Resoconto seduta n. 43 del 30/05/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 30 MAGGIO 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta riprende alle 16,30

Proposta di atto amministrativo (Rinvio): «Programma di interventi a favore dei giovani e adolescenti per gli anni 2001-2003» Giunta (41)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 41, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questa è la seconda volta che appare all’ordine del giorno di questo Consiglio la proposta di atto amministrativo n. 41. A nome del gruppo Margherita chiedo il ritiro dell’atto per una esigenza di maggiore approfondimento, con l’impegno di affrontarlo nella prossima seduta, considerato che l’assessore Secchiaroli faceva un problema di ripartizione dei fondi necessari a favore delle Province che devono attuare il piano regionale. Chiedo quindi all’aula questa cortesia di consentire un ulteriore approfondimento dell’atto, perché riveste una particolare importanza, dato che si tratta di attuare degli orientamenti della legge fatta nel 1995 per i giovani.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Avevamo già parlato di questo rinvio l’altra volta. Solleciterei l’esame. Per quanto riguarda il riparto delle risorse stiamo studiando un metodo affinché le Province possano avere consapevolezza delle risorse, senza intaccare il piano. Stiamo studiando un metodo che ci consenta di segnalare loro l’ammontare su cui possano contare. Tra l’altro c’è da fare il piano-stralcio annuale rispetto a tutta la politica che dovrà andare a confluire nel piano sociale regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Nuove norme per la ripartizione dei contributi a favore delle attività produttive» Giunta (61)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 61, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Questa proposta di legge è firmata da tutti i componenti della terza Commissione, sia di maggioranza che di minoranza. E’ semplice ma nel contempo estremamente importante, perché l’art. 1 prevede di dare mandato alla Giunta di elaborare i criteri per la ripartizione delle risorse di cui al fondo unico regionale approvato con la legge finanziaria regionale. Parliamo comunque della ripartizione di risorse importanti, di oltre 50 miliardi di investimenti per la nostra regione. Si tratta di stabilire i criteri, su parere della Commissione competente. L’art. 1 prevede soltanto il mandato alla Giunta a predisporre i criteri e portarla alla discussione della Commissione consiliare competente.
Invece l’art. 2 prevede lo spostamento di una parte di risorse attribuite a uno specifico capitolo di bilancio e attribuite all’Artigiancassa, per far fronte a domande pervenute e per le quali non vi sono risorse sufficienti. Si tratta quindi di un semplice spostamento di una parte di queste risorse da un capitolo all’altro.
Invito il Consiglio ad approvare la proposta di legge così come è stata approvata, all’unanimità, nella terza Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Confermo il voto favorevole alla proposta di legge. In Commissione è passata con l’assenso di tutti i gruppi. Si tratta di un avvertimento all’assessore di non portare delle proposte in Consiglio all’ultimo momento, lasciandoci più spazio per presentare proposte di modifica.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione e votazione): «Spostamento dell’elettrodotto Enel in località Villa Sant’Antonio di Ascoli Piceno» Andrea Ricci (107)
Interrogazioni (Svolgimento):
«Attuazione mozione n. 181/98 approvata dal Consiglio regionale il 29.7.1998» D’Angelo (209)
«Inquinamento elettromagnetico nelle Marche» Giannotti, Brini, Ceroni, Favia e Trenta (236)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 107 del consigliere Andrea Ricci e le interrogazioni nn. 209 del consigliere D’Angelo e 236 dei consiglieri Brini, Ceroni, Favia e Trenta.
Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Non è la prima volta che questo Consiglio regionale, sia nella seduta plenaria dell’aula sia nelle diverse Commissioni, si trova ad affrontare casi analoghi a questo relativi alla realizzazione di elettrodotti da parte dell’Enel nella nostra regione. In questi giorni ve ne sono altri in provincia di Ancona. Tuttavia ritengo che questo caso relativo alla realizzazione dell’elettrodotto Enel in località Villa Sant’Antonio di Ascoli Piceno sia relativamente più facile per questo Consiglio regionale, nell’esprimere la propria posizione rispetto ad altri, perché in questo caso ci troviamo di fronte ad un atteggiamento di completa arroganza e di totale disprezzo nei confronti delle più elementari regole giuridiche da parte dell’Enel.
Che cosa è accaduto? Che in soli cinque mesi, con un vero e proprio blitz, senza avere autorizzazione alcuna, l’Enel ha realizzato lo spostamento di un elettrodotto per renderlo compatibile con la realizzazione, in zona, di un futuro centro commerciale, arrivando a localizzare parte dell’elettrodotto in prossimità del centro abitato Villa Sant’Antonio nel comune di Castel di Lama. Mentre il precedente elettrodotto nel vecchio tracciato si trovava ad una distanza superiore ai 100 metri, con il nuovo tracciato l’elettrodotto viene spostato a meno di 15 metri di distanza da questa località. Non solo, l’elettrodotto viene spostato anche a ridosso delle linee ferroviarie.
Tutto questo è avvenuto in assenza di una regolare procedura autorizzatoria. In particolare risulta che l’Enel non abbia ottenuto la regolare autorizzazione da parte delle Ferrovie dello Stato in deroga alla distanza minima che deve separare le linee ferroviarie dalla realizzazione di elettrodotti, le distanze dai centri abitati e dalla linea ferroviaria non sono compatibili con le zone di rispetto previste dalla legislazione, inoltre l’Enel ha anche violato lo spirito, quanto meno, della nuova legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico, avendo iniziato i lavori prima del primo gennaio 2001 e quindi vanificando i nuovi contenuti e la nuova normativa predisposta dalla legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico.
Naturalmente quest’opera viene realizzata in assenza di autorizzazione regionale, in particolare in assenza dell’autorizzazione prevista dalle norme transitorie del piano paesistico regionale.
Quest’opera costituisce un vero e proprio pericolo per la salute dei cittadini che, data l’estrema vicinanza delle abitazioni, sarebbero sottoposti a un consistente rischio di inquinamento elettromagnetico ed è anche un rischio pesante per il trasporto pubblico e la sicurezza della linea ferroviaria Ascoli-San Benedetto.
Questo spostamento dell’elettrodotto, tra l’altro, sembra essere anche in violazione della legge regionale 48/96, quella che disciplina i consorzi industriali, poiché il piano regolatore, che ha al proprio interno questo spostamento, è stato redatto senza rispettare la lettera e lo spirito della legge regionale che ne disciplina il funzionamento, da parte del Consorzio industriale.
I cittadini si sono subito mobilitati per tutelare la propria salute e la salute delle proprie famiglie, si sono costituiti in comitato e hanno raccolto più di mille firme per chiedere la sospensione dei lavori e una modifica del tracciato per la realizzazione dell’opera. Questa richiesta dei cittadini ha avuto immediato ascolto da parte della Giunta regionale, che ha emanato una delibera di sospensione dei lavori che l’Enel ha tranquillamente ignorato. Ad oggi, nonostante la richiesta di sospensione dei lavori da parte della Regione, lo spostamento del tracciato risulta nei fatti completato.
La Giunta regionale, a seguito anche di questo comportamento arrogante e sprezzante dell’Enel e della direzione dei lavori del cantiere, ha anche deciso, attraverso una nota a verbale di una recente seduta di Giunta, di verificare se la delibera di sospensione dei lavori è stata rispettata e in caso contrario, come d’altra parte è avvenuto, di avviare le procedure per l’immediato ripristino della situazione esistente, dando mandato al dirigente regionale dei lavori pubblici di provvedere agli atti conseguenti, compreso la trasmissione degli atti stessi all’autorità giudiziaria.
Io penso che sia estremamente importante che questo Consiglio confermi l’azione della Giunta regionale e la rafforzi, dando quindi mandato alla stessa non soltanto di bloccare i lavori e di diffidare l’Enel a fornire entro breve termine una dettagliata informazione sull’opera, ma anche a prevedere l’immediato ripristino della situazione esistente. In questo senso propongo un emendamento alla mozione che è stata redatta prima che gli ultimi avvenimenti — cioè il completamento dell’opera fosse compiuto — e che aggiunge ai punti previsti, come impegno della Giunta regionale, anche l’avvio delle procedure per il ripristino della situazione preesistente ai lavori per la trasmissione degli atti all’autorità giudiziaria. Ripeto, questo è già stato deciso dalla Giunta regionale con una nota a verbale di una seduta di Giunta. Ritengo che debba essere formalizzato per avere un più forte impegno di carattere politico e istituzionale dall’approvazione del Consiglio regionale della mozione così come verrà emendata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Siamo impegnati un po’ tutti a sostegno della popolazione interessata da questa vicenda che è una tra le tante che si sono già verificate nella nostra regione e che presumibilmente si verificheranno. Quindi, al di là delle considerazioni che pure farò sull’argomento che attiene strettamente all’elettrodotto di Villa Sant’Antonio, è bene anche spendere qualche riflessione sul carattere ormai strutturale di queste emergenze che comunque si manifestano e producono i loro effetti anche e soprattutto per l’obiettiva incertezza normativa che disciplina un argomento che, al contrario, provoca invece un’accesa partecipazione da parte dei cittadini residenti.
Ricordo come in occasione del secondo Forum organizzato dalla presidenza del Consiglio a Pesaro alla presenza anche del prof. Sabino Cassese, questi ricordava le caratteristiche di una procedura di stampo francese che dovrebbe essere osservata ogni qualvolta si deve decidere un qualcosa che ha un forte impatto sociale, ambientale e che rischia in qualche misura di incontrare il disfavore di una certa quantità di popolazione, ovvero il problema del contrasto sempiterno fra sviluppo e qualità della vita che in Francia, ricordava Cassese, prevede una procedura di ampia consultazione, di ampia concertazione prima di assumere la decisione, ma successivamente l’ente, il soggetto, il decisore incaricato dell’attuazione di questa decisione può, previa quella concertazione, operare in disturbatamente per la realizzazione dell’obiettivo. Purtroppo noi scontiamo una serie di ritardi, non tutti riferibili alla Regione, che in questa maniera inducono l’ente, qualche volta, anche a utilizzare misure che magari tecnicamente possono essere opinabili, per raggiungere un risultato giusto. Per raggiungere il risultato giusto della salvaguardia della salute degli abitanti di Villa Sant’Antonio, a mio modo di vedere è stato usato uno strumento anzitutto tardivo. Questa non vuol essere una critica particolarmente accesa all’assessore o alla Giunta regionale, certo è che se l’intervento regionale fosse stato operato in occasione delle prime avvisaglie del problema, a marzo ad esempio, quando, soprattutto per iniziativa del sindaco di Ascoli Piceno l’Enel stesso fu contattato per una sospensione dei lavori, per così dire bonaria, in attesa della definizione di una soluzione, probabilmente una parte del problema poteva essere superata senza il peso della spada di Damocle del fatto compiuto, perché in realtà sapete che se è pur vero che l’ordinanza è stata notificata, disposta quando ancora l’elettrodotto non era stato del tutto completato, è vero che oggi, in realtà, il problema pone le parti in causa di fronte a un aut-aut. Ieri abbiamo avuto in Commissione un confronto, da quel confronto è emersa una volontà di risoluzione del problema, tuttavia siamo di fronte al gravoso compito di individuare come può essere percorsa l’iniziativa di questa riconciliazione. La strada l’abbiamo individuata tutti: è la strada di un percorso alternativo a questo elettrodotto. La realtà è che per fare questo spostamento e questo trasferimento necessario nella salvaguardia degli abitanti di Villa Sant’Antonio, occorrono risorse. Probabilmente, se fosse stato più tempestivo l’intervento della Regione, le risorse che il privato comunque ha corrisposto per pagare quell’intervento potevano essere destinate per lo studio, per l’analisi di un percorso alternativo.
Faccio questo discorso anche riferendomi al presentatore della mozione, perché a questo punto bisogna anche valutare, al di là della giusta considerazione del problema, della nostra considerazione politica sull’argomento, qual è lo stato dell’arte, costruttivamente, per cercare di conseguire un obiettivo. Io stesso mi sono chiesto e mi interrogo se una mozione di questo genere oggi, per come sono state espresse le posizioni delle parti anche ieri, in occasione dell’audizione, se un pronunciamento così forte, apodittico può facilitare o meno la soluzione del problema. In realtà pavento che un irrigidimento delle parti possa indurre la parte privata a imboccare la strada della censura giurisdizionale, con una serie di problemi, quindi a troncare le possibilità di una soluzione alternativa che sembra apparentemente percorribile.
