Leggi e regolamenti regionali
Estremi del documento | Vai al testo vigente |Iter della legge


Atto:LEGGE REGIONALE 5 settembre 1992, n. 46
Titolo:Norme sulle procedure della programmazione regionale e locale.
Pubblicazione:(B.u.r. 16 settembre 1992, n. 78 - )
Stato:Vigente
Tema: ORDINAMENTO ISTITUZIONALE
Settore:AMMINISTRAZIONE REGIONALE
Materia:Disposizioni generali

Sommario


Art. 1 (Oggetto della legge)
Art. 2 (Conferenza regionale delle autonomie)
Art. 3 (Conferenze provinciali delle autonomie)
Art. 4 (Programma regionale di sviluppo)
Art. 5 (Formazione del programma regionale di sviluppo)
Art. 6 (Piano pluriennale di attività e di spesa)
Art. 7 (Piani regionali di settore)
Art. 8 (Finanziamento dei programmi di investimento degli enti locali e di altri soggetti)
Art. 9 (Accordi di programma)
Art. 10 (Finanziamento degli enti locali per l'esercizio delle funzioni attribuite o delegate)
Art. 11 (Stato di attuazione e aggiornamento del programma regionale di sviluppo)
Art. 12 (Coerenza dell'attività amministrativa con la programmazione)
Art. 13 (Comitato economico e sociale)
Art. 14 (Comitato tecnico-scientifico della programmazione)
Art. 15 (Programmi degli enti locali)
Art. 16 (Stato di attuazione e aggiornamento del programma pluriennale provinciale)
Art. 17 (Norme transitorie)
Art. 18 (Norma finanziaria)
Art. 19 (Modifiche ed abrogazioni)



1. La presente legge definisce i rapporti tra gli atti della programmazione e ne determina i contenuti e i procedimenti.
2. In particolare essa disciplina:
a) la formazione e l'approvazione degli atti fondamentali della programmazione socio-economica della Regione, nonchè i modi e le forme del concorso dei comuni e delle province alla formazione e all'attuazione dei relativi programmi regionali, assicurando anche opportune forme di partecipazione;
b) i modi e le forme del concorso regionale al finanziamento degli enti locali, assicurando la copertura degli oneri su di essi gravanti per l'esercizio delle funzioni loro attribuite o delegate dalle leggi regionali, nel quadro delle previsioni di spesa regionale;
c) la formazione degli atti della programmazione socio-economica dei comuni, delle province e delle comunità montane rilevanti ai fini dell'attuazione dei programmi regionali, nonchè la loro attuazione e la verifica di compatibilità con i programmi regionali medesimi ai sensi dell'articolo 3, commi 7 e 8, della legge 8 giugno 1990, n. 142;
d) la verifica e l'approvazione dei programmi pluriennali delle province, assicurando il concorso dei comuni alla loro formazione, ai sensi dell'articolo 15, comma 4, della legge 142/1990.



1. Al fine di assicurare il concorso degli enti locali nella determinazione degli obiettivi della programmazione regionale e provinciale e la collaborazione fra Regione ed enti locali nella formazione e nell'attuazione degli strumenti di programmazione, è istituita la conferenza regionale delle autonomie, che si articola in conferenze provinciali.
2. La conferenza regionale ha sede presso la presidenza della giunta regionale ed è composta dal presidente della giunta regionale, che la presiede, e dai componenti dei comitati esecutivi delle conferenze provinciali delle autonomie di cui all'articolo 3.
3. La conferenza si riunisce, su convocazione del presidente della giunta regionale, in occasione della predisposizione del programma regionale di sviluppo e comunque almeno una volta all'anno per essere consultata in ordine agli strumenti della programmazione regionale, nonchè ogni volta che lo richieda almeno un terzo dei suoi componenti.
4. Alle sedute della conferenza possono partecipare, senza diritto di voto, i consiglieri regionali; a tal fine il presidente della conferenza invia al presidente del consiglio l'avviso di convocazione.


