiglieri ma della categoria a cui appartengono. Viene allora spontaneo chiedere perché succede questo. Perché c’è già una volontà politica di voler far chiarezza su coloro che non si adeguano a regole di maggioranza all’interno delle associazioni di categoria? Oppure devono difendere posizioni di arroccamento perché in quel mondo hanno operato e continueranno a operare? Con grande amarezza esprimo queste due considerazioni, perché ritengo che sulle posizioni politiche ci possano essere dei punti anche di scontro, ma sulle posizioni che debbono salvaguardare gli interessi delle categorie e soprattutto la loro rappresentatività, non ci possono essere arroccamenti, perché sono una espressione di pura e vera democrazia. Non mi si venga, allora, a fare lezioni di democrazia: questo, a casa mia si chiama “comparaggio”, e il comparaggio era un’attività che veniva svolta, in modo particolare, da coloro che andavano a propagandare i medicinali presso i medici e, in funzione del quantitativo di medicinali registrati, le aziende mandavano in vacanza le mogli, i figli dei medici stessi, acquistavano loro treni di gomme o proponevano altre realtà.
Io non appartengo a questa categoria, il mio partito non appartiene a questa categoria, sono orgoglioso di dire queste cose, però non sono orgoglioso di dire che tutti siamo in queste condizioni: alcuni fanno il comparaggio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

Sono le 13,30, quindi in considerazione del fatto che abbiamo deciso di non fare la seduta pomeridiana, chiedi di poter svolgere il punto 8) dell’ordine del giorno che prevede la seduta segreta.

(Così rimane inteso)



Proposta di atto amministrativo (Seduta segreta): «Art. 53 dello Statuto e art. 38, comma 6, della l.r. 42/1998, come sostituito dall’art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: assunzione a tempo determinato per le esigenze del servizio professionale e problemi del lavoro del dott. Danilo Marchionni» Giunta (45)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 45, ad iniziativa della Giunta. Si tratta di un atto per il quale è prevista la seduta segreta.

(La discussione dell’atto
avviene in seduta segreta)

La seduta termina alle 14,50