Bene ha fatto la Regione ad agire in questo modo, ma aleggia il sospetto che questa ordinanza in realtà non appartenga a una sequenza ordinaria di interventi analoghi sul problema da parte della Regione Marche. Sostiene l’Enel che è il primo caso in cui si sia verificata da parte della Regione una richiesta di autorizzazione, quindi una previsione di autorizzazioni necessarie in ordine a spostamenti di questo genere. L’Enel si trincera dietro una prassi che ha visto per la prima volta la Regione Marche intervenire in maniera così decisa, anche se a mio modo tardiva, su questo ordine di problemi. Non mi risulta che nel caso che ha occupato i nostri lavori, le nostre fatiche consiliari mercoledì scorso — quello di Brecce Bianche — sia stato adottato dalla Regione un analogo atteggiamento di natura e carattere repressivo. Anche perché il problema nasce proprio da questa congerie di norme che in qualche modo oggi riferiamo al “problema-elettrodotto”, ma che purtroppo sconta un deficit di comunicazione istituzionale, di valutazione complessiva degli strumenti urbanistici che oggi trovano ad esempio, in località Brecce Bianche, piani attuativi che hanno definito il loro iter istruttorio e procedimentale, che già allora individuavano determinati tracciati, determinati trasferimenti e spostamenti. Stesso discorso per il caso del Nucleo industriale di Ascoli Piceno, che con una variante al piano regolatore aveva individuato quel tipo di trasferimento che oggi sconta invece un contrasto per la mancata autorizzazione regionale.
Perché dico questo? Perché penso che si debba porre mano quanto prima non solo alla legge sull’elettrosmog ma a una disciplina precisa non solo del problema stretto delle emissioni ma di tutto ciò che è elemento collaterale al problema dell’inquinamento elettromagnetico. Quello che noi auspichiamo e chiediamo è veramente una rivisitazione complessiva di tutti quegli articolati di legge che in qualche modo accedono al problema e quella delle autorizzazioni alle varianti di tracciato elettrico è una parte del problema consistente. Mi sorprende il fatto che l’Enel venga a dire “non è stata mai richiesta un’autorizzazione di questo genere né mai ha rappresentato un elemento ostativo al trasferimento di tracciati che si consumassero entro una medesima proprietà, una medesima area”.
La stessa Regione attraverso i suoi servizi non sempre ha avuto una condotta uniforme. Leggevo una lettera di un dirigente del servizio lavori pubblici che, riferendosi — probabilmente ci sarà un’interpretazione che evidenzia la logicità di questo intervento — al caso delle Brecce Bianche, in qualche misura esprimeva la non competenza del servizio lavori pubblici in ordine proprio alla attività di vigilanza sul mancato rispetto della legge in materia di elettrodotti. E’ sorprendente. Come sorprende il fatto che la Giunta regionale, in ossequio a una prassi obiettivamente nuova, per lo meno innovativa, abbia ritenuto di ratificare l’ordinanza dell’ing. Principi di sospensione dei lavori su Villa Sant’Antonio.
Per quale motivo vi è stata questa esigenza di ratificare un’ordinanza che confligge con la disciplina dell’attribuzione dei pubblici poteri in materia? Che il potere politico abbia ratificato un’ordinanza è fatto nuovo, sembra quasi il tentativo di assicurare e garantire il singolo funzionario dagli esiti nefasti di un eventuale contrasto giurisdizionale, che a mio modo di vedere potrebbe avere un senso.
Ecco perché volevo invitare il collega Ricci a valutare l’opportunità di una mozione redatta secondo questi termini, in un momento in cui, probabilmente, è necessario passare dal piano del conflitto a quello della costruzione di un obiettivo e di un confronto. Lo dico perché la sensazione che abbiamo tratto dalle argomentazioni di ieri sembrerebbe incoraggiare una simile soluzione. Diverso è il caso in cui si dovesse procedere non tanto a una rivisitazione di questa ordinanza di sospensione, quando si incontrerà il problema della messa in pristino. Vorrò vedere, su Brecce Bianche, come si agirà sulla messa in pristino. Vorrò vedere cosa succederà nel momento in cui, in un conflitto che riguarda l’Enel e la Regione sono frammiste le ragioni di un privato — che non va demonizzato in quanto privato, evidentemente — che dice “ho un piano urbanistico che mi autorizzava a fare delle cose, ho fatto delle richieste all’Enel nel momento in cui ho ottenuto la licenza e la concessione edilizia. Io cittadino, che non sono destinatario delle norme in materia di spostamento di tracciati di elettrodotti ma che sono cittadino che richiede una cosa all’Enel e l’Enel la fa, in che situazione mi devo trovare?”.
Siccome nel caso di specie la messa in pristino, quindi il ristabilimento della situazione quo ante determinerebbe l’impossibilità materiale della realizzazione del manufatto, ci dobbiamo porre il problema di dare, innanzitutto, un ordine a tutta questa seria di norme, ma soprattutto di valutare come questa mozione possa intervenire sul problema, per aiutare o meno il problema.
Se questa mozione fosse stata un ordine del giorno — dal punto di vista formale vorrei anche sapere se è ammissibile una mozione — il problema non si sarebbe prospettato. La mia valutazione è questa: una mozione che impegna l’organo politico-Giunta a una determinata attività amministrativa che è invece attribuita a un organo dirigenziale, separato dal politico, potrebbe anche essere valutata come una mozione che aggrava il procedimento amministrativo, in violazione delle previsioni della 241/90 che è chiara nel prevedere il principio del non aggravamento del procedimento amministrativo. Lo dico perché se fosse stato e se fosse tuttora possibile far evolvere il testo di questa mozione in un ordine del giorno di natura meno cogente, probabilmente faremmo un servizio proprio a quelle persone che bisogna salvaguardare.
Questa è la mia interpretazione, ma la offro, evidentemente, al dibattito degli altri consiglieri nella speranza, ma anche nella convinzione che l’obiettivo di tutti noi è quello di salvaguardare la comunità di Villa Sant’Antonio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D’ANGELO. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una tematica ormai ripetuta nel tempo. Non è quello dell’elettrodotto di Castel di Lama il primo caso che stiamo discutendo in quest’aula. Ricordo al problematica dell’elettrodotto di Recanati, ricordo la problematica dell’elettrodotto di Ancona, ricordo tutto il dibattito che ci fu anche nella precedente legislatura, quando i cittadini chiedevano con forza che coinvolgessero gli stessi cittadini relativamente ai tragitti di questi elettrodotti. Ricordo che su mozione di questa maggioranza fu attivato un tavolo di concertazione guidato dalla Regione che ancorava tutti i soggetti a sedere allo stesso tavolo per determinare i tragitti degli elettrodotti. Ricordo che a questo tavolo oltre alla Regione c’erano gli enti locali, oltre gli enti locali c’erano i comitati dei cittadini e le associazioni ambientaliste. Ebbene, ancora una volta invito l’assessore Ottaviani ad attivare questo tavolo di concertazione poter cercare tutte quelle vie che possano portare, senza conflitto, alla risoluzione di questi problemi. Quando ci si confronta il conflitto si evita, quando non c’è il confronto c’è per forza di cose conflitto. E’ allora indispensabile che questa Regione riesumi la mozione della precedente legislatura, dia vigore a questo tavolo di concertazione per mettere l’Enel a confronto con gli enti locali e con i cittadini, per trovare insieme le soluzioni migliori.
Non è possibile avallare cose che sono successe a Recanati e a Castel di Lama, dove l’Enel, privo di qualsiasi autorizzazione interviene con dei lavori. Come è possibile una cosa del genere? Si è già verificato a Recanati con la cabina che stavano costruendo per un elettrodotto senza nessuna autorizzazione. E’ dovuto intervenire il Comune. Lei scuote la testa, carissimo assessore, ma i punti di vista sono vari. Io ritengo — sono schietto e franco, le cose non gliele mando a dire — che il tavolo di concertazione non è stato attivato, e mi smentisca su questo. Il tavolo di concertazione deve essere riattivato. Abbiamo avuto grossi problemi a Recanati, abbiamo grossi problemi nell’ascolano.
Non si può avallare questa strafottenza dell’Enel che, al di fuori di qualsiasi regola fa quello che ritiene più opportuno. Non è più possibile. In questo contesto ritengo che la mozione presentata dal collega Andrea Ricci vada sostenuta e ritengo che debbano essere attivate tutte quelle iniziative necessarie affinché si possa dimostrare che in Italia viviamo in uno Stato di diritto. Quando si parla di Stato di diritto significa che si sta in uno Stato dove tutti devono rispettare delle regole. Uno dei problemi di questa società contemporanea italiana è che i cittadini non percepiscono più di essere in uno Stato di diritto, perché chi ha più forza economica, politica o di intervento generico, detta legge a discapito dei più deboli. Non è più possibile avallare uno stato di cose di questo genere, quindi è indispensabile che la Regione, attraverso anche gli enti locali faccia sentire la propria voce, e mi auguro che anche la magistratura, nel rispetto di una nazione che dice di essere in uno Stato di diritto, faccia valere le ragioni della collettività contro chi pensa di potersi permettere qualsiasi intervento al di là di tutto e a dispregio di qualsiasi regola e di qualsiasi legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Fare polemica su un fatto così concreto è facile, però ritengo che questo non sia il nostro lavoro e il nostro dovere di consiglieri, soprattutto perché queste persone, se sono qui da questa mattina — e non credo che abbiano stipendi lauti e appannaggi o che qualcuno li abbia portati qui strumentalmente — è perché sentono il rischio sulla loro pelle. Faccio allora un intervento doppio, da consigliere ma anche da tecnico.
Per la prima volta nella storia — e questo vada a verbale — assistiamo al Nucleo di industrializzazione delle Valli dell’Aso ecc., che pianifica. Pianificare significa creare qualcosa che sia un regolamento di urbanistica. Ebbene, ci viene dato sapere che è indicato un tracciato, il tracciato di quell’elettrodotto. Oggi quel tracciato viene rimosso dall’Enel. L’Enel ha avuto incarico da una società privata, che è giusto abbia i ritorni dell’investimento che fa, ma dobbiamo capire perché oggi l’Enel crea, così come ha fatto il Nucleo, una situazione di effettivo nocumento a queste persone che sentono sulla loro pelle il pericolo di quello che tutti oggi chiamiamo “inquinamento elettromagnetico”.
La mia domanda è questa: la Regione può — secondo me dovrebbe — chiedere il ripristino di quello che comunque oggi crea nocumento? All’assessore chiedo una risposta in termini chiari e inequivocabili e chiedo anche che, come Consiglio regionale, andiamo a verificare quanto il Nucleo ha percepito da questa operazione e se c’è la quota parte della Regione, perché mi sembra ovvio che se ha venduto delle aree ad un privato con il rischio creato a questo signori che oggi vengono qui a dirci “vi dovete muovere”, qualcuno si assuma la responsabilità e ci dica che cosa è successo e perché è successo. Tutto il resto è da sorvolare, però il fatto che queste persone dovranno pagare sulla loro pelle, non può essere ricondotto in nessuna maniera ai consiglieri regionali che oggi sono chiamati a dare una risposta in Consiglio. Non voglio essere polemico, non voglio creare presupposti che aprano altri problemi, ma chiedo una risposta chiara, inequivocabile, che rassicuri quella popolazione che da questa mattina sta qui con noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Presidente, cari colleghi, la situazione che abbiamo vissuto ieri nell’audizione in quarta Commissione consiliare con i vari soggetti , sia per quanto riguarda il tracciato di Brecce Bianche sia per quanto riguarda i tracciati dell’elettrodotto di Villa Sant’Antonio, ha mostrato un dato di fatto vero: che l’Enel è effettivamente inadempiente su questo. Tra l’altro c’è stata anche una richiesta molto accorata e determinata da parte del presidente della Commissione, a far sì che questo non avvenga più in modo che ci si trovi di nuovo, in audizioni di questo genere, a discutere di autorizzazioni non chieste, di tracciati che vengono fatti sulla pelle della gente, di inquinamento che va a ledere diritti, ma che va ad intervenire, come per Brecce Bianche, su una scuola. A fronte di assicurazioni non di diniego, l’attenzione rimane per noi molto alta. Ma a fronte di questo c’è da dire anche che la Commissione, attraverso il suo presidente, ha espresso pieno sostegno alla delibera di ratifica dell’ordinanza di sospensione dei lavori che, da quanto emerso nell’audizione, non è stata rispettata da parte dell’Enel che ha continuato a lavorare.
Tra l’altro, si è verificata una cosa certa, e questo il servizio lavori pubblici lo ha accertato: che a Brecce Bianche non c’è autorizzazione, quindi ci sarà un atto successivo, un’ordinanza.
Per quanto riguarda Villa Sant’Antonio, alla fine dell’audizione a cui era presente anche la proprietà, alla fine il sottoscritto, oltre ad assicurare il pieno sostegno alla delibera della Giunta regionale e al dirigente del servizio ad andare avanti, oltre che nell’ordinanza di sospensione anche nell’ordinanza di mesa in pristino, ha avuto modo di constatare la disponibilità dei vari soggetti ad entrare in una trattativa per risolvere quel problema. Mi sono fatto garante di portare questa cosa in Consiglio e di sollecitare l’assessore Ottaviani e l’assessore Agostini, che gentilmente è intervenuto a dare sostegno alla Commissione, in audizione, ad attivare un tavolo per quanto riguarda l’elettrodotto di Castel di Lama, con la partecipazione dei vari soggetti per vedere la possibilità della soluzione reale di questo problema.