1. La conferenza provinciale delle autonomie ha sede presso la provincia, è composta dal presidente della giunta provinciale, che le presiede, dai presidenti delle comunità montane, nonchè dai sindaci dei comuni della provincia.
2. La conferenza costituisce al proprio interno un comitato esecutivo, composto dal presidente della provincia e da due membri eletti, con voto limitato ad uno, dalla conferenza stessa.
3. Alle sedute della conferenza possono partecipare, senza diritto di voto, i consiglieri provinciali. A tal fine il presidente della conferenza invia ai singoli consiglieri l'avviso di convocazione.
4. La conferenza si riunisce, su convocazione del suo presidente, almeno una volta all'anno per essere sentita sugli strumenti generali annuali di programmazione della Regione e della provincia, nonchè ogni volta che ne facciano richiesta almeno un quinto dei sindaci o la maggioranza dei presidenti delle comunità montane della provincia.


1. La Regione, attraverso il programma Regionale di Sviluppo, di seguito denominato PRS, indica:
a) gli obiettivi di sviluppo regionale nonchè le priorità e gli indirizzi a cui devono riferirsi le attività regionali e quelle degli enti locali, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni loro garantiti dall'ordinamento generale;
b) le scelte fondamentali per la formazione del piano di inquadramento territoriale;
c) il quadro finanziario per la determinazione della spesa pubblica di competenza regionale nel periodo di vigenza del programma stesso.

2. In particolare il PRS costituisce lo strumento per mezzo del quale la Regione:
a) concorre alla definizione degli obiettivi della programmazione nazionale per quanto concerne gli effetti sull'attività e nel territorio regionale;
b) determina la modalità della sua partecipazione ai programmi finanziati dalla Comunità Economica Europea e dallo Stato e alle eventuali iniziative interregionali;
c) coordina gli interventi promossi dagli altri enti territoriali con quelli di propria competenza.

3. Il PRS costituisce il riferimento per:
a) la formazione del Piano Pluriennale di Attività e di Spesa, di seguito denominato PPAS, di cui all'articolo 6, e del bilancio pluriennale;
b) l'individuazione dei programmi di intervento e degli accordi di cui agli articoli 7, 8 e 9, nonchè degli altri atti necessari alla loro attuazione;
c) la definizione degli indirizzi per gli enti strumentali della Regione e per l'esercizio delle funzioni delegate agli enti locali.

4. Il PRS viene attuato:
a) per gli interventi direttamente realizzati dalla Regione attraverso i piani regionali di settore di cui all'articolo 7;
b) per gli interventi realizzati in collaborazione con gli enti locali ed altri soggetti, attraverso gli accordi di cui al successivo articolo 9, i programmi pluriennali provinciali di cui all'articolo 15 e i programmi di investimento di cui all'articolo 8.



