"CREDI IN TE STESSA", IN CONSIGLIO IL TEMA DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Seduta aperta dedicata alla violenza di genere, in Aula le testimonianze delle forze dell'ordine, degli operatori socio-sanitari e dei Centri antiviolenza. 409 le richieste di aiuto arrivate nel 2017, cresce il coraggio di denunciare. All'unanimità passa la risoluzione proposta da Elena Leonardi, e condivisa da numerosi consiglieri, per l'intitolazione ad Emanuela Loi di uno spazio di Palazzo Leopardi.

 immagine primo piano Le immagini del video francese "Believe in yourself”, Credi in te stessa, vincitore del premio Rosato Actionaid, hanno introdotto la serie di interventi in programma per la seduta aperta sulla violenza contro le donne. In apertura, dopo i saluti del presidente Antonio Mastrovincenzo, ha preso la parola Meri Marziali, presidente della commissione regionale per le Pari opportunità. 409 sono le vittime che si sono rivolte ai centri antiviolenza nelle Marche. «Un dato numerico complessivo importante – sottolinea la Marziali - ma i dati sono soltanto la punta dell'iceberg della violenza domestica. Positiva è la maggiore consapevolezza delle donne sui servizi a disposizione per uscire dalla violenza, ma occorre proseguire con i percorsi di educazione che coinvolgono uomini e donne insieme». Nel corso della prima parte della seduta sono intervenuti Nadia Storti (direttore sanitario Asur Marche), Gabriela Guerra (responsabile Centro antiviolenza "Parla con noi" di Pesaro), Fernando Nazzaro (Comandante Legione Carabinieri Marche), Alessandro Ranieri (coordinatore Ats Fermo) e Simona Cardinaletti (Responsabile casa rifiugio "Zefiro"). Presenti in Aula gli studenti dell'Istituto Cambi Serrani di Falconara Marittima. L'assessora Emanuela Bora ha ringraziato in apertura del suo intervento tutti gli operatori e i volontari impegnati su questo fronte e di seguito ha illustrato il “Rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne nella regione Marche”, la cui presentazione in Aula è prevista dalla legge regionale approvata nel 2008 e dedicata agli interventi per contrastare la violenza di genere. Dal Rapporto (dati al 31.12.2017) risultano 409 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (Cav) delle province. Sono 270 (il 66%) quelle prese in carico e assistite con un percorso dedicato. Il 69% è di nazionalità italiana, il 40% coniugata, il 27,8% ha un diploma di scuola media superiore e il 12,2% è laureata. Il 31,8% risulta occupata, mentre il 18,5% è disoccupata in cerca di occupazione. L’autore della violenza è per il 53,7% di nazionalità italiana. Il 50,6% è costituito da mariti, fidanzati e conviventi. Per il 31,5% dei casi l’uomo violento ha un lavoro stabile e per il 21% è noto alle forze dell’ordine. Il 10% delle 409 donne vittime ha subito “conseguenze fisiche gravi”. Alle violenze hanno assistito, con modalità diverse, 140 figli maggiorenni e 326 minorenni. Ben 124 donne (46,6%) delle 266 hanno intrapreso azioni dopo la violenza e hanno denunciato il maltrattamento (8-10% in più rispetto al valore medio nazionale). Nelle Marche, oltre ai Cav, sono attive 4 case rifugio, 1 casa emergenza e 2 case di semi-autonomia. «Nelle Marche la violenza è prevalentemente domestica, avviene nell'ambito familiare e stanno aumentando i figli minorenni che assistono – evidenzia la Bora -. E' un fenomeno complesso, che nessuno può vincere da solo. Dobbiamo continuare a lavorare in rete, a lavorare di più per prevenire, per prendersi cura dei traumi subiti dai figli». Di seguito sono intervenuti i consiglieri Francesco Micucci (Pd) ed Elena Leonardi (Fd'I), relatori del rapporto e referenti del Comitato per il controllo e la valutazione delle politiche. «Il Rapporto è fondamentale per avere un fotografia - ha sostenuto Micucci - sarebbe importante andare oltre questo strumento, ampliare questa fotografia e raccontare quello che avviene dopo, per capire come reintrodurre queste donne nella vita lavorativa, sociale e affettiva. Per curare i soggetti colpevoli ed evitare che ripetano questi atti». La consigliera Leonardi valuta positivamente la crescita dei servizi per aiutare le vittime, «la rete sta crescendo e si sta moltiplicando, con sinergie», ma reputa altrettanto fondamentale intervenire nella prevenzione e nell'educazione, «indispensabile è il ruolo della prevenzione per arrivare alle donne e agli uomini di domani, per cogliere in tempo i segnali discriminatori e aiutare i ragazzi a diventare le non vittime di domani e i non carnefici di domani».
In apertura dei lavori, il Consiglio regionale, nel giorno della seduta aperta dedicata al tema della violenza di genere, ha approvato una risoluzione per intitolare il piazzale antistante l'ingresso di Palazzo Leopardi, o una importante sala, all'agente donna della scorta di Paolo Borsellino rimasta uccisa a 25 anni nell'attentato del 1992. La mozione è stata presentata dalla consigliera Elena Leonardi (Fd'I) che ha descritto questo atto come «il riconoscimento a una figura femminile che ha sacrificato la propria vita, un omaggio al lavoro svolto dalle Forze dell'Ordine e un monito a tenere vivo quel sentimento trasversale necessario per contrastare la mafia», invitando la Regione ad attivarsi per applicare il Protocollo siglato tra Anci e Commissione Pari opportunità per incentivare la toponomastica femminile. L'atto, condiviso da numerosi consiglieri regionali e trasformato in risoluzione, è stato approvato all'unanimità.
(l.v.)
Mercoledì 19 Dicembre 2018