Io ho preso questo impegno. Credo che sia la Giunta che gli stessi assessori terranno fede e porteranno avanti questo, perché noi Regione, nel momento in cui siamo intervenuti dobbiamo portare avanti e chiudere questa situazione, soprattutto per quelle persone che ieri ci hanno segnalato questo abuso e oggi sono qui a chiedere la soluzione finale, terminale di salvaguardia soprattutto nei confronti di situazioni che già lì c’erano. Vorrei ricordare che il presidente del comitato diceva “noi abbiamo costruito queste case con grandi sacrifici, molti erano all’estero, oggi questo diritto non ci può essere tolto, se non far rimanere quel valore che noi abbiamo ottenuto costruendo queste case. Non ci venga deprezzato da una situazione di fatto impostaci dall’alto, come un traliccio e altre cose”.
Credo quindi che oltre alla mozione, questo Consiglio regionale debba fare un ordine del giorno a sostegno dell’azione iniziata dal servizio, iniziata dagli assessori e a sostegno della delibera fatta dalla Giunta regionale. Sicuramente sarà la prima volta, ma a fronte dell’ordinanza di un dirigente del servizio la Giunta può ratificare o meno, ma non significa che se ratifica o non ratifica non è valida. Ratificarla significa dare ancora più forza, e credo che questa sia una presa d’atto di questo Governo a cui va dato il giusto riconoscimento.
Ritengo che si possa chiedere tranquillamente una sospensione e fare un ordine del giorno rafforzativo, che vada a superare queste volontà.
Detto questo, è molto facile fare demagogia. Devo ringraziare il vicepresidente della quarta Commissione che alcune sedute fa disse che la Commissione non procedeva e oggi dice che questa Commissione procede. Questo è importante, perché significa che le dichiarazioni fatte alcune sedute fa intendevano capire quale doveva essere l’impronta della quarta Commissione, la quale studia, ricerca, elabora ma soprattutto per mettere nella condizione il Consiglio regionale, nel momento in cui vengono presentati degli atti, a veramente sviscerali, con grande attenzione ai problemi dei cittadini e della gente.
Per quanto riguarda la legge sull’elettrosmog, eccetto percorsi iniziali di problematiche legate a eventuali presentazioni da parte del Governo di una nuova legge, superata a favore di chi l’aveva presentata — D’Angelo dovrebbe ricordarsi di questo — nel momento in cui, a metà gennaio abbiamo dato corso alla discussione, è uscita la legge quadro nazionale. A fronte di ciò il sottoscritto come relatore della legge, dopo un’ampia discussione e tornando nel merito, ha consegnato ai componenti la Commissione un elaborato dove sono indicati i motivi per cui l’iter della legge in Commissione doveva essere bloccato, deciso all’unanimità.
Ma vi dico di più: lunedì 21 — tenete presente che i decreti attuativi promessi dopo l’uscita della legge quadro scadono il 22 maggio — in Commissione abbiamo detto che se non fossero usciti i decreti, nella riunione successiva avremmo dovuto avere, ciascuno di noi, la certezza di quello che occorreva fare, tenendo presente che nei limiti stabiliti dalla legge 36 non avremmo avuto sicuramente la capacità o la possibilità di legiferare per quanto riguarda gli elettrodotti, ma tenendo presente anche che determinati parametri li fissa direttamente il Governo e noi non abbiamo che pochissime competenze. Oppure che ci potevamo anche attenere al 381, però nel momento in cui fossimo andati in aula a presentare questa legge i nostri colleghi e il Governo della Regione dovessero essere nella condizione di poter stabilire che questa legge potrebbe essere bocciata, perché tante sono le cose. Forse non è un problema di decisione di maggioranza, anche se se ne discuterà, ma credo sia un problema di tutto il Consiglio regionale.
I lavori sono stati impostati in questo modo all’interno della Commissione. Come, ad esempio, è arrivata la proposta di legge sui trasporti a fune e già abbiamo convocato le audizioni per il giorno 11. E comunque siamo in procinto di indire le audizioni per la legge sulle cave.
Questo è il modesto lavoro che fa la Commissione. Si potrebbe anche fare un’altra cosa: arrivano gli atti ve li passiamo e sarete voi a discuterli in Consiglio regionale. Non è un atteggiamento che intendono tenere il presidente, il vicepresidente e i componenti di questa Commissione, anche perché è vero quello che ha detto l’amico Brini, cioè la Commissione lavora all’unanimità. Discussioni sì, ma sicuramente all’unanimità. Se qualcuno cerca di minare questa situazione ben venga: a chi vuole iniziare la guerra dico che noi abbiamo la tranquillità e la capacità di farla, e specialmente a me comunista “mi gusta”, ma veramente tanto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Ringrazio il collega Andrea Ricci, perché attraverso questa mozione ha voluto portare in discussione in Consiglio regionale un problema che nel territorio di Ascoli Piceno ci ha visto coinvolti per aiutare le popolazioni residenti a ripristinare il diritto in una società civile. Ho sentito tra l’altro alcuni interventi che cercavano di argomentare, trovando giustificazioni che se si attenessero ai fatti così come ha cercato di fare il consigliere Castelli, e a quanto è stato prodotto in atti formali, tutti gli interrogativi posti sarebbero sciolti. Per dire che la risoluzione della mozione a cui il collega Ricci ci chiama ad aderire è pregnante e prettamente legittima.
Voglio quindi rispondere ad alcuni interrogativi facendo rapidamente l’excursus della vicenda.
C’è stata una variante di carattere urbanistico approvata dalla Provincia, che è stata approvata dal Consorzio del nucleo industriale, non c’è ombra di dubbio da questo punto di vista, e bisogna dare anche atto al consigliere Trenta dell’equilibrio del suo intervento. La concessione a questa variante è però stata data, unico momento autorizzativo, dal Comune di Ascoli Piceno al cui sindaco bisognerebbe anche ricordare che la campagna elettorale è finita, quindi bisogna ritornare alle vicende amministrative.
Se è vero che nel piano attuativo approvato dalla Provincia e dal Consorzio del nucleo industriale c’è anche lo spostamento dei tralicci non è possibile considerare che il rilascio della concessione edilizia avvenga solo sull’opificio e non sull’intera variante che prevede anche lo spostamento dei tralicci. Questo lo dico perché Castelli diceva “ci troviamo in una situazione in cui la rimessa in pristino è difficile”, ma il collega Ottaviani e il sottoscritto, prima che la vicenda iniziasse avevano scritto al sindaco del Comune di Ascoli di attivarsi, in quanto unico ente che aveva rilasciato autorizzazione, perché si sospendessero i lavori per trovare una soluzione idonea. Questo è un punto che non viene messo in risalto ma è un punto fondamentale, perché fino alla conclusione della vicenda, fino a quando la Regione non è dovuta ricorrere a mezzi coercitivi per bloccare i lavori, l’unica autorizzazione rilasciata era del Comune di Ascoli Piceno, che aveva rilasciato la concessione su un piano attuativo approvato certo dalla Provincia che ha le sue responsabilità, certo dal Nucleo industriale che ha le sue responsabilità, ma il Comune aveva rilasciato concessione edilizia sul piano attuativo che prevedeva anche lo spostamento dei tralicci.
Dopodiché si è arrivati all’esame dell’autorizzazione regionale che prevedeva solo lo spostamento dei tralicci, ma per quanto mi riguarda il risultato si sarebbe potuto ottenere anche prima che iniziassero i lavori se ci fosse stato il buon senso di poterci arrivare. E noi ci siamo arrivati attraverso una procedura che voleva evitare l’azione di forza, che voleva evitare la sospensione attraverso ordinanze, tant’è che abbiamo convocato una prima conferenza dei servizi — ci hanno poi detto che on era formalmente corretto chiamarla così — a cui tutti gli attori, i protagonisti di questa vicenda hanno preso parte, c’è stata una risoluzione di quella conferenza dei servizi che prevedeva la presentazione, da parte dell’Enel, dello spostamento dei tralicci. Lo spostamento doveva poi essere autorizzato con decreto della Giunta regionale Marche, così come previsto dalla legge 19 del 1988.
A quella riunione tutti i soggetti che ne hanno preso parte si sono dichiarati favorevoli al ripristino di una cosa più congrua, perché prevedere lo spostamento di quattro tralicci in una porzione di terreno molto stretta, per 1,2 chilometri non può essere considerato “piccolo spostamento”. Sfido chiunque, l’Enel in primis, a dire che trattasi di piccolo spostamento. Non trattandosi di piccolo spostamento si è ovviamente soggetti all’autorizzazione prevista dalla legge regionale.
Il giorno successivo alla riunione l’ing. Babbini ha scritto una lettera, inviata anche al Comune di Ascoli, dicendo che si era in mancanza di autorizzazione regionale. Nel momento in cui si rilascia, da parte dell’Amministrazione comunale di Ascoli, una concessione che non ha tutte le autorizzazioni previste per poter essere esercitata, esisteva un altro elemento per poter intervenire. La Regione dice, in quella lettera fatta il 10 maggio, che si è in mancanza di autorizzazione. Successivamente il dirigente dei lavori pubblici, il 10 maggio invita l’Enel a sospendere immediatamente i lavori entro e non oltre il 14 maggio per ricercare tra tutti i protagonisti della vicenda una soluzione possibile.
Anche qui c’è stata una chiusura e una sordità all’invito fatto da una istituzione sovraordinata, per cui si è dovuto per forza, alla fine, per tutelare il diritto, arrivare alla emissione di una ordinanza di sospensione dei lavori e successivamente a produrre un’altra — perché nella prima addirittura non era previsto l’intervento della forza pubblica qualora l’ordinanza non fosse stata rispettata — ordinanza di sospensione dei lavori. Quindi, all’azione coercitiva la Regione Marche ci è arrivata solo a conclusione di un iter nel quale si invitava l’Enel, il Comune di Ascoli, unico ente a rilasciare concessione, ad addivenire a una soluzione positiva. E nessuno ha mai messo in discussione la costruzione del centro commerciale. Anche perché la Regione, attraverso il servizio urbanistica ha indicato una soluzione che poteva essere perseguita tecnicamente.
Credo che la Giunta regionale abbia successivamente fatto bene, con una nota a verbale dell’assessore Ottaviani, a demandare al dirigente del servizio lavori pubblici la verifica della possibilità di ottemperare all’art. 21 della legge 19 del 1988, cioè la rimessa in pristino, dopo che c’è stata la totale chiusura e sordità da parte dell’Enel e di tutti i soggetti protagonisti di questa vicenda, a voler trovare una soluzione positiva. Di fronte all’arroganza e alla mancanza del diritto si è risposto con gli strumenti legislativi, e di questo va dato atto anche al presidente D’Ambrosio che è stato il garante della tutela della legge e del diritto.
Di fronte a questa vicenda così come si è sviluppata credo che ci siano ancora i termini per raggiungere un’intesa, anche se purtroppo si è dovuti arrivare a un provvedimento ordinatorio. Ci sono anche i termini per arrivare a un’intesa fra le parti, per trovare una soluzione positiva e non perdere tempo, ma la garanzia della tutela e della rimessa in pristino è condizione necessaria per cercare di trovare una soluzione possibile. Per questo c’è la mia adesione alla risoluzione presentata dal collega Andrea Ricci.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Questa mozione mi dà la possibilità di chiarire alcune cose che sono state dette in questo Consiglio e che non fanno onore alla verità dei fatti, perché i fatti dimostrano il contrario. E quando parlo dei fatti intendo gli atti di questa Giunta, dei servizi, quindi anche la volontà di trovare una mediazione, la volontà di trovare in qualche modo una forma di dialogo, sistematicamente rifiutato.
Ho un lunghissimo pro-memoria fatto dal servizio, da cui emerge che dal 30 aprile c’è un’intensissima corrispondenza, con l’elenco di tutte le iniziative che il tavolo di concertazione ha portato avanti in questi ultimi mesi per quanto riguarda tutti gli atti che concernono il tavolo di confronto.
Caro consigliere D’Angelo, non è assolutamente vero che questo tavolo non ha funzionato. Se vuole le ripeto tutto il percorso, ma questo atto glielo consegnerò poi formalmente, quindi parto soltanto dalla data dell’1.8.2000 in cui ci sono state iniziative da parte di questo assessorato per rimettere in moto il tavolo di confronto. Se vuole le leggo tutti questi passaggi, perché sono significativi, e in ogni caso glieli formalizzerò perché sono estremamente necessari, e giungo a una conclusione, per essere breve, dicendo che siamo arrivati a un certo punto in cui chi ha abbandonato e continua a non dare informazioni concrete su quello che vuole fare, sugli sviluppi degli elettrodotti nella nostra regione: questo il tavolo di concertazione dava indicazioni all’assessorato e agli uffici competenti di affrontare. Qui mancano le informazioni, le mappe — e la presenza dell’Arpam da un punto di vista tecnico può confermare quello che sto dicendo — che sia il gestore della rete nazionale GRTM, sia l’Enel per quanto riguarda Marche e Umbria, sia gli altri servizi dell’Enel in generale non hanno fornito. Questo tavolo si interrompe il 23 marzo del 2001 in quanto ai confronti, alle richieste di chiarimenti fatti dal nostro servizio per affrontare il tavolo di concertazione — perché non si può concertare se non si sa dove si andrà a passare e qual è il percorso di questo elettrodotto — sistematicamente non c’è stata nessuna risposta. Ecco perché è un tavolo difficilissimo di confronto, perché non ci si può confrontare con chi non ti fornisce i dati. Questo non permette nemmeno di dare informazioni ai cittadini, perché a chi si dà informazioni se non le abbiamo nemmeno noi come ufficio? Ecco perché dico che c’è stato un atteggiamento di arroganza nei confronti dell’organo istituzionale.