1. La Regione adotta il PRS all'inizio di ogni legislatura con efficacia estesa alla durata della medesima.
2. All'inizio della legislatura, entro sessanta giorni dalla sua elezione, la giunta regionale predispone, sulla base della mozione programmatica, un documento di indirizzi per il PRS.
3. Il Consiglio regionale approva il documento di indirizzi entro i successivi trenta giorni.
4. Entro trenta giorni dall'approvazione del documento di indirizzi, le conferenze provinciali delle autonomie coordinano le indicazioni dei comuni e delle comunità montane. Entro lo stesso termine le province trasmettono le osservazioni delle conferenze, nonchè le proprie indicazioni alla conferenza regionale delle autonomie, la quale entro i successivi trenta giorni formula le proprie proposte trasmettendole alla giunta regionale.
5. Entro sessanta giorni dall'approvazione del documento di indirizzi, la giunta regionale consulta il comitato economico e sociale regionale di cui all'articolo 13 e raccoglie le indicazioni degli altri soggetti portatori di interessi pubblici, collettivi o diffusi, utili alla elaborazione del PRS.
6. La giunta regionale, sulla base del documento di indirizzi del consiglio regionale, dei piani e programmi statali e comunitari, delle proposte della conferenza regionale delle autonomie e tenuto conto delle indicazioni dei soggetti di cui al comma 5, predispone, entro novanta giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 5, il programma regionale di sviluppo, e lo trasmette al consiglio per l'approvazione. La proposta di PRS è accompagnata da una relazione nella quale devono risultare i motivi dell'eventuale mancato accoglimento delle proposte della conferenza regionale delle autonomie e delle indicazioni dei soggetti di cui al comma 5.
7. Le commissioni consiliari competenti esprimono il proprio parere entro sessanta giorni dalla comunicazione della proposta di PRS e possono chiedere entro il medesimo termine alla giunta di apportare modifiche o integrazioni.
8. Il PRS è approvato, entro trenta giorni dall'ultimo termine di cui al comma 7, dal consiglio regionale.
9. Ferma restando la pubblicazione del PRS nel bollettino ufficiale della Regione, ad esso è data ulteriore pubblicità nei modi ritenuti di volta in volta opportuni.
10. In caso di decorrenza dei termini stabiliti dai commi precedenti, senza che si sia proceduto ai relativi adempimenti, è in facoltà dell'organo regionale competente di procedere indipendentemente dagli stessi.


1. Ogni anno, in occasione dell'approvazione del bilancio pluriennale, il consiglio regionale, su proposta della giunta, approva il PPAS. A tal fine la giunta acquisisce i pareri della conferenza regionale delle autonomie e del comitato economico e sociale, nonchè, per quanto riguarda i criteri e le priorità di cui al comma 2, lettera b), le indicazioni del nucleo di valutazione.
2. Il PPSA indica, per ciascun settore di attività regionale:
a) gli obiettivi prioritari da perseguire nel periodo di riferimento del bilancio pluriennale compatibili con le risorse finanziarie disponibili, la loro coerenza con il PRS e il rispetto di quanto previsto dai piani di settore;
b) le priorità degli interventi in relazione alle previsioni del PRS e i criteri in base ai quali vengono valutati la coerenza, la fattibilità e i risultati degli interventi medesimi;
c) le leggi e gli atti amministrativi, nonchè le risorse organizzative necessari per l'attuazione degli interventi.



1. I piani regionali di settore definiscono specifici interventi attuativi del PRS, indicando:
a) gli obiettivi da perseguire e i risultati attesi in relazione alle finalità del PRS con riferimento a settori specifici;
b) la loro connessione con altri interventi della Regione, dello Stato, della Comunità Economica Europea o degli enti locali;
c) la disciplina delle attività pubbliche e private inerenti al settore e l'uso delle relative risorse;
d) i modi e i tempi degli interventi e i criteri per la loro localizzazione;
e) i criteri e le modalità per la concessione di eventuali sovvenzioni, contributi sussidi ed ausili finanziari, nonchè per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere;
f) i soggetti responsabili dell'attuazione degli interventi e della gestione;
g) le risorse organizzative necessarie per l'attuazione e le modalità per disporne;
h) gli eventuali accordi di programma previsti o stipulati per la loro realizzazione;
i) la spesa totale e quella regionale, la ripartizione per tipo di costo e per durata, con la valutazione degli investimenti in termini di analisi di costi benefici.