Ripeto, il tavolo è stato riavviato, sono state riaperte tutte le discussioni in tutti i settori.
Per quanto riguarda il discorso di Recanati, lei sa benissimo che quello della linea era un progetto approvato. Preso atto della conformità del progetto approvato, tra l’altro impugnato al Tar del Lazio che respinse l’impugnazione, non c’è stato un atto formale di revoca né da parte della Regione precedentemente, né da parte di altri, per cui c’era un obbligo formale da parte del dirigente lavori pubblici di confermare quel progetto, se conforme a quanto stabilito.
Cosa diversa è la sede della cabina, perché sulla sede della cabina non ci sono autorizzazioni né della Regione, né del Comune, né di altri, e lei sa benissimo che l’Enel con il suo modo di fare ha perso quella sua arroganza di voler mettere la cabina in un certo posto, a fronte dell’ordinanza del sindaco che, ovviamente, ha bloccato i lavori. Questo per dire il tipo di conflittualità che esiste.
Per quanto riguarda Castel di Lama ho un altro lunghissimo pro-memoria che dimostra la volontà di mediazione. Tra l’altro, in questo pro-memoria mancano le lettere firmate da me e da Agostini che invitavano il sindaco, in quanto unico ad avere rilasciato un’autorizzazione, a ponderare con maggiore attenzione la valutazione di questo spostamento. Non c’è stata nessuna risposta, se non formale, che diceva “non sono problemi miei, sono problemi della Regione”... (Interruzione). Scusi se il linguaggio non è formale, ma siamo ad un confronto anche abbastanza “caldo” dal punto di vista politico, quindi mi scuserà per questo mio linguaggio più comunicativo. Qui c’è comunque un lunghissimo elenco, da cui risulta che noi siamo intervenuti ripetutamente con solleciti, con lettere prima di fare le ordinanze e a fronte dell’ordinanza addirittura si è continuato a lavorare sotto la pioggia di notte e abbiamo dovuto chiamare i carabinieri per bloccare i lavori. Questo non ci sembra un atteggiamento corretto da parte dell’ente, nei confronti della Regione. C’è stata una mancanza totale di rispetto delle prerogative e di chi doveva decidere e approvare i progetti. Poi si viene a scrivere che ci sono elementi di mediazione. Lo sapevo anche prima che c’erano elementi di mediazione, ma perché non è stato avviato prima il processo di mediazione? Ci sono delle responsabilità ben precise da questo punto di vista, che non possono essere attribuite alla Regione, da un punto di vista di disponibilità né di volontà in questo senso.
Quindi, su questo non ci sono scusanti per alcuno, tanto più che la nostra parte l’abbiamo fatta fino in fondo.
Noi ci rendiamo conto delle difficoltà e delle esigenze che ci sono sul territorio da un punto di vista di sviluppo economico, sociale ecc., e mi riferisco anche alla necessità di creare alloggi e centri commerciali, ma di fronte a questo noi siamo sempre pronti a fare eventuali mediazioni intelligenti, nel rispetto delle regole e nel rispetto della salute dei cittadini. Questo è il principio fondamentale ribadito l’altro giorno chiaramente in Commissione e ribadito oggi in Consiglio. Credo che il dibattito serva a questo: a ribadire una ferma volontà dell’Amministrazione pubblica, in questo caso della Regione, che ha a cuore seriamente alcune responsabilità che porta avanti con molta ponderazione. Il fatto che vent’anni fa si poteva spostare un traliccio senza autorizzazione non giustifica assolutamente che oggi si possano fare spostamenti di elettrodotti ad alta tensione, anche di un solo traliccio, senza autorizzazione. Noi non abbiamo autorizzato, da più di un anno e mezzo, nessuno spostamento di elettrodotti ad alto voltaggio. Questa è una norma che ci siamo dati in Giunta, salvo casi eccezionali, valutati caso per caso, proprio perché si è detto che prima vogliamo avere una mappa esatta della situazione del nostro territorio e delle conflittualità che ci sono tra gli elettrodotti e la salute dei cittadini. Cosa diversa è il basso voltaggio, dove abbiamo addirittura fatto accordo di programma con l’Enel nella provincia di Macerata, per cui si è dato avvio ad ampi processi di trasformazione e miglioramento del territorio, riducendo il numero di linee sul territorio stesso. Quindi, dove c’è dialogo si va avanti e si costruisce, dove si vuole andare avanti con arroganza si trova una certa rigidità da parte dell’Amministrazione. Ripeto, non è una rigidità assoluta né preconcetta, perché dopo questo dibattito è già stato dato mandato ai nostri servizi di avviare conferenze di servizio per risolvere queste questioni, con la migliore progettualità possibile.
Ripeto, dispiace sentire colleghi di maggioranza che, non informati dettagliatamente su quello che si sta affrontando in sede di servizio, di assessorato nei confronti dell’ente nazionale, dicono certe cose. Probabilmente le difficoltà sono sollecitate dalle paure di una normativa che poteva essere molto restrittiva e onerosa per l’Enel, ma questi sono problemi che non ci riguardano, sono scelte nazionali che debbono valere nel rispetto della salute dei cittadini, da Platì fino a Bolzano.
Scusate questa veemenza nella risposta, ma mi sono sentito colpito su argomenti rispetto ai quali ci sono documentazioni ampie che adesso fornirò, che sono quanto di più chiaro e concreto si possa rispondere nel caso di Ascoli Piceno e nel caso del tavolo indicato dalla Regione di trattativa e di confronto con l’Enel.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Questa procedura dell’unificazione probabilmente non funziona, rispetto al fatto che mi attendevo qualche risposta sui quesiti che avevamo posto, risposte che non ho avuto. Da parte della Giunta regionale c’è una incapacità, una mancanza di volontà, a cui siamo purtroppo abituati, di risposta in ordine ai temi, alle questioni fondamentali per la vita delle nostre popolazioni.
Non voglio entrare nel merito della vicenda dell’elettrodotto, rispetto alla quale il consigliere Trenta ha dato voce a una preoccupazione che credo sia largamente condivisa. Mi ha colpito questo richiamo del consigliere D’Angelo, cioè l’accusa alla Giunta regionale in ordine al cattivo funzionamento del tavolo di concertazione. L’assessore ha adesso detto che il consigliere D’Angelo ha ecceduto nella critica: vorrei capire da che parte sta la verità. Rimane il fatto che sia l’assessore Ottaviani sia il consigliere D’Angelo fanno parte della maggioranza di centro-sinistra, sono soggetti importanti di questa coalizione che governa la nostra Regione, quindi questo dato mi preoccupa ancora di più se c’è questa diversa marcia, questo diverso linguaggio fra esponenti della stessa maggioranza, se addirittura l’esponente del partito dei Verdi, che ha fatto della difesa dell’ambiente il proprio cavallo di battaglia, arriva a formulare quelle accuse. Se questo avviene, qualche motivo e qualche riferimento concreto, pure, ci sarà.
Ma il dato più grave, rispetto al quale non ho avuto risposte — posso immaginarle — relativamente all’intervento di un altro importante “carro armato” della maggioranza del governo di centro-sinistra — mi riferisco al consigliere Martoni, che addirittura si è detto pronto a combattere la battaglia della vita — è quello relativo alla legge, alla lentezza con cui questo Consiglio regionale, questa maggioranza stanno lavorando per la definizione della legge sull’inquinamento elettromagnetico nelle Marche.
Ci sono due proposte di legge presentate immediatamente dopo l’inizio della legislatura che sono al palo, e qui non potete venirmi a dire che si attendeva la legge nazionale. Certo, a nessuno sfugge che poteva esserci un collegamento. La verità è nell’incapacità di questa Giunta a fare produzione sul piano legislativo e anche in questo settore si segnala questa omissione di responsabilità da parte dell’esecutivo regionale. Sta di fatto che le due proposte sono congelate in Commissione, non so quando potranno venire in Consiglio regionale per la valutazione e per l’approvazione di rito. Ma rispetto a questo ci sono anche due atti politici precisi, uno del consigliere Romagnoli, uno del gruppo di Forza Italia, che hanno chiesto al presidente della Giunta regionale di esercitare la propria responsabilità, e che hanno chiesto che in questa fase, fino all’approvazione della legge si assumesse un’iniziativa autorevole per bloccare il rinnovo di nuove autorizzazioni rispetto ad una problematica che sta comunque investendo a macchia d’olio tutta la regione e che sta creando grande sconcerto nell’opinione pubblica, che sta chiedendo con forza un ruolo attivo delle istituzioni regionali rispetto a questo problema. Non è possibile che rispetto a questa partita le istituzioni si affidino al legislatore nazionale oppure si chiamino fuori, specialmente relativamente a iniziative nel campo della telefonia.
Quindi la legge non va avanti, è bloccata in Commissione per volontà della maggioranza. Una legge si poteva fare e si poteva adeguare dopo l’approvazione della legge nazionale e dopo l’approvazione dei regolamenti. Comunque è un fatto che doveva essere già definito, se è vero che il 22 maggio scadono i 60 giorni previsti dalla legge. Questo Governo cacciato dagli elettori è quindi inadempiente anche su questo fatto, cioè della mancata attuazione della legge nazionale sull’elettrosmog. (Interruzione). Le tue battaglie, le tue guerre falle al centro sinistra, combatti perché questi cinque anni di opposizione siano salutari e possiate tornare veramente a vivere la vicenda politica con un altro spirito e un’altra capacità di governo, preparandovi anche a subire la stessa sorte sul piano regionale, se i dati che abbiamo di fronte sono dati concreti come io affermo e come ho affermato l’altra volta, rispetto al fatto che comunque, nelle Marche sono cambiate le cose: Forza Italia è il primo partito, la coalizione alla quale mi onoro di appartenere ha un ruolo di primo piano, di tutto rispetto, che si appresta a trasformare in un ruolo di governo.
Rispetto a questo noi ci siamo permessi di segnalare la criticità di alcune situazioni a rischio che sono state evidenziate da un documento. Peraltro la mia segreteria ha cercato di capire, discutendo con l’Arpam e con gli uffici regionali, ma non siamo ancora riusciti a venire a capo di nulla. La legge demanda alle Regioni la competenza nel campo della vigilanza, del controllo e dell’esercizio della responsabilità per quello che riguarda gli interventi d’urgenza. Non siamo riusciti fino ad oggi a capire in capo a chi e come questa responsabilità viene esercitata. Lei, oggi non ci ha dato una risposta esauriente, ne prendiamo atto, speriamo che questo dibattito e la vicenda dell’elettrodotto servano in qualche modo a farvi acquisire una maggiore sensibilità su questo piano. Non ci interessano le “beghe fra comari” alle quali abbiamo assistito in questo Consiglio, cioè i contrasti fra la componente ambientalista e quella non ambientalista della maggioranza, anche perché ci rendiamo conto che la responsabilità è la stessa — stessa maggioranza, stessa responsabilità — ci auguriamo però che possa essere data una risposta concreta ai bisogni dei cittadini attraverso una normativa regionale puntuale, che in qualche modo interpreti questa esigenza di tutela della salute da parte della gente delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Già gli assessori Agostini e Ottaviani hanno puntualmente replicato alle perplessità e ai dubbi che il consigliere Castelli avanzava rispetto alla sostanza della mozione. Io vorrei invece esprimere qualche considerazione rispetto ad una proposta che ho sentito avanzare dal presidente della quarta Commissione, cioè la presentazione di un ordine del giorno ulteriore di questo Consiglio regionale per sollecitare l’apertura di una trattativa con i soggetti interessati. Ritengo che questo non si debba fare, perché indebolirebbe fortemente la posizione della Regione in questa vicenda. Se l’Enel avesse voluto, avrebbe potuto aprire una trattativa nelle varie fasi che in questa vicenda si sono succedute e che hanno visto un continuo interesse e una continua azione da parte della Regione per evitare di trovarci di fronte al fatto compiuto. Oggi ci troviamo di fronte al fatto compiuto del completamento di quell’opera ed è troppo comodo per l’Enel venire a dire “apriamo una trattativa”. La trattativa la possiamo aprire quando è sancito l’impegno della Regione all’immediato ripristino della situazione preesistente e ne sono stati avviate le procedure. Sulla base di questo indirizzo, orientamento, impegno della Giunta regionale si trovino tutte le soluzioni necessarie che consentano la piena e completa tutela della salute da parte dei cittadini. Oggi ritengo che sia fondamentale, da parte di questo Consiglio regionale, assumere l’impegno chiaro del ripristino della situazione preesistente, avviare le procedure e quindi, sulla base di questo presupposto, trovare le soluzioni necessarie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Chiedo scusa al consigliere Giannotti per un fraintendimento che c'è stato prima, nel senso che era mia intenzione rispondere, ma pensavo che la mozione fosse stata separata.
Per quanto riguarda le domande del consigliere Giannotti leggo rapidamente una parte della risposta e della documentazione già fornita al consigliere a riguardo: "Nella nostra regione un'indagine svolta sulle carte prodotte dal 1986 ad oggi delle aree fisiche nei controlli eseguiti ha posto in evidenza problemi di inquinamento elettromagnetico nelle seguenti zone: Pesaro e Fano, Novilara, Senigallia-Scapezzano, Montecassiano, Cingoli, Porto Potenza Picena, Ancona, San Severino, Grottammare, Ascoli Piceno-Colle San Marco. Per ogni sito indicato possono individuarsi più cause, o meglio più sorgenti di inquinamento e per ognuno di essi azioni correttive già poste in essere. In merito ai siti indicati nell'interrogazione in oggetto, la situazione in data odierna è la seguente: Jesi, dati entro la normativa corrente; Fabriano, dati nella norma; Montecassiano, è in atto la delocalizzazione dell'emittente Radio Santa Maria per valori superiori ai 6 volt/metro; Porto Potenza Picena, situazione nella norma, ad eccezione di controlli specifiche emittenti che debbono essere intrapresi entro il mese di giugno; Montacuto di San Severino Marche, valori superiori ai 6 volt/metro in corso di monitoraggio per il rientro dei valori nella normativa; Senigallia-Scapezzano, monitoraggio costante con valori entro la normativa, superati momentaneamente in due punti esterni della scuola, delocalizzazione delle emittenti radio, in via di accordo con il Comune; Cingoli, valori superiori a 6 volt/metro in alcuni punti e situazioni in via di bonifica; Pesaro-Novilara, i valori erano superiori ai 6 volt/metro e il risanamento è stato eseguito; Fano, valori rientrati nei limiti dopo la riduzione di potenza delle emittenti radio; Pesaro-Montefelcino, si è in attesa della realizzazione della recinzione intorno agli impianti radio e tv".
Nel dettaglio, la situazione per ciascun sito risulta allegata alla relazione Arpam consegnata al consigliere interessato e a tutti coloro che lo richiedessero.
I controlli vengono svolti da un organo tecnico che è la nostra agenzia regionale per la protezione dell'ambiente su segnalazione e indicazione, in particolare a norma della legge 10 questo ruolo di controllo viene svolto dalle Province. A noi Regione spetta il compito di creare le condizioni legislativo-normative, spetta darsi delle regole condivise e condivisibili da tutti, anche perché credo non ci possano essere delle norme che valgano per Reggio Calabria e altre diverse per Bolzano o Ancona.
La documentazione che le ho fornito ci è stata data dall'Arpam recentemente ed è quanto di più aggiornato esista. Trasmetteremo quella documentazione al Ministero dell'ambiente come già richiesto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento presentato dal consigliere Tontini.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal consigliere Andrea Ricci.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la mozione così come emendata.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Vorrei soltanto replicare ad alcune considerazioni dell'assessore Agostini in particolare, perché credo che alcuni passaggi di questa discussione abbiano ricordato il titolo di un poemetto giovanile di un illustre poeta concittadino dell'assessore Ottaviani, intitolato "La batra comiumachia". Mi sembra che in parecchi abbiano "gracidato" — non vuol essere un termine offensivo — nel senso di attribuire alle mie considerazioni delle volontà quasi protettive dell'Enel. Così non è, non è una excusatio non petita, è petita dal fatto che nel momento in cui si dice che la minoranza voleva sostenere le ragioni dell'Enel non è così. Personalmente ho dei dubbi circa alcuni aspetti giuridici dell'ordinanza. Fra l'altro sono dubbi che hanno occupato anche i nostri dirigenti che si sono parecchie volte rimpallata la valutazione di questo caso. Sono valutazioni che io ho posto solo per arricchire la discussione, perché è evidente che questa parte dell'intervento del consigliere Ricci non era in discussione.
Però una cosa la devo dire. Non è possibile attribuire al sindaco di Ascoli Piceno una qualsivoglia responsabilità in ordine a questo fatto, cioè rimpallare le responsabilità agli enti locali è profondamente ingiusto, perché è noto come la concessione edilizia sia stata rilasciata dal sindaco in relazione all'opificio, in relazione a uno strumento straordinario di pianificazione urbanistica che prevedeva comunque certi standards asseverati dalla Provincia, sicché la famosa autorizzazione che non c'è, in realtà doveva essere proprio richiesta e ottenuta dopo il rilascio della concessione edilizia, perché questo è il procedimento e chiunque sappia di questi argomenti conosce che questa è la tempistica di chiunque voglia realizzare un manufatto: chiede la concessione edilizia al Comune competente, gli viene rilasciata, se sono necessarie autorizzazioni di enti sovraordinati, sulla base di quella concessione data sul manufatto viene poi, o meno, rilasciata l'autorizzazione "speciale". Questa è la realtà dei fatti, mi dispiace che il collega Agostini faccia riferimento alla campagna elettorale di Celani quando, probabilmente, se c'è stato un certo ardore elettoralistico è stata la Regione che, più o meno in simultanea alla presenza dell'on. Rutelli a Castel di Lama, ha mostrato i muscoli, dimostrando una percentuale di Nandrolone superiore a quella, supposta, di Davids.
Comunque non dobbiamo, a mio modo di vedere, dare colpe o attribuire responsabilità di natura politica a chicchessia, perché anche il problema del Nucleo industriale che è reale, è un problema particolare. Io ero amministratore del Nucleo industriale di Ascoli Piceno quando ha approvato questa variante e sono stato l'unico a non averla approvata, quindi sono al di sopra di ogni sospetto, proprio perché ero contrario rispetto a questo intervento per ragioni connesse alla localizzazione del centro commerciale. Ma a parte questo, il problema reale è che vi è uno spaventoso ritardo nell'insieme delle leggi che oggi in qualche modo sono insufficienti a corrispondere all'esigenza di tutela dei cittadini. A mio modo di vedere dobbiamo metter mano da subito a questa previsione omogenea e unica, relativa a tutte le previsioni normative che disciplinano questa materia.
Per quanto riguarda la dichiarazione di voto è di astensione, non in relazione al merito ma in relazione alla opportunità di un simile intervento in questa fase, quindi una astensione da sospensione del giudizio rispetto a quelli che noi auspichiamo possano essere interventi di chiarificazione negoziata del problema che questa mozione, pur condivisibile nel merito, potrebbe in qualche modo compromettere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione così come emendata.

(Il Consiglio approva)



Mozioni (Discussione e votazione):
«Realizzazione del nuovo ospedale di Osimo in località S. Sabino» Favia, Grandinetti, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni e Trenta (82)
«Realizzazione del nuovo ospedale di rete della bassa Val Musone ubicato nel territorio di Osimo in località S. Sabino» Cesaroni (19)
«Realizzazione dell'ospedale di rete di Osimo in località S. Sabino» Grandinetti, Trenta, Brini, Giannotti, Ceroni e Cesaroni (79)
«Misure urgenti da assumere in merito alla realizzazione dell'ospedale di rete della Valle del Musone ubicato in Osimo» Viventi (90)
Interrogazione (Svolgimento): «Nuovo ospedale di Osimo S. Sabino» Favia (165)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 82, 19, 79 e 90 e l'interrogazione n. 165 del consigliere Favia. E' stata presentata una risoluzione che riassorbe le mozioni 82, 19 e 79. Non è presente il consigliere Viventi il quale ha chiesto congedo, quindi la sua mozione non può essere riassorbita nella risoluzione e dovremo comunque votarla.
Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. La risoluzione accorpa diverse mozioni e interrogazioni presentate rispetto all'ospedale San Sabino di Osimo. L'idea della risoluzione è nata da un incontro tra me e il consigliere Luchetti nella precedente seduta. Abbiamo elaborato un documento che secondo me può essere approvato e che verte su alcuni punti fondamentali: la volontà di realizzare questo nuovo ospedale di rete che interessa in special modo Osimo e Castelfidardo, oltre ad altre città viciniore. Inoltre, l'individuazione in quella specifica località e l'esigenza di un lodo della commissione di esperti entro due settimane, perché ormai la questione è annosa e va risolta nei tempi brevi. Ancora, predisporre attraverso strumenti amministrativi la ripresa dei lavori, individuando la fine dei lavori anche attraverso un accordo di programma che superi le problematiche. E' la volontà del Consiglio che si va a esprimere in questa risoluzione, di ubicare l'ospedale nella zona San Sabino e disbrigare velocemente le pratiche amministrative al fine di cominciare subito la costruzione di questo nosocomio. Questa è la risoluzione che propongo al Consiglio di votare, anche perché abbiamo voluto fare qualcosa di concreto, perché la discussione delle mozioni, delle interrogazioni e delle interpellanze, normalmente si trasforma in uno scontro polemico tra maggioranza e opposizione, però riteniamo che il migliore dei servizi sia fare qualcosa di concreto e prendere un impegno con queste città e quei territori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Gradirei, prima di decidere se intervenire o meno, avere risposta alle interrogazioni collegate, quanto meno per conoscere lo stato dell'arte da parte dell'assessore Melappioni.

PRESIDENTE. Deve decidere lei, in quanto interrogante, se prendere la parola adesso o dopo l'intervento dell'assessore.

DAVID FAVIA. Prenderò la parola successivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Noi non condividiamo questa mozione, in primo luogo per questioni di opportunità. Sulla vicenda della realizzazione dell'ospedale di Osimo sappiamo tutti che esiste un difficile e complesso contenzioso di fronte al tribunale amministrativo e, oggi, al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato ha chiesto una valutazione tecnica da parte di una commissione; riteniamo che la commissione, data la complessità del caso debba lavorare con i tempi che sono necessari. Fissare un termine di due settimane all'espressione del parere di questa commissione mi pare del tutto in fondato anche sul piano giuridico, quindi già di per sé questo elemento fa per parte nostra decadere il valore stesso della mozione. In secondo luogo, dato che ci troviamo in una sede politica come quella del Consiglio regionale ritengo inopportuno che alla vigilia della ridiscussione del piano sanitario regionale e della rete ospedaliera in questa regione, si avvii, dopo tre anni di interruzione, la realizzazione di un nuovo ospedale di rete. Ritengo che la questione del nuovo ospedale di Osimo, arrivati a questo punto, a tre anni dall'approvazione del piano sanitario regionale e alla vigilia della ridiscussione die contenuti del piano stesso, che sicuramente riguarderanno la rete ospedaliera nella nostra regione, la stessa questione della realizzazione di un quattordicesimo ospedale di rete debba essere valutata all'interno della programmazione generale, per cui, data l'inopportunità tecnico-giuridica e, a nostro avviso, anche l'inopportunità politica di assumere una presa di posizione di questo tipo, noi ci schieriamo contro questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Avrei ritenuto più opportuno procedere con una sorta di comunicazione dell'assessore, altrimenti ognuno racconta la sua storia e il suo punto di vista non avendo la possibilità di conoscere lo stato dell'arte. Questa è una storia lunghissima, io ho partecipato ad alcune riunioni con altri consiglieri regionali esponenti di tutte le forze politiche e delle amministrazioni della zona del bacino sud della provincia di Ancona, ognuna delle quali è portatrice di una parte della storia, che è molto lunga, della realizzazione dell'ospedale di area ad Osimo o comunque nel comprensorio di Osimo.
Ricordo di essere stato coinvolto in questa vicenda in quanto consigliere regionale dell'allora Msi, nella legislatura 1985-90, poi non sono stato eletto perché c'era stata una diminuzione del numero dei seggi del mio partito e questo non era il collegio più forte, poi sono rientrato in Consiglio regionale nel 1995 e abbiamo riaffrontato questo nodo nelle vicende del piano sanitario regionale e comunque in una serie di atti, poi di nuovo in questa legislatura e ancora, sostanzialmente, gli argomenti oggetto della discussione sono quelli del lontano 1985-90. Quindi, in tutta questa storia c'è qualcosa che non funziona. O ci furono delle risposte non adeguate allora perché non c'erano esigenze, o in questi anni c'è stata una carenza di intervento, di impulso nella realizzazione della struttura tale che inizia ad avere aspetti non colposi ma addirittura dolosi, perché c'è oggettiva necessità di questa struttura ospedaliera. Abbiamo, nell'area di riferimento della Asl 7, una serie di ospedali di livello regionale specialistico. Questi ospedali risentono di una forte congestione legata proprio alla mancanza di una struttura di territorio di livello inferiore come prestazioni, che possa dare una risposta alla territorialità complessiva. Inoltre abbiamo sicuramente un'area che nel futuro, se saremo all'altezza della situazione, come Regione, per altri aspetti economico-sociali, avrà una grande importanza. L'economia del futuro ha sicuramente un peso sulla mobilità delle persone, in particolare sulla mobilità turistica. Quindi in quest'area esiste la zona della riviera del Conero che comprende Numana, Sirolo, addirittura Porto Recanati e Recanati che pur essendo zone di un'altra azienda insistono effettivamente su questo bacino. Inoltre abbiamo la città di Loreto che, avendo un forte impatto di turismo religioso, è una zona catalizzante. In tutto questo comprensorio c'è necessità di una struttura ospedaliera territoriale. Nei meandri della burocrazia, delle difficoltà legate alla progettualità tecnica, nel contenzioso legato a interessi diversi, specifici degli abitanti del territorio, a volte addirittura dei residenti nell'area dove deve sorgere l'ospedale, il fatto che abitassero nella zona prescelta determinate persone e non altre, è scaturito un problema di coesione sociale. Non è la stessa cosa se in un'area abita un agricoltore o un magistrato, facendo un esempio a caso. Così come non è la stessa cosa se c'è un gruppo di residenti agguerriti e organizzati o ci sono persone disperse dal punto di vista della coesione sociale.