2. I piani regionali di settore sono approvati dal consiglio regionale, su proposta della giunta, sentiti la conferenza regionale delle autonomie e il comitato economico e sociale, entro sessanta giorni dalla loro presentazione.
3. L'inosservanza dei criteri e delle modalità di cui al comma 1 è causa di invalidità dei singoli provvedimenti relativi agli interventi previsti nei programmi.
4. Per gli interventi previsti da norme dello Stato e della CEE e integralmente finanziati dagli stessi, i relativi programmi sono approvati dal consiglio regionale, su proposta della giunta, sentiti gli enti locali direttamente interessati.
5. Salvo quanto diversamente disposto da specifiche norme statali o comunitarie, il parere degli enti locali deve essere espresso entro trenta giorni dalla trasmissione del piano; in mancanza, se ne prescinde.
6. Se durante la negoziazione con gli organi dello Stato o della Comunità Economica Europea, vengono richieste modifiche sostanziali, la giunta sottopone nuovamente, per il relativo parere, il programma modificato alle commissioni consiliari e agli enti locali interessati.
7. Con riferimento alle azioni previste dal PRS e dai piani di settore, la giunta regionale predispone, previa valutazione del nucleo di valutazione di cui all'articolo 28 della L.R. 26 aprile 1990, n. 30, una dotazione di progetti definiti nelle loro caratteristiche tecniche ed economiche, tali da consentire la loro immediata realizzazione quando si verifichino le condizioni previste per il loro finanziamento.


1. La Regione, anche ai fini di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 3 e del comma 13 dell'articolo 54 della legge 142/1990, concorre al finanziamento dei programmi di investimento degli enti locali e promuove accordi di programma al fine di realizzare gli obiettivi del PRS.
2. Le province, entro il 30 settembre di ogni anno, trasmettono alla regione i loro programmi pluriennali assieme alle richieste di finanziamento dei programmi di competenza propria o degli altri enti locali, in conformità agli obiettivi fissati dal PRS.
3. I programmi degli enti locali debbono indicare gli obiettivi perseguiti, la tipologia di ciascun intervento, la localizzazione, i tempi di realizzazione, i soggetti responsabili della progettazione, della esecuzione e della gestione, il piano finanziario e il contributo regionale previsto, l'impatto economico-sociale ed ambientale, la connessione con altri interventi regionali o degli enti locali.
4. La giunta regionale, entro trenta giorni dall'approvazione del bilancio annuale di previsione, decide sull'ammissibilità al finanziamento dei programmi, sulla base dell'istruttoria tecnico-economica del nucleo di valutazione di cui all'articolo 28 della LR 30/1990, nel rispetto dei criteri e delle modalità stabiliti dal programma delle opere pubbliche di cui all'articolo 3 della L.R. 18 aprile 1979, n. 17 e successive modificazioni.


1. Per la definizione e l'attuazione dei programmi previsti dalla programmazione regionale, che richiedono, per la loro realizzazione, l'azione integrata e coordinata di più amministrazioni o soggetti pubblici, il presidente della giunta regionale promuove la conclusione di un accordo di programma ai sensi e con le modalità di cui all'articolo 27 della legge 142/1990.
2. L'accordo di programma, nell'assicurare il coordinamento tra le azioni di cui al comma 1, ne definisce i tempi e le modalità di realizzazione e di gestione, nonchè le risorse disponibili e le modalità di impiego; stabilisce altresì, nel caso in cui la realizzazione degli interventi sia subordinata al consenso dei soggetti privati, le procedure per definire le necessarie intese.


1. Le funzioni attribuite agli enti locali dalle leggi statali vigenti di settore sono finanziate con le risorse proprie e con quelle ad essi trasferite dallo Stato.
2. Le funzioni che le leggi regionali di settore individuano come spettanti agli enti locali e che secondo la disciplina previgente erano esercitate dalla Regione sono finanziate mediante trasferimento di somme dal bilancio regionale. Tali somme sono stanziate in un unico capitolo, rispettivamente per le province, per i comuni e per le comunità montane, e sono attribuite agli enti locali sulla base di parametri oggettivi afferenti alla popolazione e al territorio, senza vincoli di destinazione.
3. Le leggi regionali che delegano agli enti locali nuove funzioni di spettanza della Regione stimano i relativi oneri e dispongono l'assegnazione agli enti delegati delle risorse necessarie. Le somme relative sono stanziate in appositi capitoli del bilancio regionale e sono ripartite fra gli enti locali, con vincolo di destinazione.
4. A ciascun ente locale spettano i proventi delle tasse, i diritti, le tariffe i corrispettivi sui servizi nelle materie di competenza propria, attribuite o delegate dalla Regione.