Se non prendiamo una decisione forte e non andiamo nella direzione di una spinta forte, ci troviamo in una terra di nessuno dove non ci sono soluzioni, dove tra l'altro si bruciano i soldi della comunità, perché in questi anni abbiamo allocato delle risorse che non sono mai state utilizzate e uno sa quanto valgano meno, a distanza di dieci anni, qualche decina di miliardi. Dieci anni fa una certa cifra aveva un fortissimo valore di investimento, dieci anni dopo vale molto meno e tra qualche anno, nel passaggio dalla lira all'euro avremo un effetto di rimbalzo in cui quegli investimenti varranno di meno, perché fa parte del ciclone finanziario che avremo tra alcuni mesi.
Tutto questo va tenuto in considerazione da una pubblica amministrazione qual è la Regione, da un'assemblea legislativa qual è la nostra. Né possiamo sempre rinviare le scelte.
Prima il consigliere Ricci diceva "siamo in una fase interlocutoria, abbiamo approvato nel 1998 un piano sanitario triennale...". Già siamo in scadenza del piano 1998-2001 che sembra abbiamo approvato pochi mesi fa. Ma sulle indicazioni che abbiamo dato non possiamo ogni volta tornare indietro e rimetterle in discussione.
Potrei citare tutta una serie di inadempienze, tutta una serie di comportamenti errati, di scelte forse non felici, compresa quella del punto di insediamento, ma la nostra comunità ha la necessità di andare avanti in fretta. Non si possono ogni volta azzerare le decisioni, è una scelta importante, l'area di Osimo-Castelfidardo e comprensorio limitrofo ha bisogno di questa struttura. Dico di più: l'ospedale regionale di Torrette, che va a completamento tra poco, ha bisogno di una struttura forte di servizio, di livello diverso, quindi non solo è un problema per quell'area, è un problema anche per la struttura regionale più importante, dove noi abbiamo investito, sulla quale crediamo, su cui ci sono risorse umane, finanziarie e via di seguito. Quindi, a questo punto, il passaggio importante è lo stato dell'arte che ci deve dare l'assessore, gli impegni che ci deve dare l'assessore alla sanità a nome di tutta la Giunta, se ci sono, o comunque occorre dire quali scelte diverse verranno fatte.
Su questo ci sarà un pronunciamento nel senso della dichiarazione di voto, perché è un passaggio importantissimo per il quale si sono mobilitate non solo la città di Osimo ma anche le Amministrazioni limitrofe, su cui c'è attesa. Secondo me, anche la Asl n. 7, in funzione delle nostre scelte deve predisporre i piani strategici futuri, a seconda di come andranno a finire le cose. Sono quindi fondamentali l'intervento dell'assessore e la posizione politica della Giunta, su cui ci esprimeremo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Evito di ricapitolare la storia se non ricordare che siamo in una fase in cui il Consiglio di Stato, dopo un giudizio espresso dal Tar, ha formulato un percorso in cui ha coinvolto la Regione Marche affinché predisponesse un documento per valutare l'opportunità di realizzare la sede del nuovo ospedale di Osimo in quella località. Su questo è stato fatto un lungo e faticoso lavoro da parte di un gruppo che ha preteso, a un certo punto, anche il coinvolgimento di un esperto esterno. C'è stato anche un grosso lavoro di rigore amministrativo, proprio perché il dover poi riferire al Consiglio di Stato rispetto a una decisione di questo genere ha determinato da parte dei dirigenti coinvolti nel gruppo una grossa attenzione a che, anche dal punto di vista procedurale, l'iter fosse quello più appropriato, proprio perché si suppone che il contendere a livello di Consiglio di Stato può anche essere sulla forma oltre che sulla sostanza.
Qual è la situazione attuale? Circa un mese fa il gruppo di lavoro ha concluso il suo percorso. Essendo così delicato e così pregnante ho assolutamente vietato a me stesso di coinvolgermi in questa attività, quindi so quanto voi sull'esito del percorso dal punto di vista tecnico, proprio perché fino a quando l'iter non sarà completato è giusto che il gruppo di lavoro agisca in piena autonomia, e sull'autonomia del gruppo di lavoro ho avuto anche un comportamento politico e istituzionale preciso, perché ho evitato qualsiasi situazione di dibattito pubblico che a me è sembrato, in certi casi, anche strumentale, per cui anche se con molto dispiacere ho rifiutato gli inviti del sindaco del Comune di Osimo a partecipare a confronti pubblici su questo tema, proprio per lasciare quella piena autonomia e responsabilità amministrativa che compete al gruppo di lavoro.
In questo momento le conclusioni del gruppo di lavoro sono all'attenzione dell'ufficio legale che sta preparando la relazione che accompagna il lavoro fatto...

DAVID FAVIA. Il tecnico esterno è stato nominato e ha dato...

AUGUSTO MELAPPIONI. Il tecnico esterno si è espresso e ha consegnato il suo elaborato al gruppo di lavoro. Praticamente il gruppo di lavoro ha concluso il suo impegno, manca la relazione che deve andare al Consiglio di Stato, che naturalmente ha anch'essa pregnanza sia dal punto di vista del merito che di forma e in questo momento attendiamo che l'ufficio legale ci dia la relazione, dopodiché invieremo al Consiglio di Stato il tutto per il percorso amministrativo. Spero di essere stato chiaro nella risposta, rispetto all'iter. Evidentemente c'è un confronto che potrebbe anche avere una tappa successiva, fra il gruppo di lavoro e l'ufficio legale, proprio perché la relazione deve essere quanto mai pregnante. Io sono del parere che nel mio ruolo e per quello che è il mandato del Consiglio regionale, è in piena attuazione un piano sanitario dentro il quale ritengo di restare, quindi sono dell'idea che in questa fase, anche per un percorso di struttura già avviata vada portato avanti il percorso dell'ospedale di Osimo. Su questi due punti, pur se non ho nella sostanza specifiche difficoltà a ritenere questa come una sollecitazione del Consiglio regionale ad accelerare i tempi al massimo, mi sembra che condizionare la commissione degli esperti sul tempo minimo possibile — potrebbero essere tre o quattro settimane al massimo, non credo di più — non sia molto opportuno, per evitare di dare un obbligo di tempo così stretto. Sul secondo punto credo che fino ad oggi si sia comunque lavorato perché i tempi possano essere successivamente recuperati, quindi c'è stato un impegno da parte dell'assessorato e del servizio, c'è stata un'attenzione particolare e continua da parte dell'Asl 7 sul tema e questo tuttavia credo che non possa determinare in questo momento una individuazione precisa della fine dei lavori. Vedo l'accordo di programma come uno strumento aperto sulla possibilità di arrivare a una conclusione; non posso assolutamente garantire che noi chiudiamo il percorso dell'accordo di programma prima di quello del Consiglio di Stato, perché non siamo assolutamente in grado di formulare percorsi definitivi fino a quando il Consiglio di Stato non si sarà espresso, in conseguenza anche della relazione fatta dal tecnico sull'opportunità o meno di realizzare lì quella struttura ed eventualmente escano fuori precise responsabilità sull'appropriatezza o meno dei lavori fatti e della sede individuata.
Posso quindi accettare una proposta di risoluzione come questa, a condizione che non venga vista come uno strumento coercitivo di percorso, che non posso assolutamente garantire per quanto detto, ma come una sollecitazione a realizzare l'opera nei tempi più brevi possibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Ho condiviso le mozioni presentate e condivido anche la proposta di risoluzione presentata da Grandinetti, Luchetti e Cesaroni, ma non posso che esternare alcuni dubbi e alcune perplessità. Credo che alcuni chiarimenti siano opportuni e doverosi.
E' giusto dire che bisogna fare presto, bisogna trovare una soluzione immediata, ma questo deve essere fatto con la massima chiarezza e trasparenza. Da quel poco che si è potuto vedere dagli atti a nostra disposizione, Presidente D'Ambrosio, penso che qualche cosa di strano qui c'è, qualche cosa che non ha funzionato c'è e qualche cosa da chiarire c'è, a prescindere dal parere del Consiglio di Stato da valutare e verificare.
Abbiamo a disposizione due lotti per circa 50 miliardi, il primo assegnato addirittura il 27 novembre 1996 su un progetto approvato il 27 marzo sempre del 1996, quindi qualcuno che pensa di essere un discreto amministratore, la prima domanda che si pone è: "come mai dopo cinque anni è stata messa una prima pietra e i lavori non sono andati avanti speditamente, portando avanti le giuste, legittime considerazioni che il consigliere Ciccioli faceva?". Si parla di una prima pietra messa dal ministro Rosy Bindi, però oggi c'è una situazione di stallo che ci deve far fare delle considerazioni.
Non credo che le ditte aggiudicatarie a distanza di anni, alla ripresa dei lavori stiano in silenzio. Sicuramente una revisione prezzi, dopo tanti anni è il minimo che possano chiedere di fronte a una situazione del genere. E allora ecco il dubbio, la perplessità dell'amministratore: la fretta di andare avanti a tutti i costi è legittima, ma rientra nelle nostre competenze individuare alcune negligenze, se ci sono state, alcune inadempienze, se ci sono state? Qui parliamo di un intervento di 24 miliardi per quanto riguarda il primo lotto, quindi penso che in questa sede dobbiamo preoccuparci anche di queste cose. E' giusto che di fronte a tante richieste e necessità da parte dei Comuni la riflessione sia fatta.
Qualcuno si chiedeva se la procedura adottata per l'appalto è stata corretta o c'è stato un vizio di forma. Il Tar ha detto che c'è un vizio di forma, quindi individuiamo di chi è stata la negligenza. Sicuramente ci sarà una responsabilità diretta. Si poteva evitare questo? Penso di sì.
La considerazione che noi dobbiamo fare, per quanto mi riguarda, è se sia possibile — l'avevamo chiesto in una interpellanza, il cui primo firmatario era Grandinetti — che la Giunta regionale riferisca periodicamente in Consiglio sullo stato dei lavori. Questa interpellanza l'abbiamo fatta in gennaio, ma l'assessore e il Presidente giustamente rispondono "non c'era ancora la pratica, quindi aspettiamo il parere definitivo del Consiglio di Stato". Ecco la domanda: nel momento in cui il Consiglio di Stato sbloccherà questa situazione e si darà corso ai lavori, eventuali inadempienze e responsabilità saranno perseguite oppure ci saranno le solite transazioni?
Ecco cosa propongo al Presidente. Anzitutto di inviare tutto alla Corte dei conti, a scanso di equivoci. L'ha fatto il Comune di Osimo e possiamo farlo anche noi, perché questi soldi sono del Cipe, quindi ritengo che sia un atto dovuto. Una volta fatto questo, credo opportuno convocare le Commissioni sanità e lavori pubblici per verificare insieme lo stato dei fatti, le procedure. Qui si dice semplicemente di fare una conferenza dei servizi, invece bisogna cercare di capire dove si è sbagliato, perché si è sbagliato, dopodiché possiamo fare tutto quello che vogliamo, però dobbiamo mettere i paletti fin da questo momento. Non me ne voglia l'amico David Favia, ma io non condivido la frase "permetta la realizzazione dell'ospedale di rete anche nel caso in cui l'esito del contenzioso fosse negativo". Sono d'accordo che questa struttura debba essere realizzata, anche per i motivi di cui ha parlato il consigliere Ciccioli, ma con la massima chiarezza e trasparenza. Penso che questo sia un obbligo da parte nostra, un atto dovuto. E' sempre meglio essere precisi, puntuali e ponderati e conoscere anche le iniziative, gli atti consequenziali della Giunta, perché la Giunta ha fatto degli atti per la nomina del comitato tecnico e quindi vorrei sapere cosa farà la Giunta una volta che avrà avuto il parere del Consiglio di Stato, sia sotto l'aspetto politico che sotto l'aspetto amministrativo.
Chiedo quindi alla Giunta e al Presidente se non ritengano opportuno convocare le Commissioni sanità e lavori pubblici, perché condivido anch'io che a volte le commissioni d'inchiesta servono solo a perdere tempo, però quando si parla di miliardi della collettività, penso che sia opportuno e giusto dare risposta rispetto alla realizzazione di un ospedale ma anche rispetto a come viene speso il denaro pubblico.
Penso che lei Presidente l'abbia già fatto, ma la invito comunque ad informare chi di dovere su quello che è accaduto in tutti questi anni, perché non vorrei che domani ci trovassimo in una situazione tale che, "finita la festa gabbato lo' santo", si può andare anche in prescrizione. Quindi, "carta canta, villan dorme": non vorrei che passasse del tempo per far andare tutto in prescrizione, e poi, magari, paghino dei "cristi" che non hanno responsabilità. Onde evitare che qualche cosa vada in prescrizione, se ci sono gli elementi per poter dare corso a quanto ho detto, prima che qualcosa vada in prescrizione la invito ad adottare tutti gli atti dovuti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Ringrazio l'assessore per la risposta che ci rende edotti dello stato dell'arte, ma ovviamente non è in grado di mettere una pietra su quello che è successo. Così come ringrazio il consigliere Luchetti e l'assessore con i quali abbiamo rifinito questa proposta di risoluzione.
Sono sostanzialmente d'accordo con quello che ha detto il consigliere Brini, anche se il taglio della mia attività pubblica è più concreto se vogliamo, cioè non mi appassiona la persecuzione dei colpevoli che pure è un atto dovuto da parte di chi ha questo tipo di competenza, mi appassiona di più dare delle risposte concrete ai cittadini.
Mi preoccupa non poco — e ho colto la risposta dell'assessore ad Andrea Ricci — la posizione di una componente importante della maggioranza come quella rappresentata dallo stesso consigliere Ricci il quale si preoccupa che quindici giorni alla commissione siano pochi e si preoccupa del fatto che possa essere realizzato questo ospedale in coda di applicazione del piano sanitario, nel mentre non si preoccupa della tempistica di questa questione. Forse Ricci non ha tenuto ben presente che la decisione del Consiglio di Stato è stata presa il 14 marzo e stranamente depositata quattro mesi dopo, il 7 luglio 2000. Ciononostante, dal 7 luglio è passato quasi un anno e la commissione, stando a quello che ha detto l'assessore, ha ultimato il suo lavoro, ma l'ente Regione delegato dal Consiglio di Stato per determinati adempimenti, non ha ancora riscontrato, dopo un anno, questa richiesta del Consiglio di Stato.
Prendo per buona — non potrei fare altrimenti, istituzionalmente — la dichiarazione dell'assessore Melappioni, ma la posizione presa da Ricci la trovo preoccupante. Prendo atto che Rifondazione comunista non è d'accordo per la costruzione dell'ospedale di Osimo.
L'assessore Melappioni ha anche detto un'altra cosa abbastanza importante: che prende l'accordo di programma, più che come un suggerimento operativo, come un incitamento a fare in fretta. Ebbene, risolto il problema della solidità o meno del suolo ove deve sorgere l'ospedale — ne abbiamo parlato tante volte sia negli incontri fatti in sede comunale che negli incontri fatti in sede regionale — la problematica in base alla quale il Tar delle Marche ha annullato la gara, è abbastanza chiara. Per questo mi sono sempre permesso di suggerire — e ringrazio che questo mio emendamento a-tecnico sia stato accolto — la strada dell'accordo di programma come una strada di grande rapidità operativa. Come ricordava Brini, l'errore di fondo che è stato compiuto — mi sembra di ricordare, dalla sentenza del Tar delle Marche — è stata una carenza di delega della Regione alla stazione appaltante Comune di Osimo. Credo che superare con un nuovo accordo di programma questa carenza non sia una cosa difficilissima. Capisco anche le resistenze del Presidente D'Ambrosio che, da magistrato, ovviamente dice "aspettiamo prima la sentenza del Consiglio di Stato e sulla scorta di quella possiamo avere più chiarezza", non sul risarcimento dei danni o sull'atteggiamento dell'impresa, perché in diritto amministrativo o l'Ato vive perché non viene cassato dalla giustizia amministrativa, o non vive. Quindi, se viene annullato da lì si parte per riscontrare determinate responsabilità; se non viene annullato si va avanti. Ma se viene annullato, al di là delle responsabilità c'è un problema di realizzazione dell'opera, che è quello che a me urge di più, perché sono anni ed anni che le cittadinanze di Ancona sud richiedono questo ospedale, in particolare la città di Osimo e la città di Castelfidardo che hanno una struttura sanitaria del tutto fatiscente: siamo al limite della non concessione della possibilità di andare avanti, da quello che mi dicono anche i medici che lavorano lì. Abbiamo un finanziamento che è giacente da anni, e giustamente Ciccioli lamentava che abbiamo denari che non riusciamo ad impegnare: mi auguro che questo documento che dovrebbe passare nei prossimi minuti non sia soltanto un pezzo di carta che la maggioranza o parte di essa vota assieme all'opposizione per togliersi dai piedi un problema incombente — non lo voglio assolutamente sperare, anche se in passato può essere accaduto — ma attendere la sentenza del Consiglio di Stato, anche se posso capire la strategia che sottende a questa attesa, significa perdere ancora come minimo un anno-un anno e mezzo. Cerchiamo con molta buona volontà tutti insieme, come si è fatto altre volte, di vedere se attraverso la strada dell'accordo di programma si possa adempiere alle esigenze delle cittadinanze di Ancona sud, ovviamente rispettando quelle esigenze di buon governo e di trasparenza che ci trovano del tutto d'accordo.
Auspico, pur nelle preoccupazioni che dicevo prima, che questa mozione, quanto più possibile unitaria tra maggioranza e opposizione, venga approvata, ma soprattutto che si dia un rapidissimo impulso alla consegna dell'elaborato, chiamiamolo così, "peritale", al Consiglio di Stato e poi si trovino strade come l'accordo di programma — non ci vuol essere nessuna vessazione, come vi dicevo poc'anzi — che possano bypassare le necessarie lungaggini giudiziarie, per dare una risposta concreta ai cittadini che la richiedono. Tutto il resto di cui parlava Brini è importante, ma viene dopo la concretezza delle risposte ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Alcune riflessioni brevissime, perché credo che il piano sanitario regionale abbia fatto uno sforzo in primo luogo di razionalizzazione ed anche di risparmio economico, senza, in larghissima parte, tagliare i servizi essenziali. Tuttavia dentro questo sforzo di razionalizzazione e questo percorso di risparmio, molti reparti degli ospedali di tutti gli entroterra delle Marche sono stati smantellati, perché gran parte di essi erano al di sotto degli standard, dei numeri, dei parametri della sicurezza o della cosiddetta sicurezza. Il piano sanitario regionale prevede nel triennio in corso, ormai al termine, la verifica sistematica dei poli ospedalieri, vale a dire del terzo livello della classificazione ospedaliera. Il primo è costituito dall'alta rete specialistica che insiste soprattutto e giustamente nella città di Ancona, il secondo livello è quello della rete ospedaliera, in larga parte nei capoluogo di provincia, il terzo livello è quello costituito dal polo ospedaliero, l'anello più debole della classificazione ospedaliera. Dentro questa verifica si dovranno anche assumere delle scelte rispetto alla loro funzione: se essi saranno ancora ospedali o se saranno declassati. Se uno verificasse questo aspetto solo in termini tecnici, matematici, legati al risparmio, ai numeri molti ospedali di polo sarebbero declassati e in larghissima parte addirittura spazzati via. Noi siamo per una verifica sociale legata ai bisogni delle popolazioni, perché la salute non è una merce.
La verifica deve essere orientata, per le scelte future, dal Consiglio regionale. Occorre evitare per il prosieguo della legislatura scelte extraistituzionali che mettano il Consiglio, rispetto ad alcune scelte, in una situazione di fatto, come è successo, per certi versi, anche in tentativi striscianti di privatizzazione della sanità o parte di privatizzazione della sanità, come per la radioterapia specializzata, la cosiddetta Pet.
Il piano sanitario regionale prevedeva e prevede molte cose che vanno affrontare alla luce sia delle risorse ma in primo luogo dei bisogni. Questa verifica deve essere fatta a tutto campo, verificando — del resto questa cosa è già prevista e nessuno la vuole escludere a priori — se esiste l'opportunità di costruire nuovi ospedali concentrati in zone già ampiamente servite da strutture sanitarie di grande e grandissima qualità, chiudendo o smantellando ospedali cosiddetti "minori". Dobbiamo fare questa verifica con una riflessione seria e con scelte altrettanto serie. Secondo il gruppo Comunisti italiani non possono essere mozioni estemporanee, che in qualche modo vorrebbero prefigurare e determinare scelte.
Per questi motivi la risoluzione-mozione di Forza Italia è per noi del tutto inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La risposta dell'assessore Melappioni, anzi la comunicazione è stata di natura interlocutoria, nel senso che ha detto che esiste un gruppo di lavoro che ha terminato le procedure e adesso si deve esprimere con un documento. Voglio sperare che questo documento sia definito in tempi brevissimi. L'assessore mi diceva, informalmente, che ogni settimana spinge il coordinatore del gruppo presso l'ufficio legale a definire la traccia scritta affinché si arrivi alla sentenza definitiva che, ovviamente, dà certezza giuridica. La cosa in sé ci fa capire che siamo veramente alla fine del percorso, però non ci dà alcuna certezza sui tempi. La proposta di risoluzione che ho co-firmato e che spero sia accolta all'unanimità, spinge a chiudere il cerchio, perché se non si arriva alla ripresa dei lavori con tutto quello che ne consegue, rimaniamo in una terra di nessuno che può portare a delle conclusioni perverse di cui parlava all'inizio di questa discussione il consigliere Andrea Ricci, rinviando tutto al prossimo piano regionale, che è quello che assolutamente non si vuole perché significherebbe perdere anni.
Spero che prima dell'estate siano definiti gli aspetti legali, perché è noto che i lavori edili, gli sbancamenti, queste attività nel periodo estivo hanno un'accelerazione, mentre nel periodo invernale procedono con passo più lento. La proposta di risoluzione è l'impegno di tutto il Consiglio a definire questo contenzioso e finalmente coronare con delle attività in accelerazione, attività ovviamente operative, di costruzione in accelerazione, una esigenza legittima, una richiesta e una aspettativa che da oltre dieci anni è ferma al palo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Chiedo su questo atto che ci sia un rinvio e un approfondimento per due ordini di motivi. Intanto perché le risoluzioni finali sembra che richiedano alla Giunta qualcosa che la stessa non può garantire, in particolare quando si danno tempi e scadenze che non dipendono dalla Giunta stessa. Inoltre, il confronto che si è sviluppato sulle premesse della risoluzione evidenzia alcune posizioni, alcuni approfondimenti che andrebbero inseriti non in una discussione sul caso specifico ma in una discussione più generale.
Ritengo di avanzare questa richiesta, manifestando già da adesso delle perplessità che riguardano il mio gruppo, ma mi sembra di avere interpretato e sentito anche i consiglieri che non sono intervenuti fino adesso, oltre a quelli che l'hanno manifestato in questa discussione. Questo non per rinviare l'argomento, per eludere la questione, ma perché se una risoluzione deve uscire da questo Consiglio sia più seria, più pertinente e soprattutto più confacente alle funzioni e ai poteri che questo Consiglio e questa Giunta hanno nel merito di questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Nella dichiarazione di voto non intendo entrare nel merito di quello che sarà il futuro assetto degli ospedali in questa nostra regione, sul destino di tante strutture, su come verranno utilizzate, perché credo che questo sarà occasione di riflessione, di dibattito quando affronteremo il nuovo piano sanitario. Credo che oggi noi abbiamo un piano, approvato tre anni fa, che mantiene la sua validità fino a quando non verrà cambiato, quindi da questo punto di vista non mi sento di condividere la tesi di coloro che dicono "dobbiamo oggi entrare nel merito di una cosa che fra qualche cosa dovremo cambiare". Oggi abbiamo un piano che prevede certe cose, che tra le altre cose prevede la costruzione di un nuovo ospedale ad Osimo che andrà a sostituire, a cancellare, a chiudere gli altri 3-4 ospedali che sono in quella realtà. Questa è la situazione che oggi abbiamo e che nella sostanza viene anche ricordata nella premessa di questa risoluzione.
Quello che non mi trova per niente d'accordo è proprio la parte dispositiva della risoluzione, sia riguardo al punto 1) ma ancora di pi riguardo al punto 2). La mia contrarietà al punto 1) sta nel fatto che mi pare difficile, obiettivamente, che dal Consiglio regionale possiamo impegnare la Giunta per dare una scadenza precisa di due settimane a una commissione per concludere un lavoro particolarmente difficile, delicato ecc. Se mai potremmo fare un invito ad accelerare al massimo i tempi, ma per questo non credo che sia necessario fare una mozione, perché l'avranno sicuramente fatto il Presidente della Giunta o la Giunta stessa, con in testa l'assessore Melappioni. Quello che non condivido totalmente è il punto 2), perché mi pare veramente fuori da ogni logica pensare che oggi possiamo noi impegnare la Giunta a riattivare tutte le procedure che consentano una immediata ripresa dei lavori e addirittura individuare oggi la fine dei lavori quando, oggi, non sappiamo, da un punto di vista legale, giuridico che fine farà questa questione, cioè se il Consiglio di Stato riconfermerà o meno la sentenza del Tar, che può essere anche interamente riconfermata e quindi il Consiglio di Stato potrebbe decidere di non far proseguire i lavori nella zona dove è stato individuato il sito del nuovo ospedale.