1. Ogni anno, in occasione della presentazione del conto consuntivo, la giunta regionale sottopone al consiglio:
a) una relazione sullo stato di attuazione del PRSe delle azioni programmatiche da esso previste, nonchè del PPAS;
b) le eventuali proposte di aggiornamento del PRS e del PPAS;
c) una relazione sulla dotazione di progetti di cui all'articolo 7, comma 7.

2. Nella relazione annuale di cui alla lettera a) del comma 1, la giunta regionale riferisce sui risultati ottenuti, sui costi sostenuti, sugli atti adottati per l'attuazione delle azioni programmatiche con l'indicazione analitica delle cause che non hanno eventualmente consentito il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PRS e propone eventuali modifiche alle modalità realizzative delle stesse.
3. Alla relazione della giunta regionale sono allegati i pareri del nucleo controllo di gestione di cui all'articolo 29 della L.R. 30/1990, le relazioni e i conti consuntivi degli enti e aziende comunque dipendenti dalla Regione, nonchè la relazioni predisposte dagli enti locali per quanto concerne gli interventi regionali delegati o da essi attivati con finanziamenti regionali.
4. Il consiglio regionale, entro sessanta giorni dalla trasmissione dei documenti di cui al comma 1, in apposita seduta formula le sue osservazioni contenenti eventuali indirizzi per l'aggiornamento del PRS.
5. Sulla base delle osservazioni del consiglio, la giunta predispone gli eventuali aggiornamenti al PRS che vengono sottoposti al consiglio in occasione della presentazione del bilancio.
6. Le province e gli enti locali concorrono alla predisposizione degli aggiornamenti di cui al comma 5, con le procedure di cui all'articolo 5, comma 4.
7. Gli aggiornamenti vengono approvati contemporaneamente al bilancio regionale di previsione.
8. Gli obiettivi e gli indirizzi del PRS non sono suscettibili di variazioni, se non espressamente disposte con la procedura prevista dall'articolo 5.


1. Dalla motivazione degli atti amministrativi della Regione, che assumono, rilevanza rispetto agli obiettivi della programmazione, deve risultare anche la conformità agli stessi.
2. In particolare le previsioni di spesa contenute nel bilancio pluriennale e annuale della Regione devono riferirsi alle azioni programmatiche individuate nel PRS.
3. La giunta regionale cura che le attività svolte dagli enti dipendenti dalla Regione, nonchè dalle società a prevalente partecipazione regionale siano conformi agli indirizzi del PRS.


1. E' istituito il comitato economico e sociale regionale, a carattere consultivo.
2. Il comitato è composto da:
a) cinque rappresentanti dei lavoratori dipendenti;
b) tre rappresentanti delle imprese industriali;
c) sei rappresentanti delle imprese dell'artigianato, dell'agricoltura e del commercio;
d) quattro rappresentanti delle cooperative.

3. Il comitato è nominato con decreto del presidente della giunta regionale, su designazione delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello regionale.
4. Il comitato dura in carica cinque anni e si rinnova comunque in seguito al rinnovo del consiglio regionale.
5. Il comitato designa tra i suoi membri il presidente. Il comitato approva il proprio regolamento interno. Il mandato di componente del comitato è gratuito.
6. La giunta regionale è tenuta a consultare il comitato sul programma regionale di sviluppo, sui piani regionali di settore, sul bilancio di previsione annuale e pluriennale.
7. Il comitato può essere consultato dagli organi della Regione in tutti i casi in cui lo ritengono opportuno.
8. Il parere del comitato deve essere espresso entro venti giorni dalla richiesta;
allo scadere del termine, gli organi della Regione richiedenti possono deliberare indipendentemente dall'acquisizione del parere.



1. La giunta regionale istituisce, ai sensi dell'articolo 27 della L.R. 30/1990, il comitato tecnico-scientifico della programmazione, composto da non più di cinque membri, scelti tra studiosi ed esperti nelle aree di interesse della programmazione regionale.
2. Presiede il comitato il dirigente del servizio programmazione.
3. Il comitato svolge funzioni consultive in relazione alle metodologie, agli indirizzi, agli atti e ai risultati della programmazione regionale ed agli altri indirizzi e agli atti della programmazione nazionale e comunitaria.
4. Il comitato, su richiesta, fornisce pareri sulla programmazione locale.
5. Le nomine vengono effettuare con le modalità previste dall'articolo 23 della L.R. 30/1990.


1. Gli atti e gli strumenti della programmazione socio-economica dei comuni, delle province e delle comunità montane, che incidono sull'attuazione dei programmi regionali, sono trasmessi al presidente della giunta regionale per la verifica di compatibilità con i programmi regionali medesimi.
2. La compatibilità si intende verificata una volta trascorso il termine di trenta giorni senza che il presidente della giunta regionale o il dirigente del servizio programmazione, se delegato, abbia formulato rilievi o chiesto chiarimenti.
3. Nel caso un cui siano formulati rilievi, il programma è sottoposto alla conferenza regionale delle autonomie, che esprime in proposito un parere motivato entro trenta giorni dalla comunicazione.
4. I programmi pluriennali delle province e delle comunità montane sono sottoposti al parere preventivo della conferenza provinciale delle autonomie, che si esprime entro trenta giorni dalla comunicazione dei medesimi.
5. Allo stesso parere, da esprimersi nello stesso termine, sono sottoposti i programmi pluriennali dei comuni che incidano sull'attuazione dei programmi della provincia.
6. La giunta regionale decide definitivamente in ordine alla compatibilità degli atti e degli strumenti oggetto di rilievo.


1. Ogni anno, in occasione della presentazione del rendiconto, le province redigono una relazione sullo stato di attuazione e le eventuali proposte di aggiornamento al PPP.
2. Nella relazione annuale le province danno conto dei risultati ottenuti, dei costi sostenuti, degli atti adottati per l'attuazione delle azioni programmatiche, delle cause che non hanno eventualmente consentito il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PPP e propongono eventuali modifiche allo stesso.
3. Alla relazione sono allegate relazioni degli enti strumentali provinciali.
4. La giunta regionale, sui programmi che contemplano interventi finanziari regionali o in cui è rilevante un interesse generale della Regione, fa pervenire, entro quarantacinque giorni dalla comunicazione della relazione provinciale e sentito il consiglio regionale, il proprio parere alle province.
5. Sulla base dei pareri pervenuti, la provincia predispone ed approva gli eventuali aggiornamenti al PPP, in occasione dell'esame del bilancio.
6. Le eventuali variazioni degli obiettivi e degli indirizzi del PPP, devono essere espressamente disposte e sono approvate con il medesimo procedimento previsto dall'articolo 15.


1. Per i piani e programmi già deliberati dalla giunta regionale alla data di entrata in vigore della presente legge continuano ad applicarsi le procedure previste dalle specifiche norme vigenti.
2. Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano anche in assenza del programma regionale di sviluppo.
3. In sede di prima applicazione i termini di cui all'articolo 5, comma 2, decorrono alla data di entrata in vigore della presente legge.