Ho ascoltato il dibattito, ho sentito tante perplessità nel merito della risoluzione, nel merito più generale delle scelte che dobbiamo compiere. Credo che rispetto a queste perplessità manifestate da più parti oggi la cosa migliore sia quella di soprassedere a ogni tipo di risoluzione e credo ci sia la necessità di fare un ulteriore approfondimento, sia dal punto di vista tecnico che politico, eventualmente tornando in Consiglio regionale con un approfondimento nel merito di tutta la questione. Quindi da questo punto di vista, come gruppo consiliare noi saremmo dell'avviso che la risoluzione debba essere ritirata, altrimenti la nostra posizione non può essere favorevole su questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Credo che una cosa da sottolineare subito rispetto alla proposta di risoluzione è che il Consiglio si ritrova tutto sulle premesse — questo mi fa molto piacere, perché significa che siamo tutti d'accordo — ma non si trova accordo sulla parte dispositiva. Mi soffermo quindi a chiarire la parte dispositiva, perché mi sembra che siano stati colti in maniera sbagliata i contenuti che gli estensori, fra cui il sottoscritto, hanno definito.
Intanto, per quanto riguarda il primo punto, vorrei ricordare ai colleghi che la commissione che è stata nominata dalla Giunta in ottemperanza dell'ordinanza del Consiglio di Stato, doveva addirittura svolgere il suo compito entro un termine abbastanza esiguo. Non ricordo bene la data precisa dell'ordinanza del Consiglio di Stato, mi pare il luglio del 2000, ma quell'ordinanza diceva che addirittura bisognava emettere questa perizia entro 90 giorni. Credo che sia un fatto del tutto ovvio che, superato questo termine, si solleciti. Ecco perché è da cogliere il senso delle due settimane come un'urgenza, perché al di là di tutto è ovvio che la cittadinanza si aspettava che la Regione ottemperasse a quanto il Consiglio di Stato aveva detto nella sentenza, quindi se non corrispondiamo in termini abbastanza perentori veramente facciamo una figuraccia. Pertanto le due settimane sono da assumere come termine ordinatorio, ma di orientamento alla Giunta per concludere nel più breve tempo possibile, visto che sono passati circa 11 mesi dalla ordinanza del Consiglio di Stato. Mi pare che questo non sia scandaloso definirlo.
La seconda parte va interpretata. E' evidente che senza la definizione del Consiglio di Stato non si procede. Ecco perché c'è anche l'invito ad una procedura d'urgenza della predisposizione del lodo da parte della commissione. Pertanto, quando si dice "predisporre le procedure" significa sapere esattamente come vogliamo andare avanti nel caso in cui il Consiglio di Stato dà un esito favorevole alla sentenza per quanto riguarda la prosecuzione dei lavori, altrimenti rischiamo di perdere ulteriore tempo su come orientarci qualora la sentenza sia favorevole. Questo era il significato di queste poche parole. C'è una ulteriore raccomandazione a dire che, nel caso in cui ci la sentenza ci consenta di procedere nei lavori, occorre capire, attraverso anche un accordo di programma, come evitare anche le altre pastoie giudiziarie in corso, per mettere d'accordo i ricorrenti in modo tale da andare avanti con i lavori. Questo era il senso, per ovviare ad ulteriori perdite di tempo. Non c'è altra interpretazione, non c'è il sotterfugio per indicare qualche cosa per chiedere alla Giunta di essere vincolata a qualche altra cosa, c'era solamente questo invito a procedere immediatamente a definire la questione del lodo attraverso la commissione e a decidere esattamente come muoversi nel caso in cui il Consiglio di Stato dia un esito favorevole al ricorso presentato contro la ricorrente che ha avuto ragione al Tar. Questa è l'interpretazione autentica fatta dal sottoscritto, da Favia e da Grandinetti, non c'è altro e mi pare che da questo punto di vista, considerato che c'è una condivisione della premessa, non ci sia altro che da interpretare in questo modo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Credo che questo Consiglio regionale sarà ricordato come il primo Consiglio in cui la sanità l'ha fatta da padrona, oltre all'ambiente, perché abbiamo esordito con le dichiarazioni del presidente del gruppo di Forza Italia Giannotti che ha detto "Forza Italia è perché tutte le aziende sanitarie rimangano per sempre nella nostra regione, perché tutti i piccoli ospedali rimangano a presidiare la salute" e finiamo il Consiglio regionale su un'altra storia di piccoli ospedali. Credo che questo dimostri l'insufficienza di un dibattito che affronta un problema alla volta nel tema della sanità, che affronta un ospedale alla volta, piccolo o medio che sia, quindi credo che al di là delle problematiche tecnico-giuridiche — è chiaro che se il Consiglio di Stato darà parere di procedere in un certo modo la Giunta non potrà che andare avanti su quella strada, non c'è bisogno che facciamo una mozione per impegnare la Giunta a fare il suo dovere — il tema del richiamo al piano sanitario contenuto in questa mozione alla prima riga sia importante e valevole. Sarebbe ora che si affrontassero le questioni irrisolte del piano sanitario, le problematiche che si vogliono ancora portare avanti prima di aprire il nuovo piano sanitario, e fra queste c'è il problema della riorganizzazione, non certo della chiusura, dei piccoli ospedali che abbiamo qualche volta sfiorato in Consiglio regionale.
Credo che sia assolutamente sbagliato affrontare le questioni di Osimo oggi, di Amandola un giorno, di Pergola un altro giorno e così via, senza un quadro d'insieme.
Per questo motivo credo che sia necessario non votare e rinviare questo problema, reinquadrandolo in un discorso più ampio che veda finalmente delle decisioni necessarie, oltre che coraggiose, per la qualità della sanità della nostra regione.
Per quanto riguarda I Democratici ci associamo alle richieste di sospensione e nel caso che si andasse a votare non potremmo che votare contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO. Presidente, rimango un po' stupito, comunque cercherò di non dimostrare troppo il mio stupore, perché ho assistito ad alcune cose che mi lasciano perplesso.
Il primo rigo ricorda la programmazione sanitaria regionale. Non è che noi, oggi, la mettiamo surrettiziamente in discussione. Abbiamo approvato un piano due anni e mezzo fa, in quel piano è previsto quell'atto, finché quel piano è in vigore quell'ospedale si deve fare. Quell'ospedale si sarebbe già fatto se non si fossero presentati alcuni problemi su cui vorrei richiamare l'attenzione per ricostruire con esattezza la vicenda.
Noi abbiamo avuto un ricorso al Tar, da parte di qualcuno che diceva che quella procedura per costruire quell'ospedale era sbagliata, il Tar ha dato ragione alla ricorrente e si sono bloccati i lavori. Ma non c'è da fare un accordo di programma, c'è la piattaforma già costruita, cioè lì i lavori ci sono già, sono in atto e potrebbero ricominciare domani se ci fosse qualcosa che eliminasse l'ostacolo alla prosecuzione dei lavori. Qual è l'ostacolo alla prosecuzione dei lavori? Oggi è la pendenza del giudizio di appello contro la sentenza del Tar delle Marche davanti al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, con una decisione non molto comune ha deciso di fare un'istruttoria e per fare l'istruttoria, cioè per stabilire le caratteristiche del sito — perché uno dei motivi di ricorso è che quel sito non è adatto — ha detto "accertiamo questo", e ha dato incarico alla Regione di farlo. Poi, il termine di 90 giorni era prevedibile che, con un'ordinanza data il 7 luglio sarebbe stato un po' elasticamente da intendersi.
Dopodiché, nel momento in cui gli uffici tecnici della Regione hanno cominciato ad accertare lo stato geologico del sito, si sono trovati in disaccordo con gli uffici tecnici del Comune di Osimo. Per evitare che apparisse una guerra tra uffici tecnici di istituzioni, dopo aver chiesto e ottenuto dal Consiglio di Stato una proroga del termine abbiamo, di comune accordo tutti, deciso di affidare questo tipo di accertamento al professore ordinario di geologia applicata dell'università di Ancona, facoltà di ingegneria, che fra l'altro non è nemmeno del luogo. L'incarico non è stato dato subito perché c'è stato da risolvere tutto questo.
Siamo nella fase finale, nel senso che, per quanto mi risulta, l'elaborato tecnicamente è stato fatto ma ci sono alcuni problemi dal punto di vista del controllo fra la risposta tecnica e le domande poste dal Consiglio di Stato. Dopodiché, da questo punto di vista nessuno di noi ha interesse a perdere tempo, stiamo cercando di rispondere in maniera esaustiva e sufficientemente accettabile all'incarico che ci è stato affidato dal giudice amministrativo. Dopodiché non è questa l'unica procedura e l'unico processo che pende, perché contemporaneamente ci sono altri problemi relativi ad eventuali azioni e responsabilità fra la ditta esecutrice dei lavori, l'affidamento dei lavori ecc.
Se le cose stanno così, questa mozione ha un senso se dice "questo è un intervento che è stato definito dal piano sanitario regionale". Finché non si cambia il piano quell'intervento rimane, e questo mi sembra che sia banale. Certo non possiamo pensare che venga cancellato con un dibattito su una mozione, perché mi sembrerebbe un modo piuttosto disinvolto di approcciare questo tipo di problema.
Vogliamo dire che bisogna accelerare la consegna dell'elaborato peritale? Va bene. Entro due settimane? Ma se invece che entro due settimane si consegna entro tre, non è che non diventa più valido.
Terzo problema, su cui invito il Consiglio a riflettere. Se noi diciamo "un accordo di programma che superi le problematiche giudiziarie", vorrei tentare di capire che cosa significa, perché se superare le problematiche giudiziarie significa non attendere la sentenza del Consiglio di Stato, dico subito che questa mozione io la ritengo inaccettabile, per una ragione banalissima: in questo Paese c'è una divisione fra i poteri dello Stato e nello Stato, per cui io debbo aspettare che il giudice amministrativo mi dica se si può o non si può fare, perché se mi dice che non si può fare io non posso fare nulla se non fermarmi e chiudere quel problema, quindi vedere se si può ripartire da capo. Anche questo è un elemento ovvio, banale.
Alla fine di tutto questo vorrei soltanto dire al Consiglio regionale se ritiene accettabile una via di buon senso. Se vogliamo dire che questo è un ospedale previsto nel piano sanitario regionale che rimane lì come previsione, perché il piano non è stato modificato su questo punto, che acceleriamo i tempi di deposito della perizia che abbiamo affidato a questo professore va bene. Vorrei anche sottolineare un altro elemento: il Consiglio di Stato non sappiamo quando deciderà, ma soprattutto non sappiamo quando depositerà la sentenza. Nel caso di affidamento, con gara, del servizio di tesoreria regionale impugnato davanti al Tar — il Tar ci ha dato ragione — impugnato davanti al Consiglio di Stato — e il Consiglio di Stato ci ha dato torto — si è depositata la sentenza otto mesi dopo. Ma possiamo noi pensare di fare qualcosa per diminuire questi tempi? Mi sembrerebbe un po' ardito fare questo tipo di ragionamento. O si dice che rimane fermo quanto detto a livello di programmazione regionale e che noi cerchiamo — ma è banalissimo — di accelerare i tempi e va benissimo; se poi diciamo che dopo che tutto sia stato sciolto dal punto di vista giudiziario non perdiamo tempo... Ma i lavori sono in atto. Non è un accordo di programma fra Regione, Comune e Asl, ma c'è un'impresa che ritiene, non so se a ragione o a torto, che comunque tutto questo comporti, per responsabilità non sue, un aumento dei costi. Questo è, probabilmente, un altro contenzioso giudiziario. Possiamo noi pensare che, indipendentemente da questo, andiamo avanti? Se il Consiglio vuol dire "non perdiamo tempo", io sono assolutamente d'accordo e faccio mia questa cosa e dico che sono assolutamente d'accordo; se il Consiglio invece ritiene che la Giunta debba studiare cose che vadano oltre alle problematiche giudiziarie, ritengo che questo sia inammissibile perché contrario a tutta una serie di cose.
Se vogliamo dire le cose di prima, non così, va bene, le assumo senz'altro, perché il mio intendimento è questo. Anche perché ci sono 50 miliardi che dobbiamo investire e che stanno lì e credo che questo sia interesse di tutti, non solo dei cittadini di Osimo. Se invece si vuole caricare la Giunta di responsabilità o di accelerazioni che sono al di fuori dei suoi poteri, da questo punto di vista ritengo che la mozione sia inammissibile in quanto illegittima. Dopodiché il Consiglio decida quello che vuole e, nei limiti in cui ho detto prima riterrò la Giunta impegnata a farlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Confermo la richiesta di voto sulla risoluzione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione, con gli aggiustamenti formali che vi indico. Al terzo comma, "nel confermare nella località San Sabino" e non "nella individuazione; al quarto comma invece di "lodo", "giudizio".

(Il Consiglio non approva)

CARLO CICCIOLI. Chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Procediamo alla verifica.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la mozione n. 90 del consigliere Viventi.

(Il Consiglio non approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,20