1. Per la prima formazione dei programmi pluriennali provinciali di cui agli articoli 15 e 16 la Regione concede alle province, per gli anni 1992 e 1993, un contributo di lire 50 milioni per ciascuna di esse, per un ammontare complessivo nel biennio 1992/1993, di lire 400 milioni.
2. Alla copertura delle spese autorizzate per effetto del comma 1, si provvede mediante:
a) per l'anno 1992, quanto a lire 100 milioni, mediante riduzione per pari importo delle disponibilità del fondo globale di cui al capitolo 5100101 dello stato di previsione della spesa del bilancio del detto anno, all'uopo utilizzando quota parte dello stanziamento di cui alla partita 9 dell'elenco 1; quanto a lire 100 milioni mediante riduzione dello stanziamento del medesimo capitolo 5100101 dello stato di previsione della spesa di detto anno utilizzando quota parte dello stanziamento di cui alla partita 13 dello stesso elenco 1;
b) per l'anno 1993 per l'importo di lire 200 milioni mediante riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio pluriennale sul fondo globale di cui al medesimo capitolo 5100101, all'uopo utilizzando quota parte dello stanziamento di cui alla partita 9 dell'elenco 1.

3. Le somme occorrenti per il pagamento delle spese autorizzate dalla presente legge sono iscritte:
a) per l'anno 1992 a carico del capitolo 5400114, che con la presente legge si istituisce nello stato di previsione della spesa del bilancio di detto anno con la seguente denominazione e controindicati stanziamenti di competenza e di cassa "Contributi alle province per la prima formazione dei programmi pluriennali", lire 200 milioni;
b) per gli anni successivi a carico dei capitoli corrispondenti.

4. Gli stanziamenti di competenza e di cassa del capitolo 5100101 sono ridotti di lire 200 milioni.


1. Il primo comma dell'articolo 53 della L.R. 30 aprile 1980, n. 25 è sostituito dal seguente:
"I bilanci degli enti, aziende, organismi ed istituzioni comunque costituiti, dipendenti dalla Regione, e di altri enti indicati al successivo articolo 141, ai sensi dell'articolo 40 dello statuto, sono trasmessi alla giunta regionale entro il 30 settembre dell'anno precedente a quello al quale i bilanci si riferiscono e sono presentati al consiglio regionale unitamente al bilancio della Regione.
Nel caso di mancata adozione del bilancio entro tale termine, la giunta regionale nomina un commissario per la redazione del bilancio medesimo".

2. Il quarto comma dell'articolo 53 della L.R. 25/1980 è sostituito dal seguente:
"I bilanci di cui al primo comma del presente articolo sono approvati con apposita deliberazione dopo l'approvazione del bilancio della Regione e sono pubblicati nel bollettino ufficiale della Regione; con le stesse modalità sono approvate le variazioni dei detti bilanci salvo quelle riguardanti le assegnazioni con vincolo di destinazione specifica".

3. Il primo comma dell'articolo 111 della L.R. 25/1980 è sostituito dal seguente:
"I rendiconti degli enti, indicati al precedente articolo 5, dipendenti dalla Regione, sono redatti in conformità a quanto disposto nei precedenti articoli 106 e 109 e sono trasmessi alla giunta regionale entro il 31 marzo dell'anno successivo a quello dell'esercizio al quale si riferiscono e sono presentati al consiglio regionale in allegato al rendiconto della Regione. Nel caso di mancata adozione del rendiconto entro tale termine, la giunta regionale nomina un commissario per la redazione del rendiconto medesimo".

4. Sono abrogati gli articoli 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 della L.R. 30 aprile 1980, n. 25.
5. I primi quattro commi dell'articolo 3 della L.R. 18 aprile 1979, n. 17 sono sostituiti dai seguenti:
"Il programma delle opere pubbliche è predisposto dalla giunta regionale contestualmente al bilancio annuale di previsione.
Il programma definisce, nei limiti degli stanziamenti da iscrivere nel bilancio:
a) la tipologia degli interventi da realizzare;
b) i criteri per la loro localizzazione;
c) i criteri di priorità per la concessione dei contributi regionali;
d) le categorie degli enti responsabili della loro attuazione;
e) la connessione con altri interventi della Comunità Economica Europea, dello Stato e della Regione.
Il programma è approvato dal consiglio regionale contestualmente al bilancio annuale di previsione".